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venerdì 12 marzo 2021


ROSEMARY'S BABY -
NASTRO ROSSO A NEW YORK 
 
 
Titolo originale: Rosemary's Baby
Lingua originale: Inglese
Paese di produzione: Stati Uniti d'America
Anno: 1968
Durata: 136 min
Rapporto: Widescreen
Genere:
Orrore, drammatico, thriller  
Sottogenere: Satanico, onirico 
Regia: Roman Polański
Soggetto: Ira Levin (dall'omonimo romanzo)
Sceneggiatura: Roman Polański
Produttore: William Castle 
Produttore associato: Dona Holloway
Fotografia: William Fraker
Montaggio: Sam O'Steen, Bob Wyman
Musiche: Krzysztof Komeda
Scenografia: Richard Sylbert 
Direzione artistica: Joel Schiller 
Costumista: Anthea Sylbert  
Fonico: Harold Lewis 
Assistente regia: Daniel McCauley 
Secondo assistente regia: Wolfgang E. Marum 
Reparto musica: Robert Bain, Jack Hayes, Lous Kaufman  
Reparto elettrico: Steve Birtles 
Reparto fotografia: Michael P. Joyce, Robert Willoughby
Stunt: Roger Creed, Frank Orsatti
Trucco: Sidney Guilaroff, Vidal Sassoon, Allan Snyder,
    Sherry Wilson 
Colorista: Sheri Eisenberg
Interpreti e personaggi: 
    Mia Farrow: Rosemary Woodhouse
    John Cassavetes: Guy Woodhouse
    Ruth Gordon: Minnie Castevet
    Sidney Blackmer: Roman Castevet
    Maurice Evans: Edward "Hutch" Hutchins
    Ralph Bellamy: Dott. Abraham Sapirstein
    Angela Dorian: Teresa "Terry" Gulliver (in originale
          Gionoffrio)
    Patsy Kelly: Laura-Louise McBirney
    Elisha Cook Jr.: Sig. Nicklas
    Emmaline Henry: Elise Dunstan
    Charles Grodin: Dott. C. C. Hill
    Hanna Landy: Grace Cardiff
    Phil Leeds: Dott. Shand
    D'Urville Martin: Diego
    Hope Summers: Sig.ra Gilmore
    Marianne Gordon: Joan Jellico, amica di Rosemary
    Wende Wagner: Tiger, amica di Rosemary
    Walter Baldwin: Sig. Wees
    Patricia O'Neal: Sig.ra Wees
    Charlotte Boerner: Sig.ra Fountain
    Gail Bonney: Babysitter (voce)
    Carol Brewster: Claudia Comfort
    Jean Inness: Suor Agnes
    Lynn Brinker: Suor Veronica
    Sebastian Brook: Argyron Stavropoulos
    Gordon Connell: Allen Stone, l'agente di Guy
    Patricia Ann Conway: Sig.ra John F. Kennedy
    Tony Curtis: Donald Baumgart (voce)
    Almira Sessions: Sig.ra Sabatini
    Michael Shillo: Il Papa
    Clay Tanner: Il Diavolo 
    Viki Vigen: Lisa
    Frank White: Hugh Dunstan 
    Toby Adler: Signora sullo yacht 
    Cathy Steele: Signora sullo yacht
    Roy Barcroft: Uomo abbronzato 
    Yvonne Bouvier: Donna nella sequenza onirica 
    Florence Clayton: Donna nella sequenza onirica
    Pearl S. Cooper: Donna nella sequenza onirica 
    Jean Crowley: Donna nella sequenza onirica 
    Eleanore Vogel: Donna nella sequenza onirica
    Ann Graeff: Donna nella sequenza onirica 
    William Graeff: Uomo nella sequenza onirica
    Charles Drubin: Uomo nella sequenza onirica 
    Al Jepson: Uomo nella sequenza onirica 
    Ray Johnson: Uomo nella sequenza onirica 
    Max Wagner: Uomo nella sequenza onirica 
    Sharon Tate: Ospite alla festa 
    Michael Stark: Uomo alla festa 
    Tom Signorelli: Uomo alla festa 
    Josh Peine: Uomo alla festa  
    Floyd Mutrux: Uomo alla festa 
    Ken Luber: Uomo alla festa
    Naga Seversen: Donna alla festa  
    Svetlana Mischoff: Donna alla festa 
    Donna Mantoan: Donna alla festa 
    Lorna Luce: Donna alla festa  
    Irene Kelly: Donna alla festa 
    John Halloran: Meccanico 
    Marilyn Harvey: Receptionist del dott. Sapirstein 
    Duke Fishman: Un uomo
    Elmer Modlin: Giovane uomo 
    Martin Meyers: Uomo sulla scena del suicidio
    Al Szathmary: Taxista
    Alphonso DuBois: Pittore 
    Janet Garland: Infermiera 
    Ernest Harada: Giovane uomo giapponese 
    Natalie Masters: Giovane donna 
    Robert Whaley: Zio Mike 
    Craig Littler: Jimmy 
    Louise Lason: Portia Haynes 
    Michael Larrain: Ted Wendell
    Adele Wynn: Caroline Wendell
    Bruno Sidar: Sig. Gilmore
    George Savalas: Operaio 
    William Roderick: Scott 
    Benito Prezia: Renato 
    Gale Peters: Rain Morgan 
    Jack Knight: Pattugliatore 
    Bill Baldwin: Venditore 
    Rutanya Alda: Segreteria del dott. Hill (voce) 
    William Castle: Uomo al telefono pubblico
    Jack Ramage: Promotore 
    Roger Creed: Mason    
Doppiatori italiani:
    Maria Pia Di Meo: Rosemary Woodhouse
    Giuseppe Rinaldi: Guy Woodhouse
    Gino Baghetti: Edward "Hutch" Hutchins
    Wanda Tettoni: Minnie Castevet
    Corrado Gaipa: Roman Castevet
    Flaminia Jandolo: Teresa "Terry" Gulliver
    Michele Gammino: Dott C.C. Hill
    Oreste Lionello: Sig. Nicklas
    Lydia Simoneschi: Laura-Louise McBirney
Titoli in altre lingue:
   Romagnolo: Al putèṅ dla Rosemary - Nàstar rós a New
        York  
   Tedesco: Rosemaries Baby 
   Francese: Le Bébé de Rosemary (Québec)
   Rumeno: Copilul lui Rosemary
   Spagnolo: La semilla del diablo (Spagna); 
          El bebé de Rosemary (America Latina) 
   Catalano: La llavor del Diable
   Portoghese: A semente do diablo (Portogallo);
          O bebê de Rosemary (Brasile)
   Basco: Rosemaryren Haurra
   Finlandese: Rosemaryn painajainen
   Russo: Ребёнок Розмари
   Croato: Rosemaryna beba 
   Polacco: Dziecko Rosemary
   Greco (moderno): Το Μωρό της Ρόζμαρι
   Turco: Rosemary'nin Bebeği
   Ebraico (moderno): תינוקה של רוזמרי
   Arabo: طفل روزماري
   Persiano: بچه رزماری
   Cinese mandarino: 魔鬼怪嬰
   Giapponese: ローズマリーの赤ちゃん
        (Rōsumarī no akachan)
   Nāhuatl (classico): Īpil Rosemary 
   Quechua: Rosemaryp wawa 
Colonna sonora originale:
    Lullaby, Part 1 – 2:20 (cantata da Mia Farrow)
    The Coven – 0:45
    Moment Musical – 2:00
    Dream – 3:45
    Christmas – 2:05
    Expectancy – 2:21
    Main Title – 2:25 (cantata da Mia Farrow)
    Panic – 2:02
    Rosemary's Party – 2:05
    Through the Closet – 1:44
    What Have You Done to Its Eyes – 1:27
    Happy News – 1:57 
Budget: 3,2 milioni di dollari US
Box Office: 33,4 milioni di dollari US

Trama:
Una coppia di giovani sposi in cerca di casa riesce a trovare un appartamento spazioso e conveniente in un palazzo gotico chiamato Bramford, i cui inquilini sono quasi tutti anziani. L'uomo si chiama Guy Woodhouse ed è un attore che ha appena iniziato la sua carriera. La moglie, Rosemary, è di estrazione plebea e rurale (il cognome da signorina rimane ignoto). I due non si lasciano sfuggire l'occasione, anche se apprendono dal loro amico Hutch che il condominio ha una fama oscura legata a omicidi, suicidi, stregonieria e rituali satanici; la precedente inquilina dell'appartamento è morta dopo essere caduta in coma. I vicini di casa, gli anziani coniugi Minnie e Roman Castevet, si dimostrano subito alquanto bizzarri e invadenti. Guy li ritiene simpatici e inizia a trascorrere le sue serate con loro, mentre Rosemary non li sopporta. La donna fa la conoscenza della giovane Terry, una ex tossicodipendente accolta dai Castevet nel loro appartamento. Ne riceve in dono un ciondolo di buon augurio, contenente una radice di tannis. Pochi giorni dopo, Terry si suicida lanciandosi nel vuoto. Guy ottiene una parte importante in uno spettacolo di Broadway perché l'attore che avrebbe dovuto interpretarla è diventato cieco all'improvviso, senza alcuna causa apparente. Al settimo cielo per il suo successo, Guy vuole festeggiare folleggiando con la moglie e le propone di generare un figlio. La sera la coppia cena a lume di candela, finendo con un dessert preparato dalla signora Castevet. Il dolciume è una mousse al cioccolato, chiamata "moscia" dalla carampana che l'ha donata. A detta di Rosemary, questa "moscia" avrebbe un sapore di gesso, ma il marito irritato la obbliga a ingurgitarla.
Lei ne mangia un po' e di nascosto getta via il resto, ma è troppo tardi. Perde i sensi e sprofonda in un incubo, in cui viene offerta a un essere abominevole dal marito e dai Castevet. Questo mostro, che ha occhi di vipera e pelle lebbrosa, la possiede carnalmente col suo enorme fallo e le inietta dentro lo sperma. Al risveglio, la mattina, Guy confessa a Rosemary di aver approfittato della situazione per penetrare nel suo canale procreativo e immettervi il genetico. Quindi il sogno aveva un fondamento nella realtà! Un mese dopo la donna risulta incinta. A comunicarglielo è il suo ginecologo, il dottor Hill. Non appena i Castevet vengono a sapere la notizia, fanno pressione su di lei affinché cambi ginecologo, consigliandole una loro conoscenza, il dottor Sapirstein (tra gli esseri umani la parola "consiglio" è un eufemismo per "pressione"). Rosemary si sente molto sollevata, ma presto si accorge di essere caduta in una trappola. È l'inizio di un incubo ad occhi aperti. Il dottor Sapirstein prescrive alla donna gravida alcune dubbie pozioni erboristiche, che le inducono sintomi molesti come perdita di peso, coliche intestinali e diarrea profusa. Il suo aspetto, spettrale e smagrito, preoccupa molto l'amico Hutch, che comincia ad indagare sulla storia del condominio Bramford. Tuttavia, prima di poter render noti i risultati ottenuti, Hutch sprofonda nel coma. Rosemary, temendo per la propria salute, cerca di ritornare dal suo precedente ginecologo, il dottor Hill, ma Guy le si oppone, temendo che il dottor Sapirstein possa offendersi. Dopo il litigio, i dolori della donna cessano all'improvviso. Tre mesi più tardi, una certa Grace Cardiff la contatta e la informa che Huth, suo amico, è morto, ma che prima del trapasso è tornato cosciente e la ha incaricata di darle un libro sulla stregoneria intitolato All them Witches, assieme a un messaggio criptico: "Il nome è un anagramma". Così Rosemary arriva a comprendere la verità. Roman Castevet è un anagramma di Steven Marcato, nome del figlio di un famoso satanista, Adrian Marcato. Ora ne è certa: i Castevet e il dottor Sapirstein sono adoratori di Satana! Le loro intenzioni nei confronti del bambino che lei ha in grembo non possono essere buone. Per istinto, Rosemary cerca rifugio dal dottor Hill,  che però si rivela egli stesso un appartenente alla setta satanica a cui non solo è affiliato il dottor Sapirstein, ma anche Guy. I due demonolatri raggiungono lo studio del dottor Hill. La gravida, giudicata isterica, viene sottoposta a sedazione. Quando si sveglia, le viene detto che ha avuto le doglie e che il bambino è nato morto. Non rassegnandosi alla morte del figlio, Rosemary trova un adito segreto che dalla sua camera da letto conduce nell'appartamento dei Castevet. Qui trova tutti, il marito, i Castevet, il dottor Sapirstein e altri membri della setta, intenti ad adorare il bambino, vivo e vegeto, che frigna in una culla drappeggiata di nero. Una croce rovesciata è appesa sopra di lui: egli è il Figlio di Satana! 
 
  

Recensione: 
Primo film americano di Polański, Rosemary's Baby è un indiscusso capostipite di un intero genere, quello dell'horror demoniaco. Con le sue sequenze sconvolgenti ha introdotto la tematica del culto satanico all'attenzione del grande pubblico, che spesso ne ignorava addirittura l'esistenza. La sua idea portante, quella della gravidanza innaturale, ha poi ispirato un gran numero di nuove opere, anche di genere completamente diverso: persino Alien di Ridley Scott (1979), coi suoi spaventosi processi xenogenetici, può essere in qualche modo ricondotto al concepimento del Figlio di Satana - pur non essendoci una derivazione diretta. L'interpretazione di Mia Farrow è indimenticabile. Forse con un'altra attrice l'esito non avrebbe raggiunto simili vette. Eroica e potentissima è l'interpretazione di Sidney Blackmer nel ruolo del satanico Roman Castevet, il cui volto grifagno deve aver popolato gli incubi di un'intera generazione! Non possiamo poi dimenticare Ruth Gordon nel ruolo della fastidiosissima Minnie Castevet: nel 1969 ricevette il Premio Oscar e il Golden Globe come miglior attrice non protagonista. Premi davvero meritati!  
 
Sequenze memorabili 
 
La rossochiomata Rosemary è stesa sul letto, nuda. Il suo pancino morbidissimo è incredibilmente sensuale. I senini, piccoli ma deliziosi, hanno i capezzoli eretti, segno inequivocabile che lei sta provando piacere. Gli adepti della setta satanica le tracciano complessi disegni esoterici sulla pelle di velluto. E pensare che la Farrow soltanto pochi mesi prima di lavorare con Polański aveva espresso l'intenzione di farsi suora! Se lo avesse fatto, saremmo stati privati di questa sublime visione erotica! 

Ricordi penosi
 
Incappai per la prima volta in questo film quando ero un moccioso. Il televisore trasmetteva le sequenze di Guy e di Rosemary che mangiavano e la scena della "moscia". Poi, quando iniziò la catabasi erotica, mia madre si irritò e decise che quel film non era adatto a un minore. Cambiò il canale, ma quelle poche scene le ricordai a lungo. Mi è rimasto in mente il signor Castevet che irrideva Rosemary, chiedendole: "Non sarà mica religiosa, mia cara?" All'epoca non avevo i mezzi per capire. Ero stato cresciuto in un mondo asettico, in cui la religione era lo stato naturale di ogni persona, in cui non era nemmeno contemplata l'esistenza di individui irreligiosi. La pellicola di Polański ha incrinato con poche parole e con poche immagini il finto cielo di quella rappresentazione scenica voluta dai miei genitori. Avevano paura di tutto. Erano iperprotettivi. Come i genitori di Siddhartha Gautama, che crebbero loro figlio facendogli ignorare persino l'esistenza della malattia e della morte. Se parlo di queste esperienze mortificanti, è a pubblica edificazione: vorrei che fosse chiara l'inutilità suprema di ogni tentativo di diniego della realtà dei fatti, per quanto orribile possa essere.  
 
Polański e il politically correct    
 
Anche questo film sanguigno, come innumerevoli altri, attualmente non potrebbe più essere girato. Nessun regista dei nostri tempi mostrerebbe senza problemi un marito che approfitta del sonno profondo della moglie per penetrare in lei e introdurvi il liquido seminale. Ok, siamo tutti d'accordo: è un comportamento spregevole per via della mancanza di consenso blà blà blà gnè gnè gnè. Tuttavia il furore del politically correct non fa nessuna distinzione tra mostrare qualcosa perché necessario alla trama e farne apologia o istigazione. E infatti a cosa si è ridotto il cinema del XXI secolo? A merda della Marvel e a merda della Walt Disney. Molti diranno che sto esagerando e che le cose non stanno come dico. Non si rendono conto che se si continua a vedere Rosemary's Baby è soltanto perché, avendo guadagnato lo stato di "classico" e di film cult, è soggetto a una certa tolleranza. 
 
Il mistero del sottotitolo 
 
Perché Nastro rosso a New York? È usanza diffusa esporre sulla porta di casa un nastro per indicare una nascita. Questo nastro augurale è azzurro se il nuovo nato è maschietto, rosa se è femminuccia. Come fare quindi ad annunciare al mondo che è nato il Figlio di Satana? È forse un comune maschietto? No di certo. Secondo l'opinione corrente, si dovrebbe quindi ricorrere a un nastro rosso, come simbolo e geroglifico della sua portentosa natura demoniaca. Il romanzo di Ira Levin, da cui il film è stato tratto, fu pubblicato in Italia proprio col titolo Nastro rosso a New York: solo in seguito fu cambiato in Rosemary's Baby, a causa del successo del film. In realtà del famigerato nastro rosso non c'è traccia. Non c'è nella pellicola di Polański e nemmeno nel romanzo di Levin. Il colore rosso attribuito a Satana è più che altro un mitologema dei bigottoni. Troviamo invece il nero, onnipresente. Ecco la descrizione tratta dal romanzo, a cui il regista si è attenuto in modo scrupoloso:   
 
"In fondo alla stanza, in uno dei grandi bovindo, c'era una culla di vimini, nera. Nera, completamente nera; drappeggiata con del taffetà nero e ricoperta, ammantata, da un velo nero. Una coccarda d'argento su un nastro nero era appuntata sul baldacchino nero.
Morto? Ma no, nonostante la sua paura, il rigido velo ebbe un fremito, il nero drappo s'agitò.
Stava lì dentro. In quella mostruosa culla da vecchie fattucchiere.
La coccarda d'argento era un crocifisso appeso per i piedi, con il nastro avvolto e annodato intorno ai piedi di Gesù.
La vista di suo figlio inerme in quella messa in scena sacrilega e orrenda fece spuntare le lacrime agli occhi di Rosemary; fu presa dall'improvviso desiderio di abbandonarsi, crollare a terra e piangere, arrendersi completamente davanti a quella diavoleria complicata e assurda." 

Non è ancora stato chiarito a chi si debba la trovata del nastro rosso. Il Web non è molto di aiuto in casi come questo. 

 
La moscia 
 
Nell'originale in inglese, Minnie Castevet pronuncia la parola mousse in modo errato, come se fosse mouse (il cui significato è "topo"). La pronuncia corretta di mousse ha una vocale lunga: /mu:s/. L'anziana impicciona trasforma tale vocale lunga in un dittongo: /maʊs/. Le sue frasi che menzionano il dolciume risultano dunque grottesche e stonate: stando a lei, Rosemary avrebbe mangiato un roditore! Credo che Polański abbia voluto creare queste ambiguità in modo consapevole. Secondo alcuni critici antisemiti, questa confusione tra mousse e mouse sarebbe tipica degli askhenaziti di lingua Yiddish e starebbe a significare che i Castevet erano ebrei (e quindi artefici di ogni malefatta). In italiano questi giochi di parole non hanno una convincente trasposizione, così non si è trovato nulla di meglio che alterare la mousse in una grezza moscia.

Adattamento  e traduzione
 
Il film si attiene al libro in una misura molto insolita. Alcuni esempi di questa aderenza al materiale di partenza sono: 

1) I due vasetti di mousse al cioccolato hanno condimenti diversi, in modo che il perfido Guy si assicuri che Rosemary ottenga quello con il "sottogusto gessoso";
2) Quando i Castevet stanno partendo per il loro viaggio in Europa, Roman ha in mano una radio a transistor. Nel libro apprendiamo che la radio gli era stata regalata durante una festa d'addio la sera prima;
3) Quando Rosemary fa visita al dottor Hill per la seconda volta, gli sono cresciuti i baffi. Non solo, ma i baffi sono "biondi e appena percettibili", come viene descritto nel libro.
 
Eppure Polański ha omesso di menzionare che il dottor Sapirstein è ebreo, mentre nel romanzo Minnie Castevet parlava di ciò in modo esplicito. Del resil resto il regista avrà pensato che non ci fosse bisogno di commentare le origini di un cognome che parla da sé (vedi le note etimologiche nel seguito).
 
Al responsabile della versione in italiano, Roberto De Leonardis, dava un enorme fastidio che nella pellicola comparisse qualsiasi riferimento anche vago al Bel Paese e alla sua onomastica. Quindi soppresse il cognome Gionoffrio e lo mutò in Gulliver. Questa decisione è stata giudicata bizzarra. Potrebbe darsi che il cognome Gulliver sia stato scelto per la sua assonanza con gullible "credulone". Nella versione originale, a Rosemary viene chiesto come si chiamasse la ragazza e lei risponde che aveva un cognome italiano. Nella versione in italiano, Rosemary risponde invece di non ricordare il cognome. De Leonardis non poté cambiare il cognome Marcato, troppo importante nell'architettura della narrazione. Mentre si trova in lavanderia, Rosemary viene scambiata per una famosa attrice, Victoria West. Il punto è che nell'originale l'attrice è invece Victoria Vetri (che è il vero nome di Angela Dorian). Il cognome italiano doveva essere soppresso. Credo che le motivazioni di De Leonardis fossero banali e meschine: convinto che l'Italia fosse il paese del Papa, di San Francesco e di Don Bosco, non tollerava il suo accostamento alla realtà del settarismo satanico. La sua ingenuità mi appare ridicola. 

 
Il Satana rivoluzionario di Roman Castevet
 
Roman Castevet ha infuso nel Satanismo le dottrine di Karl Marx e di Michail Bakunin! Ecco il suo sermone: 
 
Roman Castevet, rivolto a Rosemary: "Tuo figlio appartiene a Satana! Guy gliel'ha donato. In cambio avete avuto il successo!" 
Un'anziana coppia: "Ave Satana!"
Roman Castevet: "Satana gli darà potenza! Il suo nome sarà Adrian! Distruggerà i potenti e rovescerà i loro templi! Redimerà tutti i disprezzati e farà vendetta in nome dei dannati e dei torturati!" 
 
Qualcuno ha definito le dottrine di Karl Marx "una forma di Cristianesimo senza Dio" e "l'ultima eresia del Cristianesimo". L'Anarchia di Michail Bakunin ha il suo fondamento nel racconto della Genesi: Dio è il Moloch che opprime il genere umano. Le parole di Roman Castevet raccolgono questa eredità e la amplificano a dismisura, arrivando a un culmine che porta alla rottura il sistema. Di fronte a tutto ciò è difficile evitare di includere il Satanismo in ogni sua forma tra le confessioni cristiane! Non solo ne è cristiana l'origine, è cristiano anche il suo apparato retorico.  
 
La discussa presenza di  Anton Szandor LaVey 
 
Una voce circola da molto tempo. Il Web ha contribuito ad amplificarla a dismisura. Cose che un tempo circolavano giusto al Bar Sport, adesso giungono dovunque, in modo capillare. Questo è il punto: si dice che Anton Szandor LaVey, fondatore della Chiesa di Satana, abbia svolto funzioni di consulente per il film di Polański e che abbia persino partecipato come attore alla scena dell'orgia, impersonando il Diavolo. In realtà questa voce è del tutto priva di fondamento e si può escludere che LaVey abbia avuto a che fare con Rosemary's Baby. Va anche notato che all'epoca in cui il film uscì, la Chiesa di Satana era ancora giovane: era stata fondata soltanto nel 1966, in occasione della cosiddetta Notte di Valpurga, che cade il 30 aprile. A quanto si può appurare, la parte del Diavolo è stata interpretata da Clay Tanner, attore noto per Il texano dagli occhi di ghiaccio (The Outlaw Josey Wales, 1976), I fratelli Dion (The Gravy Train, 1974) e la serie TV Kung Fu (1972-1975). Pur non essendo stato accreditato nella parte del Diavolo, si converrà che Tanner non è esattamente uno sconosciuto.    

Una geniale forma di marketing 

Il National Catholic Office for Motion Pictures condannò il film, deprecando alcune scene di nudità e andando su tutte le furie per quello che considerava un "uso perverso delle credenze cristiane fondamentali, specialmente negli eventi che circondano la nascita di Cristo", oltre che per "la sua presa in giro di persone e pratiche religiose" (eroico Castevet!). Va però detto che ci furono nell'industria del cinema alcuni cattolici praticanti che difesero la pellicola: dal momento che riteneva Satana un'entità reale e non una metafora, non poteva essere ritenuta in contrasto col "pensiero religioso tradizionale". Più scomposta la reazione degli Evangelici, che strepitarono in modo forsennato affermando che Rosemary's Baby avrebbe portato il Male nel mondo. Alla fine della fiera, hanno il carattere del grottesco sia la storia di LaVey che quella dei censori cattolici e degli Evangelici furibondi. Eppure, possiamo dire che anche a causa di tutto ciò le fortune della pellicola si sono accresciute in maniera enorme. Conviene molto essere criticati dalle religioni organizzate! 

Sammy Davis Jr. e l'ironia del Destino 

Quando Rosemary si sdraia sul divano, poco prima che Minnie e la sua amica la interrompano, sta leggendo un libro ben strano: "Yes I can", di Sammy Davis Jr., un autore afroamericano. Si tratta di un'autobiografia che ebbe notevole successo, in cima alla lista dei best seller del 1965. Questo robusto mandingo era membro del cosiddetto "Rat Pack" (Branco di ratti), che includeva anche Frank Sinatra, all'epoca marito della Farrow (per questo voleva farsi suora!). Accanto al volume di Sammy Davis Jr. stavano in bella mostra i due volumi del famigerato rapporto di Afred Kinsey sul "comportamento sessuale del maschio umano". Poi si scoprì che era uno studio farlocco. Ricordo che pretendeva di documentare un caso di fellatio praticata a un animale! Ebbene, esiste una connessione satanica per Sammy Davis Jr., che nei tardi anni '60 si affiliò alla Chiesa di Satana di LaVey, pensando che avrebbe incendiato il mondo con furore rivoluzionario. Ne rimase molto deluso, concludendo che era soltanto un'accolita edinista dedita al sesso di gruppo. All'improvviso, dopo aver visto che oltre ai party orgiastici non c'era nulla di concreto, ne fuoriuscì. Ve lo dico io come sono andate le cose. Sammy Davis Jr. stava lavorando con la lingua l'ano di una femmina bellissima, quando all'improvviso lei gli ha scaricato in bocca una raffica di peti sulfurei, per poi rilasciargli sulla lingua un abbondante assaggio di quello che Pupo chiama "gelato al cioccolato, dolce e un po' salato".
 
Una trovata demente di Ray Bradbury  

Ho letto qualcosa che ha dell'incredibile. Lo scrittore di fantascienza Ray Bradbury è rimasto traumatizzato dal film di Polański. Non ha saputo accettare l'idea dell'esistenza del Figlio di Satana, per quanto si trattasse soltanto di un'invenzione cinematografica. Era il concetto stesso a disturbarlo. Gli rendeva la vita impossibile e lo privava del sonno. Così si è inventato un finale alternativo più stupido della merda, supplicando il regista di adottarlo. Secondo Bradbury, Rosemary avrebbe dovuto rapire il suo stesso bambino e portarlo in una cattedrale, elevandolo davanti all'altare e pregando Dio di prendersi quel fagotto di carne, con queste parole: "O Signore, o Dio, o Signore Dio! Riprenditi tuo figlio!". I satanisti avrebbero dovuto sbirciare tremebondi dal portone della cattedrale, senza poter entrare, cagandosi in mano per quella stupidissima preghiera. Bradbury, autore dei famosissimi romanzi Cronache marziane e Fahrenheit 451, ha così dimostrato di essere un decerebrato banale e senza senso alcuno. Già lo sospettavo di demenza per via di quello schifo che è Cronache marziane. Ora ne ho la conferma: era un idiota assoluto!  
 
 
La maledizione di Rosemary's Baby 
 
Il condominio Bramford è il realtà il famoso Dakota, un edificio inconfondibile e massiccio situato nell'Upper West Side di Manhattan, una zona particolarmente lussuosa. Vi risiedeva John Lennon, che nel 1980 fu ucciso da un suo fan che affermava di parlare col Diavolo e di adorarlo. L'assassinio avvenne proprio all'ingresso del palazzo. Come se non bastasse, John Lennon era molto amico di Mia Farrow. Aggiungo un altro fatto bizzarro, sconosciuto ai più. Il Dakota è stato l'ambientazione del romanzo di fantascienza Indietro nel tempo (Time and Again, 1970) di Jack Finney. 
 
Il compositore polacco Krzysztof Komeda, a cui si deve la colonna sonora del film, cadde in un precipizio nel corso di una festa a Los Angeles. Era il dicembre 1968. Riportò gravissime ferite alla testa e cadde in coma. Trasferito in Polonia, sua terra d'origine, spirò a soli 38 anni. Quello che stupisce è che un incidente del tutto simile lo si è visto accadere a Hutch, l'amico dei Woodhouse che finisce in coma dopo essere precipitato in una scarpata.       

Il produttore, William Castle, era convinto che sul film gravasse una terribile maledizione dovuta all'evocazione di Satana. Egli pensava che una conseguenza fosse il raccapricciante assassinio di Sharon Tate, la moglie incinta di Polański sventrata da Charles Manson, che le estrasse il feto dall'utero con le proprie mani. Era il 9 agosto 1969. William Castle attribuiva all'infuriare di Satana anche le proprie malattie, come una terribile infezione alle vie urinarie (con ogni probabilità una grave forma di gonorrea). Era terrorizzato, tanto che passò lunghi anni da recluso, rifiutandosi persino di mettere piede fuori dalla soglia di casa: aveva la convinzione che Satana si aggirasse nei paraggi come un leone ruggente pronto a divorarlo. Anche William Peter Blatty e Harvey Berhhard, rispettivamente produttori dei film L'esorcista (The Exorcist, 1973) e Il presagio (The Omen, 1978), erano convinti che l'opera di Polański fosse maledetta.   
 
Alcuni errori 
 
Sono presenti nella pellicola alcuni anacronismi. Al funerale una delle limousine è del 1968, mentre l'evento si svolge nel 1966. L'ho letto nel Web: del resto non capisco nulla di automobili e non sarei stato in grado di accorgermi dell'errore, dato che distinguo una Limousine da una Cinquecento solo perché quest'ultima è più piccola. Quando Rosemary è nel centro di Manhattan nel periodo natalizio del 1965, il titolo del film sul tendone del Radio City Music Hall è The Happiest Millionaire (Il più felice dei miliardari), che uscì solo nel periodo natalizio del 1967. Per due volte si vedono taxi Chevrolet del 1967. Tale modello è stato introdotto soltanto nell'autunno del 1966, mentre la nascita del Figlio di Satana avviene nel giugno dello stesso anno. Anche in questi casi si tratta di errori irrilevanti e futili. 
 
Non considero il fatto che Minnie Castevet non muove le labbra mentre dice a Rosemary: "Non importa dove siamo, i nostri pensieri saranno sempre con te." Una simile fattucchiera isterica avrebbe potuto benissimo avere la capacità del ventriloquio! Più rilevante mi appare invece l'allusione al dopobarba del dottor Sapirstein, fatta dal capoufficio di Rosemary, che fa questo paragone dopo aver sentito gli effluvi dell'amuleto con la radice di tannis. Ebbene, il luminare ashkenazita porta una barba completa!  
 
Curiosità varie 
 
Il nome di Rosemary è un riferimento a Maria, madre di Gesù. Questo accostamento è dovuto al carattere portentoso della sua gravidanza. Secondo un antico mito balcanico, Dio ebbe due figli: Gesù e Satanael. Il regista dovette esserne ispirato, creando così il suo personaggio femminile, mettendo in scena una simmetria che non ha alcuna corrispondenza nella dottrina della Chiesa di Roma e delle altre Chiese fondate sul Simbolo Niceno. All'epoca la cosa dovette fare un'impressione terribile ai cattolici. 
 
Rosemary ha un calendario cattolico in cui i venerdì sono contrassegnati da un pesce, come pro memoria per ricordare di non mangiare carne. Non ho mai visto in vita mia nulla di simile in Italia, paese che l'immaginario collettivo americano considera ipercattolico! Nel 1999 incontrai una ragazza che mangiava di magro il venerdì per tradizione di famiglia. La cosa mi apparve incredibilmente bizzarra. Sono rimasto meno stupito quando alcuni anni dopo ne ho incontrata una che apparteneva alla Chiesa di Satana di LaVey.  

La graveolente radice di tannis in realtà non esiste affatto: è stata inventata da Ira Levin appositamente per il suo romanzo. Con ogni probabilità il nome tannis è una semplice alterazione di tannin "tannino". 
 
La voce dell'attore diventato cieco, Donald Baumgart, con cui Rosemary parla al telefono, era quella di Tony Curtis. La Farrow non se lo aspettava, perché il regista aveva pensato bene di tenerla all'oscuro e di farle una sorpresa. L'effetto di disorientamento provato dall'attrice fulva era proprio quello che Polański cercava.  
 

Curiosità onomastiche 

Trovo bizzarra l'assonanza tra il cognome Castevet della coppia satanica e quello dell'attore che ha interpretato Guy Woodhouse, Cassavetes. Non è impossibile che la scelta dell'attore sia stata dettata proprio dal suo cognome, per ragioni esoteriche! 
Il cognome Cassavetes è di origine greca: la forma originale è Κασσαβέτης. Deriva dal turco kasavet "triste; ansioso" (glossa greca: "λυπημένος, ανήσυχος"). Varianti: Cassavetis, Cassavetti.
Il nominativo Roman Castevet è spiegato come l'anagramma di Steven Marcato, verità a cui Rosemary giunge usando le tessere del gioco noto come Scarabeo. Tra l'altro, non può essere una coincidenza il fatto che il nome del satanista dal ghigno aquilino sia lo stesso del regista. Evidentemente Roman Castevet è per Roman Polański quello che Mister Hyde è per il Dottor Jekyll. 
Il sito Myheritage.com menziona una Minnie Castevet nell'annuario dell'Archbishop Ryan High School a Omaha (Douglas County, Nebraska, US), proprio nell'anno 1968, ma aprendo il documento si scopre subito che il nominativo è soltanto una citazione del personaggio del film di Polański. In ogni caso il cognome esiste realmente ed è di origine francese: sempre su Myheritage.com si riescono ad avere informazioni sulla sua diffusione. 
 
Etimologia del cognome Castevet 
 
Non è ben chiara l'etimologia del cognome Castevet. Forse è nato dalla volgarizzazione del latino Castellum vetus "Castello vecchio". In modo simile, il cognome moldavo Castrovet proverrà da Castrum vetus, anch'esso "Castello vecchio". In Moldavia e in Romania si trova la variante Castrevet, di identica origine. Non bisogna invece confondere Castevet con Castevert, anch'esso presente in Francia, che sarà invece da Castellum viride "Castello verde". Parlo di volgarizzazioni di forme latine per un semplice fatto: sia il francese che il rumeno hanno una parola per dire "vecchio" che continua il diminutivo latino vetulus (latino volgare veclus): francese vieux, rumeno vechi. Il latino vetus, non compreso, è stato cristallizzato in -vet in questi cognomi, che probabilmente derivavano da un toponimo. Spiegazioni migliori non sono stato capace di escogitarne. Nella Rete non si trova alcuno studio etimologico dei cognomi in questione, come se fossero semplici guazzabugli di lettere senza senso; resta sempre una fonte di stupore questa trascuratezza dei filologi. 
 
Etimologia del cognome Marcato 

Il celebre satanista portava un cognome italiano: Marcato deriva dal latino mercātor "mercante". È un'interessantissima forma derivata direttamente dal nominativo, la cui consonante finale -r si è dileguata. Identica origine ha il cognome Mercatore, che però deriva dalla forma accusativa mercātōrem. Stando al sito Forebears.io, questa è la distribuzione del cognome Marcato per nazione: 


Italia: 5.446 persone 
Brasile: 2.091 persone 
Argentina: 186 persone 
Francia: 176 persone
Stati Uniti d'America: 124 persone
Australia: 45 persone
Svizzera: 24 persone
Canada: 19 persone 
Germania: 13 persone 
Qatar: 12 persone
 
Etimologia del cognome Sapirstein 
 
Tipico cognome ashkenazita, Sapirstein è stato spiegato come un derivato delle parole Yiddish sapir "zaffiro" (tedesco Saphir) e shteyn "pietra" (tedesco Stein). Tuttavia da indagini più approfondite emerge che la sua etimologia non è così semplice. Senza dubbio Sapirstein è connesso con un altro cognome ashkenazita ben noto: Shapiro. Come mi spiegò un professore genovese ormai defunto (RIP), chiunque porti il cognome Shapiro è sicuramente ebreo. Si pensa che Shapiro sia un cognome di origine locativa e che derivi dalla città tedesca di Speyer /'ʃpaɪəɹ/ (nota in italiano come Spira), anche se permane una grave difficoltà: è abbastanza difficile spiegare la vocale finale -o. Il significato più probabile è "Che viene da Spira". Evidentemente Sapirstein è ottenuto dallo stesso toponimo, ma con l'aggiunta del ben noto formante -stein "pietra". Dovrebbe quindi significare alla lettera "Pietra di Spira". Stando al sito Forebears.io, questa è la distribuzione del cognome Sapirstein per nazione: 
 

Israele: 133 persone 
Stati Uniti d'America: 116 persone 
Argentina: 8 persone 
Canada: 8 persone 
Inghilterra: 4 persone 
Sudafrica: 2 persone 

Varianti ortografiche di Sapirstein: 
Saphirstein, Sapirsztein, Shapirstein, Sapirshtein, Sapeirstein, Saperstein, Shapirshtein, Sapirsteyn, Shapirshteyn, Sapperstein, Shapyrshteyn, Soperstein, Sapershteyn, Shapershteyn, Shapershtiyn, Saperstine, Saperstien, Sapersteim e possibilmente altre. 
 
Le varianti con Sh- iniziale dimostrano che non si tratta di un derivato di Sapir "zaffiro", che ha una sibilante diversa.
 
Varianti ortografiche di Shapiro: 
Shapira, Spira, Spire, Spier, Spiro, Spero, Chapiro, Sprai, Szpir, Sapir, Saphir, Spera e di certo altre. 
 
Un inverecondo sequel  
 
Polański girò più di quattro ore di film. C'era una sovrabbondanza di sequenze che non potevano essere tutte incluse nell'opera compiuta. All'addetto al montaggio, Sam O'Steen, fu lasciata la decisione su cosa tagliare. In seguito lo stesso O'Steen diresse un sequel che urla vendetta al Cielo, intitolato Look What's Happened to Rosemary's Baby (Guardate cos'è successo al figlio di Rosemary) e uscito nel 1976. Dovrebbe essere vietata per legge la produzione di sequel smerdanti!  
 
Un remake degno di ludibrio 
 
In questi tempi di demenza politically correct, non poteva mancare un remake in cui la protagonista è afroamericana. Si tratta di una miniserie interpretata da Zoe Saldana e diretta dalla polacca Agnieszka Holland, che ha recepito l'intero corpus ideologico del femminismo radicale e del suprematismo nero. Secondo i fanatici convulsionari pullulanti nella peggiore America in sfacelo, il Figlio di Satana doveva essere per necessità storica un mandingo! Dopo che il cinema ha mostrato alle genti Heimdall mandingo, Achille mandingo, Robert Neville mandingo, Ellis Boyd Redding mandingo e via discorrendo, adesso aspettiamo soltanto un film sul Terzo Reich in cui Heinrich Himmler è di colore!  

sabato 9 maggio 2015

RAY BRADBURY E UN SINGOLARE REFUSO

Avevano la macchina; ne avevano due, anzi, di quelle macchine. Una ti scivolava dentro lo stomaco come un cobra nero che si cali in un pozzo echeggiante alla ricerca di tutta l'antica acqua, di tutto il tempo vetusto che vi si sono accumulati. Assorbiva la sostanza verde che rifluiva alla superficie in un pacato ribollimento. Beveva anche la tenebra? Succhiava anche tutti i veleni accumulatisi con gli anni? Assorbiva in silenzio ogni tanto con un suono d'interna soffocazione e di cieco brancolamento. Aveva un Occhio. L'uomo che, indifferente, regolava la macchina, poteva, calzando uno speciale elmetto ottico, scrutare l'anima della persona ch'egli stava ripompando alla vita. Che cosa vedeva l'Occhio? L'uomo non lo disse. Vedeva, ma non aveva visto ciò che l'Occhio vedeva. L'intera operazione fu non dissimile dallo scavo di una trincea nel proprio giardino dietro casa. La donna sul letto non era che un duro strato di marmo che la zappa e la vanga hanno raggiunto. Avanti, a ogni modo, spingi l'ostacolo più in fondo, fa' rigurgitare alla superficie tutto quel gran vuoto, ammesso che una cosa simile possa venire rigettata fuori nel fremente pulsare del serpente che succhia. L'operatore stava ritto, fumando una sigaretta. Anche l'altra macchina era in funzione. L'altra macchina era manovrata da un individuo altrettanto indifferente, con indosso una tuta color marrone, antimacchia. Questa macchina pompava tutto il sangue dal corpo e lo sostituiva con sangue fresco e siero.

Ray Bradbury - Fahrenheit 451

Il poetico brano, tratto da un notissimo capolavoro dello scrittore di Waukegan, contiene qualcosa di molto strano che non salta subito all'occhio. Ho riportato la frase "La donna sul letto non era che un duro strato di marmo che la zappa e la vanga hanno raggiunto", anche se nella più diffusa edizione italiana del libro (Oscar Mondadori, trad. Giorgio Monicelli) invece sta scritto: "La donna sul tetto non era che un duro strato di marmo che la zappa e la vanga hanno raggiunto". Si capisce che parlare di una donna sul tetto in questo contesto non ha il benché minimo senso: dovrebbe essere chiaro che la signora in questione sta sul letto, in procinto di essere sondata e dializzata. Qual è l'origine di questo assurdo equivoco? Vediamo com'è la frase nell'originale in inglese. Eccola: 

The woman on the bed was no more than a hard stratum of marble that they had reached.

Come volevasi dimostrare. Tutto è molto chiaro. Un tempo i traduttori scrivevano in corsivo, e quando i loro appunti passavano di mano, potevano ingenerarsi fraintendimenti. Così è accaduto che la parola "letto", naturale traduzione dell'inglese "bed", finisse con l'essere letta "tetto" per errore: dovrebbero essere ben noti i processi degenerativi che colpiscono le scritture corsive fin dall'epoca antica, causando la confusione della forma delle singole lettere. Di questo refuso nessuno si è accorto, a dimostrazione della grande attenzione che i correttori e gli editori riservano agli scritti da pubblicare. Presente in una importante traduzione italiana del libro, quella di Monicelli, a quanto pare il refuso non è mai stato corretto. Mi sembra evidente: quando qualcosa viene pubblicato, non è sottoposto a revisioni da un'edizione all'altra, si dà per scontato che tutto vada bene per principio. In quest'epoca è ancora più facile che i refusi si perpetuino come per magia, dato che è sufficiente usare un file già pronto, senza alcuna modifica, per dar vita a una nuova edizione di un libro. I fantascientisti poi non sembrano accorgersi di nulla nemmeno loro: non sono pochi infatti quelli che usano i libri come soprammobili. Quando un libro è ridotto a mero feticcio, quando si ritiene importante conoscere a menadito ogni dettaglio sulle sue varie edizioni (case editrici, traduttori, date, etc.), ma lo si è letto in modo erratico, succedono queste cose. Sia vergogna su questi lettori-feticisti, che si inchinano ad adorare i volumi come idoli dell'Antico Egitto!  

sabato 3 maggio 2014

DIALOGO SULLA FANTASCIENZA, SULLE SUE DERIVE E SULLA SUA PROSSIMA MORTE

Riporto questo notevole thread dagli antri umidi di Facebook, perché lo trovo ricchissimo di spunti:

IVO T.:
"Androidi, Replicanti e Intelligenze Artificiali: la grande bufala che ha fatto deragliare la fantascienza. Essendo decisamente improbabili, se non impossibili, alla fs non è rimasta che la "metafora sociale" e il genere è morto una ventina di anni fa: oggi ci rimane uno zombie sbavante. Fate qualcosa!"

ROBERTO B.:
"beh non so...
hai provato a leggere Peter F. Hamilton, Alastair Reynolds, Robert J. Sawyer, Ken McLeod...?
Per me tanto morta non è..."

SELENE V.
"Richard Morgan..."

IVO T.:
"Non dico che sia morta del tutto. Dico solo che non riesco più a sopportare tante "sottili metafore" legate ai Golem e agli Homunculus. Perché questo sono le riflessioni su replicanti e I.A.: speculazioni su "realtà" scientifiche che non sono affatto tali, ma leggende degne della fantasy. E francamente m'hanno stufato. Sono più scientificamente corrette le "divinità lovecraftiane" degli androidi di Dick o dei robot di Asimov. E sfido qualsiasi fantascienziato a dimostrarmi il contrario."

SELENE V.
"Dipende da che epoca li guardi. Come dice Matt Ruff in Acqua Luce e Gas, quello è il futuro di quell'epoca, allora erano scientificamente credibili. E poi, che cosa conta? Quel che conta è che hanno parlato di schiavitù, di uguaglianza, di nuove forme di vita, di problemi che sono al tempo stesso attuali o che potrebbero sorgere un giorno.
Poco importa se queste forme di vita sono artificiali. Sono comunque alieni, "diversi", vittime di pregiudizi, come qualunque immigrato o omossessuale del giorno d'oggi, metafore sociali, per l'appunto, e che male c'è? Del resto Che differenza c'è fra Laputa e Urras?
E del resto, nessuno può sapere se un giorno, con nuove scoperte e nuove tecnologie, non saranno realizzabili."

IVO T.:
"Appunto, smantellata la credibilità scientifica, rimane la metafora.
Sul fatto che un giorno le IA saranno possibili possiamo dibattere per millenni, e per millenni non vederne una. Perché allora non dibattere direttamente di Puffi, Maghi Oscuri e Spade di Greyskull?
Smettiamo di chiamarla fantascienza e troviamole un altro nome. Non so: fantasy umanista."

MICHELE T.:
"C'è del vero ma il problema non è solo in quel sottogenere che indichi che fine ha fatto intanto l'hard SF spaziale? Io ne sento molto la mancanza forse perchè ho cominciato a disinteressarmi di SF con l'avvento del cyberpunk..."

SELENE V.:
"Guarda, di dibattiti sul nome da dare a queste "cose" ce ne sono a iosa. Direi di smetterla, invece, di cercare nomi tipo "techno-thriller" o "avant-pop". Fantascienza ci sta benissimo.
L'antropologia è una scienza. La meteorologia è una scienza. Anche la filosofia è una scienza, se torniamo all'origine del termine, cioè "conoscenza". E comunque, come diceva Clarke, ogni tecnologia sufficientemente avanzata è indistinguibile dalla magia. E la differenza che io trovo nella fantascienza rispetto al fantasy è la sperimentazione: metti dei topi (i personaggi) in un labirinto (un universo, che però funziona secondo le regole fisiche che conosciamo, e non secondo regole "magiche") e vediamo che cosa succede. Questa E' scienza.
E, se proprio vogliamo essere pignoli, ti ricordo che solo qualche decennio fa c'erano illustri scienziati che sostenevano l'impossibilità di costruire personal computer. Da che cosa sto scrivendo, allora, da un folletto? (no, quello sarebbe un aspirapolvere...)
Ci son più cose in cielo e in terra, caro Orazio.."

IVO T.:
"@Michele: anche io. Considero il cyberpunk il ground-zero della fs.
Privo di contenuti, piatto nella forma, risibile nel suo monocolore ideologico.
La fs astronautica è destinata ovviamente a rivivere. La scopera dei pianeti extrasolari e le nuove frontiere della fisica devono solo essere metabolizzate al meglio dagli scrittori, poi cominceremo di nuovo a divertirci e il cyberpunk apparirà solo come una "fase" di morte apparente di un genere."

"@Selene. Vero, non dico che le IA siano impossibili, bensì altamente improbabili. Presuppongono un numero inenarrabile di basi tecnologiche oggi piuttosto leggendari (superconduttori a temperatura ambiente, nanotecnologie, computer quantici, etc.). Farne uno dei fulcri del genere oggi mi pare solo un ottimo modo per scivolare nella fantasy (come detto).
Sul fatto che la filosofia sia una scienza non mi trovi d'accordo. Non vive di fatti, ma di opinioni. Ok invece sull'antropologia: e qui volevo arrivare... esistono decine e decine di fantaSCIENZE possibili: fantamedicina, fantabotanica, fantafisica delle particelle elementari: c'è una fantascienza per ogni scienza. Però bisogna smetterla con certi luoghi comuni: Robby the robot ha fatto il suo tempo. Era carino, ok (io però gli preferivo Anne Francis), però adesso - please - evolviamo."

MICHELE T.:
"Sono propenso anch'io a non dare troppi nomi a sottogeneri appartenenti tutti ad un insieme che comunque è FANTASCIENZA. Sai poi che palle, quando devi compilare libri enciclopedici anche solo di cinema di SF, trovare giustificazioni per inserire o meno pellicole passibili di appartenenza ad altri generi... Poco tempo fa proprio qui su fb ho scoperto che oggi esistono una miriade di altri generi nominati per SF e Fantasy che neppure mi sognavo, quindi mi sono ritrovato scalzato dalla mia posizione di "esperto" a quella di "ignorante" in un nanosecondo... comunque, ripeto, non vedo solo nell'esasperazione della categoria cibernetica-robotica il blocco dell'innovazione fantascientifica e mi piace la tua definizione per cui c'è fantascienza per ogni scienza. Probabilmente, in contesti meno ripetitivi o modaioli, anche Robby the robot avrebbe ancora qualcosa da dire..."

IVO T.:
"Hai ragione, ma se oggi ci troviamo a dover dare altri nomi alla fs (lo faccio anche io, attraverso il mio blog Wunderkammer, dove porto avanti la definizione "abissale" per distinguere certe metafore antropocentriche locali da altri, e ben più "profondi" discorsi sugli abissi di infinito che ci circondano)... dicevo, se oggi dobbiamo dare altri nomi alla fs è probabilmente anche perché la fs stessa ha tradito la spettacolare "biodiversità" scientifica e si è attaccata come una patella allo scoglio della gadgetteria tecnologica e dei cyberspazi virtuali... Il che è un peccato, cmq."

SELENE V.:
"come dicevo, la parte scientifica della fantascienza io non la vedo tanto nel TIPO di scienza di cui si parla, quanto nell'aspetto sperimentale del genere.
Quanto alla vacuità del cyberpunk, mi sa che qui ne avete letto solo la spazzatura. Ha fatto più Pat Cadigan per il femminismo di dieci Le Guin..."

IVO T.:
"Okay, ma si torna all'umanesimo, Selene. Sembra che parliamo di cose diverse. Alla fs io chiedo più il Sense of Wonder degli abissi che stanno "oltre" me piuttosto che una riflessione sulla condizione umana. A quella pensa già la letteratura mainstream. Del cyberpunk ho letto Gibson e Sterling, soprattutto, e li ho sempre trovati vuoti e banali. Gibson poi - con romanzi come Aidoru e Luce Virtuale - è riuscito nella fenomenale impresa di scrivere centinaia e centinaia di pagine senza dire un accidente di niente."

SELENE V.:
"Allora cerchiamo cose diverse. Ok il sense of wonder, ma il sense of wonder senza nient'altro te lo può dare anche il fantasy, che bisogno c'è della fantascienza? Per me la fantascienza è prima di tutto politica. Bradbury diceva "Non sto cercando di prevedere il futuro, sto facendo del mio meglio per prevenirlo". Poi, sfortunatamente, invece l'ha previsto. Ma per me è questa la fantascienza: studiare i germi del futuro nel presente, o proporre presenti alternativi, "altri mondi possibili". Marge Piercy, ad esempio. Ginnastica per la mente.
Sì, andare "oltre", ma oltre nel senso del vedere al di là della nostra piccola realtà individuale, e scoprire i meccanismi dell'universo. Un'operazione di smontaggio e rimontaggio, d'ingegneria umana, filosofica, politica, storica. Umanesimo, sì, perché no? Che male c'è, a cercare di capire quello che siamo, inclusi i nostri, di abissi."

IVO T.:
"La fantasy non mi trasmette alcun Sense of Wonder perché è una camera di risonanza delle fantasie umana, e le fantasie umane sono veramente poca cosa davanti alle sconfinate possibilità del reale. Il reale mi interessa, le fantasie umane (parlino di elfi o di stratificazione sociale) meno. Citi Bradbury, un autore che grondava Sense of Wonder: il problema è che oggi si fa soprattutto politica, sociologia, "prevenzione del futuro" senza Sense of Wonder. Come ho detto altrove la fs è in crisi proprio perché insegue questo modello didattico, platealmente antropocentrico e del tutto arido sul piano dei contenuti "weird". Sfruttare le potenzialità della fs solo per fare politica è riduttivo, perché si rinuncia a quella vitale esplorazione del reale che tante sorprese ci riserva - sorprese spesso più rivoluzionarie di qualsiasi ideologia; senza contare che la politica nella fs presenta numerosi rischi: in primis quello di scadere nella parabola, farsi pistolotto. Non amo nemmeno l'effetto "cavallo di Troia", giacché ci sono lettori - come me - che guardano con sommo sospetto qualsiasi insegnamento politico (specie se basato su delle previsioni, ovvero su delle considerazioni opinabili raramente suffragate dalla complessità dei fatti) e si sono trovati spesso a gettare dalla finestra romanzoni di pseudofantascienza urlandovi dietro "se volevo leggere Marx o il Mein Kampf, compravo gli originali"."

SELENE V.:
"be', certo, se mi parli di fantascienza che vuole "insegnare", che vuole dare risposte, inevitabilmente si cade nel pistolotto. A me piace la fantascienza che solleva domande. In questo Bradbury era un maestro. Ma il sense of wonder, in Fahrenheit 451, onestamente, ce lo vedo poco. Immagino tu ti riferisca soprattutto alle Cronache marziane.
Forse hai ragione sulla riduttività dei contenuti politici, ma in questa fase la politica è quel che mi interessa personalmente, ho sete di libri che dicano cose intelligenti sulla catastrofe che stiamo vivendo, che aprano strade verso il futuro, o avvertano che potremmo andare a sbattere contro un muro oltre il quale c'è un futuro che non vedremo mai. Tutto questo, ripeto, senza pistolotti alla Orwell (che pure adoro, ma andava evidentemente bene allora, oggi quel modo di scrivere non funziona più). Penso che ci sia molto spazio per tutto questo, e non è detto che "far politica" debba escludere il sense of wonder, al contrario."

IVO T.:
"Infatti! Ci sono libri - Cronache Marziane è un ottimo esempio, oltre che uno dei dieci romanzi con cui vorrei essere sepolto - che sollevano dilemmi ANCHE politici (in quanto etici, per me l'etica è imprescindibile dalla politica). Porre domande è effettivamente una delle caratteristiche che amo, nella fantascienza. E' l'offrire risposte mi lascia sempre perplesso. Le risposte dovremmo trovarle altrove, perché una risposta valida in un romanzo - per quanto ben scritto - rimane sempre e comunque l'epilogo di una storia inventata, la conclusione di un gioco di specchi che può essere facilmente "dopato" da un uso sapiente di climax ed emozioni. Troppi scrittori hanno usato la fantascienza per scopi "altri", specie nel nostro paese, un po' con la speranza di sdoganarsi presso le varie Accademie di Serie A, un po' per mascherare il proprio analfabetismo scientifico. Potrei farti nomi e cognomi, ma preferisco vivere... ;)"

MICHELE T.:
"Il tuo problema, Ivo, è che sei evidentemente (come me) un lovecraftiano, probabilmente, se mi consenti un paragone magari banalotto, più portato per Spazio 1999 (prima serie, che terminava sempre con una domanda senza risposta) che per Star Trek (che terminava sempre con una risposta), più per la SF inglese che quella americana, più per 2001 e Solaris che per Matrix o Terminator. Il che ti renderebbe uguale a me... e decisamente fuori posto con il resto dell'attuale universo (umano)."

IVO T.:
"Direi che mi hai fotografato bene... ;)"

MICHELE T.:
"Ci vediamo sulla Stazione Solaris, il monolito nero portalo tu..."

IVO T.:
"Okay. ;)"

SELENE V.:
"e a me che vanno bene tutte le cose che avete detto (Spazio 1999 e Star Trek, SF GB e USA, 2001, Solaris, Matrix... e... be', no, Terminator onestamente non ce la faccio proprio :D), come mi inquadrate? ;-)"

IVO T.:
"Tu non sei inquadrabile. Ti va bene come inquadramento? ;)"

MARCO M. (ANTARES666):
A parer mio, Philip K. Dick se ne fregava della fattibilità o della verosimiglianza degli androidi e degli altri gingilli tecnologici. Il nucleo delle sue opere non è questo. Eppure ci sono ancora moltissime persone che leggono Dick senza capire che è un autore gnostico. Per lui la fantascienza era soltanto un artificio per dare una veste esteriore accattivante al messaggio che voleva comunicare. Le sue domande ontologiche sono sempre due: "Cos'è reale?", "Cos'è umano?".
Per quanto riguarda Gibson e Sterling, concordo nel definire vacue molte loro opere. Forse sarei ritenuto un folle perché affermo che il Gibson migliore è quello di racconti come "La razza giusta" o "Hinterland". Le opere tecnocratiche che l'hanno reso famoso mi hanno invece saturato, così sono passato da un iniziale entusiasmo a un'acuta insofferenza. In particolare la trilogia "Luce Virtuale", "Aidoru" e "American Acropolis" è inconsistente e contiene diverse contraddizioni strutturali (sull'ultimo volume ho anche scritto una recensione impietosa). "L'accademia dei sogni" secondo me non è neanche opera sua, ma della moglie, perché è scritta in modo troppo "femmineo" per risultare credibile come prodotto gibsoniano. Il problema è l'ingenuità della fede nell'Intelligenza Artificiale per come la intende il feticismo tecnocratico: nasce dal presupposto americano di scorgere intelligenza in ogni cosa che articoli suoni e risposte, non importa se automatiche e programmate. Per molti anglosassoni, il pappagallo e il magnetofono sono intelligenti, perché capaci di pronunciare verbo. La realtà è ben più dura. Di Intelligenze Artificali non ne sono state prodotte e sarebbe ora di ammetterlo senza mezzi termini: finora sono riusciti a produrre soltanto Idiozia Artificiale.

SANDRO D. F.:
"Totalmente d'accordo con Marco :))"

IVO T.:
"Il mio ragionamento iniziale però resta in piedi: c'è bisogno di una nuova generazione di scrittori di fs che sappiano rinnovare il genere attraverso il superamento dei feticci della fantascienza cyberpunk e postcyberpunk. Vorrei fantamedicina, fantageologia, fantastronomia, fantageometria, fantabotanica, fantapsichiatria. Vorrei un po' di Sense of Wonder: di meraviglia ANCHE davanti alle prospettive "disumane" dell'universo. Sembrerà anche un vaneggiamento fine a se stesso, una prospettiva di fuga, ma dal mio punto di vista non lo è: i soli abissi del tempo profondo di cui si parla in geologia e paleontologia sono una prospettiva da vertigini e febbre, uno shock mentale e filosofico, e una miniera di idee e spunti per chi scrive.
Qualcosa langue nella fs - me ne accorgo leggendo qua e là interventi, interviste, recensioni - ma le idee ci sono... a milioni... basta togliere quel dannato tappo tecnofeticista, tecnothriller, tecnopulp, cyberp-pop, avantpop, molto cool, molto pelle nera e occhiali scuri, molto bullet time, molto donnine manga mezzo nude, molto pubblicità di un televisore al plasma, molto occhialini 3D... e tornare ai libri di scienza. Lì c'è il paradiso, gente. Aria fresca, idee nuove e brividi in quantità."

SELENE V.:
"Be', detto così, ha tutto un altro appeal :) (bella, la fantageometria!)"

MARCO M. (ANTARES666):
"Certo, il ragionamento resta in piedi, in tutta la sua drammaticità. Purtroppo il tecnofeticismo è imperante e paghiamo le nostre scelte con la ghettizzazione all'interno di un ghetto. Il problema è che finché saranno gli autori a dover pagare per essere pubblicati anziché l'inverso, o a pubblicare "ad maiorem dei gloriam", non si arriverà da nessuna parte."

IVO T.:
"Sad but true.

...però che palle... chiudo sempre così questo tipo di conversazioni.