Richiamo l'attenzione su un vocabolo della lingua degli antichi Cimbri, attestato da Plinio il Vecchio. Si tratta di un nome dell'Oceano Settentrionale, Morimarusa, che appare formato a partire da radici celtiche. Questa è la citazione:
"Philemon Morimarusam a Cimbris vocari, hoc est, mortuum mare, usque ad promontorium Rubeas, ultra deinde Cronium." (Plinio il Vecchio, Naturalis Historia 4.95)
"Filemone disse che è chiamato dai Cimbri Morimarusa, cioè Mare Morto, fino al promontorio di Rubea e dopo quello di Cronio."
Il vocabolo in questione è un chiaro composto delle radici celtiche *mori- "mare" (gallico more, mori-, antico irlandese muir, gallese môr) e *marwo- "morto" (gallico maruo-, antico irlandese marḃ, gallese marw), con l'aggiunta di un suffisso sigmatico. Il corrispondente germanico di *mori- è invece *mari- "mare" (gotico marei, marisaiws; norreno marr), con altro vocalismo, mentre la radice indoeuropea di *marwo- non sussiste se non in forma molto diversa nel vocabolo *murθra-, *murθa- "omicidio" (gotico maurþr, longobardo morth, tedesco Mord, inglese murder).
A questo punto dobbiamo interpretare i dati di fatto, nel tentativo di formare un quadro coerente. Da quale fonte Plinio il Vecchio ha tratto la glossa? Alcuni pensano che l'informatore non fosse in realtà un cimbro, ma semplicemente un abitante delle Gallie. In tal caso però Plinio non avrebbe attribuito la glossa specificamente ai Cimbri. Si tratta di un vocabolo genuino prodotto da radici della lingua quotidiana dei Cimbri o piuttosto di un prestito dal gallico? Propendo per la seconda ipotesi. L'aristocrazia cimbra potrebbe aver utilizzato una forma di celtico come lingua di prestigio già nelle sue originarie sedi in Danimarca. Intensi contatti tra il mondo germanico settentrionale e quello celtico dell'area danubiana sono dimostrati da un reperto come il calderone di Gundestrup, che è stato ritrovato proprio nella regione dello Himmerland, in Danimarca: è precisamente l'area di origine dei Cimbri. Il manufatto è stato importato dalla Tracia ed è stato prodotto da artigiani di stirpe celtica, con ogni probabilità appartenti all'etnia dei Triballi. Le raffigurazioni di divinità celtiche come Cernunnos e Taranis provano la forte influenza religiosa e culturale esercitata dai Celti sui popoli settentrionali dell'Età del Ferro.
Out topic... costretto :)... vista la specializzazione richiesta dal post per suggerire o trarre ulteriori spunti.
RispondiEliminaQual'è il termine, vocabolo, traduzione, in celtico, e se esiste, per dire "Addio" et similia.
Grazie per la risposta o altro che vorrai aggiungere.
In gallico per dire "addio" si sarà detto SLANON (con la -a- lunga), che alla lettera significa "salute". Lo stesso vocabolo doveva usarsi anche in Britannia e in Ibernia.
RispondiEliminaP.S.
RispondiEliminaLa s- è sorda come quella di "sole" e l'accento cade sulla -a- lunga. Pronunciando così, Vercingetorige ti avrebbe capito.
:) Ad averlo conosciuto..... lui e tanti altri...
RispondiEliminaps: quindi slàanon
Strano (o no?)...
sembra richiamare anche l'arabo e l'ebraico
Il vocabolo celtico viene dalla stessa radice indoeuropea da cui sono derivate le parole latine "salve", "salvus" e "salus". Il significato d'origine doveva essere "intero". Le ben note voci dell'ebraico e dell'arabo derivano da una radice dal suono molto simile, il cui significato era "pace".
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