Titolo originale: All the Colors of Darkness
Autore: Lloyd Biggle Jr.
Anno: 1963
Lingua originale: Inglese
Genere: Fantascienza
Editore: Arnoldo Mondadori Editore
Edizioni italiane:
Urania n. 335 (1964)
Urania n. 686 (1975)
Urania n. (1981)
Codice ASIN: B000ND3EU2
Codice ISBN: A000019927
Pagine: 192 pp.
Formato: Paperback
Traduzione: Mario Galli
Autore: Lloyd Biggle Jr.
Anno: 1963
Lingua originale: Inglese
Genere: Fantascienza
Editore: Arnoldo Mondadori Editore
Edizioni italiane:
Urania n. 335 (1964)
Urania n. 686 (1975)
Urania n. (1981)
Codice ASIN: B000ND3EU2
Codice ISBN: A000019927
Pagine: 192 pp.
Formato: Paperback
Traduzione: Mario Galli
I meandri dell'iperspazio, gli oscuri corridoi dimensionali, hanno ormai pochi segreti per il lettore di fantascienza. E l'autore di questo esemplare, cinematografico romanzo d'azione ne è ben consapevole: il viaggio istantaneo non pretende dunque di essere qui una mirabolante trovata, ma semplicemente il punto d'avvio d'un intreccio solido già di per se: fortunose vicende d'un gruppo di ricercatori, inspiegabili sparizioni di viaggiatori, sabotaggi, interventi di agenti privati e polizie di tutto il mondo. Ma quella che può sembrare soltanto una cronaca, per quanto movimentata, dello sfruttamento industriale dell'iperspazio, s'arricchisce al momento giusto di un elemento nuovo che scienziati, poliziotti e industriali non potevano prevedere. Dietro la facciata della quarta dimensione si nasconde...
Trama:
Siamo nel 1986, che all'epoca in cui il romanzo fu scritto sembrava lontanissimo nel futuro, credo a causa di una distorsione nella percezione del tempo caratteristica di molti fantascientisti. Un'azienda chiamata Universal Transmitting Company fa una sensazionale scoperta: un sistema che permette il teletrasporto istantaneo da un luogo a un altro. Basta che una persona si infili nella macchina trasmittente per essere scomposta e ricomposta nella macchina ricevente. Proprio quando l'azienda si prepara a rendere pubblica la sua invenzione e a rivoluzionare l'industria dei trasporti, ecco che avvengono alcuni misteriosi sabotaggi. Cosa particolarmente inquietante, si registrano casi di persone entrate nella macchina trasmittente e sparite nel nulla. Viene così assoldato un investigatore privato, Jan Darzek, affinché faccia chiarezza sui malfunzionamenti del teletrasporto prima che la cosa diventi di pubblico dominio e si risolva in una catastrofe. Jan fa le sue indagini e viene a scoprire qualcosa di sorprendente: le persone scomparse sono sempre le stesse, anche se la cosa non risulta subito ovvia dato che usano travestimenti vari per nascondere la loro identità. Quando il detective segue una di queste persone, decide contro ogni buon senno di infilarsi assieme a lei nel trasmettitore, scomparendo all'istante e venendosi a trovare sul lato nascosto della Luna, in una base gestita da un piccolo numero di alieni bizzarrissimi. Questi esseri hanno soltanto un fine: impedire al genere umano di continuare con i suoi pericolosi esperimenti di teletrasporto. Infatti la capacità di trasferire oggetti ed esseri viventi da un punto all'altro dello spazio è il primo passo verso i viaggi interestellari. Il punto è che la specie Homo sapiens è ritenuta troppo immatura e perversa per unirsi all'Ecumene Galattica, così deve restare confinata sul coprolito che è la Terra. Si tratta di una vera e propria quarantena. Come se agli estremi confini del Sistema Solare fosse stato collocato un cartello con scritto "NON ENTRARE". La decisione degli extraterrestri operanti sulla base lunare sembra senza appello, eppure dal loro dialogo con l'agente rapito scaturiranno frutti del tutto inattesi...
Recensione:
In sintesi è la storia di un uomo che passa molto tempo tra alieni di una specie con più di due sessi, e al ritorno a casa si accorge di non provare alcun desiderio per le donne.
Ho messo le parole sopra riportate su Anobii, come microrecensione. Una navigatrice, certa Anna Reda - forse punta nel vivo - mi ha aggredito strillando:
"Ma doveee???!!! Hai letto un altro libro?"
Ebbene no, il libro era proprio quello. Tutti i colori del buio, di Lloyd Biggle Jr. e basta. Lo devo ammettere, i miei ricordi sono un po' confusi, in fondo sono passati molti anni. Ero al liceo quando ho letto il romanzo di Lloyd Biggle Jr., eppure ogni tanto riemerge ancora qualche dettaglio fissatosi all'epoca nei banchi di memoria stagnante. Il detective Jan Darzek - ho recuperato il suo nome nel Web - si è trovato in mezzo a esseri di una stranezza incredibile, come se i loro corpi appartenessero a una geometria non euclidea, addirittura quadridimensinale. Le loro membra erano sottili, i loro volti lunghissimi e piatti, come se fossero scaturiti da un quadro di Picasso. A un certo punto, verso il finale, compariva una specie di predicozzo sulla molteplicità e sulla necessità della tolleranza. Ai tempi non sapevo nulla del pestilenziale buonismo politically correct, non avevo la benché minima idea di come questo tumore maligno avrebbe ridotto il nostro mondo. A distanza di molti anni ho dato un'occhiata al testo e vi ho trovato molte cose notevoli. Innanzitutto ho individuato le esatte parole pronunciate dall'alieno moralista Zachary all'investigatore rapito (il grassetto è mio):
- Pensateci! La vostra oscurità è tanto profonda, e siete ancora parecchie generazioni lontano persino dall’aver imparato a comportarvi tra voi. Sfruttate il debole. Sfidate il forte con le armi nucleari. Pervertite la giustizia, anche dove questa esiste. Il vostro onore è in vendita su ogni mercato. Perseguite quelli della stessa vostra razza per una semplice diversità di pelle… Una piccola diversità paragonata ai colori degli abitanti degli altri mondi. Vi dichiarate guerra per semplici contraddizioni di parole in quelle che voi chiamate religioni… piccole contraddizioni paragonate a quelle delle altre religioni della galassia. Non avete neppure regolato il comportamento tra i sessi, e siete fortunati, dato che ne avete solo due. Non possiamo, non dobbiamo permettere che il vostro popolo esca dal sistema solare. La galassia ha miriadi di mondi la cui potenza e tecnica vanno oltre la vostra comprensione. Voi siete aggressivi e in balia della vostra oscurità. Sareste in grado di procurare gravi danni agli altri, e questi risponderebbero distruggendovi. Ora, avete altre domande da fare?
Vedete che il riferimento alla pluralità dei sessi non era un parto della mia infetta fantasia?
Riporto questo interessante dialogo tra Jan Darzek e la provocante Jean, che lo concupisce senza successo:
- Dal momento che ti trovavi sulla Luna potevi svolgere qualche indagine e magari risolvere il mistero. Non hai visto niente di interessante?
- Sì. Ho incontrato gli abitanti della Luna.
- Che aspetto hanno? - domandò Jean.
- Enormi. Alti circa due metri e larghi quanto la porta di un fienile. Erano avvolti da bende, come se fossero mummie egiziane. I tratti di pelle che potevo vedere erano di un azzurro pallido.
- Non c'è niente di strano in questo. Le notti lunari devono essere molto fredde.
- Le donne non lo erano. Erano calde, più calde delle terrestri. Avevano quattro dita, e i loro volti erano piatti, come se fossero stati schiacciati da un compressore. Ma le trovavo belle. Non chiedetemi perché.
- Mio Dio! - esclamò Jean. - Ecco perché è ancora scapolo.
Già al primo incontro con un alieno di sesso femminile, Jan Darzek aveva avuto reazioni particolari, non certo di repulsione. Potremmo invece dire che gli si era rizzato l'uccello. Posso testimoniare questo senza timore di essere smentito, riportando questi passi:
Era enorme, come Alice o Gwendolyn, ma sembrava infinitamente più vecchia. Il volto era coperto da una rete di rughe, il colore azzurro della pelle sembrava più pallido, e la membrana tra le dita aveva perso la trasparenza delicata per assumere un colore di decadenza. Mentre la stava fissando la donna sorrise.
— Non credo che possiate trovarci belli, signor Darzek…
— Vi trovo strani — rispose.
— Soltanto uno stupido potrebbe giudicare gli attributi estetici di qualcosa che rimane completamente al di fuori delle sue esperienze.
La donna lo fissò negli occhi senza rispondere. Come quelli di Alice erano luminosi.
Jan Darzek lancia infine un'accusa agli alieni: afferma che sono limitati nella loro percezione dell'oscurità, su cui fondano le proprie valutazioni. Li accusa di vedere le cose soltanto bianche o soltanto nere. Poi parte con un panegirico della specie umana, che annovera di tutto tra le sue fila, dai santi ai peccatori, dagli esseri morali a quelli amorali, dagli esseri sociali a quelli asociali, "con tutte le sfumature che possono esistere tra le due estremità".
Così lo ribadisco ad Anna Reda: non ho lavorato di fantasia e non mi sono inventato nulla. John Darzek ha sviluppato una nuova attitudine verso quelli che un tempo riteneva i propri simili, gli esseri umani. Ha imparato a detestarli come si può detestare uno strano insetto di un tipo mai visto prima, anche se senza reazioni di violenza e di odio inconsulto. Il detective non viene colpito dal rigurgito quando si ritrova sulla Terra, ma fa capire ai suoi interlocutori che qualcosa in lui è cambiato per sempre. Mi sembra chiaro cosa è successo: colei che mi ha aggredito ha letto Tutti i colori del buio in modo superficiale, saltando proprio i passi che ho riportato sopra.
Sempre su Anobii, l'utente aal ha scritto:
"Romanzo che dimostra tutti i suoi anni ma che resta comunque una lettura piacevole in virtù di una scrittura accattivante e di un buon ritmo. Peccato però che un'ottima idea, che sarà sfruttata in futuro da centinaia di romanzi e sceneggiature, sia stata contornata da un apparato poliziesco-spionistico che si dilunga un po' troppo. Bellissimo però il concetto di oscurità da cui il libro prende il nome. E alla fine è proprio ciò che rende questo romanzo "fantascienza", ovvero l'incontro con una avanzata civiltà aliena e la scoperta di una tecnologia che annulla lo spazio, a risultare poco approfondito. Peccati veniali su cui un appassionato è sempre in grado di sorvolare in cambio di un paio d'ore di innocente evasione."
Evidentemente l'utente in questione ha usato la modalità descritta in genere come "lettura rapida", che incontra tutto il mio scetticismo. Chi macina un libro in un paio d'ore non può essere un lettore attento: per necessità leggerà male, saltando interi brani, sorvolando su ogni minimo ostacolo o su ogni eruzione della noia. Come se si avesse il pepe al culo e si facesse a gara a chi arriva prima a dire di aver finito il libro di turno. Non credo che questo modo di procedere possa definirsi "lettura".
Possibile che nessuno si sia accorto degli straordinari aspetti antropologici e dell'innovatività estrema dell'opera di Biggle Jr.? Tutti sempre fissi col gingillo tecnologico senza badare agli esseri che lo hanno concepito? Possibile che frugando nel Web riesca ad imbattermi soltanto in banalità? Sono stanco di tutto. Quello che mi auguro sempre più spesso quando mi imbatto nei fantascientisti è che Cthulhu possa sorgere da R'lyeh e digerirli! Sono persino disposto a frugare nell'output del Grande Antico per cercare tracce dell'anima metabolizzata!
Il romanzo di Biggle Jr. non va confuso con l'omonima opera di Stephen Kuusisto, pubblicata da Mondadori nel 1998, "Autobiografia di un poeta colpito da quasi totale cecità, nonostante la quale tenta di vivere con pienezza la propria passione. Pur non potendo quasi leggere un verso, se non con immani sforzi."
Tutti i colori del buio (All the Colors of the Dark) è poi un film giallo diretto da Sergio Martino nel 1972, con Edwige Fenech nel ruolo di una giovane donna traumatizzata e indotta a partecipare a rituali satanici. Ovviamente non c'entra nulla con le avventure di Jan Darzek sulla Luna!
Trama:
Siamo nel 1986, che all'epoca in cui il romanzo fu scritto sembrava lontanissimo nel futuro, credo a causa di una distorsione nella percezione del tempo caratteristica di molti fantascientisti. Un'azienda chiamata Universal Transmitting Company fa una sensazionale scoperta: un sistema che permette il teletrasporto istantaneo da un luogo a un altro. Basta che una persona si infili nella macchina trasmittente per essere scomposta e ricomposta nella macchina ricevente. Proprio quando l'azienda si prepara a rendere pubblica la sua invenzione e a rivoluzionare l'industria dei trasporti, ecco che avvengono alcuni misteriosi sabotaggi. Cosa particolarmente inquietante, si registrano casi di persone entrate nella macchina trasmittente e sparite nel nulla. Viene così assoldato un investigatore privato, Jan Darzek, affinché faccia chiarezza sui malfunzionamenti del teletrasporto prima che la cosa diventi di pubblico dominio e si risolva in una catastrofe. Jan fa le sue indagini e viene a scoprire qualcosa di sorprendente: le persone scomparse sono sempre le stesse, anche se la cosa non risulta subito ovvia dato che usano travestimenti vari per nascondere la loro identità. Quando il detective segue una di queste persone, decide contro ogni buon senno di infilarsi assieme a lei nel trasmettitore, scomparendo all'istante e venendosi a trovare sul lato nascosto della Luna, in una base gestita da un piccolo numero di alieni bizzarrissimi. Questi esseri hanno soltanto un fine: impedire al genere umano di continuare con i suoi pericolosi esperimenti di teletrasporto. Infatti la capacità di trasferire oggetti ed esseri viventi da un punto all'altro dello spazio è il primo passo verso i viaggi interestellari. Il punto è che la specie Homo sapiens è ritenuta troppo immatura e perversa per unirsi all'Ecumene Galattica, così deve restare confinata sul coprolito che è la Terra. Si tratta di una vera e propria quarantena. Come se agli estremi confini del Sistema Solare fosse stato collocato un cartello con scritto "NON ENTRARE". La decisione degli extraterrestri operanti sulla base lunare sembra senza appello, eppure dal loro dialogo con l'agente rapito scaturiranno frutti del tutto inattesi...
Recensione:
In sintesi è la storia di un uomo che passa molto tempo tra alieni di una specie con più di due sessi, e al ritorno a casa si accorge di non provare alcun desiderio per le donne.
Ho messo le parole sopra riportate su Anobii, come microrecensione. Una navigatrice, certa Anna Reda - forse punta nel vivo - mi ha aggredito strillando:
"Ma doveee???!!! Hai letto un altro libro?"
Ebbene no, il libro era proprio quello. Tutti i colori del buio, di Lloyd Biggle Jr. e basta. Lo devo ammettere, i miei ricordi sono un po' confusi, in fondo sono passati molti anni. Ero al liceo quando ho letto il romanzo di Lloyd Biggle Jr., eppure ogni tanto riemerge ancora qualche dettaglio fissatosi all'epoca nei banchi di memoria stagnante. Il detective Jan Darzek - ho recuperato il suo nome nel Web - si è trovato in mezzo a esseri di una stranezza incredibile, come se i loro corpi appartenessero a una geometria non euclidea, addirittura quadridimensinale. Le loro membra erano sottili, i loro volti lunghissimi e piatti, come se fossero scaturiti da un quadro di Picasso. A un certo punto, verso il finale, compariva una specie di predicozzo sulla molteplicità e sulla necessità della tolleranza. Ai tempi non sapevo nulla del pestilenziale buonismo politically correct, non avevo la benché minima idea di come questo tumore maligno avrebbe ridotto il nostro mondo. A distanza di molti anni ho dato un'occhiata al testo e vi ho trovato molte cose notevoli. Innanzitutto ho individuato le esatte parole pronunciate dall'alieno moralista Zachary all'investigatore rapito (il grassetto è mio):
- Pensateci! La vostra oscurità è tanto profonda, e siete ancora parecchie generazioni lontano persino dall’aver imparato a comportarvi tra voi. Sfruttate il debole. Sfidate il forte con le armi nucleari. Pervertite la giustizia, anche dove questa esiste. Il vostro onore è in vendita su ogni mercato. Perseguite quelli della stessa vostra razza per una semplice diversità di pelle… Una piccola diversità paragonata ai colori degli abitanti degli altri mondi. Vi dichiarate guerra per semplici contraddizioni di parole in quelle che voi chiamate religioni… piccole contraddizioni paragonate a quelle delle altre religioni della galassia. Non avete neppure regolato il comportamento tra i sessi, e siete fortunati, dato che ne avete solo due. Non possiamo, non dobbiamo permettere che il vostro popolo esca dal sistema solare. La galassia ha miriadi di mondi la cui potenza e tecnica vanno oltre la vostra comprensione. Voi siete aggressivi e in balia della vostra oscurità. Sareste in grado di procurare gravi danni agli altri, e questi risponderebbero distruggendovi. Ora, avete altre domande da fare?
Vedete che il riferimento alla pluralità dei sessi non era un parto della mia infetta fantasia?
Riporto questo interessante dialogo tra Jan Darzek e la provocante Jean, che lo concupisce senza successo:
- Dal momento che ti trovavi sulla Luna potevi svolgere qualche indagine e magari risolvere il mistero. Non hai visto niente di interessante?
- Sì. Ho incontrato gli abitanti della Luna.
- Che aspetto hanno? - domandò Jean.
- Enormi. Alti circa due metri e larghi quanto la porta di un fienile. Erano avvolti da bende, come se fossero mummie egiziane. I tratti di pelle che potevo vedere erano di un azzurro pallido.
- Non c'è niente di strano in questo. Le notti lunari devono essere molto fredde.
- Le donne non lo erano. Erano calde, più calde delle terrestri. Avevano quattro dita, e i loro volti erano piatti, come se fossero stati schiacciati da un compressore. Ma le trovavo belle. Non chiedetemi perché.
- Mio Dio! - esclamò Jean. - Ecco perché è ancora scapolo.
Già al primo incontro con un alieno di sesso femminile, Jan Darzek aveva avuto reazioni particolari, non certo di repulsione. Potremmo invece dire che gli si era rizzato l'uccello. Posso testimoniare questo senza timore di essere smentito, riportando questi passi:
Era enorme, come Alice o Gwendolyn, ma sembrava infinitamente più vecchia. Il volto era coperto da una rete di rughe, il colore azzurro della pelle sembrava più pallido, e la membrana tra le dita aveva perso la trasparenza delicata per assumere un colore di decadenza. Mentre la stava fissando la donna sorrise.
— Non credo che possiate trovarci belli, signor Darzek…
— Vi trovo strani — rispose.
— Soltanto uno stupido potrebbe giudicare gli attributi estetici di qualcosa che rimane completamente al di fuori delle sue esperienze.
La donna lo fissò negli occhi senza rispondere. Come quelli di Alice erano luminosi.
Jan Darzek lancia infine un'accusa agli alieni: afferma che sono limitati nella loro percezione dell'oscurità, su cui fondano le proprie valutazioni. Li accusa di vedere le cose soltanto bianche o soltanto nere. Poi parte con un panegirico della specie umana, che annovera di tutto tra le sue fila, dai santi ai peccatori, dagli esseri morali a quelli amorali, dagli esseri sociali a quelli asociali, "con tutte le sfumature che possono esistere tra le due estremità".
Così lo ribadisco ad Anna Reda: non ho lavorato di fantasia e non mi sono inventato nulla. John Darzek ha sviluppato una nuova attitudine verso quelli che un tempo riteneva i propri simili, gli esseri umani. Ha imparato a detestarli come si può detestare uno strano insetto di un tipo mai visto prima, anche se senza reazioni di violenza e di odio inconsulto. Il detective non viene colpito dal rigurgito quando si ritrova sulla Terra, ma fa capire ai suoi interlocutori che qualcosa in lui è cambiato per sempre. Mi sembra chiaro cosa è successo: colei che mi ha aggredito ha letto Tutti i colori del buio in modo superficiale, saltando proprio i passi che ho riportato sopra.
Altre recensioni e reazioni nel Web
Sempre su Anobii, l'utente aal ha scritto:
"Romanzo che dimostra tutti i suoi anni ma che resta comunque una lettura piacevole in virtù di una scrittura accattivante e di un buon ritmo. Peccato però che un'ottima idea, che sarà sfruttata in futuro da centinaia di romanzi e sceneggiature, sia stata contornata da un apparato poliziesco-spionistico che si dilunga un po' troppo. Bellissimo però il concetto di oscurità da cui il libro prende il nome. E alla fine è proprio ciò che rende questo romanzo "fantascienza", ovvero l'incontro con una avanzata civiltà aliena e la scoperta di una tecnologia che annulla lo spazio, a risultare poco approfondito. Peccati veniali su cui un appassionato è sempre in grado di sorvolare in cambio di un paio d'ore di innocente evasione."
Evidentemente l'utente in questione ha usato la modalità descritta in genere come "lettura rapida", che incontra tutto il mio scetticismo. Chi macina un libro in un paio d'ore non può essere un lettore attento: per necessità leggerà male, saltando interi brani, sorvolando su ogni minimo ostacolo o su ogni eruzione della noia. Come se si avesse il pepe al culo e si facesse a gara a chi arriva prima a dire di aver finito il libro di turno. Non credo che questo modo di procedere possa definirsi "lettura".
Possibile che nessuno si sia accorto degli straordinari aspetti antropologici e dell'innovatività estrema dell'opera di Biggle Jr.? Tutti sempre fissi col gingillo tecnologico senza badare agli esseri che lo hanno concepito? Possibile che frugando nel Web riesca ad imbattermi soltanto in banalità? Sono stanco di tutto. Quello che mi auguro sempre più spesso quando mi imbatto nei fantascientisti è che Cthulhu possa sorgere da R'lyeh e digerirli! Sono persino disposto a frugare nell'output del Grande Antico per cercare tracce dell'anima metabolizzata!
Omonimie
Il romanzo di Biggle Jr. non va confuso con l'omonima opera di Stephen Kuusisto, pubblicata da Mondadori nel 1998, "Autobiografia di un poeta colpito da quasi totale cecità, nonostante la quale tenta di vivere con pienezza la propria passione. Pur non potendo quasi leggere un verso, se non con immani sforzi."
Tutti i colori del buio (All the Colors of the Dark) è poi un film giallo diretto da Sergio Martino nel 1972, con Edwige Fenech nel ruolo di una giovane donna traumatizzata e indotta a partecipare a rituali satanici. Ovviamente non c'entra nulla con le avventure di Jan Darzek sulla Luna!