giovedì 2 agosto 2018

PRESTITI SPAGNOLI NELLA LINGUA DEI MAPUCHE

Com'è facile intuire, la lingua dei Mapuche a partire dall'epoca coloniale ha accolto un gran numero di prestiti dallo spagnolo. Alcuni di questi prestiti sono stati così ben integrati nel sistema fonetico del Mapudungun che a prima vista può essere difficile riconoscerne l'origine spagnola. Solo per fare un esempio, i Mapuche hanno adattato come /f/ entrambi gli allofoni del fonema /b/ dello spagnolo, [b] e [β]. In altri casi, nonostante gli adattamenti, la derivazione è manifesta. Com'è facile intuire, si tratta di parole entrate nella lingua in tempi e in modi diversi, di qui le grandi divergenze nel loro trattamento. Una fonte di dati è il World Loanword Database (WOLD), in cui è consultabile un dizionario etimologico del Mapudungun a cura di Lucía Golluscio, Adriana Fraguas e Fresia Mellico. Per approfondimenti sul trattamento dei prestiti spagnoli si rimanda alla tesi di Dana Bronzino, Loanword Adaptation in Spanish and Mapudungun: a Phonological and Sociolinguistical Analysis (2016), consultabile online e liberamente scaricabile:


Questo è un elenco di parole Mapudungun importate dallo spagnolo: 

aballo, abajo "sotto" < Sp. abajo
achur
"aglio" < Sp. ajos
afena
"avena" < Sp. abena
akucha "ago" < Sp. aguja 
animawün
"osare" < Sp. animarse
araw "aratro" < Sp. arado
asaon
"zappa" < Sp. azadón
awar "fave" < Sp. habas
awela
"nonna" < Sp. abuela
charu
"tazza" < Sp. jarro
chifu
"capretto" < Sp. chivo
chumpiru "cappello" < Sp. sombrero
depwe
"dopo" < Sp. despues
elle
, eje "asse" (della ruota) < Sp. eje
entrekawün
"arrendersi" < Sp. entregarse
espeko
"specchio" < Sp. espejo
etaka
"piolo" < Sp. estaca
falin "valere" < Sp. valer
faltay
"morire" < Sp. faltar "mancare" 
familia
"famiglia" < Sp. familia
faratu
"a buon mercato" < Sp. barato
faril "barile" < Sp. baril

fazofe "mattone" < Sp. adobe
fentana "finestra" < Sp. ventana 
fenzen "vendere" < Sp. vender
foforo "fiammifero" < Sp. fósforo
fomfa
"bomba" < Sp. bomba
fonsiku "tasca" < Sp. bolsillo
foraku "cinghiale" < Sp. verraco
fota "stivale" < Sp. bota
fote
"barca" < Sp. bote
fotilla
"bottiglia" < Sp. botella

foton "bottone" < Sp. botón
furiku "asino" < Sp. borrico "asinello"
fülang "bianco" < Sp. blanco
fülor "fiore" < Sp. flor
fürin "friggere" < Sp. freir
inchalen "gonfiore" < Sp. hinchazón
iskwela
, eskwela "scuola" < Sp. escuela
ispwela
"sperone" < Sp. espuela
kafon "sapone" < Sp. jabón
kalera "scale" < Sp. escalera
kanan "guadagnare" < Sp. ganar
kaniru "ariete" < Sp. carnero "pecora"
kansalen "stanco" < Sp. cansarse "stancarsi"
kansu "oca" < Sp. ganso
kapüra "capra" < Sp. cabra
karfon "carbone" < Sp. carbón
kaserola "padella" < Sp. caserola
kastiku "castigo" < Sp. castigo
kawell, kawellu "cavallo" < Sp. caballo
kesu
"formaggio" < Sp. queso
kolmenia
"ape" < Sp. colmena "alveare"
koral "recinto" < Sp. corral
korderu
"agnello" < Sp. cordero
kuchara
"cucchiaio" < Sp. cuchara
kuchillu
"coltello" < Sp. cuchillo
kues
"giudice" < Sp. juez
kulpafle
 "colpevole" < Sp. culpable 
külafo "chiodo" < Sp. clavo
kürus "croce" < Sp. cruz 
lawna "laguna" < Sp. laguna
ley
"legge" < Sp. ley
lichi "latte" < Sp. leche
lifru
"libro" < Sp. libro
lofo "lupo" < Sp. lobo
llafe "chiave" < Sp. llave
mansun, manshun "bue" < Sp. manso "mite"
marchay "camminare" < Sp. marchar "marciare"
masan "impastare" < Sp. amasar  
mesa "tavola" < Sp. mesa
monte "albero" < Sp. monte*
napor "rape" < Sp. nabos
neqan "negare" < Sp. negar
ofaz, ufas "uva" < Sp. uva
pan
"pane" < Sp. pan
pañu
"panno" < Sp. paño
pañush
"liscio" < Sp. paño "panno"
patu "anatra" < Sp. pato
peine
"pettine" < Sp. peine
pekan "pescare" < Sp. pescar
pelota
"palla" < Sp. pelota
pillaw
"prendere, afferrare" < Sp. pillado "catturato"
pofre "povero" < Sp. pobre
potüro "puledro" < Sp. potro
pülatillu
"piattino" < Sp. platillo
püresu, pürezu "prigioniero" < Sp. preso
ratrillu
"rastrello" < Sp. rastrillo
relo
"orologio" < Sp. reloj
rono "forno" < Sp. horno
sanka "fossa" < Sp. zanja
sayuno "colazione" < Sp. desayuno
seran
"chiudere" < Sp. cerrar
seza "seta" < Sp. seda
sofalün "impastare" < Sp. sobar
sofran
"resti" < Sp. sobras
tafla, trafla "tavola" < Sp. tabla
tampilla
"stampella" < Sp. estampilla
tasa
"tazza" < Sp. taza
tenedor
"forcone" < Sp. tenedor
testiku "testimone" < Sp. testigo
tolto "tenda" < Sp. toldo
toro "toro" < Sp. toro
türen
"treno" < Sp. tren

ufisa
, ofisha "pecora" < Sp. obeja
waka
"vacca" < Sp. vaca
walpon
"riparo, stalla" < Sp. galpón
wazaña
"falce" < Sp. guadaña
yewa
"cavalla" < Sp. yegua
yuku
"giogo" < Sp. yugo
zefe
"debito" < Sp. deber
zefen
"dovere" < Sp. deber

*Nello spagnolo del Cile il termine monte "monte, montagna"; "vegetazione incolta" è passato comunemente a significare "albero". Un singolare slittamento semantico.

Il Mapudungun non distingue il significato delle parole dalla posizione dell'accento, che non ha quindi grande importanza. Va segnalato che esistono non poche controversie sull'argomento, tanto che in opere diverse si trovano descrizioni contraddittorie dell'accentazione di alcune parole native (es. /'ɹuka/ o /ɹu'ka/ "casa"). Nei prestiti qui discussi spesso la posizione dell'accento è in netta contrapposizione con quella dello spagnolo. Se una parola ha due sillabe aperte, a prendere l'accento è l'ultima. Se è presente un nesso il cui secondo membro è una rotica o una liquida, spesso si ha ambiguità.

/tʃa'ɹu/ "tazza"
/ɹo'no/ "forno"
/to'ɹo/ "toro"
/wa'ka/
 "vacca" 

/po'fɹe/ "povero"
/ta'fla/
, /'tafla/ "tavola" 

Se a causa di un nesso consonantico si crea una sillaba che non esisteva nell'originale spagnolo, dando origine a una parola con tre sillabe aperte, la seconda sillaba prenderà l'accento.  

/ka'püɹa/ "capra"
/po'tüɹo/ "puledro" 

Se una parola ha due sillabe, di cui la prima aperta e la seconda chiusa, l'accento cade sulla seconda. 

/a'tʃuɹ/ "aglio" 
/a'waɹ/
 "fave" 
/fa'ɹil/
"barile"  /na'poɹ/ "rape" 

Se una parola ha due sillabe, di cui la prima chiusa e la seconda aperta, l'accento può cadere sulla seconda, anche se nelle parole native cade invece sulla prima.

/kan'su/ "oca"

Se una parola ha due sillabe chiuse, l'accento cade sulla seconda; anche nelle parole native cade sulla prima.

/kaɹ'fon/ "carbone"
/man'sun/ "bue" 

Sono possibili parole trisillabiche il cui accento diverge da quello spagnolo, nel caso in cui le prime due sillabe siano aperte e la terza chiusa.

/te'nedoɹ/ "forcone" < Sp. /tene'ðor/ 

A quanto riporta Bronzino, si hanno anche parole sdrucciole: 

/ka'seɹola/ "padella" < Sp. /kase'rola/

L'adattamento alla fonetica nativa agisce anche sulle parole di introduzione più recente, anche se in modo meno efficace. In diversi casi il termine importato non subisce modifiche nonostante il suo aspetto sia incompatibile con la fonetica nativa:

gofiernu, gobiernu "governo" < Sp. govierno
ministro
"ministro" < Sp. ministro
presedente "presidente" < Sp. presidente
pülatiko
"plastico" < Sp. plastico
razio
"radio" < Sp. radio
sosialimu "socialismo" < Sp. socialismo
vidrio
"vetro" < Sp. vidrio

In diversi casi si sono creati doppioni, quando una parola spagnola si usa accanto a una nativa o in ogni caso preispanica. Questi sono alcuni esempi: 

parola nativa / prestito spagnolo

fey wüla "dopo" / depwe
füren "famiglia" / familia
katrüwe "coltello" / kuchillu
kofke "pane" / pan
kuen "friggere" / fürin
kuyül "carbone" / karfon
lay "morire" / faltay
lilpu "specchio" / espeko
liq "bianco" / fülang
miñche "sotto" / aballo, abajo
mongkol "palla" / pelota
mülewelu "resti" / sofran
nün "prendere, afferrare" / pillaw
nürüfün "chiudere" / seran
rünatuwe "pettine" / peine
trekan "camminare" / marchay
ziwlliñ "ape" / kolmenia 

In questi casi non si tratta di prestiti necessari, dato che nella lingua esistevano già parole per esprimere dati concetti. Li si può definire "prestiti di lusso". Ovviamente è sempre possibile che un prestito di lusso scalzi la parola nativa e la faccia cadere nell'oblio.

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