Un vocabolo di origine vandalica si trova nel sardo campidanese del Sulcis: martsu "martora", attestato con le varianti mártsiu, marču, mraču. La forma d'origine è il gotico *marþus, che trova perfetta corrispondenza nel norreno mǫrðr e nell'anglosassone mearþ, permettendo la ricostruzione di una forma proto-germanica *marθuz (le lettere þ e θ indicano la fricativa interdentale sorda, che si ritrova in parole inglesi come thin, thing, both). L'alto tedesco continua invece una variante proto-germanica *marθraz: antico alto tedesco mardar, tedesco moderno Marder. Dalla stessa protoforma deriva in ultima istanza anche l'italiano martora. Come dimostrato da Wagner, la voce campidanese non è un prestito dal genovese martiu id. - che in ogni caso deriva dalla stessa parola della lingua gotica - ma di una forma genuinamente sorta in loco. Le varianti palatalizzate sono dovute a un fenomeno locale.
A volte la gente non vuole ascoltare la verità perché non vuole vedere le proprie illusioni distrutte. Le convinzioni, più delle bugie, sono nemiche pericolose della verità.
(Friedrich Wilhelm Nietzsche)
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