mercoledì 25 maggio 2022

FARBAUTI

Il corpo del Procuratore Distrettuale fu trovato nelle latrine, seduto per terra contro una parete. Tutti capirono subito che in quella morte c’era qualcosa di terribile, di sbagliato. La testa era come esplosa dall’interno, ma non si era dispersa in mille frammenti come ci si sarebbe aspettati se fosse stata colpita da un proiettile. Il Signor Spencer pensò che il cranio del morto somigliasse a un melograno secco squarciato da una pressione improvvisa generata nel suo centro, una pressione comunque insufficiente a distruggerne del tutto la forma. Quello che restava consisteva in lembi rinsecchiti e rigidi, in cui erano ancora ben riconoscibili i lineamenti del defunto.
- Si vedono gli occhi, anche se sembrano fatti di terra cotta in un forno - disse il Signor Rasmussen perplesso. Il senso di straniamento lo portava a credere che quello che aveva davanti a sé fosse un fantoccio, che tutto fosse solo una macabra messinscena.
- E guardate i capelli – fece notare la Signorina Badminton – Sulla punta di ogni striscia c’è una ciocca ancora nera.
- È grottesco, non può essere reale – commentò il Signor Langster.
Proprio in quel momento arrivò il medico della Scientifica, il Dottor Bigfellow. Una goccia di sudore freddo imperlò la sua fronte corrugata.
- Mio Dio! – fu ciò che disse, terreo in volto, quando vide il cadavere del Procuratore Distrettuale. - In tutta la mia carriera non ho mai visto un caso simile! – aggiunse dopo una pausa.
- Questo complica un po’ le cose, non crede? – sentenziò il perito legale, Dottor Stengston.
Anche l’agente assicurativo, il Signor Benhill dei Lloyds di Londra, si trovava di fronte a difficoltà insormontabili. - Non sappiamo come tener conto di tutto ciò nel contratto assicurativo del defunto - sospirò – Prima di compiere anche un solo passo dobbiamo sapere di più sulla natura di questo incidente. Tenete conto dell’impossibilità di pagare in caso di suicidio.
- E come diamine pensa che uno possa essersi tolto la vita in un modo simile? – domandò sarcastico il Dottor Spencer. Gli sembrava già di sapere che i Lloyds avrebbero trovato qualsiasi pretesto pur di non sganciare un centesimo.
Nel frattempo il medico si era messo ad esplorare il corpo.
- Quanto riscontro è impossibile! – esclamò – Non è un manichino, è davvero fatto di carne e di ossa come tutti noi, ma posso garantire che la testa esplosa dall’interno si è trasformata in qualcosa di molto simile al cartone.
- Cartone?! – ripeté a pappagallo il Signor Benhill, assumendo un’espressione da ebete.
- Cazzo! – fu tutto quel che il Dottor Stengston ebbe da dire.
- Qui Loki ci ha messo lo zampino – disse il Signor Rasmussen. Non fece in tempo a finire di pronunciare quelle parole che un flash intensissimo si produsse nella sua mente. Barcollò e dovette appoggiarsi al muro per non cadere. Le sequenze proiettate all’interno dei suoi occhi sembravano folli danze oniriche, ma la loro chiarezza aveva qualcosa di mostruoso, d’inumano. Ai bordi della scena che si era formata sullo sfondo retinico guizzavano scintille, e talvolta qualche debole verme di luce si distingueva anche nell’area centrale. Le immagini sovraccaricavano i nervi ottici come un film densissimo di particolari proiettato direttamente nelle pupille da una macchina dei sogni. Ecco il Procuratore Distrettuale che avanzava verso la latrina degli uomini, con l’evidente intenzione di scaricare la propria vescica urinaria. I movimenti, un po’ troppo veloci e grotteschi, dimostravano che la velocità era un po’ maggiore di quella della scena reale da cui questo psicofilm era stato tratto. Il Procuratore Distrettuale aprì la porta, ma prima ancora di riuscire ad estrarre il suo pene dalla lampo dei calzoni fu colpito da una specie di ictus. Di colpo cadde a terra come un peso morto, come un sacco di patate, proprio nella posizione in cui era poi stato trovato.
A questo punto però si manifestò qualcosa di molto strano: il volto della vittima, contratto in una smorfia di dolore e con la bocca storta, assunse un colorito innaturale. Una forza misteriosa lo stava cambiando, facendolo somigliare alla creta. Poi avvenne l’incredibile. Il cranio si spaccò come un uovo fatto scoppiare in un forno a microonde. Per un attimo il cervello sfrigolò simile alla bava, frisse ed evaporò prima ancora di poter colare. Una palla di luce della luminescenza di una lampadina uscì allora dall’interno dei resti del teschio infranto e vetrificato. Era una sferula compatta di un color verde vivo. Un fulmine globulare che emetteva un lievissimo ronzio, quasi un disturbo subliminale, appena coglibile dall’orecchio umano ma incessante e sinistro.
Il Signor Rasmussen urlò a squarciagola di fronte alla rivelazione.
- Quella cosa è viva! Nasce dall’interno e uccide! Si nutre dell’anima! – esclamò in preda al terrore. Si sarebbe detto che nelle sue vene non fosse rimasto un solo globulo rosso, tanto era il pallore del suo volto distorto in una maschera di orrore assoluto.
Tutti si voltarono verso di lui.
L’uomo riprese ad urlare come un ossesso. – Andiamo via di qui! Quella cosa è la Morte Eterna! Chi viene preso smette di esistere! Chi viene preso non è mai esistito!
- Calmati! – esclamò il Signor Spencer trattenendolo per le braccia. In quel momento si accorse che la muscolatura del Signor Rasmussen era completamente paralizzata. Raggelato e madido di sudore, il suo aspetto era quello di un disgraziato colpito dal tetano. Aveva conservato soltanto il funzionamento dei suoi organi fonatori. Era una voce urlante, nulla di più. Un brivido passò per la schiena del Signor Spencer. No, non poteva essere vero quello che stava accadendo.
- Come sarebbe a dire la Morte Eterna? Cosa vai farfugliando? – volle sapere il Dottor Bigfellow, mentre accorreva con i suoi strumenti per prestare soccorso.
Il Signor Rasmussen, con gli occhi ridotti alla cecità e sbarrati, mosse le labbra per automatismo ipnotico e rispose: - È stata una piccola sfera di fuoco che è nata nel cervello e lo ha fatto scoppiare. Lo posso giurare! La Luce Verde è la Morte Eterna! L’essere della vittima è estinto per sempre, e anche la sua esistenza nel passato è cancellata!
- Ma non ha nessun senso! – sbottò il Signor Spencer – Queste cose sono fole degne di un racconto di Lovecraft! Ora le dimostro che ha torto. Il morto esiste nelle nostre memorie e noi sappiamo tutto si di lui. Il nostro inestimabile Procuratore Distrettuale, il Signor… Diavolo, ho il nome sulla punta della lingua e non riesco a dirlo…
- Appunto, non riesce a dirlo perché non è mai esistito. – sentenziò il Signor Rasmussen con un timbro vocale più gelido di una lapide.
Tutti dovettero rendersi conto che aveva ragione. Quel benedetto nome proprio non saltava fuori, per quanti sforzi si facessero.
- Ma di chi stiamo parlando? – trasecolò il Signor Langster. Il suo tono era di un candore impressionante, come se fosse stato svegliato all’improvviso nel cuore della notte nel bel mezzo di una fase REM e non fosse in grado di capire se stava ancora sognando.
- Così non sapete con chi avete lavorato per tutti questi anni?! – sibilò stizzito il Signor Benhill dei Lloyds di Londra – E come potete sperare che l’Assicurazione paghi?
- Buffone inamidato! – lo schernì il Signor Rasmussen – Guardi pure le sue ridicole carte e mi dica a chi avete fatto il contratto assicurativo!
L’agente dei Lloyds dovette constatare che incredibilmente nel suo fascicolo relativo al Procuratore Distrettuale morto non c’era un solo foglio compilato. Nessun nominativo, nessuna firma, soltanto modulistica vergine. – Accidenti di una merda santa! – imprecò non appena se ne accorse. – E questo come diavolo si spiega?
- Forse perché non si può stipulare un contratto con una persona che non esiste – dichiarò il Dottor Stengston. – Non è per caso che è venuto qui per procacciarsi nuovi clienti? – gli chiese a bruciapelo quando notò che il Signor Benhill stava arrossendo.
- In buona sostanza, perché mi avete chiamato? – eruttò all’improvviso il Dottor Bigfellow della Scientifica – Non vedo nulla che possa richiedere la mia presenza qui. Sappiate che non tollero scherzi e che la prossima volta che mi disturbate per un pupazzo vi sporgerò denuncia! Adesso devo fuggire, mia moglie mi aspetta al Club degli Scambisti.
Gettò il mozzicone di sigaro nel cestino della spazzatura, proprio vicino al Procuratore Distrettuale morto, quindi se ne uscì sbattendo la porta, senza salutare.
Anche il perito legale era visibilmente seccato. – Mi dispiace ma non posso trattenermi oltre, ho pratiche urgenti da sbrigare allo Studio.
Al Signor Spencer venne in mente di correre a interrogare il suo personal computer, ma non fu neppure in grado di aprir bocca per articolare il suggerimento concepito dalle sue sinapsi. L’artiglio dell’oblio fermò le sue parole sul nascere, facendole estinguere prima ancora che i segnali nervosi arrivassero alle corde vocali.
- Cazzarola, non capisco cosa ci facciamo ancora qui – fece la Signorina Badminton con quel suo accento da oca microcefala. – Dio mio! Mi sono rotta un’unghia! – strillò all’improvviso la segretaria leggerella dopo qualche secondo – Signor Spencer, spero che non le dispiaccia se prendo mezza giornata di permesso per andare dal manicure! Mio Dio che orrore quest’unghia!
Il Signor Rasmussen stava riacquistando la sua mobilità. L’onda di shock che lo aveva investito si andava dissolvendo: gli era sempre più difficile conservare i dettagli della visione che aveva avuto, e che pure gli era parsa di una densità superiore a quella dello stato di veglia. Si aggrappava in tutti i modi alla certezza che aveva avuto di ricordare per sempre la morte di un uomo ad opera di un fulmine globulare, ma scopriva che l’intera vicenda aveva già perso tutta la consistenza. Mentre si massaggiava le membra intorpidite imprecò contro la macchinetta del caffè, pensando che un prodotto adulterato gli avesse causato quello stato confusionale. Gli altri erano quasi tutti tornati nei rispettivi uffici, restavano soltanto lui e il Signor Spencer.
- Signor Rasmussen, quando può dica agli addetti alle pulizie di far sparire quel macabro fantoccio dal cesso – gli raccomandò il suo superiore, quindi uscì a sua volta. - Se solo sapessi di cosa stai parlando… - disse tra sé e sé il Signor Rasmussen, stordito. Diede un’occhiata alle latrine degli uomini, ma i suoi occhi videro soltanto qualche mucchietto di polvere bruna. Gli ultimi fantasmi abbandonarono la sua mente. Aveva recuperato la sua razionalità. Sapeva con precisione cosa fare. Passando per la portineria all’uscita dal lavoro avrebbe dato disposizioni per la rimozione di quell’immondizia.

Marco "Antares666" Moretti

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