lunedì 18 marzo 2019

PRESTITI GERMANICI ORIENTALI IN NORRENO

I prestiti dalla lingua gotica al norreno che gli accademici hanno facilmente identificato sono stati ereditati dalla missione di Wulfila e sono in prevalenza relativi alla sfera religiosa. L'origine ultima di queste parole è latina e/o greca - con un paio di notevoli eccezioni da me evidenziate e neglette dagli autori. In genere prevale l'idea che non si tratti in realtà di prestiti diretti, ma di voci giunte in Scandinavia per tramite di altri Germani già cristianizzati - anche se non si può per principio escludere che ci siano state precoci missioni della Chiesa Ariana in Scandinavia. Riporto un elenco di termini appartenenti a questo strato lessicale. 

Il genere delle voci norrene è indicato tra parentesi: (m.) = maschile; (f.) = femminile; (n.) = neutro. 

1) djǫfull (m.), diavolo
Un prestito religioso dal gotico diabaulus "diavolo", direttamente dal latino diabolus, a sua volta dal greco διάβολος, in origine "calunniatore; accusatore", traduzione dell'ebraico שָּׂטָן Sa:ta:n "accusatore, persecutore, avversario". Il trattamento fonetico depone a favore dell'antichità della parola in norreno. 

2) engill (m.), angelo
Un prestito religioso dal gotico aggilus "angelo", pl. aggiljus, aggileis, adattamento del latino cristiano angelus, a sua volta dal greco ἄγγελος, in origine "messaggero". In ultima analisi la parola greca traduce l'ebraico מַלְאַךְ mal'akh "messo, messaggero". Il derivato erkiengill (m.) "arcangelo" non è un prestito dal gotico arkaggilus, ma una formazione analogica tramite il prefisso erki- con vocale finale piena. Questo prefisso in gotico era senza dubbio *arki-, che però non ci è attestato. La contrapposizione tra erkiengill e arkaggilus rafforza la nostra ipotesi di un'origine diretta di erki- dal latino ecclesiastico archi- piuttosto che dalle Scritture nella lingua wulfiliana.


3) húsl (n.), eucarestia
Un prestito religioso dal gotico hunsl "sacrificio", donde il composto hunslastaþs "altare" (lett. "luogo del sacrificio). L'origine ultima è sconosciuta, verosimilmente si tratta di un relitto del sostrato neolitico presente in protogermanico. Che il termine sia un prestito dalla lingua delle Scritture tradotte da Wulfila lo prova il fatto che in norreno è sempre usato per designare un concetto cristiano. Dal gotico di Wulfila deriva anche l'inglese housel "eucarestia", che oggi è considerato un termine antiquato.

4) papi (m.), monaco irlandese; papa
Un prestito religioso dal gotico papa "prete", donde antico alto tedesco phaffo, da cui il tedesco moderno Pfaffe. Nel significato di "papa" la parola è invece un prestito posteriore. Non manca chi reputa invece questa parola un prestito dall'antico irlandese pobba, pabba, popa, bobba "padre" (in senso religioso), cosa che a me pare ora assai opinabile per motivi fonetici. Il nome del missionario Poppo, che giunse in Danimarca alla corte di Aroldo I "Dente Azzurro" Gormsson, deve essere derivato proprio dalla parola irlandese.

5) pikkisdagr, píkisdagr (m.), Pentecoste
Il prestito viene dal gotico paintekuste, direttamente dal greco. Per maggior chiarezza di pensiero, alla parola al genitivo è stato aggiunto dagr "giorno".


6) ulfaldi (m.), cammello
Un prestito dal gotico ulbandus "cammello", derivato dal latino volgare *olifantus "elefante" per elephantus (classico elepha:s, gen. elephantis), a sua volta dal greco ἐλέφας. Si noti la declinazione debole, che ha sostituito l'originale tema in -u-. Anche se sapere qualcosa dell'esistenza del cammello non è di per sé un concetto legato al Cristianesimo, non c'è dubbio che la fonte di questo prestito si trova proprio nelle Scritture.


7) ups (f.), bordo del tetto, grondaia
Un prestito dal gotico ubizwa "portico". Se il protogermanico *uβizwo: si fosse evoluto naturalmente, avremmo in norreno un esito *yfr, il che non è. Alcuni hanno ipotizzato una protoforma *uβaswo:, sulla base dell'antico alto tedesco obasa, opasa, obisa "portico; sala; tetto" e dell'atico inglese efes "bordo di un tetto", che però hanno tutta l'aria di essere prestiti dal gotico. Incombe sempre il rischio di prendere il protogermanico a martellate per far tornare l'ipotesi di un'origine nativa di una parola attestata. Anche se il prestito non sembra di natura religiosa, la parola è contenuta nella traduzione delle Scritture fatta dal vescovo Wulfila, quindi è suscettibile di essere passata presso altri Germani. 


8) ǫrk (f.), arca; cassa 
    arka (f.), arca; cassa
Un prestito dal gotico arka "cassa", giunto in due tempi diversi, assimilato nel primo caso e non assimilato nel secondo (per quanto la parola più recente potrebbe essere giunta direttamente dal latino). Il termine, pur avendo un uso profano, è di chiara origine cristiana. Nella Bibbia di Wulfila indica concretamente la scatola ove veniva custodito il denaro. 


Alcune parole sono altamente problematiche, presentando problemi fonetici e semantici gravi, oppure non essendo documentate nelle traduzioni wulfiliane a noi giunte, pur dovendo essere presenti.

1) diskr (m.), piatto
Un prestito dal gotico *diskus, introdotto dal latino discus, a sua volta dal greco diskos. Si tratta di un prestito molto antico, solo in apparenza privo di implicazioni religiose. Il vocabolo norreno non può essere giunto dall'antico inglese disċ come molti credono: la consonante finale era già palatale all'epoca in cui i Vichinghi ebbero contatti con gli Anglosassoni. Non è nemmeno un prestito dal latino tardo o medievale. L'inglese moderno ha dish, diretto continuatore della forma anglosassone. Si può ipotizzare un doppione norreno *deskr (m.) "banco", donde deriva l'inglese desk "banco", che mostra una trasformazione della vocale tipicamente romanza.


2) heiðinn, pagano
Un prestito dal gotico haiþns "pagano". Questa parola è documentata soltanto nella forma sostantivata femminile haiþno "(donna) pagana"; omettiamo l'asterisco in haiþns per decenza, essendo impossibile sostantivare un aggettivo inesistente. Il sospetto è che la parola sia derivata dal greco (ethnikós) "gentile, pagano", calco dall'ebraico גּוֹיִים go:yi:m "genti, nazioni; non ebrei". L'aspirazione iniziale e il dittongo si devono all'influenza di haiþi (f.) "campo non coltivato", dal protogermanico *χaiþi: "brughiera". Così *aiþns (con ai = e aperta breve) divenne haiþns (con ai = dittongo). Si noti l'assenza della vocale tematica di haiþi prima sel suffisso nasale: non abbiamo *haiþins, bensì haiþns. Quando la parola è stata presa a prestito da altre lingue germaniche, una vocale davanti a -n- è stata ripristinata, credo per motivi fonetici. Per questo sono state ricostruite forme protogermaniche come *χaiþanaz e *χaiþinaz. Nell'immaginario gotico, il pagano doveva essere l'irreligioso, colui che era stato bandito dall'Ecumene e costretto a vivere in una terra selvaggia. Tischner sostiene che la parola gotica significasse soltanto "straniero, forestiero", ma è una tesi difficile da sostenere. Non si trattò mai di una parola ideologicamente neutra. A un certo punto fu usata dagli stessi pagani per apostrofare i cristiani come "empi, irreligiosi". Si noterà che nella saga di Hallfred Poeta Malvagio, il protagonista Hallfred, che ancora non è cristiano, chiama "vil cane pagano" il battezzato Gris che ha servito come variago a Bisanzio.


3) kirkja (f.), chiesa (come edificio e come comunità)
Un prestito dal gotico *kwrjake, *kwrjakei "chiesa", che non è arrivato fino a noi ma che è ricostruibile dalle evidenze delle lingue germaniche attestate. La parola deve essere stata presa direttamente dal greco κυριακή (kyriaké:) "del Signore", femminile dell'aggettivo κυριακός  (kyriakós), da cui deriva anche il nome Ciriaco. Questa è l'etimologia dell'inglese church, dello Scots kirk e del tedesco Kirche. La forma gotica documentata è aikklesjo "chiesa" (comunità), dal greco ἐκκλησία (ekkle:sía:).


4) sókn (f.), parrocchia
Un prestito dal gotico sokns (f.) "ricerca, inchiesta", dal verbo sokjan "cercare; desiderare; disputare"; sokjan samana significa "ragionare insieme, discutere". Verosimilmente è nel contesto della traduzione gotica delle Scritture che è maturata l'idea di usare questo termine per tradurre il greco παροικία, in origine "residenza temporanea tra stranieri". La parola norrena sókn significa anche "attacco; disputa": con questo significato è un genuino discendente del protogermanico *so:kniz. Difficile credere che il significato di "parrocchia" possa essersi sviluppato attraverso uno slittamento semantico tanto impobabile.


Oltre agli elementi lessicali sopra descritti, abbiamo un notevolissimo elemento morfologico passato dal latino al gotico di Wulfila e da questo diffuso in tutte le lingue dei Germani: il suffisso -a:rius, di cui tutti noi conosciamo gli esiti in ogni lingua neolatina. Si trova anche in italiano in parole quotidiane come marinaio, operaio, calamaro, orario, ma anche bocchinara, pompinara, marchettara e simili.

-ari, suffisso agentivo
Un prestito dal gotico -areis (pron. /-ari:s/ o /-a:ri:s/), a sua volta dal latino -a:rius, dal protoitalico -*a:zios tramite rotacismo. Il suffisso era già molto produttivo nel gotico di Wulfila. Ne abbiano in tutto otto esempi attestati: 

  bokareis "scriba" (da boka "lettera", bokos "libro")
  laisareis "maestro" (da laisjan "insegnare")
  liuþareis "cantante" (da liuþon "cantare")
  motareis "doganiere, pubblicano" (da mota "dogana")
  sokareis "disputatore" (da sokjan "disputare")
  waggareis "cuscino" (documentato all'acc. sing. come waggari;
      deriva da *wagga "guancia")
  wullareis "fullone, tintore di lana" (da wulla "lana")
  daimonareis "indemoniato, energumeno" (greco  δαιμονιζόμενος,
     tradotto in latino come "daemonium habens")
In norreno -ari forma nomi d'agente dai verbi, spesso in competizione col più antico -i, ma si trova anche in formazioni da sostantivi. Questi sono alcuni esempi: 
  dómari "giudice" (da dómr "giudizio")
  dróttnari "condottiero" (da dróttinn "signore")
  etari "ghiottone, uomo ingordo" (da eta "mangiare")
  fágari "adoratore" (da fága "adorare")
  kveljari "torturatore" (da kvelja "torturare")
  lausnari "salvatore" (da lausn "liberazione, salvezza")
  skinnari "conciatore di pelli" (da skinn "pelle")
  skipari "marinaio" (da skip "nave")

  skytari "arciere" (anche skyti, entrambi da skjota "cólpire")
  þénari "servitore" (da þéna "servire", cfr. þjónn "servo")

Va aggiunto che vi sono anche alcune voci non relative all'ambito del Cristianesimo, che hanno una fonetica aberrante e che non possono quindi essere per nessun motivo ereditati direttamente dal germanico comune. Si tratta di parole poetiche e rare, che fungono da varianti di voci di uso comune derivate invece per genuina usura popolare dalla protolingua. Ipotizzo che la sorgente di questi prestiti sia una lingua del gruppo germanico orientale poi scomparsa, che in un'epoca imprecisata dovette godere di un certo prestigio in Scandinavia. 

1) alin (f.), gomito, cubito 
Cfr. gotico aleina.
L'aspetto fonetico si spiega solo ammettendo un prestito: non si ha traccia di Umlaut, né palatale né labiale. La voce nativa è ǫln, derivata regolarmente da un precedente *alnu, a sua volta dal protogermanico *ali:no: "gomito".

2) Herjan (m.), Odino
Se il teonimo si fosse evoluto dal protogermanico secondo i genuini cambiamenti fonetici avvenuti in norreno, sarebbe *Herinn, il che non è. Si noti anche l'anomalia dell'assenza dell'uscita del nominativo, che dovrebbe avere -nn (< -n-R), com'è tipico di parole straniere. In molti siti del Web si tende a correggere Herjan in Herjann per ovviare a questa stranezza. La variante con -nn finale è documentata, non lo metto in dubbio, anche se non va nascosto che i suoi odierni propugnatori sono riconducibili a siti come Encyclopaedia Metallum, a profili di DeviantArt, etc.

3) ísarn (n.), ferro
L'aspetto fonetico si spiega solo ammettendo un prestito: non si ha traccia di consonante sonora e di rotacismo. Confronta il gotico eisarn, con una sibilante sorda. La voce nativa è íarn (arc.), járn, originatasi da *i:zarnan, con dissimilazione avvenuta dopo il rotacismo di -z-.

4) þjóðann (m.), principe, nobiluomo
Cfr. gotico
þiudans "re", þiudanon "regnare", þiudinassus "regno", þiudangardi "regno".
Se il protogermanico *þiuðanaz si fosse evoluto secondo i genuini cambiamenti fonetici avvenuti in norreno, avremmo *þjóðinn, il che non è. Si tratta di una parola poetica, non usata nel linguaggio comune. 


5) Þunarr (m.) = Þórr, Thor
L'aspetto fonetico si spiega facilmente ammettendo un prestito da una lingua germanica orientale: è preservata la vocale -u- anche se nella sillaba seguente c'è -a-. Gotico *Þunrs. La voce nativa, Þórr, è invece il frutto di una naturale evoluzione da protogermanico *Þunraz

Ritengo possibile che ci siano anche altri casi di questo genere: se ne troverò, aggiornerò senza dubbio lo stato delle conoscenze in un nuovo contributo.

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