giovedì 1 luglio 2021

L'INIZIO DEL MEDIOEVO: ERRORI SCOLASTICI, CONSIDERAZIONI E PROPOSTE

La narrazione ufficiale sull'inizio del Medioevo, raccontata in tutte le scuole d'Italia, è grossomodo questa: l'erulo Odoacre, già magister militum dell'esercito di  Roma e riconosciuto come re dai mercenari Eruli, Sciri, Rugi e Turcilingi, nell'anno 476 depose l'ultimo Imperatore d'Occidente, Romolo Augustolo, inviando a Costantinopoli le insegne imperiali: diadema, scettro, toga ricamata in oro, spada e mantello di porpora. In altre parole, Odoacre non volle assumere il titolo di Imperatore, chiedendo per sé unicamente il titolo di patrizio. Con queste sue azioni pose quindi fine all'Impero Romano d'Occidente, creando una cesura storica - de facto dando inizio a una nuova èra. Il sistema scolastico italiano fa di tutto perché la Storia sia concepita a comparti stagni. Moltissime persone ancora credono che il termine "Medioevo" fosse conosciuto e usato dallo stesso Dante Alighieri. Credono anche che le persone vissute in quel periodo storico si definissero come "medievali". L'immaginario collettivo alimentato dalla scuola funziona così: quando Romolo Augustolo era sul trono, tutti gli uomini andavano in giro col gonnellino di Orazio Coclite e tutte le donne indossavano il peplo, rigorosamente bianco; non appena Romolo Augustolo è stato deposto, tutti gli uomini all'improvviso avevano l'armatura completa e dovunque erano sorti castelli con i merli, fatti scaturire dal Nulla grazie alla bacchetta magica di Mago Merlino.
 
Flavio Romolo Augusto, soprannominato Romolo Augustolo (circa 461 - dopo il 511) non fu mai riconosciuto da Costantinopoli. Era considerato un usurpatore dall'Imperatore d'Oriente, Zenone. Odoacre, espugnata Ravenna, lo costrinse ad abdicare. Correva il giorno 4 settembre dell'Anno del Signore 476. Il sovrano erulo risparmiò la vita a Romolo Augustolo perché fu colpito dalla sua bellezza e dalla sua giovane età; lo mandò in Campania dai parenti e gli fece avere una pensione di 6.000 solidi aurei  (fonte: Annali Valesiani). Cosa nasconde questa sorprendente manifestazione di clemenza e di generosità? Semplice. Odoacre era dedito alla pederastia, cosa tra l'altro documentata tra gli Eruli, i cui costumi erano affini a quelli dei Taifali (fonte: Procopio di Cesarea). Possiamo cercare di ricostruire i fatti. Il sovrano germanico penetrò con voluttà nell'intestino del giovane imperatore, che all'epoca aveva 13 anni, e volle in qualche modo ricompensarlo. Non stupisce il silenzio degli autori sull'accaduto, nascosto dietro considerazioni abbastanza incongrue. 
Ecco il testo dell'Anonimo valesiano (Pars posterior): 
 
Augustulus, qui ante regnum Romulus a parentibus vocabatur, a patre Oreste patricio factus est imperator. Superveniens autem Odoachar cum gente Scirorum occidit Orestem patricium in Placentia et fratrem eius Paulum ad Pinetam foris Classem Ravennae. Ingrediens autem Ravennam deposuit Augustulum de regno, cuius infantiae misertus concessit ei sanguinem, et quia pulcher erat, etiam donans ei reditum sex milia solidos, misit eum intra Campaniam cum parentibus suis libere vivere. Enim pater eius Orestes Pannonius, qui eo tempore quando Attila ad Italiam venit se illi iunxit et eius notarius factus fuerat. Unde profecit et usque ad patricatus dignitatem pervenerat.
 
Traduzione: 

"Augustolo, che era chiamato Romolo dai suoi genitori prima che ascendesse al trono, era stato fatto imperatore da suo padre, il patrizio Oreste. Allora Odoacre fece la sua comparsa con una milizia di Sciri e uccise il patrizio Oreste a Piacenza, e suo fratello al Bosco dei Pini, fuori Classe, a Ravenna. Quindi entrò a Ravella, depose Augustolo dal sui trono, ma per pietà della sua tenera età, gli garantì la vita; e a causa della sua bellezza gli diede anche un'entrata di 6.000 solidi aurei, e lo mandò in Campagna a vivere come uomo libero con i suoi parenti. Suo padre Oreste era un pannonico, che era stato con Attila ai tempo in cui egli era giunto a Roma, ed era stato fatto suo segretario, una posizione da cui era avanzato al rango di patrizio."

Ciò conferma perfettamente quanto da me detto sulla pederastia di Odoacre e sulla consumazione di un rapporto tra lui e Romolo Augustolo. A muovere la pietà dell'erulo fu la tenera età del sovrano, ma fu la sua venustà a convincerlo a concedergli una grande quantità di denaro. 
 
Lasciando da parte questi bizzarri dettagli sessuali, possiamo dire con certezza che la deposizione di Romolo Augustolo non venne percepita come la fine dell'Impero Romano d'Occidente da nessun contemporaneo agli accadimenti. L'ultimo legittimo Imperatore d'Occidente era in realtà Giulio Nepote (morto nel 480). A maggior ragione gli eventi non furono memmeno ritenuti portentosi per via del nome dell'imperatore deposto. L'opinione corrente tra gli storici è che la gravità della deposizione di Romolo Augustolo e delle sue conseguenze non sia stata percepita subito. Solo col senno del poi, molto tempo dopo, si cominciò a capire che c'era qualcosa di strano. Fu lo storico longobardo Paolo Diacono (Cividale del Friuli, circa 720 - Montecassino, 799) il primo ad annettere una grande importanza ai fatti del 476 d.C., peraltro da lui attribuiti all'anno 475.  Ecco il testo in latino:
 
Ita Romanorum apud Romam imperium toto terrarum orbe venerabile et Augustalis illa sublimitas, quae ab Augusto quondam Octaviano cepta est, cum hoc Augustulo periit anno ab Urbis conditione millesimo ducentesimo nono, a Gaio vero Caesare, qui primo singularem arripuit principatum, anno quingentesimo septimo decimo, ab incarnatione autem Domini anno quadringentesimo septuagesimo quinto. Cessante iam Romanae urbis imperio utilius aptiusque mihi videtur ab annis dominicae incarnationis supputationis lineam deducere, quo facilius quid quo tempore actum sit possit agnosci.
(Paolo Diacono, Historia Romana, XV, 10.) 
 
Questa è la traduzione: 

"E fu così che questa potenza augustale e l'Impero dei Romani presso Roma che aveva dominato l'intero mondo venerabile, che in tempi antichi fu fondato da Ottaviano Augusto, perì con questo Augustolo nell'anno 1209 dalla fondazione della città, nell'anno 517 da Gaio Cesare, che senza dubbio fu il primo ad ottenere l'accentramento del principato nelle sue sole mani, nell'anno 475 dall'incarnazione del Signore. Avendo già cessato di esistere l'Impero della città di Roma, mi sembra più utile e comodo computare gli anni a partire dall'incarnazione del Signore, essendo possibile che in questi tempi sia un atto conosciuto più facilmente.
 
Il vero inizio del Medioevo:
varie proposte
 
 
Si ha ragione di dubitare che la vulgata corrente sull'inizio del Medioevo sia poi così significativa come quasi tutti credono. Sono state proposte diverse altre date che potrebbero descrivere meglio la fine dell'Antichità. Elenco le più sensate.
 
1) Anno 313: Editto di Milano.
Conseguenze:
viene concessa libertà di culto ai Cristiani, il cui culto cessa di essere considerato religio illicita (le persecuzioni erano ufficialmente finite nel 311).  
2) Anno 391: Editto di Tessalonica, decreto attuativo del Cunctos populos dell'anno 380.
Conseguenze:
il Cristanesimo niceno diventa l'unica religione lecita; viene spento il fuoco di Vesta; viene chiuso il santuario di Giove a Olimpia e si ha la cessazione del computo temporale basato sulle Olimpiadi.
3) Anno 395: morte dell'Imperatore Teodosio. 
Conseguenze: 
si attua la definitiva separazione dell'Impero Romano d'Occidente dall'Impero Romano d'Oriente.
4) Anno 410: il sacco di Roma ad opera di Alarico, Re dei Visigoti.
Conseguenze: 
cessa il mito dell'inviolabilità e dell'invincibilità di Roma. 
5) Anno 568: la calata dei Longobardi in Italia. 
Conseguenze: 
si ha la fine effettiva del dominio romano in Occidente.
6) Anno 622: l'avvento degli Arabi, che si può convenzionalmente identificare con l'Egira. 
Conseguenze: 
si ha la rottura della continuità del mondo classico.
7) Anno 800: l'incoronazione di Carlo Magno. 
Conseguenze: 
viene fondato il Sacro Romano Impero, che nelle intenzioni del Re dei Franchi avrebbe dovuto essere la vera e genuina restaurazione dell'Impero Romano d'Occidente. 

Va riconosciuto senza possibilità di errore che il primo evento, l'Editto di Milano del 313, è ciò che ha causato in cascata tutti gli altri eventi riportati - che altrimenti sarebbero stati impossibili, con buona pace degli ucronisti, la cui passione dominante è costruire case iniziando dal tetto senza preoccuparsi delle fondamenta. Sostengo quindi a spada tratta che a partire da questa data si è innescata l'autolisi del Mondo Antico, dei suoi valori e della sua Weltanschauung.  
 
Un nuovo reato capitale  

Devo richiamare l'attenzione su un fatto portentoso che si colloca nel regno di Costantino e che è stato passato sotto silenzio: l'emanazione di un draconiano editto che rendeva l'atto chiamato immissio penis in anum un crimine punibile mediante supplizi atrocissimi. Correva l'Anno del Signore 326. Perché questa data è tanto importante? Per un fatto molto semplice: mai era accaduto prima che un Imperatore si occupasse dei sollazzi dei suoi sudditi imponendo l'etica di una religione straniera come fondamento della legislazione. Qualcuno dirà che nell'antica Roma esisteva da secoli la Lex Scantinia (conosciuta anche come Lex Scatinia), che stabiliva in alcuni casi pene anche molto gravose per i pederasti e per gli effeminati. Ancora Decimo Magno Ausonio (310 - 395), che in tarda età era diventato un cristiano disimpegnato per pura e semplice convenienza, parlava di un semivir (cioè un "mezzo uomo") che si sentiva minacciato dall'applicazione della Lex Scantinia. C'era poi la famosa Lex Iulia de adulteriis, il cui scopo era quello di porre un argine alla dilagante dissolutezza. In cosa differivano queste leggi da quella di Costantino? Semplice. Differivano per il modo in cui gli atti sessuali erano concepiti. Per la Lex Scantinia era passibile di punizione l'uomo libero che subisse sodomia. Questo perché un uomo libero doveva essere sempre e comunque attivo, mai passivo. La sodomizzazione poteva però essere imposta agli schiavi. Non esisteva biasimo né censura verso un uomo libero che possedeva carnalmente un uomo non libero. Così era anche punito il pederasta che violasse un giovane di condizione libera. Si trattava di una regolamentazione degli atti sessuali anali, non di una loro condanna in quanto tali. Per Costantino invece le cose stavano diversamente: ogni atto anale era condannabile in quanto tale, in automatico. A guidare il suo consiglio era quanto contenuto nella Bibbia e sancito dalla Legge di Mosè. 

Il testo dell'editto di Costantino del 326 non è facile a trovarsi. In Google ho potuto reperire quello che è riportato come un suo estratto, citato dal testo L'amore omosessuale (L'amour homosexuel) di Eugène André Marie: 

Ubi sexus perdidit locum, ubi scelus est quod non proficit scire ubi Venus mutatur in alteram formam, ubi amor quaeritur nec videtur. Iubemus (ergo) insurgere leges, armari iura gladio ultore ut exquisitis poenis puniantur infames qui sunt vel qui futuri sunt rei. 

Traduzione: 
 
"Quando il sesso ha perso la sua funzione, quando si commette un crimine di cui è meglio non sapere, quando Venere è distorta in altra forma, quando l'amore è cercato ma non trovato: ordiniamo che le leggi insorgano, che il Diritto si armi della spada vendicatrice, in modo che gli infami, che sono o saranno rei, siano puniti mediante supplizi raffinati."

Secondo Marie si tratterebbe di una legislazione vaga senza alcuna precisazione di un dispositivo attuativo. Lo studioso riconosce comunque che l'editto costantiniano include nella locuzione "per coitum contra naturam" sia l'atto anale tra uomini che quello tra uomo e donna. Vanno tuttavia specificate alcune cose: 
 
1) il libro di Marie contiene numerose inconsistenze;
2) il libro di Marie riporta spesso parole latine contenenti gravi errori (ad esempio "mascularum" in luogo di "masculorum"), cosa che non depone a favore della sua accuratezza; 
3) il testo legale attribuito a Costantino da Marie compare quasi identico in una legge dei suoi figli Costanzo I e Costante, emanata nel 342 e ben documentata; 
4) numerose opere sulla storia dell'omosessualità, reperibili online, confondono Costanzo I con Costantino: il nome latino Constantius è stato alterato in Constantinus tramite inserimento di una lettera -n-; Costantino però è morto nel 337. 
  
Costantino legiferò certamente contro la sodomia e sappiamo che fece vietare diversi culti pagani i cui officianti praticavano il travestismo e l'omosessualità passiva. Non mi è comunque chiaro se Costanzo I e Costante ribadirono quanto stabilito da loro padre, senza cambiarlo, oppure se il il testo costantiniano sia in realtà sconosciuto e per un errore gli sia stato sostituito da Marie il testo della legge del 342, che è il seguente:
 
Cum vir nubit in feminam, femina viros proiectura quid cupiat?     
Ubi sexus perdidit locum, ubi scelus est id quod non proficit scire, ubi Venus mutatur in alteram formam, ubi amor quaeritur nec videtur: iubemus insurgere leges, armari iura gladio ultore, ut exquisitis poenis subdantur infames, qui sunt vel qui futuri sunt rei.       
Constantius et Constans aa. ad pop.

Traduzione: 
 
"Quando l'uomo s'accoppia come la donna, come una donna che si concede agli uomini, cosa brama?
Quando il sesso ha perso la sua funzione, quando si commette un crimine di cui è meglio non sapere, quando Venere è distorta in altra forma, quando l'amore è cercato ma non trovato: ordiniamo che le leggi insorgano, che il Diritto si armi della spada vendicatrice, in modo che gli infami, che sono o saranno rei, subiscano supplizi raffinati.
Costanzo e Costante Augusti al Popolo"
 
Si noterà che si trovano errori nelle traduzioni reperibili online (ad esempio exquisitis poenis è tradotto "con le pene prescritte" anziché "con pene raffinate"). Tutte queste cose danno l'idea di quanta approssimazione e esista nel Web.  

Valentiniano stabilì che il supplizio per l'immissio penis in anum dovesse essere il rogo. La legge fu fatta applicare da Teodosio nel 390. Ecco il testo:  

Impp. Valentianus, Theodosius et Arcadius Augg. ad Orientium vicarium urbis Romae. 
Non patimur urbem Romam virtutum omnium matrem, diutius effeminati in viro pudoris contaminatione foedari, et agreste illud a priscis conditoribus robur fracta molliter plebe tenuatum convicium saeculis vel conditorum inrogare vel principum, Orienti carissime ac iucundissime nobis. 
Laudanda igitur experientia tua omnes, quibus flagitii usus est virile corpus muliebriter constitutum alieni sexus damnare patientia, nihilque discretum habere cum feminis, occupatos, ut flagitii poscit immanitas, atque omnibus eductos, pudet dicere, virorum lupanaribus spectante populo flammae vindicibus expiabit, ut universi intellegant sancrosanctum cunctis esse debere hospitium virilis animae nec sine summo supplicio alienum expetisse sexum qui suum turpiter perdidisset.     
 
Traduzione: 
 
"Gli imperatori Valentiniano, Teodosio e Arcadio, augusti, ad Orienzio, vicario per la città di Roma.
Non sopportiamo che la città di Roma, madre di tutte le virtù, sia più a lungo infangata dalla macchia del comportamento effeminato nel maschio, e che quella forza rustica dei primi fondatori, infranta mollemente dal popolino, porti ingiuria ai tempi  dei nostri fondatori o degli imperatori, Orienzio carissimo e graditissimo a noi.
Perciò la tua lodevole esperienza purgherà tramite le fiamme vendicatrici tutti coloro che praticano l'infamia di condannare il loro corpo maschile, travestito da femminile, alla passività del sesso opposto - al punto che non differiscono in nulla dalle femmine -
dopo averli arrestati, come richiede l'enormità del crimine, e portati tutti fuori - ci si vergogna a dirlo - dai bordelli maschili, in presenza del popolo,
in modo che tutti capiscano che dev'essere sacrosanto il contenitore dell'anima virile, e che chi abbia perso turpemente il suo sesso, non potrà aspirare a quello altrui senza subire l'estremo supplizio." 
 
Alcuni pensano che questa legge colpisse unicamente i soggetti passivi. In realtà le cose non stanno così e anche coloro che inserivano il pene nel deretano erano passibili della stessa pena degli effeminati. Non possiamo mancare di notare la coincidenza temporale tra questo editto teodosiano e l'Eccidio di Tessalonica. Ecco una breve cronistoria dei fatti. C'era a Tessalonica un auriga popolarissimo che era un pederasta. Costui metteva il pene nell'ano di giovani, scaricando lo sperma tra gli escrementi. Per questo motivo fu ordinato al magister militum, che era un goto di nome Butheric, di far arrestare l'auriga pederasta perché fosse bruciato vivo. La popolazione insorse e linciò Butheric. Per rappresaglia, Teodosio fece attirare la popolazione di Tessalonica nell'anfiteatro per un grande spettacolo, quindi ogni ingresso fu chiuso e iniziò l'eccidio. Furono uccise moltissime persone, uomini, donne e bambini. Non è facile fare una stima, ma si crede che le vittime siano state almeno 7.000. Il Vescovo Ambrogio costrinse Teodosio a fare penitenza per questo atto di sangue e lo ricattò costringendolo ad attuare l'editto del 380, conosciuto come Cunctos populos, che imponeva a tutti i sudditi dell'Impero la religione cristiana definita dal Simbolo Niceno (quello che oggi conosciamo come Credo). Questo avvenne nel 391 e le conseguenze storiche sono state spaventose. Tutto ciò non sarebbe stato possibile senza l'editto di Costantino del 326, che può quindi legittimamente essere considerato la fine del Mondo Antico. Le idee di Odoacre, che nel 476 portò una ventata di tolleranza religiosa e sessuale, hanno avuto vita assai effimera.  
 
Ricordo che Nino Manfredi in un suo film (credo che fosse In nome del Papa Re, diretto da Luigi Magni, 1977), spiegava a un materialone che quando Cristoforo Colombo il 12 ottobre 1492 avvistò la terraferma, in quel preciso istante era finito il Medioevo. Nel Medioevo così inteso, il sistema scolastico localizza tutta la Tenebra della Storia, come se ad essa avesse fatto seguito la Luce. Eppure vediamo che il mondo di Costantino e di Teodosio vive ancora. Ce ne possiamo rendere conto quando gli Evangelici affermano che il Tyrannosaurus rex era un animale prediletto da Dio, che gli aveva dato braccini cortissimi per impedirgli di masturbarsi! 

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