sabato 29 aprile 2017

I "MURATINI":
UNA LEGGENDA POPOLARE  

Si narra che presso un'abbazia in Molise fosse costume, ogni Venerdì Santo, segregare all'interno di piccole celle sotterranee i giovinetti del luogo che si preparavano alla cresima.
Quivi i fanciulli trascorrevano una notte e un giorno in meditazione, con una brocca d'acqua e del pane quali unici generi di ristoro.
Sul tronco di una leggenda se ne innestano sovente altre. Si narra che, nei primi dell'Ottocento, uno dei muratini, una volta estratto dalla cella sotterranea in cui era stato rinchiuso, avrebbe riferito di esser stato testimone di eventi prodigiosi.
Durante la notte, il giovinetto udì un rumore improvviso all'interno dell'angusto locale e vide aprirsi un ampio spiraglio in una delle pareti di roccia. La curiosità ebbe il sopravvento sulla paura e il ragazzino si sporse ad osservare: al di là della parete, si estendeva una vasta grotta illuminata da un tenue chiarore azzurrognolo.
Dal varco apertosi nella parete, il "muratino" si introdusse nella grotta. Ne osservò sbalordito la vastità e prese a percorrerla sino ad imbattersi in uno specchio d'acqua sul fondo del quale guizzavano creature stranissime che egli descrisse come "pesci con le gambe". Nella grotta regnava un profondo silenzio. Il ragazzino, proseguendo nella sua esplorazione, scorse poi una nicchia ricavata nella roccia, al cui interno giaceva una statua dalle fattezze assai singolari: la forma era vagamente umana, ma la testa era simile a quella di una tartaruga; inoltre, al posto delle dita, le mani disponevano di tentacoli come quelli di un polipo. Atterrito da questa visione, il giovine corse a nascondersi nella sua cella.
All'indomani, dopo che ebbe raccontato la propria esperienza, la cella fu sottoposta ad attento esame, ma non fu trovata traccia di aperture nelle pareti. 

Pietro Ferrari, 2015

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