Queste sono le lettere dell'alfabeto di Wulfila con il loro nome riportato in un manoscritto di Alcuino (Codex Vindobonensis 795):
𐌰 aza
𐌱 bercna
𐌲 geuua
𐌳 daaz
𐌴 eyz
𐌵 qertra 𐌱 bercna
𐌲 geuua
𐌳 daaz
𐌴 eyz
𐌶 ezec
𐌷 haal
𐌸 thyth
𐌹 iiz
𐌹̈ iiz
𐌺 chozma
𐌻 laaz
𐌼 manna
𐌽 noicz
𐌾 gaar
𐌿 uraz
𐍀 pertra
𐍁 -
𐍂 reda
𐍃 sugil
𐍄 tyz
𐍅 uuinne
𐍆 fe
𐍇 enguz
𐍈 uuaer
𐍉 utal
𐍊 -
I nomi di queste lettere nella lingua di Wulfila sono stati evidentemente riportati da Alcuino secondo la pronuncia che doveva essere in auge ai suoi tempi. Questo significa che la lingua dei Goti era ancora parlata a quell'epoca e che aveva subìto un'evoluzione fonetica, arrivando ad allontanarsi non poco dalla pronuncia del IV secolo d.C. Sembra probabile che Alcuino abbia appreso questi nomi dalla viva voce di un parlante goto, ingegnandosi a trascriverli come poteva.
Alcuni mutamenti fonetici sono simili a quelli registrati in numerosi antroponimi attestati all'epoca del regno degli Ostrogoti. Così la vocale lunga /o:/ si è chiusa fino a diventare /u:/, mentre la sillaba finale /-us/ è divenuta /-əs/, scritta -as nell'antroponimo Sunjaifriþas (Atti di Napoli) e -az nel nome della lettera /'u:rus/, trascritto come uraz.
Vediamo qualcosa di molto singolare nella lettera che Alcuino ha trascritto come eyz. Questa è tradizionalmente interpretata come aiƕs "cavallo", attestato in aiƕatundi "pruno" (lett. "dente di cavallo") e di ottima tradizione indoeuropea (cfr. latino equus, greco ἵππος, celtico epo-). Tuttavia qualcosa non quadra. La parola gotica infatti suonava /ɛxws/ con la vocale /ɛ/ breve ed aperta. Invece la lettera gotica chiamata eyz esprime il suono di una vocale /e:/ lunga e chiusa, che non si confonde mai con la precedente. Nel gotico di Wulfila questo si vede bene, e la filologia germanica lo conferma.
Quanto esposto prova che eyz non può stare in alcun modo per il gotico aiƕs. Si nota che in numerosi trattati sulle rune si trova una diversa trascrizione, ossia egeis. Basta fare una rapida ricerca per trovare tale voce, che è presentata come un vocabolo realmente attestato. Il punto è che il lemma *egeis /'e:γi:s/ non significa affatto "cavallo". Significa "mare" e corrispondente alla perfezione al teonimo norreno Ǽgir, che indica il Signore del Mare. Lo stesso vocabolo dotto ǽgir si usava in poesia e traduceva "mare", "oceano". Qualche germanista serio deve avere ricostruito il corrispondente gotico *egeis a partire dal norreno, poi i runologi lo hanno male interpretato e diffuso. Questa è la spiegazione del nome eyz.
L'identificazione erronea di eyz con aiƕs ha portato a una conseguenza drammatica. Meditando su questi argomenti, mi sono reso all'improvviso conto di cosa è successo in un testo neogotico che narra dei fatti accaduti all'epoca della Migrazione, di cui abbiamo trattato. L'autore scriveva attiuha eiz mein, e io non ero stato in grado di tradurre questo eiz. Ecco gli errori dello sconosciuto autore.
1) Ha preso il nome della lettera eyz da Alcuino, dando per buono il suo significato di "cavallo".
2) Ha sostituito -y- con -i- e ha ottenuto *eiz, credendolo la parola genuina per "cavallo".
3) Ha dato per scontato che questo *eiz fosse un neutro, e ha coniato il fantomatico attiuha eiz mein per dire "condurrò il mio cavallo".
1) Ha preso il nome della lettera eyz da Alcuino, dando per buono il suo significato di "cavallo".
2) Ha sostituito -y- con -i- e ha ottenuto *eiz, credendolo la parola genuina per "cavallo".
3) Ha dato per scontato che questo *eiz fosse un neutro, e ha coniato il fantomatico attiuha eiz mein per dire "condurrò il mio cavallo".
Volendo ottenere un corretto testo neogotico, la frase "condurrò il mio cavallo" si deve invece tradurre attiuha aiƕ meinana. Questa frase Alarico e Teodorico il Grande l'avrebbero capita e ritenuta della lingua avita.
Riporto a questo punto i nomi nell'ortografia di Wulfila, omettendo l'asterisco.
𐌰 ahsa "spiga" (1)
𐌱 bairkan "ramo di betulla"
𐌲 giba "dono"
𐌳 dags "giorno"
𐌴 egeis "mare"
𐌵 qairþra "boccone" (2)
𐌶 - (3)
𐌷 hagl "grandine"
𐌸 þiuþ "il bene"
𐌹 eis "ghiaccio"
𐌹̈ eis "ghiaccio"
𐌺 kusma "bubbone"
𐌻 lagus "acqua"
𐌼 manna "uomo"
𐌽 nauþs "necessità"
𐌾 jer "anno"
𐌿 urus "uro"
𐍀 pairþra (4)
𐍁 -
𐍂 raida "carro"
𐍃 sauil "sole"
𐍄 teiws "dio"
𐍅 winja "gioia"
𐍆 faihu "bestiame; denaro"
𐍇 iggws "dio degli Ingevoni"
𐍈 ƕair "calderone" (5)
𐍉 oþal "patria"
𐍊 -
𐌱 bairkan "ramo di betulla"
𐌲 giba "dono"
𐌳 dags "giorno"
𐌴 egeis "mare"
𐌵 qairþra "boccone" (2)
𐌶 - (3)
𐌷 hagl "grandine"
𐌸 þiuþ "il bene"
𐌹 eis "ghiaccio"
𐌹̈ eis "ghiaccio"
𐌺 kusma "bubbone"
𐌻 lagus "acqua"
𐌼 manna "uomo"
𐌽 nauþs "necessità"
𐌾 jer "anno"
𐌿 urus "uro"
𐍀 pairþra (4)
𐍁 -
𐍂 raida "carro"
𐍃 sauil "sole"
𐍄 teiws "dio"
𐍅 winja "gioia"
𐍆 faihu "bestiame; denaro"
𐍇 iggws "dio degli Ingevoni"
𐍈 ƕair "calderone" (5)
𐍉 oþal "patria"
𐍊 -
(1) Probabilmente per motivi superstiziosi ha cacciato l'esito di proto-germanico *ansuz "(semi)dio".
(2) Cfr. antico alto tedesco querdar "boccone".
(3) Forma gotica al momento non ricostruibile.
(4) Dati i dubbi e le difficoltà etimologiche, non fornisco la traduzione. Potrebbe significare "albero da frutto" o "grembo di donna". Se giungerò a conclusioni ragionevoli, non mancherò di pubblicare un intervento.
(5) La trascrizione di Alcuino, uuaer, non può - per ragioni etimologiche - contenere un dittongo. Sarà un mezzo grafico per esprimere una vocale molto aperta /æ/.
(2) Cfr. antico alto tedesco querdar "boccone".
(3) Forma gotica al momento non ricostruibile.
(4) Dati i dubbi e le difficoltà etimologiche, non fornisco la traduzione. Potrebbe significare "albero da frutto" o "grembo di donna". Se giungerò a conclusioni ragionevoli, non mancherò di pubblicare un intervento.
(5) La trascrizione di Alcuino, uuaer, non può - per ragioni etimologiche - contenere un dittongo. Sarà un mezzo grafico per esprimere una vocale molto aperta /æ/.
il tuo blog, secondo me, è uno dei pochi ad alto livello. Grazie per avermi dato la possibilità di leggerti.
RispondiEliminaValeria
Grazie a te, carissima Valeria! Benvenuta in questo spazio!
RispondiEliminaMarco