In un blog di enigmistica, egpuzzles.blogspot.fr è riportato un testo in una conlang neogotica che trovo piuttosto grossolana. Si tratta di un'immagine con ogni probabilità scannerizzata da una pagina di un libro scritto in caratteri wulfiliani, con figure sul bordo (animali, un albero, montagne, un tavolo, armi).
Il testo in questione è presentato dal gestore del blog come "impenetrabile", ossia "completamente incomprensibile", neanche fosse scritto in una lingua extraterrestre usata su un pianeta di Altair. Ne riporto qui la translitterazione:
So amaliþa Kaisaris Walensis uns nasida fram frumistsaha hunnane. Uns fragaf farþa ufar Donaris jah in þraka friþu.
Lupikinus jah Maximus unsis andnemun qairruba, dauht unsis gafun. Ana þamma dauhtiska atleweins þarei usqemun þans batistans unsarans.
Alawiwus sa mikls gastikans warþ in hrukk þairh afmarzein Walensis. Halisaiw ana aleinai þlauh ik afarlaistiþs was swe dius.
Sa bagms saei warþ gedrausiþs fram hindarweisein Rumone wahsjiþ aftra swinþs. Þai Þerwingos galesun aftra, miþgatimridedun aftra, gaswinþnodedun iþ þo tauidedun sniumundo.
Ƕaiwa mag ik swa blinds Walensa jah allamma reikja Rumone, eis biqemun sinteino Gutþiuda ahaks friþaus wairþiþ niu aiw.
Faur jera hunda jah mais tauhans warþ Ruma fram drauhtina balwaweisa. Fraujinodedun þairh gais swa managam kunjam ei wairþan þai ainahan.
Walens skal wisan sa iftuma. Sunjis ist du biqiman þans Þerwingans. Þroþida ik faura laþon þo mikilon. Brukja þo fadreinskrama airizane meine.
Attiuha eiz mein jah tiuha þiuda meina. Weis fraqistjam Lupikinau jah Walens usqiman.
Ƕazuh dals miþ bloda fulniþ. Ruma drausjiþ.
In realtà non è poi così incomprensibile, per quanto non manchino i punti poco chiari. Riporto una versione in italiano. Dove il testo originale non è coerente è stata adottata una traduzione libera.
La forza dell'Imperatore Valente ci ha salvati dai primi ranghi degli Unni. Ci ha concesso l'attraversamento del Danubio nella pace Trace.
Lupicino e Massimo ci hanno accolto gentilmente. Ci hanno offerto una festa. Durante questa festa hanno ucciso a tradimento i nostri uomini migliori.
Alavivo il Grande è stato trafitto nella schiena per tradimento di Valente. A stento sono fuggito sui gomiti, sono stato inseguito come una bestia.
L'albero che è stato abbattuto dall'inganno dei Romani ricresce forte. I Tervingi si sono riaggregati, si sono ricostruiti, si sono rafforzati e lo hanno fatto rapidamente.
Come posso io <essere> così cieco a Valente e a tutto il regno dei Romani? Essi hanno attaccato ogni giorno, il popolo dei Goti non sarà più colomba di pace.
Per cento anni e più Roma è stata guidata dal Male. Hanno dominato per mezzo della lancia così tante stirpi che sono diventati la sola.
Valente deve essere l'ultimo. Mi sono allenato per invitare la Grande. Userò la spada dei miei antenati.
Porterò il mio (?) e guiderò il mio popolo. Annienteremo Lupicino e uccideremo Valente.
Ogni valle si riempirà di sangue. Roma cadrà.
In genere si usa l'asterisco per etichettare le forme non attestate. Lo ometterò, trattandosi di considerazioni su una lingua ricostruita, usandolo solo con i lemmi proto-germanici e con le forme neogotiche errate. Mi permetto di aggiungo le seguenti annotazioni, di certo non esaustive:
1) Se Valente è Walens, allora il suo genitivo deve essere Walentis, non certo *Walensis. Così il dativo sarà Walenta e non *Walensa. Infatti negli antroponimi il gotico tendeva a seguire la declinazione della lingua di origine, e non c'è alcun motivo perché la -s del nominativo debba essere estesa ad altri casi, andando ciò contro la logica non soltanto del latino, ma anche del gotico. Il carattere e rappresenta /e:/ lunga e chiusa è adatto a trascrivere il sono latino, essendo la vocale -e- resa lunga dal nesso -nt- in simili forme (cfr. pote:ns, pote:ntis, pote:ntia, etc.).
2) Il termine *frumistsaha è formato male ed è molto oscuro. Potrebbe essere un errore per frumistamma, dativo maschile o neutro di frumists "primo, migliore, prominente", anche se sembra che si debba leggere proprio *frumistsaha. Non si riesce a capire come l'autore abbia potuto coniare questa parola fantomatica.
3) Il termine per indicare gli Unni sarà stato Huneis /'hu:ni:s/, ascritto alla declinazione con tema -i-, con un genitivo Hune /'hu:ne:/. In antico alto tedesco abbiamo ad esempio Hûn, pl. Hûni, con un genitivo Hûneo, Hûnio. Ascrivere questo etnonimo alla declinazione dei nomi maschili deboli è a mio parere ingiustificato.
4) La forma *farþa, che non risulta attestata, è in effetti formata male. Infatti il proto-germanico ricostruito ha *farðiz, donde tedesco Fahrt, norreno ferð. La forma neogotica deve quindi essere fards, gen. fardais, pl. fardeis, della declinazione con il tema in -i-, di genere femminile.
5) Con *Donaris si intende il Danubio, ma la ricostruzione è imprecisa. Infatti ci aspetteremmo un genitivo femminile in -os; la forma neogotica dovrebbe essere Donaujos. Cfr. antico alto tedesco Tuonouwa. La vocale gotica -o- è chiusa e lunga /o:/, e di certo compatibile con i dati dell'alto tedesco. Non si capisce tuttavia la rotica da dove sarebbe giunta, forse è solo un refuso per il carattere che trascrive /w/.
6) Per essere chiari si dovrebbe dire in þrakiska friþu o in friþu Þrake "nella pace dei Traci" anziché in *Þraka friþu, posto che sia proprio questo il concetto che l'autore intendeva esprimere.
7) La voce verbale *gafun per "diedero" è un marchiano strafalcione: la forma corretta, ben attestata, è infatti gebun. L'autore non mostra piena dimestichezza con la coniugazione dei verbi forti, così ha formato la III persona plurale a partire dalla forma singolare gaf "diede", senza accorgersi che la consonante sorda -f è secondaria e che la radice ha -b-: giban "dare", gibans "dato", etc.
8) L'antroponimo Alavivo (latinizzato in Alavivus) non è di chiara etimologia. La forma originale potrebbe non essere *Alawiwus, ma Alaweiws, associato dagli autori romani al latino vivus;(ei trascrive la vocale lunga /i:/). Il prefisso gotico ala- "tutto" è ben noto; il secondo membro sarà collegato a un antroponimo attestato in un'iscrizione runica norvegese, Wiwaz (Pietra di Tune), probabilmente da un più antico *wi:γwaz, dalla radice *wi:γ- / *wi:x- "combattere".
9) La parola *hrukk semplicemente non poteva esistere in gotico. La radice proto-germanica era *xruγja- "schiena", e queste sono le forme germaniche attestate da essa derivate: norreno hryggr, antico sassone hruggi, antico frisone hreg, antico inglese hrycg, antico alto tedesco hrukki, rucki, donde tedesco moderno Rücken. In gotico non avrebbe mai -kk-, per nessun motivo. Evidentemente l'autore del testo è stato influenzato dall'attuale tedesco in modo considerevole.
10) Il prefisso ge- nella forma *gedrausiþs "fatto cadere, abbattuto" è errato: tale prefisso suonava infatti /ga-/, così si deve scrivere gadrausiþs (da gadrausjan, causativo di driusan "cadere"). È possibile che l'autore si sia lasciato ingannare dalla sua conoscenza dell'attuale tedesco, pensando di utilizzarla come un riempimento delle proprie lacune. Siccome però in altri casi il prefisso usato nel testo è il corretto ga-, si può pensare a un semplice refuso.
11) La forma Þerwingos è errata e tratta da una trascrizione latina fuorviante: l'etimologia garantisce che si debba scrivere *Tairwingos, con /ɛ/ aperta e breve trascritta col dittongo grafico -ai- e con /t/ iniziale, che nella pronuncia poteva suonare aspirata (ossia come /t/ più una lieve /h/; invece þ- è usato per trascrivere l'interdentale simile a quella dell'inglese thin).
12) La traduzione di *eiz appare impossibile: non si capisce da dove sia stata tratta questa parola fantomatica. Ci sono scarse probabilità che l'autore abbia inteso dire eisarn mein, ossia "il mio ferro". È escluso anche che intendesse eis mein "il mio ghiaccio", non solo perché non avrebbe il minimo senso nel contesto, ma perché la radice ha una chiara -s- in ogni lingua germanica e la protoforma è *i:sa- (poi bisognerebbe capire se la forma gotica fosse maschile come in norreno o neutra come in anglosassone).
13) Il genitivo plurale di meins "mio" non è *meine, ma meinaize.
14) La parola per indicare la valle è dal, di genere neutro, come in antico alto tedesco. Tuttavia non è impossibile che esistesse anche una forma maschile, cfr. norreno dalr.
15) Una considerazione sintattica: i pronomi personali all'accusativo o al dativo dovrebbero seguire il verbo come nei testi di Wulfila, anziché precederlo. Dovrebbe così dirsi nasida uns, non uns nasida. Così fragaf uns e non uns fragaf.
Non so chi sia l'autore del testo, nel Web non si trovano molte informazioni. È un vero peccato che la lingua in cui è scritto sia piena di inesattezze, in quanto si parla di importanti fatti storici. Pochi sono a conoscenza degli orrori che i Goti hanno sofferto per mano dell'infame Lupicino, prima di insorgere. Era costui un mostro e un pedofilo i cui crimini aberranti non possono essere dimenticati: arrivò ad approfittare della carestia per vendere a peso d'oro carogne di cani e altra carne infetta, pretendendo le figlie dei Goti per poterle sodomizzare.
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