lunedì 23 settembre 2019


TESTAMENT 

Titolo originale: Testament
Paese di produzione: Stati Uniti d'America
Anno: 1983
Durata: 90 min
Genere: Drammatico, fantascienza
Sottogenere: Postapocalittico
Regia: Lynne Littman
Soggetto: Carol Amen
Sceneggiatura: John Sacret Young
Fotografia: Steven B. Poster
Montaggio: Suzanne Pettit
Musiche: James Horner
Scenografia: David Nichols, Linda Pearl, Waldemar
     Kalinowski
Interpreti e personaggi:
    Jane Alexander: Carol Wetherly
    William Devane: Tom Wetherly
    Ross Harris: Brad Wetherly
    Roxana Zal: Mary Liz Wetherly
    Lukas Haas: Scottie Wetherly
    Lilia Skala: Fania
    Leon Ames: Henry Abhart
    Lurene Tuttle: Rosemary Abhart
    Rebecca De Mornay: Cathy Pitkin
    Kevin Costner: Phil Pitkin
    Mako: Mike

Trama:
La famiglia Wetherly vive nell'immaginario sobborgo di Hamelin in California, a circa 90 minuti di guida da San Francisco. È formata da Tom, dalla moglie Carol e da tre figli, di cui due maschi, Brad e Scottie, e una femmina, Mary Liz. Una vita di una monotonia mortale e di un'incredibile banalità subisce una traumatica discontinuità col passato a causa di una trasmissione televisiva in cui viene annunciato un massiccio attacco nucleare al territorio americano. Hamelin rimane relativamente intatto, perché troppo lontano da San Francisco per subire danni diretti dalle esplosioni. Giunge comunque la contaminazione radioattiva, che non conosce ostacoli. Tom Wetherly, che si trovava a lavorare a San Francisco, non fa ritorno a casa. Le sue probabilità di essere sopravvissuto alla bomba sono in pratica nulle. Henry Abhart è un anziano radioamatore, che continua a usare il suo apparecchio nel tentativo di contattare superstiti. I paesani si ritrovano a casa sua e fanno di lui un punto di riferimento. Brad, il figlio maggiore di Carol, diventa una specie di corriere e passa le sue giornate pedalando in bicicletta. Intanto il veleno penetrato nei corpi comincia a menare strage. I più deboli, i bambini, vengono sepolti uno dietro l'altro. Carol perde prima il figlio più piccolo, Scottie, poi anche l'intrattabile Mary Liz. Gli episodi di demenza si moltiplicano e l'ombra del collasso sociale incombe. La bicicletta di Brad viene rubata da un bullo, che poi penetra nottetempo nella casa dei Wetherly per cercare di trafugare provviste. L'Angelo della Morte, Azrael, ghermisce una persona dopo l'altra, incluso il radioamatore Henry Abhart. Due giovani sposi impazziti dal dolore per la perdita del figlio (gli attori sono Kevin Costner e Rebecca De Mornay) fuggono dal paese in macchina, cercando scampo nell'Ignoto. Quando il benzinaio nipponico Mike muore, suo figlio Hiroshi, che è disabile e grande amico di Brad, viene accolto da Carol. Il finale consiste in un tentativo di suicidio della donna assieme al figlio superstite e a quello adottivo. I tre si siedono in macchina, in garage, aspettando di morire asfissiati dal monossido di carbonio. Invece all'ultimo Carol cambia idea. I tre tornano nella villetta e festeggiano il compleanno di Brad con una galletta, guardando vecchi filmati di famiglia.

Recensione:
Devo dire che Testament non mi è piaciuto granché. Personaggi privi di spessore. Colori esangui, come se la narrazione si svolgesse in una realtà degradata capace di trasmettere soltanto tedio. Tutto sommato il regista si basa su una visione alquanto ingenua dei devastanti effetti delle radiazioni ionizzanti sul corpo umano. Mi sembra anche un po' troppo ottimista sulla natura di Homo sapiens e sulle sue possibili reazioni di un gruppo tribale neoamericano alla catastrofe. Viene giusto menzionata la legge marziale come spauracchio, e tutti se ne sono stati abbastanza buoni senza colpo ferire - a parte uno squallido ladruncolo adolescente. Non c'è stato alcun crollo del tessuto sociale. Ricordo quando sentii parlare per la prima volta di Testament. Mi era stato menzionato da un amico che lo citava come esempio di concreta possibilità di sopravvivenza all'Apocalisse nucleare. In realtà non mi sembra che il finale lasci comunque molta speranza: molti si mettono in moto, diretti verso una comunità più a nord, un'isola felice che potrebbe anche rivelarsi fantomatica, mentre coloro che restano sono destinati a perire d'inedia e di emorragie.

Una particolarità notevole di Testament è che può essere definito il primo film postatomico diretto da una donna. Il film della Littman faceva parte di un ciclo di pellicole catastrofiche a tema nucleare. Iniziata sul finire degli anni '70 con Sindrome cinese (1979), la serie proseguì nel corso del decennio successivo. A Detector (1980) fecero seguito Memoirs of a Survivor (1981), The Atomic Cafe (1982), Whoops Apocalypse (1982), Silkwood (1983), lo stesso Testament (1983), Wargames - Giochi di guerra (1983), The Day After - Il giorno dopo (1983), Special Bulletin (1983), Barefoot Gen (Gen di Hiroshima, 1983), il film TV Ipotesi sopravvivenza (1984), Gioco mortale (1986), Quando soffia il vento (1986), Letters from a Dead Man (Quell'ultimo giorno, 1986), Ground Zero (1987), Rules of Engagement (1989). Lo scopo precipuo di questo ciclo era quello di sensibilizzare il pubblico sui tremendi pericoli di un conflitto atomico globale, scenario verso cui ci sembrava di essere diretti a passi da gigante. 

La tecnica dell'off camera ha permesso agli artefici di questo mediocre film di nascondere al pubblico le realtà più raccapriccianti, che sarebbe stato invece salutare esibire. Certo, i sintomi della contaminazione sono descritti in modo sommario dalle autorità cittadine quando la popolazione viene riunita nella chiesa. Tuttavia stupisce di non vedere alcun riscontro. Non si nota nemmeno un caso di caduta di capelli, di peli e di unghie. Le allusioni alla nausea e al vomito sono davvero scarse. Niente materia rigettata sul pavimento di casa o per le strade, niente conati incoercibili, niente abiti inzuppati di escrementi. Niente perdite di sangue visibili. Niente ustioni della pelle. Soltanto una lunghe file di casse da morto pronte per la tumulazione. Ok, ho capito, non posso certo pretendere che si mostri la nascita di un feto deforme. 

Il successo di Testament fu modesto. Secondo la vulgata corrente questo è dovuto principalmente alla contemporanea uscita del ben più celebre The Day After - Il giorno dopo, diretto da Nicholas Meyer. Alcuni diranno che la colpa è tutta del maschilismo e del sessismo, del fatto che Lynne Litmann è una donna e che quindi sarebbe disprezzata già soltanto per questo motivo. Poi dicono che il film di Meyer puntava tutto sull'impatto degli effetti visivi e che non era introspettivo, che non indagava le profondità psicologiche dei personaggi. Sarà. Di questi tempi vanno di moda simili piagnistei. Dirò soltanto questo: quando ho visto Testament non sapevo nemmeno che la regia fosse di una donna e adesso che lo so non cambia assolutamente nulla. The Day After mi aveva messo i brividi e mi aveva emozionato. Sì, è vero, ero giovane, ma assistendo alla proiezione mi sentivo come se una guerra nucleare fosse imminente. Anzi, come se stesse accadendo in quel momento. Questo è lo scopo ultimo della Settima Arte. Non ho provato nulla di tutto ciò con il film della Littman, che mi ha fatto l'effetto di un bicchiere di acqua tiepida.  

Il Pifferaio di Hamelin 

Anche di fronte alla catastrofe nucleare, una megera appartenente a una maligna stirpe di insegnanti scolastiche avvizzite, non demorde e continua a martellare i poveri pargoletti portandoli allo sfinimento. Tutto è finito. Sarebbe bello per gli infanti riposare nel proprio letto e aspettare l'arrivo dell'Angelo della Morte, nella più totale inattività, preparandosi al riposo eterno. Invece l'orrida insegnante aguzzina, ligia ai propri obiettivi, non dà tregua e rovina il trapasso ai moribondi, martellando come il Savonarola al capezzale di Lorenzo il Magnifico. L'orchessa fa di tutto per inscenare una grottesca pantomima, degna solo di ludibrio. Nelle intenzioni dovrebbe essere una messa in scena della leggenda tedesca del Pifferaio di Hamelin, da noi più noto come Pifferaio Magico (la scuola stessa si chiama "Pied Piper of Hamelin", un nome molto fausto per un istituto educativo). I bambini sono così divisi in due squadre, di cui una dovrebbe impersonare l'orda dei topi. Uno di loro, una specie di bulletto, impersona il borgomastro di Hamelin, che tentava di dividere i suoi cittadini dai "topi" - distinguibili dai primi solo per i baffi posticci e poco altro. Il risultato è talmente grottesco che non trovo parole in questa lingua per descriverlo. Questi scempi oscenissimi rovinano il profondo simbolismo del mito.

Etimologia di Hamelin 

Il toponimo sassone reso ovunque celebre dal Pifferaio Magico è Hameln, che è stato adattato in Hamelin. Stando all'Enciclopedia Britannica, le più antiche forme attestate di questo toponimo sono Hameloa e Hamelowe. Il borgo esisteva già nell'XI secolo e sorse intorno a un'abbazia. Il fatto del famigerato Pifferaio, su cui non è ancora stata fatta sufficiente chiarezza, sarebbe avvenuto nel XIII secolo. Ritengo verosimile che Hameln abbia la stessa radice di Hamburg "Amburgo", il cui nome antico è Hammaburg. Questa radice è confrontabile col medio alto tedesco hamme "parte posteriore del ginocchio", "curva" - e per slittamento semantico "area recintata di pascolo". Non sembra una parola tipica del basso tedesco. Sappiamo che la città di Amburgo si è sviluppata a partire da una fortezza la cui costruzione fu ordinata da Carlomagno nell'808 per proteggere un battistero minacciato da insurrezioni pagane. L'Imperatore e i suoi Franchi parlavano in alto tedesco (e non in romanzo): potrebbero aver importato il toponimo. Errano in modo grave coloro che ritengono Hamelin e Amburgo derivati dalla stessa radice dell'inglese hamlet "villaggio", che è dall'antico francese hamelet "piccolo villaggio", diminutivo di hamel, ham "villaggio", a sua volta dalla lingua dei Franchi: *haim "casa" (corradicale dell'inglese home). La riduzione del dittongo -ai- in -a- è avvenuta in romanzo. In basso tedesco si ha invece hêm, con diversa riduzione del dittongo.

Curiosità varie 

In origine Testament doveva essere un film per la televisione. Poi quelli della Paramount sono rimasti colpiti e hanno deciso che fosse il caso di distribuirlo al cinema. A causa di questo cambiamento, il cast insorse chiedendo salari più alti.

Kevin Costner, che all'epoca era iper-impressionabile, ha in seguito dichiarato di essere stato influenzato in modo potente da quest'opera della Littman. Il ricordo indelebile lasciato in lui da Testament lo avrebbe in seguito spinto a lavorare in altre pellicole postapocalittiche, ossia Waterworld (Kevin Reynolds, 1995) e L'uomo del giorno dopo (Kevin Costner, 1997). 

Kevin Costner ha indossato nel film la giacca da postino che si era guadagnato giocando a baseball alla Villa Park High School. Sembra che in quell'occasione abbia fatto colpo su una ragazza con un vistoso apparecchio ortodontico, riuscendo a ottenere un pompino. 

Testament ha segnato il debutto di Lukas Haas, apparso poi in Witness - Il testimone (Peter Weir, 1985).  Ha interpretato il ruolo di Samuel Lapp, il bambino Amish testimone di un omicidio nei bagni pubblici della stazione ferroviaria di Philadelphia.

Gerry Murillo, che interpretò il ruolo di Hiroshi, era handicappato anche nella sua vita reale. Era affetto da trisomia 21 o sindrome di Down, all'epoca conosciuta meglio come mongolismo. Eppure non gli sono stati tributati grandi riconoscimenti per il suo notevole impegno. Quella era un'epoca in cui chi aveva problemi non riceveva sostegno alcuno, né tantomeno era considerato un X-man.

A causa di questo film, l'attrice Jane Alexander divenne un'attivista anti-nucleare. Erano i tempi d'oro dei famosi No Nukes. Bussavano alla porta come i Testimoni di Geova e distribuivano opuscoli.

Le riprese sono durate soltanto 28 giorni. Sarei tentato di vedere in questo l'ispirazione per il titolo del film 28 giorni dopo (Danny Boyle, 2002). Ok, la smetto col mio pessimo umorismo.  

Cineforum Fantafilm 

Testament è stato proiettato al Cineforum Fantafilm dell'amico Andrea "Jarok" Vaccaro il 18 gennaio 2010. Sul sito Fantascienza.com è tuttora presente una pagina dedicata all'evento, che purtroppo non ho potuto presenziare.

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