giovedì 21 agosto 2014

PROVE INTERNE DELLA PRONUNCIA RESTITUTA DEL LATINO: ECCE + EUM > ECCUM

Il latino classico conosce la forma ecce "ecco", che in genere regge il nominativo. Famosissima ad esempio è la frase ecce homo. Tuttavia nel linguaggio più antico ecce reggeva spesso l'accusativo: ecce hominem. Tale uso non è mai venuto meno nel linguaggio colloquiale e aveva soprattutto significato spregiativo o di biasimo. La questione non è comunque facile da definire. Si hanno casi di ecce ego come di ecce me "eccomi". La lingua di autori come Plauto e Terenzio comprende anche forme arcaiche e sintetiche che di solito a scuola non sono menzionate. Queste nascono dall'unione di ecce con pronomi di terza persona singolare e plurale, oltre che con pronomi dimostrativi. Sono le seguenti:

ecce + eum > eccum   
ecce + ea > ecca  
ecce + eam > eccam   
ecce + eos > eccos 
ecce + eas > eccas  

ecce + ille > eccille  
ecce + illum > eccillum  
ecce + illa > eccilla 
ecce + illam > eccillam 
ecce + illud > eccillud  
ecce + illos > eccillos 
ecce + illas > eccillas 

ecce + iste > ecciste 
ecce + istum > eccistum
ecce + ista > eccista 
ecce + istam > eccistam 

ecce + istud > eccistud  
ecce + istos > eccistos 
ecce + istas > eccistas  

La forma eccum è proprio quella che è sopravvissuta in varie lingue romanze, donde deriva direttamente l'italiano ecco. In unione con i pronomi istu(m) e illu(m) ha formato nel latino volgare nuove forme composte, che hanno dato origine ai pronomi italiani:

*eccu(m) istu(m) > questo
*eccu(m) ista(m) > questa
*eccu(m) illu(m) > quello
*eccu(m) illa(m) > quella

Dovette esistere anche un *eccu(m) tibi istu(m), alla lettera "eccoti questo", che ha originato le forme toscane cotesto, codesto.

Come si può vedere con la massima evidenza, coloro che assurdamente affermano la pronuncia latina ecclesiastica come genuina ed esistente ab aeterno, sono incapaci di spiegare la formazione di eccum e quindi non possono comprendere i pronomi italiani che sono stati formati a partire da tale forma. Se per assurdo la pronuncia antica di ecce fosse stata /*ettʃe/, non sarebbe mai stato possibile nemmeno avere l'italiano ecco, per non parlare di questo, codesto e quello. Ne consegue che la palatalizzazone da /ekke/ in /ettʃe/ è un fenomeno secondario e tardo, e che la pronuncia scolastica di tale vocabolo semplicemente non esisteva nel latino dell'epoca di Augusto. Per contro, /ekke eum/ è la spiegazione immediata di /ekkum/.
Un abisso oppone le forme italiane a quelle francesi ed occitane, che sono invece derivate da ecce

Lingua d'oïl

ecce iste > antico francese cist 
ecce istu(m) > antico francese cest 
ecce ista(m) > antico francese ceste
ecce isti
> antico francese cist

ecce istos
> antico francese cez

ecce istas
> antico francese cestes

ecce ille
> antico francese cil

ecce illu(m)
> antico francese cel

ecce illa(m)
> antico francese cele

ecce illi
> antico francese cil

ecce illos
> antico francese cels, ceus

ecce illas
> antico francese celes

(c- davanti a -e-, -i- era pronunciata /ts/ prima del XIII secolo, in epoca successiva /s/)

Lingua d'oc

ecce iste > provenzale cest 
ecce istu(m)
> provenzale cest 

ecce ista(m)
> provenzale cesta

ecce isti
> provenzale cist

ecce istos
> provenzale cests

ecce istas
> provenzale cestas

ecce ille
> provenzale cel

ecce illu(m)
> provenzale cel

ecce illa(m)
> provenzale cela

ecce illi
> provenzale cil

ecce illos
> provenzale cels

ecce illas
> provenzale celas

(c- davanti a -e-, -i- si pronuncia /ts/)

Nella lingua d'oïl e nella lingua d'oc si ha la prosecuzione del latino ecce, la cui palatalizzazione è avvenuta in epoca tarda, di certo successiva alla formazione di eccum. Questo è quanto.

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