lunedì 11 giugno 2018

ETIMOLOGIA DI CARAMPANA: UN PROBLEMA RISOLTO

Checché se ne dica, l'etimologia della parola carampana è problematica, nonostante la storica associazione con la Ca' Rampani (Casa Rampani) di Venezia, riportata da tutti i dizionari. Definito dal Vocabolario Treccani come "donna volgare, sguaiata, oppure brutta o vecchia", questo termine è in pratica un sinonimo popolare di "vecchia puttana". Il servizio di Google "Traduzioni, origine delle parole e altre definizioni" non fa riferimento diretto al meretricio, ma specifica che, per estensione, che la carampana è una "donna attempata dall'aspetto inopportunamente vistoso". Più diretto il Wikizionario, che riporta la seguente definizione:

1. (regionale) anziana meretrice, per derivazione donna dal brutto aspetto, volgare e trasandata.

Spesso si sente accompagnare la parola all'aggettivo "vecchia" nella locuzione "vecchia carampana", in frasi del tipo: "Mi sono imbattuto in una vecchia carampana, era una fanatica della New Age", "Nonostante la sua età, A. va sempre in giro truccatissima e avvolta in una nuvola di profumo, è proprio una vecchia carampana", "G. è una vecchia carampana alla perenne ricerca di giovani nerboruti da scappellare", "Quella vecchia carampana di P. manda via email le foto della sua fica sfatta ai suoi contatti", etc.

La leggenda vuole che nel palazzo nobiliare veneziano noto come Ca' Rampani dimorassero anziane meretrici particolarmente brutte, i cui servigi a quanto sembra erano molto richiesti. Secondo altri, la stessa Ca' Rampani sarebbe stata invece il luogo dove vivevano le prostitute ritiratesi dall'attività. Forse chi propone questa interpretazione pensa che nessuno concupirebbe una donna anziana e cadente, ma sappiamo bene che le cose non stanno così. Il sesso senile, che al giorno d'oggi divampa, ha sempre avuto i suoi sostenitori. Tutti concordano nell'affermare che i Rampani erano una famiglia gentilizia che a un certo punto si estinse, lasciando le sue proprietà in stato d'incuria. Nonostante questi fatti, la storiella sulla Ca' Rampani ha tutta l'aria di essere una fabbricazione popolare, creata allo scopo di dare un'etimologia credibile alla parola carampana. Null'altro che un'ingombrante leggenda. La prima attestazione del termine sembra risalire al 1908 (vedi Dizionario Zanichelli alla voce carampana), non all'epoca della Serenissima. Questo tuttavia non significa affatto che la parola non fosse usata già secoli prima.

Soluzione del problema

La parola è derivata dal veneziano carampia, che è ben attestato. Nel XVIII secolo, ben prima che fosse registrato l'uso di carampana, vediamo carampia in un testo comico in veneto non esente da italianismi (forse soltanto grafici, es. occhi per oci; vecchia per vecia, l'uso delle consonanti doppie, etc.). Si tratta delle Fiabe teatrali, di Carlo Gozzi (1720-1806), di cui riportiamo un estratto

"La Regina Ninetta xe stada seppellia viva, za disdott'anni, sotto el buso della scaffa, per le persecuzion de sta vecchia carampia de Regina, e l'ho vista mi con sti occhi. Figurarse, se no la xe marcia, e in polvere? No xe persa la descendenza delle Naranze? L'è bella, ma no la se pol sorbir. Se me par, che sia ancora quel momento fatal, che la quondam povera Regina Ninetta, prima de esser sepolta viva sotto el buso della scaffa, ha partorio quei do Zemelli, puttello, e puttella, che gera un naroncolo, e una riosa de bellezza. A me i me xe stai consegnai da sta vecchia carampia de so nona, coll'ordene de scannarli, pena la mia vita, e, pena la mia vita, de taser; e me par de veder ancora l'azion negra de metter in tela cuna, in cambio dei do Zemelli, do cagnetti mufferle, che aveva partorido la Mascherina de corte; scrivendo po al Re quelle relazion, quelle accuse e quelle iniquità, che ha causà tanti ordeni tragici, i quali sarà contai sotto el camin, come fiabe." 

Basta fare qualche indagine per appurare che la parola carampia non è esclusivamente veneta e che è ben più antica delle opere del Gozzi. Cercando nel Web, sono riuscito a reperire un glossario molto interessante. Grazie a una citazione, ho scoperto che carampia compare già nel XIII secolo nell'opera di un poeta toscano, Francesco "Cecco" Angiolieri (1260-1313). Proprio lui, quello stesso che scrisse: "S'i' fosse foco, arderei 'l mondo". Riporto senz'altro il testo, tratto dalle Rime: è il sonetto XIV (Chi vol vantaggio aver).


XIV
   Chi vol vantaggio aver a l’altre genti
don’el su’ cor lialmente ad Amore,
e lassi dire amici né parenti,
s’e’ n’ha nessun di ciò reprenditore:
   che tanto faccia Dio tristi e dolenti
chi agli amanti fa altro ch’onore,
quant’elli ha fatto caràmpia, de denti,
che vintiquattro di bocca n’ha fuore.
    Chi serve questa è peggio, a mia parvenza;
e ben mi par di ciò dicer sì certo,
che volentier ne starei a sentenza:
    e chi perdesse, fosse sì deserto,
enmantinente, senza nulla entenza,
come fo ’l fiorentino a Monte Aperto.

A questo punto, la baggianata della Ca' Rampani deve necessariamente tramontare.

Domanda cogente: perché i romanisti e gli altri accademici continuano, con al massimo un lieve "forse", a spacciare per verosimile quella che si dimostra essere una favola? 

Come Wotan scaglia una lancia contro l'esercito nemico, così accuso di disonestà intellettuale l'intero corpo degli etimologi accademici e dei romanisti!  

Origine ultima della carampana e della caràmpia 

Qualcuno ha avuto la forza di contrastare l'iniquo potere dei romanisti, confrontando carampana e carampia con il termine austriaco Krampen "persona piena d'acciacchi". Si tratta di Lino Carpinteri, che ha scritto su Il Piccolo


Ovviamente, l'ipotesi che il passaggio sia stato dal tedesco d'Austria alla Serenissima è un'assurdità, dato che non spiega affatto l'attestazione nell'opera di Cecco Angiolieri. Si deve per forza trattare di un longobardismo! La forma originale doveva essere *CHRAMPHIA, il che spiegherebbe bene l'epentesi: /khr-/ > /kar-/. La radice rimanda alla protoforma germanica *krampo: "crampo; fermaglio". Questi sono gli slittamenti semantici: "persona piena di crampi" > "persona acciaccata" > "donna anziana""vecchiaccia", etc.

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