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venerdì 17 marzo 2023


LO SCHELETRO IMPOSSIBILE

Titolo originale: Inherit the Stars
Autore: James P. Hogan 
Lingua originale: Inglese 
Anno: 1977
Genere: Fantascienza
Sottogenere: Fantascienza archeologica,
   fantascienza pseudo-hard  
Tipologia narrativa: Romanzo

1a edizione italiana: 1/1/1978
Editore: Arnoldo Mondadori Editore
Collana: Urania
   (Urania quattordicinale - I romanzi) 
Numero: 739 
Pagine: 162 pagg. 
Codice ISBN: A000031829 
Traduttore: Beata della Frattina 
Copertina: Karel Thole 
Curatori: Carlo Fruttero, Franco Lucentini 
Premi: Seiun Award (Giappone)

Sinossi (da MondoUrania.com):
"Una tuta rossa d'astronauta con dentro uno scheletro umano. Non sarebbe poi una scoperta così sensazionale, perchè sulla Luna c'è una grossa base spaziale, con decine di scienziati che vanno, vengono, esplorano, frugano, e che possono avere incidenti. Ma questa volta non si segnala nessun incidente, nessun uomo è mancante. E la tuta è di un materiale ignoto, contiene strumenti mai visti e un giornale di bordo scritto in un alfabeto indecifrabile. Un extraterrestre, allora? Attorno all'enigma di "Charlie", come viene battezzato lo scheletro, si scatena un'appassionante controversia internazionale dove tutti i rami della scienza, dalla paleontologia alla chimica, dalla crittografia alla fisica, sono coinvolti. Ogni teoria, ogni soluzione, appare plausibile e valida finchè non viene drammaticamente smentita dalla successiva. Ma tutte concordano su un punto: lo scheletro di Charlie è un'assoluta impossibilità. "Fantascienza pura", così Isaac Asimov ha definito questo romanzo in cui, una volta tanto, l'accento principale cade sui fatti, le idee, la possibilità e gli uomini della scienza d'oggi." 

Trama: 
Anno del Signore 2027. L'umanità sta vivendo una piccola età dell'oro. Il mondo è in pace e la Guerra Fredda si è conclusa in un clima di distensione e di disarmo generale. Si sono registrati notevoli progressi tecnologici in ogni campo, tra cui l'energia pulita da fusione, la bonifica ambientale, i trasporti veloci e l'accesso economico allo spazio; un'agenzia spaziale delle Nazioni Unite sta guidando un aggressivo programma di esplorazione del sistema solare. Un giorno accade un evento portentoso e terribile: uno degli equipaggi di ricognizione lunare si imbatte in un corpo disseccato, avvolto in una tuta spaziale, all'interno di una piccola caverna sull'argenteo satellite. Il mistero assume proporzioni immani quando i test rivelano che il cadavere (soprannominato "Charlie") ha 50.000 anni! Il livello tecnologico della tuta spaziale è sostanzialmente simile a quello della Terra alla fine degli anni '20, ma è ovviamente il prodotto di una base tecnologica del tutto diversa. Per comodità, gli scienziati etichettano l'ipotetico popolo di "Charlie" come "Lunariani" (inglese: Lunarians), anche se è ovvio che non provengano dalla Luna. 
Col tempo, la Divisione Spaziale delle Nazioni Unite scopre ulteriori prove dell'occupazione Lunariana sulla Luna 50.000 anni fa, tra cui basi in rovina, altri resti umani e sufficienti esempi di scrittura; quest'ultima viene utilizzata per decifrare la loro lingua. I materiali tradotti dimostrano che i Lunariani – pur essendo geneticamente indistinguibili dagli umani – non erano nativi della Terra; le registrazioni del loro pianeta natale descrivono un mondo molto più freddo, con un anno della durata di 1.700 giorni, enormi calotte glaciali e profili continentali completamente sconosciuti. Inoltre, si scopre che le basi dei Lunariani sulla Luna furono tutte distrutte simultaneamente 50.000 anni fa in un enorme parossismo di violenza, che comportava l'uso diffuso di armi nucleari.
Nel frattempo, una spedizione della Space Arm nella fascia degli asteroidi scopre che essa comprende i resti di un pianeta delle dimensioni della Terra, a cui viene dato il nome di "Minerva" e che sembra corrispondere ai documenti superstiti del pianeta natale dei Lunariani. 50.000 anni fa, Minerva veniva lentamente strangolata da un'era glaciale; la sua popolazione formò due regimi totalitari, che si impegnarono in una guerra costante nel tentativo di evacuare le loro élite sulla Terra del Pleistocene, molto più abitabile. Il diario di "Charlie" include una descrizione dell'ultima di queste guerre, che fu di natura sufficientemente catastrofica non solo da distruggere la civiltà dei Lunariani, ma da destabilizzare la struttura interna del pianeta al punto di disintegrarlo. 
Questi dati costituiscono il fondamento dei misteri centrali del romanzo: come è possibile che esseri umani identici si siano evoluti in modo indipendente sia sulla Terra che su Minerva? In secondo luogo, poiché i Lunariani avevano trasportato un'enorme quantità di materiale militare sulla luna terrestre, perché non avevano compiuto il banale passo di atterrare sulla Terra stessa? 
La situazione viene poi complicata e parzialmente risolta da un'altra scoperta: un'enorme astronave sepolta sotto i ghiacci di Ganimede. Ben più avanzata della tecnologia Lunariana, la nave si rivela vecchia di 25 milioni di anni e con un equipaggio di esseri alti tre metri, chiaramente estranei alla vita terrestre. Tuttavia, questi cosiddetti "Ganimediani" (inglese: Ganymeans) possono essere evolutivamente correlati a campioni di pesce in scatola rinvenuti nelle basi lunari dei Lunariani, suggerendo che appartenessero entrambi alla stessa linea di discendenza; il che significa che i Ganimediani dovevano essere i veri nativi di Minerva. I campioni biologici rinvenuti nella nave dimostrano inoltre che i Ganimedi ani avevano introdotto la vita vegetale e animale terrestre su Minerva nell'ambito di un fallito progetto di geoingegneria, e che i Lunariani devono essersi evoluti su Minerva da primati superiori trapiantati lì dai Ganimediani. 
I due scienziati più importanti del team investigativo sono il fisico Victor Hunt e il biologo Christian Danchekker. Ognuno di loro sviluppa una teoria concorrente per spiegare il paradosso, e quindi inizialmente si trovano in disaccordo; tuttavia, entrambi applicano il metodo scientifico e la ricerca della verità, così alla fine sviluppano un rapporto e un profondo rispetto reciproco. Ognuno di loro risolve una metà del mistero: Hunt si rende conto che i Lunariani non avevano capacità interplanetarie affidabili al momento della loro distruzione, e che erano arrivati ​​solo fino alla luna di Minerva, che avevano fortificato pesantemente a causa delle loro interminabili guerre. Durante il loro conflitto finale, Minerva fu distrutta e la sua luna, non più legata gravitazionalmente, precipitò verso il sistema interno, dove fu catturata dalla gravità dalla Terra, entrando in un'orbita stabile. L'attuale luna della Terra è in realtà l'ex luna di Minerva! 
I pochissimi Lunariani superstiti riuscirono a scendere sulla Terra, a bordo dell'unica astronave rimasta. Nel frattempo, Danchekker risolve l'altra metà del mistero: la straordinaria somiglianza genetica tra Lunariani e umani è spiegata dal fatto che tutti gli umani moderni discendono interamente da questi sopravvissuti Lunariani. Dotati di un feroce istinto di sopravvivenza dall'ambiente spietato di Minerva e ulteriormente acuito dalla loro storia di guerra, i Lunariani – al loro arrivo sulla Terra – erano sprofondati nella barbarie e avevano sterminato i loro cugini terrestri meno avanzati e meno aggressivi, i Neanderthal. 


Recensione: 
Quando mi sono imbattuto per la prima volta in quest'opera di James P. Hogan, leggendone la sinossi, ne sono stato profondamente colpito. Mi ha subito riportato alla memoria qualcosa che risaliva a qualche anno prima. Erano i tempi di Splinder, ormai remoti. Sabato 17 dicembre 2005, avevo scritto il seguente microracconto sul blog connettivista Cybergoth, intitolato Il lato oscuro della luna
 


L'ispirazione di questa orrenda visione era stata tratta da un sogno particolarmente angosciante. In realtà, leggendo Lo scheletro impossibile, mi sono presto reso conto che il tema trattato era molto diverso da quello del mio testo connettivista. Non si aveva a che fare con una distorsione spaziotemporale in grado di trasportare manufatti umani negli abissi del Cosmo. Il reperto erratico rinvenuto sulla Luna aveva invece a che fare con gli Antichi Astronauti. Il reperto erratico non consisteva nei resti di un uomo della nostra epoca storica venuto misteriosamente a trovarsi dove non doveva essere. Era invece un esemplare fossile di un tempo in cui, a rigor di logica, gli esseri umani non avrebbero dovuto avere la capacità di viaggiare da un pianeta all'altro. L'idea mi è molto piaciuta e ho seguito con grande interesse la narrazione, anche quando ho cominciato ad imbattermi in dettagli grotteschi...  

La fisica di Atomino Bip Bip... 

A un certo punto ho avuto reminiscenze topolinesche. A risvegliare le memorie sopite è stata la menzione delle particelle subatomiche denominate "mesoni". Mi ricordo come se fosse ieri un'avventura del roditore di Topolinia. Il Professor Enigm era in preda all'affanno e spiegava a Topolino, senza riuscire a smetterla di essere iper-tecnico, di aver fatto una sensazionale scoperta:

"Mi sono accorto che surriscaldando i mesoni di un elemento, quell'elemento scompariva!" 

Tutto ciò è splendido! Siamo all'apoteosi della Fisica! 

... e la fisica di Hogan!

Ed ecco i fantomatici mesoni di Hogan: 

"Quindici anni prima era stata la sede del Laboratorio Statale di Ricerca sulle Armi Nucleari Bonneville. Qui scienziati americani che lavoravano in collaborazione con l'Istituto di Ricerca degli Stati Uniti dell'Europa Federale, di Ginevra, avevano elaborato la teoria della dinamica dei mesoni che aveva portato alla creazione della bomba nucleonica. La teoria prediceva una reazione "pulita" nell'ambito di una potenza molto maggiore di quella della fusione termonucleare. Gli esperimenti condotti nel Sahara l'avevano confermata."

E ancora:

"La teoria matematica sviluppatasi dalla dinamica dei mesoni presupponeva l'esistenza di tre elementi transuranici non ancora scoperti. Sebbene esistessero per ora solo allo stadio d'ipotesi furono battezzati iperio, bonnevillio e genevio. Secondo la teoria, questi elementi, una volta formati, sarebbero divenuti stabili grazie a una distorsione nella curva massa transuranica contro energia coibente. Erano elementi difficilissimi a trovarsi e comunque non reperibili sulla Terra. Secondo la teoria matematica solo grazie a due condizioni note si poteva ottenere la condizione ideale per la loro formazione: il punto centrale della detonazione di una bomba nucleonica o il collasso di una supernova che di conseguenza si sarebbe trasformata in una stella neutronica."
 
Il Nobel ad Einstein per la Relatività generale non l'hanno mica dato (l'ha ricevuto per la spiegazione del meno noto effetto fotoelettrico). Magari lo darebbero al Professor Enigm per la storia dei mesoni surriscaldati o a Hogan per i nuclei transuranici stabili. La storia disneyana in cui Romano Scarpa ha introdotto il personaggio di Atomino Bip Bip è del 1959: evidentemente deve aver lasciato la sua traccia nella Noosfera, venendo quindi intercettata e in qualche modo utilizzata da Hogan. Memetica sublime! 

Un'infinita rete di contraddizioni logiche 

Bellissimo il processo dialettico che tormenta gli scienziati con un'infinita serie di domande incapaci di generare risposte! Ad ogni domanda la Conoscenza si fa più incerta, dando origine a una cascata di nuove domande, ad infinitum! Si introducono ad ogni passo diaboliche e disturbanti contraddizioni che provocano emicranie nei protagonisti. Questo scrive NetMassimo (netmassimo.com/2016/02/29/): "La trama è composta soprattutto dalle discussioni tra gli scienziati che cercano di risolvere il mistero di Charlie. Decisamente non si tratta di un romanzo d’azione ma di speculazione. Per questo motivo, è difficile parlare di ritmo della narrazione perciò l’attenzione del lettore viene mantenuta dall’intrigo di una ricerca che sembra ribaltare continuamente le teorie degli scienziati." Penso che sarebbe bello trarre un adattamento cinematografico da questo giallo archeoastronomico. Invece non è concesso. In questa tirannia mediatica viene rovesciata addosso alle masse la merda di Netflix!    

Decomposizione totale!

Massimo Luciani (andromedasf.altervista.org) fa notare una significativa incongruenza:

"Piuttosto sono rimasto perplesso dal fatto che di Charlie sia stato trovato solo lo scheletro, il risultato di una normale decomposizione del cadavere. Considerando il fatto che è morto sulla Luna in una tuta spaziale mi sarebbe sembrato più logico che il suo corpo non si decomponesse ma si mummificasse. Se si tratta di un errore non è comunque grave ai fini della trama." 

Credo che uno scheletro faccia comunque più effetto di una mummia, per questo Hogan ha sorvolato sui dettagli tanatologici in assenza di un'atmosfera consistente! 

Il Ciclo dei Giganti 

Questo romanzo di Hogan è il primo di una serie di cinque, una specie di pentalogia denominata Ciclo dei Giganti (Giant Series). In Italia sono stati tutti pubblicati da Mondadori, i primi tre in Urania e gli ultimi due in Urania Jumbo. Ecco l'elenco con le date: 

1) Lo scheletro impossibile (Inherit the Stars, 1977), Urania n. 739 (1978); 
2) Chi c'era prima di noi (The Gentle Giants of Ganymede, 1978), Urania n. 765 (1978);  
3) La stella dei giganti (Giants' Star, 1981), Urania n. 931 (1982);  
4) Entoverse (Entoverse, 1991), Urania Jumbo n. 1 (2018);  
5) Missione su Minerva (Mission to Minerva, 2005), Urania Jumbo n. 4 (2018). 

Mi sono fermato alla prima di queste opere. Ovviamente avrò cura di leggere e di recensire tutti i romanzi di questo ciclo, sempre ammesso che l'Angelo della Morte non mi ghermirà prima. 

Hogan e Ridley Scott  

Si comprende all'istante che Ridley Scott ha attinto a piene mani a questo materiale per realizzare Prometheus (2012) e Alien: Covenant (2017). Giganti, Ingegneri, elaborate mitologie che sostituiscono almeno in parte le architetture concettuali di Darwin. Abbiamo così scenari innovativi, con gli esseri umani descritti come antica fabbricazione tecnologica, prodotti da manipolazioni genetiche! Un lettore ha affermato in un sito Web che tutto è talmente bello che viene voglia di crederci. Anche a me viene voglia di crederci: tutto sembra acquisire un senso. Tuttavia mi rendo conto che arriviamo sempre al solito paradosso: per spiegare il mondo in cui viviamo si rende necessario postularne un altro. Chiaramente la costruzione non funziona. Se già fatichiamo a spiegare questo mondo usando le insufficienti risorse del cervello umano, figuriamoci come possiamo spiegare un altro mondo di cui non sappiamo niente. Non si capisce perché immaginare alieni che creano Homo sapiens usando l'ingegneria genetica dovrebbe essere una soluzione soddisfacente, quasi consolatoria. Qual è poi l'origine di questi alieni? L'evoluzione, ovviamente

Altre recensioni e reazioni nel Web 

L'ottimo Carlo Menzinger, autore di romanzi ucronici (ricordiamo bene Il Colombo divergente, 2001), ha scritto una recensione intitolata LE SORPRESE DELL'ARCHEOLOGIA LUNARE, comparsa su Anobii.com

 
"La strutturazione della trama de “Lo scheletro impossibile” è davvero notevole. Questo romanzo di James Patrick Hogan, scritto nel 1977, è il primo di cinque episodi della serie chiamata “Ciclo dei giganti”. Partendo dalla scoperta sulla Luna del cadavere di un astronauta umano vecchio di 50.000 anni, Hogan ci trascina in una serie di indagini e speculazioni successive che fanno mutare le ipotesi per la soluzione di questo mistero delineando e subito dopo smontando una serie di scenari alternativi. La conclusione è perfettamente logica ed equilibrata, partendo dai presupposti fantasiosi del ritrovamento iniziale e di quelli successivi. Trovo solo assurdo che si riesca a decifrare così bene una lingua sconosciuta, senza alcuna assonanza con lingue note e senza alcuna “stele di Rosetta”." 

E ancora: 

"Il romanzo risente solo (ma non troppo) del tipico difetto dell’hard fiction: spiega con troppi dettagli tecnico scientifici ogni cosa. Per il resto, si presenta non solo ben costruito, con una sorta di struttura da giallo ma sfruttata per un mistero decisamente molto più appassionante dello scoprire chi abbia assassinato la vittima di turno. Qui si ragiona sulle origini dell’umanità e lo si fa con grande fantasia e intelligenza. Mi dispiace non svelare il finale, che davvero merita di essere raccontato per il suo grande equilibrio narrativo ma non sarebbe giusto verso chi, purtroppo per lui, questa storia ancora non avesse letto." 

domenica 12 febbraio 2023


TOVTATIS 

Titolo originale: Tovtatis (Toutatis) 
Gruppo: Eluveite 
Album: Evocation II - Pantheon 
Anno: 2017 
Genere: Heavy metal, musica celtica 
Sottogenere: Folk metal, Celtic metal
Paese: Svizzera 
Lingua: Gallico 
Etichetta: Nuclear Blast 
Formato: CD 
Formazione Eluveitie (2017):
    Fabienne Erni – voce, arpa celtica, mandola
    Chrigel Glanzmann – voce, mandolino, flauto traverso, 
        fischio, cornamusa, gaita, chitarra acustica, bodhràn
    Rafael Salzmann – chitarra
    Jonas Wolf – chitarra
    Kay Brem – basso
    Alain Ackermann – batteria
    Matteo Sisti – cornamusa, flauto, fischio
    Nicole Ansperger – violino
    Michalina Malisz – ghironda 
Etimologia del nome del gruppo: dall'antroponimo etrusco Eluveitie, adattamento del nome celtico degli Elvezi.
Link: 


Testo in gallico: 

TOVTATIS 

Sondei sistamos 
Toexrexti au noxti
Sepomor ateras seni in cridiiobi
Auii in menuanbi uer oinon sistamos
In ueniia
In touta
In cenetlei
Dlixomos snis
Ne snis dibrogíator
Enepon toutateis toaidíat uer snis
Beramos uolugatun
Silon antumni sexetor
Toutatis toexrexet etic rata buont uer
Snis buont rata esous iccatis dagos suuispe uer snis
Taranis nertacos aresnisueððet 

Testo in inglese (reperibile nel Web, presenta alcune distorsioni): 

Here we stand
Arisen from the night 
Following our ancestors, our forebears in our hearts,
our descendants in our minds
Side by side we stand
In our family
In our tribe
In our nation
May we be found worthy
May we not be banished
May Toutatis lift his face and shine upon us
We will carry the torch
The offspring of Antumnos will follow
May Toutatis arise and bless us
May Esus, the good, wise and panacean bless us
May Taranis, the strong guide us 

Testo in italiano (tradotto dal gallico): 

Qui stiamo, 
Risorti dalla notte 
Seguiamo i Padri, antenati nei cuori, 
Discendenti nelle menti, uniti stiamo  
Nella famiglia 
Nella tribù 
Nella Nazione 
Possiamo noi essere degni 
Possa su di noi non essere bando  
Possa il volto di Toutatis stendersi e splendere su di noi 
Noi porteremo la torcia 
Il seme dell'Ade sarà seminato 
Possa Toutatis sorgere e siano su di noi benedizioni  
Siano su di noi le benedizioni di Esus, il Guaritore, buono e saggio 
Possa Taranis, il Forte, guidarci  

Recensione: 
Il nome della divinità celtica Toutatis, adorata nelle Gallie, in Britannia e in Galizia, è conosciuto al grande pubblico per via dei fumetti di Asterix, personaggio creato da René Goscinny e Albert Uderzo. Il minuscolo eroe gallico, il cui nome è derivato da "Asterisco", è solito esclamare "Per Toutatis" (pronunciato Tutatìs). Era ora che si andasse oltre questi stereotipi per recuperare una dimensione autenticamente storica e mitologica, rendendo giustizia a una cultura che nulla aveva da invidiare a quella di Roma e della Grecia antica. I meriti degli Eluveitie sono incommensurabili!  

Glossario gallico: 

aresnisueððet "possa guidarci" 
ateras "padri" (accusativo plurale) 
au noxti "dalla notte" 
auii "discendenti" 
beramos "che portiamo" (congiuntivo) 
buont "siano" 
buonti "saranno" 
dagos suuispe "buono e saggio" 
   dagos "buono" 
   suuið "saggio" 
   -pe "e" 
   (quando è aggiunta a parola finente per vocale, l'enclitica 
   in genere ha la forma -c)
ne snis dibrogiator "non sia su di noi il bando" 
   di- "da" 
   brogis "paese" 
   Il verbo indica l'esilio, l'espulsione dalla propria terra:
   dibrogiator "è espulso dal paese".
dlixomos snis "possiamo noi essere degni" 
enepon "volto"  
enepon Toutateis "il volto di Toutatis" 
iccatis "guaritore" 
  La frase iccatis dagos suuispe "guaritore, buono e saggio"
  è un inciso riferito a Esus; non concorda quindi
  con il genitivo Esous "di Esus". 
in cenetlei "nella stirpe", "nella nazione"  
   cenetla "stirpe", "nazione"  
in cridiiobi "nei cuori" 
   dativo plurale di cridiion "cuore" 
in menuanbi "nei pensieri", "nelle menti" 
in touta "nella tribù"  
in ueniia "nella famiglia" 
rata "benedizioni" (neutro plurale) 
   raton "benedizione", "grazia"  
rata Esous "le benedizioni di Esus" 
seni "antenati"  
  La frase seni in cridiiiobi "antenati nei cuori" si riferisce
  a noi (soggetto di sistamos): 
  seni è un nominativo plurale e non si riferisce ad ateras,
  che è un accusativo. 
sepomor "seguiamo" 
   Il verbo è deponente, come in latino, ma è caratterizzato 
   da polisemia: oltre a "seguire" significa anche "dire".  
sexetor "sarà seminato" 
   Il verbo è passivo. 
   sexeti "egli seminerà" (forma attiva) 
silon Antumni "il seme dell'Ade" 
   silon "seme", "progenie" 
   Antumni "dell'Ade" (genitivo di Antumnos "Ade") 
sistamos "stiamo" 
   La conservazione del gruppo consonantico -st- è un tratto 
   arcaico.  
snis "noi" (accusativo) 
   uer snis "su di noi"  
sondei "qui", "in questo luogo" 
Taranis nertacos "il forte Taranis" 
   Taranis "Dio del Tuono"
   nerton "forza" 
   nertacos "forte" 
toexrexti "sorti", "scaturiti" 
Toutatis "Dio della Tribù" 
uolugatun "torcia" (accusativo) 
   uolugatus "torcia" 

Notevole l'arcaismo di questi versi. Si colgono elementi comuni al Mitraismo. Potrebbero essere dovuti a convergenza evolutiva, o forse al fatto che il Fondatore del Mitraismo romano era a conoscenza della mitologia celtica, così come doveva avere qualche rudimento della lingua etrusca. Incluse quindi nei Misteri di Mithra materiale che non proveniva dalla Persia. Di questo parleremo con maggior dettaglio in altra sede. 

Etimologia di Toutatis 

Il teonimo Toutatis (arcaico Teutatis) deriva da touta "tribù" (arcaico teuta). 
Forma tramandata da Lucano (Pharsalia): Teutates 
Altre varianti: Totatis, Totates 
Teonimi affini documentati in iscrizioni in latino: Teutanus, Teutenus, Teutanicus, Toutiorix 

Secondo alcuni, Toutatis sarebbe derivato dall'aplologia di un originario *Teuto-tatis "Padre della Tribù". Tuttavia questa ipotesi è contraddetta dal fatto che la scansione metrica del nome, testimoniata da Lucano, presuppone una vocale -ā- lunga. 

Pronunce originali: 
Toutatis /'toʊta:tis/ 
Teutatis /'teʊta:tis/ 

Questi dittonghi non erano familiari ai Romani. In particolare, mancava /oʊ/. Tuttavia, va detto che spesso veniva trascritto correttamente nelle iscrizioni monumentali. In epoca tarda, aveva la tendenza ad evolversi in /o:/ o addirittura in /u:/.  

Ho un'idea, che non mi pare sia mai stata enunciata in letteratura: la derivazione da un antico composto *Teuto-potis "Signore della Tribù". A causa della scomparsa dell'occlusiva sorda /p/ in protoceltico, *Teuto-potis sarebbe diventato *Teutōtis, in tempo per partecipare al mutamento di /o:/ in /a:/, dando quindi *Teutātis (e questo è il punto debole della teoria). 

Un'altra possibilità è che il suffisso -ātis sia analogo a quello che si trova in etnonimi come Nantuātes "Valligiani" (da nantus "valle"), con corrispondenze anche in latino: Ravennātēs "abitanti di  Ravenna" (singolare Ravennās), etc. Sono necessari ulteriori studi. 

Interpretatio Romana: Identificato in genere con Marte, nella sua funzione di divinità della guerra. Tuttavia, presiedeva anche alla fertilità e alla ricchezza, prova dell'enorme difficoltà di sovrapporre universi culturali abbastanza distanti. Molto probabilmente, questo nome accomunava molteplici divinità. Esiste la possibilità che ogni tribù celtica avesse un Toutatis diverso.

Un rapido confronto 

Propongo un nuovo elenco di corrispondenze tra il gallico e il latino, dovute all'antica origine comune delle due lingue, entrambe di chiarissima eredità indoeuropea. 

gallico au noxti "dalla notte" : latino a nocte 
gallico beramos "che portiamo" : latino feramus 
gallico buont "siano", buonti "saranno" : latino fiant 
gallico cridion "cuore" : latino cor 
gallico dligeton "legge", "dovere" : latino lex 
gallico in cridiiobi "nei cuori" : latino in cordibus 
gallico -pe, -c "e" : latino -que 
gallico menuan "pensiero", "mente" : latino mens 
gallico senos "vecchio" : latino senex 
gallico seni "vecchi", "antenati" : latino senes 
gallico sepomor "seguiamo" : latino sequimur 
gallico sexetor "sarà seminato" : latino seges "campo seminato" 
gallico sistamos "stiamo" : latino sistimus "collochiamo" 
gallico snis "noi" : latino nos 
gallico Taranis "Dio del Tuono" : latino tonitru(s) "tuono"
gallico touta "tribù" : latino totus "tutto" 
gallico uer snis "su di noi" : latino super nos 

Ricordo gli orribili tempi della scuola. C'era un bullo ripugnante, un certo R., che si menava vanto della sua ignoranza belluina e ciclopica. Un giorno l'insegnante di latino disse che Virgilio, non contento dell'Eneide, aveva incaricato un amico di bruciarla, di non tramandarla ai posteri. Le volontà espresse dal Poeta di Mantova in limine mortis non erano state esaudite, per fortuna. Ecco, R. disse che lui l'Eneide l'avrebbe bruciata con immensa gioia. Gli brillavano gli occhi, pieni di luce maligna. Immagino come sarebbe furioso se, oltre alla lingua di Cesare, a scuola si dovesse studiare anche quella di Vercingetorige! 

venerdì 12 agosto 2022


IL BOIA SCARLATTO 

Titolo originale: Il boia scarlatto 
AKA: Io...il Marchese de Sade; Il castello di Artena  
Titoli in inglese: Bloody Pit of Horror; A Tale of Torture; 
    Crimson Executioner; The Scarlet Executioner; 
    The Scarlet Hangman; Some Virgins for the Hangman; 
    The Castle of Artena 
Paese di produzione: Italia, Stati Uniti d'America 
Lingua: Italiano 
Anno: 1965
Durata: 87 min
Genere: Orrore 
Sottogenere: Gotico, sadismo 
Regia: Massimo Domenico Pupillo (come Max Hunter)
Soggetto: Roberto Natale, Romano Migliorini
Sceneggiatura: Roberto Natale, Romano Migliorini
Produttore: Francesco Merli (come Frank Merle), 
    Ralph Zucker 
Produttore esecutivo: J.R. Coolidge, Felix C. Ziffer  
Casa di produzione:  M.B.S. Cinematografica, 
    
International Entertainment Corp.
Fotografia: Luciano Trasatti
Montaggio: Mariano Arditi (come Robert Ardis) 
Effetti speciali: Carlo Rambaldi
Musiche: Gino Peguri
Scenografia: Franco Fontana (come Frank F. Arnold) 
Decorazione del set: Franco Calfapietra (come Richard 
    Godlberg o Richard Colbert) 
Costumi: Richard Colbert 
Trucco: Maria Luisa Garbini (come Lucille Gardner),
    Duilio Scarozza (come Alan Trevor) 
Segretario alla produzione: Nicola Princigalli 
Reparto sonoro: Goffredo Salvatori (come
    Geoffrey Sellers) 
Dialoghi: Dom Leone 
Interpreti e personaggi: 
    Mickey Hargitay: Travis Anderson
    Walter Brandi: Rick (come Walter Brandt) 
    Luisa Baratto: Edith (come Louise Barrett)
    Rita Klein: Nancy 
    Alfredo Rizzo: Daniel Parks (come Alfred Rice) 
    Barbara Nelli: Suzy (come Barbara Nelly) 
    Moa Tahi: Kinojo
    Femi Benussi: Annie (come Femi Martin) 
    Ralph Zucker: Fotografo uranista Dermott
    Nando Angelini: Perry (come Nick Angel) 
    Albert Gordon: Raoul 
    Gino Turini: Primo scagnozzo russo  
    Roberto Messina: Secondo scagnozzo russo
Doppiatori italiani: 
    Renato Turi: Travis Anderson
    Pino Locchi: Rick
    Rosetta Calavetta: Edith
    Flaminia Jandolo: Nancy
    Bruno Persa: Daniel Parks
    Fiorella Betti: Suzy
    Rita Savagnone: Kinojo
    Oreste Lionello: Fotografo uranista Dermott
    Sergio Graziani: Perry
    Massimo Turci: Raoul
    Glauco Onorato: Primo scagnozzo russo  
    Manlio Busoni: Voce narrante  
Location: Castello Piccolomini, Balsorano (esterni); 
    Palazzo Borghese, Artena (interni) 
Titoli in altre lingue: 
    Francese: Vierges pour le bourreau 
    Tedesco: Scarletto – Schloß des Blutes 
    Danese: Torturbødlen 
    Russo: Кровавая бездна ужаса 
    Giapponese: 惨殺の古城 

Trama: 
Anno del Signore 1648, giorno 5 Dicembre. Inghilterra. Per i suoi crimini efferatissimi, John Stewart, detto il Boia Scarlatto, è condannato a morte tramite supplizio. Viene così rinchiuso in una "vergine di Norimberga" e trafitto a morte dalle lame dello strumento di tortura. 
Molto tempo dopo, negli anni '60 del XX secolo, al castello in cui John Stewart fu giustiziato, giunge un gruppo di debosciati parassitari che include lo scrittore Rick, il suo editore-lenone Daniel Parks, la sua segretaria-fellatrice Edith, l'effeminato fotografo Dermott e cinque giovani modelle puttaneggianti. L'intento di questi individui repellenti è scattare squallide foto per un fotoromanzo horror. Credendo che il castello sia disabitato, vi si introducono abusivamente. Il maniero è in realtà occupato da un ex attore, Travis Anderson, che ha al suo servizio alcuni sgherri molto efficienti: è molto seccato dell'intrusione e inizialmente desidera mandare via il nocivo gruppo. Quando riconosce Edith, che una volta era la sua fidanzata, cambia idea in modo repentino, permettendo ai molesti visitatori il soggiorno per una notte, pur decretando che nessuno possa entrare nei sotterranei. Il gruppo ignora questo avvertimento e procede comunque a scattare foto anche nelle segrete. Questo atto manda su tutte le furie Anderson, che assume l'identità del Boia Scarlatto, indossandone il costume. Uccide in modo atroce gli intrusi, uno ad uno, finché restano soltanto Edith e Rick. L'uranista Dermott, che aveva tentato di fuggire per andare ad avvisare la polizia, viene trafitto da una freccia nelle carotidi, finendo dissanguato. La ragazza hawaiana viene morsa da un improbabile ragno velenoso e spira tra dolori lancinanti. Una brunetta viene trafitta dalle lame della vergine di Norimberga. Una ragazza biondiccia rimane uccisa da un flusso di acqua ghiacciata sulla schiena nuda, un'altra viene ustionata con la pece sulla schiena e poi trafitta con un dardo di balestra da uno degli scagnozzi. Il viscido Parks spira dopo una lunga agonia tra le fiamme. Possiamo dire che è meritata? Edith, che era stata messa su una fornace, viene tratta in salvo da Rick prima di arrostire. Alla fine, dopo aver a lungo sfuriato, il fierissimo Anderson soccombe ai suoi stessi dispositivi di tortura, venendo trafitto dalle punte avvelenate della macchina denominata "Amante della Morte". Una fine ingloriosa. Peccato! Edith e Rick si allontanano da quel luogo di orrori, commentando in modo futile la follia dell'attore diventato chissà perché un misantropo tanto estremo e fanatico della Purezza. 

Frasi promozionali (in inglese): 

"He was a homicidal maniac who LIVED TO KILL!"
"He lured beautiful women to his horror chamber. He lived in evil."
"In Horrorcolor"
"Inspired by the Writings of THE MARQUIS DE SADE"
"In Color of Dripping Blood" 


Recensione: 
Senza dubbio è uno dei film più strani in cui mi sia imbattuto nella mia esistenza infelice! L'ho guardato volentieri e non mi è sembrato poi così brutto. Le sue caratteristiche principali sono le invettive enfatiche del protagonista, giusto odiatore dell'umanità, oltre agli effetti granguignoleschi. Qualcuno ha addirittura parlato di "esaltazione dell'eugenetica" e di "superomismo di Nietzsche", anche se a parer mio si tratta più che altro di disgusto per individui infimi che lo meritano pienamente. Per una sorta di timore superstizioso, non hanno voluto dare al fantasioso seviziatore la soddisfazione di gongolare nella sua identità demoniaca e di affermare davanti al mondo intero la consapevolezza che il suo spirito è realmente quello dell'antico carnefice, trasmigrato in un nuovo corpo. È come se il regista e lo sceneggiatore fossero partiti con una vera e propria trasmigrazione dello spirito del Boia Scarlatto nel corpo dell'attore (ad esempio il prologo della vendetta di sangue, il sigillo spezzato della vergine di Norimberga, lo scheletro del carnefice che poi scompare, etc.). Poi, presi dal terrore, hanno pensato di imporre una sorta di scetticismo addirittura cartesiano. "Tu non sei il Boia Scarlatto", gli dice il pappone prima di morire arso vivo nella gabbia di ferro. "Il vero Boia Scarlatto è cenere da secoli", sentenzia lo scrittorucolo di pseudo-horror alla fine della vicenda. La stessa morte dell'attore-torturatore, trafitto dal pungiglione avvelenato di un pupazzo, è quasi un escamotage per impedire al Boia Scarlatto di imperversare sulla Terra, immortale! 


Avrebbe potuto essere un capolavoro!

Pupillo è stato accusato di aver "esagerato", mentre in realtà si è molto trattenuto perché aveva paura. Temeva sopra ogni cosa il rischio dell'emulazione. Cosa gli sarebbe capitato se da qualche parte, ad esempio nei sobborghi di una disumana metropoli come Milano, fosse sorto un pazzoide esaltato e si fosse identificato fino all'ultima fibra nel Boia Scarlatto? Era un rischio grave, da non sottovalutare. Ecco perché la fallofora, pardon, la modella hawaiana non viene trafitta dalle frecce! Immaginate che potenza avrebbe avuto la sua immagine se fosse diventata una versione femminile di San Sebastiano! L'opera di Pupillo sarebbe entrata nel Pantheon della Settima Arte, anche se a caro prezzo. Il cineasta sarebbe infatti stato accusato di essere un mostro. Geniale ma al contempo aberrante. Eppure avrebbe dovuto rischiare, se lo avesse fatto sarebbe stato considerato pari al Divino Marchese! Invece ha messo lì quel "ragno" inguardabile. Mein Gott! Quando si dice perdere le occasioni! 


Il ragno grottesco! 

Quando parlo di "ragno" inguardabile, intendo dire qualcosa di talmente insensato da far sbellicare dalle risate, se non ci fosse da piangere. L'aracnide è un grosso pupazzo polveroso, più o meno delle dimensioni di un pollo. Non è stato considerato alcun rudimento seppur elementare di anatomia dei ragni! Occhi con iride giallastra e pupilla, dotati di palpebre, e due zampe anteriori con le chele di un crostaceo! Sembra un granchio gigante di un raccapricciante Z-movie di Roger Corman!! Schifo, ribrezzo e crassa ignoranza! Questa porcheria infame del ragno posticcio è bastata a far sì che molti etichettassero la pellicola come "merda"! Eppure Pupillo avrebbe fatto una figura più bella se avesse filmato un ragno vero, magari un pingue ragno crociato (Araneus diadematus), inserendo le immagini nelle sequenze! 


Russi in Inghilterra negli anni '60? 

I domestici del proprietario del castello sono senza dubbio appartenenti a un'etnia slava. Soltanto le plebi gli Slavi possono essere così brutali, ottuse e grossolane! Resta tuttavia da stabilire a quale popolo slavo appartengano questi figuri. Dovrebbero venire dalla Russia, anche considerato che portano una caratteristica camicia marinaresca a strisce orizzontali bianche e blu, simile a quella chiamata tel'njaška o anche tel'nik. Le strisce sono più larghe, ma l'ispirazione è quella. C'è tuttavia un grave problema concettuale: all'epoca in cui si svolge il film c'erano alcune cosette simpatiche conosciute come "Guerra Fredda" e "Cortina di Ferro"! C'era il Mudo li Merlino! Nei paesi dell'Est non si poteva andare e venire come si voleva, ogni movimento era controllato e se necessario impedito sul nascere. Se qualcuno riusciva nella difficile impresa di fuggire dall'Unione Sovietica e giungeva nel Regno Unito, doveva essere un intellettuale dissidente o un artista, non certo un tagliagole. Di mafia russa si cominciò a parlare soltanto dopo la la caduta del Mudo li Merlino, per l'appunto. 
P.S. 
Sembra che i Russi odino tutto ciò che è blu, perché nella loro lingua la parola galuboj significa sia "blu" che "omosessuale" (un residuo di Bisanzio e delle sue fazioni). Ben strano che la tel'njaška faccia eccezione e permetta un colore altrimenti detestato!

La balestra: un'arma non banale 

Poche cose sono più incomprensibili al pubblico e ai cineasti del modo in cui funziona la balestra. Tutti credono che sia facile maneggiarla e soprattutto che si possa tendere a mani nude la sua corda, considerata a torto simile a quella di un arco. Ebbene, non è affatto possibile tendere la corda di un'autentica balestra senza servirsi di un argano, chiamato "crocchio". Proprio questa caratteristica rende la balestra un'arma da getto micidiale e terribile. Per usare l'argano, che è simile a una manovella o a una leva, è necessario infilare un piede in una staffa, il pedale. Nella balestra usata nel film, questo pedale è ben visibile, eppure non viene usato, proprio perché Pupillo ignorava il suo scopo! 

Norimberga: vergini e vedove 

A un certo punto lo scrittore da quattro soldi chiama lo strumento noto come "vergine di Norimberga" con un nome sbagliato: "vedova di Norimberga" (la mia memoria distorcente aveva attribuito l'enormità al fotografo uranista Dermott). Per questo errore grossolano, il regista è stato crocifisso dalla critica e additato come ignorante. Santo Cielo, l'ignorante semmai è il personaggio che ha pronunciato lo sproposito! Se in un film compare una persona ignorante, si deve forse accusare di questo il regista o lo sceneggiatore? 
Un tempo si credeva alla reale esistenza della vergine di Norimberga, poi a quanto pare è stato dimostrato che si tratta di un'invenzione risalente al tardo XVIII secolo o all'inizio del XIX, nata dalla smania tipica dei Giacobini di coprire di infamia il Medioevo, descrivendolo come più atroce di quanto in realtà non fosse. Credo che esuli dagli scopi di questa recensione trattare l'argomento in modo approfondito. In ogni caso, è possibile che la vergine di Norimberga abbia avuto origine da un equivoco: esistevano strumenti simili a sarcofagi, conosciuti come "mantelli della vergogna" (in tedesco Schandmantel), in cui erano rinchiusi i condannati che venivano fatti sfilare ed esposti al pubblico ludibrio. Immaginare che contenessero lame o lunghi chiodi è stato un attimo. 


Il Boia Scarlatto e l'omosessualità 

Ai tempi in cui il film di Pupillo uscì, c'erano ancora idee molto confuse sull'omosessualità. L'opinione comune era che un omosessuale dovesse essere necessariamente misogino. C'era una sorta di "teorema dei tre punti": se erano dimostrate due proprietà tra omosessualità, misoginia e impotenza, la terza doveva conseguirne in modo automatico. Ricordo ancora di essermi imbattuto in persone molto ignoranti che non erano in grado di distinguere una vasta gamma di concetti tra loro radicalmente dissimili, come omosessualità (attiva o passiva), misoginia, impotenza, sterilitàcastrazione, ermafroditismo, travestismo, transessualità. Va comunque detto che questi vecchiacci sono ormai finiti sotto terra. Sembra che non se ne trovino più. A causa di questa confusione un tempo imperante, al Boia Scarlatto fu appioppata l'etichetta di "omosessuale". La sua ex fidanzata Edith affermava che egli era ossessionato da un ideale di Purezza, del tutto irraggiungibile, aggiungendo che non aveva mai avuto da lui un bacio. Questo non implica affatto che un uomo così problematico debba per forza provare diletto a giocare coi cazzi. 


Genesi del Boia Scarlatto 

Lo storico del cinema Roberto Curti è stato il primo ad aver notato una forte somiglianza del Boia Scarlatto con certi personaggi mascherati che impazzavano nei fotoromanzi e degli anni '60 e nei fumetti dei decenni precedenti. In particolare, sembra che all'origine del personaggio descritto da Pupillo ci fosse proprio The Phantom, eroe dei fumetti conosciuto in italiano come L'Uomo mascherato; un altro suo epiteto è "Ombra che cammina" (chiaro riferimento shakespeariano). Fu creato dallo sceneggiatore Lee Falk nel lontano 1936 e disegnato da Ray Moore. The Phantom è descritto come un uomo in calzamaglia senza superpoteri, per quanto dotato di particolari abilità, che ha avuto grande successo, soprattutto a causa del suo fascino misterioso e del complesso intreccio delle trame. Fatto sta che la somiglianza esteriore è innegabile, anche se le analogie non vanno oltre. Mi sento in dovere di riportare una stranezza che potrebbe ridurre la portata del paragone con il Boia. Falk aveva pensato il suo personaggio con un costume grigio, tanto che voleva chiamarlo The Gray Phantom. Per un errore di stampa, il costume risultò invece viola. La cosa traumatizzò l'autore, che tuttavia alla fine dovette rassegnarsi, seppur schiumando bile. In varie nazioni in cui il fumetto fu stampato a colori, il colore del costume fu scelto secondo i gusti personali dell'editore: blu in Scandinavia, marrone in Nuova Zelanda e rosso in Italia. Così si dimostra che Pupillo trasse ispirazione proprio dall'edizione italiana. 


Hargitay Miklós Karoly 

Il vero nome di Mickey Hargitay (Budapest, 1926 - Los Angeles, 2006) è Hargitay Miklós Karoly. Nel 1958 sposò Jayne Mansfield, che in seguito divenne Alta Sacerdotessa della Chiesa di Satana fondata da Anton Szandor LaVey. Dall'unione sono nati tre figli, i maschi Miklós, Zoltán e la femmina Mariska. Sono cresciuti tutti come pupilli dello zio Anton, ne sono certo! 

Critica

Questo ha scritto Marcel M.J. Davinotti Jr.: 

"Un cult per lungo tempo ricercato dai collezionisti. E non se ne capisce bene il motivo, vista la qualità modesta del film." 

La risposta è molto semplice. Questo film è particolarmente ricercato perché si vede il Boia che tortura e uccide le zoccole! Lo spettatore ha fino all'ultimo l'illusione che il protagonista riuscirà a finire il suo lavoro! 

Il politico, giornalista e critico cinematografico Gian Paolo Pillìtteri ha scritto quanto segue: 

Non è vero che ogni volta si tocchi il fondo; c’è sempre un'altra volta e c'è sempre un film più brutto. È la gara a chi ne inventa una di più, a chi perfeziona le trovate più oscene. [...] Il clou di questo spaventevole pasticcio è dato dalle scene di tortura. Tutte le aberrazioni di una mente malata sono messe in azione: ragni velenosi, frecce acuminate, carrucole che abbassano inesorabilmente degli aculei, casse speciali dotate all'interno di spade, macchine che rompono le ossa, gabbie di ferro in cui il prigioniero viene abbrustolito, fantocci con punte avvelenate eccetera. Il campionario, ovviamente, è messo in funzione ai danni di ragazze ignare regolarmente discinte. Aveva ragione il grande Petrolini: "C'è sempre un cretino che le inventa e un imbecille che le perfeziona!" 

Ricordo un Pillìtteri che inveiva furibondo contro alcuni autisti di tram che stavano scioperando, urlando loro: "Fascisti! Squadristi!" Non sono però sicuro al 100% che fosse lo stesso Pillìtteri che ha recensito il film in questione. 

Il navigatore Marco Bellini ha scritto sul sito di Amazon: 

Il film serie Z per eccellenza!!!............però il DVD della Sinister Films è assolutamente da dimenticare, la grana, i colori non rendono giustizia a questa perla di cinema di un certo livello (.........molto basso, ad essere sinceri ma che a noi, B-movie maniacs, ci piace tanto!!! eh eh..), alcune scene tagliate si possono vedere negli inserti speciali....bah (.....probabilmente questa potrebbe essere la copia rieditata nei primi anni 70 col titolo: "Io, il marchese De Sade.....") e poi la featurette su Massimo Pupillo è + o - inutile!

Nel suo libro Italian Horror Film Director, Louis Paul ha descritto il film come "una voce ridicola ma inquietante e sadica nel genere [horror]" (originale inglese: "a laughable yet disturbing and sadistic entry in the [horror] genre"), e "un esercizio di omofobia e di svilimento delle donne mascherato da intrattenimento" (originale inglese: "an exercise in homophobia and the debasement of women masked as entertainment"). Si capisce lontano un miglio che questo critico è animato dall'ideologia woke, politically correct, radical-femminista e autorazzista! 

Ecco un cut-up raccolto dal sito del Davinotti: 

"Divertente e sregolato gotico fumettistico"
"Gustoso fumettone" 
"Uno dei punti più bassi toccati dal gotico italiano degli anni d'oro" 
"Il culmine del ridicolo lo raggiunge il guittesco Hargitay"
"Attori pessimi, dialoghi bambineschi" 
"Un Hargitay fumettistico che gesticola vaneggiando di superomismo ed eugenetica"
"La paura si trasforma in ghigno, che è forse l'ancora di salvezza dell'opera di Pupillo." 
"A tratti retorico e ridicolo..." 
"Elevato al rango di cult per la sua atmosfera da fumettaccio nero" 
"Ridicolo tentativo di horror-sexy nazionale" 
"Complessivamente non male, dopotutto!" 
"Per lo spettatore dell'epoca, che si aspettava un vero horror, fu probabilmente una delusione"
"Certo, girato dieci anni dopo sarebbe stata un'altra storia...." 
"Incredibilmente trash" 
"Non male il livello di sadismo, eccessivo per l'epoca" 

Fortunatamente esistono anche estimatori! Ecco un blog in cui nel 2016 si sono celebrati i 50 anni del Boia Scarlatto! 


Curiosità 

Nel Regno Unito il film fu bandito già nel 1967: gli fu rifiutato qualsiasi certificato. Non ho informazioni sulla situazione attuale.  

Questo film fa parte della famigerata serie tedesca "SchleFaZ" ed è andato in onda nel settembre 2022 sulla stazione televisiva Tele5. ("SchleFaZ" è un'abbreviazione che significa "i peggiori film di sempre"). Nella serie, due conduttori presentano la pellicola considerata oltraggiosa, vestendosi come i personaggi principali e discutendo dell'incompetenza delle persone coinvolte. 

Stranamente le autorità tedesche non hanno notato i discorsi del Boia Scarlatto sulla Purezza, su individui contaminanti e sull'infraspeciazione, o avrebbero urlato al ritorno di Hitler e delle SS! Ai tempi del famigerato Mudo li Merlino, quella roba che hanno buttato giù nel 1989-90, non sembra che l'opera di Pupillo sia mai stata distribuita tra i Teutoni. 

In questo film ha esordito l'attrice Luisa Baratto. Non è proprio una sconosciuta. Ha interpretato altri 10 film: Requiescant (Carlo Lizzani, 1967), Killer Kid (Leopoldo Savona, 1967), Sette winchester per un massacro (Enzo G. Castellari, accreditato come E.G. Rowland, 1967), Devilman Story (Paolo Bianchini, 1967), Colpo doppio del Camaleonte d'Oro (Giorgio Stegani, 1967), Il lungo giorno del massacro (Alberto Cardone, accreditato come Albert Cardiff, 1968), Il pistolero segnato da Dio (Giorgio Ferroni, accreditato come Calvin Jackson Padget, 1968), L'invincibile Superman (Paolo Bianchini, accreditato come Paul Maxwell, 1968), Scacco internazionale (Giuseppe Rosati, 1968), Colpo di Stato (Luciano Salce, 1969), 

giovedì 21 luglio 2022


BARBARELLA
 

Titolo originale: Barbarella 
Paese di produzione: Francia
, Italia 
Lingua originale: Inglese, italiano 
Anno: 1968
Durata: 98 min
Dati tecnici: Technicolor
    rapporto: 2,35:1
Genere: Commedia, fantascienza 
Sottogenere: Space opera
Regia: Roger Vadim
Soggetto: Jean-Claude Forest
Sceneggiatura: Terry Southern, Roger Vadim,
      Jean-Claude Forest, Vittorio Bonicelli
Produttore: Dino De Laurentiis 
Coproduttore: Henri Michaud (non accreditato) 
Fotografia: Claude Renoir
Montaggio: Victoria Mercanton
Musiche: James Campbell, Bob Crewe, Charles Fox,
      Michel Magne
Scenografia: Mario Garbuglia, Jean-Claude Forest 
     (consulenza artistica) 
Costumi: Jacques Fonteray, costume verde ispirato
     da Paco Rabanne; Giulio Coltellacci (non accreditato) 
Trucco: Amalia Paoletti, Euclide Santoli 
Effetti speciali: Gérard Cogan, Augie Lohman, Thierry
     Vincent-Fargo, Carlo De Marchis (non accreditato), 
     Carlo Rambaldi (non accreditato) 
Effetti ottici: Charls Staffell
Stuntmen: Patrizia Mannoia, Rico Lopez, Fabio Testi 
Dipartimento sonoro: David Hildyard, Primiano Muratori, 
    Vittorio Trentini 
Interpreti e personaggi: 
    Jane Fonda: Barbarella
    John Phillip Law: L'Angelo Pygar
    Anita Pallenberg: La Regina Nera, Gran Tiranno di Sogo 
    Milo O'Shea: Concierge / Durand Durand
    Marcel Marceau: Professor Ping
    Claude Dauphin: Presidente della Terra
    Ugo Tognazzi: Mark Hand, l'Acchiappabimbe 
    David Hemmings: Dildano
    Giancarlo Cobelli: Rivoluzionario
    Serge Marquand: Capitano Sole 
    Véronique Vendell: Capitano Luna 
    Nino Musco: Il Generale 
    Franco Gulà: Il suicida (scena tagliata) 
    Catherine Chevallier: Stomoxys 
    Maria Therese Chevallier: Glossina 
    Umberto Di Grazia: Cittadino di Sogo 
    Honey Autumn: Ancella calva della Corte di Sogo 
    Silvana Bacci: Ragazza di Sogo (non accreditata) 
    Aurora Battista: Ragazza di Sogo (non accreditata) 
    Vita Borg: Incantatrice (non accreditata) 
    Chantal Cachin: Rivoluzionaria (non accreditata) 
    Giuseppe Castellano: Uomo fulvo barbuto (non accreditato) 
    Altiero Di Giovanni: Uomo trasparente (non accreditato) 
    Fabienne Fabre: Donna-Albero (non accreditata) 
    Sergio Ferrero: Messaggero del Gran Tiranno
        (non accreditato) 
    Giorgio Gruden: Sacerdote (non accreditato) 
    Susan Moren: Schiava (non accreditata)
    Maria Teresa Orsini: Ragazza suicida (non accreditato) 
    Talitha Pol: Ragazza che fuma la pipa (non accreditata) 
    Fred Robsahm: Assistente di Dildano (non accreditato) 
    Angelo Susani: Uomo barbuto che affronta Barbarella a Sogo 
        (non accreditato)
    Romolo Valli: Rapitore di Sogo (non accreditato)
Doppiatori italiani: 
    Maria Pia Di Meo: Barbarella 
    Pino Colizzi: L'Angelo Pygar
    Anna Miserocchi: La Regina Nera, Gran Tiranno di Sogo
    Giuseppe Rinaldi: Concierge/Durand Durand
    Stefano Sibaldi: Professor Ping
    Luigi Vannucchi: Presidente della Terra
    Oreste Lionello: Dildano 
    Alighiero Noschese: Alfa 7 (voce) 

Trama: 
In un futuro non specificato, probabilmente intorno al 40.000 d.C.,  la bionda e sensualissima Barbarella, un'avventuriera spaziale, viene inviata dal canuto Presidente della Terra in una pericolosa missione, con l'obiettivo di recuperare lo scienziato pazzo Durand Durand. Questo maligno Durand Durand, rifugiatosi nel sistema planetario di Tau Ceti, è l'inventore del raggio positronico, un'arma alimentata dal laser verde, che i leader della Terra temono possa causare distruzione di massa e spaventosi genocidi. Barbarella precipita sul 16° pianeta del sistema Tau Ceti in una zona glaciale, perde i sensi e viene raggiunta da due bambine terribili, che la legano e la attaccano ai rottami dell'astronave usando bambole meccaniche con denti affilati come rasoi. A salvare Barbarella sopraggiunge l'ipertricotico Mark Hand, che è il pantagruelico e gargantuesco Tognazzi! Questo essere esercita la dubbia professione di "Acchiappabimbe", pattugliando il ghiaccio alla ricerca di bambini (ab)erranti. Mark Hand-Tognazzi dice alla donna terrestre che Durand Durand si trova nella perversa città di Sogo e le offre un passaggio alla sua nave con la sua "barca sul ghiaccio". Quando Barbarella si offre di ripagarlo, Mark Hand-Tognazzi le chiede di fare sesso con lui. Barbarella è confusa poiché i Terrestri non hanno più un contatto fisico intimo con chicchessia; invece, prendono apposite pillole e congiungono le mani fino a quando non viene raggiunto una sensazione di brivido chiamata "sincro". Il tognazzesco Mark Hand dice che non gli interessa e le suggerisce invece di fare sesso nel suo letto. Barbarella cede e viene penetrata dall'immenso cazzone dell'uomo, prende il suo sperma nella gafi e si diverte moltissimo. La consumazione del rapporto non la priva della sua ingenuità virginale: ammette di capire perché il sesso è considerato "primitivo" e "fonte di distrazione" sulla Terra. 
Barbarella, cercando di lasciare il pianeta, si schianta in un labirinto in cui vegetano gli emarginati che sono stati condannati dal potere Sogo. Viene trovata da Pygar, un angelo cieco e biondo che ha perso la capacità di volare. L'Angelo Pygar la presenta al Professor Ping, un attempato comunista che si offre di riparare la sua nave - compito tutt'altro che facile. Quindi l'antropoide alato porta Barbarella a Sogo, un covo di violenza e dissolutezza, dopo che lei gli ha ripristinato la voglia di volare consumando un rapporto sessuale con lui (e in particolare facendogli rizzare l'alimuscolo). L'Angelo Pygar e Barbarella vengono catturati dalla Regina Nera di Sogo, che porta il titolo di Gran Tiranno, e dal suo "Concierge", che descrive il Mathmos: energia vivente in forma liquida e simile a magma, alimentata dai pensieri malvagi, in grado di pervadere ogni cosa. Questo Mathmos è utilizzato come fonte di energia nella perversa città sodomitica, che sorge proprio sopra di esso, su un immenso lago che ne è pieno fin quasi a tracimare. L'Angelo Pygar, che in una precedente occasione era stato accecato dai Sogoiti, ora subisce una finta crocifissione e qualcuno gli infila il cazzone eretto nel deretano! Barbarella viene messa in una gabbia, dove centinaia di uccelli si preparano ad attaccarla. Viene salvata in extremis da Dildano, leader della resistenza locale (no, non è un dildo nell'ano, è un rivoluzionario comunista) - che subito la aiuta nella sua ricerca di Durand Durand. Dildano le dà una chiave invisibile per la Camera dei Sogni della Regina Nera, dove la sovrana dorme sognando: in quello stato non è protetta dalle sue guardie ed è vulnerabile. Può essere presa prigioniera, cosa che risolverebbe non pochi problemi.   
Ritornata a Sogo, Barbarella viene prontamente catturata dal "Concierge", che la inserisce nella "Macchina Exsexsive", uno strumento simile a un organo che induce un piacere sessuale così intenso da risultare fatale. Contro ogni aspettativa, Barbarella sopravvive alla macchina e la fa andare in tilt, incendiandola. Il "Concierge", scioccato dalla distruzione del suo perverso marchingegno sadico, si rivela essere proprio lo scienziato pazzo Durand Durand. Barbarella è sorpresa perché l'uomo ha solo 25 anni, pur essendo invecchiato moltissimo: si tratta di un evidente effetto collaterale dell'esposizione al Mathmos. Durand Durand vuole rovesciare la Regina Nera e diventare il nuovo sovrano di Sogo, il che richiede l'uso del suo raggio positronico come strumento repressivo, oltre all'accesso alla Camera dei Sogni della Regina. Quindi Durand Durand porta la sprovveduta Barbarella fino alla Camera dei Sogni, la inganna e la chiude dentro con la chiave invisibile che le aveva dato Dildano, non prima di essersi impadronito anche di quella originale. 
Barbarella, imprigionata senza possibilità di uscire, vede la Regina Nera, che le racconta di essere minacciata da una terribile profezia: quando nella Camera dei Sogni ci sarà un'altra persona oltre a lei, il Mathmos emergerà e divorerà ogni cosa. Durand Durand prende il controllo di Sogo mentre Dildano e i suoi ribelli iniziano il loro attacco alla città. Servendosi del raggio positronico, verde come la menta, li spedisce tutti nella Quarta Dimensione - un viaggio da cui non c'è ritorno. La Regina Nera reagisce rilasciando il Mathmos per distruggere la città. Durand Durand, ormai ridotto alla follia più completa, perde il controllo della situazione e soccombe, ardendo tra le fiamme. A causa dell'innocenza di Barbarella, il malvagio magma eruttato dalle profondità di Sogo forma una bolla protettiva attorno a lei e alla Regina Nera, espellendole in sicurezza dalle viscere del Regno Ctonio. Le due donne trovano l'Angelo Pygar, che le stringe tra le braccia, le solleva e vola via. Quando Barbarella chiede a Pygar perché ha salvato una carnefice che lo ha fatto accecare e lo sottoposto ad atroci torture, lui le risponde che un angelo non ha memoria del passato: la sua essenza è Amore. 


Recensione: 
Sì! Questa è in buona sostanza la storia di un'ingenua vergine che dalla Terra arriva su un remoto pianeta di Tau Ceti per farsi deflorare da Tognazzi! Quindi possiamo dire che Barbarella rientra a tutti gli effetti tra i film tognazzeschi! Subito, guardando la pellicola, salta agli occhi qualcosa di abbastanza inconsueto. Età mentale della protagonista: 8 anni. Non sto facendo ironia, la mia è la semplice descrizione di un dato di fatto. Si ha la contraddizione stridente, quasi scandalosa, tra un corpo femminile perfettamente adulto e una mente poco sviluppata, che può soltanto essere definita puerile. Nei tempi in cui viviamo, questo potrebbe essere un problema. All'epoca era una cosa del tutto normale e nessuno spettatore di sesso maschile ne sarebbe rimasto infastidito. 
Vadim spinse la moglie a interpretare la pellicola perché vedeva nella fantascienza una grande opportunità in continua espansione. Era un uomo molto pragmatico, in grado di capire subito ciò che gli sarebbe tornato utile. Le sue opinioni sul genere fantascientifico, per cui non nutriva alcuna stima, erano a dir poco deprimenti e in un'occasione le espresse con queste parole: "Nella fantascienza, la tecnologia è tutto... I personaggi sono così noiosi, non hanno psicologia. Voglio fare questo film come se fossi arrivato su uno strano pianeta con la macchina fotografica direttamente sulla spalla, come se fossi un giornalista che fa un cinegiornale." Al contempo, non volendo che la moglie si slinguazzasse con estranei e che sentisse la loro turgidità, si è inventato la storia della "vamp infantile". Questa bizzarria, forse unica nella storia della Settima Arte, avrebbe quindi avuto origine dalla gelosia del regista, unica componente in grado di temperare il suo cinismo. Per paradosso, il matrimonio di Vadim con la Fonda finì nel 1973, perché lui le metteva le corna! 
Anche i dettagli in apparenza più insignificanti hanno la loro importanza. Alighiero Noschese è colui che canta la sveglia a Barbarella nella versione italiana, intonando le seguenti parole: "Alfa 7, Alfa bù! Barbarella, salta su!" Certo, può sembrare una cosa piuttosto infantile, ma non dobbiamo mai dimenticarci che Noschese aveva le palle di granito: ha nascosto una pistola in una cavità di un albero, poi l'ha presa, si è seduto su una panchina e si è sparato una pallottola nel cranio! Con questo gesto eroico, si è sottratto a lunghi anni di agonia e di strazio! Sia sempre onore! 
Il film di Vadim è stato tratto da un fumetto seriale pubblicato su una rivista maschile francese all'inizio degli anni '60 del XX secolo. Creato dall'artista Jean-Claude Forest, questo fumetto era ispirato alla procace figura di Brigitte Bardot. Per questo motivo, proprio alla Bardot è stato proposto di interpretare Barbarella, ma lei ha rifiutato, dicendo che non era più interessata a recitare ruoli sexy. Si era stancata della "sessualizzazione" e già da anni era una combattiva attivista per i diritti degli animali, vegetariana, fortemente impegnata. Non era gradita a tutti e nel corso della sua vita è stata fatta oggetto di campagne d'odio, guadagnandosi addirittura epiteti come "fascista", "camicia nera" e "nazista". Subito dopo il rifiuto della Bardot, la parte di Barbarella fu offerta a Sophia Loren, che non accettò perché non si sentiva adatta, essendo in stato di gravidanza. Fu a questo punto che Vadim arrivò a concepire la sua contorta architettura mentale e a proporre la parte alla moglie. Tra l'altro Vadim aveva iniziato una relazione con la Bardot, ai tempi sedicenne, sposandola nel 1952 e divorziando nel 1957. Non è certo una coincidenza il fatto che abbia cercato di farne la protagonista del film. 

Il problema fondante delle space opera

Lo spogliarello di Barbarella all'inizio del film è stato notato da tutti. A non essere state notate sono le mancanze relative all'igiene personale. Barbarella, rientrata nell'astronave e spogliatasi della tuta spaziale, non entra in un gabinetto. Non si lava. Si stende sul giaciglio trasparente e dorme ininterrottamente per un periodo di 154 ore (poco più di 6 giorni). Quando viene destata dalla voce del computer Alfa 7, si limita a bere una specie di soluzione salina violacea, immagino per riequilibrare gli elettroliti. Non ingerisce alcun cibo solido e nemmeno delle pastiglie. Non va ad orinare e  ad evacuare. Ancora una volta non si lava. Non si passa nemmeno un panno umido. Poi, per tutta la durata del film, non si nota alcuna azione connessa con la nutrizione e con la rimozione di residui. Mi rendo conto che le regole del cinema americano impongano di non indugiare troppo su azioni considerate "banali", "abituali", "quotidiane", o addirittura di ometterle del tutto, eppure mi sembra che questa scelta crei una sensazione di eccessivo distacco dalla realtà. Negli spettatori si è creata l'idea di un mondo fatato in cui i corpi non hanno necessità, sono sempre puliti e possono continuare a funzionare a ciclo continuo!   


Etimologia di Sogo 

Il nome della città malvagia di Sogo (che qualcuno scrive SoGo, con la maiuscola mediana), nelle intenzioni del suo ideatore è un'abbreviazione dei nomi delle città bibliche di Sodoma e Gomorra. In altre parole, il toponimo Sogo è stato concepito come una brutta parola macedonia

Sodom + Gomorrah => Sogo 

aggettivo derivato: Sogovian
   (adattamento italiano: sogoviano)
sostantivo di provenienza: Sogoite, pl. Sogoites
   (atattamento italiano: sogoita, pl. Sogoiti)

La Regina Nera si traveste da prostituta guercia e frequenta gli angiporti, mescolandosi al suo popolo, fellando sconosciuti e concedendo loro l'uso del suo intestino. Non ci sono dubbi: questa è realmente la Pentapoli, il Paese di Sodoma e Gomorra trasportato nelle profondità del Cosmo!  
Quindi si deduce che il buco del culo di Barbarella è stato in pericolo per gran parte del film! Tuttavia sembra proprio che nessuno sia riuscito ad entrarci! Questo tema, troppo sensibile, non poteva essere affrontato liberamente nell'America di quell'epoca. Credo che ci sarebbero problemi anche oggi. Certamente è andata molto peggio all'Angelo Pygar, che è finito so-do-miz-za-to dai Sogoiti! Le urla dell'umanoide pennuto quando subisce immissio penis in anum sono inequivocabili! 

Piccole fetenti e perverse polimorfe!

Stomoxys e Glossina, le fastidiosissime nipotine della Regina Nera, Gran Tiranno di Sogo, portano in realtà i nomi di due specie di mosche particolarmente nocive. Stomoxys calcitrans è la mosca delle stalle e Glossina morsitans è la famigerata mosca tse-tse, che trasmette il parassita Trypanosoma brucei, un protozoo in grado di provocare la malattia del sonno sia negli animali che negli esseri umani. Entrambe le bambine perverse si vedono, con abiti che ricordano la livrea delle coccinelle, a una festa sadomasochistica e sodomitica, tra gente avvezza a praticare il coito nel deretano! Ai nostri giorni tutto ciò non potrebbe essere più nemmeno pensato. Nel film di Vadim, le pestifere Stomoxys e Glossina propongono a Barbarella dei "giochini" non certo innocui. 



La verginità di Barbarella

All'epoca si pensava che il progresso tecnologico avrebbe portato al completo superamento della fisicità del genere umano. Sono temi ricorrenti nella fantascienza il disprezzo verso i "selvaggi", l'alimentazione tramite le "pillole degli astronauti" (di cui fece satira Totò, quando alcuni giovani gli dissero che "mangiare non è chic") e altre simili amenità. Se sulla Terra non c'è contatto fisico tra i sessi, Barbarella ha conservato l'imene integra fino al suo incontro con Tognazzi! Sembra addirittura che non capisca il significato dell'atto della penetrazione. Non avrà mai visto un pene eretto e neppure la fuoriuscita dello sperma. Evidentemente sulla Terra la procreazione avviene in vitro ed è programmata, così nessuna può più rimanere incinta naturalmente. Eppure, il Presidente della Terra sembra abbastanza malizioso. Forse contava di avere facilmente un incontro con Barbarella e di sfruttare il suo candore per convincerla a fare qualche porcata.  
 
Tentativi di censura 

Il film Barbarella ha ricevuto la valutazione "condannato" ("condemned" rate) dal National Catholic Office for Motion Pictures, che lo ha definito " un fantasy malato ed eccessivo, con nudità e rappresentazioni grafiche del sadismo", criticando la Production Code Administration per averlo approvato. Ingerenze aggressive, il cui fine era instaurare un "Index filmorum prohibitorum" e abolire ogni traccia di libertà di espressione. Da quando la Chiesa Romana è stata travolta da innumerevoli cause di pedofilia, la sua arroganza è comunque molto diminuita.  
Questo film ha avuto un'importante riedizione nelle sale nel 1977, grazie al grande successo al botteghino di Guerre Stellari in quello stesso anno. La pellicola è stata modificata per ottenere una classificazione americana "PG" (ossia "Parental guidance suggested – Some material may not be suitable for children"), con taglio del nudo integrale; aveva il sottotitolo aggiunto Queen of the Galaxy ("Regina della Galassia"), che non era presente nella versione originale del 1968. Sebbene tutte le versioni video americane altro non fossero che la versione originale non tagliata, la Paramount ha ripetutamente incluso lo stupidissimo tag "PG" sulla confezione, quando avrebbe dovuto apporre la dicitura "Not Rated"
Il fumetto di Jean-Claude Forest ha avuto qualche problema in più rispetto al film. Quando le strisce raccolte furono pubblicate come libro a sé stante nel 1964, furono ritenute pornografiche e scoppiò uno scandalo. Nella migliore delle ipotesi, quelle strisce erano leggermente erotiche. 


Etimologia di Durand Durand 

Il nome dello scienziato pazzo Durand Durand (pron. /dy'Rã dy'Rã/) colpisce subito l'attenzione per via della sua natura duplicata - anche se spesso Barbarella si rivolge a lui chiamandolo semplicemente Durand. L'ipotesi più plausibile è che Durand sia il cognome, di origine francese, e che i suoi genitori si siano divertiti a dare al figlio un nome di battesimo identico al cognome. Dopotutto non sarebbe un caso isolato. Basti pensare a esempi come Galileo Galilei, Paperone de' Paperoni, etc. L'etimologia, sia del cognome che del primo nome, è dall'antico francese Durant, che risale al latino Durandus, il cui significato è "Duraturo", "Durevole". L'origine è chiaramente augurale. Questo cognome presenta le varianti Durant, du Rand e du Randt, le ultime due comuni in Sudafrica. Resta il fatto che Barbarella non è mai chiamata con un cognome. Non è garantito che la mia spiegazione sia valida e che le genti della Terra futuribile abbiano cognomi. Nel fumetto originale non c'era alcun Durand Durand e nemmeno il suo raggio letale. Il personaggio fu inventato di sana pianta dallo sceneggiatore. Credo che ormai sia impossibile determinare a cosa si ispirò.  

Barbarella e la politica 

Questo film è stato realizzato prima della politicizzazione di Jane Fonda e della sua metamorfosi in una convulsionaria radical-femminista. Quando le è stato chiesto di difendere il film nel contesto delle sue opinioni politiche femministe, non ha avuto altra scelta che accettarlo per quello che era. Non avrebbe potuto riscrivere la storia, perché non si era ancora imposta la luttuosa "cancel culture"! Adesso sarebbe tutto diverso: imporrebbero la distruzione della pellicola, accusata di sfruttare le donne! Per queste fanatiche urlanti che si sono formate in verminai universitari come Berkeley, ogni donna dovrebbe mettersi i baffi finti, vestirsi di stracci e puzzare da far schifo, come una carogna e come la merda grassa, pur di non far piacere nemmeno al più sfigato degli uomini! 


La politica nel film Barbarella 

Sarebbe ingenuo pensare che nel film non esistano contenuti politici, soltanto perché il film risale a un'epoca in cui Jane Fonda non era politicamente impegnata. Subito appare evidente l'attiva presenza del Partito Comunista Rivoluzionario sul 16° pianeta di Tau Ceti. Non si può evitare di porsi una domanda. Chi ha portato il Marxismo a Sogo? È stato sicuramente Durand Durand. In fondo è stato lui a dare a Dildano le pillole per il sesso "sincro", segno che i due si conoscevano abbastanza bene. Ma a che pro? Che vantaggio avrebbe avuto lo scienziato pazzo a diffondere le dottrine di Marx ed Engels in un contesto privo di connessioni con quello della Terra? Forse all'inizio ha pensato di usare la Rivoluzione per contrastare il potere del Gran Tiranno, sperando nel crollo di quella società feudale. Poi, quando è stato a un passo dall'ottenere il potere in altro modo, Durand Durand si è opposto con ogni sua forza alla Rivoluzione, eliminando uno ad uno i dirigenti dell'Agitprop e gli insorti!  

La Stanza del Suicidio 

Credendo di essere molto furba, Barbarella a un certo punto varca un ingresso proibito, chiedendosi perché nessuno dei Sogoiti osi seguirla. Quella in cui è capitata è la Stanza del Suicidio. Ogni abitante di Sogo ha il diritto di terminare la propria esistenza quando vuole. Solo per questo sarebbe un luogo molto più civile dell'Italia, tanto per fare un esempio, Tuttavia c'è un problema di non poco conto. Nessuno può scegliere come porre fine ai propri giorni. L'aspirante suicida ha una sola possibilità: optare per una delle tre porte che si trova davanti. Nel caso non lo faccia, sarà inghiottito dal magma. Ciascuna delle tre porte immette in una stanza, invisibile dall'esterno, in cui il boia può fare qualsiasi cosa, ad esempio squartare il malcapitato, bollirlo vivo, amputargli gli arti, etc. Barbarella viene tratta in salvo da Durand Durand.

Barbarella e la varietà linguistica 

Il congegno che Barbarella definisce "chiacchieratore" dovrebbe avere la capacità di permetterle di comunicare con gente che parla lingue diverse da quella della Terra. Il primo incontro di Barbarella con le nipotine odiosissime della Regina Nera si risolve in una totale assenza di comprensione: avendo fallito il dispositivo per un inconveniente tecnico, la donna tenta di applicare il principio secondo cui "dovunque nell'Universo si parla inglese tranne che in Francia" e inizia ad esprimersi in francese (nel caso Tau Ceti si rivelasse essere una dependance del Paese di Luigi XIV). Visto che non riesce ad ottenere alcun successo, si impone un cambio di strategia strategia. Non si sa bene su quali basi scientifiche, Barbarella etichetta il parlottare delle bambine terribili come "dialetto galattico del gruppo 5". Quando finalmente riesce ad attivare il "chiacchieratore", in presenza dell'augusto Tognazzi, ogni problema comunicativo si risolve come per incanto. Tuttavia si rivela un gravissimo errore nel seguito. Questo "chiacchieratore", che è una specie di braccialetto, avrebbe dovuto spegnersi con l'esaurimento della pila atomica, che è una specie di cavigliera. Quando la luce nella cavigliera è spenta, significa che non c'è più alcuna fonte di energia. Non si capisce come possa Barbarella continuare a comprendere quanto le viene detto dai suoi interlocutori Sogoiti, dato che la pila atomica è spenta da tempo. Non sono stato il primo a notare questo errore così grossolano. 


Barbarella e la musica 

Lo scienziato pazzo Durand Durand è l'ispiratore del nome del gruppo New Wave e Synthpop britannico Duran Duran, che godette di immensa popolarità negli anni '80 del XX secolo, divenendo in Italia uno dei pilastri portanti del movimento dei Paninari. Nel 1997, i Duran Duran hanno dedicato alla loro eroina preferita la canzone Electric Barbarella, terza traccia dell'album Medazzaland
Questo non esaurisce di certo l'influenza che il film interpretato da Jane Fonda ha avuto nel mondo della musica. Ho raccolto e ordinato cronologicamente alcuni casi che mi sono parsi particolarmente interessanti.   
1) Bob Seger: la canzone Her Strut dell'album Against the Wind (1980) è ispirata al personaggio di Barbarella. Alla lettera, Her Strut significa "il suo avanzare impettito". 
2) Fuzzbox, band femminile il cui nome esteso è We've Got A Fuzzbox And We're Gonna Use It: il video della canzone International Rescue, dell'album Big Bang! (1989), mostra una parodia di Barbarella in cui il ruolo di Durand Durand è interpretato da Adrian Edmondson. Questo per ripicca, perché non è stato concesso loro di usare Thunderbirds
3) Barbarella, pseudonimo dei due produttori Sven Väth e Ralf Hildenbeutel: i singoli dell'album techno The Art of Dance (1992) sono ispirati al film Barbarella. Tra questi menzioniamo The Future, The Spaceship e The Mission
4) Kylie Minogue: il video della canzone Put Yourself in My Place, dell'album eponimo Kylie Minogue (1994), diretto da Kier McFarlane, ha una trama ispirata al film Barbarella. La protagonista è la stessa Minogue che si spoglia in un'astronave. 
5) Monster Magnet, band stoner/rock/psichedelica: il video del singolo All Friends and Kingdom Come, dell'album Dopes to Infinity (1995), contiene spezzoni del film Barbarella
6) Jamiroquai: il brano Cosmic Girl, dell'album Travelling Without Moving (1996) cita al suo interno il nome Barbarella.
7) The Devils, band di Nick Rhodes e Stephen Duffy: la canzone Barbarellas dell'album Dark Circles (2002) è ispirata al personaggio di Barbarella. 
8) Arctic Monkeys: il singolo Arabella, dell'album AM (2013), trae il suo titolo una parola macedonia formata dall'unione tra Arielle (ex fidanzata di Alex Turner) e Barbarella
9) Ariana Grande: il videoclip di Break Free, dell'album My Everything (2014), è ispirato al film Barbarella. Una scena ricalca l'incipit con la protagonista che si spoglia in assenza di gravità.
10) Tatum Rush: il singolo Barbarella (2020) contiene molteplici riferimenti al film. 


Curiosità 

La scena durante i titoli di testa, in cui Barbarella sembra fluttuare attorno alla sua astronave, sono state girate facendo sdraiare Jane Fonda su un enorme pezzo di plexiglas con un'immagine dell'astronave sotto di lei. Il tutto è stato filmato dall'alto, creando l'illusione di trovarsi a gravità zero. 

All'interno della capsula spaziale di Barbarella, in genere vista sul lato sinistro, è raffigurata la parte destra del famoso dipinto Una domenica pomeriggio sull'isola della Grande Jatte (Un dimanche après-midi à l'Île de la Grande Jatte, 1884) del pittore puntinista francese Georges Seurat, un contemporaneo del pittore impressionista Pierre-Pierre-Auguste Renoir. Orbene, proprio Pierre-August Renoir era il nonno del direttore della fotografia del film, il francese Claude Renoir. Il dipinto fu in seguito l'ispirazione per un musical di Stephen Sondheim, Sunday in the Park with George.

Nel Labirinto, Barbarella chiede all'Angelo Pygar dove può trovare il canuto Professor Ping. A quel punto i suoni di sottofondo sono presi dalla colonna sonora de Il pianeta proibito (Forbidden Planet, 1956) di Fred M. Wilcox, quando l'invisibile Mostro dell'Id lascia le impronte mentre si avvicina all'incrociatore spaziale.

Questa è la parola d'ordine usata dal rivoluzionario Dildano nella versione originale del film:
"Llanfairpwllgwyngyllgogerychwyrndrobwllllantysiliogogogoch"
Riconoscibile all'istante, è il nome di un villaggio nel Galles, nel Regno Unito. Come si può facilmente intuire, questo toponimo è più lungo del Regno Unito e dell'intera Europa. È anche il secondo più lungo dell'intero pianeta. Il significato in lingua gallese è questo: "Chiesa di Santa Maria nella valletta del nocciolo bianco, vicino alle rapide e alla chiesa di San Tisilio nei pressi della caverna rossa". Per comprensibili ragioni di praticità, si abbrevia in Llanfairpwll, ma è tuttora scritto per intero nella stazione ferroviaria del paese.  
Nella versione in italiano, l'interminabile toponimo gallese è stato sostituito con una parola d'ordine diversa, che tuttavia conserva in alcune parti una grossolana assonanza: 
"ciclotroneapogalatticoeliocentroparellittico-gogogò"
Queste sono le cose che succedono quando si hanno idee stravaganti e si è poi costretti ad adattarle in altre lingue! 

In origine Dildano doveva essere interpretato dall'attore italiano Antonio Sabato. Esistono foto dal set in cui Sabato che interpreta con Jane Fonda la famosa scena del sesso finto fatto congiungendo le mani. La performance di Sabato è stata considerata troppo seria, così è stato sostituito dall'attore inglese David Hemmings, più incline alla commedia. 

Jane Fonda si è autodoppiata nella versione in francese.

Charles B. Griffith in seguito dichiarò di aver lavorato alla sceneggiatura senza essere accreditato, spiegando che il team di produzione "ha assunto altri quattordici scrittori" dopo Terry Southern prima di arrivare a lui. Non sarebbe stato accreditato solo perché era l'ultimo. Griffith ha anche notato di aver riscritto circa un quarto del film che era stato girato, poi girato di nuovo, e ha aggiunto il concetto che erano trascorsi migliaia di anni da quando esisteva la violenza, quindi Barbarella è stata molto goffa per tutto il film: è pacifista, si spara ad un piede, arriva vergine su Tau Ceti, senza sapere cos'è il materiale genetico, poi viene posseduta carnalmente dal grottesco Tognazzi e tutto il resto. Anche le sequenze con Claude Dauphin nei panni del libidinoso Presidente della Terra e quelle della Stanza del Suicidio facevano parte del contributo di Griffith al film. 

Jane Fonda ha detto in un'intervista che ha dovuto ubriacarsi per trovare il coraggio di spogliarsi nuda per la scena durante i titoli di testa, anche se aveva girato scene di nudo in alcuni dei suoi film precedenti. 

L'istrionico Mike Myers ha tratto ispirazione da Barbarella per il personaggio di Felicity Shagwell della sua parodia spionistica Austin Powers - La spia che ci provava (Austin Powers - The Spy Who Shagged Me, 1999). Il cognome fittizio Shagwell significa "scopa bene". Il concetto che aveva in mente Myers era semplice, Barbarella "scopa bene" perché è arrivata a fare sesso dopo una vita di virtualità, senza aspettative, ansie da prestazione, paure, tabù, etc. Per contro, è un fatto che la virtualità della Rete ha avuto un effetto funesto sulle genti! 

Terry Southern suggerì Anita Pallenberg nel ruolo della Regina Nera di Sogo perché aveva stretto amicizia con lei quando lavorava con i Rolling Stones durante le prime fasi di sviluppo di Arancia meccanica (A Clockwork Orange, Stanley Kubrick, 1971). Inoltre, era una maliarda con una fama sinistra: a quanto pare era dedita alle droghe e faceva sesso anale con molti partner occasionali; si dice inoltre che praticasse la Magia Nera. 

La ragazza che fuma la pipa, Talitha Pol, era la moglie di John Paul Getty, il famoso miliardario. Quella che fumava era "essenza di uomo", una droga ottenuta dalla lavorazione di tonnellate di sperma, eiaculato da centinaia di uomini robusti sottoposti a costante stimolazione elettro-erotica! 

La pornodiva Virna Aloisio Bonino (aka Virna Anderson) ha preso il suo nome d'arte, Barbarella, proprio dal film interpretato da Jane Fonda. 

Un sequel abortito

Un sequel di Barbarella fu pianificato nel novembre 1968. Il produttore Robert Evans disse che il titolo provvisorio sarebbe stato qualcosa come "Barbarella Goes Down", con il personaggio che avrebbe avuto avventure sottomarine (in realtà quella frase in gergo era quasi un sinonimo di "Barbarella Gives Head"). Terry Southern ha detto di essere stato contattato da Dino de Laurentiis nel 1990 per scrivere un sequel "a buon mercato, ma con molta azione e molto sesso", possibilmente interpretato dalla figlia di Jane Fonda. Per grande fortuna del genere umano, non è mai stato prodotto. 

Un remake di cui non si sente bisogno 

Nel 1999 fu annunciato che era in lavorazione un remake del film e che la Warner Bros aveva acquisito i diritti dalla Paramount Pictures. Si vociferava anche che Drew Barrymore avrebbe dovuto interpretare il ruolo di Barbarella e che questo rifacimento sarebbe stato più fedele al fumetto rispetto all'originale. Ancora nell'ottobre 2021, il progetto non era neppure cominciato. Di per sé sarebbe qualcosa di più inutile delle scorregge di un mulo. A cosa dovrebbe mai servire? Non si possono lasciare le voci dei Morti dove stannom senza arrecare disturbo alla Quiete del Nulla? 

Un altro tentativo di remake 

Una nuova versione di Barbarella è stata proposta negli anni 2000 e il regista Robert Rodriguez era interessato a svilupparne una versione. La Universal Pictures prevedeva di produrre il film, con Rose McGowan nel ruolo di Barbarella. Dino e Martha De Laurentiis hanno firmato con gli scrittori Neal Purvis e Robert Wade. Quando il budget del film superò gli 80 milioni di dollari, la Universal si ritirò. Secondo Rodriguez ha cercato finanziamenti alternativi e ha trovato uno studio in Germania che avrebbe fornito un budget di 70 milioni di dollari. Ma Rodriguez alla fine abbandonò il progetto, poiché usare quello studio avrebbe richiesto una lunga separazione dalla sua famiglia. A Joe Gazzam è stato quindi chiesto di scrivere una sceneggiatura, con la regia di Robert Luketic e Dino e Martha De Laurentiis ancora accreditati come produttori. Per fortuna non è mai stato prodotto! 

Un annuncio che si spera l'ultimo 

Nel marzo 2022 è stato annunciato un altro remake, diverso dai precedenti conati. A quanto pare, Barbarella sarà interpretata da Sydney Sweeney, sempre che Belzebù lo permetta. Uniche caratteristiche che la Sweeney ha in comune con Jane Fonda: i capelli biondi e il sesso femminile (ma di questi tempi bisogna stare attenti a parlarne troppo)! Sembra che il progetto sia soltanto al livello di annuncio, in tutto e per tutto embrionale, essendo sconosciuti sia il regista che lo sceneggiatore. Si vedrà cosa emergerà da questa incertezza. Forse si risolverà in un semplice peto. 

Un flusso di idee folli

Anche se non credo affatto nei remake, se dovessi dirigerne uno e potendo scegliere questo film, saprei già a chi affidare diverse parti. Ovviamente non rivelo l'identità della maliarda a cui attribuirei il ruolo di Barbarella, ma potete star certi che mi riserverei di interpretare l'ingordo Mark Hand-Tognazzi! Dildano lo farei interpretare a Luca K., basterebbe mettergli un'ispida parrucca rossiccia e sarebbe perfetto! Con il suo sguardo spiritato supererebbe l'originale! Il Professor Ping lo farei interpretare al dottissimo Marco A.: somiglia fisicamente all'attore e spiritualmente al personaggio!