giovedì 20 dicembre 2018

NOTE SUL LAVORO DI BOCCARDI

Emiliano Boccardi (Università di Bahia, Brasile) è l'autore dell'articolo Turning the Tables on McTaggart, pubblicato nel 2018 e presente su Academia.edu. Può essere consultato e scaricato liberamente al seguente link:


Questo è l'abstract, da me tradotto: 

"Secondo le A-teorie del tempo, il fondamento metafisico del cambiamento e della dinamicità è fornito da un continuo spostamento in cui gli eventi sono passati, presenti e futuri (A-determinazioni). Si dice spesso che queste teorie rendano meglio conto della nostra esperienza di dinamismo rispetto alle loro rivali, le B-teorie; secondo queste ultime, la dinamicità si fonda unicamente nelle relazioni irriducibili prima-di (B-relazioni) che si ottengono tra eventi o stati di cose. In questo articolo, sostengo che l'esperienza della dinamica del tempo, al contrario, non può essere spiegata solo in termini di rappresentazioni di A-determinazioni irriducibili, poiché ogni rappresentazione che sia adeguata per fondare queste esperienze deve di per sé comportare la rappresentazione di B-relazioni irriducibili, mentre non ha bisogno di rappresentare le A-determinazioni. Anche se, per un fatto contingente, le nostre esperienze di dinamicità consistessero in rappresentazioni di successioni di A-determinazioni, ciò che spiegherebbe il loro essere esperienze di dinamicità sarebbero solo le relazioni B-teoriche di successione, piuttosto che l'irrilevante natura A-teorica della relazione."

Piuttosto pesantuccio, non trovate? 

L'autore ha come motto una professione di fede che trovo rodomontesca: "I argue that the B-theory is uniquely capable of making sense of the experience of time as passing." Un'affermazione audace quanto inverosimile, un po' come sostenere che la castità di Valentina Nappi è dotata della capacità unica di rendere conto dei suoi video pornografici. "I argue that Valentina Nappi's chastity is uniquely capable of making sense of the experience of her porn videos, showing her playing anal gangbangs with dozens of mandingos at once." Due realtà: il succedersi degli eventi e la pornografia della Nappi. Due chimere partorite dalla mente dei Puffi: la teoria B-eternista e la castità della Nappi. Il parallelismo mi sembra ben chiaro. 

Vediamo che il Boccardi è un vero e proprio partigiano del B-eternismo e dell'inesistenza del mutamento. Il suo profilo su Academia.edu contiene numerosi contributi sullo spinoso argomento, oltre a quello già menzionato. Ecco alcune perle particolarmente significative:


3) The Passage of Time and its Enemies: an Introduction to Time and Reality II 


4) Recent Trends in the Philosophy of Time: an Introduction to Time and Reality I 


5) If It Ain't Moving It Shall Not be Moved


6) Contradictions in Motion: Why They’re not Needed and Why They Wouldn’t Help 


7) Divenire e Contraddizione: Storia e Teoria di un Problema 


Gli anglosassoni e gli assimilati alla loro forma mentis non riescono ad afferrare che le parole sono solo etichette attribuite per convenzione ad aspetti della realtà non sempre comprensibili alla mente umana. Quello che loro sfugge - sembra per incapacità ontologica - è la natura in ultima analisi arbitraria di queste etichette: esse hanno senso soltanto in virtù della storia della lingua in cui sono utilizzate. Spesso parlano di nulla, come Mercuzio ubriaco. Prendiamo le parole inglesi che definiscono il tempo: 

tense "tempo" (grammaticale)
     < lat. tensio, donde anche l'italiano tensione
time "tempo" (che passa)
     < norreno tími, < proto-germanico *tīmēn 


Il secondo termine ha la stessa radice di tide "marea" e del tedesco Zeit "tempo". 

Questa distinzione concettuale è presente a quanto ne so unicamente in inglese. Per questo motivo il dibattito eternismo contro presentismo è particolarmente accanito tra gli anglosassoni e genera mostri all'infinito, mentre tra le altre popolazioni vive solo di riflesso. Il dibattito vero non è veramente nemmeno partito, perché ci sono troppi spocchiosi accademici che si strappano le vesti e i capelli cercando di capire tutto con stupidissime equazioni logiche assolutamente inutili, che in ultima istanza valgono meno di un esiguo mucchietto di feci di bruco.

Se io chiamo "eventi" diverse configurazioni temporali, ossia due punti diversi dello spaziotempo, ecco che un accademico anglosassone viene colpito da un infarto. Eppure l'attribuzione di tale semplice etichetta, "eventi", a me sembra del tutto naturale. Il fatto che si sia dimostrata l'inconsistenza del concetto newtoniano di tempo come dimensione assoluta, non implica l'inesistenza di insiemi ordinati di configurazioni definibili come "eventi". Possiamo dire che tali successioni di "eventi" definiscono quello che conosciamo come "mutamento". Se una teoria non dà un contributo sensato alla spiegazione di tutto questo, non ce ne facciamo proprio nulla.

Cosa non va nel B-eternismo? Semplice. Non spiega la realtà delle cose. Non spiega in alcun modo ciò che noi percepiamo. Non spiega il mutamento. Prendiamo per esempio una persona che si punta una pistola a una tempia e fa la roulette russa. Ogni volta che preme il grilletto, esiste una probabilità non nulla che parta l'unico proiettile presente nel tamburo dell'arma. Se questo avviene, ecco che la persona in questione muore, ossia finiscono in lei i processi biologici. Si ha una transizione irreversibile e quasi istantanea da una condizione definita come "vita" a una condizione definita come "non vita" o "morte". La successione degli eventi è univocamente determinata: giro del tamburo, grilletto premuto, sparo, morte. Non si possono permutare questi fattori ad libitum. Se qualcuno non concorda, lo sfido all'ordalia.
I B-eternisti sono sconvolti dalle relazioni tra eventi presenti ed eventi passati. Questo è il loro principale problema, la loro paranoia assoluta. Credono che esista un cunicolo imperscrutabile che parte da un esemplare vivente di Tyrannosaurus rex del Cretaceo e porta fino a me, che vivo nel presente (XXI secolo d.C.). Credono anche che se io riesco a concepire il Tyrannosaurus rex, sia per via di questo fantomatico cunicolo ontologico. Eppure l'idea stessa del cunicolo non si regge. Io concepisco il Tyrannosaurus rex e riesco a comprendere le sue proprietà soltanto perché ci sono fottuti fossili *nel presente* che dimostrano la sua esistenza e che ci permettono di capire le sue caratteristiche fisiche, seppur in modo approssimativo. In realtà il tirannosauro da me immaginato può anche cambiare nel corso della mia vita. E non di poco. Quando ero bambino, tale animale era rappresentato con una pelle liscia simile a cuoio, in genere di colore grigiastro o verde militare, puramente di fantasia. Vedete, da quanto sappiamo ora, è anche possibile che il rettile avesse le piume e che sembrasse più che altro un gigantesco pollo, con tanto di enormi barbigli. Come sappiamo che il tirannosauro somigliava a un pollo e che non fosse glabro? Perché la Scienza ha migliorato le sue capacità di indagine e ha trovato nuove evidenze da qualche anno a questa parte. In realtà, nessuna immagine mentale che posso farmi del Tyrannosaurus rex coinciderà esattamente con l'animale vissuto nel Cretaceo. Queste immagini sono proiezioni fittizie, elucubrate a partire dal presente. Prova ne sia che le ricostruzioni paleontologiche più recenti e accreditate del terribile rettile lo descrivono con un aspetto simile a quello di Paperino! E se fosse un abbaglio dell'Accademia? Quindi per ogni dinosauro possiamo concepire un'applicazione che lega l'animale estinto a quello che immaginiamo grazie alle sue tracce lasciate nel presente. Qualcosa di questo genere:

tirannosauro 1 => tirannosauro 2
triceratopo 1 => triceratopo 2
brontosauro 1 => brontosauro 2
etc...,  


dove il tirannosauro 1 è l'animale esistito realmente nella lontana preistoria, mentre il tirannosauro 2 è l'animale concettuale da noi elucubrato a partire dai residui del tirannosauro 1, e così via. Non sarà inutile far notare che l'applicazione suddetta ha senza dubbio una fallacia molto elevata.

Eppure i B-eternisti non sono soddisfatti di questo modo di intendere le cose, che chiamano "strategia di riallocazione" (in inglese relocation strategy). In realtà non esiste alcuna riallocazione, dato che il presente in cui viviamo è soltanto una delle configurazioni spaziotemporali che si succedono dall'epoca dei dinosauri, recando in sé le tracce della propria storia. Interpretare la frase "il passato non esiste più" come la scomparsa subitanea e totale di ogni collegamento a qualsiasi ente che si trovava in esso è un'assurdità, un trucco sofistico escogitato dai partigiani del B-eternismo per invalidare le tesi dei loro avversari. Quella che è definita assurdamente come "riallocazione" è invece il frutto della trasformazione: gli stessi enti che si trovano nel presente subiranno lo stesso processo, divenendo rovine, fossili, proiezioni, fantasmi, tracce, prove dirette o indirette, residui che potranno dare origine a interi mondi non appena verranno a contatto con una mente raziocinante in grado di interpretarli. Il punto è che la mappa mentale elaborata da tale mente raziocinante non è davvero il passato! La differenza tra realtà del passato e realtà costruita tramite interpretazione dei resti del passato è qualcosa che un B-eternista non riuscirà mai a comprendere, come se avesse una mente statica e concepisse soltanto istanti pietrificati. Forse un giorno si scoprirà che il B-eternismo è una patologia o una specie di deprivazione sensoriale, qualcosa che ha le sue radici nella fisiologia, nel particolare modo in cui funzionano i neuroni e le sinapsi degli individui che lo sostengono.

C'è di più. Una volta fissata una linea di esistenza, non è affatto plausibile che esistano infiniti individui attori di ogni singolo istante del passato per l'eternità. Se guardo indietro a un particolare evento che mi è capitato quando frequentavo l'università, percepisco soltanto pochi ricordi, probabilmente distorti, poco più di una traccia mnestica e sensoriale che mi richiama alla mente l'accaduto.  Per un B-eternista come Roger Penrose, quell'istante sarebbe invece reale come il mio presente. Non solo: ci sarebbero infinite copie di me stesso che lo vivrebbero per l'eternità, migliaia e migliaia di doppioni per ogni secondo misurato da un orologio nel mio fottuto presente, che danzerebbero distanziati tra loro di una frazione di soffio, di un centomillesimo di battito cardiaco, prigionieri di quella particolare cella di realtà. Un'angoscia insopprimibile mi coglie al solo pensiero! Una simile ipotesi è contraria a qualsiasi sano principio di economina ontologica. L'esperienza presentacea è in totale contraddizione con l'assunto di Penrose, che professa una fede cieca nella durata sempiterna di ogni singolo istante vissuto. Ridacchiando, lo studioso ostenta il suo pessimo humor anglosassone, aspettandosi ondate di risa convulse come interrompe di colpo il suo flusso di parole precipitose. "Pensate che alla vostra festa di laurea vi divertirete per sempre! Ah ah!", dice. Certo, perché per gli iper-ottimisti del suo stampo l'esistenza è tutta una festa! Possibile che non pensi invece all'ablatore del dentista che gli scava nei profondi canali di un molare fratturato per estrarre la dolente gelatina nervosa, il tormento di sei anestesie nel nervo che non bastano ad attutire il dolore? Possibile che non pensi alle riprese di uno snuff video in uno scantinato, in cui a penetrare nelle ossa è il trapano del carnefice?

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