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domenica 20 agosto 2023

ALCUNE CONSIDERAZIONI SULLE PAROLE POLIREMATICHE

Vorrei ora porre l'attenzione su un insidioso problema che ostacola in modo significativo l'apprendimento delle lingue. 
Una parola polirematica è un gruppo di parole che funziona come una singola unità di significato, ossia come un singolo lessema. Il suo significato, che è specifico e autonomo, e non è la semplice somma delle componenti. 
Sinonimi:
    unità polirematica,
    locuzione polirematica 
    polirematica 
Etimologia: dal greco πολύς (polýs) "molto" e ῥῆμα (rhêma) "parola".
Sinonimi meno comuni: 
    lessema complesso
    parola complessa
    parola sintagmatica
    unità lessicale superiore 
Traduzioni in inglese:
    phraseme,
    set phrase,
    fixed expression
    idiom
    multiword expression  
Traduzioni in tedesco: 
    Phraseologismus,
    Phrasem
    Idiom 
Traduzioni in francese: 
   phraséologie
   unité phraséologique
   phraséologisme
   phrasème     

Se pochi ne hanno sentito parlare, è perché la scuola insegna più che altro bullismo e politica. Eppure simili formazioni non possono essere trascurate, perché sono innumerevoli e pervasive.

Classificazione delle parole polirematiche ed esempi: 

i) nome polirematico: 
   aglio olio e peperoncino,
   anima gemella
   avvocato del diavolo,
   benzina senza piombo,
   camera a gas
   carta di credito
   cartoni animati
   casa di cura
   conferenza al vertice
   dato di fatto,
   ferro da stiro
   festa in costume,
   festa in maschera,
   fine settimana
   gomma per cancellare,
   guardia del corpo
   luna di miele
   macchina da scrivere,
   manna dal cielo,
   permesso di soggiorno
   scala mobile,
   tavola rotonda
   vuoto a rendere,
   etc. 
ii) aggettivo polirematico: 
   a caldo,
   acqua e sapone
   a rate
   bianco e nero,
   bianco sporco,
   buono a nulla
   chiavi in mano
   fuori stagione
   in bianco
   rosa pallido,
   rosso ruggine,
   senza arte né parte,
   senza infamia e senza lode,
   terra terra
   usa e getta
   vero e proprio
   etc. 
iii) pronome polirematico: 
   chissà cosa
   il tal dei tali,
   lo stesso
   noi altri
   noi stessi
   qualche cosa
   questo e quello,
   etc.
iv) verbo polirematico: 
   avere le mani bucate,
   buttare via
   dare retta
   dare una mano
   essere di guardia,
   fare acqua
   fare luce
   farla franca
   farsela addosso,
   farsela sotto,
   mettere in moto,
   mettere le corna
   portare avanti
   prendere piede,
   rendere conto
   rendersi conto
   volere bene
   volersi bene,
   etc.
v) avverbio polirematico: 
   alla mano
   avanti e indietro
   così così
   culo a terra,
   di male in peggio,
   di punto in bianco
   mani in alto
   meno male
   pancia all'aria,
   su e giù
   etc.
vi) preposizione polirematica: 
    assieme a
    nell'arco di,
    per quanto concerne
    quanto a
    riguardo a
    etc.
vii) congiunzione polirematica: 
   dal momento che,
   fermo restando che,
   in quanto,
   nella misura in cui,
   prima che
   etc. 
viii) interiezione polirematica: 
    apriti cielo,
    buonanotte al secchio
    in bocca al lupo
    per carità,
    santo cielo
    etc. 
   N.B.
   Le bestemmie sono tipicamente polirematiche!

Rigidità strutturale

Le unità polirematiche sono oggetti complessi, anche se di rado il parlante medio ne è consapevole. Sono particolarmente rigide, sia a livello semantico che sintattico. In particolare valgono le seguenti proprietà:  

- non è tollerata la sostituzione di componenti con sinonimi;  
- non è tollerata la frapposizione di elementi estranei;
- non è tollerata la dislocazione, né altro tipo di cambiamento d'ordine deio componenti; 
- non è tollerata la pronominalizzazione dei componenti.

Per approfondimenti sulla classificazione, si rimanda all'articolo di Francesca Masini (2011) sull'Enciclopedia dell'Italiano:


Va segnalato che esiste un fortissimo tabù nei confronti della violazione delle regole sopra enunciate. Chi sbaglia una parola polirematica o cerca di apportarvi variazioni indebite, è colpito da stigma sociale, come se avesse la lebbra, come se si presentasse in pubblico col volto imbrattato di escrementi.

Analizziamo in dettaglio alcuni notevoli esempi di rigidità strutturale, spingendo tale caratteristica fino alle estreme conseguenze:

1) avvocato del diavolo 
Significato: "chi porta argomenti contrari a quelli auspicati"; "chi ha sempre da ridire su tutto" 
Significato originale: "promotor fidei, incaricato di portare argomenti per mettere in discussione virtù e miracoli di un candidato alla canonizzazione" 
Fraseologia: fare l'avvocato del diavolo

Il tentativo di sostituire con sinonimi uno o entrambi i membri produce esiti ridicoli. 
Non si può dire: 
  *avvocato del demonio 
  *avvocato di Satana 
  *leguleio del diavolo 
  *azzeccagarbugli del diavolo  
  etc.

Non si possono inserire aggettivi tra "avvocato" e "diavolo". Non si può dire: 
 *avvocato abile del diavolo
 *avvocato astuto del diavolo

Si può tuttavia preporre l'aggettivo all'unità polirematica: 
 un abile avvocato del diavolo 
 un astuto avvocato del diavolo

L'impossibilità di dislocazione è palese. Nessuno si sognerebbe di pronunciare frasi come questa: 
 *Quello del diavolo è l'avvocato più astuto.  

2) camera a gas 
Significato: "strumento di esecuzione o di sterminio in cui i condannati vengono asfissiati col gas".

Il tentativo di sostituire con sinonimi uno o entrambi i membri produce esiti ridicoli. 
Non si può dire: 
  *stanza a gas  
  *stanzino a gas  
  *gabinetto a gas 
  *camera a esalazioni 
  etc.

Non si possono inserire aggettivi tra "camera" e "gas". Non si può dire: 
  *una camera grande a gas 
  *una camera letale a gas 
  *una camera micidiale a gas

Non si possono dislocare i componenti. Non si può dire: 
 *È a gas quella camera? 
 *Quella a gas era la camera che il Caporale di Braunau considerava il modo migliore di risolvere i problemi. 


3) casa di cura 
Significato: "luogo di residenza per persone che necessitano assistenza costante"
Sinonimi: casa di riposo

Il tentativo di sostituire con sinonimi uno o entrambi i membri produce esiti ridicoli. 
Non si può dire: 
  *palazzo di cura 
  *edificio di cura 
  *costruzione di cura 
  *casa di assistenza  
  etc.

Per contro, "casa di cura" e "casa di riposo" sono sinonimi anche se le parole "cura" e "riposo" non lo sono affatto.

Dovendo aggiungere un aggettivo, si hanno difficoltà quasi insormontabili. Non si può inserire l'aggettivo tra le parole "casa" e "cura"
Non si può dire: 
  *casa spaziosa di cura 
  *casa accogliente di cura 
  *casa efficiente di cura 
  etc. 

In alcuni casi si può sempre risolvere il problema preponendo l'aggettivo alla parola "casa"
Si può dire: 
  una buona casa di cura 
  una spaziosa casa di cura 
  un'accogliente casa di cura 
  un'efficiente casa di cura 
  etc. 

In ogni caso non si sentono molto spesso formazioni di questo genere, anche se di per sé non sono errate. 
Non sempre posporre l'aggettivo è una buona idea, perché potrebbe intendersi che possa essere riferito a "cura" anziché a "casa"

Stona dire: 
  una casa di cura spaziosa 
  una casa di cura accogliente 
  una casa di cura efficiente 

Tuttavia non sussiste il problema se si usa un intensivo formato con "molto":
  una casa di cura molto spaziosa 
  una casa di cura molto accogliente 
  una casa di cura molto efficiente 

4) far morire
Significato: "indurre turbamento (in genere erotico)"
Polirematiche di significato analogo: 
  far impazzire 
  far perdere la testa

Non è possibile sostituire questi verbi con altri sinonimi: 
  uccidere 
  ammazzare 
  far crepare 
  fare schiattare
  rendere demente 
  portare alla follia;
  decapitare 
  etc. 

Esempi di fraseologia: 
Quella ragazza si mette in minigonna e fa morire gli uomini. 

Variante ammessa: 
Quella ragazza si mette in minigonna e fa impazzire gli uomini. 

Non si può dire: 
Quella ragazza si mette in minigonna e uccide gli uomini.
etc.

In una frase di altro genere, che non includa un'unità polirematica, non si può usare "far morire" come sinonimo di "fare impazzire"! In altre parole, non vale la proprietà transitiva. 

Esempio:
  un veleno per far morire i topi 

Non si può sostituire la frase con le seguenti:  
  *un veleno per fare impazzire i topi 
  *un veleno che decapita i topi 

5) solo come un cane 
Significato: "in condizione di solitudine profonda, assoluta"

Se un uomo è solo come un cane, nulla da ridire. Ma cosa succede se a sentirsi così sola è una donna? Ebbene, bisogna dire così:
Quella donna è sola come un cane

Non si può dire:
*Quella donna è sola come una cagna. 

Pure mi è capitato di sentire una frase simile, "M. si sente sola come una cagna", pronunciata da qualcuno che non comprendeva la natura delle unità polirematiche e cercava a tutti costi la concordanza del genere delle parole. Questo errore ha pietrificato tutti i presenti, in particolar modo le donne: è stato considerato una grave gaffe, perché la parola "cagna", al pari di "vacca", è considerata un sinonimo di "prostituta".

6) topo di biblioteca 
Significato: "appassionato di libri", "avido lettore di libri"

Il tentativo di sostituire uno o entrambi i membri con sinonimi produce esiti ridicoli.
Non si può dire: 
  *sorcio di biblioteca
  *ratto di biblioteca 
  *roditore di biblioteca 
  *topo di libreria 
  etc.

Non si possono dislocare i componenti. Non si può dire: 
  È di biblioteca quel topo? 

Non si possono nemmeno produrre negazioni elaborate. 
Si può dire: 
   Non è un topo di biblioteca.  
Non si può dire: 
   Quel topo non è di biblioteca. 
 
La complessità delle moltissime unità polirematiche usate nella lingua italiana è incredibile: per approfondire bene l'argomento, sarebbe necessario trattarle una per una - impresa impossibile, dato che non basterebbe un'enciclopedia. 

Utilizzo di lessemi peculiari

Alcune parole ricorrono soltanto o quasi soltanto in contesti limitatissimi, come una particolare unità polirematica. Non hanno praticamente altro impiego nella lingua.
Esempi: 

1) attesa spasmodica 
Significato: "attesa nell'angoscia e nell'ansia"

Nel linguaggio corrente, l'aggettivo spasmodico "angoscioso", "straziante", "lancinante" non si usa praticamente mai in contesti diversi. Ricordo un critico letterario che, parlando in una trasmissione televisiva, si lamentava dell'uso sclerotizzato e stereotipato di decine e decine di parole, tra le quali proprio "spasmodico". In realtà esistono attestazioni di uso con sostantivi diversi: 

ansia spasmodica
nervosismo spasmodico

ricerca spasmodica
tensione spasmodica

Ho trovato anche menzione di una frase in cui c'è inversione dei membri:

una spasmodica attesa

Con ogni probabilità le cose sono andate così: in origine la locuzione "attesa spasmodica" non era un'unità polirematica, anche se in seguito ha finito con diventarlo.
Non si può dire: 
 *Oggi mi sento spasmodico.
 *Il comportamento di quella donna è spasmodico. 

L'aggettivo spasmodico "caratterizzato da spasmo" appartiene al linguaggio medico e si riferisce a una contrattura dolorosa - per l'appunto a uno spasmo
Sinonimo medico: spastico 
Derivati: spasmodicamente 
Nota:
L'avverbio è documentato nell'opera Gadda, in cui si parla di una tipa che era spasmodicamente ghiotta di gorgonzola.

2) avere il batticuore 
Significato: "essere ansioso, trepidante"
(far) venire il batticuore
Significato: "provocare ansia o trepidazione"

Nel linguaggio corrente il termine batticuore non ricorre altrove ed è formato chiaramente da battere + cuore. Raffaella Carrà in una canzone cantava "Cuore, batticuore". La traduzione medica è tachicardia.

3) in un battibaleno 
Variante: in un baleno 
Significato: "all'istante" 

Il termine battibaleno non ricorre altrove ed è formato chiaramente da battere + baleno. A sua volta, anticamente la parola baleno era usata come sinonimo di lampo. Oggi è da considerarsi obsoleta. 

4) stare a galla
  rimanere a galla 
Significato: "non affondare"
  venire a galla 
Significato: "emergere" 

Che cos'è la galla? L'ho appreso fin da bambino, avendo la passione dell'entomologia: la galla è un'escrescenza leggerissima, simile a una pallina, che si forma sulle foglie o sulle gemme di certe piante a causa dell'azione di insetti o di patogeni. Questa parola può anche indicare una minuscola vescica che compare sulla pelle, soprattutto in seguito a una scottatura. 
Il problema è che nessuno usa il termine "galla" nel linguaggio comune: la sua natura è soltanto tecnica. Moltissimi ne ignorano persino l'esistenza al di fuori delle polirematiche riportate.
Derivati: galleggiaregalleggiantegalleggiamento   

5) tirare le cuoia 
Significato "morire" 

Il termine cuoia non è usato altrove. Deriva da un antico plurale di cuoio, nel senso di "pelle". Come altri plurali in -a (es. budella, ginocchia, fondamenta, etc.), spesso in senso collettivo, è una genuina sopravvivenza dell'antico neutro plurale latino (corium, plurale coria). Non quindi è del tutto vero che la lingua italiana non abbia il genere neutro.

Il tentativo di sostituire con sinonimi uno o entrambi i membri produce esiti ridicoli. 
Non si può dire: 
 *tirare il cuoio 
 *tirare la pelle
 *tirare le pelli

Nessuna pronominalizzazione è ammissibile. Non si può dire:
  *Le cuoia sono state tirate da A.
  *Cosa ha tirato A.? Le cuoia.

Alcuni casi bizzarri 

Sono classificati come polirematiche alcuni segmenti che si trovano soltanto in formule fisse, che sono a loro volte unità polirematiche più complesse.

1) acqua e sapone 
Significato: "che non usa trucco"

L'aggettivo polirematico acqua e sapone ha una particolarità. È usato soltanto nelle seguenti locuzioni: 
  ragazza acqua e sapone 
  bellezza acqua e sapone 
  fascino acqua e sapone 
  sensualità acqua e sapone

Quindi si può dire che "ragazza acqua e sapone", "bellezza acqua e sapone" e simili siano a loro volta diversi nomi polirematici. Non si può infatti dire *donna acqua e sapone - o comunque non si dice; non si dice nemmeno *moglie acqua e sapone, *figlia acqua e sapone, etc. 
Per il resto, non si possono invertire i membri che compongono l'unità "acqua e sapone". Non si può dire: 
  *sapone e acqua 

Non si possono usare sinonimi. Non si può dire:
 *acqua e detergente

Un esempio notevole di fraseologia: 
"Valentina Nappi è una ragazza acqua e sapone."
(Massimo Boldi) 

Questo però non basta. Non si possono praticare inserimenti tra nomi come "ragazza" e "acqua e sapone". Non si può dislocare "acqua e sapone" anteponendolo a "ragazza".  
Non si può dire: 
 *Valentina Nappi è una ragazza bellissima acqua e sapone.
 *È acqua e sapone una ragazza bellissima come Valentina Nappi.

Tutto ciò dimostra in modo incontrovertibile quanto intendo affermare: "acqua e sapone", che tecnicamente è un aggettivo polirematico, non ha un'esistenza autonoma.

2) chiavi in mano 
Significato: "con disponibilità immediata" (detto di immobile, servizio, etc.) 

L'aggettivo polirematico chiavi in mano ha una particolarità. È usato soltanto in un numero limitato di locuzioni tecniche, tutte stereotipate: 
   acquisto chiavi in mano 
   contratto chiavi in mano 
   fornitura chiavi in mano
   ristrutturazione chiavi in mano 
   servizio chiavi in mano
   vendita chiavi in mano 
   etc. 

Quindi si può dire che "acquisto chiavi in mano", "contratto chiavi in mano", "vendita chiavi in mano" e simili siano a loro volta diversi nomi polirematici. 

3) richiesta estorsiva 
Plurale: richieste estorsive
Significato: "pressione o costrizione a pagare una certa somma per ottenere qualcosa"

Il nome polirematico richiesta estorsiva ha una particolarità: è usato spesso nella seguente locuzione: 
  accanimento delle richieste estorsive 

Quindi si può dire "accanimento delle richieste estorsive" sia a sua volta un nome polirematico. In realtà, questo è a sua volta parte di una frase fatta: 
 cedere al ricatto comporta l'accanimento delle richieste estorsive

Questa è una sacrosanta verità, più volte enunciata dall'Ispettore Derrick, che purtroppo la gente ignora con pervicacia.

Il ragazzo che parlava per frasi fatte

Andrea B., che era un ragazzo grassoccio dai capelli fulvi, una volta mi stupì dicendo queste cose: 

"Io parlo per frasi fatte. Uso soltanto frasi fatte. Tutto quello che dico è una frase fatta. Anche ciò che sto dicendo adesso. Dire "parlo per frasi fatte" è a sua volta una frase fatta." 

Andrea B. aveva qualcosa di inquietante. Era kafkiano! Riusciva a trasmettermi un'angoscia totalizzante, come certi cartoni animati prodotti in Unione Sovietica. Come l'Arte Panica. Peccato che tanto genio sia stato sprecato, e tutto per colpa dello stramaledetto sistema scolastico! 

Unità polirematiche estinte 

Con grande sorpresa, si scopre che nella lingua italiana di un tempo, esistevano moltissime polirematiche che oggi non sono più usate. Spesso non sono nemmeno conosciute dal parlante medio e necessitano di traduzione. Nel dizionario storico TLIO - Tesoro della Lingua Italiana delle origini si trova una Tabella delle polirematiche. Ecco il link:


Questo è un piccolissimo campionario: 

a buonissima otta 
a commendazione di 
beccume montanine 
bene odorifero 
cacca di occhi 
cantare il paternostro della bertuccia
dimettere in bonaventura 
gente radunaticcia 
gettare alcun sospiretto 
ingrassare gli ombelìcoli 
ingrassare il porco di Sant'Antonio 
intorcere come fuso in rocca 
intra greco e tramontana 
letto generativo
letto sposereccio 
luogo disonesto di femmine 
melone asinino 
membri belli e giovanili 
pisciare maceroni 
puttana palese 

Persino nel Web può risultare molto difficile reperire l'esatto significato di polirematiche come "ingrassare gli ombelìcoli"
Può essere utile esplorare il Glossario delle frasi fatte di Wikipedia: 


Origine delle polirematiche 

A volte è sufficiente una canzonetta per formare nuove unità polirematiche. Ecco qualche esempio: 

alle falde del Kilimangiaro 
ballare sul mondo 
pensare positivo 
sul cocuzzolo della montagna

In alcuni casi, l'uso è diventato comune, come "pensare positivo", mentre non ci si aspetta che qualcuno inserisca in un suo discorso "sul cocuzzolo della montagna" (però non è impossibile, una volta mi è capitato si sentirlo).
Altre volte a sclerotizzarsi è una battuta di un personaggio importante, di un politico o di un guitto. Il lessico politichese è formato in larga misura da polirematiche particolarmente opache. Eccone alcuni esempi:  

compromesso storico,
convergenze parallele, 
crescita negativa

danno collaterale
discesa in campo,
gestione dei migranti
patto del Nazareno,
pericolo fascismo,
rivoluzione liberale
seconda repubblica,
sostituzione etnica,
tagli strategici nella forza lavoro,
una tantum,
etc.

Tra le interiezioni polirematiche di origine politica e non troppo remota, si nota questa: 

Piove, governo ladro! 

Il suo uso è tipicamente satirico e documentato in opere di vari autori (es. Antonio Gramsci).

Problemi di traduzione

Nella massima parte dei casi non è possibile tradurre in modo letterale una parola polirematica in un'altra lingua. 

Italiano: mettersi nei panni di qualcuno 
Inglese: to be in someone's shoes 
  (lett. "essere nelle scarpe di qualcuno")

La traduzione di una polirematica non è necessariamente a sua volta una polirematica. Questo è un esempio in cui una polirematica italiana si traduce con un composto in inglese e in tedesco:

Italiano: topo di biblioteca 
Inglese: bookworm 
Tedesco: Bücherwurm

Occorre comprendere che le unità polirematiche sono come le parole semplici: vanno imparate di conseguenza. La scuola non produce né insegna elenchi di polirematiche, come invece dovrebbe. Si arriva così a tentativi patetici di traduzione letterale da parte di studenti "gnè gnè gnè", convinti che tutte le lingue del mondo siano perfettamente sovrapponibili. 

mercoledì 28 giugno 2023

IL MISTERO DELLA CONVERSIONE DI VITICHINDO E DELLA SUA MORTE

Vitichindo (Widukind), nato in Vestfalia nel 730 circa e morto a Enger tra l'804 e l'812, fu un eroico condottiero dei Sassoni di Germania che si oppose con immenso valore a Carlo Magno e alla sua campagna di cristianizzazione forzata. Eppure, dopo una resistenza accanita durata molti anni, dopo molte imprese, è riportato che Vitichindo accettò di essere battezzato, cosa che avvenne nell'anno 785 nella residenza reale di Attigny, nelle Ardenne, essendo stato lo stesso Carlo Magno suo padrino. Qui subentra un grave problema. Da quell'evento in poi, di Vitichindo si perde qualsiasi traccia. Com'era logico attendersi, da allora il nobile sassone non partecipò più ad alcuna azione anticristiana e si astenne dall'avere contatti con i rivoltosi. Tuttavia resta qualcosa di inspiegabile. Nessun contemporaneo di Vitichindo ha scritto qualcosa sulla sua vita dopo il suo battesimo. Niente fonti, niente notizie. 


In sintesi, cosa ne è stato di Vitichindo? Perché è sparito nel nulla? Si possono ipotizzare diverse versioni dei fatti, per necessità tra loro contrastanti e sospette di essere contaminate da motivazioni politiche e religiose. Nel corso dei miei studi, ho raccolto qualcosa che propongo in questa sede:  
1) Vitichindo, convertito o meno, sarebbe stato rinchiuso in un monastero e impossibilitato ad uscire (Althoff, 1983). Non bisogna dimenticare che era una tradizione dei sovrani Franchi rinchiudere gli avversari politici in ambienti monastici, per liberarsi di loro in via definitiva. Non era una cosa leggera e di poco conto: era come seppellirli vivi! Peccato che gli studi di Althoff non abbiano portato alcun risultato concreto ai ripetuti tentativi di identificare l'abbazia in cui Vitichindo sarebbe stato rinchiuso.  
2) Vitichindo si sarebbe convertito in seguito a un miracolo eucaristico. Stando al resoconto, il condottiero sassone si era travestito da mendicante per spiare un sacerdote nell'atto di officiare dell'Eucarestia e di somministrarla ad alcuni soldati franchi: avrebbe  quindi visto nell'ostia la figura di un bambino bellissimo, che finiva in bocca ad ogni partecipante - ad alcuni con gioia, ad altri con ripugnanza e solo dopo costrizione. Riconosciuto da una malformazione ossea ad alcune sue dita, il sassone era stato catturato e avrebbe spiegato l'accaduto ai suoi carcerieri e all'Imperatore, destando in tutti grande impressione. Avrebbe quindi rinunciato all'adorazione degli idoli, chiedendo di ricevere il battesimo. In seguito si sarebbe dedicato a diffondere il Cristianesimo tra i Sassoni, a costruire nuove chiese e a restaurare quelle già esistenti, tanto da acquisire fama di santità. Questo racconto è riportato da Martin von Cochem in Cochem's Explanation of the Holy Sacrifice of the Mass (1896, pagg.), che menziona come unica fonte Albertus Krantius, ossia lo storico Albert Kranz (Amburgo, 1450 - 1517). Sembrano i deliri mistici di un pazzo di DioLa Chiesa Romana ha fatto di tutto per propalare questa versione, dichiarando il sassone Beato. Questa tradizione fissa la data della morte del "Beato Wittikund di Vestfalia" il 7 gennaio 810. Infatti la sua festa è proprio il 7 gennaio. 
3) Vitichindo, in seguito al battesimo, avrebbe ricevuto un trattamento onorevole alla corte di Carlo Magno, vivendo da vassallo o da funzionario, senza alcun ruolo di rilievo nelle vicende politiche della sua terra d'origine (Reuter, 1991). Secondo la Vita Liudgeri, avrebbe accompagnato Carlo Magno in una sua campagna militare contro il capo degli Slavi Veleti, Dragovit. 
4) Secondo la Kaiserchronik (circa 1152 - 1165), documento scritto in medio alto tedesco, Vitichindo sarebbe stato ucciso da un cognato dello stesso Carlo Magno, Geroldo di Baar (noto anche come Geroldo di Vintzgau); questa versione è attestata molto dopo gli eventi e non ha alcun riscontro, cosa che la rende molto sospetta. Se fosse vera, Vitichindo sarebbe dovuto morire prima del 799, dato che in quello stesso anno morì Geroldo. Invece l'anno di morte del sassone è indicato come l'807. Questa tradizione è particolarmente insistente in siti del Web di lingua tedesca. Ho reperito un altro dettaglio: Vitichindo sarebbe morto in una battaglia contro gli Svevi ("Der Sage nach fiel er 807 im Kampf gegen die Schwaben"), guidati per l'appunto dal Duca Geroldo. Quindi non si sarebbe trattato di una lite a corte. Mi sembra tutto piuttosto inverosimile, con ogni probabilità si fonda solo su un'oscura leggenda popolare. 

Come si può constatare, la confusione imperversa. Qua e là si raccolgono dettagli erratici e spesso incongruenti, che sembrano nascere da generazione spontanea. Compaiono anche incroci tra leggende diverse. Ecco un esempio: 

Christliche Legenden berichten von seinem Leben, das bis 807 gedauert habe. Kaiser Karl wandelte demnach in Folge der Taufe Widukinds Wappentier, das schwarze Ross, in ein weißes Ross um und erhob ihn zum Herzog der Sachsen; er herrschte dann auf der Wallburg Babilonie - heute Ruinen nahe Obermehnen, einem Stadtteil von Lübbecke bei Osnabrück - mild und gerecht, ließ Kirchen bauen und bereicherte sie mit Reliquien. 

"Le leggende cristiane narrano della sua vita, che durò fino all'807. Secondo questa leggenda, dopo il battesimo di Vitichindo, l'Imperatore Carlo cambiò il suo animale araldico, il cavallo nero, in uno bianco e lo elevò a Duca dei Sassoni. Governò quindi la Fortezza Babilonia – oggi ridotta a rovine nei pressi di Obermehnen, un quartiere di Lubecca, vicino a Osnabrück – con dolcezza e giustizia, fece costruire chiese e le arricchì di reliquie."


Etimologia di Widukind 

L'origine dell'antroponimo Widukind è trasparente e non presenta alcun problema: proviene dall'antico sassone widu "legno, bosco", kind "bambino". Entrambe le parole sono di chiarissima origine indoeuropea. Widukind significa "Bambino del Bosco". La semantica mostra la sua provenienza dal patrimonio religioso dell'antico politeismo germanico. In alto tedesco si è avuto l'adattamento Wittekind, ancor oggi usato in tutta la Germania. 

Futili genealogie

Divenuto un simbolo nazionalista, a partire dal IX secolo il leggendario Vitichindo è stato ritenuto un capostipite di diverse stirpi nobiliari della Sassonia. Verso il 1100, è stata costruita per lui una tomba ad Enger (la terra degli antichi Angrivari), supposto luogo della sua morte. Recenti scavi in loco hanno potuto appurare che la sepoltura risale realmente a quell'epoca, anche se i resti contenuti sono quelli di una giovane donna. Falsi storici e fake news imperversavano già nel Medioevo! 
La dinastia degli Ottoni, anche denominata dinastia dei Liudolfingi, fu la casata di Imperatori del Sacro Romano Impero che regnò ininterrottamente dal 963 al 1024 - rivendicando la discendenza da Vitichindo. A quanto è stato accertato, Matilde, moglie del Re Enrico I, era realmente una pronipote dello strenuo avversario di Carlo Magno. La Casa di Billung, alla quale appartenevano diversi duchi di Sassonia, aveva tra i suoi antenati la sorella di Matilde e quindi si univa alle rivendicazioni degli Ottoni. Per il resto, non si è giunti a risultati credibili nella validazione di alberi genealogici che sembrano nati nel mondo dei sogni.  
Molti anni fa, con mio grande stupore, ho appreso che persino i Savoia avrebbero una leggenda famigliare che riconduce la loro stirpe a Vitichindo. In seguito ho letto della famiglia aristocratica Del Carretto, col suo supposto ramo francese de Charette, che vanta questa stessa ascendenza. Seguono i Reali d'Inghilterra e molti altri! Se dovessimo ascoltare le pretese di tutti i nobili europei, scopriremmo che traggono le loro origini nel glorioso sassone. Ritengo che queste siano fole degne di ludibrio. 


Edmund Kiss (Kiß nell'ortografia tradizionale, 1886 - 1960), nazionalsocialista fanatico e pseudoarcheologo ossessionato dalle origini aliene del genere umano, nel 1935 scrisse un dramma violentemente anticristiano, Wittekind der Große, "Vitichindo il Grande". Quest'opera teatrale ha destato violente proteste da parte dei cattolici, perché ha presentato una verità nuda e cruda. Dopo il tremendo massacro di Verden, noto come Bagno di Sangue, il condottiero sul palco dice: "Questo è ciò che hanno fatto i Cristiani: fingono amore e portano omicidi!" 
Ecco il piano diabolico di Carlo Magno, evocato da Kiss col violento linguaggio del razzismo hitleriano su base biologica, tipico della NSDAP: egli avrebbe messo in un campo di concentramento 60.000 ragazze Sassoni, minacciando di farle congiungere a "Ebrei, Mori, Negri, Greci, Italiani e altri Orientali" (sic)! Così Vitechindo, inorridito, avrebbe esclamato: "L'Onore e il Sangue, la salute e l'anima tedesca di 60.000 donne Nordiche valgono bene l'onore di un Duca tedesco".
Purtroppo non sono riuscito a reperire il testo del dramma in lingua originale (immagino che gravi la censura). Faccio notare che l'idea della violenza di massa e della contaminazione del sangue germanico è stata propugnata con particolare ossessione da Julius Streicher, fautore convulsionario della dottrina dell'impregnazione e dell'imbastardimento. 

Una ricostruzione immaginaria 
(ma realistica!)

Vitichindo, travestito da mendicante, viene riconosciuto e catturato dagli armigeri di Carlo Magno, senza tanto clamore. L'eroe sassone viene condotto in una segreta, incatenato e massacrato di botte, alla presenza dell'Imperatore. Nel corso del violentissimo pestaggio, uno degli sgherri franchi assesta un colpo "tecnicamente perfetto", che uccide il prigioniero. Ecco il dialogo che si è formato nella mia mente, avente come protagonisti il Re Carlo (Ther Kuning Karl) e gli armigeri Gerold, Adalbert e Arnulf: 

Gerold: "Merda! È morto!" 
Adalbert: "Adesso nella merda ci siamo dentro fino al collo!" 
Arnulf: "Quelli insorgeranno ancor più violentemente!" 
Gerold: "Sarà considerato un martire!" 
Adalbert: "Lo ripeto: siamo nella merda!" 
Ther Kuning Karl: "Non necessariamente." 
Adalbert: "E come facciamo a uscirne?" 
Ther Kuning Karl: "Possiamo volgere questo incidente a nostro favore. Basta tenere nascosta la sua morte e dire che si è convertito." 
Gerold: "Ma se non lo vedranno più in circolazione, quelli si insospettiranno!" 
Ther Kuning Karl: "Diremo che si è ritirato in un monastero per dedicarsi alle opere pie! Funzionerà. Fiaccheremo il loro spirito ribelle, umiliando il loro onore e i loro duri princìpi!" 
Arnulf: "Sì, potrebbe funzionare!"

Così fu fatto e funzionò. L'inganno funziona ancora oggi! In fondo, se una persona scomoda viene soppressa, poi si può dire di lei tutto quello che si vuole: sarà privata all'istante di ogni diritto di ribattere. 

Conclusioni

1) Un proverbio africano dice: "Tu puoi nascondere il fumo, ma per il fuoco come farai?" 
2) L'Unione Europea dice di ispirarsi a Carlo Magno, elogiandolo per la sua opera e per i suoi "ideali di unificazione". Gli storici e i docenti si inchinano, infilando la lingua nelle emorroidi del Sistema. Diffondono per ogni dove simili idiozie funeste! Vorrei che i 4.500 Sassoni martirizzati a Verden fossero evocati e potessero dire la loro!

sabato 24 giugno 2023


GEMISTO PLETONE E IL NEOPAGANESIMO
RINASCIMENTALE

Il filosofo bizantino Giorgio Gemisto, detto Pletone, in greco Γεώργιος Γεμιστός Πλήθων, Geṓrgios Gemistós Plḗthōn (Costantinopoli, 1355 - Mistra, 1452), fu la causa prima del Rinascimento Italiano ed ebbe un'influenza immensa sulla cultura della sua epoca. Quanti ne hanno sentito parlare? Immagino che siano ben pochi. Io per primo non l'ho mai sentito nominare quando frequentavo la scuola. In genere i docenti parlano del neopaganesimo rinascimentale come di un fatto puramente artistico, privo di una vera causa e di qualsiasi reale valenza religiosa e filosofica. Intendo qui dimostrare in estrema sintesi che quest'idea, diffusa dal sistema scolastico italiano e dal mondo accademico, è erronea,  parziale, semplicistica, ideologica. 
Innanzitutto, fu proprio Gemisto Pletone a riportare in Occidente la conoscenza e lo studio approfondito della lingua greca, che era stata da lungo tempo quasi dimenticata e ridotta a rudimenti. Del resto, gli studiosi del Trecento che si erano occupati della materia, come ad esempio Petrarca e Boccaccio, non avevano ottenuto risultati strabilianti. Cosa d'importanza capitale, il filosofo bizantino permise la conoscenza diretta dei testi in lingua originale di Platone, Plotino e altri neoplatonici. Negli anni 1438-1439 partecipò al Concilio di Ferrara e Firenze, occasione di importanza capitale che gli permise di plasmare l'Umanesimo, diffondendo la sua visione del mondo. Fu determinante la sua influenza su Cosimo de' Medici (Firenze, 1389 - Careggi, 1464), che nel 1462 portò alla fondazione dell'Accademia neoplatonica fiorentina. La rinascita del pensiero neoplatonico in Italia fu un movimento che si oppose al monopolio del pensiero aristotelico e della filosofia scolastica, che avevano da secoli il sostegno dalle autorità ecclesiastiche. 
Senza sapere dell'esistenza e dell'opera di Gemisto Pletone, ci sarebbe impossibile comprendere personalità come Leon Battista Alberti (Genova, 1404 - Roma, 1472), Marsilio Ficino (Figline Valdarno, 1433 - Careggi, 1499), Giovanni Pico della Mirandola (Mirandola, 1463 - Firenze, 1494) e numerosissimi altri. Si arriva infatti a Leonardo da Vinci (Anchiano, 1452 - Amboise, 1519), sommo ingegno che fu descritto dal Vasari come "pitagorico e neoplatonico al punto di non essere cristiano"
Ciriaco Pizzecolli (o de' Pizzicolli), noto anche come Ciriaco d'Ancona (Ancona, 1391 - Cremona, 1452), esploratore e padre dell'archeologia, nutriva un vero e proprio culto per il filosofo bizantino. Così scrisse: 

"Lì (1) trovammo Costantino Dragaš (2), della stirpe reale dei Paleologi, l'illustre despota regnante. E presso di lui facemmo visita a quell’uomo per cui eravamo venuti, insigne, senza dubbio il più dotto tra i Greci nel nostro tempo e anche, direi, per vita, costumi e insegnamenti un filosofo platonico illustre e importantissimo."

(1) A Mistra, nei pressi di Sparta. 
(2) Signore semi-indipendente del Regno di Serbia, satellite frammentario dell'Impero Romano d'Oriente.  

Proprio a Mistra (Mistrà, Mizithra), in una terra in cui fiorì una delle più austere civiltà comparse sul pianeta nei millenni, Gemisto Pletone aveva fondato la sua scuola, da cui si irradiava la sua sapienza ancestrale. Protetto dall'Imperatore Manuele II Paleologo, di cui era personale amico, fu sempre al riparo dalla persecuzione della Chiesa Ortodossa, e in particolare del fanatico Gennadio II Scolario, che non riuscì nel suo intento di farlo imprigionare e processare per eresia. 

Etimologia dello pseudonimo 

Il soprannome del filosofo, Pletone (Πλήθων, Plḗthōn) deriva dal greco πληθύς (plēthýs) "folla", "maggioranza", che è semanticamente affine a γεμιστός (gemistós) "pieno". Si tratta quindi di un dotto gioco di parole, la cui origine è da ricercarsi anche dall'assonanza col nome di Platone (Πλάτων, Plátōn). 


Imitatio Iuliani 

L'intera vita di Gemisto Pletone fu plasmata sull'esempio dell'Imperatore Giuliano il Filosofo, che i Cristiani hanno soprannominato Giuliano l'Apostata. Si riconosce subito nelle idee professate dal dotto di Bisanzio l'impronta del fondatore dell'Ellenismo, che cercò di riformare le tradizioni religiose del mondo antico per contrastare l'irruzione del Cristianesimo. Mi chiedo questo: com'è potuto nascere e svilupparsi un personaggio tanto innovativo e al contempo tanto legato a qualcosa che si pensava morto da molti secoli? Gemisto Pletone nacque a Costantinopoli, con ogni probabilità da una famiglia nobile. Non si conosce il motivo che lo costrinse a trasferirsi, ancora molto giovane, dapprima ad Adrianopoli e in seguito a Mistra. Non si hanno notizie certe, anche se sembra che proprio ad Adrianopoli abbia iniziato i suoi studi esoterici, dedicandosi tra le altre cose alla Cabala. Come si formò e divenne compiuta la sua peculiare visione dell'Universo, considerato il contesto cristiano in cui era immerso? Ha ricevuto le sue idee leggendo qualche testo, elaborando quanto aveva appreso, oppure ha ricevuto un'iniziazione da qualcuno che continuava in linea diretta le idee ellenistiche di Giuliano? La seconda alternativa sembrerebbe piuttosto improbabile, tuttavia non credo di poterla escludere. In fondo sappiamo così poco! 

Il Trattato delle Leggi

Questo è il testo dell'Inno al Sole, contenuto nel Trattato delle Leggi (
Νόμων συγγραφή, Nómōn syngraphḗ), opera di Gemisto Pletone che purtroppo ci è nota soltanto per frammenti: 

Ἄναξ Ἄπολλον, φύσεως τῆς ταὐτοῦ ἑκάστης 
Προστάτα ἠδ' ἡγῆτορ, ὃς ἄλλα τὲ ἀλλήλοισιν 
Εἰς ἓν ἄγεις, καὶ δὴ τὸ πὰν αὐτὸ, τὸ πουλυµερές περ
Πουλύκρεκόν τε ἐὸν. μιῇ ἁρμονίη ὑποτάσσεις 
ύ τοι εκ γ' ὁμονοίης καὶ ψυχῖσι φρόνησιν· 
Ἠδὲ διχην παρέχεις, τα τε δὴ κάλλιστα ἐάων, 
Σὺ δὴ καὶ ἵμερον θείων καλλῶν δίδου αἰὲν,
Ἄναξ, ἡμετέρησι φυχαῖς: ὠὴ παιάν.  

Traslitterazione: 

Ánax Ápollon, phýseōs tẽs tautoũ hekástēs 
Prostáta ēd' h
ēgẽtor, hòs álla tè allḗloisin 
Eis hèn ágeis, kaì dḕ tò pàn autò, to poulymerés per 
Poulýkrekón te eòn, miẽ harmoníē hypotásseis
; 
Sý toi ék g' homonoíēs kaì psykhẽsi phrónēsin 
Ēdè díkhēn parékheis, tá te dḕ kállista eáōn,
Kaì rh' hygíean sṓmasi, kallos t' àr kaì toĩsin;
Sỳ dḕ kaì hímeron theiōn kallõn dídou aièn,
Ánax, hēméterēsi psykhaĩs; ōḕ paián.

Traduzione: 

Apollo Re,
tu che regoli e governi l'identità in tutte le cose,
che stabilisci l'unità tra tutti gli esseri,
che sottoponi alle leggi dell'armonia questo vasto Universo, così vario, così molteplice,
sei anche tu che stabilisci l'accordo tra le anime e generi saggezza e giustizia, i beni più preziosi; 
sei tu che dai salute e grazia ai corpi. 
Perciò ispira sempre le nostre anime con l'amore per le bellezze divine; salve, o Peana.

Purtroppo il testo completo del Trattato delle Leggi è stato fatto distruggere dall'acerrimo nemico del filosofo, Gennadio II Scolario, che nel 1454 divenne Patriarca di Costantinopoli. Ormai nella grande città comandavano i Musulmani, ma il potere che l'ecclesiastico conservava gli permetteva ancora di fare gravi danni. Quanto ci resta del Trattato delle Leggi è consultabile nell'Archivio del Web e liberamente scaricabile: 



Sunto dottrinale

Gemisto Pletone era un convinto sostenitore della necessità di unificare tutte le religioni del mondo in una sola, che era quella Ellenistica. Egli faceva risalire le filosofie di Platone e di Pitagora alla dottrina del persiano Zoroastro, ritenuta il fondamento della Conoscenza Primigenia. Da questa sarebbero discesi in linea diretta, nel corso dei secoli, gli insegnamenti di tutti gli antichi saggi, tra cui si possono enumerare Minosse, Licurgo, Numa Pompilio, i Sacerdoti di Dodona, i Sette Sapienti, Parmenide, Timeo, Plutarco, Porfirio, Giamblico, i Magi e i Brahmani (ΒραχμᾶνεςBrakhmãnes) della remota India. Importante il riferimento agli Oracoli Caldaici (
Χαλδαικὰ λόγια, Khaldaiká lógia), importante opera misterica risalente con ogni probabilità alla fine del II secolo d.C., attribuita a Giuliano il Teurgo e giunta a noi in forma frammentaria.   

L'antico politeismo era concepito nello spirito platonico, con Zeus come dio supremo. Gemisto Pletone ideò una liturgia dettagliata allo scopo di rendere l'Ellenismo una religione praticabile. Egli presumeva che gli Dei mantenessero una completa armonia tra loro, evitando così conflitti come quelli descritti da Omero e organizzandosi volontariamente in un sistema gerarchico capace di servire da modello per gli esseri umani. Filosoficamente, ciascuno degli Dei era visto come rappresentante del principio a loro associato, come ad esempio l'unità rappresentata da Zeus e la molteplicità rappresentata da Era. L'Universo era considerato senza inizio e imperituro, in nettissimo contrasto con il Cristianesimo: le stesse parole "creare", "creazione" erano interpretate in senso letterario e metaforico, non come realtà fisiche. 
Riguardo all'anima, il filosofo sosteneva la dottrina platonica della trasmigrazione o metempsicosi. Tuttavia, non concepiva l'esistenza dell'anima nel mondo materiale come punizione o sventura, ma la affermava come necessaria, significativa e immutabile. Pertanto, non dava per scontata alcuna vita ultraterrena accessibile all'anima, nessuna prospettiva di redenzione. Tra le tesi anticristiane da lui fortemente sostenute c'era la dottrina del diritto etico al suicidio. Si sospetta che egli stesso sia morto volontariamente, all'età di quasi cento anni. 

Critica all'aristotelismo 

Nel 1439, Gemisto Pletone scrisse a Firenze il trattato Περὶ ὧν 'Αριστοτέλης πρὸς Πλάτωνα διαϕέρεται (Perì hõn Aritostotélēs pròs Plátōna diaphéretai, in latino De Platonicae atque Aristotelicae philosophiae differentiis) "Sulla differenza tra la filosofia platonica e quella aristotelica". In questa polemica, difese gli insegnamenti di Platone dalle critiche di Aristotele. Scrisse l'opera in fretta e furia mentre era malato, con citazioni fatte a memoria e non esenti da errori. Il suo merito più grande, tuttavia, fu quello di aver attirato l'attenzione sulle differenze fondamentali tra la filosofia aristotelica e quella platonica. Queste differenze ricevettero troppo poca attenzione all'epoca a causa delle tendenze armonizzatrici di molti umanisti. Gemisto Pletone criticò anche i commentatori arabi, in particolare Abū 'l-Walīd Muḥammad ibn Aḥmad ibn Muḥammad ibn Rushd, più noto come Averroè (Cordova, 1126 - Marrakech, 1198), accusato di aver falsificato gli insegnamenti originali. La tesi sostenuta dal filosofo bizantino era questa: il mondo antico antepose sempre Platone ad Aristotele; fu solo grazie alla disastrosa influenza di Averroè che la gente iniziò a preferire Aristotele. Questo era un punto particolarmente controverso degli insegnamenti di Gemisto Pletone, che gli attirò particolare ostilità: basti pensare l'importanza che il pensiero aristotelico aveva come cardine della filosofia sostenuta dalla Chiesa Romana.   

Gemisto Pletone e la politica 

La vita del filosofo fu plasmata dalla fase finale del declino di Bisanzio. Come consigliere di imperatori e despoti, partecipò attivamente a questi sviluppi. Tuttavia, considerò il crollo dell'Impero bizantino e la vittoria dei Turchi in modo diverso rispetto ai suoi concittadini ortodossi, poiché, a differenza di loro, non era radicato nella fede cristiana, ma nel Platonismo. Credeva che lo Stato cristiano, allo stesso modo di quello islamico, fosse un'aberrazione storica destinata al crollo, e che il futuro appartenesse a un nuovo Stato greco, non più cristiano, ma radicato nell'antichità classica. Questo Stato futuro sarebbe stato guidato dai principi platonici, pitagorici e zoroastriani.
Gli elementi centrali del programma politico pletoniano sono i seguenti: 

- Sostituzione del Cristianesimo con l'Ellenismo come religione di Stato. 
- Un sistema monarchico in cui il sovrano dovrebbe ascoltare i consiglieri filosofici. 
Questi consiglieri non dovrebbero essere particolarmente ricchi, poiché altrimenti seguirebbero la loro avidità, ma nemmeno poveri, poiché altrimenti sarebbero suscettibili alla corruzione.
- Divisione del popolo in tre classi (contadini, commercianti e funzionari pubblici/capi di stato).
- Nessun servizio militare per i contribuenti ed esenzione fiscale per i soldati; un esercito puramente professionale, rifiuto del servizio mercenario.
- Aliquota fiscale fissa: un terzo del raccolto agricolo. Nessun altro onere per gli agricoltori attraverso tasse e obblighi di servizio.
- Abolizione di ogni sostegno del monachesimo con il denaro delle tasse, in quanto è un'attività criticata come parassitaria.
- Abolizione delle pene di mutilazione, perché impediscono ai puniti di svolgere attività utili.
Enfasi sulla risocializzazione nel diritto penale, ma – similmente alle Leggi di Platone – ampio uso della pena di morte.
- Impegno sociale per la proprietà terriera, che dovrebbe essere collegata all'obbligo di utilizzarla per l'agricoltura, perché la terra è proprietà comune di tutti gli abitanti.
Se un proprietario terriero trascura questo dovere, chiunque può coltivare qualcosa lì; il raccolto, al netto delle tasse, appartiene quindi a chi lo ha prodotto. Con questa richiesta, il filosofo prese di mira i vasti terreni ecclesiastici, in parte incolti. 


Il lascito e il sarcofago

Questo scrisse il Cardinale Bessarione (Trebisonda, 1403 - Ravenna, 1472) ai figli del filosofo defunto, Demetrio e Andronico, per onorarne la memoria: 

"Ho saputo che il nostro comune padre e maestro ha lasciato ogni spoglia terrena ed è salito in cielo... per unirsi agli dèi dell'Olimpo nel mistico coro di Iacco. Ed io mi rallegro di essere stato discepolo di un tale uomo, il più saggio generato dalla Grecia dopo Platone. Cosicché, se si dovessero accettare le dottrine di Pitagora e Platone sulla metempsicosi, non si potrebbe evitare di aggiungere che l'anima di Platone, dovendo sottostare agli inevitabili decreti del Fato e compiere quindi il necessario ritorno, è scesa sulla terra per assumere le sembianze e la vita di Gemisto. Personalmente, dunque, come ho già detto, mi rallegro all'idea che la sua gloria si rifletta anche su di me; ma se voi non esultate per essere stati generati da un padre simile, voi non vi comporterete come si conviene, perché non si deve piangere un tale uomo. Egli è diventato motivo di grande gloria per l'intera Grecia; e ne sarà l'orgoglio dei tempi a venire. La sua reputazione non perirà, ma il suo nome e la sua fama saranno perennemente tramandati a futura memoria." 

Si resta basiti considerando che queste parole commoventi sono state pronunciate da un ecclesiastico, sostenitore dell'unione tra la Chiesa Ortodossa e la Chiesa Romana; si deve però ricordare che egli fu sempre impegnato nello studio e nella conservazione della cultura greca classica, oltre ad essere il discepolo prediletto dello stesso filosofo - da lui considerato il Secondo Platone e persino la sua reincarnazione!

Nel 1453, un anno dopo la morte di Gemisto Pletone, Costantinopoli fu conquistata dai Turchi e anche Mistra si arrese nel 1460. Pochi anni dopo, il valoroso condottiero Sigismondo Malatesta, al servizio di Venezia, giunse a Mistra con una spedizione militare, riuscì a recuperare le spoglie del filosofo dalla tomba e le portò a Rimini nel 1466. Da allora il sarcofago di Gemisto Pletone è stato collocato su una parete esterna del Tempio Malatestiano, dove è tuttora ben visibile.

Ricordi di scuola

Un professore del liceo, Alberto C., che insegnava storia dell'arte, a volte riportava qualche dato interessante nelle sue lezioni. Ad esempio affermava che durante il Rinascimento i miti greci erano noti persino alle persone di bassa condizione sociali. Non comprendeva però la ragione di questo pervasivo fenomeno culturale. Era un cattolico fanatico e in un'occasione fece alla classe un discorso su Raffaello Sanzio (Urbino, 1483 - Roma, 1520) e su un singolare mito fiorito intorno alla sua persona. Ci disse che molti contemporanei dell'artista lo consideravano la reincarnazione di Gesù, per via della sua bellezza eterea e della morte che lo aveva ghermito quando aveva 33 anni. Poi precisò che "la reincarnazione non esiste", come se fosse depositario della conoscenza di tutte le cose inconoscibili. Ribadì più volte la sua posizione, facendo sfoggio di un atteggiamento di scherno. Quindi affermò che le credenze nella metempsicosi erano tipiche della moda dell'epoca: a suo dire erano cose futili sorte dal pettegolezzo, del tutto prive di sostanza. Non poteva capire che invece si trattava di un esito del Neoplatonismo importato in Italia da Gemisto Pletone! 

I deprecabili bias dei professori

Gemisto Pletone non è menzionato a scuola soprattutto per un motivo: la maggior parte del corpo docente (pur con debite eccezioni) nega in modo reciso l'esistenza di tutto ciò che non è nel programma ministeriale. Sono fin troppi a pretendere che la propria conoscenza parziale sia metro e misura dell'intero Universo! La cosa più scandalosa è che nessuno parli di questo personaggio importantissimo nelle lezioni di filosofia. Almeno un cenno in quel contesto lo meriterebbe.

Prove del successo dell'opera di Gemisto Pletone

È stato scoperto che una famiglia di commercianti di Lucca sacrificava agli Dei un bue ogni anno per propiziarsi gli affari, tra la fine del XVI secolo e l'inizio del XVII. Sono stati trovati resti di una di quelle offerte: 
un teschio di bovino, studiato, che è stato studiato nell'ambito dei reperti del Museo Archeologico Palazzo Poggi. I reperti, provenienti da uno scavo archeologico nella città di Lucca, sono stati sottoposti ad analisi archeozoologiche per comprendere il loro significato storico e culturale, rivelando un passato finora poco conosciuto della città: riti pagani nel Cinquecento! Non ho dubbi sul fatto che questo emergere di pratiche pagane, in un contesto in cui non sarebbero dovute esistere, è connesso agli insegnamenti diffusi da Pletone in Italia nel XV secolo. Deve esserne una naturale conseguenza. Lo stesso Imperatore Giuliano era un gran sacrificatore: i maligni dicevano che se fosse tornato vittorioso dalla campagna militare in Persia, i bovini si sarebbero immancabilmente estinti. 


Nel fondamentale testo di Prudence Jones e Nigel Pennick, A History of Pagan Europe (1995), è menzionato un fatto sorprendente: nel 1522, in pieno XVI secolo e 30 anni dopo la scoperta dell'America, a Roma fu sacrificato un toro a Giove, nel Colosseo, nella speranza di riuscire a fermare un'epidemia di peste che stava infuriando. Lo storico Francis Young riporta ulteriori dettagli. Il Papa e i porporati avevano abbandonato l'Urbe per sfuggire al contagio. Aveva fatto la sua comparsa un greco di nome Demetrio, che aveva proposto al popolino il rito pagano. I magistrati avevano dato la loro autorizzazione. Tuttavia, visto che la pestilenza non accennava a regredire, il volgo aveva ripreso a fare processioni in onore dei Santi e della Vergine, biascicando preghiere, sgranando rosari. 
Cosa possiamo dedurre da questi fatti portentosi? Esistevano ancora Ellenisti agguerriti nella Grecia del XVI secolo e avevano abbastanza audacia da giungere a Roma come missionari!  

Differenze tra Gemisto Pletone
e Vilgardo di Ravenna
 

Il neopagano medievale Vilgardo di Ravenna non aveva mezzi. Non possedeva nulla oltre alla sua erudizione, in ogni caso mediata dalla Chiesa Romana. Le sue conoscenze erano rudimentali. Non aveva alcun testo oltre a quelli dei poeti romani. Il greco gli era completamente sconosciuto. Non aveva il sostegno di un Imperatore e non era riuscito ad ascendere nella scala sociale fino a diventare un consigliere di corte. Inoltre, fatto non meno importante, gli mancava la componente esoterica. 

Conclusioni 

Un grave limite del pensiero di Pletone è l'incapacità di comprendere la natura del Male, concetto da lui rifiutato in modo radicale. Detto questo, la sua opera merita la massima attenzione. Il fatto stesso che sia stata rimossa, prova al di là di ogni dubbio che il Sistema ne ha tuttora un immenso terrore.