lunedì 3 agosto 2015

UN ENIGMATICO SOSTRATO TOPONOMASTICO IN ISLANDA

I toponimi dell'Islanda sono in massima parte di origine norrena. Siccome la lingua degli isolani è cambiata soprattutto nella pronuncia, ma ha mantenuto integra la struttura delle sue parole, questi toponimi sono tuttora comprensibili. Si tratta di nomi di luogo trasparenti. Alcuni esempi:

Flatey "isola piatta"
  norreno flatr "piatto", ey "isola"
Gullfoss "cascata d'oro"
  norreno gull "oro", fors, foss "cascata"
Ísafjörður "fiordo dei ghiacci"
  norreno íss "ghiaccio", fjǫrðr "fiordo"
Reykjavík "baia dei fumi"
  norreno reykr "fumo", vík "baia"
Varmá "fiume caldo"
  norreno varmr "caldo", 
ǫ́, á "fiume"
Vatnajökull "ghiacciaio delle acque (o dei laghi)"
  norreno vatn "acqua", j
ǫkull "ghiacciaio"

Al loro arrivo agli inizi del IX secolo, i coloni norvegesi trovarono alcuni monaci irlandesi che vivevano come anacoreti nella desolazione. Subito questi asceti lasciarono l'isola per non essere costretti a convivere con i pagani, o furono costretti a farlo (i cristiani non erano trattati molto bene in tale contesto). Questo seppur esiguo popolamento anteriore alla colonizzazzione dell'Islanda ha dato qualche traccia nella toponomastica. Si tratta di qualche toponimo formato a partire dal vocabolo papi "monaco", pl. papar "monaci", la cui radice il norreno sembra aver preso dall'antico irlandese (popa, pobba "padre"). Alcuni esempi:

Papafjörður "Fiordo dei Monaci"
  norreno papar "monaci", fj
ǫrðr "fiordo"
Papey "Isola dei Monaci"
  norreno papar "monaci", ey "isola"
Papýli
"Fattoria dei Monaci"
  norreno papar "monaci", býli "fattoria"

Nel Libro degli Stanziamenti (Landnámabók), che documenta la colonizzazione dell'Islanda, si racconta che i Papar vivevano nel luogo poi detto Kirkjubær á Síðu prima dell'arrivo dei norvegesi, e che per questo motivo nessun pagano poteva stabilirsi in quella terra. Si racconta anche un singolare aneddoto. Il capo norvegese Ketill, detto lo Stolto, prese possesso del paese di Síða. Vi poté vivere e fondare una fattoria, perché era cristiano. Quando morì, un uomo di nome Hildir Eysteinsson volle stabilirsi a Kirkjubær á Síðu, ma prima di poterlo fare morì all'improvviso, e si pensò che fosse perché era pagano. A dispetto di una tale ricchezza di documentazione, non sono state trovate prove archeologiche degli stanziamenti di questi monaci, come ad esempio croci o campane. La cosa non deve stupire: i coloni pagani devono aver distrutto le croci e rifuso le campane per recuperare il metallo.

Esistono tuttavia alcuni toponimi islandesi che resistono ad ogni tentativo di plausibile interpretazione.

Bóla (fattoria sullo Skagarfjörður)
Esja (una montagna sul Kjalarnes)
Ferstikla (fattoria presso lo Hvalfjörður)
Hekla (un noto stratovulcano)
Kjós (zona che dà nome alla Kjósarsýsla)
Tintron (un cratere vulcanico nel Lyngdalsheiði)
Vigur (isola nell'Ísafjarðardjúp)
Ölfus (zona nella Árnessýsla, attraversata dal fiume
    Hvíta-Ölfusá)

Per una minima parte di questi nomi alcuni studiosi insistono a proporre un'etimologia norrena, a dispetto delle molte difficoltà. Per esempio, Bóla viene ricondotto al vocabolo ból "giaciglio; abitazione, fattoria", anche se l'uscita (femminile col tema in -n-, gen. Bólu) non sembra avere alcun senso. Esiste un vocabolo bóla "umbone dello scudo; pustola", che è un etimo ancor più improbabile per il toponimo. Kjós viene ricondotto al verbo kjósa "scegliere" e interpretato come "Terra Scelta", anche se i derivati nominali di tale verbo sono r "scelta, decisione" e kostr "scelta", e non risulta che la formazione abbia paralleli. Esiste in norreno una parola hekla "mantello con cappuccio" (gotico hakuls "mantello"), ma tale semantica non si applica verosimilmente a uno stratovulcano. In altri casi, si può solo brancolare nel buio. Né può l'antico irlandese fornire lumi per capire l'origine di questo enigmatico materiale toponomastico: i tentativi fatti per fornire un'etimologia celtica a questi nomi di luogo si sono dimostrati fallimentari. 

Come spiegare tutto questo?
Se si esclude la possibilità di spiegare i toponimi con il norreno, rimangono due soluzioni.

1) I toponimi sono dovuti a un popolo antichissimo che abitava l'Islanda prima dell'arrivo dei coloni norvegesi, che conviveva con i Papar e che è stato assorbito dalle nuove ondate migratorie.
2) I toponimi sono stati portati da norvegesi che provenivano da aree in cui era ancora parlata o almeno conosciuta una lingua diversa dal norreno, la cui origine possiamo tracciare nella popolazione pre-germanica. 

Obiezione alla soluzione 1): Non risulta alcuna descrizione di un simile popolo. I libri che documentano gli stanziamenti norvegesi concordano tutti nel descrivere cerimonie con cui i coloni prendevano  possesso di vaste estensioni di terre disabitate, utilizzando specifici riti. Persino alcuni coloni che erano di fede cristiana per far valere la loro dichiarazione di proprietà sono stati spesso costretti a ricorrere a riti pagani. Non si fa la benché minima menzione dell'interazione con un popolo aborigeno - mentre ad esempio ci sono descrizioni dell'incontro con gli Skrælingar in Vinland.

A parer mio la soluzione 2) è quella giusta.

Sono convinto che si tratti della lingua degli Adogit, popolazione antichissima stanziata nel paese di Halagoland e menzionata da Iordanes nella sua opera Getica:

"Quanto alla Scanzia, soggetto del nostro discorso, essa è abitata da un gran numero di stirpi diverse, sebbene tolomeo non ne ricordi che sette, e non vi alligna nessun tipo di ape, data la rigidità del clima. Nella sua parte settentrionale è popolata dagli Adogit di cui si dice che, d'estate, godano il sole ininterrottamente per quaranta giorni e per quaranta notti; per uno stesso periodo, d'inverno, non vedrebbero la chiara luce: in un'alternanza di tristezza e di gioia allora godono d'un privilegio e soffrono d'una privazione ignoti ad altri popoli. E perché tutto questo? Perché nei giorni più lunghi vedono il sole riportarsi ad oriente lungo l'estremità dell'asse terrestre, mentre per loro non è visibile in quelli più brevi, quando segue il periplo meridionale. Così lo stesso sole che per noi sorge in basso, a questi sembra invece che giri lungo il circuito della terra."

Vari sono i motivi che mi fanno pensare alla sopravvivenza tarda di un idioma diverso dal norreno nel paese di Halogaland. Innanzitutto il termine Adogit non è germanico e non ha alcuna etimologia nota, e non è separabile dal toponimo Hálogaland, la cui base Háloga- è pure fortemente problematica. Si possono notare ben tre fenomeni indicatori di un termine di sostrato preindoeuropeo:

1) Alternanza tra forma iniziante in vocale e forma iniziante con l'aspirazione;
2) Alternanza tra un'occlusiva dentale -d- e una liquida -l-;
3) Presenza nella forma non assimilata di un plurale non indoeuropeo uscente in -it.

Consideriamo poi il nome usato in norreno per indicare un abitante di Halogaland: háleygr, pl. Háleygir. Si noterò la presenza di un dittongo -ey- che alterna con -o- di Hálogaland (e di Adogit). È chiaro che queste variazioni, che non hanno giustificazione alcuna in norreno, si spiegano al di fuori di tale lingua.

A questo punto le possibilità sono due: 

1) Si tratta di una lingua finnica parlata dai Saami, più conosciuti come Lapponi
2) Si tratta della lingua sconosciuta che i Saami parlavano prima di adottare una lingua finnica.

Nella lingua dei Saami sono presenti alcune parole che non hanno alcuna corrispondenza in altre lingue di ceppo uralico, che fanno pensare a un sostrato remotissimo e che potrebbero ben essere residui della lingua degli Adogit. Questo spiegherebbe la presenza dei misteriosi toponimi islandesi. Naturalmente è necessaria un'approfondita analisi sui toponimi della Norvegia per acquisire maggiori informazioni e tentare di capire qualcosa di più su questa ingarbugliata situazione. 

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