martedì 13 dicembre 2016

IL POLTERGEIST DI MAGONZA

Nell'anno 858 apparve nella diocesi di Mentz(1) [nei pressi di Bingen, sul fiume Reno](2) uno spirito dapprima manifestatosi col lancio di pietre e formidabili colpi contro i muri delle case, come se fossero battute da un grande maglio. Poi si era succeduta una seconda fase in cui lo spirito aveva incominciato a parlare per rivelare segreti e indicare gli autori sconosciuti di ruberie e altri fatti del genere, capaci di sconvolgere la pace della città. Da ultimo, egli aveva scatenato e concentrato la sua perversità su una sola persona, che si ingegnava a perseguitare in ogni modo, rendendola, vieppiù, odiosa presso tutti i concittadini facendo loro credere che essa fosse la causa prima dell'ira celeste che si stava abbattendo sulla città. Lo spirito non smise mai di tormentare la sua vittima, bruciò tutto il fieno nel fienile e dove si manifestava procurava degli incendi. I preti tentarono di placarlo per il tramite dell'esorcismo, con le preghiere e l'aspersione dell'acqua benedetta, ma per tutta risposta avevano ricevuto lanci di pietre che ne avevano feriti alcuni. Quando se n'erano andati, qualcuno fra i presenti aveva sentito lo spirito iniquo lamentarsi a voce alta, dicendo che da quel momento sarebbe stato costretto a trovare dimora nel cappuccio di uno di loro e precisamente da quello che aveva svergognato la figlia di un notabile della città. In questo modo, indifferente a tutto, lo spirito continuò a infestare il posto per altri tre anni e chissà per quanto ancora l'avrebbe fatto se il suo corpo, riesumato, non fosse stato dato alle fiamme su un grande rogo(3).

Sigeberto di Gembloux, Cronaca di Sigeberto
(Chronicon o Chronographia universalis)

L'autore di questo documento, Sigeberto di Gembloux (circa 1030 - 1112), detto in latino Sigebertus Gemblacensis, fu un monaco benedettino e uno storico. Quello che descrive è chiaramente un Poltergeist (dal tedesco poltern "bussare", Geist "spirito"). Il testo in italiano è riportato nel volume Il grande libro dei misteri irrisolti di Colin & Damon Wilson. 

Questa è un'altra versione, in un italiano un po' più arcaico, che ho trovato nell'interessantissimo trattato Dissertazioni sopra le apparizioni de spiriti e sopra i vampiri o i redivivi d'Ungheria e di Moravia etc, di Agostino Caimet (1756):

Nella Diocesi di Magonza si vide quest'anno uno Spirito, che si manifestà da principio gettando sassi, e battendo nelle mura delle case, quasi a gran colpi di mazzapicchio, indi parlando, e manifestando cose occulte, gli autori di alcuni furti, ed altre cose atte a seminare discordia tra vicini; finalmente rivolto a perseguitare furiosamente un particolare, e renderlo odioso a tutto il vicinato, pubblicandolo per cagione della divina collera contro tutto il villaggio, lo inseguiva da per tutto senza pausa, abbruciò le biade raccolte in sua casa, e appiccava il furto in tutti i luoghi, dove colui entrava.
I Greci(4) l'esorcizzarono, recitarono orazioni, aspersero d'acqua santa, e lo Spirito gettò sassi con danno di molte persone. Ritirati che furono i Preti, fu sentito come lamentarsi, e dire, che s'era nascosto sotto il piviale d'un Prete, e lo nominò accusandolo d'aver corrotta la figlia d'un benestante del luogo: continuò per tre anni a dar queste molestie, nè cessò prima di aver incendiate tutte le case di un villaggio.

Si noterà una discrepanza con il testo riportato nel libro degli Wilson. Infatti nel primo l'infestazione del Poltergeist ha fine soltanto quando viene esumato il cadavere di un uomo, lasciando credere che gli abitanti attribuissero l'accaduto a una ben precisa persona. Nel testo di Caimet invece non si fa menzione alcuna di un'esumazione: era lo spirito incendiario a provocare un grande rogo bruciando l'intero borgo. Per capire meglio l'accaduto, bisogna far riferimento a quanto scritto dal monaco di suo pugno. 

L'originale in latino ecclesiastico è reperibile in questo sito (pagina 163):


Lo riporto in questa sede.

In parochia Moguntina malignus spiritus evidens nequitiæ suæ indicium dedit. Nam primo lapides jaciendo, et parietes domorum quasi malleis pulsando, inde manifeste loquendo, furta etiam prodendo, discordias iner vicinos seminando, homines inquietabat. Denique animo omnium contra unum hominem commovit, quasi pro ejus peccatis cæteri talia paterentur. Cujus fruges in unum coacervatas incendit; qui ubicunque intrasset, statim domus illa exurebatur, ut jam ei nisi in agris locus manendi nullus esset. Propter hoc presbiteris letanias agentibus et benedictam aquam spargentibus, inimicus multis lapides jaciendo cruentatis, tandem aliquandiu quievit. Presbiteris recedentibus, inimicus flebiliter ululans, tandem presbiterum quendam nominatim exprimens, se, quando aqua benedicta spargebatur, sub cappa illius quasi familiaris sui latuisse professus est; accusans eum cum filia procuratoris concubuisse. Sic per triennium institit, donec ibidem cuncta ædificia incendio consumeret.

Come si può vedere, ci sono solo due possibilità. L'esumazione è stata un'invenzione di Colin e di Damon Wilson, oppure risale a una fonte errata, non diretta, a cui essi stessi hanno attinto ignari, non conoscendo neppure gli elementi basilari della lingua latina. Chiunque sia stato a manipolare la fonte, ha notevolmente esteso le informazioni date dal monaco Sigeberto. Questo fa capire quanto facilmente si propagano gli errori. Siamo nel regno della disinformazione. 

Note

(1) Se uno si basasse sul testo degli Wilson, sarebbe portato a credere che Mentz sia un'errata grafia di Metz. In realtà si tratta di Magonza, in tedesco Mainz. Deve quindi essere una forma monottongata. Tuttavia è attestata e non è stata generata dall'ignoranza di un copista anglosassone. Nella Wikipedia in inglese è presente la voce Mentz con tanto di spiegazioni. La fonte di questa variante deve essere il tedesco palatino Määnz. Il testo latino di Sigeberto ha l'aggettivo Mogontina
(2) La spiegazione con ogni probabilità è stata aggiunta dagli Wilson.
(3) Peccato che l'esumazione con rogo del cadavere non sia affatto presente nel testo latino di Sigeberto. Sarebbe stata un'attestazione interessante. Diffusissima nella mitologia germanica è l'idea di porre fine a un'infestazione ad opera di spiriti immondi bruciando sul rogo il cadavere della persona maligna che l'ha provocata. Queste pratiche trovano precisi riscontri anche nelle saghe islandesi. Dal paganesimo sono sopravvissute in epoca cristiana con la massima naturalezza: non risulta che abbiano trovato grande opposizione da parte degli ecclesiastici. I roghi, di vivi o di morti, non sono giunti in Europa dalle sabbie dei deserti del Medio Oriente: già documentati tra i Celti, erano ben comuni anche tra i Germani. Se al mondo scolastico nei paesi di lingua romanza fa comodo credere alla grande favola della "romanizzazione dei barbari", dirò invece che c'è stata una germanizzazione della popolazione preesistente nelle vesti, negli usi e nelle pratiche oggi definite "superstiziose".
(4) Sarà per la mia limitata conoscenza, ma non riesco proprio a comprendere perché i preti debbano essere chiamati "Greci". Probabilmente si tratta di un semplice refuso.

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