giovedì 3 novembre 2016

LA SALUTATIO ANGELICA IN LINGUA GOTICA (MATTHEW CARVER)

Matthew Carver è l'autore di un'ottima traduzione gotica della Salutatio Angelica, più nota come Ave Maria. Direi che il lavoro è di una qualità eccellente, tanto che potrebbe essere stato scritto dallo stesso Wulfila - anche se l'uso di tale preghera nella forma moderna ai tempi dell'insigne vescovo sarebbe stato anacronistico. Non so se sia davvero il caso di ritenere la lingua in cui è stata composta gotico rivitalizzato o conlang neogotica: potrebbe ben essere il gotico del IV secolo d.C. Questo è il testo:


Fagino Maria,
anstai audahafta,
Frauja miþ þus;
þiuþido þu in qinom,
jah þiuþido akran qiþaus þeinis, Iesus. 

Weiha Maria, aiþei Gudis,
bidei faur unsis frawaurhta,
nu jah in ƕeilai dauþaus unsaris.
Amen 
 

COMMENTI:

Sussiste un unico dubbio, tuttavia di scarso rilievo ai fini pratici dell'uso della lingua. Di certo Gudis come genitivo di Guþ "Dio" sarà stato perfettamente accettabile; tuttavia è possibile che la forma migliore fosse Guþis, visto che si abbrevia sempre in Gþs. Allo stesso modo il dativo si abbrevia sempre in Gþa, che a rivor di logica dovrebbe stare per Guþa. Le forme abbreviate si trovano regolarmente nei manoscritti, ma nelle pubblicazioni sono state per lo più risolte in Gudis e Guda

Questi Gudis e Guda sono forme ricostruite sul plurale guda "dèi pagani" (cfr. galiugaguda "falsi dèi") e su corrispondenti derivati in gud(a)-, con ottime basi (es. gudja "prete", con suffisso *-jan-, cfr. norreno goði "sacerdote pagano", con suffisso *-an-). Tuttavia potrebbe anche darsi che le forme del plurale e dei derivati abbiano -d- per un riflesso di una diversa accentazione della forma protogermanica. Del resto giova ricordare il caso di bloþ "sangue", gen. bloþis, che si oppone a quanto avviene ad esempio in antico inglese (> ingl. blood) e in antico alto tedesco (> ted. Blut), che riflettono chiaramente una sonora -ð- nella protoforma. A parer mio, se le forme flesse singolari fossero state soltanto Gudis e Guda, sarebbero state abbreviate in *Gds e *Gda rispettivamente, quindi proporrei l'esistenza di un genitivo sing. Guþis e di un dativo sing. Guþa. Ho tuttavia ancora dubbi a includere tali forme includo nella conlang neogotica. Il paradigma dovrebbe essere il seguente:  

nom./acc. sing. Guþ  gen. sing. Guþis, Gudis
gen. sing. Guþa, Guda
nom./acc. pl guda
gen. pl. gude
dat. pl. gudam  

La cosa non deve stupire: il nome divino in gotico presenta anche altre anomalie. In origine doveva essere un neutro sia al singolare che al plurale. Poi mantenne forma di neutro al singolare ma divenne di genere maschile indicando il Dio Cristiano: Guþ mikils "Dio Grande". Simile uso si ha anche in norreno (Guð, di forma neutra ma di genere maschile, rispetto al plurale neutro goð "dèi pagani"). Questo uso del maschile potrebbe essere stato già in uso nei tempi pagani, ad esempio riferito a Odino (gotico ricostruito Wodans) e ad altre divinità del politeismo tradizionale. È possibile che Wulfila, considerando il Nome di Dio qualcosa di immutabile, abbia ritenuto di dover formare per l'uso cristiano delle forme come genitivo Guþis e dativo Guþa per conservare la radice senza mutamenti. In questo caso sarebbero forme artificiali la cui anomali sarebbe dovuta a ragioni teologiche. Tuttavia abbiamo attestato gudhus "tempio", con -d-, il che porta a credere che le due forme convivessero. Potrebbe però anche darsi che l'uso delle forme con þ non fosse una creazione di Wulfila, ma avesse le sue radici in qualcosa di antico che ora ci sfugge. Non ho mezzi sufficienti per risolvere il problema. 

L'etimologia della parola non ci aiuta: questo vocabolo è in realtà di natura e di origine profondamente incerte. Tradizionalmente il proto-germanico *guðan è fatto risalire alla radice indoeuropea *g'hew- / *g'hu- "celebrare, libare" (cfr. sanscrito juhoti "egli sacrifica" < *g'hu-g'hew-ti). Se le forme gotiche con -þ- fossero confermate come antiche, ciò metterebbe in crisi l'etimologia indoeuropea: si dovrebbe ricostruire una forma protogermanica *guθan a fianco di *guðan, e questa risalirebbe a un precedente *g'hútom, con un accento inadatto a un termine col significato di "libato; invocato": questa etimologia si basava per l'appunto su una forma ricostruita *g'hutóm (cfr. greco χυτός "libato"). Sono incline a ritenere la radice un relitto preindoeuropeo o comunque un prestito di adstrato da una lingua sconosciuta e da lungo tempo estinta.

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