sabato 26 dicembre 2015

ANCORA SULLA LINGUA AQUITANA

Proseguiamo la nostra analisi di antroponimi e teonimi della lingua parlata dagli Aquitani e dai Vascones, iniziata con una descrizione delle principali radici e di alcuni morfemi.

ABI- "proprio; proprietà"
    basco nerabe 'servo' < 'mia proprietà'
Compare in due composti: 

    ABISUNHARI (dat. lat.) "il proprio olmo"
   ABISUNSONIS (gen. lat.) "la propria fibra" 
  Il primo antroponimo è attestato in un'iscrizione di Lerga, il secondo in un'iscrizione di
Ízcue. La voce SUNHAR, che si trova in basco come zunhar, zumar, etc., sarà un composto di zur "legno" e di ar "maschio": alla lettera "albero maschio". L'elemento suns- sembra formato dalla stessa radice di sunhar, ma con diverso suffisso. In basco attuale è zuntz, che significa "fibra". Evidentemente in origine il significato doveva essere "fibra di legno".
   Possiamo fornire un vocabolo basco formato in modo simile agli antroponimi di cui sopra:
abaritz 'quercia coccifera'
   In aquitano la parola sarebbe *ABIHARIX- "quercia coccifera" < ABI- + ARIX-. Lo slittamento è stato "propria quercia" > "vera quercia"

   Anche in iberico esiste un simile elemento. Abbiamo infatti attestata la parola abiner in un'iscrizione bilingue (Caminreal), e la sua traduzione è il latino servus. Vediamo che iberico abiner "servo" corrisponde a basco ner(h)abe "servo" < *neure-(h)abe.
   L'esistenza degli antroponimi ispanici Abinericus e Abinnericus non nega affatto questa traduzione: sarebbe come dire che in latino la parola servus non può indicare lo schiavo perché esiste l'antroponimo Servius. È così confutato l'articolo di Moncunill e Velaza sull'argomento. 
   L'elemento in questione non va confuso con il quasi omofono basco habe "palo, trave", che deriva da un precedente *kabe (cfr. abar "ramo"-kabar) e che avrebbe k- anche in iberico.

AGEIO- "apparenza, aspetto"
   basco agi 'apparenza'
La parola è formata dalla stessa base di AGIR- "appariscente", basco ageri "manifesto".

ARHE "coraggio" < "fegato" 
   basco arhi 'fegato'
Teonimo maschile: ARHE D[EO] [OPT]IM[O] (Lombez). Evidentemente un dio della guerra.

BARHOS- "recinto (di alberi, sterpi, etc.)"
   basco berho, berro 'terra lavorata; recinto vegetale'  
   sardo (neolatino) barrasone 'setto di sterpi' < paleosardo
Attestato con la desinenza latina del genitivo: BARHOSIS (CIL 13, 39).

BEGI "occhio; guardiano" 
   basco begi 'occhio'
   iberico biki(r) /'bigi(ṛ)/ 'occhio; guardiano'
Attestato nel teonimo LACUBEGI in un'iscrizione di Uxue. Si tratta di una divinità degli Inferi che corrisponde ad Ade. È, alla lettera, il Guardiano delle Parvenze.

BELLAIS- "cornacchia"
   basco bele, bela 'cornacchia'
Attestato come genitivo: BELLAISIS (CIL 13, 53). L'uso di una consonante liquida doppia è eccezionale, ma è ben confermato dall'immagine della stele: la trascrizione *BELAISIS non è fondata. Non è chiaro il suffisso -IS-. La stessa radice è attestata come BELHEIO- in BELHEIORIGIS (gen.).  

BEREXE "se stessa"
   basco bere 'egli; ella'
Attestato come antroponimo femminile: BEREXE SEMBI FILIA (Gorrochategui, 2003). L'iscrizione, contenente materiale onomastico aquitano, è stata trovata a Hagenbach, in Germania, assieme a numerose altre, segno che una comunità intera era stata deportata. 

BORROCO- "lottatore"
   basco borroka 'lotta, battaglia'
Antroponimo attestato con desinenza latina del genitivo: BORROCONIS (CIL 13, 30). Il suffisso non è chiaro, potrebbe trattarsi di un'influenza latina o celtica. Le proposte etimologiche dei vasconisti citate nel dizionario di Agud e Tovar per la voce borroka appaiono inconsistenti. 

CALIXSO- "chicco di grano"
   basco gari 'grano' < *gali
   iberico kalir 'grano'
   paleosardo GALILLENSES (etnon.)
Attestato come antroponimo con desinenza di genitivo latino: CALIXSONIS (CIL 13, 54).

EDER- "bello" 
   basco eder 'bello'
Attestato con un suffisso diminutivo onomastico: FABIA EDERETTA (CIL II 2976).

GERE- "roccia" 
   iberico keŕe 'pietra, roccia'
   basco gerenda 'roccia' < iberico
   paleosardo KERE 'pietra, roccia'
Teonimo maschile. Compare con un suffisso -X-, come dativo lat. SUTUGIO GEREXO (CIL 13, 164), che allude di certo al culto di un dio della pietra del focolare (vedi SUTUGIO).  
Dall'iberico è giunta in basco la voce gerenda "roccia".  Evidentemente questa radice esisteva anche in aquitano, come provato dall'onomastica.

LACU- "parvenza, somiglianza"
   basco lako 'somigliante a'
Il termine, documentato nel teonimo LACUBEGI (vedi sopra). Si noterò che in iberico si ha un simile antroponimo, ma con l'ordine dei membri invertito: bikilako /bigi'lako/. Difficile credere che tra le due forme non esista alcun nesso. 

ODOX- "cane maschio" :
    basco (h)or 'cane' + -dots (variante di -ots)
Attestato con desinenza latina del dativo: ODOXO (CIL 13, 268; CIL 13, 11011). Notare l'assenza di aspirazione nella forma aquitana. Questo composto non si è preservato in basco.  

ORCO-, ORGO- "fonte, scaturigine"
    basco: -
    paleosardo: ORGA, ORGO- 'fonte, scaturigine'
Documentati in
ORGOANNO (CIL 13, 80), ORCOTARRIS (CIL 13, 342), ORCUARI (CIL 13, 461) e ORGOT(I) (Epigraphische Datenbank Heidelberg HD016958). È notevole questa testimonianza di una radice scomparsa in basco e conservatasi in Sardegna.

SONBERABON- "crema, formaggio molle"  
    basco zenbera 'formaggio molle'
Attestato con desinenza di genitivo latino nell'antroponimo SONBERABONIS (CIL 13, 157).
In basco troviamo forme estese come zenberauen (ant. basso navarrese) e zendereben (alto navarrese) < *zenbereben con dissimilazione. In latino ca:seus "formaggio" poteva usarsi nell'idiomatica per indicare una persona amabile (in Plauto abbiamo dulciculus caseus e meus molliculus caseus). È possibile che in aquitano si usasse un'idiomatica simile. 

SUTUGI- "focolare"
    basco su 'fuoco' + tegi 'luogo'
Attestato come dativo con la desinenza latina: SUTUGIO (CIL 13, 164 e altre).  

Numerosi sono i prestiti indoeuropei, non necessariamente celtici. 

ABEL(L)IO(N)N- "dio delle mele" 
  < IE precelt.
Attestato al dativo: ABELLIONNI, ABELIONI, ABELIONO, etc. (es. CIL 13, 337). Il nome, corrispondente del celtico *aball- "mela": tardo gallico avallo "mele" (Glossario di Vienne), antico irlandese ubull "mela", gallese afal /'aval/ "mela"). Doveva avere un profondo significato religioso, come dimostrato dal mito britannico della Terra di Avalon.

ALARDOS(S)- "cervo maschio" 
  < IE precelt.
La radice ALAR- si trova attestata con l'aggiunta dell'elemento -DOS(S)-, che significa "maschio" (con numerose varianti). Si trova come dativo ALARDOSSI (CIL 13, 48) o ALARDOSTO DEO (CIL 13, 313). Si vede che il prestito è avvenuto da una forma antica di lingua indoeuropea, dell'ondata "idronimica" che ha la vocale /a/ dove le lingue IE occidentali storiche hanno invece /o/.

BORIENN- "sommo" 
  < IE precelt. gwer- 'montagna'
Attestato come dativo: BORIENNO DEO (CIL 13, 301). Corrisponde alle forme teonimiche lusitane Bora e Borea segnalatemi da Octavià Alexandre. Chiaramente -ENN- è il suffisso superlativo. Questa radice non ha lasciato superstiti in basco.

BORTO- "alto"
   < IE precelt.
Attestato come BORTUS e BORTOSSUS, con desinenza latina (Gorrochategui, 1984). È ben possibile che sia un prestito IE preceltico < *bhorkto-, adottato come *BORTO e parallelo al successivo vocabolo basco bortitz "violento", che proviene dal parente latino fortis.
Un falsi parente è basco bort "bastardo" (cfr. catalano, prov. bord < lat. burdu(m) "mulo", di origine iberica). 

DUSANHAR- "animale maschio" 
Attestato con l'uscita del genitivo latino in -isDUSANHARIS (Sofuentes).
Ritengo che contenga -HAR "maschio" (basco ar 'maschio'): anche se sarebbe preferibile un esito in -HARRIS, non mancano casi di rotica forte trascritta con una semplice -r-. La radice DUSAN- deve essere un prestito. Potrebbe provenire da IE *dhwes- "fumo", gallico *dusios "demone" (attestato come glossa lat. dusius). Compare anche nel basco tusuri "bestia", che però mostra una consonante sorda. Nel qual caso potrebbe significare "animale maschio" o "demonio maschio". Tuttavia la morfologia è abbastanza incerta. 

MONS- "elevato"  
   < IE precelt.
Latinizzato in MONSUS (CIL 13, 301). La radice si trova nel latino mo:ns e nel celtico *monios > gallese mynydd "monte".

OLON- "cervo"
   basco orein 'cervo' < *oleni
   < IE precelt.
La radice è attestata nel toponimo OLONTIGI. La base non è attestata in questa forma in celtico. 

-PENN- "importante; potente"
   basco: ben 'serio; importante', men 'potente' 
Attestato con una desinenza del genitivo latino nell'antroponimo SENIPENNIS (CIL 13, 125), se la lettura verrà confermata, come appare probabile. La forma di base deve essere stata *BENN-: il trattamento fonetico è analogo a quello di BONN- "buono" in SENIPONNIS. Pare un antico prestito dal gallico *penno- "testa", se si ammettesse uno slittamento semantico da "testa" a "capo", quindi a "importante; potente". In ogni caso non mi risulta che nelle lingue celtiche note tale slittamento abbia avuto luogo. 

SEND- "forte, robusto" 
   basco sendo 'robusto'
Attestato come genitivo con suffisso latino: SENDI (CIL 13, 2). A parer mio l'attestazione aquitana confuta l'etimologia della parola basca dal latino exemptus, anche se le varianti sentho (zuberoano) e sento, sonto (roncalese) rimangono problematiche. Esiste la possibilità che la voce sia di origine IE preceltica, parallela a gotico swinþs "forte", e che -nd- sia un esempio precoce di sonorizzazione.
Il lemma basco sendor "catasta di legna" non è adatto a spiegare l'antroponimo aquitano.

Abbiamo fatto grandi progressi nella comprensione degli antroponimi e dei teonimi aquitani, ma vi sono ancora voci che resistono ad ogni tentativo di spiegazione o che in ogni caso si presentano troppo incerte. Eccone una lista: 

ACAN 
Antroponimo, attestato come dedicante di una stele (CIL 13, 130) al dio XUBAN (vedi sotto). Alcuni leggono AGAN, ma dall'immagine della stele questa lettura non mi sembra giustificata. Potrebbe provenire da una lingua sconosciuta e non aquitana. 

ACCATEN
Attestato come nominativo non marcato (CIL 13, 555). Mostra un suffisso accrescitivo, ma la radice permane oscura.

ARSERR-
Attestato con desinenza latina del genitivo: ARSERRIS (CIL 13, 95). Se AR- potrebbe essere la parola per "maschio", anche se in aquitano è HAR- quando ricorre come primo membro di un composto, -SERR- è decisamente enigmatico. Altrimenti è possibile dividere ARS- + ERR-, ma si noterà che in aquitano HARS- "orso" ha l'aspirazione iniziale come in basco hartz id. 

ARSILUNN-
Attestato con desinenza latina del dativo: DEO ARSILUNNO (Argein). È chiaramente formato con ILUNN- "scuro", ma il primo membro del composto è problematico. 

CAHENNA
Antroponimo femminile (ILTG 136, Lasséran). Forse da connettersi con le oscure forme basche kaheka (basso navarrese) e kahaka (zuberoano) "gufo femmina". In ultima istanza potrebbe essere parente del gallico *cavannos "gufo" (attestato come glossa lat. cavannus), se l'aspirazione può essere un separatore iatale nato dalla scomparsa del celtico /w/.

CUNDUESE-
Attestato come dativo CUNDUESE-NI (CIL 13, 125), è un femminile, formato con il noto suffisso -SE. La base tuttavia rimane oscurissima. 

DAHO
Attestato come dativo: DAHO DEO (CIL 13, 87). A rigor di logica deve trattarsi di un prestito, come provato dalla consonante iniziale. Potrebbe essere un termine celtico col senso di "fuoco" o di "ardente" (< *da:w-), se l'aspirazione è un separatore iatale derivato dalla scomparsa di un antico /w/

DERRO
Antroponimo maschile oscurissimo (CIL 13, 30). Data l'iniziale, deve trattarsi di un prestito. Non sembra che possa essere un celtismo. 

ELIAMAR
Antroponimo oscurissimo, che ricorre assieme a USOCAR (Sacaze n. 355, vedi sotto). Non sembrano esserci paralleli in alcuna lingua conosciuta. 

EBERR-
Teonimo maschile attestato con desinenza di dativo latino: DEO EBERRI (ILTG 53, Gensac-de-Boulogne). Potrebbe significare "cinghiale" ed essere un prestito da una forma di indoeuropeo preceltico.

ER(R)IAPE
Teonimo maschile attestato in numerose iscrizioni trovate a Saint-Béat: DEO ERIAPE, DEO ERRIAPE. Anche con desinenza latina del dativo: DEO ERIAPO, ERRIAPO DEO, ma anche ERIAPPO. Non mi è chiaro se possa andare con la radice ERRE- "ardere" presente in ERRENSAE (dat.); la frequenza di forme con -R- semplice mi fa propendere per il no.  

FAFIER-
Attestato come genitivo con suffisso latino: HAHANTEN FAFIERI UXOR (CIL 13, 173). Non ha l'aria di essere un nome aquitano, per via della presenza della fricativa /f/. Non è tuttavia facile fare un'ipotesi sulla sua natura. Non può neppure essere un celtismo.

GELAIS 
Oscuro sia a livello di radice che di morfologia (Sacaze n. 303). Si può soltanto dire che è improbabile che -IS sia una desinenza latina del genitivo: in genere questa si aggiunge a un tema in vocale come -N-IS, e un simile uso è notato anche in antroponimi paleosardi. Più plausibile quindi che GELAIS non sia analizzabile.

HARAUSON-, HAROUSONN- 
Attestato come dativo: HARAUSONI (CIL 13, 78) e HAROUSONNI (Sacaze n. 199). L'aspetto e la variante in -ou- farebbero pensare a un prestito gallico, ma potrebbe ben trattarsi di una suggestione ingannevole, vista anche la presenza di un'aspirata iniziale - a meno che non sia un residuo di un'antica *p- scomparsa. Non credo che possa essere una variante di HERAUS- "cinghiale"

HARONTARR- 
Attestato al genitivo con suffisso latino: HARONTARRIS (CIL 13, 289). La radice potrebbe essere una variante di NAR(H)UN-, NARHON- "nobiltà", ma la cosa non è del tutto certa, così includo l'antroponimo in questa sezione.  

HOTARR-
Attestato con suffisso latino del genitivo: HOTARRIS (CIL 13, 267). Non è affatto certo che sia una variante di HONTHARR- (CIL 13, 306). Una radice *HO- indipendente risulta tuttavia incomprensibile. Se invece fosse una semplice varante di HON- "piede; colle" (basco oin 'piede'), si dovrebbe rilevare una netta divergenza dal trattamento di questa radice in basco.

HUNNU
Nome maschile, del tutto incomprensibile (CIL 13, 334). Si fa notare che la morfologia è del tutto isolata. Potrebbe essere un antroponimo di una popolazione di lingua sconosciuta e non aquitana.

ISCI-
Documentato come teonimo con un suffisso diminutivo: ISCITTO DEO (CIL 13, 00335). Non mi paiono convincenti paralleli le forme basche iski "affanno, ansia" e iski, izki "leggero, insignificante".

ITTI-
Attestato con un suffisso diminutivo, al genitivo: ITTIXONIS (CIL 13, 17). La radice compare anche in paleosardo, ad esempio nel toponimo ÍTTIRI, ma non ho ancora trovato una spiegazione soddisfacene. Non ho trovato esiti baschi documentati.

LAHE
Teonimo femminile: LAHE DEAE (CIL 13, 143). Navighiamo in alto mare, senza la benché minima idea di possibili paralleli. Nonostante l'aspetto fonetico perfettamente compatibile con la fonotattica protobasca, non ho trovato esiti baschi documentati.

LESURIDANTAR-
Attestato come patronimico con la desinenza latina del genitivo: LESURIDANTARIS (CIL II 2900). La formazione è enigmatica.
 

LEXEIA
Nome femminile (CIL 13, 64). La base, LEX- è oscura. La formazione femminile in -EIA è presente anche in altri casi (BELEXEIA, etc.). Un'iscrizione trovata a Lès (Valle d'Aran), che riporta un dativo LEXI DEO è a quanto pare opera di un falsario. 

ODANN-
L'antroponimo potrebbe essere formato dal corrispondente del basco (h)or "cane" e dalla voce DANN- "guardiano", che si trova anche in celtico. Tuttavia la formazione appare decisamente singolare e non sono affatto certo che questa analisi sia attendibile, così includo la voce in questa sezione. 

OSCITAR-
Attestato come genitivo: OSCITARIS (ILTG 138). Con ogni probabilità deriva da un toponimo, col tipico suffisso -TAR.
 

PIANDOSSONN-
Attestato come genitivo con suffisso latino: PIANDOSSONNII FILIUS (CIL 13, 124). Se è chiaro che si tratta di un composto di ANDOSS-, il primo membro del composto è incomprensibile e incompatibile con la fonotattica protobasca. 

SERHUHOR-
Attestato con l'uscita del genitivo latino in -is: SERHUHORIS (Hispania Epigraphica 16131).
Ritengo che contenga -HOR "cane" (basco (h)or 'cane'), già visto in ODOX- e sospettato in ODANN-, ma la prima parte del composto è a dir poco enigmatica. La -r- debole della parola basca sarebbe perfettamente in linea con l'attestazione aquitana.

SEXSARBOR-
Potrebbe essere interpretato come latino SEX ARBORES, e in effetti si trova un dativo plurale SEX ARBORIBUS (CIL 13, 129). Tuttavia la presenza della forma singolare SEXSARBORI DEO (CIL 13, 132), oltre alla grafia -XS-, invita a rinunciare all'identificazione.

SIHAR-
Attestato con desinenza latina di genitivo: SIHARI FILIUS (Saint-Aventin).

SIRICCO-
Attestato al dativo: SIRICCONI F(ILIO) (CIL 13, 265), Naturalmente non può avere nulla a che fare con basco ziriko "seta", che è dal latino sericu(m). Non può neanche essere connesso con basco zirin "escrementi di uccelli", per ovvi motivi semantici.

SOMENAR-
Attestato come genitivo SOMENARIS (Sacaze n. 403)
.

ULOHOX-
Attestato come genitivo ULOHOXIS (CIL 13, 334) e come dativo ULOHOXO (CIL 13, 170). C'è anche una variante ULOHOSSII (ILTG 136, Lasséran). Direi che a giudicare dal suffissoide -HOX- "maschio" deve essere il nome di un animale, soltanto che non è chiara la radice ULO-. Potrebbe essere connessa a basco urubi "allocco" < *ulubi, ma questo è ben lungi dall'essere certo. 

ULUCIRR-
Formato dalla stessa base di ULOHOX- (vedi sopra): in un'iscrizione (CIL 13, 00170) si trova ULOHOXO ULUCIRRIS. Questa constatazione tuttavia non è di grande aiuto. 

USOCAR
Attestato in un ex voto nella formula onomastica ELIAMAR USOCAR (Sacaze n. 355). Non sembrano esserci paralleli in alcuna lingua nota.

XUBAN
Un teonimo enigmatico (CIL 13, 130). Potrebbe provenire dalla lingua di una popolazione sconosciuta e non aquitana.

Occorre infine menzionare il fatto che esistono numerosi falsi teonimi pirenaici, ad esempio ARAM, ARMASTON, ISORNAUS, NARDOSION, TEIXONOX, TEOTAN-. Alcuni sono dovuti a cattive letture, altri a falsificazioni consapevoli. Tra questi falsi, ne discutiamo uno particolarmente interessante.

HELIOUCMOUN- 
Attestato al dativo in un ex voto che sarebbe stato trovato a Martres-Tolosane: HELIOUCMOUNI DEO (Du Mège, 1814). Oggi è ritenuto un falso coniato dallo stesso Du Mège, e il monumento su cui l'iscrizione sarebbe stata incisa non si trova da nessuna parte. Il teonimo era stato costruito, non senza ingegno, come un nome preso a prestito dal greco, traducibile con "Cammino del Sole". L'intenzione dell'autore era di produrre un termine della religione dei Druidi.

4 commenti:

  1. Carissimo Marco,
    Ritengo che l'aquitano Bortus, Bortossus sarebbero derivati dello stesso lessema *gʷorH- che ha dato i teonimi lusitani Boro, Borea. Questa etimologia mi sembra meglio che la da te proposta dal IE *bhrghʲ-> latino fortis, per quanto non abbiamo bisogno da un Ablaut zero.

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  2. Carissimo Octavià, non mi pare soddisfacente postulare suffissi in assenza di una casistica per coniare forme ad libitum.

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  3. Carissimo Marco,
    Ci abbiamo anche *portu > asturiano puertu, basco bortu, mortu. Sarebbe lo stesso suffiso proposto da te ma affisso a un altro lessema.

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  4. Carissimo Octavià, hai perfettamente ragione. Tuttavia si tratta di un lessema che è ben documentato con tale suffisso in vari ambiti. Non mi risulta invece una formazione a partire dalla radice *gworH- "montagna" con un suffisso in dentale. Questa non è di per sé una prova, ma un lieve indizio di fallacia.

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