mercoledì 20 maggio 2020

IL MISTERO DEL DODECAEDRO ROMANO

Descrizione del tipo di manufatto: 
    dodecaedro (solido con 12 facce pentagonali); 
    in rari casi è un icosaedro (solido con 20 facce triangolari).  
Nomi convenzionali del manufatto:
    dodecaedro romano, dodecaedro gallo-romano.
Materiale: bronzo, più raramente pietra. 
Caratteristiche:
    i) le facce presentano un foro circolare, più raramente ellittico; 
    ii) in alcuni casi si hanno facce senza fori, con solo decorazioni; 
    iii) le dimensioni dei fori possono essere diverse da una faccia
    all'altra;
    iv) ogni vertice presenta uno spuntone arrotondato;
    v) alcuni dodecaedri sono privi di spuntoni.
Dimensioni: da 4 a 11 cm.
Epoca: dal I al IV secolo d.C.
Numero di rinvenimenti: più di 100 (116 nel 2013).
Luoghi dei rinvenimenti: Gallia (Celtica, Belgica, Narbonese),
    Germania, Elvezia, Britannia, Pannonia. 
Luoghi con maggior numero di rinvenimenti: Gallia (Celtica,
    Belgica), Germania.
Luoghi di rinvenimenti non confermati: Italia orientale, Spagna.
Epicentro della diffusione: Renania
Rinvenimenti atipici: due icosaedri trovati in Egitto.
Rinvenimenti erratici: alcuni dodecaedri d'oro trovati nel Sud-est
    asiatico (Tailandia, Birmania).
Anno del primo rinvenimento: 1739 (Fonte: Guggenberger, 2013)  
Luogo del primo rinvenimento: Aston, Inghilterra (Fonte:
    Guggenberger, 2013) 
Nome dato dai Romani al manufatto: sconosciuto. 
Menzioni nella letteratura antica: assenti.
Raffigurazioni nell'arte antica: assenti.
Funzione del manufatto: sconosciuta.  
 
 
Ipotesi sull'uso del dodecaedro gallo-romano: 
 
1) Tipo di proiettile per i frombolieri. La forma del dodecaedro gli avrebbe garantito un impatto particolarmente distruttivo.   
     Obiezioni: 
i) Il manufatto è stato trovato spesso in ambiti non militari (ad esempio domestici);
ii) Non si capisce perché realizzare proiettili cavi, quindi più leggeri;
iii) Il metallo utilizzato sarebbe stato probabilmente il piombo, molto denso e più economico del bronzo; 
iv) Se fosse stata un'arma tanto mirabile, il suo uso non sarebbe stato limitato ad alcune parti dell'Impero.
 
2) Strumento per la fabbricazione delle armi. Secondo John Ladd, ingegnere in pensione, il dodecaedro sarebbe servito per stabilire la dimensione ideale delle armi e la loro miglior geometria, in particolare dei proiettili per le fionde. Allo scopo il dodecaedro sarebbe stato immerso in uno speciale olio, che avrebbe permesso di calcolare la deviazione della traiettoria dei proiettili.
    Obiezioni:
i) Il manufatto è stato trovato spesso in ambiti non militari (ad esempio domestici);
ii) Uno strumento tanto mirabile non sarebbe stato limitato nel suo uso ad alcune parti dell'Impero;
iii) Se si trattasse di uno strumento di misura, le sue dimensioni sarebbero standardizzate, come pure la sua forma e altre caratteristiche;
iv) L'ipotesi è eccessivamente cervellotica.  
 
3) Strumento per misurare le distanze. Secondo la professoressa Amelia Carolina Sparavigna (Politecnico di Torino), il dodecaedro sarebbe stato particolarmente utile nell'ambito dei rilevamenti militari. Secondo Giuseppe Sgubbi, archeologo dilettante, il dodecaedro sarebbe stato un telemetro, utilizzato nella centuriazione, ossia nella divisione di estensioni di terra in appezzamenti razionali. 
    Obiezioni: 
i) La scienza dell'agrimensura ha avuto la sua origine tra gli Etruschi, eppure il dodecaedro non appare tipico dell'Etruria;
ii) Le più imponenti centuriazioni sono state fatte nel bacino padano, eppure il dodecaedro non appare tipico di tale area;
iii) Uno strumento tanto mirabile non sarebbe stato limitato nel suo uso ad alcune parti dell'Impero;
iv) Se si trattasse di uno strumento di misura, le sue dimensioni sarebbero standardizzate, come pure la sua forma e altre caratteristiche;
v) L'ipotesi è eccessivamente cervellotica.  
 
4) Strumento per la calibrazione dei tubi. Il dodecaedro sarebbe stato calato nelle condutture di piombo al fine di misurarne il diametro.
    Obiezioni:
i) I fori sarebbero serviti ad assicure una corda per poter muovere il dodecaedro, ma non si spiegano i solidi con facce prive di aperture;
ii) Si deve stabilire la misura di un tubo all'atto della sua produzione, non una volta prodotto;
iii) Come gestire eventuali ostruzioni del tubo da parte del dodecaedro?  
iv) Se si trattasse di uno strumento tanto mirabile, il suo uso non sarebbe stato limitato ad alcune parti dell'Impero; 
v) Se si trattasse di uno strumento di misura, le sue dimensioni sarebbero standardizzate, come pure la sua forma e altre caratteristiche;
vi) L'ipotesi è eccessivamente cervellotica.  
 
5) Strumento per la tessitura. Questa funzione potrebbe spiegare gli spuntoni.
   Obiezioni: 
i) Gli strumenti usati per la tessitura sono ben noti e molto diversi dal dodecaedro; 
ii) La frequente conservazione di questo manufatto in tesori sta ad indicare che era considerato prezioso; 
iii) La produzione di un dodecaedro richiedeva grandi capacità e fatica: cosa non giustificata per scopi tanto banali;
 
iv) Uno strumento tanto mirabile non sarebbe stato limitato nel suo uso ad alcune parti dell'Impero.

6) Strumento calendariale. Secondo questa ipotesi il dodecaedro gallo-romano sarebbe stato utilizzato per la  di solstizi ed equinozi. L'olandese Sjra Wagemans, chimico ricercatore della DSM Reseaech earcheologo dilettante, sostiene che il dodecaedro servisse a misurare l'angolo della luce solare, determinando con precisione una data specifica della primavera e dell'autunno, in connessione con importanti attività agricole.
    Obiezioni: 
i) Le tecniche calendariali dei Romani sono state prese dagli Etruschi, ma il dodecaedro non appare tipico dell'Etruria;
ii) Uno strumento tanto mirabile non sarebbe stato limitato nel suo uso ad alcune parti dell'Impero;
iii) Se si trattasse di uno strumento di misura, le sue dimensioni sarebbero standardizzate, come pure la sua forma e altre caratteristiche;
iv) L'ipotesi è eccessivamente cervellotica.
 
7) Tipo di candelabro. Va notato che su alcuni esemplari sono state trovate tracce di cera. I motivi della presenza di cera non sono mai stati chiariti. 
    Obiezioni:
i) I candelabri sono ben noti e molto diversi dal dodecaedro; 
ii) In molti esemplari non si hanno tracce di cera; 
iii) Non si spiegano manufatti senza fori o con fori ellittici;
iv) La produzione di un dodecaedro richiedeva grandi capacità e fatica: cosa non giustificata per scopi tanto banali.
 
8) Peso per reti da pesca Una spiegazione forse banale, che tuttavia è stata formulata, forse proprio in reazione alla natura eccessivamente contorta di altre supposizioni.
    Obiezioni: 
i) I pesi per le reti da pesca sono ben noti e hanno forme molto diverse;
ii) La frequente conservazione di questo manufatto in tesori sta ad indicare che era considerato prezioso; 
iii) La produzione di un dodecaedro richiedeva grandi capacità e fatica: cosa non giustificata per scopi tanto banali.  
 
9) Giocattolo per bambini. Una spiegazione forse banale, che tuttavia è stata formulata, forse proprio in reazione alla natura eccessivamente contorta di altre supposizioni.
    Obiezioni: 
i) La frequente conservazione di questo manufatto in tesori sta ad indicare che era considerato prezioso: 
ii) La produzione di un dodecaedro richiedeva grandi capacità e fatica: cosa non giustificata per scopi tanto banali;
iii) Un solido di metallo sarebbe stato poco sicuro come giocattolo: un bambino poteva ferirsi o rimanere soffocato in caso di improvvida ingestione.

 
10) Strumento musicale simile a una campanella. Una spiegazione forse banale, che tuttavia è stata formulata, forse proprio in reazione alla natura eccessivamente contorta di altre supposizioni. In particolare è stata avanzata l'ipotesi che servisse come campanella per il bestiame.  
     Obiezioni: 
i) La frequente conservazione di questo manufatto in tesori sta ad indicare che era considerato prezioso; 
ii)
La produzione di un dodecaedro richiedeva grandi capacità e fatica: cosa non giustificata per scopi tanto banali;
iii) Non si spiega la complessità del manufatto.
 
 
11) Semplice oggetto ornamentale. Una spiegazione forse banale, che tuttavia è stata formulata, forse proprio in reazione alla natura eccessivamente contorta di altre supposizioni.  
     Obiezioni: 
i) La frequente conservazione di questo manufatto in tesori sta ad indicare che era considerato prezioso;  
ii)
La produzione di un dodecaedro richiedeva grandi capacità e fatica: cosa non giustificata per scopi tanto banali;
iii) Non si spiega la complessità del manufatto.
 
12) Strumento per la produzione in serie dei guanti. Mi sono imbattuto in un video surreale su Youtube, che mostra un esempio pratico di utilizzo dello strumento.    
    Obiezioni: 
i) Il fatto che sia possibile produrre un guanto usando un dodecaedro non significa che questo fosse il suo scopo;
ii) La frequente conservazione di questo manufatto in tesori sta ad indicare che era considerato prezioso; 
ii
i) La produzione di un dodecaedro richiedeva grandi capacità e fatica: cosa non giustificata per scopi tanto banali;
iv) Uno strumento tanto mirabile non sarebbe stato limitato nel suo uso ad alcune parti dell'Impero.
 
13) Tipo di moneta. È stata avanzata l'ipotesi che il dodecaedro servisse ad indicare convenzionalmente un certo volume di denaro.
   Obiezioni:
i) L'ipotesi è contraria al principio fondante della monetazione romana, secondo cui il valore di una moneta dipende dal suo tenore di metalli nobili;
ii) Se questa convenzione monetaria fosse stata considerata utile, il suo uso sarebbe stato riscontrato in ogni parte dell'Impero; 
iii) Per quanto la produzione di un dodecaedro fosse difficile, la sua imitazione non sarebbe stata impossibile;
 
14) Strumento per scoprire la contraffazione delle monete. Secondo i fautori di questa teoria, si sarebbero potute fondere alcune monete prese a caso da un tesoro, facendone una barra. Avendo le monete autentiche un contenuto prefissato di metallo prezioso, la barra da esse ottenuta avrebbe avuto dimensioni determinabili. Se la barra non si fosse adattata ai fori del dodecaedro, si poteva dedurre la presenza di monete false.
    Obiezioni:
i) Se si trattasse di uno strumento di misura, le sue dimensioni sarebbero standardizzate, come pure la sua forma e altre caratteristiche;
ii) Uno strumento tanto mirabile non sarebbe stato limitato nel suo uso ad alcune parti dell'Impero;
iii) Non si capisce perché quasi tutti i falsari dell'Impero dovessero concentrarsi in una certa regione;
iv) Il manufatto era tesaurizzato, quindi difficilmente dotato di un uso pratico tanto importante. 

15) Un fermacarte. Una spiegazione forse banale, che tuttavia è stata formulata, forse proprio in reazione alla natura eccessivamente contorta di altre supposizioni.
      Obiezioni:
i) La frequente conservazione di questo manufatto in tesori sta ad indicare che era considerato prezioso; 
ii) Gli spuntoni, non necessari, non avrebbero spiegazione soddisfaente;
iii
) La produzione di un dodecaedro richiedeva grandi capacità e fatica: cosa non giustificata per scopi tanto banali;
iv) Non si spiega la complessità del manufatto. 
 
16) L'estremità di uno scettro. In altre parole, si tratterebbe di una specie di pomolo. Una spiegazione forse banale, che tuttavia è stata formulata, forse proprio in reazione alla natura eccessivamente contorta di altre supposizioni. 
     Obiezioni: 
i) Non si spiegano i solidi con tutte le facce piene o con fori ellittici;
ii) Non si spiega l'assenza di una particolare apertura in cui inserire l'asta dello scettro, diversa dalle altre;
iii) Non sembra essere presente alcun meccanismo per assicurare l'asta. 

17) Oggetto usato per massaggi rilassanti dopo essere stato scaldato.
Una spiegazione forse banale, che tuttavia è stata formulata, forse proprio in reazione alla natura eccessivamente contorta di altre supposizioni. 
    Obiezioni: 
i) Non si spiega la complessità del manufatto;
ii) La frequente conservazione di questo manufatto in tesori sta ad indicare che era considerato prezioso; 
iii) La produzione di un dodecaedro richiedeva grandi capacità e fatica: cosa non giustificata per scopi tanto banali. 
 
18) Tipo di amuleto o strumento magico, connesso con la sfera religiosa. Questa sembra l'unica interpretazione credibile. Approfondiamo nel seguito l'affascinante argomento.  
     Punti a favore:
i) Le tradizioni religiose e magiche sono spesso locali;
ii) Manufatti di questo genere sono
spesso considerati preziosi;
iii) In nome della magia e della religione sono spesso giustificati grandi sforzi, non commisurati all'effettiva utilità materiale;
iv) A Ginevra è stato trovato un dodecaedro anomalo in argento, senza spuntoni, con nucleo di piombo e i nomi dei dodici segni zodiacali incisi sulle facce (Fonte: Kostov, 2014). 

 
Probabilmente il mio elenco di ipotesi non è esaustivo. Credo di poter classificare come humour britannico le parole di un visitatore di un forum, che parlava del possibile uso dei dodecaedri come bigodini. A questo punto manca soltanto un buontempone che se ne esca a etichettare i dodecaedri come motivatori iperspaziali di astronavi dell'Ordine Jedi della Repubblica Galattica tornate indietro nel tempo alla ricerca dei Sith! In ogni caso un tratto accomuna quasi tutte le proposte riportate: sembrano tentativi di rispondere a un indovinello o di trovare la soluzione di un rebus. Gli oggetti studiati sono considerati come le monadi di Leibniz: sostanze puntiformi che non possono essere fisicamente influenzate da elementi esterni. Tutto ciò è a dir poco angosciante!  
 
Con buona pace del mondo accademico, non ritengo interessante né utile l'ipotesi enunciata dalla Sparavigna, per non parlare di quelle di Wagemans et alteri. Trovo inquietante che ad occuparsi della questione siano stati accademici esperti di ogni tipo di disciplina, purché priva di qualsiasi attinenza con la cultura e con la storia del mondo antico. In pratica hanno cercato da tutte le parti, ma non dove sarebbe stato ragionevole trovare una risposta. È assurdo che si arrivi ad invocare la telemetria e non si consideri minimamente l'universo filosofico e religioso in cui questi dodecaedri hanno avuto origine e diffusione. Molti archeologi dilettanti sembrano quasi avere l'atteggiamento di quelli che a scuola giocavano a fare i Romani. Eppure basta guardare qualche mappa dei rinvenimenti per confutare all'istante l'idea che il dodecaedro possa essere un'importante innovazione tecnologica in campo bellico, ingegneristico o in qualunque altro genere di uso concreto e quotidiano. Non dobbiamo sottovalutare l'immensa capacità di propagazione delle idee e della tecnica in un contesto eterogeneo e connesso come quello dell'Impero: un ritrovato utile e interessante sarebbe arrivato dovunque in tempi molto rapidi. 

 
La risposta possibile a questo enigma è una sola: il dodecaedro è un simbolo religioso celtico, considerato romano perché trovato nel contesto archeologico dell'Impero. Già la semplice distribuzione geografica dei rinvenimenti è un forte indizio di un'origine celtica, in un contesto in cui erano intensi i contatti tra Celti e Germani. La capacità di integrazione di elementi preromani nell'Impero è stata sottovalutata in modo sistematico, così pure come la molteplicità delle culture locali. In genere, l'uso stesso della parola "romano" risente fortemente di un modo scolastico di vedere l'antichità come qualcosa di monolitico e di compatto. In quest'ottica, tutto ciò che è attestato in un qualsiasi territorio imperiale viene interpretato come se dovesse per forza di cose essere germogliato nel Lazio. Il fatto che i reperti siano tipici di una particolare area della Gallia Celtica e che manchino in altre non è poi così problematico come potrebbe pensare: le genti delle  Gallie non erano un tutt'uno compatto dai Pirenei all'Elvezia. Fatica a farsi strada, persino tra gli studiosi, il concetto di varietà

 
Filosofi e Druidi 

È risaputo e tramandato che il Sapiente Abaris giunse dall'estrema Thule per incontrare Pitagora. Giulio Cesare ci attesta l'importanza che avevano per i Druidi le dottrine pitagoriche, attribuendo ad essi la credenza nella metempsicosi. A proposito delle dottrine cosmologiche del druida Diviziaco ci viene detto che esse destarono a Roma grandissimo interesse. Tra le altre cose, il nobile Eduo affermava che l'Universo si sarebbe dissolto in una coflagrazione e che un giorno ci sarebbero stati soltanto due elementi superstiti: l'Acqua e il Fuoco. Esisteva un fortissimo legame tra il mondo celtico e quello greco, a dispetto di molte appariscenti differenze. I Druidi vietavano persino ai nobili di parlare delle origini dell'Universo e dell'essere umano. All'interno della loro congregazione erano coltivate in sommo grado la filosofia e la geometria: era come se le élites intellettuali delle Gallie e della Grecia costituissero un unico continuum. Ovviamente di queste cose nel sistema scolastico italiano non si parla.
 
Il dodecaedro regolare è uno dei cinque solidi platonici, associati agli Elementi. 

terra : cubo
fuoco : tetraedro
aria : ottaedro
acqua : icosaedro 
 
Il dodecaedro è associato all'architettura stessa dell'Universo. Ne costituisce la Quintessenza. Queste sono le parole di Platone, che fu allievo della Scuola Pitagorica: 
 
"E prima di tutto, che fuoco e terra e acqua e aria siano corpi, è chiaro ad ognuno. Ma ogni specie di corpo ha anche profondità; e la profondità è assolutamente necessario che contenga in sé la natura del piano, e una base di superficie piana si compone di triangoli." 
(Platone, Timeo, cap. XX) 
 
"E si comincerà dalla prima specie, ch’è la più semplicemente costituita: elemento di essa è il triangolo che ha l’ipotenusa  doppia  del  lato  minore.  Se  si  compongono  insieme  due siffatti triangoli secondo la diagonale, e questo si ripete tre volte, di modo che le diagonali e i lati piccoli convergano nello stesso punto, come in un centro, nasce di sei triangoli un solo triangolo equilatero: e se quattro triangoli equilateri si compongono insieme, formano per ogni tre angoli piani un angolo solido, che viene subito dopo il più ottuso degli angoli piani. E di quattro angoli siffatti si compone la prima specie solida che può dividere l’intera sfera in parti eguali e simili. La seconda poi si forma degli stessi triangoli, riuniti insieme in otto triangoli equilateri, in modo da fare un angolo solido di quattro angoli piani: e ottenuti sei angoli siffatti, il secondo corpo ha così il suo compimento. La terza specie è poi formata di centoventi triangoli solidi congiunti insieme e di dodici angoli solidi, compresi ciascuno da cinque triangoli equilateri piani, ed ha venti triangoli equilateri per base. E l’uno dei due elementi, dopo aver generato queste figure, aveva cessato l’opera sua. Ma il triangolo isoscele generò la natura della quarta specie, componendosi insieme quattro triangoli isosceli, con gli angoli retti congiunti nel centro, in modo da formare un tetragono equilatero: sei di questi tetragoni equilateri commessi insieme compirono otto angoli solidi, ciascuno dei quali deriva dalla combinazione di tre angoli piani retti. E la figura del corpo risultante divenne cubica, con una base di sei tetragoni equilateri piani. Restava una quinta combinazione e il Demiurgo se ne giovò per decorare l’universo."
(Platone, Timeo, cap. XX) 
 
"E alla terra diamo la figura cubica; perché delle quattro specie la terra è la più immobile, e dei corpi il più plasmabile. Ed è sopra tutto necessario che tale sia quel corpo che ha le basi più salde. Ora dei triangoli posti da principio, è più salda naturalmente la base di quelli a lati eguali che di quelli a lati diseguali, e quanto alle figure piane, che compone ciascuna di queste specie di triangoli, il tetragono equilatero, tanto nelle parti che nel tutto, è di necessità più solidamente assiso del triangolo equilatero. Perciò conserviamo la verosimiglianza, attribuendo questa forma alla terra, e poi all’acqua la forma meno mobile delle altre, al fuoco la più mobile, e all’aria l’intermedio: e così il corpo più piccolo al fuoco, il più grande all’acqua, e l’intermedio all’aria, e inoltre il più acuto al fuoco, il secondo per acutezza all’aria, e il terzo all’acqua." 
(Platone, Timeo, cap. XXI)
 
Sorvoliamo pure sul fatto che il Demiurgo sia spesso stato sostituito da Dio nelle traduzioni. Appare chiaro che nell'idea che accomunava Platone e i Druidi il dodecaedro era una raffigurazione del Cosmo: da questo discende un plausibile uso apotropaico del solido. Se i filosofi greci irridevano la superstizione del volgo, i Druidi se ne servivano per governare e la incentivavano attivamente. Una volta perseguitata ed eliminata la classe druidica, considerata ribelle al potere di Roma, la religione celtica sopravvisse e fu integrata nell'edificio culturale dell'Impero, nel ricco e complesso mondo che chiamiamo gallo-romano. Basti pensare a quell'eccezionale reperto che è il calendario di Coligny, redatto in gallico e risalente al II secolo d.C.  
 
Etimologia di dodecaedro e di icosaedro 
 
Il latino tardo dōdecahedrum deriva dal greco δωδεκάεδρον (dōdekáedron), che è un composto di δώδεκα (dōdeka) "dodici" e di ἕδρα (hédra) "faccia di un solido" (alla lettera "base, posto a sedere", dalla radice indoeuropea *sed- "sedere, sedersi").
Il latino tardo īcosahedrum deriva dal greco εἰκοσάεδρον (eikosaedron), che è un composto di
εἴκοσι (eíkosi) "venti (20)" e di ἕδρα (hédra) "faccia di un solido" (alla lettera "base, posto a sedere", dalla radice indoeuropea *sed- "sedere, sedersi")
Posso constatare che in italiano la pronuncia è dodecaèdro, icosaèdro, ma se dovessimo stare all'accentazione latina e a quella greca (che in questo caso concordano) dovremmo pronunciare *dodecàedro, *icosàedro.  
 
Tentativi di ricostruzione dei nomi celtici 
 
Cerchiamo ora di risalire al nome celtico del dodecaedro e dell'icosaedro. È un esercizio interessante, visto che la lingua gallica sopravvisse per tutta l'epoca imperiale. Nelle lingue celtiche medievali e moderne esiste una parola il cui significato letterale è "faccia, superficie": 
 
Antico irlandese: enech "faccia" 
Medio gallese: wyneb "faccia, superficie"
Gallese moderno: wyneb "faccia, superficie; guancia" 
Cornico: enep "faccia, superficie, pagina"
Bretone: eneb "faccia"

In tutte queste lingue il genere della parola in questione è maschile. Il dittongo wy- in gallese è un regolare prodotto della vocale lungua ē-, la cui quantità non è dovuta a ragioni etimologiche. Crediamo che sia
una ragionevole traduzione del greco hédra "faccia di un solido". 
 
La protoforma gallica e britannica ricostruibile è *ENEPOS, da un precedente protoceltico *ENEKWOS. Wikipedia propone una ricostruzione *ENĪKWOS, la cui vocale lunga -Ī- non è tuttavia compatibile col vocalismo osservato, in particolare nelle lingue britanniche. Ecco quindi le nostre ricostruzioni dei nomi druidici del dodecaedro e dell'icosaedro:  
 
Gallico, britannico: *DUŌDECAMENEPON "dodecaedro" 
Gallico: *UŌCONTENEPON  "icosaedro"
Britannico: *UICANTENEPON "icosaedro" 
 
Questi composti sono di genere neutro, in modo analogo a quanto accade in greco.

3 commenti:

  1. Complimenti per questo articolo, in quanto l’ho trovatolo più esaustivo tra quelli che si sono cimentati nel cercare di interpretare il mistero del dodecaedro romano.
    Pertanto ritengo di dover rendere noto che finalmente sono riuscito a scoprire a cosa serviva il dodecaedro romano, così come riportato nel mio blog. https://www.fontiemisteri.info/2021/10/16/il-dodecaedro-romano/.
    A disposizione per qualsiasi confronto e/o chiarimento.

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  2. Benvenuto in questo spazio e grazie dell'intervento!

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  3. Qualora fosse stato letto il mio articolo relativo a cosa serviva il dodecaedro romano, così come riportato nel mio blog. https://www.fontiemisteri.info/2021/10/16/il-dodecaedro-romano/, al fine di rendere più credibile e meno cervellotica la mia scoperta allego due Link relativi a recenti articoli di cronaca, dove su uno viene documentato anche il ritrovamento di un dodecaedro romano (primo reso noto in Italia) emerso dagli scavi archeologici effettuati per conto della Soprintendenza di Ravenna a Rimini nel Borgo di San Andrea in via Melozzo (località Ariminum) facente parte dell’Agro Gallicus, una delle più importanti colonie e centuriazioni Romane, punto di partenza di tutti i miei studi.

    https://www.chiamamicitta.it/rimini-ha-le-sue-terme-imperiali-svelato-lo-scavo-di-via-melozzo-foto/amp/

    https://messaggeroveneto.gelocal.it/tempo-libero/2021/11/26/news/il-mistero-nascosto-in-quella-lastra-di-pietra-con-i-nomi-dei-venti-1.40966203

    Grazie per l’attenzione riservatami.

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