mercoledì 16 marzo 2016

LA LINGUA ITALIANA AMMALATA DI RENZITE

Così recita un articolo in cui si promette di rendere eterno il perniciosissimo Expo: "Sei esposizioni della XXI Triennale internazionale di Milano saranno allestite nei padiglioni che ospitavano il Future food district e l'Auditorium". E ancora: "L’ingresso da cui accederanno i visitatori, che potranno acquistare un “season pass” da 22 euro con ingressi illimitati o un ticket singolo da 15, dovrebbe essere quello della passerella di Cascina Merlata. La strada che, ormai è ufficiale, porterà Expo alla sua nuova vita."

Che dire? I sintomi della degenerazione linguistica sono sempre più evidenti in Italia. Ormai all'uso della parola "ticket" siamo abituati da tempo. Ora assistiamo alla sua abnorme espansione semantica: sta di fatto rimpiazzando "biglietto" in ogni sua accezione. Di fronte a "season pass" possono soltanto venirmi i conati di vomito. Qualcuno dirà che le parole venivano prese a prestito già nel Neolitico e che è assurdo sostenere posizioni puriste. A tale obiezione controbatto facendo notare che qui siamo di fronte a qualcosa di molto diverso da un sano scambio di lessemi tra lingue vicine. Siamo di fronte a un morbo che ha la sua origine nella politica.  

Quando in una lingua si producono simili fenomeni, il suo destino è segnato. Quello che pochi notano è che i vocaboli e le locuzioni pseudoinglesi che pullulano sotto la tirannia renziana sono chimere, entità fantomatiche: non sono trascrizioni di vocaboli e di locuzioni anglosassoni, ma prodotti di storture concettuali e spesso di oscene pronunce ortografiche. Continua ad agire l'aberrante dottrina scolastica secondo cui la lingua scritta verrebbe prima di quella parlata, oltre all'ingenua fede nell'assoluta sovrapponibilità di tutti gli idiomi del genere umano.

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