domenica 24 settembre 2017

LONGOBARDO RICOSTRUITO: UN INCANTESIMO PER I CANI E PER LE CAGNE

Testo in longobardo (ricostruito): 

CHRIST CAPORAN GUARD AIR ULF EDO THEUP. THAU GUAS SANCTE MARTIN CHRISTES IRDI. THER AILAGO CHRIST ANDI SANCTE MARTIN THER CAUERDO GUALDAN IUTAGU THERO UNDO, THERO ZAUHONO, THAZ IN ULF NOH ULPHA ZO SCADIN GUERDAN NI MAHI, SUA GUARA SUA CALAUFEN GUALDES EDO AIDU. THER AILAGO CHRIST ANDI SANCTE MARTIN THER FRUMIE MIR SE IUTAGU ALLE ERA AIM CASUNDE.

Trascrizione fonologica (semplificata): 

/'krist ka'pɔran 'gward air 'ulf ɛdo 'θeup. θau 'gwas 'sankte 'martin 'kristes 'irdi. θɛr 'ailago 'krist andi 'sankte 'martin θɛr ka'wɛrdo 'gwaldan 'iutagu 'θɛro 'undo, 'θɛro 'tsauho:no, 'θats in 'ulf nɔχ 'ulpha tso: 'skadin 'gwɛrdan ni 'maxi, swa: 'gwara swa: ka'lauφe:n 'gwaldes ɛdo 'aidu. θɛr 'ailago 'krist andi 'sankte 'martin θɛr 'frumje mir se: 'iutagu 'alle 'ɛra 'aim ka'sunde/  

Traduzione: 

Cristo nacque prima del lupo o del ladro. Allora San Martino era il pastore di Cristo. Il Santo Cristo e San Martino si degnino oggi di proteggere i cani e le cagne, in modo che né i lupi né le lupe li possano danneggiare dovunque essi vadano nel bosco o per la strada o nella landa. Il Santo Cristo e San Martino mi concedano che oggi tornino tutti sani e salvi a casa.

Testo di partenza in antico alto tedesco (bavarese, X sec.):

Christ uuart gaboren er uuolf ode diob. do uuas sancte Marti Christas hirti.
Der heiligo Christ unta sancte Marti der gauuerdo uualten hiuta dero hunto, dero zohono, daz in uuolf noh uulpa za scedin uuerdan nemegi, se uuara se geloufan uualdes ode uueges ode heido. Der heiligo Christ unta sancte Marti de frumma mir sa hiuto alla hera heim gasunta. 

Per maggiori informazioni cfr. Eleonora Cianci, Incantesimi e benedizioni nella letteratura tedesca medievale (IX-XIII sec.), Kümmerle Verlag, Göppingen, 2004.

Commenti:

Questa formula è spesso ritenuta di origine pagana. Si può trovare un indizio a favore di un'antica origine poetica dalla presenza di assonanze e di allitterazioni - seppur imperfette - che la Cianci evidenzia (Marti / hirti, etc.). Si può rimarcare tuttavia un fatto ben più concreto: come tutti sanno, ladri e lupi esistevano ben prima della nascita di Cristo e di San Martino. La possibilità che nel testo bavarese Christ abbia sostituito Uuotan (Godan in longobardo) deve essere presa in considerazione, anche se dobbiamo comunque sospettare l'origine cristiana della semantica di hirti "pastore". Infatti per i Germani pagani "pastore" non poteva essere attributo di una divinità. Nel sito di una comunità odinista, è riportata una versione rimaneggiata in cui in luogo di Christ si trova Uuotan e in luogo di Sancte Marti si trova Hirmin.


Il sito ha come fondamento l'opera di Theodor Georg Von Karajan, risalente al Reich Millenario, epoca in cui gli autori erano molto approssimativi e si prendevano qualche libertà di troppo nel riportare i testi. I gestori di Wodanserben.de hanno riportato anche un grave refuso dovuto alla cattiva lettura della lettera s, che è stata resa erroneamente con f: *gafunda anziché gasunda. Non mancano altre discrepanze nella trascrizione, che in alcuni casi si ripercuotono nell'interpretazione. Questi errori risalgono sempre allo stesso Von Karajan, che non conosceva molto bene l'antico alto tedesco.

Tornando al testo bavarese, tra le forme notevoli spesso fraintese notiamo le seguenti:

1) der gauuerdo uualten "che si degni di proteggere". Chiaramente gauuerdo è un verbo, per la precisione un ottativo, III pers. sing., di cui il pronome der è soggetto. Inoltre uualten è un infinito, non un ottativo III pers. pl. come invece voleva il Von Karajan. Si noti che Cristo e San Martino hanno una concordanza singolare in questa frase.

2) za scedin "al danno". Questo scedin è il dativo singolare di scado "danno" (tedesco moderno Schaden), che mostra una peculierità eccezionale: l'Umlaut, che di solito non è prodotto dalla desinenza -in del dat. sing. dei maschili deboli. Questo è un notevole arcaismo. Il longobardo ha sostituito quasi sempre questo -in con -on per livellamento (es. Lupecinon), ma in alcuni casi come questo supponiamo che abbia conservato la desinenza originale. A parer mio erra la Cianci a ritenere scedin una forma verbale. La locuzione verbale è za scedin uuerdan, alla lettera "al danno divenire", ossia "danneggiare".

3) se uuara se "dovunque". Ha ragione la Cianci e ha torto Von Karajan. La forma più attestata con questo significato è sô uuara sô. Si noterà che Von Karajan restituisce sô uuara siu, interpretando il secondo se come forma atona del pronome siu "essi". Non credo che sia necessario, anche perché bisognerebbe provare che la forma sô uuara possa reggere da sola col senso di "dovunque". Tuttavia, mentre sô uuara sô è glossato con "quocumque, ubicumque", sô uuara è glossato con "posteriora"

4) alla "tutti". Una forma di una banalità sconcertante, che sta per il più comune alle. Erra gravemente il Von Karajan a risolverlo in alsô, peccando di fantasia eccessiva (cosa assai comune nel suo contesto).

Altra cosa interessante è Sancte Marti (scritto Sce Marti nel manoscritto): è evidente che Sancte è tratto dal vocativo latino, poi cristallizzato. Notevole è anche Marti senza alcuna traccia della nasale finale.

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