Gertjan Verhasselt (Ludwig-Maximilians-Universität München) è l'autore dell'articolo The Pre-Greek Linguistic Substratum - An Overview of Current Research, apparso su Les Études Classiques 77 (2009), pag. 211-239. L'articolo è liberamente consultabile e scaricabile al seguente link:
Anche un altro articolo dello stesso autore, The Pre-Greek linguistic Substratum - A Critical Assessment of Recent Theories è presente nel sito Academia.edu, consultabile e scaricabile liberamente al seguente link:
Questo è l'abstract del primo articolo di Verhasselt, da me tradotto dal francese:
La questione della lingua pre-ellenica non ha smesso di attirare l'attenzione dei filologi e dei linguisti a partire dalla fine del XIX secolo. La ricerca attuale si focalizza sullo studio degli elementi del vocabolario greco il cui aspetto esteriore non si conforma alle leggi fonetiche riconosciute. Questo articolo ha per obiettivo passare in rivista le principali teorie linguistiche difese durante gli ultimi tre decenni. Cominciamo il nostro esame con i rappresentanti della vecchia teoria pelasgica, che ricostruiscono il pre-ellenico come una lingua indoeuropea dotata di fonetica particolare. Una seconda corrente di ricerca intende spiegare gli elementi stranieri del vocabolario greco come residui di un sostrato anatolico-luvio. Una terza teoria, che definiamo "egea", si rivela attualmente la più importante: secondo i suoi aderenti, il pre-ellenico è una lingua la cui origine non è indoeuropea né semitica. Infine, la teoria kartvelica è stata elaborata più recentemente delle altre; i suoi difensori identificano il pre-ellenico in larga parte come una lingua kartvelica o sud-caucasica. Questo ha aperto i termini per l'esame di alcuni problemi centrali che incontra la ricerca linguistica del sostrato pre-ellenico.
Questo è l'abstract del secondo articolo di Verhasselt, sempre da me tradotto:
Un precedente articolo apparso su Les Études Classiques, aveva presentato diverse teorie recenti sul pre-ellenico (teorie dette "pelasgica", "anatolica", "egea" e "kartvelica"); esse sono qui confrontate sulla base di una selezione di problemi etimologici (specialmente le etimologie di πέλεκυς, di τύμβος, di σῑγή / σῐωπή, di ἀγαθός e del suffisso -νθος). Sono le teorie "egea" e "kartvelica" ad essere le più produttive, anche se pongono ancora diversi problemi metodologici. Le parole più problematiche sono quelle che potrebbero essere state adottate da una lingua semitica e le glosse di Esichio. Inoltre, in qualche caso, una spiegazione all'interno del greco o un'interpretazione indoeuropea sembrano preferibili al postulato di un'origine pre-ellenica.
Il pelasgico di Georgiev
La teoria pelasgica fu fondata dal linguista bulgaro Vladimir Ivanov Georgiev (1908-1986) negli anni '40 del XX secolo. Nel suo libro Introduction to the History of Indo-European Languages (1981) egli dedicò un capitolo alla lingua pelasgica, concepita come sostrato indoeuropeo pre-ellenico, cosa che gli attirò feroci critiche. In tale trattato, analizzò diverse voci problematiche della lingua greca, riconducendole alle seguenti mutazioni fonetiche dall'indoeuropeo:
1) IE *e si conserva, tranne che prima di *nt(h) atono, nel qual caso
> i
2) IE *o > Pelasg. a
3) Sonanti IE:
*ṛ, *ḷ, *ṇ, *ṃ > Pelasg. ur / ru, ul / lu, un / nu, um / mu
rispettivamente
4) Rotazione delle occlusive IE:
IE *p, *t, *k > Pelasg. ph, th, kh
IE *b, *d, *g > Pelasg. p, t, k
IE *bh, *dh, *gh > Pelasg. b, d, g
5) Assibilazione satəm delle palatali IE:
IE *k' > Pelasg. s, θ
IE *g', *g'h > Pelasg. z, ð (d)
6) Delabializzazione delle labiovelari IE:
IE *kw, *gw > Pelasg. k, g
7) Conservazione di IE *s (in posizione iniziale e intervocalica)
8) Dissimilazione delle aspirate:
(es. IE *bh...gh... > *b...gh... > p...g...)
9) IE *su̯- > Pelasg. s-
Alcune etimologie di Georgiev sono riportate da Francisco Villar nel suo volume Gli indoeuropei e le origini dell'Europa: lingua e storia (1991). Il linguista spagnolo non ha nascosto il fascino esercitato su di lui da questa ipotesi, arrivando a trovare alcune di queste etimologie "brillanti e irresistibili". A quanto sono riuscito a ricostruire, il glossario originale di Georgiev è quello riportato da Cyril Babaev in una sua pagina (con una grezza traslitterazione). Lo propongo in questa sede, con le parole in caratteri greci e aggiungendovi le radici indoeropee a cui sono state fatte risalire:
ἀλείφω "io ungo"
IE *leip- "ungere"
ἀσάμινθος "vasca da bagno"
IE *ak'men- "pietra", donde *ak'men-to- "fatto di pietra"
ἄστυ "città"
IE *u̯astu- "costruzione; dimora"
ἀτέμβω "io offendo"
IE *dhembh- "maltrattare"
ἄφνος "ricchezza, abbondanza"
IE *op- < *h3ep- "frutto del lavoro" (cfr. lat. ops, opulentus)
βαλιός "pezzato, macchiato (di bianco)" (1)
IE *bhel- "bianco, splendente"
βρέτας "statua, immagine di legno"
IE *bherdh- "tagliare, incidere" (2)
γαῖα, γῆ "terra, paese"
IE *g'hdhom- "terra"
δεύω "io irrigo"
IE *dheu- "correre, fluire"
δύναμαι "io posso"
IE *dheu- "scuotere; muovere", sanscr. dhūnāti "egli scuote; egli
fa marciare" (> "egli forza" > "egli è potente") (3)
εἴκω "io mi ritraggo"
IE *weig- "evitare, cedere" (cfr. sanscr. vijate "fugge")
ἔλαιον "olio"
IE *lei- "versare; ungere", donde *loi-u̯o- "olio"
θεράπνη "dimora" (4)
IE *treb- / *tṛb- / *terəb- "abitazione"
ἴδη "foresta"
IE *u̯idhu- "legno"
λάχη "pozzo"
IE *laku- "corpo d'acqua"
νεώς "tempio"
IE *nes- "vivere", donde *nas-u̯o- "dimora (degli Dei)" (5)
πύνδαξ "fondo di vaso"
IE *bhundh- < *bhudhn- / *bhudhm- "fondo"
πύργος "torre"
IE *bhṛg'h- "alto" (6)
(1) Tradotto con "bianco" da Babaev.
(2) Con ipotesi ad hoc di dissimilazione inversa *bherdh- > *bherd- > bret-.
(3) Si converrà che la forzatura semantica è assai poco convincente. Meglio collegare il verbo greco al latino bonus < lat. arc. duenos < *du̯en- "buono; forte".
(4) Significa anche "ancella".
(5) Il derivato in questione non è in realtà attestato in nessun'altra lingua IE: l'etimologia è a dir poco forzata
(6) Georgiev presuppone *bhṛgh-, in contrasto con la postulata assibilazione di -g'h- in pelasgico.
In realtà le etimologie proposte dall'autore in questione sono più numerose. A titolo di esempio possiamo aggiungere le seguenti:
ἔτνος "zuppa di legumi"
IE *ed- "mangiare"
ὄμβρος "tempesta di pioggia"
IE *ṇbhro- "pioggia" (cfr. lat. imber)
σέλας "luce, splendore"
IE *su̯el- "splendore"
σῖτος "grano"
IE *k'u̯eid- "bianco" (cfr. got. ƕaiteis "frumento")
σῦς "scrofa"
IE *su:- "maiale"
τερέβινθος "terebinto"
IE *deru- "legno, albero", donde *deru̯-ent-
τύμβος "tomba"
IE *dhṃbh- "tomba"
τύρσις "torre"
IE *dherg'h- "essere forte"
φιαρός "pingue"
IE *pei̯ə-, *pi(:)- "grasso"
φύλαξ "guardiano"
IE *pol-okw- "che guarda la porta" (*)
(*) La radice "IE" del primo membro del composto è stata desunta in modo abusivo dal greco πύλη "battente della porta", in realtà di origine ignota. A parer mio è parente dell'etrusco culs-cva "porte", Culsans "Giano", Culsu "Custode della Porta" (un demone femminile) < *kwVl- "porta".
Anche se Verhasselt non cita la questione, una delle teorie georgieviane più notevoli - tanto da sembrare ispirate da un daimon socratico - sembrava aver offerto una soluzione all'annoso problema dei termini pre-ellenici per indicare tipi di danza.
ἴαμβος "giambo"
IE *du̯i- "due" + *angw- "passo di danza"
θρίαμβος "inno a Dioniso"
IE *tri- "tre" + *angw- "passo di danza"
διθύραμβος "ditirambo"
IE *kwetu̯or- "quattro" + *angw- "passo di danza"
Per l'elemento *angw-, Georgiev era convinto di aver trovato un valido parallelo nel sanscrito aṅga- "passo di danza" (di etimologia sconosciuta) - anche se con più senno in successivi studi di altri autori l'elemento -amb- è stato ritenuto un mero suffisso pre-ellenico.
Revisioni di Hamp e Witczak
Eric P. Hamp, maggiore proponente della teoria pelasgica negli anni '80 e '90 dal XX secolo, ha revisionato il lavoro di Georgiev, accettandone molti postulati, ma ritenendo il pelasgico una lingua centum anziché una lingua satəm, forte dell'etimologia di vocaboli come πύργος "torre" (la forma IE è *bhṛg'h- con palatale, non semplicemente *bhṛgh-). Questo però farebbe perdere l'etimologia IE di ἀσάμινθος "vasca da bagno", a meno che non si pongano due diversi sostrati, uno centum e l'altro satəm. Krzystof T. Witczak si è cimentato nell'analisi delle glosse di Esichio, che contengono molto materiale pre-ellenico di estremo interesse, facendo i salti mortali per ridurre all'indoeuropeo lessemi come i seguenti:
ἄχνυλα "noci"
ricondotto a IE *h2knud- "noce"
θρινία "vite" (Vitis vinifera)
ricondotto a IE *(s)tṛn- "rigido"
βήλα "vino"
ricondotto a IE *gwhe:la: "vino"
Sulla natura indoeuropea di *gwhe:la: c'è molto da ridire, nonostante forme derivate si trovino sia in greco che in sanscrito. Si tratta evidentemente di un remoto prestito da una lingua sconosciuta, dato che sembra indoeuropeo come la parola mafia sembra inglese.
Revisioni di Van Windekens
Continuando sul cammino aperto da Georgev, Albert Joris Van Windekens (1915-1989) ha aggiunto numerose altre etimologie pelasgiche. Tra queste, alcune sono riportate dallo stesso Villar, che ne fa grandi lodi:
βαλανεῖον "stabilimento di bagni"
IE *bhe:- "scaldare"
(Villar ha *bhə2no- "bagno caldo")
βασσάρα "volpe"
IE *bhaghi-oro- "che mangia uccelli"
γαλλία "intestini"
IE *ghol- "bile"
ταμίᾱς "servo domestico"
IE *dom- "casa"
L'etimologia proposta per la parola indicante la volpe è cervellotica e non convince; probabilmente βασσάρα è una glossa di origine libica, che meriterebbe in ogni caso ulteriori ricerche. Invece è importantissima l'etimologia della parola indicante il servo domestico. Infatti la parola all'origine di ταμίας è attestata in etrusco nel testo parlante tesinθ tamia-θura-s "curatore dei servi domestici" (su un affresco etichetta un uomo collerico che sorveglia alcuni infelici cuochi). La radice spiega inoltre due importanti vocaboli etruschi: tamera "tomba, camera sepolcrale", tmia "tempio". Mi sembra chiaro l'iter dell'indoeuropeo *dom-, preso a prestito come *tam-, forse già in proto-tirrenico.
Verhasselt, che sembra poco interessato all'etrusco, cita un lavoro di Van Windekens, il Dictionnaire étymologique complementaire de la langue grecque, la cui prima pubblicazione risale al 1986, specificando che era inteso come un'integrazione ai lavori etimologici di P. Chantraine e di H. Frisk. A quanto riporta Verhasselt, Van Windekens con questo dizionaro etimologico ha iniziato a dissociarsi dall'idea stessa di sostrato pelasgico. Al termine del suo percorso, è giunto a considerare le parole oscure della lingua greca come oscurate nella loro genuina etimologia da complessi sviluppi fonetici come assimilazioni, dissimilazioni, aplologie, metatesi, aferesi e via discorrendo. Tuttavia Verhasselt nella sua discussone riporta un'interessante etimologia pelasgica di Van Windekens, rimasta nel Dictionnaire étyologique:
σοφός "sapiente, intelligente"
IE *sup-, grado ridotto di *swep- / *swop- "dormire"
Questa trovata si fonda sull'idea della sapienza ottenuta come ispirazione tramite il sogno, assai comune nell'antichità. Ciò che rende questo etimo poco credibile è un fatto molto semplice: in greco si trova anche un altro elemento di sostrato collegato a σοφός, ossia σαφής "chiaro, facile, distinto" (donde l'avverbio σάφα "chiaramente, facilmente, in modo distinto"), che non può risalire alla radice indoeuropea citata, per motivi fonetici. Le possibilità di imbattersi in allucinazioni cognitive è elevatissima quando si gioca col rumore di fondo dell'Antichità defunta.
La teoria anatolica
Nel 1980 Leonard R. Palmer ha trattato lo spinoso problema della preistoria della lingua greca nel suo lavoro The Greek Language. La sua idea portante era quella dell'identificazione del sostrato pre-greco con la lingua luvia. Il fondamento principale consisteva nell'identificazione dei suffissi -νθ-, -σσ- / -ττ- e -υννα con importanti suffissi anatolici: -anda / -wanda, -ašša e -unni- rispettivamente. Quest'ultimo suffisso deriva da una protoforma -*uwan-, contratta in -unni- in luvio, mentre in hittita si è evoluta in -uman-, -umana-, -umna-, -umma. Anche il suffisso -umn- è ben noto nella toponomastica ellenica, così Palmer ne dedusse che vari dialetti anatolici fossero parlati sul territorio. Potremmo aggiungere due toponimi di cui ci è comprensibile anche la radice:
1) Παρνασσός (Parnaso), che corrisponde alla perfezione al toponimo luvio Parnaššaš (derivato da parna- "casa");
2) Πήδασος (Pedaso), che corrisponde alla perfezione al toponimo luvio Petaššaš (derivato da pata- "piede").
Non è difficile comporre una lista di parole greche che hanno corrispondenze anatoliche, ma risulta evidente che si tratta di prestiti, spesso risalenti a lingue della Mesopotamia.
Ἀπόλλων "Apollo" : hittita Appaliunaš
δέπας "tazza; vaso" : luvio geroglifico tipaš "cielo; tazza"
(cfr. hittita nēpiš "cielo; tazza")
ἐλέφᾱς "elefante" : hittita lahpa- "elefante; avorio"
(a sua volta da una lingua semitica)
κύανος "verderame" : hittita kuwanna- "rame", luvio kuwanza- id.
(a sua volta dal sumerico)
κύμβαλον "cembalo" : hittita huhupal- "strumento a percussione
in legno"
κύμβαχος "elmo" : hittita kupahi- "coprcapo"
μόλυβδος "piombo" : lidio mariwda(ś)- "scuro"
ὄβρυζα "crogiolo" : hittita huprušhi- "vaso"
τολύπη "gomitolo, palla di lana" : hittita taluppa- "zolla, gleba",
luvio cuneiforme taluppa-, taluppi- id.
Le idee di Palmer sono state riprese agli inizi del nostro secolo da Margalit Finkelberg (Università di Tel Aviv), nel suo lavoro Greeks and Pre-Greeks (2005). L'autrice lamenta questo fatto: le lingue dell'Asia Minore, che erano inizialmente considerate non indoeuropee, sono state infine ricondotte all'indoeuropeo, mentre l'etrusco, il lemnio, il retico e il sostrato pre-greco continuano dal mondo accademico mainstream ad essere considerati non indoeuropei. Resta il fatto che la teoria anatolica non ha portato grandi frutti sul piano dell'intelligibilità del lessico pre-greco e della toponomastica, non andando molto oltre le identificazioni di pochi suffissi.
La teoria egea
La teoria egea ha il suo precursore nella teoria del sostrato mediterraneo. Il postulato fondante era che il pre-greco fosse una lingua non indoeuropea e non semitica, che si estendeva su larga parte del Mediterraneo. La tesi di dottorato di Eduard J. Furnée (Università di Leida), Die wichtigsten konsonantischen Erscheinungen de Vorgrieschischen (1972) è la pietra miliare: un volume ponderoso costato ben venti anni di lavoro, in cui sono analizzate 4.000 parole, tratte dal dizionario greco di H. G. Liddell e R. Scott, integrate con il lessico di Esichio.
Questi sono i criteri usati per l'attribuzione di un lemma al sostrato preindoeuropeo:
1) Occorrenza di certe variazioni fonetiche;
2) Mancanza di una buona etimologia indoeuropea;
3) Uso di certi suffissi e aree semantiche (es. parole tecniche o affettive).
Queste sono le più importanti variazioni fonetiche riscontrate:
1) Variazione tra occlusive sorde, sonore e aspirate;
2) Variazione tra occlusive labiali e μ, tra occlusive labiali (o μ) e ϝ, e tra occlusive dentali e σ(σ), ζ (assibilazione);
3) Inserimento di consonanti:
- nasale secondaria davanti a occlusiva (nasalizzazione);
- σ secondaria prima di occlusiva velare o dentale (all'interno di
parola);
- inserimento di λ o ρ prima di consonante;
- dentale secondaria dopo occlusiva labiale o velare;
- inserimento di dentale prima di consoante velare o labiale;
- s secondaria dopo di occlusiva labiale (π/β/φ ~ ψ);
- inserimento di λ o ρ dopo occlusiva (all'interno di parola).
Nella prima appendice, l'autore analizza le variazioni vocaliche nelle voci pre-greche e i fenomeni di protesi vocalica, anaptissi, sincope.
Nella seconda appendice, sono menzionate le seguenti variazioni che non erano state discusse a fondo nel suo lavoro:
1) Variazione tra consonante singola e geminata;
2) Variazione tra liquide (λ ~ ρ) e variazione tra dentali (inclusa ν) e liquide;
3) Variazione tra velari, labiali (inclusa μ) e dentali; tra μ e ν;
4) Doppioni con e senza σ iniziale prima di occlusive e μ (s mobile)
5) Doppioni con e senza κ/γ, τ/θ/δ, ν o λ prima di vocale;
6) Metatesi.
Oltre a connettere tra loro le parole elleniche prive di etimologia indoeuropea, Furnée ha tentato di trovare loro paralleli in altre lingue problematiche (basco, proto-hattico, hurritico, urartaico, lingue caucasiche, burushaski, etc.), pur astenendosi dal prendere posizione sulla precisa parentela genetica del pre-greco. Importanti contnuatori dell'opera di questo pioniere sono stati Raymond A. Brown (Evidence for Pre-Greek Speech on Crete from Greek Alphabetic Sources, 1985), Robert S. P. Beekes e Frans B. J. Kuiper.
Per un approfondimento della fonologia del sostrato pre-greco rimando al mio articolo:
NOTE SUL LAVORO DI BEEKES
Si tratta di un filone di ricerca completamente nuovo, che connette il pre-greco alle lingue kartveliche, ossia sud-caucasiche (es. georgiano). Somiglianze tra il kartvelico e l'indoeuropeo sono state notate da lungo tempo: molti linguisti le considerano le isoglosse lessicali come presiti dall'indoeuropeo al kartvelico. Per contro, i propolenti della teoria kartvelica sono dell'idea che il flusso sia nella direzione inversa. Tutto è partito da un articolo del 1969 di Rismag Gordeziani, da cui E. J. Furnée ha preso ispirazione, divenendo il fondatore di questa teoria. Le critiche sono fondate soprattutto sulla nostra limitata conoscenza della diacronia delle lingue kartveliche. Furnée non si è scoraggiato e ha elaborato una ricostruzione innovativa della lingua proto-kartvelica, rinvenedo corrispondenze fonetiche regolari col materiale preindoeuropeo presente in greco. Si può a titolo di esempio segnalare la connessione tra il greco δαύω "io dormo" e il georgiano dev-, dv-, d- "giacere". Non si deve per questo credere che Furnée abbia rinnegato i suoi importanti lavori sul sostrato egeo: egli è infatti giunto a supporre l'esistenza di due diversi sostrati, di cui uno mediterraneo (chiamato anche tirrenico) e l'altro kartvelico. Importante è anche la considerazione dell'esistenza di rami occidentali del sostrato tirrenico, non kartvelico, che emergono come sostrati nelle lingue romanze e nelle lingue germaniche. Conto di approfondire gli studi di Furnée, di farne una review e di pubblicarne approfondimenti, pur consapevole di tutte le criticità presentate dalle lingue kartveliche.
Punti che rimangono aperti
Questo è un elenco di problemi tuttora sub iudice, alle quali urge una soluzione non ambigua:
1) parole pre-greche che mostrano parallelismi in IE;
2) fonologia del pre-greco;
3) morfologia del pre-greco;
4) interpretazione delle variazioni fonetiche descritte da Furnée;
5) unità del pre-greco.
Sono incline a ritenere che alcune parole con parallelismi indoeuropei siano davvero prestiti remoti da qualche lingua scomparsa, integrati nel sostrato egeo, mentre altre saranno invece affette da false etimologie. Ad esempio, l'etimologia proposta da Georgiev per ἀσάμινθος "vasca da bagno" ha l'aria di essere il prodotto di un'allucinazione cognitiva. L'analisi della supposta protoforma IE *ak'men-to-s è certamente errata, dato che il suffisso -ινθο- - che si ritrova in moltissime altre parole - prova che la segmentazione corretta è ἀσάμ-ινθ-ος e non *ἀσάμιν-θ-ος. Inoltre il significato antico e centrale del presente vocabolo non è affatto detto che abbia a che fare con la pietra: potrebbe invece essere connesso al concetto di lavare o simili, il che invaliderebbe all'istante ogni speculazione brugmanniana. Insistendo con la ricerca di un'origine indoeuropea delle parole del sostrato pre-greco, si arriva ad inoltrarsi in una palude: per quanto si possano fissare regole fonologiche, si scopre che non possono essere generali, né è possibile risolvere ogni difficoltà invocando variazioni regionali. Basti considerare l'esempio di πύργος "torre", di cui esiste la variante φύρκος, ovviamente non considerata da Georgiev. Come Verhasselt fa notare, solo raramente gli studiosi hanno considerato la possibilità della contemporanea presenza di elementi indoeuropei e non indoeuropei nel materiale pre-ellenico: mi sento di dire che una simile partigianeria sia lontana dal vero spirito della Scienza e causata dalla deleteria impostazione di certi neogrammatici, che reputano le lingue indoeuropee come "moralmente superiori" alle altre e prive per necessità ontologica di qualsiasi commisitione con elementi estranei.