domenica 1 marzo 2015

 

FRULLATORI IN PARTENZA PER MARTE 

Nel suo romanzo Labirinto di morte (Maze of Death), Philip K. Dick parla della colonizzazione di altri pianeti. Descrive i frullatori, trabiccoli rudimentali con cui i coloni sono mandati sul mondo di destinazione con un viaggio di sola andata. Queste navi spaziali sono progettate per raggiungere la superficie planetaria e diventare rottami nell'impatto, vomitando l'equipaggio prima di sfaldarsi definitivamente. Nel romanzo, Dick dà un ben bizzarro nome a uno di questi frullatori: Pollo Morboso (Morbid Chicken in lingua originale). A causa della superficialità di un traduttore, il nome è stato per molto tempo reso in italiano con "Pulcino Morbido", che è errato: in inglese morbid significa "morboso" e non "morbido", pulcino non è chicken ma chick o poult. Non perdiamoci in queste disquisizioni e veniamo ai nostri giorni. Possiamo dire che quanto narrato da Dick si stia rivelando profetico: il famoso Progetto Mars One è quanto di più vicino ci sia ai frullatori di Labirinto di Morte.


Ecco un campionario di soggetti che si sono offerti volontari per andare a colonizzare Marte e che hanno ottenuto i migliori punteggi:

Christian O Knudsen
34 anni, dalla Danimarca: su Marte perché vuole testare i suoi limiti. «Credo che i benefici potenziali del progetto superano di molto i costi che potrebbe causarmi - spiega motivando la sua scelta di aderire a «Mars One» - Ma per quanto tutto questo possa suonare come idealista e altruista, io sono motivato dal desiderio di testare i miei limiti, personali e tecnologici».

M1-KO 
Al secolo Mikolaj Zielinski,
38 anni, dalla Polonia: su Marte perché crede di essere già un marziano. «Sono uno dei primi quattro marziani ad essere arrivati sul vostro pianeta - ha scritto - Ho identificato le specie più evolute della Terra ed ho imparato ad interagire con loro con l’obiettivo di capire se: le varie specie si faranno la guerra, saranno capaci di prendersi cura del pianeta, riusciranno ad avere scopi comuni e quali saranno».

Josh Richards 
29 anni, dall’Australia: su Marte per mettere insieme i suoi due profili di ingegnere e cabarettista. «Sono un ingegnere ma anche un cabarettista. Ho viaggiato, lavorato e insegnato nel campo militare ma anche in quello scientifico e artistico - dice di sé - finora il mio percorso è stato curioso ma sogno di utilizzare il mio background eterogeneo e la mia capacità di risolvere problemi per supportare la missione incredibile di «Mars One» ».

Etsuko Shimabukuro 
50 anni, dal Giappone: su Marte perché vuole aprirci il primo sushi bar. «Vorrebbe andare su Marte per essere in prima linea per l’evoluzione umana e anche per aprire il primo sushi bar di Marte», spiega, parlando di sé in terza persona.

Dianne McGrath
45 anni, dall’Australia: su Marte perché pensa che niente sia impossibile. «Ciao! Io sono Di! Sono una leader, una team player, una project manager e anche una problem-solver creativa - racconta - E credo anche che niente sia insormontabile».

Steve Schild
30 anni, dalla Svizzera: su Marte perché gli piace imparare cose nuove. «Sono giovane, motivato, amante del divertimento. Mi piace incontrare persone nuove, sono pieno di idee e non so cosa sia la noia - spiega - Per me nella vita non ci sono mai battute d’arresto, solo opportunità dalle quali imparare qualcosa di nuovo».

Ryan MacDonald 
21 anni, dalla Gran Bretagna: su Marte perché per lui sarebbe impossibile dire no. «Niente di ciò che ho fatto finora regge il confronto con ciò che posso fare su Marte. - dice - Cercare le prove della vita, raccontare l’esperienza ai bambini quando ritornerò sulla Terra, costruire la prima forma di civilizzazione su un nuovo pianeta ....chi potrebbe dire no a tutto questo?.

Joanna Hindle
42 anni, dal Canada: su Marte perché vuole vivere questa avventura. «Questa sarà un’avventura piena di speranza e curiosità, due caratteristiche che io credo abbiano sempre guidato l’umanità verso passi avanti positivi - dice - Sono pronta a rinunciare a tutto quello che conosco pur di prendere parte alla missione».

Lennard Lopin 
36 anni, nato in Germania ma ora vive negli Usa: su Marte perché crede nell’importanza di espandere la civiltà nel sistema solare. «Sono molto entusiasta di questo progetto - spiega - Il futuro della civiltà dipende dalla nostra abilità di vivere indipendentemente dal pianeta Terra e di espanderci nel sistema solare. Per me sarebbe un onore lavorare con questo obiettivo con gli altri coloni marziani».

Robert P Schroder 
27 anni, dalla Germania: su Marte perché vuole essere un esploratore. «Ho sempre voluto essere un inventore e un esploratore», racconta.

Pietro Aliprandi 
25 anni, non rientra nella rosa dei primi dieci ma è comunque l’unico italiano (e uno dei 31 europei) fra i 100 candidati. «Ho sempre sognato di visitare la Luna, i pianeti e le stelle. Ispirato dai più famosi film di fantascienza, fin da piccolo ho scritto brevi racconti su viaggi nello Spazio sognando sempre di essere uno dei protagonisti», scrive sul suo profilo Pietro, studente di medicina a Trieste.

Nella massima parte dei casi si tratta davvero di motivazioni futili, non di rado meritevoli di irrisione. Mi sembra di essere davanti a un folle che si diverta a tuffarsi in un gran pozzo nero, e interrogato sul perché risponda: "Non lo so, mi sembrava una buona idea". Il soggetto che dichiara di essere un marziano è uno psicopatico che potrebbe dare qualche problema, non ci vuole un genio per capirlo. Si salva soltanto l'italiano, forse perché è di chiara ascendenza longobarda. 

Gli aspiranti coloni sono quasi tutti troppo vecchi per una simile missione, considerato che il primo scaglione dovrebbe partire tra una decina di anni. Per fare un esempio, quando la signorina Dianne McGrath si ritrovasse a partire, sarebbe una ultracinquantenne, più vicina alla tomba che alla culla. Di questo non sembra esserci consapevolezza.   

Grandissima stoltezza è mandare nello spazio equipaggi misti in un ambiente così angusto, senza tener conto degli impulsi sessuali e delle reazioni del genoma. Dubito che le signorine coinvolte lo capiscano, ma sono altissime le possibilità di essere costrette a fungere da giocattoli sessuali e di divenire oggetto di violentissime dispute tra i maschi, con conseguenti efferati omicidi. Non credo proprio che queste illuse se la caveranno con qualche bischero sotto il naso e con un po' di liquame spermatico addosso.  

I folli che hanno organizzato questa dissennata avventura non sembrano comprendere la natura umana: a quanto pare essi presuppongono per ideologia che l'essere umano sia necessariamente sempre e comunque buono, o che i suoi impulsi siano in ogni caso controllabili tramite l'imperativo morale - anche in condizioni estreme. Questa cecità non porterà loro fortuna: se gli sventurati potranno sopravvivere in un simile ambiente per un po' di tempo senza soffocare e senza essere bruciati dalle radiazioni, la loro avventura terminerà in un'orgia cannibalica.  

2 commenti:

  1.  Negli anni '50 hanno avuto almeno l'accortezza di inviare un cane nello spazio per questo tipo di esperimenti. Questi avventurieri faranno la stessa fine. Con gli attuali sistemi di propulsione qualunque missione di soccorso è fuori portata. Basta un cortocircuito, un'avaria, un membro che impazzisce perché siano condannati tutti senza appello.

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  2. Senza dubbio pensano che sarà come essere nella casa del Grande Fratello. Credono che fuori dai loculi ci saranno i fotografi ad attenderli, anziché la desolazione di Marte. Non hanno idea di cosa li aspetta. Non immaginano nemmeno di essere soltanto cavie. La loro morte sarà terribile.  

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