domenica 8 maggio 2016

PROVE ESTERNE E INTERNE DELLA PRONUNCIA RESTITUTA DEL LATINO: LA TRASCRIZIONE DI ANTROPONIMI E TOPONIMI CELTICI

La lingua latina degli autori classici usava la propria ortografia per trascrivere antroponimi e toponimi della lingua dei Celti, sia continentali che insulari, senza dover ricorrere a particolari convenzioni. Così se si prende l'opera di Giulio Cesare sulla conquista della Gallia Transalpina, troviamo nomi propri di persona e nomi di luogo con le lettere C e G davanti a vocale anteriore I e E. Sappiamo che in nessuna lingua celtica esistevano i suoni postalveolari /tʃ/ e /dʒ/ tipici della pronuncia ecclesiastica del latino. Se tali suoni fossero esistiti, e fossero state in auge pronunce come /'tʃena/, /'tʃelus/ e /'dʒenus/, lo stesso Giulio Cesare, nell'atto di scrivere i Commentarii de bello Gallico, avrebbe trovato il modo di esprimere i suoni occlusivi della lingua celtica davanti alle vocali anteriori /i/ e /o/ facendo ricorso a qualche artificio, per far sì che un lettore ignaro della retta pronuncia di quei nomi non errasse. Per esempio, avrebbe ben potuto esprimere /k/ davanti a vocale anteriore usando il digramma CH, che era già in uso per trascrivere lemmi greci, oppure resuscitando l'uso della lettera K, che ai suoi tempi si trovava soltanto in poche parole come Kalendae. Invece nulla di tutto ciò è mai accaduto.

Prendiamo ad esempio il nome del famosissimo condottiero Vercingetorige, cui la pronuncia della scuola attribuisce per tradizione un suono che i Galli avrebbero reputato assolutamente irreale e bizzarro.

Vercingetorix in lingua gallica era pronunciato /wɛrkiŋ'gɛtɔri:ks/.
Il suo genitivo era *Vercingetorigos /wɛrkiŋgɛ'tɔri:gɔs/.
Il suo dativo era *Vercingetorigi /wɛrkiŋgɛ'tɔri:gi:/.
Il suo accusativo era *Vercingetorigan /wɛrkiŋgɛ'tɔri:gan/


Una declinazione molto simile a quella del latino, lingua a cui somigliava tanto che potremmo quasi definirle "lingue sorelle". La morfologia dei sostantivi è attestata nelle iscrizioni galliche, e mostra una perfetta consonanza con quanto si è ricostruito a partire dall'antico irlandese, quindi la flessione da me riportata non è frutto di fantasia, ma un dato di fatto. 

Corrispondenze britanniche:

gallese gor "sopra" < *wer = lat. super, gr. ὑπέρ
     < IE *(s)uper-
gallese rhi "re" < *ri:ks = lat. re:x
gallese rhiain "vergine" < *ri:gani: "regina" 


La -g- intervocalica ha subìto lenizione ed è caduta: non è riportata nella scrittura già nella fase dell'antico gallese.

Corrispondenze iberniche:

antico irlandese for "sopra" < *wer = lat. super,
     gr. ὑπέρ < IE *(s)uper-
antico irlandese cing /kji
ŋgj/ "guerriero" < *kingets
  gen. s. cinged /kji
ŋgjeð/ "del guerriero"
      < *kingetos
 
nom. pl. cingaid /k
jiŋgj/ "guerrieri" < *kingetes
  dat. pl. cingedib
/kjiŋgjeðjj/ "ai guerrieri"
      < *kingetobi
antico irlandese rí /r
ji:/ "re" < *ri:ks 
  gen. s. ríg /r
ji:ɣ/ "del re" < *ri:gos
  nom. pl. ríg /r
ji:ɣj/ "re" < *ri:ges  
  dat. pl. rígaib /
'rji:ɣj/ "ai re" < *ri:gobi

Si può vedere che le forme attestate delle lingue celtiche insulari si sono sviluppate da una lingua molto affine a quella parlata nelle Gallie. I mutamenti fonetici tipici, come la formazione di una approssimante palatale in antico irlandese, si sono sviluppati durante i primi secoli dell'età medievale. 

Nelle iscrizioni in lingua gallica e in caratteri latini, lo stesso uso di Cesare è valido: non si ha nessuna traccia di particolari convenzioni grafiche, diverse da quelle in uso nella lingua latina, relative alle lettere C e G davanti a vocale anteriore. L'ortografia gallica è in generale simile a quella latina, ma si riesce comunque a capire quando si trova in difficoltà nell'esprimere suoni non tipici della lingua di Roma. Esiste infatti un carattere speciale, che è chiamato "tau gallicum" ed è derivato dalla lettera greca theta. Questo è usato per trascrivere una fricativa interdentale sorda (secondo alcuni un'affricata dentale sorda). Presenta diverse varianti, in genere assume la forma -đđ- o -θθ-, ma può anche essere reso con il gruppo -ds- o con -ss-. Si trova regolarmente per trascrivere l'esito dell'antico gruppo /st/ ereditato dall'indoeuropeo.

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