domenica 7 maggio 2017

PROVE INTERNE DELLA PRONUNCIA RESTITUTA DEL LATINO: GLI IMPERATIVI PERENTORI DIC, DUC, FAC

Nella lingua latina classica esistono tre verbi tematici che mostrano un imperativo di II persona singolare decisamente anomalo. Questi sono i paradigmi:

dico, dicis, dixi, dictum, dicere "dire"
   imperativo II sing. dic /di:k/ 

duco, ducis, duxi, ductum, ducere "guidare"  
   imperativo II sing. duc /du:k/
facio, facis, feci, factum, facere "fare" 

   imperativo II sing. fac /fak/

Data la natura di questi verbi, ci aspetteremmo le forme regolari di imperativo: dice, duce e face rispettivamente. Invece queste varianti con -e finale sono attestate solo sporadicamente (Grandgent, §412). Con ogni probabilità sono dovute a livellamento analogico e non arcaismi. 

Le protoforme indoeuropee ricostruite sono rispettivamente:

  IE *deik- "mostrare" (> "indicare")
  IE *deuk- "spingere; guidare"
  IE *dhək- < *dhəH1-k- "fare",
       derivato da
*dhe:- "porre, mettere"

Un altro verbo che ha un imperativo privo di uscita in -e è il seguente:

fero, fers, tuli, latum, ferre "portare" (verbo suppletivo)
   imperativo II sing. fer /fer/

Questo verbo tuttavia non fa testo: derivato da una forma indoeuropea *bher-, presenta esiti tematici in numerose lingue mentre in latino è diventato atematico.
Così abbiamo ad esempio:

1) sanscrito:
  bhara:mi "io porto"; bharasi "tu porti"; bharati "egli porta"bharanti "essi portano", etc. 


2) greco antico:
  φέρω "io porto"; φέρεις "tu porti" (< IE *bheresi); φέρει "egli porta (< *φέρειτ < IE *bhereti); φέρουσι "essi portano" (< IE *bheronti), etc. 


3) gotico:
  baira /'bεra/ "io porto"; bairis /'bεris/ "tu porti" (< IE *bheresi); bairiþ /'bεriθ/ "egli porta" (< IE *bhereti); bairand /'bεrand/ "essi portano" (< IE *bheronti).

A provocare le anomalie del latino con ogni probabilità è stato il forte potere dell'accento, che ha usurato alcune forme di uso frequente, come ad esempio l'imperativo singolare, la cui natura perentoria deve aver facilitato il processo. 

Veniamo ora alle implicazioni di tutto questo.

Se il latino avesse avuto i suoni della pronuncia ecclesiastica già nell'antichità, avremmo avuto gli imperativi di dico, duco e facio pronunciati sempre con la vocale -e finale e con suoni palatali, al seguente modo:

dice /*'ditʃe/
duce /*'dutʃe/
face /*'fatʃe/

Come conseguenza, non si sarebbero potute produrre in nessun caso le forme apocopate, che anche nella pronuncia ecclesiastica hanno una consonante velare:

dic /dik/
duc /duk/
fac /fak/

Il passaggio da /tʃ/ a /k/ non è possibile nemmeno nel mondo degli accademici più isolati, che non hanno recepito i progressi scientifici degli ultimi tre secoli. Per contro si capisce che la forma originaria deve avere per necessità il suono velare /k/: da /*'di:ke/ (< */'deike/) a /di:k/, da /*'du:ke/ (< /*'douke/) a /du:k/, da /*'fake/ a /fak/, il passaggio è elementare.

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