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domenica 20 giugno 2021

 
 JOHNNY MNEMONIC
 
Titolo originale: Johnny Mnemonic
Paese di produzione: Stati Uniti d'America
Anno: 1995
Lingua: Inglese
Durata: 96 min
Genere: Fantascienza
Sottogenere: Cyberpunk, distopia
Regia: Robert Longo
Soggetto: William Gibson (dall'omonimo racconto)
Sceneggiatura: William Gibson
Produttore: Dan Carmody
Fotografia: François Protat
Montaggio: Ronald Sanders
Effetti speciali: Rory Cutler
Musiche: Brad Fiedel
Scenografia: Nilo Rodis-Jamero
Interpreti e personaggi:
    Keanu Reeves: Johnny Mnemonic
    Dina Meyer: Jane
    Ice-T: J-Bone
    Takeshi Kitano: Takahashi
    Dennis Akayama: Shinji
    Dolph Lundgren: Karl, il predicatore di strada
    Henry Rollins: Spider
    Barbara Sukowa: Anna Kalmann
    Udo Kier: Ralfi
    Tracy Tweed: Pretty
    Falconer Abraham: Yomamma
    Don Francks: Hooky
    Diego Chambers: Henson
    Sherry Miller: Segretaria di Takahashi 
    Gene Mack: Laslo
    Jamie Elman: Toad 
    Douglas O'Keeffe: Guardia della Pharmakom 
    Marlow Vella: Bambino LoTek
    Howard Szafer: Strike
    Paul Brogren: Stump
    Arthi Sambasivan: Infermiera
    Michael A. Miranda: Stick
    Coyote Shivers: Buddy
    Susan Tsagkaris: Cantante d'opera
    Christopher Comrie: Cronista della rivolta di Pechino
    Robin Crosby: Ragazza nella stanza d'albergo
    Lynne Adams: Yakuza col lanciarazzi
    Caitlin Carmody: Gemella nella hall
    Erin Carmody: Gemella nella hall
Doppiatori italiani
    Francesco Prando: Keanu Reeves
    Cristina Boraschi: Jane
    Nino Prester: J-Bone
    Dario Penne: Takahashi
    Sergio Di Stefano: Shinji
    Alessandro Rossi: Karl, il predicatore di strada
    Francesco Pannofino: Spider
    Vittoria Febbi: Anna Kalmann
    Antonio Sanna: Ralfi
    Stefanella Marrama: Pretty
    Enrico Pallini: Yomamma  
 
Trama: 
Anno del Signore 2021. La società è governata dalle multinazionali. Un Internet virtuale e 3D pervade in modo capillare ogni aspetto della vita. A causa della continua esposizione ai computer e alle loro radiazioni si è diffusa una malattia neurologica pandemica chiamata NAS, ossia "Nerve Attenuation Syndrome" ("Sindrome da attenuazione nervosa"). Johnny è un corriere mnemonico, che riesce a stoccare un'immensa quantità di dati nel cervello grazie a un innesto, anche a costo di perdere i suoi ricordi d'infanza per fare spazio. Questi dati innestati sono molto sensibili e di somma importanza per le multinazionali, quindi devono essere contrabbandati. Johnny ha un incarico da un gruppo di scienziati a Pechino e mostra qualche riluttanza quando scopre che i dati superano la sua capacità di memoria anche con la compressione. Riesce comunque a convincersi visto che la tariffa elevata sarà sufficiente a coprire il costo dell'operazione per rimuovere il dispositivo. Il corriere avverte che deve far estrarre i dati entro pochi giorni, altrimenti subirà danni permanenti che potrebbero anche causargli la morte. Gli scienziati crittografano i dati con tre immagini casuali tratte da un filmato televisivo e iniziano a inviare queste immagini al ricevitore a Newark, nel New Jersey. A questo punto vengono attaccati e uccisi da sicari della Yakuza, guidati dal terribile Shinji, che fa una strage prima che le immagini crittografate possano essere completamente trasmesse. Johnny scappa con una parte delle immagini ma viene inseguito sia dalla Yakuza che dalle forze di sicurezza della Pharmakom, una multinazionale farmaceutica gestita da Takahashi, a cui appartengono i dati trafugati. Johnny inizia ad assistere a brevi immagini della proiezione femminile di un'Intelligenza Artificiale che tenta di aiutarlo, ma lui è costretto a interrompere la comunicazione. A Newark, il corriere deve incontrare il suo boss Ralfi, che però gli fa il bidone, facendolo inoltrare nel territorio degli anarchici LoTek guidati da J-Bone. Nel frattempo Jane, una guardia del corpo potenziata dalla cibernetica, sorprende Ralfi in un locale mentre è intento a smaialare con due transex. Si scatena una rissa tremenda. Jane trova Johnny immobilizzato e lo salva: il suo boss stava lavorando con la Yakuza e voleva ottenere il dispositivo di archiviazione a qualunque costo. Shinji si irrita e fa a pezzi l'isterico Ralfi con un laser, mentre Jane porta il corriere in una clinica gestita da Spider, un benefattore dell'umanità che rivela di essere il destinatario dei dati degli scienziati di Pechino: quello che è nascosto in quel cranio è la cura della NAS sottratta alla Pharmakom. Spider afferma che la Pharmakom si rifiuta di rilasciare questa cura risolutiva poiché ottiene maggiori guadagni con rimedi palliativi. Sfortunatamente, anche la parte delle immagini di crittografia che Johnny ha preso non è sufficiente per decifrare i dati, e Spider suggerisce di vedere Jones alla base dei LoTeks. Proprio in quel momento arriva il gigantesco Karl, un biondo vichingo cristiano e fanatico che di mestiere fa sia il predicatore che il sicario. Lo aveva assunto Takahashi per portargli la testa di Johnny, da cui estrarre i dati. Spider viene crocifisso, torturato e ucciso da Karl, mentre Johnny e Jane riescono a fuggire. I due raggiungono la base LoTek e apprendono da J-Bone che Jones è un delfino un po' incrostato, usato una volta dalla Marina militare. Il cetaceo può aiutare a decifrare i dati nella mente di Johnny. Proprio mentre iniziano la procedura, Shinji e la Yakuza, Takahashi e il vichingo cristiano attaccano la base. Takahashi affronta Johnny ma viene ucciso da Shinji, che vuole i dati per sé. Johnny combatte Shinji e dopo una lotta estenuante riesce a decapitarlo. Takahashi moribondo ha un ripensamento e consegna una parte della chiave di crittografia a Johnny prima di morire, ma questo ancora non basta. J-Bone gli dice allora che dovrà hackerare la sua stessa mente con l'aiuto di Jones. Johnny, Jane, J Bone e i Lo Tek riescono a sconfiggere le restanti forze nemiche. Il brutale religioso Karl viene fulminato da un potentissimo flusso di raggi gamma durissimi e bruciato fino alle ossa cibernetiche. Inizia il secondo tentativo di recupero dei dati. Aiutato dall'intelligenza artificiale femminile, il corriere mnemonico riesce a scaricare il suo contenuto craniale e allo stesso tempo recuperare i perduti ricordi d'infanzia. L'intelligenza artificiale si rivela essere la versione virtuale della madre dello stesso Johnny, che era anche la fondatrice di Pharmakom, prima di ribellarsi all'azienda che tratteneva la cura. Mentre J-Bone trasmette le informazioni sulla cura del NAS attraverso Internet, Johnny e Jane guardano da lontano mentre il quartier generale di Pharmakom va in fiamme a causa della protesta pubblica. J-Bone per festeggiare si sbarazza anche del cadavere bruciato del vichingo cristiano facendolo gettare nelle acque lutulente del Miskatonic, il fiume che attraversa Newark. 
 

Recensione:  
Il film di Longo ha tratto la sua ispirazione da un racconto cyberpunk di William Gibson, Johnny Mnemonico (Johnny Mnemonic), uscito nel 1981 e candidato in quello stesso anno al Premio Nebula per il miglior racconto breve. Nel 1986 questo racconto è stato incluso nell'antologia gibsoniana La notte che bruciammo Chrome (Burning Chrome). In ogni caso, si deve notare che il film non è un semplice adattamento dell'opera di Gibson, che pure ha lavorato alla sceneggiatura: ne ricalca soltanto in parte la trama e introduce svariati elementi nuovi. Si ravvisa soprattutto una forte influenza del romanzo cyberpunk Luce virtuale (Virtual Light, 1993), dello stesso autore, che assieme ad Aidoru (1996) e American Acropolis (1999) forma la Trilogia del Ponte. Questa trilogia non mi piace granché e presenta molteplici contraddizioni. In pratica sono stati compiuti innesti di Virtual Light in Burning Chrome. Secondo quanto affermato dallo stesso Gibson, il film è stato rieditato dai produttori per renderlo più "mainstream", posto che questa parola abbia ancora un senso. Si dice che l'uscita giapponese sia più vicina alla visione originale del regista e dello sceneggiatore, ma non sono riuscito a visionarla. L'ambientazione è perennemente notturna, come se il mondo intero non conoscesse più la luce del sole. Non mancano tuttavia precedenti, basti pensare alla tenebrosa Gotham City, il teatro delle gesta di Batman, in cui non si è mai vista un'alba da secoli. Credo che lo si possa definire un capolavoro assoluto e lo riguardo sempre volentieri.
 
 
Ralfi smaiala! 
 
Nell'ecosistema criminale in cui imperversa la Yakuza, Ralfi è un pesce piccolo che vegeta nel sottobosco. Oltre che di contrabbando di dati, si occupa dell'ingaggio di guardie del corpo e ha una netta predilezione per le transessuali. Fa una battaglia di lingue con la bionda Pretty, che è già in erezione, pronta a inginocchiarsi per continuare a leccare, mentre l'afroamericana Yomamma preferisce mettersi a pecora per ricevere il fallo nel budello. Le due shemale scherniscono Jane facendo esplicita menzione delle loro attività preferite. Ecco la conversazione: 
 
Ralfi (rivolto a Jane): "Hai mai consideratà un'attività fisica... un po' violenta?" 
Yomamma: "Come quella che si fa sulla schiena..." 
Pretty (facendo la linguetta): "O sulle ginocchia!" 
 
Questi dettagli sono passati inosservati, a quanto pare gli spettatori non hanno nemmeno intuito la presenza del cazzone tra le gambe di queste scherane.
 
 
Occhi divini! 
 
Memorabile è lo sguardo da folle di Jane, interpretata magistralmente da Dina Meyer. Avrei voluto incontrarla io una donna che mi guardasse in quel modo, con quegli occhi spiritati! Piena zeppa di adrenalina e sensualissima: non si potrebbe desiderare di meglio. Combatte contro due guardie del corpo transessuali che la bullizzano. Una di queste shemale, l'afroamericana Yomamma, finisce sgozzata con un rapidissimo colpo di stiletto e ha soltanto il tempo di esalare l'ultimo insulto: "Brutta puttana!" L'altra, la bionda Pretty, riesce invece a sottrarsi alla morte, pur finendo massacrata a pugni e a calci. Al giorno d'oggi questo film non potrebbe più essere girato: sarebbe considerato omofobo e trànsfobo.
 

Il vichingo cristiano 
 
Karl, chiamato semplicemente "spazzatura" dagli Anarchici LoTek, è quanto nel XXI secolo di Gibson si avvicina di più al Re Olaf II di Norvegia. Rido degli idioti decostruzionisti che si affannano a ritenere il sovrano norvegese come un "democratico fautore della tolleranza religiosa" e a descrivere i Vichinghi come "nani scuri di pelle coi capelli corvini e crespi" o "simili ai Mandingo". Notiamo le pose grottesche e teatrali di Karl, che fa ridicoli gesti religiosi con le dita, facendo danzare un pugnale sagomato come un crocefisso. Il suo linguaggio è pieno di kenningar molto significative: "far tornare a Gesù" significa "uccidere". Quando il visore di un LoTek inquadra il vichingo cristiano, compare questa sintetica descrizione: 
 
RADICAL HUMAN
MODIFICATION
CYBER-ENHANCED
MUSCULAR STRUCTURE
 
 
FULL CUSTOM
BIOMECHANICS
EXERCISE
EXTREME CAUTION
 
J-Bone: "A quel figlio di puttana non gli è rimasto nemmeno un osso naturale nel corpo." 
Toad: "E davvero un predicatore?"
J-Bone: "Predicatore? Quel gran bastardo ha preso Dio e tecnologia per il verso sbagliato. Farebbe fuori chiunque per pagarsi gli impianti che ha nel corpo." 
Toad: "Vuoi che lo segua?"
J-Bone: "No, staglio lontano. È pericoloso." 
 
Nel finale allo spettatore viene un brivido: sembra che lo scheletro biomeccanico del redivivo Olaf II, morto bruciato dai raggi gamma durissimi, cominci a muoversi e a rianimarsi! Uno zombie cristiano! Per fortuna il brivido dura poco: il movimento delle ossa metalliche è dovuto al gancio di un paranco, con cui la carcassa del fanatico viene issata e scaraventata nei tristi flutti del Miskatonic. 
 
 
Gli affascinanti paradossi dell'Anarchia 
 
I LoTek traggono il loro nome dalla locuzione Low Technology, ossia "bassa tecnologia", perché si oppongono alla riduzione dell'essere umano a una macchina. Sono luddisti irriducibili e sono nemici giurati di ogni forma di autorità. Eppure sono costretti a utilizzare la tecnologia per combattere contro l'establishment. Questa è la base del loro paradosso intrinseco, definitorio. Vagano tra le macerie per sfuggire al controllo delle classi dominanti e hanno il loro rifugio inespugnabile nel Ponte. Utilizzano meccanismi per fare incursioni nelle trasmissioni televisive, cercando di risvegliare la gente obnibilata con messaggi traumatici. Dipendono in tutto e per tutto da un delfino rifatto da molteplici innesti di piastre e di meccanismi, che di biologico conserva ben poco. Per portare avanti la loro guerra sono costretti ad avere una struttura gerarchica. J-Bone dà ordini e i suoi sottoposti li eseguono. J-Bone e Spider sono capi. Toad è uno sfigato che non ha voce in capitolo. Questo contraddice in modo radicale il presupposto dell'Anarchia. Ricordo ancora quando un amico, C., mi parlava degli Anarchici, dicendomi che in gioventù aveva frequentato il Circolo del Ponte della Ghisolfa. Gli chiesi come potessero prendere delle decisioni in quel contesto, dato che un anarchico non dovrebbe riconoscere autorità alcuna senza venir meno ai suoi princìpi. C. mi rispose che il costume era quello di ricorrere alla votazione tramite un'assemblea. La cosa mi parve incredibilmente grottesca e lasciai cadere l'argomento. Tanto non si cavava un ragno dal buco. Bizzarra è comunque la coincidenza tra la denominazione della comunità anarchica milanese, il Ponte, e la creazione di Gibson.      
 

Archeofuturo e incongruenze

Quando correva il 1995, il 2021 sembrava un futuro lontanissimo. Innumerevoli casi dimostrano come sia insidioso ambientare storie in un tempo che dista dal proprio soltanto pochi decenni. Si corre il rischio di costruire uno pseudo-futuro grottesco, con una tecnologia troppo progredita per certi aspetti e incredibilmente arretrata per altri. Ci limitiamo a fare alcuni esempi. A un certo punto Johnny prende un Concorde per Newark, nel New Jersey, proprio dove abitava Portnoy, l'enfant terrible che costringeva le donne puritane a succhiarglielo e faceva mangiare il suo sperma alla madre nascondendolo tra le bistecche. Nel mondo reale, i Concordes sono stati ritirati nel 2003. Notiamo immediatamente altre incoerenze spaventose, stridenti. I teleschermi funzionano con il telecomando, in un mondo dotato di cielo televisivo e pullulante di visori immersivi per la realtà virtuale 3D. Ci aspetteremmo che personaggi che hanno congegni installati nel cervello fossero capaci di accendere e di spegnere un teleschermo servendosi del pensiero o di un semplice gesto. Poi ci sono ancora i fax come normale mezzo di trasmissione dei dati (esempio: "Mando il fax a Newark"). Ebbene sì, tiro fuori per l'ennesima volta il fatto che in Neuromante si usano ancora i telefoni a gettoni. Il prete-sicario Karl usa un videotelefono, ma non è uno smartphone. Non esiste il concetto di smartphone come computer portatile. Non è stata prevista la civiltà dello smartphone. Certo, i visori 3D immersivi esistono anche nella nostra realtà, ma sono ancora poco diffusi, non sono certo il modo usuale di connettersi al Web. Il nostro Web è ancora bidimensionale, si fonda sul principio della pagina che viene sfogliata dal browser. Quando Johnny si connette a un terminale, indossando il visore 3D, mima la presenza di una tastiera inesistente, facendo gesti nel vuoto come se stesse premendo tasti. Siamo ancora lontani da questo livello tecnologico, sempre ammesso che sia proprio questa la tendenza verso cui ci stiamo dirigendo. Nel Web 3D gibsoniano non esiste praticamente socialità. Non troviamo nulla di anche remotamente simile a un blog o a un social: gli sviluppi della Rete Sociale non sono stati previsti da Gibson. Per quanto riguarda i congegni installati nel cervello, siamo ancora ai primi passi, con esperimenti fallimentari portati avanti da Elon Musk, uno stravagante magnate che ha le immense disponibilità finanziarie per mettere in atto i propri deliranti desiderata. Anche l'evoluzione dell'universo criminale nella pellicola non somiglia a quella del nostro corso storico. Mafia e Triadi sono state assorbite dalla Yakuza, che domina il pianeta. Un processo accelerato e forse semplicistico, che non tiene conto della complessità estrema e dell'intrinseca entropia tumorale di queste realtà.    
 

 
Contenuti profetici 
 
Il lavoro di Gibson e di Longo mostra tutta la sua potenza profetica negli sviluppi dell'industria farmaceutica, non nella descrizione dei gingilli tecnologici. Quando i produttori di farmaci hanno come sola legge il profitto, si arriva a paradossi le cui ricadute sono estremamente nocive per l'intero genere umano. Può sembrare banale ma non è affatto così. Facciamo un semplice esempio che mi riguarda molto da vicino. Sarebbe possibile guarire dal diabete II con un intervento agevole e privo di complicanze, asportando un'esigua quantità di grasso presente all'interno del pancreas, causa primaria della spiacevole disfunzione. Ovviamente questa terapia risolutiva spiace all'industria farmaceutica: se fosse possibile guarire dal diabete II, crollerebbe tutta la produzione di farmaci per la sua difficile terapia, oltre a tutto l'indotto di aggeggi (aghi, pungidito, strisce reattive, etc.). Continuare a curare il diabete II è molto più redditizio che eliminarlo una volta per tutte. Così, avendo bisogno di insulina e di altri medicamenti, sono condannato a rimanere uno schiavo vita natural durante, condannato a una morte atroce se mi venissero a mancare le cure necessarie. Per uno come me che si ribella alla dieta e che si ingozza di panettone a colazione, ce ne sono decine che in preda al terrore si costringono a una dieta da Auschwitz, finendo col ridursi a scheletri. Chi paga per tutto questo dolore?  
 
 
Il mito del fantasma nella macchina  

Uno dei cardini del Cyberpunk e più in generale del Transumanismo, è senza dubbio il mind uploading, ossia il caricamento su computer dell'autocoscienza di una persona morta. La fede nella realizzabilità pratica del mind uploading nasce dall'idea che il cervello umano funzioni esattamente come un elaboratore elettronico. A sua volta, Gibson aveva uno strano concetto che lo portava a considerare come organismi biologici, funzionanti per mezzo di organi simili a quelli del corpo umano. Da tutti questi equivoci si è formato il singolare modo di vedere la realtà proprio degli scrittori di questo peculiare sottogenere della fantascienza. Così ebbe a dire in un'occasione il padre del Cyberpunk: "In realtà sono stato in grado di scrivere Neuromante perché non sapevo nulla di computer... non sapevo letteralmente nulla. Quello che ho fatto è stato decostruire la poetica del linguaggio di persone che già lavoravano sul campo. Stavo nel bar dell'hotel alla convention di fantascienza di Seattle ad ascoltare questi ragazzi che sono stati i primi programmatori di computer che abbia mai visto parlare del loro lavoro. Non avevo idea di cosa stessero parlando, ma quella era la prima volta che sentivo la parola “interfaccia” usata come verbo. E sono svenuto. Wow, questo è un verbo. Seriamente, poeticamente è stato meraviglioso." (Gibson, 2020). In un'altra intervista, che purtroppo non sono più in grado di reperire, lo stesso autore dichiarava di essere rimasto molto perplesso quando ha potuto osservare l'interno di un computer. Fino a quel momento aveva creduto che anche i computer avessero qualcosa di corrispondente al fegato, al cuore e al pancreas. La sua delusione è stata immensa. Abbiamo così chiarito l'idea che tra l'organismo biologico e la macchina possa esistere una prosecuzione, una compatibilità assoluta, tale da poter permettere all'autocoscienza di trasmigrare dal suo supporto naturale a un processore artificiale.     
 
  
Curiosità 
 
Robert Longo e William Gibson originariamente intendevano realizzare un film d'autore con un budget limitato, ma non sono riusciti a ottenere finanziamenti necessari. In seguito Longo avrebbe commentato che il progetto "è iniziato come un film d'autore da 1,5 milioni di dollari, ed è diventato un film da 30 milioni di dollari, perché non siamo riusciti a ottenere <solo> un milione e mezzo".  

Il personaggio Molly Millions, dalla storia originale, è stato cambiato in Jane per il film. Sono personaggi molto simili, tranne per il fatto che Molly aveva lame di rasoio retrattili sotto le unghie e una vista aumentata. Si ritiene che il cambiamento sia dovuto al fatto che il personaggio di "Molly" è stato annesso ai diritti per qualsiasi possibile futuro adattamento cinematografico di Neuromante.
 
Durante la scena nella stanza sul retro del Crazy Bob's Computer Store, sembra che Johnny chieda un "iPhone", dodici anni prima che fosse lanciato. Certo, sarebbe bello poter credere che lo sceneggiatore abbia inventato la parola, diventata poi il nome di un onnipresente pezzo di tecnologia dell'informazione. In realtà le cose non stanno così. Johnny chiede un "Eyephone", una rudimentale interfaccia montata su testa e progettata da Jaron Lanier. Infatti chiama il congegno "Thomson Eyephone", con riferimento al fatto che il brevetto di Lanier è stato acquistato da Thomson Electronics. La pronuncia di iPhone e di Eyephone è identica: /'aɪfoʊn/. Nonostante questo, né Gibson né Longo sono stati in grado di prevedere gli sviluppi della telefonia mobile. Un articolo di fede della narrativa cyberpunk è la facilità di innestare impianti nel cervello delle persone, mentre un semplice smartphone rimane inconcepibile.   

La diffusione illimitata di Internet nei primi anni '90, e la conseguente rapida crescita della cultura dell'alta tecnologia, avevano reso il cyberpunk sempre più rilevante: questa è stata una motivazione primaria per la decisione della Sony Pictures di finanziare il progetto con decine di milioni. La Sony si è resa presto conto del potenziale per raggiungere il proprio target demografico attraverso il marketing su Internet e la sua nuova divisione tecnologica ha promosso il film con una caccia al tesoro online che offre 20.000 dollari US in premi. Un dirigente è stato citato per aver osservato: "Vediamo Internet come un passaparola turbo. Invece di una persona che dice a un'altra persona che sta accadendo qualcosa di buono, è una persona che lo dice a milioni!" Il sito web del film ha facilitato un'ulteriore promozione incrociata vendendo prodotti Johnny Mnemonic emessi da Sony Signatures, come una maglietta "Hack your own brain" e tazze di caffè Pharmakom. Gibson è stato schierato per rispondere alle domande sul videogioco dei fan online. Il romanziere, abitualmente solitario, nonostante abbia creato nel cyberspazio una delle metafore centrali dell'era di Internet, non era mai stato personalmente su Internet. 0Ha paragonato l'esperienza a "fare una doccia con l'impermeabile addosso" e a "cercare di fare filosofia in codice Morse". La sua tecnofobia è sorprendente. 

Nel 2021, Robert Longo ha creato una nuova versione del film, interamente in bianco e nero. Come ha detto a Screen Slate, "Quando ho visto la prima versione del film in bianco e nero, ero così felice. Era molto più vicino a quello che immaginavo che fosse, di sicuro. Sapevo che trasformarlo in nero- e-bianco lo avvicinerebbe a come l'avevo immaginato fin dall'inizio.Nel mio lavoro, mi ispiro a film come Agente Lemmy Caution: Missione Alphaville (1965), La jetée (1962), cose del genere. I film in bianco e nero non sono realmente in bianco e nero. Sono un po' grigi. Il contrasto è davvero aumentato ora (in questo montaggio), quindi è molto in bianco e nero". 

Circa al minuto 44 della pellicola, il vichingo cristiano Karl usa un videotelefono nascosto in un libro. Piuttosto che una Bibbia latina, sembra essere incastonato nelle pagine 103-104 del "Venerabilis Caesaris Baronii SRE Cardinalis Bibliothecarii Epistolae Et Opuscula Pleraqve Nunc Primum Ex Archetipis In Lucem Eruta", una raccolta di opere latine del Venerabile Cesare Baronio (1538 -1607), cardinale e storico cattolico italiano. I passaggi di queste pagine recano un testo elogiativo dell'imperatore del Sacro Romano Impero Rodolfo II (1552-1612). Sebbene entrambi i personaggi siano interessanti, il libro e il passaggio non hanno alcuna relazione significativa con il film, quindi molto probabilmente sono stati scelti solo per via del loro aspetto cristiano. 

Altre recensioni e reazioni nel Web

Segnalo la dottissima recensione dell'amico Giovanni "X" De Matteo, Johnny Mnemonic: se vi pare che questo 2021 sia brutto, pubblicata sul sito Quaderni d'altri tempi. Il titolo rimanda a una raccolta di Philip K. Dick, Se vi pare che questo mondo sia brutto (The Shifting Realities of Philip K. Dick, 1995). Il citazionismo estremo ha sempre impreziosito i trattati di Giovanni "X". Non potrei mai stare al suo pari in quanto a conoscenze letterarie e cinematografiche. Questo è il link: 
 

mercoledì 3 marzo 2021

 
LA POSSIBILITÀ DI UN'ISOLA 
 
Titolo originale: La possibilité d'une île 
Autore: Michel Houellebecq 
Anno: 2005
Lingua originale: Francese  
Tipologia narrativa: Romanzo 
Genere: Fantascienza 
Sottogenere: Filosofico, transumanista, post-apocalittico,
      estinzionista, suicidario
I ed. italiana: 2005  
II ed. italiana: 2009 
Editore francese: Fayard
Editore italiano: Bompiani 
Collana: Narratori stranieri; Tascabili Best Seller (n. 1013)  
Codice ISBN-10 (I ed.): ‎ 8845234932
Codice ISBN-13 (I ed.): ‎ 978-8845234934 
Codice ISBN-13 (II ed.): 978-884-525-869-5
Pagine: 398 pagg. 
Legatura: Brossura
Traduttore: Fabrizio Ascari  
 
Personaggi: 
 
Daniel 
È il protagonista, un comico dissacrante e caustico che visse prima dell'avvento dei Neoumani, ossia nel mondo che noi conosciamo. Noto anche come Daniel1, in quanto capostipite di una serie di cloni (gli ultimi due sono i copro-tagonisti!).   
 
Daniel24
È un copro-tagonista. Il suo nome indica che è il ventiquattresimo clone del prototipo umano Daniel1 (vedi sopra). 
 
Daniel25
È un copro-tagonista, successore di Daniel24. Il suo nome indica che è il venticinquesimo clone del prototipo umano Daniel1 (vedi sopra). Muore suicida. 
 
Esther
È una ragazza spagnola bionda, bellissima e dissoluta, amata da Daniel. Nutrizionalmente fragile, ha qualche problema coi reni, ma è ancora lontana dalla dialisi. Amante passionale, organizza orge e ne approfitta per mettere al suo compagno le corna, a raffica. "¡Es un party!", gli dice quando viene rimproverata per le sue numerose infedeltà. 
 
Isabelle 
È la caporedattrice di una futile rivista per ragazze. È psicorigida. Ha una relazione con Daniel. Per il comico dissacrante rappresenta la compagna ideale, ma tutto va in merda perché a un certo punto comincia a soffrire dell'ossessione dell'invecchiamento, come accade alla maggior parte delle donne. Muore suicida.    
 
Robert Macaury 
Fondatore della religione Elohimita, ha una singolare personalità caratterizzata da una sfrenata megalomania e da ossessioni sessuali. È la trasposizione di Claude Maurice Marcel Vorilhon "Raël" (1946 - tuttora vivente), il ben noto fondatore della religione Raeliana. Muore assassinato. 
 
Vincent Greilsamer Macaury 
Figlio illegittimo di Robert Macaury, lo sostituisce prontamente e con successo non appena il Destino gliene offre l'oppurtunità.  

Slotan Miskiewicz 
È soprannominato "Scienziato". In effetto è proprio uno scienziato, per giunta pazzo, che grazie al suo ingegno e alla sua dedizione alla causa della creazione artificiale della vita rende possibile la clonazione, considerata una forma di immortalità dai settari Elohimiti. Molto alto, è calvo e di una serietà impressionante, come ci dice Daniel. 

Jérôme Prieur 
È soprannominato "Sbirro". Grazie alle sue formidabili capacità organizzative e logistiche, riesce a far sì che la religione degli Elohim si diffonda sull'intero globo terracqueo. 
 
Gérard 
È soprannomiato "Umorista". È il numero 4 dell'Organizzazione Elohimita. Ha il compito di allietare del giornate del Profeta. Ecco un esempio delle sue favolose creazioni: "Ciò non ha alcula importanza", "Ho l'abitudine di prendere dei cereali a culazione". Muore suicida.

Sinossi (Note di copertina, Amazon.it)
"In un futuro inquietante, dominato da cloni che sembrano aver pagato l'immortalità con la perdita della capacità di ridere, piangere e provare emozioni autentiche, due misteriosi personaggi, Daniel24 e Daniel25, trovano i diari del loro "originale", Daniel1, vissuto ai nostri giorni. La lettura commuoverà molto Daniel25 che conoscerà così la sofferenza, distruggendo il sogno dell'immortalità dei suoi creatori. Provocatorio, ironico, il romanzo di Michel Houellebecq è una riflessione sul senso della vita che viviamo e sulla possibilità di replicarla."

Struttura: 
Il romanzo, lungo e articolato, è costruito sulla narrazione della vita di Daniel1, inframmezzata dai commenti dei suoi cloni Daniel24 e Daniel25, vissuti due millenni dopo.
Si divide in tre parti: 
 
Parte prima: Commento di Daniel24
Parte seconda: Commento di Daniel25
Parte terza: Commento finale - Epilogo. 
 
I capitoli hanno titoli pseudo-biblici consecutivi, ad esempio Daniel 1,1, Daniel 24,5. Il primo numero è quello che caratterizza il clone, il secondo è il numero del commento.  
 
Citazioni notevoli: 
 
"Chi, fra voi, merita la vita eterna?" 
 
Le donne danno un'impressione di eternità, con la fica collegata ai misteri - come se si trattasse di un tunnel che dà sull'essenza del mondo, mentre si tratta soltanto di un buco da nani, caduto in disuso. Se esse possono dare questa impressione, tanto meglio per loro; la mia parola è compassionevole.

"Mausoleo di merda...": mi ripetei l'espressione sottovoce, sentendo
crescere in me, con il calore dell'alcool, un'esultanza malvagia.
 
Questo è il testo della poesia che Daniel1 ha composto prima di suicidarsi, dedicandola a Esther, che lo aveva oberato di corna: 

Vita mia, vita mia, mia
antichissima vita,
mio primo voto mal richiuso,
mio primo amore infirmato,
sei dovuta ritornare.
Ho dovuto conoscere
ciò che la vita ha di migliore,
quando due corpi gioiscono
della loro felicità
e si uniscono e rinascono
senza fine.
Divenuto totalmente
dipendente,
conosco il tremito dell'essere,
l'esitazione a sparire,
il sole che colpisce al limitare
e l'amore, in cui tutto è facile,
in cui tutto è dato nell'attimo;
esiste in mezzo al tempo
la possibilità di un'isola.

Come si può vedere, l'ultimo verso dà titolo al romanzo.

Trama: 
Agli inizi del XXI secolo, il comico Daniel (chiamato Daniel1 dai suoi discendenti neoumani) è riuscito a ottenere un grande successo con le sue battute al fulmicotone su argomenti estremamente scomodi e perigliosi, come il conflitto tra Israele e Palestina, l'Opus Dei, la mafia, le "lolite" e la pornografia. Cinico e lucido, è soprannominato "lo Zarathustra dei ceti medi". Il suo motto è questo: "Se attacchi il mondo con sufficiente violenza, lui finisce per sputare i suoi sporchi soldi". Le relazioni di Daniel con il gentil sesso sono infelici e destinate ad essere fallimentari. Prima va a rotoli la sua storia con Isabelle, un'editrice di un pessimo giornale per ragazze che vorrebbero rimanere bambine per sempre. La crisi della coppia avviene nonostante lei sia intelligente e cinica come lui, per motivi legati all'ineluttabilità della biologia. Non va meglio con Esther, una giovane attrice spagnola dedita ai rapporti sessuali multipli, alle doppie penetrazioni, alle orge e all'inalazione di chili di bamba. L'invecchiamento incipiente spinge Daniel a entrare nella setta degli Elohimiti, che promette l'immortalità fisica ai suoi adepti, mescolando il Culto degli Alieni a baggianate New Age. Presto diventa chiaro al comico che si tratta di una possibilità concreta, anche se futuribile: entrato nella dirigenza della setta e ammesso nella ristretta cerchia del Profeta Robert Macaury, scopre che sono in corso realmente in corso esperimenti scientifici per produrre un nuovo tipo di essere umano servendosi della clonazione e dell'ingegneria genetica. Durante un soggiorno nell'isola di Lanzarote, nelle Canarie, Daniel assiste a un evento traumatico, che si rivelerà decisivo per le sorti del genere umano. Il Profeta viene ucciso da un adepto invidioso dei suoi successi sessuali. L'assassinio del capo settario viene tenuto nascosto dalla dirigenza, che gli sostituisce il suo figlio naturale, Vincent, fino ad allora tenuto nell'ombra e privo di ruoli rilevanti nell'organizzazione. Viene così inscenata la resurrezione del Profeta, evento a cui è data la massima risonanza mediatica. Robert Macaury è presentato come un novello Cristo, come l'uomo che ha sconfitto la Morte resuscitando dall'Ade. Di fronte a questo miracolo, la diffusione della setta gli Elohimiti cresce in modo prodigioso in tutto il mondo, minando le vecchie religioni, ormai fatiscenti. Tuttavia per Daniel la prospettiva dell'immortalità, anche se in un futuro ancora lontano, non è affatto soddisfacente. In seguito alla morte della madre, persa anche l'amatissima Esther, ogni cosa nella vita gli è andata in merda, così si suicida. È consapevole che le sue facoltà mentali si stanno ottenebrando. Continuare a vivere significherebbe soltanto essere condannato ad anni orribili di solitudine, disperazione e demenza, prigioniero di un corpo decrepito. 
Il clone Daniel24 e il suo successore Daniel25 conducono le loro spettrali esistenze in un'epoca molto diversa da quella in cui si è suicidato il loro progenitore. Nel mondo sono avvenuti cambiamenti drastici e non certo positivi. Il pianeta, devastato dai mutamenti climatici, da una guerra nucleare e dall'inquinamento dell'epoca precedente, è ormai quasi inabitabile. Da una parte ci sono i Neoumani, cloni degli Eletti della setta Elohimita, dall'altra ci sono i discendenti degenerati degli umani di vecchio tipo, degradati a condizioni quasi bestiali. La scarsità di risorse alimentari non preoccupa i Neoumani, che sono autotrofi, ossia in grado di sostenersi tramite un processo fotosintetico analogo a quello tipico dei vegetali. Hanno solo questi input: acqua e luce. Pisciano ma non smerdano. Il principale problema di questa stirpe potenzialmente immortale è l'assenza di emozioni e di sentimenti. Ignorano malattie e vecchiaia: la morte sopraggiunge indolore quando il ciclo vitale si è esaurito, a meno che non scelgano di suicidarsi. I cloni vivono in totale solitudine, passando la maggior parte del loro tempo davanti a un computer a visionare e ad ascoltare le memorie dei loro predecessori umani. Comunicano tra loro di rado e soltanto tramite il monitor. Cercano di capire qualcosa delle loro inutili vite, tanto distanti dalla loro da non poter essere quasi interpretate. Attendono l'avvento dei Futuri, nuovi esseri che ricomporranno la frattura tra l'individuo e le emozioni. Dopo la fine del ciclo di Daniel24, sarà Daniel25 a scoprire, grazie all'aiuto di una discendente di Esther, il resoconto della fine del primo Daniel e la poesia che ha scritto prima di porre fine ai suoi giorni. A questo punto Daniel25 abbandona ogni sicurezza e parte alla ricerca dell'isola menzionata dalla poesia di Daniel1. Si imbatte nei resti dell'antica umanità abbrutita, poi si addentra in una regione di specchi d'acqua salmastra, residui degli antichi oceani, dove si lascia morire. Finalmente è consapevole dell'impossibilità di un'isola
 
Recensione:  
Dopo Estensione del dominio della lotta (1994), suo primo romanzo, lo scrittore francese ha pubblicato Le particelle elementari (1998), Lanzarote (romanzo breve, 2000), Piattaforma. Nel centro del mondo (2001). Tre romanzi e un romanzo breve, prima di arrivare a questo capolavoro fantascientifico. Quando l'ho letto, anni fa, l'ho ritenuto notevole ed entusiasmante. Adesso non so se avrei la stessa impressione. Del resto non ho tempo né energia per imbarcarmi in una rilettura, oltre al fatto che temo di rimanerne deluso, come già mi è accaduto con numerose altre opere di questo e di altri autori. Il mio giudizio rimane comunque positivo: di libri bizzarri come questo ce ne vorrebbero a migliaia. Non capita tutti i giorni di poterne trovare uno nuovo, ci vuole una fantasia notevole per assemblare un simile intreccio narrativo. Il nichilismo di Houellebecq giunge a tali vetti di ferocia che molti lettori non lo comprendono e non vogliono nemmeno accettarne l'esistenza. Per questo si trova sempre chi etichetta questo autore come "reazionario" e nostalgico dei cosiddetti vecchi valori dell'Occidente. Si tratta di un'interpretazione forzata che a mio avviso non ha la benché minima ragion d'essere. 
 
Questo afferma Houellebecq in un'intervista a Le Monde
 
"La clonazione ci sarà. Certe cose sono irreversibili. Tutto quello che la scienza può permettere sarà realizzato, anche se ciò modifica profondamente quello che noi consideriamo oggi come umano, o come auspicabile." 
 
Houellebecq e l'amore 
 
In questo romanzo ritornano alcuni temi cari a Houellebecq, come quello del potere mortifero della mancanza d'amore. E l'amore cos'è? Semplice. Lo scrittore, che è un maestro di vita, lo insegna con chiarezza estrema e lo ribadisce in ogni suo scritto. L'amore coincide con l'atto sessuale. Un uomo e una donna si amano quando lui estrae il cazzone duro, lei comincia a prenderlo in bocca e poi se lo infila tra le gambe, dentro nella vagina, lentamente. Quando lo sperma trabocca, senza precauzione alcuna, l'amore si è compiuto, ha raggiunto la propria piena realizzazione. Quando un uomo vive senza poter accedere a queste semplici azioni, non è realmente vivo. È uno zombie, un morto vivente. Su di lui agiscono le forze della Follia e della Morte, che lo consumano fino a renderlo Morte in Vita e Vita nella Morte. In effetti le cose stanno proprio così. Non si può dare torto allo scrittore francese. Posso dirlo perché io stesso sono uno zombie, un morto vivente. Sono Morte in Vita e Vita nella Morte. C'è un piccolo problema: la putrefazione è avvertita da tutti e comporta un grave isolamento sociale. 
Cos'è dunque il sentimento che le genti chiamano "amore" e che distinguono in modo netto dall'atto sessuale? Secondo Nietzsche è un'invenzione dei deboli per far sentire in colpa i forti e mitigare la loro ferocia innata. Secondo Houellebecq è un'invenzione delle donne, che l'hanno propalato per proteggersi nella loro condizione di maggior debolezza, quella della gravidanza e del parto! Dopo millenni di sopportazione da parte del genere maschile, è giunta la pornografia ad annientare questo sentimento artificiale e fittizio, questo "amore" insensato e tanto lontano dalla belluina natura umana. Cosa può dunque essere ancora chiamato "amore" nell'epoca della Rivoluzione Pornografica? La risposta è semplice. Si può definire "amore" soltanto l'ossessione sessuale di una persona per un'altra, l'infiammazione cerebrale che la porta a voler fare sesso con lei "tutto il giorno, tutta la notte, sempre" (cit.), senza sosta, soltanto con lei. Così Daniel, l'umano che ha dato origine a una lunga serie di cloni, provava davvero "amore" per Esther, perché la desiderava follemente e non sapeva pensare ad altro che a lei, soffrendo in modo feroce quando veniva cornificato, quando lei succhiava gli uccelli degli sconosciuti nelle feste e si faceva penetrare da tutti, si faceva riempire di sperma promiscuo, dopo essersi bruciata il cervello con la cocaina. 
Come si vede, la definizione dell'amore come atto puramente ed esclusivamente sessuale non contraddice affatto l'altra definizione data dall'autore francese, che identifica l'amore con una condizione di intossicazione, di ubriachezza in cui una persona va alla deriva e si autodistrugge, sconvolta dal desiderio folle per l'oggetto della sua passione. Gli antichi Egizi erano convinti che all'origine di questo stato di insania ci fosse la condizione clinica che ai nostri giorni è conosciuta come epatite, dato che il fegato era ritenuto la sede dei desideri sessuali. Potrei riportare centinaia di aneddoti simili, forse migliaia. Ok, ok, ragazzi, non crocifiggetemi, non linciatemi! Finalmente l'ho capito. Il vero significato della parola "amore" corrisponde ai sentimenti che intercorrono tra le donne e i loro cani! 

Houellebecq e i pompini 

Nel testo è menzionata 8 volte la parola "pompino". Alcune riflessioni sul tema sono senz'altro interessanti: 
 
"La fellatio è da sempre il pezzo forte dei film porno, l'unica pratica che possa servire da modello utile alle ragazze; l'unica, inoltre, in cui si ritrovi talvolta qualcosa dell'emozione reale dell'atto, perché è la sola in cui il primo piano sia anche un primo piano del volto della donna, in cui si possa leggere l'espressione di fierezza gioiosa, l'estasi infantile che prova talvolta nel dare piacere." 

Eppure non sempre il rapporto con questa pratica è lineare e positivo. Si tratta di quello che possiamo chiamare "gusto acquisito". Una cosa che all'inizio riesce fastidiosa o addirittura ripugnante, divenendo piacevole soltanto quando  viene vinta l'impressione iniziale. Ci sono migliaia di esempi in cui il processo di acquisizione di un gusto gioca un ruolo importante: molte cose, dal vino secco al gorgonzola, possono non essere apprezzate alla prima esperienza. Ecco una morbosa descrizione di come Esther, che all'inizio non lo prendeva in bocca, è poi diventata un'abilissima fellatrice:     
 
"Esther mi raccontò in seguito che in realtà si era rifiutata di praticare il sesso orale durante il suo primo rapporto e che aveva deciso di lanciarsi solo dopo aver visto parecchi film." 

Houellebecq ama dilungarsi in descrizioni penose e disturbanti, come quella della sua frequentazione di prostitute volgari, piene zeppe di gonorrea, ma scarsamente disponibili a contatti:  

"Vissi così per due mesi abbondanti, e sperperai migliaia di euro pagando coppe di champagne francese a delle rumene abbrutite che dieci minuti dopo avrebbero rifiutato comunque di farmi un pompino senza preservativo." 

Mi affascina leggere di questo cammino dell'essere umano che si degrada, si riduce allo stato di larva passando da un angiporto all'altro, fino alla disgregazione del suo stesso Essere. 
 
Houellebecq, il cannibalismo e la pedofilia
 
Pur senza nominarlo esplicitamente, il protagonista del romanzo descrive a un suo interlocutore le gesta del cannibale Armin Meiwes: 
 
"Per alimentare la conversazione, gli raccontai la storia di quel tedesco che ne aveva divorato un altro, incontrato tramite Internet. Prima gli aveva sezionato il pene, poi lo aveva fritto con le cipolle e lo avevano gustato insieme. Dopodiché lo aveva ucciso e tagliato a pezzi che aveva riposto nel suo congelatore. Ogni tanto ne tirava fuori un pezzo, lo scongelava e lo cucinava, seguendo ogni volta una ricetta diversa. Il momento della manducazione comune del pene era stato un'esperienza religiosa intensa, di reale comunione fra lui e la sua vittima, aveva dichiarato agli inquirenti." 
 
Del resto, Daniel aveva velleità di cineasta e amava pescare nel torbido. Non ne fa mistero:  
 
"Velocemente passai in rassegna l'insieme della mia carriera, soprattutto cinematografica. Razzismo, pedofilia, cannibalismo, parricidio, atti di tortura e di barbarie: in meno di un decennio, avevo sfruttato tutte le occasioni favorevoli." 
 
Uno dei suoi soggetti cinematografici riguarda la relazione tra un pedofilo (da lui stesso interpretato) e una bambina di nove anni!  
 
Gli Elohimiti e la loro origine     
 
Anni fa descrissi la setta molto singolare che ha ispirato gli Elohimiti del romanzo di Houellebecq, che propagandano una singolare mistura di elementi New Age e di culto degli Alieni. È un ben noto gruppo religioso realmente esistente, che prospera nei paesi francofoni e anche altrove. Si tratta dei Raeliani! Invito tutti a leggere con attenzione. Ecco il link:


Forse Houellebecq ha creduto di non poter menzionare Claude Vorilhon "Raël" nella sua opera senza rischiare qualche problema legale (anche se a conti fatti ne parla soltanto bene), così gli ha cambiato nome facendolo diventare un più anodino Robert Macaury. In ogni caso, che Robert Macaury sia proprio Claude Vorilhon può essere soltanto il segreto di Pulcinella. È talmente evidente che le mie spiegazioni potrebbero essere considerate superflue. Anche un bradipo ritardato capirebbe di chi si parla, all'istante! 
In svariate pagine reperibili nel Web si parla degli Elohimiti come di un "movimento pseudoreligioso". In realtà si tratta di una religione a tutti gli effetti, come infinite altre. Cosa distingue davvero una setta da una religione? Nella sostanza proprio nulla di qualitativo. Si può al massimo fare una distinzione quantitativa: le sette sono congregazioni poco significative in quanto a numeri, mentre le cosiddette grandi religioni sono riuscite a imporsi e hanno milioni di adepti. Si tende però a dimenticare un particolare di non poco conto Tutte le cosiddette grandi religioni hanno cominciato come gruppi ristretti che erano considerati sette dai loro oppositori. Allo stesso modo, qualsiasi gruppo settario potrebbe almeno potenzialmente diventare una grande religione se le circostanze storiche lo permettono. Non sono i contenuti a fare la differenza, è bene non dimenticarselo mai. Molti credono che sia assurda una dottrina fondata sulla creazione del genere umano da parte degli alieni. E non è forse assurda allo stesso modo la favola di Adamo ed Eva? 
Detto questo, anni fa destò grande scalpore l'annuncio fatto dalla setta Raeliana di aver effettuato con successo la clonazione di alcuni esseri umani. La società Clonaid, di proprietà della congrega ufologica, ha annunciato nel 2002 la nascita di Eva, la prima bambina clonata nella storia del genere umano. Questo link potrebbe essere di aiuto: 
 
 
Ecco un estratto significativo: 
 
"La Clonaid infatti sarebbe riuscita a far partire dieci gravidanze: cinque si sono concluse in aborti spontanei, altre cinque hanno avuto successo, inclusa quella di Eva, nata ieri con parto cesareo. Il bebè fotocopia europeo nascerà  da una coppia lesbica, altri due sono attesi in Asia e uno in Nord America. Tutti e tre nasceranno a febbraio e due di loro, ha tenuto a precisare la Boisselier, saranno la copia di "bimbi morti anzitempo, le cui cellule erano state preservate" per permettere la clonazione."  
 
La cosa è poi finita in nulla, come è giusto che sia (così direbbe l'amico S.M., le cui iniziali stanno per "Seppellisco Massoni").   
 
Mind uploading e mind downloading 
 
William Gibson introdusse nel suo romanzo seminale Neuromante (Neuromancer, 1984) un caso di immortalità a mio avviso ben poco desiderabile: se la memoria non m'inganna, si trattava di un hacker morto nel corso di un evento traumatico, la cui mente era stata caricata in un computer portatile. Gli davano il soprannome di "Dixie Flatline", ossia "Linea piatta", perché alla sua mente non corrispondeva un encefalogranna con qualche segno di attività. Naturale: non aveva più un encefalo. Era soltanto un costrutto ROM. In altre parole, quando era ancora in vita, era stato sottoposto a un'operazione di mind uploading. La sua consapevolezza non corrispondeva a quella di un essere umano. Non avrebbe saputo comporre una poesia. Quando il costrutto ROM veniva disconnesso, il Flatline non ricordava più le conversazioni precendenti lo spegnimento. Houellebecq si è innoltrato in un reame ancor più fantastico, immaginando che al processo di mind uploading della mente di un essere umano in una macchina, seguisse poi il processo di mind downloading di questa mente dalla macchina a un clone. Il trasferimento della personalità tramite due passaggi sarebbe stato quindi reiterato ogni volta che un clone avesse esaurito il suo ciclo vitale, passando la sua personalità al clone successivo.    

La clonazione e l'immortalità illusoria 

Esistono problemi ontologici di non poco conto nel concetto elohimita (id est raeliano) di clonazione. L'idea di Raël è comunque molto più semplice di quella enunciata da Houellebecq, in quanto non prevede processi di mind uploading e di mind downloading con una macchina intermediaria tra l'umano da clonare e il suo clone. Secondo quanto Raël afferma nel suo libro Gli extraterrestri mi hanno portato sul loro pianeta (1975), gli Elohim sarebbero in grado di produrre direttamente un clone immortale tramite ingegneria genetica: non c'è bisogno quindi di una catena virtualmente indefinita di cloni, il che eliminerebbe il rischio di riproduzione imperfetta della personalità originaria, ad ogni passaggio. È vero però che è difficile credere all'idea raeliana sull'esistenza di una cellula nervosa che conterrebbe l'intera consapevolezza di una persona, ricordi inclusi. L'elaborata teoria formulata da Houellebecq non risolve i molti problemi filosofici insiti nella clonazione. Un clone di una persona non è la persona stessa. Non si può in alcun modo identificarlo con una prosecuzione della persona di origine. In altre parole, se vengo clonato, con qualsiasi mezzo, alla mia morte il mio Essere subirà la sua sorte, sia essa l'annientamento o altro, mentre il mio clone avrà un Essere suo diverso dal mio. Se a qualcuno la parola "Essere" non piace, diciamo allora che con essa intendo quella proprietà ineffabile che unisce la consapevolezza di esistere a una particolare visuale dell'Universo, unica per individuo. Quella cosa indescrivibile che fa sì che io sia Marco M. e non un leone in Africa. Ne consegue che la clonazione non è l'immortalità, come invece i Raeliani affermano. Se a sopravvivere fosse la mia personalità (insieme di gusti e di atteggiamenti) e non il mio Essere (ciò che definisce proprio me stesso e non altri), sarebbe una cosa irrilevante. Non ha senso che io mi senta ubiquo solo perché da qualche parte nel mondo ho un sosia con inclinazioni simili alle mie, a cui piace bere alcol e leccare l'ano alle femmine. 
 
La clonazione e l'accumulo delle informazioni 

Si produce entropia. L'entropia comporta l'accumulo di scorie, e l'accumulo di scorie aumenta a sua volta l'entropia, in un circolo vizioso. È un anello cibernetico. Il cervello è un organo complesso, che esiste in un tempo finito, limitato: la durata di una vita umana. Non abbiamo nessuna esperienza di come un cervello potrebbe durare per secoli o per millenni. Come potrebbe accumulare informazioni e ricordi all'infinito? Non soccomberebbe prima o poi all'amnesia e a demenza?    
 
Francesco Verso e i Neoumani  
 
Ricordo un discorso tenuto da Francesco Verso in occasione dei Delos Days, tenutosi alla Casa dei Giochi di Milano nel lontano 2011. Aveva vinto il Premio Urania nel 2009 col romanzo E-Doll (aka Il fabbricante di sorrisi) ed era entusiasta, anche perché aveva conosciuto Houellebecq di persona, non molto tempo prima. Prendeva molto sul serio l'evoluzione neoumana descritta dall'autore francese nel suo romanzo e sembrava credere davvero che fosse traducibile in concreta realtà. Procedeva così nelle sue argomentazioni. Per sua nonna, spiegava al pubblico, un pranzo non poteva avere meno di cinque portate. Già sua madre preparava soltanto un primo e un secondo. Nei tempi attuali, si predilige invece il piatto unico, con una riduzone significativa della quantità di cibo ingerito. Così, andando avanti di questo passo, procedendo con linearità, si sarebbe presto passati a una semplice barretta proteica, giungendo infine a eliminare la stessa necessità di alimentarsi. Ogni essere umano avrebbe avuto sulla schiena o sul collo (non ricordo bene i dettagli) una serie di cellule capaci di attuare la fotosintesi, generando dall'acqua e dalla luce i nutrienti necessari per vivere, quindi alla masticazione sarebbe stata riservata soltanto un impiego "ludico". Ricordo bene questa parola: "ludico". Non sono intervenuto su questo specifico tema. Non mi andava di evidenziare in pubblico le fallacie degli singolari ragionamenti esposti. Le nonne dei pranzi con cinque portate hanno passato un'infanzia terribile di carestia. Avevano la tessera annonaria, ai tempi del Duce. Le proteine erano severamente razionate. In Romagna sono stati visti operai affetti da cachessia, talmente denutriti da avere le costole che sporgevano sotto la pelle. Quando la guerra è finita, dopo anni di miseria è tornata l'abbondanza, e queste nonne hanno ingozzato i loro nipoti, senza far sapere nulla delle ristrettezze patite, perché avevano una grande vergogna al solo pensiero di parlarne. Non è che nella prima metà del XX secolo tutti si ingozzassero mangiando a quattro palmenti pasti di cinque portate ogni santo giorno! Siccome queste cose a scuola non le insegnano, molti credono tuttora alla favola della quantità di cibo costantemente diminuita dai tempi di Eliogabalo, quando ci si ingozzava come lupi e si beveva come cammelli, fino al moderno piatto unico, povero di calorie e striminzito, adatto ai lillupuziani!
 
Curiosità  
 
Nel 2008 il romanzo è stato adattato in un film, La possibilité d'une île, diretto dallo stesso Houellebecq. Questa pellicola è il terzo adattamento dopo Extension du domaine de la lutte (Philippe Harel, 1999) e Les Particules élémentaires (Oskar Roehler, 2006). È però la prima volta che lo scrittore francese adatta un proprio romanzo. Presentato al Festival di Locarno (10 settembre 2008), il film è stato stroncato in modo impietoso dalla critica. Non risulta che sia stato distribuito in Italia.   

Il grottesco Iggy Pop ha tratto ispirazione da La possibilità di un'isola per il suo album studio Preliminaires (2009). Alcune canzoni sono interpretate in francese. Non le ho ancora ascoltate e non ho idea della loro qualità. Ho avuto esperienze traumatiche con il francese pronunciato da anglosassoni: ricordo ancora quando Patsy Kensit cantò una canzone intitolata J'ai pas peur ("Non ho paura"), pronunciando il ritornello come "She pop-air" /ʃi: pa'pɛ:ɹ/. In ortografia italiana sarebbe qualcosa come "sci papèr", che in qualche modo evoca una papera!  

Un estratto del romanzo compare nell'album Comme si de rien n'était (2008) di Carla Bruni, la famosa modella e cantante, moglie di un ex Presidente della Repubblica di Francia (quello conosciuto con l'affettuoso soprannome "Sarkoma di Kapozy"). La traccia è la numero 2, intitolata proprio La possibilité d'une île.
 
Altre recensioni e reazioni nel Web   
 
Gli osceni battibecchi dei fantascientisti italiani sono stati incentrati su un presunto sfregio arrecato alla loro comunità: "Se Houellebecq ha scritto Science Fiction fatta e finita, perché è considerato mainstream? Perché i suoi volumi nelle librerie non sono nello scaffale della Science Fiction? Perché non è rinchiuso come noi nel Ghetto della Fantascienza?" 
A queste angoscianti domande non è stata data una risposta. Non penso che sarei ascoltato se cercassi di fornirla io. 

Le reazioni della critica sono state contrastanti e simili a quelle di chi trovasse un po' di merda dentro un gelato al cioccolato che sta leccando. Anche i giornalisti hanno espresso qualche giudizio di questo genere. Eccone uno: 
 
"Ciò che si continua ad apprezzare in Houellebecq è la sua capacità di osservare con sguardo impietoso e disincantato una realtà come quella contemporanea, fatta di sentimenti degradati e mercificati, di sesso ripetitivo e meccanico, di cinismo miserevole e di patetici tentativi di coprire un grande vuoto." 
(La Stampa)
 
Riporto alcuni estratti di recensioni di utenti di Anobii.com
 
 
L'utente Yossarian 1, schifato dai Raeliani, dalle seghe e dai pompini, ha scritto questo:
 
"Il problemuccio di questi (sic) romanzo (filosofico, non ci sarebbe tecnicamente altro modo di definirlo: Houellebecq nel romanzo si richiama a Balzac, ma si crede Voltaire) sarebbe l'andamento fanta-porno-splatter, che non solo tracima continuamente nel già visto/già sentito, ma a tratti fa venire voglia di mollare un attimo il libro per andare a lavarsi le mani, per poi riprenderlo in mano con su i guanti da cucina." 
 
Questo ha scritto un anonimo: 
 
"In questo libro siamo messi di fronte all'implosione del sistema occidentale con i suoi falsi miti di eterna giovinezza e consumismo, alla solitudine che ci accompagna tutti, al desiderio inestinguibile di eternità e di amore. Houellebecq ci descrive un mondo privo di compassione, pervaso di decadimento, di dolore e morte nel quale siamo tutti dei sopravvissuti, naufraghi aggrappati all'unico relitto che possa farci dimenticare l'assurda caducità di tutto: il sesso, il vivere voluttuosamente. Eros e Thanatos, al solito. Ma quale sgomento nell'accorgersi che nemmeno il sesso offre un durevole riparo dalla morte e dal dolore." 
 
Poi si giunge al solito fraintendimento sulla natura dell'amore: 
 
"Questo scrittore straordinario, che scrive come un poeta desolato o come un disperato erotomane, ci getta addosso l'orrore del mondo moderno per dirci che, poiché la vita è solo dolore, un eterno calvario in cui non c'è posto per la felicità, non è al denaro, non al sesso, non alla vita eterna di un essere subumano, non all'eliminazione dei sentimenti che possiamo chiedere la liberazione dal terrore di vivere, no, ma solo all'amore, può salvarci solo l'amore."  

Ma l'amore è il sesso, Diabole