Girando nella Rete, che tanto ha contribuito a diffondere una forma contagiosa di ignoranza, mi sono imbattuto in un'assurda narrazione. Secondo non poche persone, la locuzione "avere il magone", che significa "essere triste", deriverebbe dal nome del generale cartaginese Magone. Per giustificare quest'insana fantasticheria, costoro citano fatti storici estratti a viva forza da qualche manuale scolastico, dando spiegazioni cervellotiche quanto vane.
Sia ben chiaro, il magone non ha nulla a che spartire col nome del condottiero di Cartagine, fratello di Annibale. Si tratta di una mera assonanza o coincidenza fortuita, cosa non infrequente quando le parole hanno una struttura fonetica abbastanza semplice.
Il termine magon /ma'gun/ indica nel Nord Italia il ventriglio degli uccelli, ossia il loro stomaco. La locuzione avegh el magon (milanese) ed equivalenti nei vari dialetti galloitalici significa alla lettera "avere il gozzo", quindi "avere un groppo in gola", da cui "essere triste". L'origine germanica del vocabolo è ben chiara. Il termine di partenza deve essere stato il longobardo *mago, gen. *magon, *magun "stomaco, ventriglio". Tuttora vi sono corrispondenze precise in lingue germaniche viventi. Tedesco Magen "stomaco". Inglese maw "ventriglio".
Eppure la vera etimologia è osteggiata in modo aperto e giudicata assurdamente un'etimologia popolare, mentre la paretimologia nata dall'assonanza è ritenuta autentica.
Questo è riportato da Sapere.it, che pure non è un sito di complottisti:
"Il modo di dire "avere il magone" è piuttosto antico e ci sono due possibili spiegazioni, una colta e l’altra popolare; la prima si riferisce a Magone Barca, che comandò la battaglia della Trebbia contro i Cartaginesi durante la II guerra Punica (218 a.C.). Petrarca narrò della morte di Magone, che avvenne durante il suo viaggio verso Cartagine dopo la distruzione di Genova, nel suo poema Africa.
Ecco perché si è poi attribuito al sostantivo “magone” il significato di triste rimpianto, nodo alla gola che precede il pianto provocato da una brutta notizia."
Ecco perché si è poi attribuito al sostantivo “magone” il significato di triste rimpianto, nodo alla gola che precede il pianto provocato da una brutta notizia."
Segue l'esposizione quasi rituale della spiegazione corretta del magone, giudicata invece come "popolare" e implicitamente come inaffidabile. Ma che affidabilità ha mai la spiegazione "dotta"? Per gli autori di Sapere.it, tutto sarebbe nato dalla poesia di Petrarca, Africa, talmente vivida che chi la lesse si immedesimò nelle genti di Cartagine sconvolte dal lutto per la perdita del loro condottiero. Come dire, quando Napoleone fu sconfitto a Waterloo, si diffuse tra le genti di Francia tale scoramento, che da allora per dire "essere triste" si diffuse una nuova locuzione: "avere il napoleone". Basterebbe il grottesco di una simile barzelletta per esporre la trovata al pubblico ludibrio.
Assurdità dello stesso tenore, corredate da ulteriori dettagli e da una spiegazione un po' differente, si ritrovano in un articolo apparso sul sito Placidasignora.com:
Anche in questo caso, la spiegazione genuina del magone è attaccata e giudicata "popolare", quindi frutto dell'ignoranza, mentre la fanfaluca del generale cartaginese viene osannata, difesa come "dotta" e le viene attribuita una specifica origine genovese. Al contempo, si condannano i dizionari della lingua italiana perché prendono per buona la spiegazione "popolare", per di più "senza dare spiegazioni". Secondo la Placida Signora, una vecchia conoscenza dei tumultuosi tempi di Splinder (ricordo ancora quel suo amico che mi soprannominava "Freikorps"), siccome Magone devastò Genova, avrebbe causato un indelebile trauma ai suoi abitanti, che avrebbero tramandato il suo nome come sinonimo di tutto ciò che è funesto. La logica è ancora una volta posticcia. Come dire, avendo le orde di Hulagu Khan raso al suolo Baghdad apportandovi una spaventosa distruzione, si diffuse tra i superstiti della città annientata un tale scoramento, che da allora per dire "essere triste" si diffuse una nuova locuzione: "avere l'Hulagu Khan". Ancora una volta un'assurdità patente.
In realtà, eliminare la costruizione scolastica di un'origine da Magone e difendere il parallelismo con il tedesco Magen è una delle più semplici e sensate applicazioni del Rasoio di Occam. Anche se in non poche occasioni tale strumento logico si presta ad abusi, in questo caso la sua applicazione non presenta problema alcuno ed è del tutto legittima. Delle due spiegazioni, la più semplice tende ad essere quella giusta. Se poi si considera che l'origine del magone dalla storiella di Magone è difesa soprattutto da autori di Genova per motivi di fiero campanilismo, il resto segue: è stato un insegnante genovese a fabbricare la falsa etimologia e sono tuttora suoi concittadini a cercare di imporla, perché la sentono legata al patrimonio culturale della loro città. L'origine scolastica è ben chiara. Per essere eufemistici, è ben lecito nutrire seri dubbi sul fatto che i Genovesi ricordino sul serio per trasmissione diretta la distruzione della città ad opera di Magone. Genova non ricorda Magone più di quanto Milano ricordi il goto Uraia. Troppi secoli sono trascorsi, troppe cose sono cambiate. L'antica lingua ligure, di ceppo indoeuropeo e preceltica, che era parlata ancora all'epoca di Seneca, si è estinta ed è stata soppiantata dal latino volgare che si è evoluto in una varietà romanza nel corso dei secoli.
Il nome del condottiero cartaginese, trascritto Mago /'ma:go:/ o Magon /'ma:go:n/ dai Romani e Μάγων dai Greci, viene chiaramente dal punico: magōn (scritto mgn) significava "scudo". La parola corrisponde in modo perfetto all'ebraico מגן māgēn "scudo". Spesso alla -e:- lunga ebraica il punico rispondeva con -o:- lunga. Così neopunico molchomor "sacrificio di un agnello" (creduto per errore una glossa di Agostino d'Ippona; attestato nelle iscrizioni di N'Gaous) - da pronunciarsi /molχo'mo:r/ - in cui omor /o'mo:r/ "agnello" corrisponde alla perfezione all'ebraico אמר immēr "agnello", accadico immeru "pecora".
Ma veramente è incredibile come non ci sia limite all'umana sciocchezza! Ora il magone viene da un generale cartaginese?
RispondiEliminaMah, vabbè, ormai il mondo va cosí, c'è poco da farci a parte lodare la diligenza di persone come Lei che smascherano simili corbellerie per quel che sono in realtà.
Detto ciò mi sento solo d'aggiungere che quest'etimologia, come quelle di moltissime altre parole usate a settentrione, mi porta a chiedermi se sti benedetti dialetti galloitalici non sarebbero piú propriamente da chiamare teuto-italici. Ché di lemmi celtici, curiosando tra le varie etimologie, n'ho davvero trovati ben pochi.
Benvenuto in questo spazio e grazie dell'intervento! In effetti i lemmi celtici nei dialetti galloitalici non sono molto numerosi, mentre quelli germanici abbondano. Tuttavia va detto che il termine "galloitalico" è dovuto più che altro alle caratteristiche fonetiche del sostrato preromano.
RispondiEliminaChe ottimo commento, Antares! Chiarissimo, l evidenza salta agli occhi e ne esce la giusta critica a distorsioni superficiali di cui internet è piena. Grazie per averci fatto focalizzare anche questa. E per l ' informazione etimologica. La migliore spiegazione trovata.
RispondiEliminaCiao! Grazie infinite dell'apprezzamento!
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