venerdì 6 dicembre 2019


BLOB - FLUIDO MORTALE 

Titolo originale: The Blob
AKA: Fluido mortale
Paese di produzione: Stati Uniti d'America
Lingua originale: Inglese
Anno: 1958
Durata: 86 min
Genere: Orrore, fantascienza
Regia: Irving S. Yeaworth Jr.;
             Russell S. Doughten (non accreditato)
Produttore: Jack H. Harris
Produttore associato: Russell S. Doughten
Soggetto: Irving H. Millgate (idea originale) 
Sceneggiatura: Kay Linaker, Theodore Simonson
Fotografia: Thomas E. Spalding
Montaggio: Alfred Hillmann
Effetti speciali: Bart Sloane
Musiche: Burt Bacharach, Ralph Carmichael
Scenografia: William Jersey
Fonici: Gottfried Buss, Robert Clement
Operatore di camera: Wayne Trace
Assistente editore: Floyd Ver Voorn
Assistente alla produzione: Frank B. Fuhr
Capo elettricista: Vincent Spangler
Interpreti e personaggi:
    Steve McQueen: Steve Andrews
    Aneta Corsaut: Jane Martin
    Earl Rowe: Tenente Dave
    Olin Howland: Il vècio
    Alden Chase: Dottor Hallen
    John Benson: Sergente Jim Bert
    George Karas: Agente Ritchie
    Elbert Smith: Henry Martin
    Hugh Graham: Signor Andrews
    Vincent Barbi: George (proprietario del caffè)
    Robert Fields: Tony Gressette (un bullo)
    James Bonnet: "Mooch" Miller (un bullo)
    Tony Franke: Al (un bullo)
    Keith Almoney: Danny Martin
    Elinor Hammer: Signora Porter
    Jasper Deeter: Volontario della difesa civile
    Audrey Metcalf: Elizabeth Martin
    David Metcalf: Ubriaco alla porta
    Tom Ogden: Capo dei pompieri
    Ralph Roseman: Meccanico fagocitato dal Blob 
    July Cousins: Sally, la cameriera
    Molly Ann Bourne: Ragazzina
    Diane Tabben: Ragazzina
    Pamela Curran: Ragazzina sbaciucchiante 
  Deformazioni dei nomi:
    Aneta Corsaut è accreditata come Aneta Corseaut
    Keith Almoney è accreditato come Kieth Almoney
    Tony Franke è accreditato come Anthony Franke
    Vincent Barbi è accreditato come Vince Barbi
  Ruoli incerti o non accreditati:
    Charlie Overdoff
    George Gerberek
    Eugene Sabel
    Russ Conway: Ragazzo in fuga dal cineteatro 
    Howard Fishlove: Uomo in fuga dal cineteatro
    Jack H. Harris: Uomo in fuga dal cineteatro
    Theodor Simonson: Promotore del film, in maglione rosso  
Doppiatori italiani:
    Pino Locchi: Steve Andrews
    Maria Pia Di Meo: Jane Martin
    Nando Gazzolo: Tenente Dave
    Giovanni Saccenti: Il vecchio
    Giorgio Capecchi: Dottor Hallen
    Giuseppe Rinaldi: Sergente Jim Bert
    Glauco Onorato: Agente Ritchie
    Augusto Marcacci: Henry Martin
    Amilcare Pettinelli: Signor Andrews
    Manlio Busoni: George
    Cesare Barbetti: Tony Gressette
    Massimo Turci: "Mooch" Miller
    Gianfranco Bellini: Al
    Serena Verdirosi: Danny Martin
    Wanda Tettoni: Signora Porter
Titoli tradotti:
   Tedesco: Blob – Schrecken ohne Namen
   Tedesco (titolo alternativo): Angriff aus dem Weltall
   Francese: Danger planétaire
   Spagnolo (Spagna): La masa devoradora
   Spagnolo (America Latina): La mancha voraz 
   Portoghese (Portogallo): Blob - Outra Forma de Terror
   Portoghese (Brasile): A Bolha Assassina
   Euskara: Txaplata
   Polacco: Blob, zabójca z kosmosu
   Russo: Капля
   Finnico: Valuva kuolema
Budget: 110.000 dollari USA
Box office: 4.000.000 dollari USA
 

Trama:
Una meteora sfreccia nei cieli della Pennsylvania, cadendo nottetempo in una zona montana impervia. Un vècio va a curiosare sul luogo dell'impatto, dove scopre il bolide giunto dallo spazio esterno. Armeggia in modo maldestro con un bastone, spaccando un involucro favoso che sembra fatto di fango secco. All'interno c'è un piccolo globo scuro che rilascia un denso liquame, all'inizio un po' simile a materiale genetico e via via sempre più coagulato. Questa motriglia è una creatura aliena informe che aggredisce una mano del suo incauto scopritore, inglobandola e fondendosi alla carne viva. Invaso dal terrore, il vècio fugge urlando, raggiunge una strada ed evita di stretta misura di essere investito dall'auto di una coppietta. Steve e Jane, che speravano di potersi appartare per smandrupparsi, soccorrono il malcapitato. Viste le sue difficili condizioni - la creatura gli ha nel frattempo fagocitato l'avambraccio - lo portano all'ambulatorio cittadino, dove il medico di guardia lo visita. Fatto questo, i due giovani si allontanano, sperando di potersi godere un po' di intimità. Il dottore, pur molto interessato a un caso tanto anomalo, si trova costretto a prendere una decisione difficile senza avere il tempo di riflettere. Si prepara così di amputare l'arto incluso nella sostanza gelatinosa, ma le cose non vanno come sperato: gli basta distogliere per un attimo lo sguardo dall'anziano paziente perché questo venga completamente fagocitato dalla mostruosità aliena. Com'è facile immaginare, il poveretto viene soffocato e digerito da quella schifosa massa ameboide, trovando una morte atroce. Quando il medico e la sua infermiera vedono lo Shoggoth e si rendono conto che si è pappato il vècio, sono annichiliti dallo sgomento. La migliore idea che nasce loro nel cranio consiste nel versare sulla creatura dell'acido, sperando di corroderla e di eliminarla. Tale piano non va in porto e anche l'infermiera finisce digerita. All'uomo non resta altro da fare che barricarsi nel cesso. Immagino che abbia raggiunto in un lampo la tazza per svuotarsi il ventre sciolto! In un secondo tempo Steve e Jane, dopo essere stati tormentati da alcuni smargiassi, fanno ritorno all'ambulatorio per assicurarsi che sia tutto a posto. Il baldanzoso Steve irrompe nello studio giusto in tempo per vedere il dottore inglobato dal mostro proprio mentre tenta disperatamente di evadere dalla finestra della latrina. In preda al panico, il giovanotto si reca con la sua ragazza alla polizia e racconta l'accaduto. Com'è ovvio, nessuno gli crede. Cosa meno ovvia, viene preso per un semplice baggiano. Se la cava davvero a buon mercato, visto che negli States esistono elevate probabilità di capitare dal poliziotto sbagliato e di lasciarci la pelle. Il punto è che i problemi non scompaiono magicamente non appena si vieta di parlarne o si ridicolizza chi li menziona. Così lo Shoggoth, che ha il potere di accrescersi sempre più man mano che assimila nuove vittime, imperversa come un flagello biblico. Steve non si rassegna all'inerzia. Chiuso in camera dai suoi genitori, riesce ad evadere dalla finestra - un classico dell'America di quei tempi - e a raggiungere la fidanzata, anche lei abilissima a sottrarsi ai furori del padre puritano. Steve riesce a convincere i bulli che l'intera cittadinanza è in pericolo a causa dell'orrore alieno uscito dal meteorite.  Assieme a questi giovani energumeni, la coppia tenta di mettere la cittadinanza in allerta, seppur con scarso successo e talvolta coprendosi di ridicolo. Quando la gigantesca ameba penetra in un cineteatro, non è più possibile negare l'evidenza. Il pubblico è posseduto dal panico, si riversa nelle vie della cittadina e fugge. A questo punto le forze dell'ordine non possono più fingere che non sia successo nulla: raggiungono il ristorante Downington Diner, dove i ragazzi si sono asserragliati, cercando di liberarli dall'assedio della montagna di gelatina semovente. All'inizio i poliziotti hanno la brillante idea di fulminare l'abominevole creatura, senza avere successo. La potentissima scossa elettrica utilizzata non solo non nuoce allo Shoggoth, ma incendia il locale, peggiorando la situazione. Quando tutto sembra perduto, per pura coincidenza accade una cosa mirabile: Steve, ridotto all'esasperazione per non essere riuscito a farsi drenare lo sperma da Jane, scopre che l'estintore ad andride carbonica riesce a fermare il mostro informe. La chiave di tutto è il freddo. Le basse temperature paralizzano quella forma di vita extraterrestre. Nel giro di pochi minuti vengono fatti arrivare in loco camion pieni di estintori funzionanti secondo lo stesso principio, come se le difficoltà logistiche avessero la stessa realtà dei Teletubbies. Il problema è finalmente risolto, come per miracolo. Resa inerte tramite il congelamento, la marmellata spaziale viene trasportata da un aereo militare fino alle desolazioni dell'Artico e ivi abbandonata. Non c'è che dire, una scelta davvero intelligente... 😀 E infatti la parola "FINE" si trasforma in un punto interrogativo. 

Recensione:
Al giorno d'oggi pochi crederebbero che questo sia un film di natura politica mascherato da fantascienza, fatto allo scopo di diffondere il panico morale. Le nuove generazioni non hanno nemmeno la minima idea di cosa sia stata la Guerra Fredda e possono forse acquisire vaghe nozioni leggendo poche riga su un sito del Web o guardando qualche trailer tratto da un film sull'argomento. La massa gelatinosa giunta dagli abissi siderali, non a caso di colore virante al rosso, è un evidente geroglifico del Comunismo e della temutissima influenza dell'Unione Sovietica sulla società americana. Il terrore della diffusione delle dottrine comuniste si fonda sulla più arcaica e totalizzante di tutte le paure: quella di perdere la propria essenza individuale. Gli stessi temi si trovano nel celeberrimo Ultimatum alla Terra (Robert Wise, 1951), anche se ci sono differenze rilevanti. Gort, lo spaventoso Araldo Robotico del Marxismo, era sì un automa senz'anima capace di reazioni spropositate (genocidio incluso), ma c'era pur sempre un mediatore umanoide, Klaatu: tale essere indistinguibile da un terrestre era in grado di esprimere contenuti morali e filosofici razionali (per quanto destabilizzanti). Nel film di Yeaworth non si trova nulla di simile: il Blob è una forma vivente del livello di un protozoo, capace soltanto di digerire qualsiasi corpo incontri sulla sua strada. Si è compiuta in pochi anni un'evoluzione del plumbeo clima maccartista, caratterizzato da una tale disumanizzazione da ridurre l'avversario a materia aggressiva incapace di qualsiasi processo mentale. Il canovaccio di questi film di invasioni extraterrestri è in fondo sempre lo stesso. La minaccia deve comparire all'improvviso dall'Ignoto, deve mettere a repentaglio il placido sistema di vita americano, per poi essere sconfitta o in ogni caso allontanata grazie all'ingegno dell'eroe/eroina di turno. Nel caso del film di Yeaworth lo scontro tra l'abominazione piovuta dalle vastità galattiche e i migliori ingegni del genere umano ha come teatro un ben meschino microcosmo, il villaggio di Happy Days. Tutto è molto chiaro. I nostri arditi sbarbatelli sono in grado di tener testa a qualsiasi nemico e di superare qualsiasi sfida. Sarebbe bello potersi imbattere un giorno in un film davvero apocalittico, estraneo a ogni schema morale, religioso o politico, in cui si mette in scena con dovizia di particolari l'annientamento della specie Homo sapiens. Temo che le mie speranze rimarranno deluse. 

 
Vita spericolata 
 
Ecco svelato il mistero ai Millennials e ai Centennials. Blob - Fluido mortale è stato una fondamentale fonte d'ispirazione per Vasco Rossi. Questo film, il primo che ha visto Steve McQueen in un ruolo significativo, ha anche lanciato il suo personaggio. Steve McQueen spericolato che non dorme mai. Per lui non è mai tardi. Ha una vita piena di guai. Eppure per la legge ancora in vigore nella Terra dei Liberi, non avrebbe nemmeno potuto bere un goccio di birra. Men che meno del whisky al Roxy Bar. Certo, un bellimbusto così se ne sarebbe fregato e magari lo avrebbe fatto di nascosto, però nel film in questione non si fa mai la benché minima allusione alla cosa. Miracoli del fottuto Codice Hays. Immaginate quanto sarebbero credibili i bulli astemi che irritano Steve! In fondo non è importante che provochino incidenti d'auto o che mettano incinta qualche ragazza sprovveduta: basta che non abbiano le chiavi di casa e che siano sempre perfettamente sobri! Se c'è una cosa sorprendente nella narrazione, quella è proprio l'atmosfera di strisciante ribellione giovanile che quasi preconizza il '68, con un decennio di anticipo. 
 
Un B-movie rudimentale 

La trama è semplicissima, lineare, quasi banale. Non esito a dirlo: gli effetti speciali sono a dir poco grossolani, ai confini dell'osceno e del trash. Il Blob fu simulato con una gigantesca massa di marmellata, ne sono più che convinto. Certo, le fonti cinematografiche ci garantiscono che fu usato del silicone verniciato, ma io non ci credo neanche un po'. Non è molto verosimile neanche la storia della vernice nuova applicata al silicone ad ogni ripresa per mantenere vivido il colore bruno rossiccio. Si vede subito che hanno usato una di quelle marmellate americane scadenti fatte soprattutto di melassa: le si riconosce perché hanno un pingue aspetto fecale. Così gli addetti agli effetti speciali hanno prodotto una cosa schifosa che si gonfia, che passa per le intercapedini, che si infiltra dovunque. La spiegazione data ex post dal produttore, Jack H. Harris, ha del surreale: il vorace ammasso colloidale doveva diventare più rosso man mano che assimilava corpi umani, a simboleggiare la crescita aggressiva dell'ideologia comunista. C'è chi è pronto a giurare e a spergiurare che l'originale Blob, definito come "una mistura di silicone e di vernice rossa", sia tuttora custodito in un immenso bidone usato per trasportarlo dall'industria che lo ha prodotto nel 1958, la Union Carbide. Ho l'audacia necessaria per sostenere che si tratta di una ridicola leggenda. Spero di non subire per questo motivo linciaggi trollosi da parte di cinefili scalmanati. 
 
 
La vera genesi del Blob 
 
La vulgata corrente vuole che l'ispirazione alla base dell'alieno simile a una massa di melma rossastra si debba a un insigne professore, certo Irving Millgate, che insegnava lettere alla Northwestern University, nell'Illinois, lo Stato dallo strano nome che le Kessler facevano abusivamente rimare con boys. Sì, proprio la terra che la fantasia malata di John Landis ha popolato di nazisti. I nazisti dell'Illinois, per l'appunto. Stando alla leggenda, l'accademico Millgate, sconvolto dalla sua intuizione, avrebbe confidato l'idea di una specie aliena priva di forma a Jack H. Harris di Filadelfia, un noto distributore. Quest'ultimo ha contattato una piccola casa di produzione, la Valley Forge Films della Pennsylvania, di ispirazione cristiana fondamentalista. Il progetto ha ricevuto finanziamenti e la regia è stata affidata al pastore presbiteriano Irvin S. Yeaworth, che in precedenza aveva diretto più di 400 film di tema religioso, moralistico ed educativo. Senza dubbio questo è proprio il genere di cose che un fantascientista non si aspetta. Il punto è che l'idea del Blob non è davvero farina del sacco di questo Millgate dell'Illinois. L'idea genuina è senz'ombra di dubbio di Howard Phillips Lovecraft, il Solitario di Providence! Non a caso chiamo spesso e volentieri il Blob col suo vero nome: SHOGGOTH.

Titoli alternativi 
 
La storia del titolo dato al film è stata particolarmente contorta. Avrebbe potuto avere uno qualsiasi dei seguenti titoli che erano stati proposti:
 
The Glob 
The Glob That Girdled the Globe
The Meteorite Monster
The Molten Meteor
The Night of the Creeping Dead 

Questo riporta Steve Biodrowski (Cinefantastique, gen. 1989):

«Durante la produzione, ogni membro della troupe venne invitato a ideare un titolo per il film. Quello scelto faceva ridere tutti quando la gente lo pronunciava, ricorda Harris, era: The Glob That Girdled The Globe. Ne avevamo anche un altro: Absorbine Senior. Questo mi piaceva. E, The Night of The Creeping Dread. Eravamo proprio convinti di quest'ultimo, perché era un titolo "serio"; The Glob That Girdled The Globe era sciocco. Amavo i titoli formati da una sola parola, avendone distribuiti tanti, quindi dissi: «Chiamiamolo The Glob!». Finalmente tutti furono d'accordo. Stavamo per registrare il copyright, e qualcuno aveva fatto qualche ricerca venendo a sapere che esisteva un libro intitolato The Glob, scritto da Walt Kelly, il disegnatore. All'epoca non ne sapevo molto. Oggi, so che avremmo comunque potuto intitolare il film The Glob, perché non è possibile registrare il copyright sui titoli.»

Direi che è stata una fortuna che il film sia stato chiamato The Blob: avrebbe anche potuto essere battezzato The Blog
 
Etimologia di blob
(e di bleb, bubble, blubber, glob)

La spiegazione data da Biodrowski è suggestiva, eppure qualcosa non quadra. Il termine blob non è stato inventato per l'occasione: esisteva già, essendo attestato nel XVIII secolo (1725, fonte Etymonline.com) col significato di "goccia, globulo" e nel XVI secolo col significato di "bolla, vescica".  Il verbo to blob "fare gocce; contrassegnare con gocce" è attestato addirittura agli inizi del XV secolo. L'origine sembra essere espressiva.


Abbiamo attestazioni nella letteratura inglese, ben anteriori al film di Yeaworth, in cui blob è usato col  significato di "massa amorfa gelatinosa". Esempi: 
 
Norman Lockyer et al. (1869), Nature:
"Only the outermost blob on either side in map 2 displays misalignment." 
 
The Annual of the British School at Athens (1895):
"It was a colourful vase with red and white hoops on the lid, and red bands above and below the main frieze. These bands also carry a metope pattern in white of triple lines and blobs, which can just be distinguished on the photographs."  

Virginia Woolf (1922), Jacob's Room, capitolo 1:
"But there, on the very top, is a hollow full of water, with a sandy bottom; with a blob of jelly stuck to the side, and some mussels." 
 
Altre parole di probabile origine espressiva sono connesse a blob
 
bleb "vescichetta; bolla d'aria"
bubble "bolla"
blubber "grasso di balena"
glob "massa amorfa e tondeggiante" 

In particolare possiamo ritenere che glob sia il frutto di una semplice dissimilazione di blob
 
Curiosità 
 
Possiamo dire per certo che Steve McQueen è stato coglionato. Aveva rifiutato l'offerta del 10% dei ricavi del film, credendo che non avrebbe mai potuto avere successo (la fantascienza era ritenuta a tutti gli effetti una bassezza morale paragonabile alla pornografia). Così il baldo giovane ha ricevuto in tutto 3.000 dollari (secondo alcuni addirittura 2.500), prontamente dilapidati in bagordi orgiastici.

Il bizzarro regista, il cui nome completo è Irvin Shortess "Short" Yeaworth Jr., nacque a Berlino nel 1926, prima dell'ascesa di Adolf Hitler. Suo padre era il reverendo Irvin Shortess Yeaworth e sua madre era la danese Liv Marconini. A 10 anni era già in Pennsylvania. Ossessionato dai dinosauri, sembra fosse convinto che Dio avesse dato al Tyrannosaurus rex braccini atrofici per impedirgli di masturbarsi. Morì in un incidente d'auto a 78 anni, a Petra, in Giordania. Ha avuto 11 nipoti.  

Steve McQueen fu profondamente segnato da questa sua interpretazione: si è scoperto che aveva il poster di The Blob nella sua camera da letto quando morì. Anche se il personaggio di Steve era un liceale sbarbatello, l'attore aveva ben 28 anni quando rivestì i suoi panni. Un caso davvero singolare. 
 
Il nome Steve è pronunciato ben 50 volte nel corso del film. L'attore biondiccio fumava come un comignolo, ma non lo si vede mai con una sigaretta in bocca. Tuttavia in una scena si nota, se si sta attenti, che una scia di fumo azzurrognolo sale alle spalle di Steve: stava tenendo una sigaretta accesa, con le mani nascoste dietro la schiena.
 
L'acido tricloroacetico, con cui il dottor Hallen e la sua infermiera intendevano corrodere il mostro, è in realtà un acido debolissimo usato per trattarare le verruche agli organi genitali, quelle cose simpatiche che spuntano dopo essersi fatti leccare dalle prostitute. Non so perché sia stata fatta questa scelta incongrua, forse per pura e semplice ignoranza. 

Il bizzarro film proiettato nel cineteatro invaso dallo Shoggoth non è falso creato appositamente per il film di Yeaworth: si tratta infatti di Dementia (aka The Daughter of Horror), di John Parker (1955). Fuori dal locale è in bella mostra il poster de Il pianeta proibito (Forbidden Planet), di Fred M. Wilcox (1956), col titolo cambiato in The Vampire and the Robot (ossia "La vampira e il robot"): vi compare un robot grossolano che tiene in braccio una bella figliola. 
 
La musichetta irritante e futile della sigla è stata composta da Burt Bacharach et alteri. Perché una simile scelta demente? Semplice: la Paramount intendeva evitare l'insorgenza di attacchi di panico nel pubblico, cosa molto probabile se fosse stata utilizzata una musica inquietante. In realtà il nome di Bacharach non compare da nessuna parte: si trova invece la menzione del gruppo musicale denominato The Five Blobs. Si tratta di un complesso fantomatico, composto dallo stesso Bacharach e da alcuni musicisti noleggiati per l'occasione. 

Opere derivate 

Nel 1972 il film ha avuto un sequel, Beware! The Blob!, di Larry Hagman, bizzarramente definito "commedia", oltre che "horror". Risale invece al 1988 il remake Blob - Il fluido che uccide (The Blob), diretto da Chuck Russell. Il maccartismo era ormai finito. La stessa Guerra Fredda si è conclusa nel 1991 con la dissoluzione dell'Unione Sovietica: nuovi remake (il Cielo ce ne scampi!) dovrebbero tener conto di questo dato di fatto.

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