domenica 3 gennaio 2021


LO STRANO CASO DEL LIBRAIO DI CARTAGINE 
 
In un'opera di Agostino di Ippona, le Ritrattazioni (ossia Revisioni), Libro Secondo, si legge una notizia molto interessante. Quando mi imbattei per la prima volta in questa menzione leggendo l'opera di Jean Duvernoy, non mancai di stupirmene. Da allora mi sentii meno solo, certo che la Verità è e sarà sempre capace di manifestarsi in forme del tutto inattese anche nei contesti più orrendi. Riporto il brano: 
 
LVIII (LXXXV) - Contro un avversario della Legge e dei Profeti, due libri 
 
58. Nel frattempo avvenne che in una piazza di Cartagine posta in riva al mare si tenesse una pubblica lettura con larghissima affluenza di un pubblico molto attento e interessato. Ad interessare l'uditorio era il libro di un eretico, o seguace di Marcione o comunque annoverabile fra coloro il cui errore consiste nel ritenere che non sia stato Dio a creare il mondo e secondo i quali il Dio della Legge trasmessa per tramite di Mosè e dei Profeti che si rifanno a quella Legge non sarebbe il vero Dio, bensì un demone fra i più malvagi (141). Alcuni fratelli di intensa fede cristiana riuscirono a porvi sopra le mani e me lo inviarono senza indugio perché lo confutassi, rivolgendomi un pressante invito perché non dilazionassi la mia risposta. Ho articolato la mia confutazione in due libri ai quali ho premesso come titolo: Contro un avversario della Legge e dei Profeti. Il codice che mi era stato inviato non recava infatti il nome dell'autore. Quest'opera incomincia così: Col libro che mi avete inviato, o amatissimi fratelli.
 
Ecco anche l'incipit dell'opera a cui si fa riferimento, intitolato per l'appunto "Contro l'avversario della Legge e dei Profeti": 
 
Fratelli carissimi, per rispondere in modo breve, per quanto posso, al libro di non so quale eretico, che mi avete inviato, ho indicato in primo luogo quale errore venga in esso trattato. Secondo quanto avete scritto, il testo veniva letto sulla piazza del porto alla turba che accorreva con pericolosa curiosità e ascoltava con piacere. In verità i Manichei non sono gli unici che condannano la Legge e i Profeti, ci sono anche i Marcioniti e alcuni altri le cui sette non sono molto conosciute dal popolo cristiano. Questo individuo, il nome del quale da questo libro non sono riuscito a trovare, rigetta Dio come creatore del mondo, mentre i Manichei non accettano il libro della Genesi e lo bestemmiano, senza dubbio professano però che Dio ha creato il mondo buono, sebbene da una natura differente dalla propria e plasmando la materia. Per quanto, dunque, io non sia riuscito a scoprire di che setta sia questo individuo blasfemo, la Scrittura divina che egli attacca con le sue malevole discussioni deve esser difesa contro la sua lingua. Inoltre, poiché vuol apparire in ogni modo cristiano, giacché adduce alcune testimonianze del Vangelo e dell'Apostolo, dev'esser confutato ricorrendo anche alle Scritture che fanno parte del Nuovo Testamento, affinché si veda in modo ancora migliore che egli, nell'attaccare il Vecchio Testamento, delira più con sconsideratezza che con furbizia.”
 
Essendo il mondo in cui siamo costretti a vivere proprio la creazione del peggiore di tutti i Demoni, il più maligno in assoluto, ecco che le farneticazioni di Agostino d'Ippona ci sono arrivate integralmente, mentre l'opera pregevole venduta dal Libraio di Cartagine è andata perduta. Solo un'ombra sopravvive nelle testimonianze citate. Di certo doveva essere un capolavoro di logica e di precisione, contenente un tale tagliente insieme di Verità da avere il potere di dissipare l'ignoranza degli apologeti cattolici come il sole ha il potere di sciogliere la neve e la brina. La sparizione del volume è di per sé una prova dell'appartenenza delle nazioni al Creatore Malvagio: non si dà caso in cui la Verità attecchisca stabilmente tra le genti. Perché inoltre i cattolici avrebbero dovuto preoccuparsi del testo se non fossero stati essi stessi sommamente insicuri della propria fede falsa e contraddittoria? La pressante richiesta di confutazione fatta al loro campione Agostino prova la loro inquietudine. E se questo senso di turbamento è stato sempre soffocato dalla forza imperiale e dalla brutalità della Chiesa Romana, ecco che in questi tempi calamitosi io squarcio la foschia per far baluginare di nuovo la Verità affermata a Cartagine. Duole constatare che tanto tempo sia passato dalla fragile confutazione fatta da Agostino senza che si sia prodotta una risposta adeguata. Resta il fatto che alcune informazioni tramandate dall'Ipponense sono preziose per uno studio più approfondito. Egli parla di alcune sette non Manichee né Marcionite, e dichiara che sono poco conosciute nel mondo cristiano. A cosa allude esattamente? Forse non lo sapremo mai. Con ottimi argomenti, Duvernoy dubita che l'autore avesse a che fare con il Manicheismo e con il Marcionismo, ma va detto anche che non suggerisce alcuna soluzione alternativa. In effetti i Marcioniti avevano come solo testo sacro una versione abbreviata del Vangelo di Luca e non utilizzavano altri scritti del Nuovo Testamento. Il concetto di creazione esposto non si collega al Manicheismo e nemmeno allo Gnosticismo. Si noti che non si usa il termine Demiurgo né si parla di Eoni e articolate Ipostasi. Agostino aggiunge anche che l'autore del testo si definiva cristiano, e questo è molto interessante. Il modo di argomentare descritto è molto simile a quello dei Catari del Medioevo, che come mostrato ampiamente utilizzavano sia brani dell'Antico che del Nuovo Testamento per dar vita a confutazioni tanto efficaci che la maligna Chiesa di Roma non poté in alcun modo ribattere se non con il potere del ferro e del fuoco. In particolare la teologia del Libro di Cartagine è simile nel suo nucleo a quella dei Catari Assoluti. Un'altra cosa che notiamo leggendo Agostino è che la popolazione che ascoltava con piacere il libro era la maggioranza, mentre i cattolici che ne furono scandalizzati erano evidentemente un pugno di persone. Detto questo, stupisce non poco che un simile episodio, a parer mio tanto strano e significativo, sia stato così trascurato.

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