giovedì 26 marzo 2020

UN THREAD SUL TENTATIVO DI IDENTIFICARE UNA LINGUA IGNOTA DA ME UDITA IN SEREGNO  
 
Riporto nel seguito l'interessante conversazione avvenuta su Facebook, dopo che mi sono imbattuto in una donna parlante una lingua senza rispondenza alcuna con quanto da me conosciuto.  


Giovanni Agnoloni:
estone?

Marco Moretti:
Poteva sembrare una soluzione allettante, ma temo che sia molto implausibile. Per scrupolo ho ascoltato diversi video. Una prosodia completamente dissimile, una diversa fonotattica. Quello che poi colpisce dell'estone è l'alta frequenza delle sibilanti, molto rare invece nella lingua sconosciuta che ho udito.

Marco Moretti:
Ho provato di tutto, inutilmente. Sono giunto alla conclusione che l'esistenza stessa di quella lingua è qualcosa di incongruo, che su questo pianeta non dovrebbe sussistere. Si tenga conto che non ci sono infinite possibilità compatibili con il somatismo della locutrice. Detto ciò, non sono riuscito a trovare una soluzione al problema, che mi assilla, anche perché non è affatto il primo caso di questo genere che mi capita. Da dove vengono queste persone? Chi le ha messe qui? 

Giovanni Agnoloni:
Sarà un dialetto

Fabiana Cilotti:
ho pensato al finlandese o a qualche lingua ugrofinnica, quindi anche ungherese e l'estone, ma certamente tu sei molto più esperto di me. Ma ciò che ti ha colpito è stata solo la lingua, o l'incongruenza tra la lingua e la fisionomia?

Marco Moretti:
Entrambe le cose. Forse se avessi visto un unicorno mi sarei stupito meno.

Marco Moretti:
Ho provato persino a visionare un video nella lingua degli Udmurti, di ceppo ugrofinnico. Si tratta di un popolo che vive in una remota zona della Russia e che è ancora pagano. Non c'è corrispondenza alcuna nella struttura delle parole. Direi proprio che il ceppo uralico nel suo complesso non c'entra nulla.

Fabiana Cilotti:
Lappone-sami?

Marco Moretti:
Mi sento di escluderlo. Ho condotto alcuni studi su parole di sostrato presenti in quella lingua, che è dello stesso ceppo del finlandese, anche se è molto diversa e ha una fonetica particolare.

Marco Moretti:

Fabiana Cilotti:
forse Papi non era il nome del figlio ma significava "vieni qui"

Marco Moretti: 
E' possibile. Del resto, in assenza di qualsiasi parola identificabile, si può dire ben poco. Non c'era nemmeno un prestito da una lingua nota. A volte, quando si sente qualcuno parlare in arabo o in una lingua slava, si notano parole italiane incorporate nel discorso. Una volta, sul treno, ho udito una donna parlare al telefono in una lingua sconosciuta, con una rotica molto vibrante, ma sono riuscito a riconoscere diverse parole prese a prestito dal russo.

Fabiana Cilotti: 
il problema sono i dialetti, che a volte sono difficilmente riconducibili alla lingua originaria, specialmente in una conversazione captata a frammenti, pensa al bergamasco con l'italiano!
E poi ci sono parole o frammenti di esse che sono comuni in molte lingue anche se hanno significato diverso, tipo "mir", in russo mondo, in albanese "bene", e miliardi di altre.
Da come la descrivi sembrerebbe più una lingua uralo altaica ma credo sia difficile riuscire a risolvere questo enigma... dovevi chiederglielo :)

Marco Moretti:
Innanzitutto bisogna definire cos'è un dialetto. Chiamo "dialetti" le varietà galloitaliche come quelle lombarde perché manca una lingua codificata: molti insorgerebbero se si volesse rendere il milanese del Porta la lingua di tutta la Lombardia. Detto questo, il caso del bergamasco aspirato è decisamente anomalo. Non ci sono infinite possibilità, dopotutto. Per quanto riguarda i "falsi amici", va detto che "mir" in russo significa "pace", non "mondo". Credo che sia molto difficile che parole come "svaboda" e "narodny" possano essere "falsi amici" o frutto di inganno. Se ho udito una lingua uralica, allora possiamo dire che un idioma bantu fa parte dei vernacoli toscani.

Fabiana Cilotti:
tu solo sai quanto hai ascoltato di quel discorso e quante parole se pur incomprensibili ti sono arrivate e quante ne hai perse, cioè, in pratica quanto ciò che hai percepito fosse frammentario o meno. Mi pare che la tua osservazione si basi prevalentemente sul suono e sulla fonotassi, ma fortemente condizionata dall'aspetto della donna. Forse se tu l'avessi sentita registrata e non avessi visto chi parlava ti saresti orientato altrove, su altri gruppi linguistici che, in bocca ad una bionda pallida, magari appaiono assurdi

Marco Moretti:
Se avessi sentito una registrazione senza vedere la persona, non avrei avuto la benché minima idea del gruppo linguistico su cui orientarmi. Blackout totale.

Giovanni Agnoloni:
Basco?

Marco Moretti:
Impossibile. Ho studiato quella lingua in numerose sue varianti e la riconosco all'istante. Si tratta di un superstite non indoeuropeo, che proprio per questo è di estremo interesse. Per anni ho analizzato numerosissimi vocaboli, classificandoli a seconda della loro natura. Sono a conoscenza dei lavori di molti accademici. Infatti, essendo il basco una lingua isolata, ci sono stati innumerevoli tentativi di trovare una parentela. Anni fa il professor Bengtson ha mandato un suo servo per cercare di carpire alcuni miei lavori, che tra l'altro erano consultabili in un gruppo di Yahoo, dai cui iscritti cercavo suggerimenti e critiche. Poi ho constatato che lo stesso Bengtson si è avvalso di qualche mia etimologia, senza nominarmi, come è tradizione nel mondo accademico.

Marco Moretti:
C'è una sola cosa in comune tra il basco e la lingua sconosciuta da me udita: entrambe hanno una distribuzione molto squilibrata dei suoni (anche se in modo del tutto diverso).

Francesco Grieco:
ma scusa Marco, i tratti somatici della donna riconducevano ad etnie slave?

Giovanni Agnoloni:
Macedone?

Marco Moretti:
Non era una lingua slava, o avrei riconosciuto molte parole. Il fatto che, come rilevato, mancavano del tutto suoni palatali è molto significativo. No, i tratti somatici non erano simili a quelli di una slava.

Marco Moretti:
Marco Moretti Se dovessi rivederla, a questo punto la fermerei di certo.

Lukha B. Kremo:
Una lingua romani?

Marco Moretti: 
In tal caso sarebbe stata un'albina. Resto comunque abbastanza scettico. Ho udito diverse varietà di romani in svariate occasioni: non di rado mi imbatto in persone di tribù ferroviarie. La sonorità è spesso abbastanza sfuggente e la fonetica è singolare. Una volta c'era sul treno una comitiva di rom valacchi e sono riuscito a distinguere alcune di parole nei loro discorsi. Avevo isolato la parola "manushka" nel discorso di una donna, facendo un'analisi di tale voce, formata da "manush", che significa "uomo" e da un suffisso "-ka" che funge da relativo.

Marco Moretti:
Forse la soluzione è particolarmente contorta e legata a casi sommamente improbabili.

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