venerdì 20 novembre 2015

LA MISTERIOSA LINGUA IBERICA: PROPOSTE DI INTERPRETAZIONE DEI FORMANTI ANTROPONIMICI

Quando la scrittura sillabica degli Iberi è stata decifrata e si è stati in grado di leggere con sicurezza i molti testi nella loro lingua, è emerso un fatto abbastanza sorprendente: l'Euskara si è rivelato inutile nella comprensione dell'iberico. Le molte "traduzioni magiche" raffazzonate da dilettanti sulla base di assonanze si sono dimostrate ridicole, oltre che piene zeppe di anacronismi. Tuttavia anche la ricostruzione della protolingua basca non ha migliorato di molto lo stato delle cose: neanche la forma antica dell'Euskara pare di grande aiuto. Basco e iberico non sono parenti prossimi. A parer mio, tuttavia, la parentela, anche se meno stretta di quanto pensato, sussiste. Non è rilevabile se non dopo attenti studi e numerosi tentativi fallimentari, per diverse ragioni. Quando due lingue hanno strutture fonetiche simile e relativamente semplici, sono possibili falsi parenti e identificazioni ingannevoli. 

Allego un elenco di radici usate come membri di nomi propri di persona attestati nelle iscrizioni. Siccome nella scrittura non duale non si distinguono le occlusive sorde dalle sonore (si scrive k per /k/ e per /g/; t per /t/ e /d/) ho fornito la trascrizione fonetica più plausibile dei morfi.

Con /ṛ/ indico una rotica diversa da quella vibratile, trascritta invece con /r/. È possibile che questa /ṛ/ fosse un suono retroflesso, come suggerito da Rodríguez Ramos; sembra improbabile che fosse uvulare. Le trascrizioni di nomi latini e celtici provano che la corrispondenza tra lettere e suoni è la seguente: r /ṛ/ contro ŕ /r/ o /rr/.

Per quanto riguarda le sibilanti, le trascrizioni di nomi celtici provano che ś è la sibilante semplice, mentre s è l'affricata /ts/. Sia /s/ che /ts/ possono occorrere in inizio parola. Non dispongo di evidenze di un'opposizione tra sibilante apicale (basco s) e sibilante laminale (basco z). Una situazione che non somiglia molto a quella dell'Euskara. 

A differenza di quanto accade in basco, l'aggettivo non sempre segue il sostantivo a cui si riferisce.  

1) abaŕ /'abar/ "confine" 
   basco amai 'limite, confine'
Falsi parenti: basco abar 'ramo', che suona allo stesso modo ma ha origine e significato del tutto dissimili.

Attestazioni: abaŕeskeŕ, abaŕtanban, abaŕtaŕ-ike (dativo) 

2) aibe /'aibe/ "splendore" < celt.
Attestazioni: aibekeŕen, aibeloŕ-ar (genitivo), aibeŕon, uśtaibi

3) ailur /'ailuṛ/ "immenso"
   basco ailur 'immenso; mostruoso'
La parola basca non sembra nativa e non ha etimologia nota. Le proposte fatte per spiegarla sono ridicole. Ipotizzo che si tratti di un prestito dall'iberico.
Attestazioni: ailur, uŕkaŕailur

4) aitu, aiduŕ /'aidu, 'aidur/ "fuoco, ardore" < celt. 
  basco aidur 'perverso' 
 
La parola basca, confusa dai vasconisti con andur 'vile', sembra un prestito dall'iberico, con uno slittamento semantico di questo genere: 'ardente' > 'libidinoso' > 'perverso'.
Attestazioni: aitikeltun, aituaŕki-ku (agentivo), aituatiboŕ, aitulaku, aituŕkin, aitutiker-ka (ergativo)

5) aiun /'ajun/ "eterno" < celt.
La strana struttura della radice, decisamente inconsueta, depone a favore del prestito dal celtiberico. 
Attestazioni: aiunatin-en (genitivo), aiuneskeŕ, aiunikaltuŕ, aiunortin-ika (ergativo),
aiunortin-iku (agentivo)

6) aker, akir /'ageṛ, 'agiṛ/ "appariscente" 
   basco ageri 'appariscente'
Falsi parenti: Non ha nulla a che fare con basco aker 'caprone', che ha /k/ e la rotica finale forte.
Attestazioni:  AGERDO, AGERNO, akerbikir, akirtibaś-batir, akirtiki

7) aloŕ /'allor/ "seminatore, agricoltore"  
  basco alor 'campo seminato'
La radice è a parer mio comune al basco ale 'grano; seme' < *aLe, ma la semantica è un po' diversa: il suffisso -or marca in basco un oggetto concreto e in iberico un agentivo. Traduce il latino Agricola.
Attestazioni: ALLORCUS, aloŕbeŕi, aloŕiltun, aloŕtikis, alostibaś, alotikeŕ-ei (dativo)

8) an- /an-/ "grande" (prefisso accrescitivo)
   basco handi, haundi 'grande'
Attestazioni: anbels, anḿbeŕ-ai (dativo), antalskar 

9) anai "fratello" 
  basco anai, anei 'fratello' < *aNaia
Attestazioni: anaiośar-en (genitivo) 

10) anaŕ /'anar/ "potente, forte" 
  
basco ahal 'potenza, forza' < *anaL < *na-naL- 
Falsi parenti: Non ha nulla a che fare con protobasco *anaR "verme"
Attestazioni: kaisuranaŕ-ika (ergativo), LUSPANAR

11) aŕan, aŕam /'arran, 'arrã/ "aquila"
        < IE pre-celt.
   basco arrano 'aquila'
Attestazioni: aŕamtaŕsu, ARRANES 

12) aŕki /'argi/ "splendore; splendente"
       < IE pre-celt.
    basco argi 'luce'
Nelle iscrizioni duali è scritto aŕgi.  
Attestazioni: aŕkaibe[, aŕkisosin, aŕkisosin-ka (ergativo), aŕkiteibas-e (genitivo), aŕkitibaś-ar (genitivo),  aŕkitiker

13) aŕs /arts/ "orso" < IE precelt.
   basco hartz 'orso'
Da non confondersi con l'omofono aŕs "fortezza, castello".
Attestazioni: aŕsbin, aŕsbikis-ku (agentivo), aŕskon-ḿi (ḿi = io sono)

14) asai /'atsai/ "fusto; fallo eretto" 
  basco
aza 'cavolo' < *fusto
Falsi parenti: basco
azai 'beccaccia'. Il termine azai deriva da un esito protoromanzo del latino acceia(m), di origine preindoeuropea. Esiste anche la forma akai, presa a prestito dal latino in epoca antica, prima che la velare si palatalizzasse.
Attestazioni:
OASAI, SOSINASAE 

15) ata /'atta/ "padre"
  
atan /'attan/ "parente paterno"
  
basco
aita 'padre' < *atta
Attestazioni: atabels, atabeŕ-ai (dativo), 
ATANSCER   

16) atin /'adin/ "coetaneo, compagno"
   
basco adin 'età'
Nelle iscrizioni duali è scritto adin.   
Attestazioni: atinbelauŕ, atinbin,  atin-e (dativo), atinkeŕe, BAESADIN, BALCIADIN, ikeatin

17) aunin, iaunin /'aunin, 'jaunin/ "signora" 
  basco jaun 'signore' 
Attestazioni:
BASTOGAUNIN, GALDURIAUNIN, SOCEDEIAUNIN, UNIAUNIN 

18) auŕ /aur/ "bambino" 
   basco
haur 'bambino'
Compare sempre come primo membro di composti. La parola basca potrebbe essere un prestito dall'iberico.
Attestazioni: auŕbimbatir, auŕbiuŕ

19) baiser /'baitseṛ/ "bosco"; "selvaggio" 
   basco: baso 'bosco', basa 'bosco; selvaggio'
Attestazioni: baisebilos, baiseltun-e (dativo), baisenios, beleśbaiser

20) balaŕ /'balar/ "ladro; avido" 
Ci è noto tramite una glossa che Balari significa "predoni". Attestazioni: balakertaŕ, tortonbalaŕ 

21) balke /'balke/ "forte; strenuo" < celt.
Attestazioni:
balkeatin-e (dativo), balkesbaiser, balkelakoś-ka (ergativo), BALCIBIL, bilosbalkar

22) bantoŕ /'mandor/ "cavallo, equino"
       < IE pre-celt.
   basco: mando 'mulo'
Attestazioni: bantoŕ-en (genitivo), MANDONIUS

23) bartaś /'badas/ "selvaggio" 
   basco: baso 'bosco', basa 'bosco; selvaggio'
Ha la stessa radice di baiser, ma con un diverso suffisso: < *bas-d-. Forme come barda "boscaglia" sopravvivono in vari idiomi romanzi.
Attestazioni: bartaśko, bartaśtolor, suisebartaś

24) baś /bas/ "possessore, signore" 
  basco ebazi 'possedere' 

Attestazioni: aiubas, baśbin, baśtaŕtin-e (dativo), beleśbaś, iltiŕbaś, sakaŕbaś-ka (ergativo) 

25) belauŕ /'belaur/ "prominente, sommo" 
  basco belar 'fronte'
Attestazioni:
atinbelauŕ, kuleśbelauŕ-te (ablativo), lakeŕbelauŕ

26) beleś, bels /'beles, belts/ "nero"; "il Nero"
   basco beltz 'nero' < *beletz
Attestazioni: ADIMELS (< *adinbels), anbels,
beleśbaś, beleśtar, bikibels-eś (comitativo), ikoŕbeleś, iltubeleś, LAURBELES, NEITINBELES, ORDUMELES (< *oŕtinbeleś), ultibeleś 

27) bene /'bene/ "piccolo" 
   basco mehe 'stretto'
Attestazioni: BENABELS, benebetan-er (genitivo) 

28) beŕ, beŕi /berr, 'berri/ "giovane; nuovo" 
   basco berri 'nuovo'
La forma iberica può comparire sia come aggettivo che come sostantivo.
Attestazioni: aloŕbeŕi, beŕiseti, beŕśir-ka (ergativo),
taśkabeŕ

29) beŕon /'berron/ "ragazzo" 
  basco berri 'nuovo'
Chiaramente un derivato della precedente radice.
Attestazioni: aibeŕon, kanibeŕon-ka (ergativo), kobeŕon-ka (ergativo), taŕbeŕon-iu (con congiunzione)

30) betan /'betan/ "pieno; obeso"
   basco bete 'pieno' 

Attestazioni: benebetan-er (genitivo), nḿlbetan, tuŕkosbetan

31) betin /'bedin/ "alto, sommo"
  basco mendi 'monte' 

Nella toponomastica è evidente la forma -beda negli oronimi Idubeda, Orespeda.
Attestazioni: biuŕbetin, sinebetin, unibetin

32) bikir /'bigiṛ/ "occhio; guardiano" 
   basco begi 'occhio' 
Nelle iscrizioni duali è scritto bigi, il che pone fine al dubbio di una parentela con basco behi 'vacca'
Attestazioni:
akerbikir, arsbikis-ku (agentivo), bikibels-eś (comitativo), bikilako  

33) bilos /'bilots/ "aquila"  
   basco mirotz 'aquilotto'
La parola basca è stata dai vasconisti ricondotta a miru 'nibbio', che è un prestito dal latino mi:lvu(m), ma la terminazione -otz non si spiega. A parer mio la parola non è affatto correlata con quella latina, la somiglianza è fortuita e si tratta di un
prestito dall'iberico, la cui etimologia è la stessa del basco belatz 'falco'.
Attestazioni: bilosban, bilosbin, bilosiun-te (ablativo), biloskeŕe, bilostibaś, bilostikis

34) bin /min, -bin, -pin/ "testa; cima"
   basco -pin 'punta' 
Questa radice non va confusa con il numerale bin, bi 'due'.
Attestazioni: aŕsbin, atinbin, bilosbin, tikirsbin

35) bios /'biots/ "cuore"
   basco bihotz 'cuore'
Attestazioni: biosiltun

36) bitu /'bitu/ "mondo; eterno" < celt.
Attestazioni: bitukibaś, iltuŕbitu-

37) biuŕ /biur/ "fiero; fierezza"
   basco bihur 'ritorto; perverso'
Attestazioni: biulako, biuŕiltiŕ-ka (ergativo), biuŕkeŕ-en (genitivo), biuŕtikis-en (genitivo), sosinbiuŕ-u

38) bolai /'bolai/ "capo"  
   basco buru 'testa' < *bulu
Attestazioni: śitubolai, tuitibolai, uŕkaboloi

39) ene /'enne/ "di me, mio" 
   basco ene 'mio' (arc.)
Attestazioni: ENASAGIN, tikirseni

40) ian, iar /jan, ja/ "gigante, orco" (lett.
      "divoratore")
   basco jan 'mangiare' 
Una simile semantica è attestata anche nel protogermanico, dove *itunaz "gigante" alla lettera significa "mangiatore".  
Attestazioni: ianbin, iaribeŕ, BELESIAR, lakeŕeiar

41) iltiŕ /'illir/ "città; popolo"
   basco (h)iri 'città'
Usato come aggettivo, significa "del popolo". La semantica non è dissimile da quella dei nomi greci formati a partire da δῆμος "popolo".
Attestazioni: baiseiltiŕ, iltiŕatin, iltiŕbaś, iltiŕtekeŕ-ai (dativo)
, oŕtiniltiŕ

42) iltun /'illun/ "cittadino, abitante" 
   basco irun 'città' (arc.)  

Attestazioni: baiseltun-e (dativo), iltuneskeŕ, UMARILLUN   

43) iltun /'illun/ "scuro" 
  basco
ilun 'scuro' 
Da non confondersi con l'omofono lemma precedente, da cui non è sempre facile a distinguersi. A decidere il significato sarà il contesto.
Attestazioni: aloŕiltun, biosiltun, iskeŕiltun 

44) iltur /'illuṛ/ "città; popolo" 
   basco irun 'città' (arc.)  
Attestazioni:
ilturatin, ilturbiltis, ILLURTIBAS 

45) inti /'indi/ "forza" 
   basco
indar 'forza'
Attestazioni:
eterint-u (con congiunzione), INDIBILIS, intebele<ś>

46) iskeŕ /'itskerr/ "sinistro; funesto"
   basco ezker 'sinistro'
Attestazioni: ikoŕiskeŕ, iskeŕatin, iskeŕbeleś, kaŕkoskaŕ, niosiskeŕ

47) iun, iuŕ /jun, jur/ "che colpisce"
 
basco jo 'colpire'
Attestazioni: bilosiuŕ, bilosiun-te (ablativo), ESCERIOR, iltiŕeuŕ 

48) iunstir /'juntsti/ "colui che concede in dono"
   basco eutzi, utzi 'lasciare, concedere'
Con ogni probabilità un termine connesso con il sacrificio.
Attestazioni: iunstibas, iuntibilos-e (dativo), iunstirlaku

49) kaisur /'kaitsu/ "grande, immenso" 
  basco gaitz 'cattivo' < *'grande'
Attestazioni: kaisuŕanaŕ-ika (ergativo), kaisuraŕbitan, kaisurtautin-en (genitivo)

50) kaltuŕ /'galdur/ "sommo; capo" 
   basco galdur 'sommità'
Attestazioni:
aiunikaltuŕ, balkakaltuŕ, balkaltuŕ, GALDURIAUNIN

51) kaŕes /'karrets/ "quercia" 
   basco haritz 'quercia'
Attestazioni: kaŕestabikiŕ, kaŕesir-te (ablativo), kaŕestar-eai (dativo)

52) katu /'katu/ "battaglia" < celt.
Attestazioni: karkankato, kato, katon, katuekaś, katuiśar 

53) keŕe /'ger(r)e/ "pietra"; "duro" 
In basco ho trovato attestazione della parola locale gerenda 'roccia', che è un prestito dall'iberico. Non sono convinto che l'equivalente basco sia harri 'pietra'.
Attestazioni: aŕskeŕe, βασιγερρος, beleskeŕe, biloskeŕe, niskeŕe 

54) kibaś /'gibas/ "che ci possiede" 
  basco ebazi 'possedere'
Appare evidente la comunanza della radice con tibaś (vedi sotto), ma con un diverso prefisso pronominale.
Attestazioni: ADINGIBAS, bitukibaś, kibaskitar, UMARGIBAS 

55) kitar /'kidar/ "compagno, amico" 
  basco -ide, -kide 'compagno'
Attestazioni: arskitar, bastokitaŕ

56) kon /ko(n)/ "figlio; piccolo"
   basco ume, -kume 'bambino; giovane animale' 
Attestazioni: koniltiŕ-ar (genitivo)
, lauŕko, saltuko, tautinkon-ḿ<i> (ḿi = io sono)  

57) kuleś /'kules/ "grande; anziano" 
   basco
gur(h)aso 'antenato'
Attestazioni: kuleśba, kuleśbelauŕ-te (ablativo)
, kuleśir, kuleśtileis

58) laku /'laku/ "simile" 
  basco lako 'simile a, come' 

Le iscrizioni duali provano che la velare è sorda. Non può andare con basco lagun 'compagno', che è da *largun.
Attestazioni: balkelakoś-ka (ergativo), bikilako, biulako, saltulako-ku (agentivo)

59) lauŕ /laur/ "corto" 
   basco labur 'corto'
Non deve essere confuso con laur /lau
ṛ/ "quattro"
Attestazioni: lauŕberton-ar (genitivo), lauŕberton-te (ablativo)
, lauŕiskeŕkate

60) luśban /'luspan/ "gigante" 
  basco luze "lungo" + bat "uno" 

Attestazioni: aŕbeiluś<ban>, LUSPANAR, LUSPANGIBAS 

61) nabaŕ /'nabar/ "grigio; screziato" 
   basco nabar 'grigio; screziato'
Attestazioni: nabaŕsosin, ustainabaŕ-ar (genitivo)  

62) nalbe /'nalbe, 'ãlbe/ "potente" 
  basco ahal 'potenza, forza' < *anaL < *na-naL- 
Attestazioni: NALBEADEN, nalbesosin, ḿlbebiuŕ

63) neitin /'neitin/ "eroe" < celt.
Un notevole prestito dal celtiberico, come prova la conservazione del dittongo.
Attestazioni: neitin-ke (dativo), NEITINBELES

64) neŕse /'nertse/ "forza, eroismo" < celt.
Alla radice celtica è stato aggiunto un suffisso iberico, noto anche al basco e all'aquitano.   
Attestazioni: neŕseatin, neŕseoŕtin-ka (ergativo), neŕsetikan-te (ablativo)

65) nios /'niots/ "signore"
   basco nagusi, nausi 'signore' 
Attestazioni:
biunius-en (genitivo), MANDONIUS, niosiskeŕ 

66) nḿkei /'nãkei/ "desiderio" 
  basco
nahi 'desiderio'
Attestazioni:
nḿkeiltiŕ-ar (genitivo), ikonḿkei

67) oŕtin /'ordin/ "valle"
   paleosardo
ORTU "valle"
Blasco Ferrer segnala l'identità formale tra iberico ORDUMELES e paleosardo ORTUMELE.   
Attestazioni: alosoŕtin-ar (genitivo)
, ORDUMELES, olośoŕtin, oŕtiniltiŕ

68) sakaŕ /'tsakar/ "violento; uomo violento" 
   basco
zakar 'rude, violento' 
Attestazioni: sakaŕatin-te (ablativo), sakaŕbaś-ka (ergativo), sakaŕbetan, sakaŕiskeŕ 

69) saltu /'tsaldu/ "cavallo" < IE pre-celt.
   basco zaldi 'cavallo'
Abbiamo la glossa thieldones "stalloni", attribuita ai Cantabri. 
Attestazioni: saltuko, saltulako-ku (agentivo), saltutiba-ite (ablativo)

70) silir /'tsilli/ "legittimo; pulito" 
   basco zil(h)egi 'lecito, legittimo'
   aquitano SILEX(S)-
Attestazioni:
etesilir, SILLIBORI

71) sosin /'tsotsin/ 'toro'
  basco zezen 'toro'
Ridicoli i tentativi di ricondurre la parola iberica al pronome dimostrativo gallico sosin, di chiara etimologia indoeuropea.
Attestazioni: aŕkisosin, belsosin, SOSIMILUS (< *sosinbilos), SOSINADEN. sosinbiuŕ-u (con congiunzione), sosintakeŕ.

72) suise /'tsuitse/ "fuoco, ardore" 
   basco
su 'fuoco'
Attestazioni: suisebartaś, SUISETARTEN

73) śalai /'salai/ "ricco" 
  basco
sari, sal- 'prezzo'
Attestazioni:
śalaiaŕkis-te (ablativo), śalaiatin

74) śani /'sani/ "bambino"
  
basco sehi, sein 'bambino'
Attestazioni: SANIBELSER, śanibeiŕ-ai (dativo), śaniśar-

75) śar, śaŕ /sa, sar/ "prezioso" 
  basco
sari, sal- 'prezzo'
Ipotizzo la sua derivazione da un precedente
*sal-r.
Attestazioni: katuiśar, iltiŕśar, śaniśar-, tolośaŕ

76) takeŕ, tekeŕ, tikeŕ /'tagerr, 'tegerr, 'tigerr/ "egli
        lo porta; che porta"

   basco dakar 'egli lo porta' 
Attestazioni: biuŕtakeŕ-ka (ergativo), sosintakeŕ, bakontekeŕ, bilostekeŕ, iltiŕtekeŕ-ai (dativo), abaŕtikeŕ, leistikeŕ-ar (genitivo), sosintikeŕ-ka (ergativo)

77) talsku /'taltsku/ "quello dell'ontano" 
  basco haltz 'ontano'
Attestazioni: antalskar, talsko[, talskubilos, TAUTINDALS 

78) taneke /'tanneg(e)/ "guardiano" 
  basco zain 'guardiano'
Attestazioni: biuŕtaneke, TANNEGADINIA, TANNEPAESERI (dat.)

79) taŕ /tarr/ "maschio" 
   basco
ar 'maschio'
Attestazioni:
abaŕtaŕ-ike (dativo), bintaŕ-e (dativo), ikoŕtaŕ, URGIDAR 

80) taŕban /'tarban, 'taban/ "uomo virile" 
  basco
ar 'maschio' + bat 'uno'
Attestazioni: ośortaŕban, tautintarban 

81) taŕtin /'tartin/ "forte come una quercia"
  basco
arte 'leccio'
Attestazioni: taŕtinskeŕ, SUISETARTEN

82) taśka /'taska/ "bianco" 
  basco
toska "caolino bianco"
Plinio riporta la glossa iberica tasconium "terra bianca", ossia *taśkoni. La parola basca non è genuina, per motivi fonetici: deve essere un prestito tardo da una lingua pirenaica simile all'iberico.
Attestazioni: taśkabeŕ

83) tautin /'tautin/ "principe, nobile" < celt.
In un caso si trova la variante teutin.
Attestazioni: tautinko, kuleśtauntin-ka (ergativo), tautintibaś 

84) teḿbaŕ /'dumar/ "possessore" 
   basco -dun, marca del possessore
Attestazioni: ASTEDUMAE (dativo), auŕteḿbaŕ-e (dativo), baniteḿbaŕ, oŕtintuḿbaŕs-ar (genitivo)

85) tibaś /'tibas/ "egli lo possiede; che possiede" 
  basco
ebazi 'possedere' 
Attestazioni: akirtibaś, alostibaś, bilostibaś, ikoŕtibaś 

86) tikan, tiken /'tigan, 'tigen/ "egli lo innalza;
        che innalza"

   basco igan 'alzarsi'
Attestazioni: bilostigen-ar (genitivo), neŕsetikan  

87) tikirs, tikis /'tigi()ts/ "egli gli porta;
        che gli porta"
 
   basco dakar 'lo porta'
Forma obliqua del lemma takeŕ, può comparire come primo o come secondo membro di un composto.
Attestazioni: aloŕtikis, tikirseni, tikirsikoŕ, tikirsur 
Notevole il nome tikirseni "egli mi porta", di significato augurale. 

88) torton, tortin /'totin/ "ruscello; impeto" 
  paleosardo TORTI "scaturigine" 
Attestazioni:
tortinai<be>, tortonbalaŕ, TURTUMELIS  

89) tuŕś /durs, turs/ "figlio, bambino"
  basco zurtz 'orfano'
Attestazioni: tuŕśbiuŕ-ar (genitivo), tuŕśiltiŕ 

90) unin "nutrice; che nutre" 
  basco unide, unhide 'balia'
Attestazioni: UNIAUNIN, unibetin, uniltun, sikeunin 

91) uŕke /'urke/ "oro" 
   basco urre, urrhe 'oro'
Attestazioni: URCHAIL, URCESTAR, uŕkaboloi

92) ḿbaŕ /'umar/ "appariscente"
    basco nabari 'evidente'
Falsi parenti: basco ume, -kume 'giovane animale' < *onbe, *-kon-be. La parola basca non spiega la voce iberica, dato che in iberico l'originaria /k/ iniziale si è conservata. Per il corrispondente iberico di ume, vedi invece kon.
Attestazioni: ḿbaŕatin, ḿbaŕseti, UMARBELES, UMARGIBAS, UMARILLUN

22 commenti:

  1. Carissimo Marco,
    Sono convinto que la maggior parte delle tue interpretazione del lessico iberico sono sbagliate, sebbene la lista è tropo lunga per commentarla qui. Per esempio, l'iberico uŕke non significa 'oro' ma 'maiale' (basco urde).
    Per altra parte, il basco oilo non deriva del romanico pollo (maschile), ma del femminile polla. Questo accade anche con altre parole basche finite in -o.

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  2. Carissimo Octavià,
    benvenuto in questo spazio. Le interpretazioni che ho riportato sono a mio avviso ben fondate e considerano innanzitutto la natura della lingua iberica e di quella basca, partendo dai dati attestati. Tu invece parti in voli pindarici dando la precedenza alle protoforme nord-caucasiche, come provato dalla tua interpretazione di ur'ke. Tale parola già per motivi combinatori non può corrispondere al basco urde.
    In altri casi, parti da considerazioni erronee e non aggiornate, come quando interpreti la radice biki come imparentata col basco behi, pensando che la consonante k fosse sorda. E' stato invece provato che infatti è bigi, con consonante sonora. 
    Il problema è nella sostanza questo: tu parti da una lingua sconosciuta e cerchi di identificarne i morfi direttamente con le protoforme del nord-caucasico senza conoscere le corrispondenze fonetiche e postulandone di nuove volta per volta. Il punto è che non hai una soluzione univoca. Per trarre conclusioni verosimili devi avere alcuni punti fissi. Si comincia a saltare piccoli fossi, mentre tu cerchi di saltare il Rio della Amazzoni.
    Detto questo, non aspettarti da me lunghi papiri ed estenuanti discussioni di ogni lemma: le mie risorse in termini di forze e di tempo sono limitate e non ho la possibilità di discutere in dettaglio "traduzioni magiche".
    Per quanto riguarda oilo, che non c'entra nulla con la lingua iberica, non vedo grandi probabilità che -a in antiche varietà di romanzo diventi -o in basco. Non dico che sia impossibile (nei moderni dialetti occitani si ha proprio -o), ma mi pare improbabile.
    Un saluto
    Marco

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  3. P.S.
    I commenti lasciati su questo blog non compaiono all'istante perché sono soggetti a moderazione. Tutto ciò a causa degli attacchi di troll che ho subìto alcuni mesi fa.

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  4. Carissimo Marco,
    L'iberico urke (preferisco permutare le trascrizione dei signi r e ŕ par rapporto alle scritture meridionale e tartessica), prestato al basco urde, non è d'origine caucasica ma IE (*pork´o-). Certo che ambedue sono una stessa Wanderwort neolitica la cui ultima origine è austronesica.
    Come tu già hai discoperto, i nomi di animali sono prevalenti negli formanti antroponimici iberici. Per essempio, biur corrisponde al basco behor 'cavalla', ma forse la parola iberica significa invece 'vacca' par rapporto a la protoforma caucasica.
    https://groups.yahoo.com/neo/groups/vasco-caucasian/conversations/messages/628
    Per quanto riguarda la mutazione -a > -o in basco (questo commento sarebbe più pertinente al prossimo post), ci sono altri essempi come *tsanka > zanko, zango 'gamba, pede, etc.', coca > koko 'torta', mica > miko 'un po'' e così via.

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  5. Carissimo Octavià,
    se un vocabolo indoeuropeo pre-celtico per indicare il maiale (ad esempio da una lingua come il lusitano o il sorotaptico) fosse passato in iberico, la forma di partenza sarebbe stata *porko-, e in iberico avremmo *bor'ko /'borgo/. Se invece partiamo dalla forma celtica *orko-, avremmo in iberico *or'ko /'orko/. Vediamo che se un tema celtico in -o passa in iberico, non si ha -e come risultato. I nomi latini passati in iberico non fanno testo, perché sono derivati dal vocativo in -e, come accadeva in punico. Problematico sarebbe anche un mutamento di -o- in -u-, senza contare che il termine celtico indicava l'animale giovane e che in un'iscrizione ur'ke occorre in un contesto non onomastico in cui non mi sembra probabile che si parli di porci (Alcoy). Iberico balke (cfr. celtiberico kombalkes) viene da un tema in -i, (mentre per balkar vedi celtiberico kombalkores) e via discorrendo. Riguardo biur', data la distribuzione del formante, non è plausibile che indichi un animale di sesso femminile. 
    Seguiranno altri commenti al tuo messaggio, in ogni caso non mi sembra di vedere argomenti di grande solidità contro le mie proposte. Al contrario, scorgo tue interpretazioni che sono di una fragilità logica molto spinta.  
    La mutazione -a > -o è avvenuta in mica > miko e in coca (< got.) > koko, ma si tratta di forme tarde, a differenza di oilo, che non mostra traccia della labiale iniziale. In altre parole, il mutamento è avvenuto in occitano, non in basco. Per quanto rigruada zanko, zango, è anche possibile che la protoforma fosse una variante maschile non attestata.

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  6. Carissimo Marco,
    Il basco buru 'testa' deriva dell'italoide (sorotaptico) *boro- 'montagna', un lessema attestado nei teonimi lusitani Boro, Borea. Così la mutazione o > u non sarebbe troppo strana.
    Anche le tue altre obbizioni sono assai debole. In particolare, sono convinto che la mutazione -a > -o accadde in una varietà di paleo-basco. Per essempio, arlo/erlo 'pezza di terreno;compito' è un essito de ll'IE *k´erdh- 'colonna, riga, gregge', che anche ha dato (t)alde e saldo, sail. Come si può vedere, il panorama è abastanza complesso.

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  7. Carissimo Octavià,
    per quanto riguarda l'origine del basco buru, l'etimologia da te addotta non è già molto soddisfacente sul piano semantico. Immagino che tu alluda a questa radice (sorvolo sui difetti della ricostruzione di Starostin): http://starling.rinet.ru/
    Non mi sembra una radice molto produttiva al di fuori dell'area orientale e di quella balto-slava. In particolare le forme greche addotte sono molto dubbie. Non mi risulta attestata in celtico, e se anche esisteva in lusitano, non è garantito che sia proprio l'origine della parola basca per "testa", che può ben essere da un precedente *bulu. Innanzitutto devi provare che *bulu non è la forma protobasca. Converrai che non è facile. Queste sono le forme nostratiche addotte da Starostin per la radice *gʷVrV "montagna"http://starling.rinet.ru/
    Queste sono le forme boreane: http://starling.rinet.ru/
    Praticamente si può trarre di tutto da un simile ginepraio. Non sto dicendo che la mutazione da -o- a -u- sia impossibile nel contesto dell'iberico e del basco, ma occorre documentare ciò che è effettivamente accaduto - e non mi pare che la radice IE *pork'- per indicare il maiale conosca una gran quantità di alternanze e di adattamenti bizzarri.
    Ti diverti a giocare protoforme per forgiare corrispondenze che non convincono affatto, sulla base della sola fantasia, poi dici che le tue elucubazioni corrispondono all'effettiva realtà delle cose, senza poter fornire nessuna prova. Questo è come compiere un'operazione chirurgica al buio. Il caso di *k'erdh- da te addotto lo dimostra. Con queste manipolazioni, non troppo dissimili da quelle del signor Forni, si può "dimostrare" qualsiasi cosa - in quanto si lavora alla costruzione di una casa senza le fondamenta. Si può anche "dimostrare" che il catalano e lo zapoteco dell'Istmo sono la stessa cosa. Che questa sia Scienza è discutibile. Le mie proposte forse saranno anche audaci, ma molto più verosimili. Almeno partono dall'idea che basco e iberico siano parenti sì lontani, ma abbastanza prossimi da permettere di dedurre qualcosa di sensato a partire dai dati a nostra disposizione. 
    Spero che le mie critiche non ti suonino offensive.
    Un grande saluto
    Marco

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  8. Carissimo Marco,
    Como tu già sai, la parola iberica per 'testa' è bin, un prestito dal P-celtico (gallico) *penno-. Forse la parola basca ha una origine parallela, ma independente dell'iberico.
    Al mio aviso, l'iberico ed il basco sono lingue abbastanza diversi, sebbene il paleobasco aveva uno strato iberico. Per ciò, l'iberico non si lascia spiegare dal basco, o almeno soltanto in una piccola misura.
    L'essempio de *k'erdh- è molto interesante perquè questo lessema ha almeno 4 diversi essiti in basco: sarda, saldo/sail, (t)alde e arlo/erlo.
    Sono convinto que la sibilante apicoalveolare /ś/ in basco è l'essito di una palatale come quelli delle lingue satem. Ma aparentement fu scomparsa in iberico prima delle vocali /e, i/. Per ciò abbiamo il basco sendo (sento nei dialetti più orientali) dall'IE *swen-to- ma l'iberico indi ed il basco indar dalla stessa origine.

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  9. Carissimo Octavià,
    scusa il ritardo nella risposta, ma ho avuto una settimana lavorativa massacrante.
    Trovo strano che iberico bin sia un prestito dal gallico. A rigor di logica sarebbe più logico aspettarsi un prestito dal celtiberico, ma in tal caso la protoforma sarebbe *kʷenno-. Restano in ogni caso da spiegare due cose: il vocalismo e l'assenza di vocale finale. Più probabilmente si tratta di una somiglianza fortuita.  
    E' più probabile che sarda, saldo, sail, (t)alde e arlo non siano parole tra loro imparentate, e che non abbiano molto a che fare con IE *k'erdh-.
    La sibilante apicale basca potrebbe trarre la sua origine da un glide palatale, qualcosa come /sʲ/.
    Non trovo evidenze valide atte a dimostrare una sua origine da un antico suono velare, come invece accade nelle lingue satem. Sono sempre stato molto scettico su questo tuo filone d'indagine.
    Trovo corretta l'origine del basco sendo da IE *swento- (cfr. gotico swinths): ho scartato la tradizionale etimologia che vorrebbe far risalire questa parola basca a un prestito dal latino exemptus.
    Si noterà che sendo era presente anche in aquitano, con consonante sonora: abbiamo infatti un antroponimo Sendi (gen.). Siccome in protobasco il mutamento da -nt- a -nd- non era ancora avvenuto, postulo un prestito da una lingua IE preceltica (esiti simili sono ben documentati nell'antroponimia della penisola). Basco sendo < sento, sarebbe stato un prestito seriore da una lingua che aveva conservato -nt- intatto. Detto questo, non mi sembra plausibile che basco indar abbia la stessa origine. Non mi convince la scomparsa della sibilante. Non abbiamo un campione di corrispondenze certe tra basco e iberico che possano sostenere una simile ipotesi.

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  10. La differenza tra iberico e basco si manifesta bene nelle presenza di falsi parenti, che porta al mancato riconoscimento delle parole imparentate e a fraintendimenti molto insidiosi. Così se io ho iberico abaŕ, mi verrebbe immediato cercare la sua parentela nel basco abar "ramo". Tuttavia quest'ultimo risale a *kabaR, come mostrato da alcuni composti (es. oilakabar). In iberico però *k- originaria si conserva. Ne consegue che iberico abaŕ non ha nulla a che fare con l'omofono basco abar. Per trovare il parente di basco abar, dovrei cercare iberico *kabaŕ. Nella mia lista ho incluso in diversi casi queste considerazioni. 

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  11. Carissimo Marco,
    Per quanto riguarda il basco indar, abbiamo un parallelo nel celtico *sentu- \'sentiero\', che ha dato il gallo-brittonico hint. E anche il romanico senda ha dato inda nel dialetto basso navarro del basco.
    Per quanto riguarda l\'iberico bin, il celtico *kʷenno- non ha nessuna spiegazione IE soddisfacente, quindi potrebba essere un prestito macro-caucasico. Ma la parola iberica (seguita per il basco min, sebbene con una deriva semantica) sembra un prestito di alcuna varietà scomparsa di gallo-brittonico.
    Il basco abar \'ramo\' sarebbe una variante secondaria di adar \'ramo; corno\' con diversi evoluzioni della nasale originaria (caucasico *kˀemhV \'arco\').
    Lamento dire che con l\'eccezione di alcuni pochi casi (tra i quali abbiamo l\'iberico biur ~ basco behor), i formanti antopronimici iberiche non si possono spiegare con l\'aiuto del basco.

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  12. Anche abbiamo l'iberico tautin corrispondente all'aquitano hautenn. Quindi enn fu pasato a in in iberico.

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  13. Carissimo Octavià,
    l'evoluzione dal celtico *sentu- "sentiero" a *hint non è un buon esempio. Infatti si tratta di un mutamento sistematico. Gli esempi che si possono fornire sono innumerevoli e significativi. Basti pensare a *seno- "vecchio" > gallese hen, etc.
    Simili mutamenti sistematici si trovano anche nel passaggio dall'IE al greco antico, e in numerose altre lingue.
    Qui mi sembra piuttosto che si annaspi e che non si trovi nulla di utile. Accanto al basso navarro inda "sentiero", troviamo poi varianti come zenda, xenda, xendra, e non riesco a trovare qualcosa di sistematico che possa essere mostrato per provare che in iberico una sibilante apicale è scomparsa. Qualche vasconista pensa addirittura che inda abbia perso la sibilante per deglutizione in una varietà romanza (las *sindas > la *sindas > las *indas). 
    Riguardo alla parola celtica *kʷenno-, è vero quanto dici, che non ha etimologia IE credibile. Tuttavia ci attenderemmo da lingue come l'iberico e il basco lumi per capire cosa è accaduto. Invece vediamo una parola iberica bin che a parer tuo verrebbe, non senza difficoltà, da un idioma celtico scomparso. Non mi convince. In celtico non risulta attestata alcuna semantica simile a quella basca, e non vedo perché postulare una "deriva semantica" in basco per salvare un ragionamento forzato. Più credibile è pensare che il termine sia indigeno, che sia partito da un significato centrale di "punta" e che la forma celtica non sia correlata. Tanto che abbiamo anche una forma protobasca *bin col senso di "dolore" (> basco min) che può essere partita da un antico senso di "puntura".
    Il caso di tautin con -in mentre aquitano hautenn- avrebbe -enn- non dimostra che iberico bin sia da *penno-: nella forma iberica bin la sillaba è tonica, in quella aquitana è atona. Oltre al fatto che ho più che altro hauten- con -n- singola.
    La forma basca abar non è una semplice variante di adar "corno; ramo", ma una derivazione di (h)abe "palo, trave". La base nord-caucasica da te addotta potrebbe spiegare il basco adar soltanto se si postula un suffisso dentale. Tuttavia è più probabile che adar sia da un precedente *da-dar dissimilato. 

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  14. Carissimo Marco,
    Come già ha notato Jesús Rodríguez Ramos, la sibilante iberica ś è quasi inessistente davanti le vocale /e, i/, quindi la spiegazione più probabile è che fu scomparsa.
    Per quanto riguarda l'iberico bin, ci abbiamo il dilemma dell'uovo e la gallina, perchè la parola celtica sarebbe un prestito di una lingua an-IE (ho preso il termino dell'Alinei), forse dello stesso ceppo che l'iberico o il basco.
    Anche sono convinto che il basco abar non ha nulla a fare con habe. La d di adar si lascia spiegare per la delabializzazione de la precedente labiale, come udare, udari 'pera' fronte a umao 'maturo' dalla stessa Wanderwort nostratica *ʕu-manV (cfr. uralico *omena 'mela'). Le protoforme raddoppiate come *da-dar ed altre simile sono invenzioni dal Lakarra e non hanno nessun apoggio comparativo.

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  15. Adesso penso che il basco min e l'iberico bin sarebbero falsi amici. E più probabile che la parola iberica fosse legata invece al basco lehen 'primo'.
    Per il senso di 'punta' o piuttosto di 'bastone a punta' abbiamo l'iberico suise, che è nell'origine dello spagnolo chuzo, derivato di un antico *suizo o *zuizo, scambiato dal Coromines per 'swizzero'.

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  16. Carissimo Octavià,
    ti esorto a provare orrore e abominio per gli scritti immondissimi di Alinei. Le sue aberrazioni massoniche non le considero nemmeno: si vede subito che sono dettate da un preciso fine politico. Un accademico che utilizza la sua influenza e i suoi mezzi per difendere turpitudini tanto mostruose, dovrebbe essere processato per crimini contro l'umanità. 
    Detto questo, ritenere iberico bin legato a basco lehen < *leneN, è una pura e semplice assurdità che non poggia su nessuna base. Vedo che non hai abbandonato la tua passione per il "brainstorming".
    Ritenere che habe non abbia nulla a che fare con abar per "dimostrare" un'assunzione arbitraria è come pensare che in italiano "umano" non abbia nulla a che fare con "uomo". E' evidente che abar è una semplice formazione con un suffisso -ar a partire da (h)abe, e anche i significati delle due parole mostrano che non si tratta di un'assunzione assurda. Non vi è un'alternanza -d- / -m-: in uda e in udare è ben possibile che le forme originarie siano da *un-da, *un-dare (con -r- < -d-) e che umao sia da *un-bano.
    Riguardo alle ricostruzioni reduplicative di Lakarra, non vi è chiara base interna per porle, ma ve ne è una esterna: il paleosardo, con le sue radici NINI- "rugiada" e DOL- / DODOL- "rosso sangue", ben diffuse nella toponomastica, ci mostra che esistevano (vedi Blasco Ferrer). Così si può pensare che le etimologie di adar e di odol fornite da Bengtson siano migliori di quelle che avevo in origine postulato. Migliore è ciò che spiega più cose nel modo più semplice. 
    Detto questo, Buon Natale

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  17. Carissimo Marco,
    È certo che le teorie di Alenei sono in stremo assurde, in particolari il collegamento dell'etrusco alll'ongarese, ma io non sapeva come dire "non IE" in italiano.
    Il basco lehen si può analizzare come un composto *le-henn, dove il secondo elemento sarebbe collegato al gallo-brittonico *penno- e l'iberico bin. Forse la labiale iniziale è originale, per quanto l'antico irlandese aveva assimilato con i prestiti latini con p- iniziale in una prima fase, ma dopo furono adottati con la consonante labiale.
    Per quanto riguarda abar e (h)abe, si tratterebbe di un caso di homofonia come molti altri che accadono in basco. Anche non ci vedo nessuna ragione per proporre una consonante dentale originale nei casi di udare o adar.
    Lamento dire che il Bengtson è un altro "crackpot" come tanti altri di qui abbiamo parlato in Yahoo.
    Saluti e buon Natale.

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  18. Carissimo Octavià,
    pensa che per Alinei, il nuraghe sarebbe "la casa della nuora". Egli sostiene anche che gli Insubri parlassero il meneghino del Porta e altre simili follie, oltre alla baggianata dell'etrusco-ungherese. Sono venuto a sapere che ha più di novant'anni, così è improbabile che possa continuare a lungo ad affliggere il genere umano con queste sue trovate.
    Direi che in italiano "non indoeuropeo" va più che bene. Il termine "anindoeuropeo" esiste ed è raro e non è in ogni caso un'invenzione di Alinei.
    Il basco lehen "primo" è formato certamente con il suffisso -en (aquitano -ENN-), che è il superlativo che si trova anche in hoben "ottimo" e in altre forme. Questa è una chiara derivazione del genitivo in -en con un uso specializzato. Se fosse un derivato di una forma analoga a iberico bin, sarebbe inoltre diventato *leben, oltre al fatto che il prefisso le- non ha alcun senso. Esiste inoltre un verbo lenendu "precedere", citato nel dizionario di Agud e Tovar, che è un relitto della forma originale. 
    E se celtico *kʷenno- fosse derivato da un precedente *kʷesno-?
    Riguardo al problema di abar, habe, adar, udare, umao, non mi sembri in grado di dare una soddisfacente spiegazione di alternanze così innaturali come -b- / -d-, o come -m- / -d-.

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  19. Carissimo Marco,
    Adesso penso che il suffisso superlativo basco -en sarebbe proprio la corrispondenza dell'iberico bin ed il gallo-brittonico *penno-, con la caduta della labiale iniziale. Quindi non avrebbe nulla da fare con il genitivo.
    Per quanto riguarda l'alternanza <b>-b- / -d-</b>, sarebbe un caso di delabializzazione parallelo a quello di <b>m</b> > <b>n</b> nell "pirenaico" (probabilmente il vero vasconico) come nel nome del 'mirtillo nero': basco <b>ãhãbe, ahabia, abi</b>, aragonese <b>anayón</b>, guascone <b>anajon</b>, catalano <b>nabiu</b>, etc. da un lessema <b>*a-m(a)p- / *a-m(a)b-</b> 'lampone' con parallei nei romanzi alpini e anche in gallese.

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  20. Per quanto riguarda umao ed altre voce simile come ume, la labiale si avrebbe nasalizzato per l'effetto della /u/ precedente.

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  21. Carissimo Octavià,
    non penso proprio che una labiale -b- possa sparire nel nulla in una fase anteriore al protobasco senza lasciare traccia alcuna.
    Inoltre ho trovato un'attestazione di -penn- in aquitano nell'antroponimo SENIPENNIS
    Ti consiglio di non lanciarti in elucubrazioni convulse senza mai riposarti un istante: lascia sedimentare e vedrai che le cose ti appariranno più chiare e più semplici.
    Saluti

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  22. Carissimo Marco,
    Al mio avviso, questo -penn- sarebbe una importazione del gallico (e anche la corrispondeza esatta dell\\\'iberico bin), per quanto conserva la /p/ e presumibilmente lo stesso senso \\\'testa\\\'. Ciò è, l\\\'antroponimo SENI-PENN si lascia tradurre come \\\'testa di bambino\\\'.
    Invece, il suffisso superlativo -enn- sarebbe già metabolizzato dalla lingua all\\\'epoca delle iscrizioni, e anche rispecchiarebbe il senso originale \\\'somità, stremo\\\'.
    Ti ringrazio le tue indicazione, per quanto mi aiutano a ragionare, nonostante spesso non sia d\\\'accordo con te.

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