sabato 13 settembre 2014

LE DIECI PIAGHE DELLA FANTASCIENZA

Rifletto spesso sulla fantascienza e sui suoi cultori, e non manco di essere colto da mortificanti riflessioni ogni volta che rimugino sul tema. Qualcuno mi dirà che quanto ho da dire riguada soltanto la realtà italiana, che all'estero la fantascienza è fiorente e che la gente è diversa, ma a questo riguardo mantengo con costanza un sano scetticismo. Già Philip K. Dick parlava di Ghetto della Fantascienza, così sono portato a credere che quanto ho dedotto in anni di attenta osservazione possa valere per l'intero mondo occidentale. 

Sarebbe bello se ogni appassionato di fantascienza fosse libero di avere le opinioni che desidera e se tutti si rispettassero, contribuendo a qualcosa di costruttivo. Purtroppo nulla è più lontano dalla realtà dei fatti. Un fantascientista è nella maggior parte dei casi una persona indottrinata in un'ideologia tutta particolare, formata da numerosi dogmi, tabù, comandamenti, assiomi, pregiudizi e comportamenti stereotipati. Un'architettura concettuale di rara bruttura, se mi è permesso esprimere un giudizio. Per convenzione li chiamiamo fantascientisti, anche se sarebbe più giusto denominarli adoratori della fantascienza. Per colmo di paradosso, proprio tra i lettori si possono trovare i più acerrimi nemici dei nuovi autori e di ogni tentativo di far prosperare il genere con contributi innovativi. Ho stilato una lista delle principali storture di tale genia, vere e proprie piaghe pestilenziali:

1) Idolatria degli autori
2) Tecnofeticismo
3) Psicorigidità
4) Nozionismo
5) Settarismo
6) Ideologismo politico 
7) Immantentismo utopico
8) Incapacità adattiva 
9) Culto del futuro archeologico
10) Spreco di risorse

Vediamo di analizzare ogni voce in dettaglio:

1) Idolatria degli autori
I più famosi scrittori di fantascienza sono oggetti di culto semidivino, quasi fossero santi, profeti o altre entità soprannaturali. Così è ritenuta blasfema qualsiasi critica nei loro confronti. Tale è l'idolatria, che basta avanzare dubbi sulla validità di un libro di qualche mostro sacro per essere lapidati, scatenando una reazione simile a quella che si otterrebbe entrando in una moschea travestiti da maiali. Trovo doveroso precisare che l'adorazione degli autori è sommamente nociva, perché impastoia e paralizza i giovani talenti, inibendone la creatività, spingendoli a imitare i classici incriticabili, assurti a modelli di scrittura da cui non si può deviare. Non c'è spazio per il nuovo in un contesto tanto asfittico. 

2) Tecnofeticismo
La fantascienza è vista come qualcosa di sostanzialmente materialista. Quasi nessun fantascientista sembra scorgere anche lontanamente qualcosa di filosofico o di morale nelle sue letture. Tutto è incentrato sul culto del gingillo tecnologico, senza alcuna riflessione. Moltissimi leggono Philip K. Dick senza nemmeno sospettare che si tratta di un autore esoterico, ricchissimo di spunti gnostici: la stessa trama narrativa appare loro del tutto irrilevante, l'attenzione la concentrano su qualche mirabolante e improbabile marchingegno. La lettura così concepita è piatta, bidimensionale. Il crasso feticismo tecnologico e simbolico impedisce la comprensione a qualsiasi livello del testo.

3) Psicorigidità
Ricordo un documentario in cui una scimmia aveva il compito di trovare quale cavità si adattasse all'inserimento di un cilindro di legno che aveva in mano. Il primate si ostinava a voler cacciare il cilindro in un buco la cui sezione era quadrata, e di fronte all'impossibilità dell'impresa strepitava come un folle, insistendo fino a stremarsi. Qualcosa di simile avviene con molti fantascientisti. Non di rado si riscontrano forme estreme di imbecillità, come nel classico caso del fantascientista che se non vede sulla copertina di un libro un robot o un'astronave non lo compra. Gli editori si lamentano di tutto questo. A una convention mi è capitato di sentire una robusta filippica contro i lettori ottusi che sono abituati ad aprire una porta con tre borchie, e se ne viene mostrata loro una con quattro borchie non la aprono, non mostrano nemmeno una lontana e vaga curiosità verso ciò che potrebbe esserci dietro. Chi è causa del suo mal pianga se stesso. La fissità del microcosmo fantascientifico ha portato ingenti guadagni agli editori negli anni del boom della fantascienza, essi l'hanno attivamente incentivata. Adesso che cercano di proporre qualcosa di nuovo, le passate strategie diventano all'improvviso esecrabili. Purtroppo la locuzione "lettore di fantascienza neofobo" non è un ossimoro.

4) Nozionismo
Il lettore medio di fantascienza divora libri uno dopo l'altro, quasi fossero schede perforate immesse in un elaboratore degli anni '50. Come facciano a leggere così in fretta migliaia di volumi non mi è dato sapere: posso soltanto fare ipotesi nel tentativo di razionalizzare il fenomeno. Siccome non credo affatto che queste persone siano affette da un particolare tipo di autismo in grado di conferire illimitati poteri mnemonici, sono più incline a ritenere che la loro lettura sia superficiale. Leggono per intero qualche pagina, poi cominciano a saltare alcuni passi qua e là, procedendo quindi in modo rapido verso il finale, e digerendo un numero di Urania in un paio d'ore. A mio parere questo non è leggere. Sono sempre più scettico sull'esistenza dei cosiddetti "lettori bulimici", che dicono con fierezza di leggere più di cinquecento libri ogni anno: a pare mio si tratta soltanto di gente che posa. Tuttavia i fantascientisti non si limitano a questo. Hanno la testa piena zeppa di ogni genere di informazioni sconnesse sugli autori e sulle loro opere. Sanno citare a menadito ogni dettaglio della biografia di ogni scrittore, tutte le vicissitudini di ogni libro, come ad esempio le varie date di pubblicazione e via discorrendo. Informazioni che a chiunque richiederebbero giorni per essere accumulate, sono per loro del tutto ovvie - al punto che chi non le sa sciorinare è considerato incolto, ignorante, out. Intere enciclopedie di date compresse in uno spazio così piccolo. C'è da meravigliarsi che nei banchi di memoria di queste persone ci sia spazio per qualcos'altro.

5) Settarismo 
I fantascientisti sono estremamente litigiosi, e questo è stato rimarcato in diverse occasioni. A mio avviso non si tratta di semplice litigiosità, ma di vero e proprio settarismo facinoroso. Mi ricordano le genti di Lilliput e di Blefescu, che si combattevano accanitamente perché non si trovavano d'accordo sul modo migliore di rompere le uova. Un'analoga futilità spinge i fantascientisti a scontrarsi. Sembra che non si possa essere lettori di fantascienza se non si è data la propria adesione alla setta di Fusco - De Turris o a quella di Curtoni, come se fossero i Verdi e gli Azzurri di Bisanzio. Se osassi rivelare che non sono stato iniziato ai Misteri di Urania all'età di dodici anni, ma che ho iniziato a leggere fantascienza molto più tardi, sarei immediatamente linciato: sarebbe come cercare di vendere carne suina alla Mecca. Questo però non basta. In Rete mi sono imbattuto in affermazioni spaventose quanto surreali, che riporto senza il nome dell'autore (si dice il peccato, non il peccatore): "La fantascienza ha un tasso di abbandoni altissimo. Un lettore perso (perché deluso o tutto quello che volete) è peggio di un lettore morto. Perché finché vivrà parlerà male del genere che ha abbandonato e cercherà di convincerti a fare lo stesso!" A tanto si è arrivati, ad augurare la morte delle persone, a minacciarle come se fossero colpevoli di apostasia. Inutile dire che simili atteggiamenti non aiutano a fermare l'emorragia di lettori di fantascienza, anzi, la accelerano. Non ci si stupisca se di fronte a questo qualcuno potrebbe ribattere che "l'unico lettore di fantascienza buono è quello morto".  

6) Ideologismo politico 
Lo zoccolo duro dei lettori di fantascienza di vecchio stampo vede ogni cosa attraverso le lenti distorcenti della politica. Vi sono non pochi antifascisti militanti che scorrono le pagine di ogni opera con il fucile in pugno: è sufficiente usare una parola sbagliata per scatenare in loro un'ira furibonda. Così sono stato sottoposto alla gogna mediatica per aver definito il Connettivismo "Avanguardia" anziché "Movimento". Il carissimo amico Giovanni De Matteo - che è tutto fuorché di destra - è stato addirittura etichettato come autore di un "elogio dello squadrismo nichilista", semplicemente perché nel suo ottimo romanzo Corpi spenti il tenente Briganti beve birra Weiss, e nel testo compare qualche parola tedesca del tutto priva di connotazioni politiche: il potere di questi vocaboli germanici sparsi sembra essere stato quello di un allergene devastante o di un sasso tirato in un nido di calabroni. "Questa è una Repubblica in cui è vietato articolare qualsiasi suono della lingua tedesca", avrebbero fatto scrivere nella Costituzione questi esaltati. Molti di costoro sono gli stessi anticlericali da operetta che ritenevano Ratzinger "nazista" per via delle sue origini tedesche, per poi inginocchiarsi davanti a Papa Ciccio, guardandolo con interesse là dove il sol tace. Però sui libri di fantascienza la scritta "vietato ai fascisti" non l'ha ancora messa nessuno. Pecunia non olet

7) Immanentismo utopico
Per quanto sia evidente che la massima parte della fantascienza degna di questo nome è pura letteratura distopica, i fantascientisti sono quasi tutti convinti immanentizzatori dell'Eschaton. Credono con fermezza che le loro letture non siano puro e semplice diletto, ma che debbano di riffa o di raffa essere una forma di impegno sociale volto a realizzare un futuro di prosperità, ipertecnologia ed espansione indefinita del genere umano. Le magnifiche sorti e progressive di cui con amarezza parlava Leopardi. Anche coloro che più sono orientati verso visioni cupe del futuro, poi sotto sotto strepitano di gioia quando viene data notizia di qualche nuova tecnologia che promette di rivoluzionare la vita di tutti i giorni, rendendo possibile colonizzare Marte, far svolgere ogni lavoro ai robot, avere chip e computer incorporati nel cervello e via discorrendo. Per quanto leggano opere in cui si delineano scenari raggelanti, al contempo essi credono a un futuro radioso, roseo, in cui ogni problema sarà risolto dai marchingegni, in cui è riposta una fede idolatrica. Il Robot come il Vitello d'Oro, la potenza di calcolo che genera l'intelligenza e la stessa anima, il genere umano che raggiungerà la Salvezza tramite la Macchina. Questo spiega l'enorme successo della delirante futurologia di Kurzweil e di iniziative aberranti come i Laboratori dell'Immortalità. 

8) Incapacità adattiva
Permane ancora come un fossile del passato la locuzione "letteratura di anticipazione", usata talvolta per riferirsi alla fantascienza. Ma cosa mai dovrebbe anticipare la fantascienza? Anni fa Ivo T. faceva notare che le possibilità della fantascienza sono tutt'altro che esaurite. Si possono esplorare campi che sono appena stati svelati dai moderni sviluppi della Scienza, come fantabiologia, fantazoologia, fantamedicina, fantapsichiatria, e via discorrendo. In realtà esistono opere che trattano questi campi, ma non sono considerate, la loro innovatività non viene colta, perché nella sua miopia lo zoccolo duro dei fantascientisti è fissato sulla tecnologia del razzo a reazione. Non si ha la capacità di adattare la visione della Scienza alla narrazione. Se Philip K. Dick in un suo racconto descriveva gli autori di fantascienza come Precog, esaltandone le capacità di previsione del futuro, oggi non si può più credere in questa fantasia. La fantascienza ha perso qualsiasi capacità di anticipazione per passare all'affannosa rincorsa del presente, come la spada di Damocle dell'obsolescenza legata a un crine sempre più labile, che anche un alito di vento può spezzare. Questi problemi non esisterebbero se la si smettesse di attribuire alla letteratura fantascientifica obblighi morali come quello di chiaroveggenza.  

9) Culto del futuro archeologico
L'aspetto più sconcertante degli adoratori della fantascienza è il loro fissarsi sull'idea di futuro tipica dell'epoca della propria formazione. Questa idea di futuro dipende quindi dalla classe di età a cui ogni fantascientista appartiene. La cosa diventa evidente come si considerano lettori di una certa età: tra loro spiccano i settari di Star Trek e di Guerre Stellari, con il loro futuro anni '70. Allo stesso modo si trovano ancora vecchi lettori fanatici che pretendono di proiettare nel futuro le farneticanti visioni della Golden Age. Più che futuro, uno pseudofuturo da archeologia. Nella loro miopia, questi soggetti neanche si rendono conto che la realtà che oggi viviamo ha già reso obsolete numerosissime opere di fantascienza. Anche i fantescientisti meno anziani hanno un archeofuturo che ha qualche nota stonata. In quest'ottica persino William Gibson col suo Neuromante è superato da tempo ed appartiene ormai al campo dello sterro di reperti fossili: chiunque dotato di un briciolo di senno non potrebbe che ridere al pensiero delle Pantere Moderne che hanno microsoft impiantati nel cervello e usano telefoni pubblici a gettoni. Sarebbe ora di svincolare la fantascienza dalle aspettative personali sul futuro, che la incatenano inutilmente a una Weltanschauung ingenua e lineare. La soluzione è adottare la "sospensione dell'incredulità", capace di fare di ogni romanzo e di ogni racconto un universo da prendere per quello che è senza la pretesa di proiettarlo nella realtà in cui viviamo. 

10) Spreco di risorse
Ovunque imperversano inutili battibecchi, come ad esempio quello sul rapporto tra fantascienza e fascismo. Decine di persone perdono tutto il loro tempo libero stilando futili classifiche di romanzi Urania, azzuffandosi in caso di disaccordo: sembra di essere all'asilo Mariuccia. Il danno più grave però lo arreca la peggiore di tutte le masturbazioni mentali: discutere ad nauseam del perché la fantascienza è moribonda, senza arrivare a nessuna conclusione. Dopo aver letto questo mio trattatello forse non c'è più bisogno di chiederselo.

6 commenti:

  1. Entro in una disanima generale circa le molte dispute che nascono (indirettamente e consapevolmente e non) proprio dal nome "fantascienza",  e dal contenuto che inevitabilmente trascina con sé (allargato ormai ad una decina di sottogeneri o di "altri" generi in parallelo).
    Da ex lettore di sf (infanzia... e per nulla esperto) sarebbe persino il caso di coniare un nome ex novo, un neologismo cioè che possa delinearne i possibili nuovi corsi.
    E' presumibile che parlando di "scienza" già come un a priori, la si intenda in termini e contenuti puramente e riduttivamente tecnici, futuri o futuribili (spesso deificandoli e/o spesso ridicolizzandoli malgrado ogni buona fede).
    Metasofia forse... e quindi.. film/romanzi/letteratura... metasofici. Tanto per dirne uno.
    (e così tanto Solaris, quanto La fontana (albero della vita) o Matrix sono "metasofici".. per citare esempi limitatamente cinematografici e prendendo con le molle questa ipotesi). Dove l'al di là non restringe o delimita alcun campo, lasciando invece aperta ogni possibilità, senza doverosamente distruggere, eventualmente, la "scienza" profana  e comunemente intesa (scienza e non conoscenza tout court)
    Dando fantasia (ed una forma di mito ed ideale) alla ragione. E viceversa. Senza dividerle mai.. almeno in una specifica (....) letteratura.
    (Avanguardia o Movimento. Il primo forse suppone pezzi di un elitarismo di sfondo, ed un certo settarismo talvolta pericoloso, ma.. allo stesso modo.. anche l'altro,
    de facto, contiene frammenti speculari di tal fatta. E non è detto che l'una e l'altro siano così sbagliati ed incompatibili, se osservati con una certa critica e da una certa neutra distanza.
    "Nostalgie" permettendo. E se può esserci davvero qualcosa di neutro.).
    Ovvio che personalmente "simpatizzo" per Movimento, ma pure Avanguardia, in certi casi può (non) esser affatto male.
    Considerando, infine, che queste sono faccende "vostre" :)

    E.. annosa questione...  la letteratura deve riflettere il/sul sociale (passato, presente, futuro), e anche sotto forma di metafore, allegorie, etc etc o no?
    O deve esser semplice evasione... divertissement?
    Non rispondo... e non perché non abbia un'opinione, ma perché esula dal contesto. L'unica evasione che concepisco (e si pone già come una brevissima risposta) è, in ogni caso, dallo scontato, dal banale e dalla stupidità.
     

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  2. Carissimo Massimo, ti ringrazio dell'intervento, che trovo molto interessante. Se fosse per me, adotterei parole nuove come metasofia, ma sono trattenuto dal fatto che i lettori potrebbero essere incapaci di capirle. Tempo fa mi era venuto in mente di usare il termine joat per indicare un connettivista: questa parola figurava in un romanzo di Philip José Farmer per descrivere una sorta di studioso di collegamento col compito di rendere possibili le comunicazioni tra scienziati di diverse discipline (è un acronimo di Johnny All Trades). Mi è stato fatto notare che il termine joat difficilmente potrebbe comunicare qualcosa. Il suo infelice aspetto fonetico, la sua assonanza con goat, la sua natura di monosillabo, tutto questo si opponeva alla mia idea. Esiste una notevole inerzia linguistica che è di ostacolo a queste innovazioni. Per questo motivo spesso si attribuiscono etichette sclerotizzate ad autori difficilmente classificabili. 

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  3. Sì.. infatti.
    Aggiungo che, però, aveva ragione chi criticò la tua scelta riguardo quel nome. Ma come..tu.. che hai una conoscenza di lingue antiche, colme perciò di spunti, vai a prendere un termine/i dall'americano (a-storico) e, per di più, facendone una sigla (che in quanto tale appare già inadatta per denotare un genere)?
    E non sarebbe stato neanche un neologismo ma addirittura un paraneologismo, tratto com'era da qualcos'altro prima esistente.
    Troppi passaggi e partenza sbagliata (nel senso, pure, di troppo "definito" e "vincolante", per quanto riflesso di ciò che andavi "cercando").
    No... non poteva andare.
    E, a parte l'assonanza terribile, hai corso pure il "rischio" (teorie del complotto, a volte valide e a volte non) che un domani qualcuno iniziasse a chiedersi:
    uhm.. somiglia a goat, ergo caprone, ergo diavolo e quindi 666.
    A meno che non avessi calcolato tutto ciò :)
    Infine.. quella definizione rendeva pressoché impossibile l'uso di qualsivoglia avverbio e/o aggettivo inerente.
    ps: un raccontino sulla PIATTAforma.. no? (nota il linguaggio non verbale o fin troppo verbale)
    Ciao... e  'notte
     

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  4. Si trattava di una discussione su come tradurre i termini Connettivismo e connettivista in inglese. Naturalmente la proposta più razionale in cui mi sono imbattuto è Nexialism, nexialist (i termini originali usati da Van Vogt). Qualcuno proponeva invece Connectivism, connectivist, col rischio di creare confusione con una omonima disciplina psicologica (teoria della comunicazione). La scelta Connectivism, connectivist mi è subito parsa incongruente. Così me ne sono venuto fuori con joat per connettivista, e perché no, un orrido Joatism per indicare colloquialmente il Movimento. Farmer è tra i miei preferiti, mentre Van Vogt non mi piace proprio e la psicologia mi fa venire l'orticaria. Ovviamente non potevo coniare un termine a partire da lingue antiche, che sarebbe parso ancor più stravagante.

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