sabato 19 dicembre 2015


LA NUOVA EPIDEMIA DI SIFILIDE

Parlando col mio diabetologo, il discorso è caduto sulle malattie veneree. Il tutto era partito dal grottesco questionario per la valutazione della funzionalità erettile, che spesso viene sottoposto all'attenzione, visto che elevati livelli di glicemia possono ledere la potenza sessuale. Non ho fatto menzione delle mie convinzioni encratite, e ho spiegato che evito il contatto col gentil sesso per via del terrore delle malattie veneree, soprattutto della sifilide. Così mi ha detto il dottore: "La sifilide è una cazzata che si cura in pochi giorni". Sarà, non metto certo in discussione la sua esperienza medica, ma le sue parole mi hanno lasciato molto perplesso. Saranno anche vere, ma soltanto a due condizioni:

1) che la malattia sia scoperta per tempo;
2) che il Treponema pallidum contratto non appartenga a un ceppo resistente agli antibiotici
.

Purtroppo per gli amanti della conoscenza in senso biblico, queste due condizioni non sono affatto certezze garantite.

Diversi anni fa, discorrendo con un amico, che è un gran fornicatore, gli ho fatto notare che a Milano si registrava un nuovo caso di sifilide ogni giorno, e che anche a Roma le cose non dovevano andare in modo tanto diverso. L'amico mi ha risposto che quel nuovo caso non sarebbe mai stato lui: "Ogni giorno ci sono milioni di persone che scopano, e le probabilità che la disgrazia becchi proprio me nel mucchio sono in pratica zero". Se è contento così, beato lui. Io nei suoi panni non mi sentirei così tranquillo. Ricordate il famoso film Il Cacciatore, quello in cui il protagonista faceva la roulette russa? Ogni volta che lo tramettevano in TV qualcuno lo imitava e si faceva saltare le cervella. Ecco, tutti quei poveretti erano molto più al sicuro di chi confida nel caso per sfuggire al contagio.

Fossero tutti qui i problemi, sarebbe ancora niente. Non sono infatti rare le persone che sostengono a spada tratta e senza mezzi termini che le malattie veneree non esistono, o che al massimo riguardino solo i sodomiti. A questo proposito esiste una tradizione popolare inveterata. 

Ancora una volta la mia memoria mi è di grande aiuto. Ricordo T., e sua moglie M., un'allegra compagnia, non c'è che dire. All'epoca non avevo ancora capito che persone fossero, e commettevo il grave errore di frequentare il loro salotto. Ad ogni menzione dei morbi venerei, T. reagiva con stizza. In dialetto brianzolo sbottava alla moglie, che nutriva qualche timore: "Dagh minga a trà. Chi rollà gh'inn nò". Alla fine, costretto ad ammettere che le malattie veneree non le ho inventate io, aggiungeva col contorno di qualche rustica bestemmia: "I ciàpen dumà i cü". Come obiettavo che virus e batteri colpiscono le donne e gli uomini senza alcun pregiudizio, M. si ricomponeva, ed ecco che enunciava con sussiego la sua sintesi hegeliana: "Beh, se una donna va con tanti uomini, bisogna capire che qualcosa la deve avere, non si può pretendere che sia sana come un pesce". Come se fosse qualcosa di cui una donna dovesse andar fiera. 

Sarebbe però un errore pensare che queste nocive convinzioni siano una prerogativa del volgo più grossolano: esse intaccano qualsiasi strato sociale, quale che sia il livello di istruzione delle persone. Il negazionismo venereo è incredibilmente tollerato e gode dell'approvazione nemmeno tanto segreta di chiunque intrattenga relazioni carnali. Esso è sostenuto dal potere politico e dai suoi ripugnanti lacchè: i mass media. Non solo: è sostenuto a spada tratta dal Papato. Questi poteri del mondo fanno di tutto perché le genti copulino senza alcuna protezione e senza alcuna preoccupazione delle conseguenze. Si può parlare di una vera e propria censura, che proibisce di trattare l'argomento e anche soltanto di alludervi. Tuttavia, a dispetto dei desiderata di politicanti e cardinali incartapecoriti, batteri e virus trovano la loro strada da un corpo all'altro e banchettano allegramente con le carni delle loro vittime.

Già all'epoca dell'università mi era giunta voce di un focolaio di supergonorrea incurabile che si era formato in Thailandia. Adesso il contagio è arrivato fino in Italia e in Inghilterra. Una dozzina di anni fa sono venuto a sapere che un focolaio di sifilide, formatosi a Mosca, aveva dato origine a nuovi centri di infezione a Lugano e a Milano. La lue, che gli stolti Svedesi si erano affrettati a dichiarare scomparsa dalla loro nazione, aveva fatto la sua ricomparsa. 

Sfidando la censura imposta dai mass media, allego a questo punt il link alla tesi di dottorato di Francesca Negosanti, intitolata "La nuova epidemia di Sifilide". Un ottimo documento, che rende almeno l'idea di quella che è soltanto la punta dell'iceberg.     

4 commenti:

  1. Io vado a prostitute abitualmente e uso il profilattico. Tuttavia mi pongo il problema e, te lo confesso, a volte mi preoccupo. Solo che non avendo alternative e avendo forti pulsioni libidiche, non posso purtroppo astemermi troppo a lungo dai rapporti sessuali. Del resto, la sola masturbazione non mi basta.

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  2. Fai bene a preoccuparti: il problema sussiste, perché il treponema può insinuarsi nella pelle e nelle mucose in qualsiasi parte del corpo. Non pochi si sono trovati un bel sifiloma sulle labbra o sulla lingua. Se uno contrae il morbo mentre è sotto antibiotici, la sifilide può essere "muta", ossia asintomatica.

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  3. Ok, ma allora dove "canalizzo" la mia libido in mancanza di alternative "sicure" (una brava fidanzatina sana) ?

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  4. Sulla sicurezza delle fidanzatine ho in ogni caso più di un dubbio. Tendono infatti ad ammalarsi di una malattia venerea ancor più terribile: il concepimento. Per quanto mi riguarda, ho potuto calmare la mia libidine grazie alla mia Fede e agli studi. Altrimenti sarei impazzito. Ci sono infatti numerosi sistemi per distogliersi da potenziali focolai di eccitazione. Potresti ad esempio provare a metterti a studiare l'armeno o l'antico egiziano. Oppure stordirti con romanzi di fantascienza, uno dietro l'altro, isolandoti dal mondo.

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