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domenica 19 marzo 2023


I CONDANNATI DI MESSINA 

Titolo originale: Exiled from Earth
Autore: Ben Bova
1ª ed. originale: 1971
1ª ed. italiana: 1972
Tipologia narrativa: Romanzo
Genere: Fantascienza 
Sottogenere: Distopico 
Etichette attribuite: "Letteratura per ragazzi"
Lingua originale: Inglese
Ambientazione: XXII secolo
Protagonisti: Lou Christopher
Antagonisti: Donald Marcus, Rolf Bernard
Altri personaggi: Bonnie Sterne, Anton Kori,
  il Presidente Generale, il ministro Vassily Kobryn, 
  il Grande George 
Editore: Arnoldo Mondadori Editore 
Collana: Urania 
    Numero: 601 
Codice ISBN-10: 0525450165
Codice ISBN-13: ‎978-0525450160 
Traduttore: Bianca Russo 

Sinossi (da MondoUrania.com):
Farà piacere ai nostri lettori siciliani sapere che in un futuro più o meno lontano Messina è destinata a diventare sede del supergoverno mondiale. La città, certo, non sarà più la stessa. Torri e palazzi fantascientifici domineranno lo stretto; uomini dotati d'immenso potere e carichi d'immense responsabilità guarderanno pensosi verso la Calabria; e celebri scienziati di tutto il mondo si ritroveranno, sbigottiti, a Messina, trasportati qui con le buone e con le cattive insieme alle loro famiglie. Una gravissima decisione è stata presa al più alto livello: ancora una volta la scienza sta per mettere in pericolo mortale non solo la società ma l'umanità stessa. E la scienza deve essere messa in condizioni di non nuocere. L'ordine spietato (o pietoso?), necessario (o criminale?) partirà da Messina.

Trama: 
XXII secolo. Il mondo è unito ma gravato dal peso di 20 miliardi di persone. Il Governo Mondiale, che ha sede a Messina, ha preso la difficile decisione di esiliare i più importanti scienziati della Terra. Il loro lavoro è considerato troppo pericoloso per il genere umano, quindi è stato deciso di confinarli in una stazione spaziale e di inviarli dove non possano interferire con la società. Il Presidente Generale si lascia convincere dal subdolo Ministro della Sicurezza, Vassily Kobryn, e fa partire gli ordini esecutivi di deportazione. 
Louis "Lou" Christopher è un informatico che lavora a un progetto di ingegneria genetica in cui l'uso dei computer è essenziale. È l'esperto programmatore di RAMO, il potente computer utilizzato dal più importante centro di ricerca genetica mondiale, che ha sede ad Albuquerque, nel Nuovo Messico. Incluso nella lista degli scienziati da esiliare, viene raggiunto da un agente federale e subisce un tentativo di arresto senza nessuna accusa formale. Viene così deportato a New York nella sede dell'ONU, dove viene a sapere che la sua destinazione finale è Messina. Terrorizzato dagli eventi, riesce a trovare il modo di fuggire in modo rocambolesco e si inoltra nei selvaggi sobborghi di quella che un tempo era conosciuta come "la Grande Mela". La civiltà è crollata lasciando il posto a un pullulare di gang giovanili di una violenza inaudita. Dopo molte disavventure in mezzo alla fauna di quell'ambiente ostile, Lou riesce ad imbarcarsi per Albuquerque, aiutato da Felix, capo della famigerata banda dei Gatti Selvaggi - che gli rivela di essere un agente in incognito, infiltrato nella criminalità con l'incarico di tentarne il recupero a lungo termine. Tornato nella sua città, il programmatore entra nel centro di ricerca dove lavorava e lo trova deserto. L'unica creatura rimasta è il Grande George, un immenso gorilla senziente e dotato di parola, che ha ottenuto questa facoltà tramite ingegneria genetica. Lou interroga il computer RAMO, da cui apprende che il centro di ricerca è stato chiuso per ordine del Governo. Gli scienziati sono stati arrestati. Il problema è che lo stesso computer ha una mentalità estremamente rigida e ha denunciato Lou alle Forze dell'Ordine. Gli agenti irrompono nel laboratorio. Il programmatore fugge per il rotto della cuffia, rifugiandosi nell'appartamento della fidanzata e collega Bonnie Sterne. Lei lo ascolta annoiata e si comporta esattamente come RAMO, pur pensando con grande ingenuità di agire a fin di bene: allerta la polizia. Deportato a Messina, Lou viene rinchiuso con gli scienziati in una villa lussuosissima. Qui riceve una comunicazione dal ministro Vassily Kobryn, che rivela l'arcano: il Governo Mondiale ha preso la drastica decisione di esiliare l'intero mondo scientifico in una stazione orbitale. Il russo spiega con dovizia di particolari il perché dell'esilio, dicendo che il mondo non sarebbe al sicuro se la Scienza potesse svilupparsi liberamente. 
A questo punto Lou viene contattato da un politico colluso, il Ministro delle Finanze Rolf Bernard, che gli spiega di essere contrario alle determinazioni di Kobryn. Fa quindi una proposta che non si può rifiutare: in un'isola tropicale è stato predisposto un centro di ricerca segreto diretto dal Dottor Donald Marcus - dove Lou è invitato a trasferirsi e a lavorare. Il programmatore chiede e ottiene, come unica condizione, che la fidanzata Bonnie venga portata sull'isola assieme a lui. Per un po' tutto sembra filare liscio, tuttavia qualcosa finisce col guastarsi. Lou, Bonnie e il collega slavo Anton Kori scoprono che il perfido Ministro ha un piano ben diverso da quello che ha raccontato loro: intende rovesciare il Governo di Messina con un golpe militare e impossessarsi del potere; per assicurarsi il dominio sulla Terra è deciso ad impiegere armi biologiche, genetiche, chimiche e nucleari sviluppate nel centro di ricerca del malvagio Dottor Marcus. Vogliono rendere deficiente la popolazione mondiale!  
Le cose precipitano quando Lou capisce che il suo amatissimo gorilla, il Grande George (cui tiene più che alla fidanzata), anche lui presente sull'isola, sarebbe usato come cavia per un nuovo tipo di arma genetica che lo priverebbe di tutte le sue facoltà intellettive, riducendolo a un demente. Kori ha un modo geniale per allertare il Governo Mondiale, facendo esplodere una bomba atomica di limitata potenza in grado di attivare una rete globale di satelliti spia e ad attirare sull'isola le truppe governative. Così avviene: l'ordigno esplode e i militari irrompono. Il piano di Bernard e di Marcus fallisce miseramente, ma a caro prezzo. Nel corso degli scontri a fuoco, il Grande George si becca in corpo un proiettile sparato a caso, che lo uccide all'istante
Il Presidente Generale è molto grato a Lou e ai suoi compagni per aver sventato la cospirazione, però li avverte che l'esilio perpetuo rimane in vigore! Lou e Kori sono costretti alla deportazione sulla stazione spaziale. Bonnie invece è ritenuta poco più di una scema, così non è considerata pericolosa: può scegliere cosa fare della sua vita, se seguire il fidanzato nell'esilio oppure rimanere sulla Terra. La donna sceglie di seguire Lou, pur riservandosi la facoltà di fare ritorno in caso la situazione dovesse rivelarsi insopportabile - come in effetti avviene. La vita sulla stazione spaziale è infernale e dominata dalla depressione profonda. Molti esimi scienziati sono ridotti alla demenza. Bonnie, che per un po' aveva giocato con l'idea di rendere cornuto Lou saltando nel letto di Kori, forte del suo privilegio matriarcale, finisce col cedere. La mancanza di libertà la opprime in modo lancinante. Quindi ritorna sul pianeta, abbandonando entrambi gli uomini. 
Ad un certo punto, Lou ha un'idea geniale: far equipaggiare la stazione spaziale per il volo interstellare, in modo tale da condurla fino ad Alfa Centauri in una traversata generazionale. I dati trasmessi trent'anni prima dalla sonda Starfarer ed analizzati da Kori, dimostrano che alcuni pianeti orbitano attorno alla stella doppia: uno di questi sarebbe potenzialmente abitabile. Gli scienziati più vecchi, ostili e bacchettoni, cercano in ogni modo di opporsi. Tuttavia la proposta di Lou viene messa ai voti in un'operazione di democrazia diretta, vincendo grazie al voto dei giovani, pieni di spirito d'avventura. Il Governo Mondiale accetta di dare il suo aiuto alla spedizione, ansioso di liberarsi dai pericoli del mondo scientifico. La traversata ha così inizio. 


Recensione: 
Il romanzo di Bova è ricchissimo di spunti di riflessione e tratta di molti temi della massima gravità, che ci toccano da vicino. Anche se la trama è un po' fragile e i personaggi avrebbero potuto essere caratterizzati in modo più robusto, sono convinto che meriti di essere letto. 
I condannati di Messina fa parte di un importante filone distopico tipico degli anni '60 e '70 del XX secolo, in cui si esplorava il cruciale tema della sovrappopolazione con tutte le sue terribili conseguenze, facendo una critica sociale serrata. Basti pensare a Largo! Largo! (Make Room! Make Room!) di Harry Harrison (1966), di cui è famosissimo l'adattamento del 1973, 2022: I sopravvissuti (Soylent Green). Il romanzo di Bova risente del clima dell'epoca, in cui si aveva il netto e pervasivo presentimento di una catastrofe ambientale incombente. In particolare, proprio in quegli anni fiorivano le attività del Club di Roma, la famosa associazione mondiale non governativa e non profit fondata nel 1968, composta da scienziati, economisti, uomini e donne d'affari, attivisti dei diritti civili, dirigenti pubblici internazionali e capi di Stato. Nel 1972 il Club di Roma pubblicò il Rapporto sui limiti dello sviluppo (The Limits to Growth), meglio noto come Rapporto Meadows, che affermava l'impossibilità della crescita economica indefinita, per via della disponibilità limitata delle necessarie risorse naturali, prima tra tutte il petrolio, oltre che della limitata capacità di assorbimento degli inquinanti da parte del pianeta. Il problema delle previsioni del Rapporto Meadows è che il modello matematico alla loro base era abbastanza semplicistico, così i risultati si sono rivelati poco accurati. Le curve che descrivono gli andamenti dell'esplosione demografica si impennano molto più di quanto stia accadendo nella realtà. Recentemente ho trovato nel Web un sito che accusa come "fake news" le critiche ai risultati del Rapporto Meadows, tuttavia ricordo ancora molto bene l'epoca in cui questi davano per esaurite o in rapidissimo esaurimento le riserve petrolifere mondiali, mentre nel frattempo il miglioramento delle tecnologie di prospezione ha assicurato decenni di sfruttamento assicurato dei combustibili fossili. Queste discrepanze hanno fatto sì che molti abbandonassero ogni fiducia nelle previsioni ambientali, arrivando per contro a uno scetticismo profondo, addirittura negazionista. Il principio che i perfidi media e le masse grossolane hanno applicato è questo: "I tuttologi hanno sbagliato una cosa, quindi tutto quello che dicono è una cazzata e il problema non esiste". Sul tema della sovrappopolazione è quindi calata la scure del tabù. Una scure molto insidiosa, visto che le mani del carnefice che la maneggia sono religiose oltre che ideologiche. Censura e ipocrisia. In ogni caso, credo che un'opera come Exiled from Earth ai nostri giorni non potrebbe avere alcuna fortuna. 

Scenari carpenteriani! 

Passiamo ora ad analizzare il greve clima da cui Bova ha tratto la descrizione della desolazione di New York devastata dalle gang. Il dilagare della violenza nelle grandi città portò, a partire dagli anni '60, a fare previsioni sempre più cupe già nell'immediato futuro. Si parlava di "giungla urbana": quello che si andava affermando nell'immaginario collettivo era un territorio privo di legge, in cui valeva l'arbitrio del più forte. Il pericolo dietro l'angolo, che i cittadini onesti sentivano con tutto il suo carico di terrore, era la riscimmiazione del genere umano, la sua involuzione verso la subumanità più ripugnante, la totale vanificazione di millenni di progresso etico, culturale, tecnico e scientifico. Non stupisce che negli anni '70 e '80 questi temi siano stati illustrati in modo estremamente efficace nella Settima Arte. Il massimo interprete di queste paure zombificanti fu senza dubbio John Carpenter, con Distretto 13 - Le brigate della morte (Assault on Precinct 13, 1976) e 1997: Fuga da New York (Escape from New York, 1981) - a cui fece seguito Fuga da Los Angeles (Escape from L.A., 1996). Non dobbiamo poi dimenticare un importante film di Walter Hill, I guerrieri della notte (The Warriors, 1979). 
Anche in questo caso, le previsioni sulla violenza urbana dilagante erano di gran lunga peggiori di quanto possiamo vedere realizzato nel nostro presente. La causa potrebbe stare in un mirabile e ingannevole meccanismo a cui ho dato il nome di "Acceleratore del 2000". L'immaginario collettivo vedeva l'anno 2000 come una discontinuità storica di capitale importanza. Era una convinzione irrazionale, pertinente al pensiero magico-superstizioso. C'erano numerosissime persone che si aspettavano di veder realizzato all'improvviso un mondo fatto di astronavi e di robot, appena uscite dal cenone di San Silvestro dell'anno 1999. Ancora ai tempi in cui Carpenter diresse il famoso film su New York, ci si aspettavano sviluppi catastrofici troppo rapidi già negli anni immediatamente successivi. Passato poi il fatidico 2000, col suo carico di terrori (ve lo ricordate il Millennium Bug?), per qualche tempo i media e le masse non si arresero, riproponendo lo stesso modello catastrofico (ve le ricordate le colossali stronzate della Profezia dei Maya e della Fine del Mondo il 21/12/2012?). 

Uno stile ridondante, un po' pacchiano 

Abbondano le descrizioni paesaggistiche suggestive ma tutto sommato inutili, retaggio di un'epoca passata. Questo è un esempio: 

"Filarono per quasi un'ora, lungo una strada tortuosa e polverosa. Per quasi tutto il percorso, la rotabile s'inoltrava in mezzo alle colline, e non c'era niente da vedere tranne il fogliame verde, che frusciava al passaggio dell'auto. Ogni tanto, però, raggiungevano la sommità di un colle, che aveva da un lato, a perdita d'occhio, il mare scintillante sotto il sole e dall'altro i campi ricchi di ulivi e di agrumeti. 
Nel frattempo, nuvoloni scuri si erano addensati in cielo, e quando superarono il cancello di un'altra villa antica con le solite sentinelle in divisa che salutavano sull'attenti, le nuvole incombevano minacciose, tra il brontolio di tuoni e il balenare dei lampi. Era scuro come se fosse sera, sebbene fossero appena le prime ore del pomeriggio." 

E ancora: 

"Tra gli alberi filtrava un tramonto incredibile, rosa zafferano e viola pallido. Attraverso le macchie verdi, ai limiti del mare color rosso, il sole era enorme mentre toccava la linea dell'orizzonte." 

Forse sarebbe stato meglio evitare di parlare con tanto dettaglio dei tramonti e delle amene campagne, dando più forza ai personaggi, che sono come un liquore annacquato.  
 
Capacità profetiche e fallimenti 

Si parla dell'Intelligenza Artificiale. L'elaboratore RAMO è proprio questo, e viene descritto il suo addestramento da parte di Lou Christopher. Si parla anche di un altro argomento di grande attualità: l'ingegneria genetica. Tuttavia non si deve urlare alla profezia, dato che è stridente la reale assenza di capacità predittiva in questi e in molti altri casi. Facciamo alcuni esempi concreti. RAMO occupa lo spazio di svariati armadi a muro. Nessuno ha previsto un'Intelligenza Artificiale  portatile, che ci può seguire (e dominare) ovunque. Come in innumerevoli altre opere di Science Fiction, anche di autori illustri, si è avuta l'evoluzione dei telefoni in videofoni anziché in telefoni mobili. Credo di averne parlato ormai milioni di volte. Non demordo e ne parlo ancora, perché è un concetto della massima importanza. Prevedere un congegno non è poi così difficile. Quello che manca è la capacità di prevedere la civiltà fondata su quel congegno. Non si è saputa prevedere la Civiltà dello Smartphone, come non si è saputa prevedere la Civiltà del Web. Un lettore ha fatto notare che Bova non ha saputo prevedere l'attuale sorveglianza di massa, che avrebbe reso impossibile gli spostamenti del protagonista del romanzo. Per forza: la sorveglianza di massa è fondata proprio sul Web e sullo smartphone, cose che Bova non ha neppure lontanamente immaginato, per l'appunto. 

Una vergogna per l'Italia...

Abbondano anche gli stereotipi sull'Italia: 
- gli Italiani sono tutti olivastri, scuri;
- ci sono innumerevoli splendide ville in riva al mare, chiaramente di proprietà mafiosa;
- si rimarca l'ottima qualità della cucina;  
- le genti isolate della Calabria sono sprofondate in un eterno Neolitico. 
Anche quando si tratta di cose positive (ad esempio la cucina eccellente), vengono presentate in modo tale da far storcere il naso. Tutte le volte che compaiono dei personaggi italiani, sono guardie con gli occhiali neri che parlano in modo incomprensibile e fumano con gesti stereotipati: si capisce all'istante che sono picciotti forniti da Cosa Nostra. Risulta evidente un certo atteggiamento di pregiudizio anti-italiano, tale per cui devono andare in giro ovunque i gangster e i politicanti messi sul loro libro paga, mai gli onesti lavoratori. 
P.S.
In un sito di recensioni, mi sono imbattuto in una carampana woke che si lamentava degli insulti e stereotipi contro quelli da lei chiamati "non-white people". Per quella stronza, in quanto italiano sarei parte della "gente non bianca" a dispetto dell'evidenza! 

Suprematismo nero 

Mi fanno ridere quei giornalisti che parlano di "razzismo alla rovescia" ogni volta si verifica un'aggressione da parte di un nero nei confronti di un bianco. Usano un linguaggio più scemo della merda. Cosa starebbe a significare la locuzione "alla rovescia"? Non significa nulla, perché il razzismo è razzismo e basta, chiunque ne sia l'artefice e chiunque ne sia la vittima! In Exiled from Earth vediamo i Mandingo adolescenti e ultraviolenti di New York animati da un razzismo furioso verso i "non abbronzati",  ossia i bianchi, che sono chiamati "facce rosa", paragonati ai maiali e massacrati, ridotti a cenci sanguinolenti calpestati tra le sozzure della strada! Il Suprematismo nero esiste eccome! 

Il Grande George 

Uno dei personaggi più significativi e memorabili del romanzo è un gorilla geneticamente modificato e capace di parlare, denominato "Il Grande George" (inglese: Big George). Questa descrizione è in nettissimo contrasto con gli stereotipi dominanti sui gorilla violenti, selvaggi, feroci, diffusi da mostruosità come King Kong. Ancora oggi, molti ignorano che i gorilla sono mitissimi. Non fanno male neanche agli insetti. Passano le loro giornate a ingurgitare quantità immense di frutta e di verdura. La vera scimmia feroce la troviamo invece rappresentata dagli adolescenti di New York! L'immensa forza del Grande George non è un'arma sufficiente a difenderlo dalle orrende insidie del mondo. Come tutte le creature sensibili e gentili, il gigantesco primate viene perseguitato dai bulli, che vorrebbero farne una cavia per esperimenti pericolosissimi, il cui fine ultimo è atrofizzare il cervello e rendere l'umanità definitivamente scema. Ancora più scema di quanto già non sia! 

La trilogia degli Esiliati 

A quanto ho potuto leggere nel Web, c'è chi aspetta ancora il seguito del romanzo di Bova, ignorando che ce ne sono addirittura due. Questa è la Serie degli Esiliati, che costituisce una trilogia: 

1) I condannati di Messina (Exiled from Earth, 1971), Urania n. 601 (1972); Biblioteca di Urania n. 9 (1981)
2) L'astronave dei ventimila (Flight of Exiles, 1972), Collana Urania n. 720 (1977); Biblioteca di Urania n. 9 (1981);
3) Ritorno dall'esilio (End of Exile, 1975), Biblioteca di Urania n. 9 (1981). 

Il citazionismo spinto è una piaga tipicamente italiana. Non mi stancherò mai di stigmatizzarla. Il titolo L'astronave dei ventimila è stato concepito in modo tale da ricordare La cosmonave dei ventiquattro (Mission to Universe, 1965) di Gordon R. Dickson. Sembra quasi un modo di ingannare i lettori. Sa di paternalismo. Si considera il lettore alla stregua di un eterno minorenne e si cerca di fargli leggere qualcosa di nuovo, plasmandola in modo tale che gli ricordi qualcosa di già noto. Se la colpa di questo atteggiamento non fosse degli editori, costretti in qualche modo ad adattarsi alle richieste ricevute, dovremmo giungere alla desolante conclusione che la colpa sia del pubblico, composto in larga misura da gente con meno intelletto degli stronzi dei polli! 

Altre recensioni e reazioni nel Web 

Massimo Luciani ha scritto questo interessantissimo articolo, di cui raccomando la lettura:  


Qualche recensione non troppo eulogistica si trova su Anobii.com (in genere il romanzo è considerato del tutto prescindibile): 


Davide ha scritto:

"Romanzetto ingenuo, grossolano e piuttosto insulso. Per la pochezza e banalità dei temi si stenta a credere che Bova avesse già quasi quarant'anni quando l'ha scritto. Un esercizio svolto con svogliatezza forse per onorare qualche contratto. Trascurabile senza rimpianti. L'unico personaggio interessante è un gorilla parlante reso intelligente dell'ingegneria genetica... ed ho detto tutto." 

Fabio-74 ha scritto: 

"Romanzo di fantascienza in cui la paura del progresso fa da sfondo ad una vicenda in cui il "Governo Mondiale" - che ha sede a Messina - decide di sacrificare 2.000 scienziati per salvaguardare 20 miliardi di persone. Ma resta un interrogativo, può così fermarsi il progresso? O forse la sete di conoscenza dell'uomo è tale che non sarà possibile arrestarla? Il progresso, del resto, è una costante nella storia umana, può fare paura e può anche essere destabilizzante ma in ogni caso è davvero difficile da arrestare. Un romanzo leggero e scorrevole con dialoghi non troppo ben riusciti, i personaggi non emergono con sufficiente spessore e la storia ne risente. Curioso, su tutti, il fatto che Ben Bova, l'autore, abbia voluto insediare il quartier generale del Governo Mondiale, proprio in riva allo stretto." 

martedì 5 febbraio 2019


2022: I SOPRAVVISSUTI

Titolo originale: Soylent Green
Anno: 1973
Paese di produzione: Stati Uniti d'America
Lingua: Inglese
Durata: 97 min
Rapporto: 2.35:1
Genere: Fantascienza, drammatico, poliziesco
Sottogenere: Postapocalittico, distopico, noir  
Regia: Richard Fleischer
Soggetto: Harry Harrison, dal romanzo Largo! Largo! (titolo
      originale Make Room! Make Room!)
Sceneggiatura: Stanley R. Greenberg
Produttore: Walter Seltzer, Russell Thacher
Casa di produzione: Metro-Goldwyn-Mayer
Fotografia: Richard H. Kline
Montaggio: Samuel E. Beetley
Effetti speciali: Robert R. Hoag, Matthew Yuricich
Musiche: Fred Myrow
Scenografia: Robert R. Benton
Interpreti e personaggi
    Charlton Heston: Detective Thorn
    Leigh Taylor-Young: Shirl
    Chuck Connors: Tab Fielding
    Joseph Cotten: Simonson
    Brock Peters: Hatcher
    Paula Kelly: Martha Phillips
    Edward G. Robinson: Sol Roth
    Stephen Young: Gilbert
    Mike Henry: Kulozik
    Lincoln Kilpatrick: Padre Paul
    Roy Jenson: Donovan
    Leonard Stone: Charles
    Whit Bissell: Santini
    Celia Lovsky: Ente Supremo
Doppiatori italiani
    Paolo Ferrari: Detective Thorn
    Melina Martello: Shirl
    Vittorio Di Prima: Hatcher
    Benita Martini: Martha Phillips
    Corrado Gaipa: Sol Roth
    Silvio Spaccesi: Charles
    Wanda Tettoni: Ente Supremo
    Romano Malaspina: Speaker
Premi e riconoscimenti     1975 - Saturn Award
        Miglior film di fantascienza
    1974 - Premio Hugo
        candidatura alla miglior rappresentazione drammatica
    1974 - Science Fiction and Fantasy Writers of America
        Miglior film
    1974 - Avoriaz Fantastic Film Festival
        Miglior film
Box Office: 3,6 milioni di dollari USA

Trama:
Nell'Anno del Signore 2022 la Terra, sfruttata fino all'estremo e sovrappopolata, fatica a sorreggere il peso del brulicante genere umano. New York è una spaventosa megalopoli in cui vegetano in asfissia, compressi come sardine in una scatola, ben 40 milioni di persone. L'atmosfera è satura di gas serra, il clima è torrido e la temperatura nella Grande Mela è costantemente al di sopra dei 30 °C. Come si può immaginare senza troppa fatica, un problema cruciale è la produzione di cibo per le masse, oltre alla logistica della sua distribuzione. Pochissimi plutocrati possono permettersi cibo fresco: non soltanto la carne, più preziosa dell'oro, ma anche le verdure hanno un costo esorbitante, a causa della carenza di terra coltivagile e di materie prime. La base della scarsa alimentazione per i meno fortunati è costituita dalle gallette di Soylent, un concentrato nutriente prodotto dall'omonima corporazione industriale e disponibile in varie versioni: può essere giallo, rosso o verde. Il Soylent verde, il più pregiato e disponibile in scorte limitate, è ottenuto dal plancton - almeno, così dichiarano i produttori. Tutto è in stato di fatiscenza, perché non esistono più le competenze necessarie per riparare le macchine, la cui usura esacerba giorno dopo giorno l'esistenza della popolazione, causando blackout e malfunzionamenti di ogni genere. Nei quartieri altolocati la vita è certo migliore - vi si trovano lussi come l'aria condizionata, l'acqua corrente e il maggiordomo di palazzo - ma a prezzo dello spaventoso aumento dell'entropia nell'ambiente esterno. In questo scenario angosciante opera il poliziotto Frank Thorn (magistralmente interpretato da Charlton Heston), che deve indagare sulla morte di un magnate delle industrie Soylent. L'agente convive con l'anziano Solomon "Sol" Roth, un uomo di cultura enciclopedica, che ricorda molte cose dei vecchi tempi dell'abbondanza e del consumismo. Le indagini sul plutocrate assassinato si rivelano subito difficili. Nel corso dei suoi sopralluoghi sul teatro del delitto, l'investigatore fa la conoscenza, anche carnale, della bella Shirl, una ragazza in dotazione all'appartamento, proprio come un soprammobile. A un certo punto, scavando nella vita del dirigente ucciso, si scopre un rapporto che contiene una notizia ferale: l'esaurimento delle risorse di plancton. Gli eventi precipitano. L'aziano Sol si reca a un Tempio per il suicidio assistito: raggiunto appena in tempo dall'amico, prima di morire gli parla della sua scoperta, incitandolo ad andare fino in fondo. L'impavido Thorn decide così di introdursi negli stabilimenti della Soylent per appurare la verità, che gli appare con il volto di Medusa: il Soylent verde è fatto con i cadaveri!  


Recensione:
Il capolavoro di Fleischer, drammaticamente profetico, dimostra una profonda conoscenza delle leggi di Natura e in particolare del secondo principio della termodinamica. In un sistema isolato, quale può essere ben considerato il nostro pianeta, l'entropia (ossia il disordine, il kipple) è in aumento. Possiamo certo diminuire localmente l'entropia, ma per farlo dobbiamo compiere lavoro, e il risultato sarà un ineluttabile aumento dell'entropia complessiva del sistema. Facciamo un paio di esempi.
1) Se dobbiamo refrigerare un appartamento afoso, diminuendo la temperatura interna da 30°C a 15 °C e rimuovendo l'umidità, dobbiamo consumare energia elettrica. Il condizionatore aumenterà la temperatura all'esterno dell'appartamento, condenserà il vapor acqueo in acqua liquida che sarà rimossa tramite un tubicino. Minor entropia all'interno, maggior entropia all'esterno, energia elettrica consumata. Un eccessivo uso di condizionatori farà collassare la rete elettrica. 

2) Le Maldive sono la meta ideale per viaggi romantici, molto apprezzata dalle coppiette. A sentire i turisti, quelle isole sono un autentico paradiso in cui tutto è pulito e non c'è l'ombra di una cosa che dia fastidio. Questo perché c'è un'isola lontana, che non viene mostrata ai turisti, in cui finisce tutta l'immondizia prodotta: tonnellate di plastica, di umido e di merda sotto l'implacabile luce della fornace solare! 
Va da sé che più aumenta la popolazione planetaria, più le condizioni di vita saranno difficili. Non soltanto si consumeranno le risorse, che non possono durare all'infinito, ma si produrranno quantità immani di merda! Merda di ogni tipo: non solo feci in senso stretto, ma anche ogni altro genere di rifiuti, cadaveri inclusi. Merda che dovrà essere rimossa: per farlo sarà necessario consumare altre risorse, in un circolo vizioso perverso. Finché non verrà a qualcuno l'idea di recuperarla, sempre spendendo energia, trasformandola così in cibo: è l'economia circolare! 
Soylent Green ha proposto per la prima volta una tragica riflessione,  facendo suonare un campanello d'allarme nel cervello delle plebi lobotomizzate dal culto materico dei consumi. Purtroppo il suono di quel campanello non è stato abbastanza forte: tanto basta dire che è fantascienza (cioè pornografia o sozzura), così tutto si sistema, l'intorpidimento della pancia piena è restaurato e la mente non si risveglierà più. Eppure qualcosa di disturbante e di subliminale resta a ronzare, come un moscone irrequieto, anche quando l'oblio ha cancellato la consapevolezza del disastro incombente.

Il mito del cambiamento di rotta

La verità che il film di Fleischer ci mostra è una sola: siamo spacciati. Non esistono scappatoie praticabili. Eppure molti continuano a fantasticare, saturando l'aria di cazzate.
Lo si sente dire sempre più spesso: sarà una catastrofe se non si invertirà la rotta. Hanno cominciato a strepitare con l'accordo di Parigi, nel 2015: l'aumento della temperatura media globale deve essere mantenuto ben al di sotto dei 2 °C, realizzando in tempi rapidissimi una società a zero emissioni di gas serra. Poi è arrivata l'orrida bambola voodoo svedese, Greta Thunberg, con quel suo ghigno stregonico, a strillare come un'ossessa che le emissioni di gas serra devono cessare subito, immediatamente. Si rivolge ai politici, strepitando, facendo pressing. Migliaia di coglioni pedalano senza sosta per alimentare qualche lampadina, senza capire il nòcciolo del problema. Si parla di "subito", di "immediatamente", come se esistesse la bacchetta magica di Harry Fotter. E come contano di fare? Non capiscono che i politici non faranno mai nulla? E come potrebbero fare qualcosa? Dovrebbero forse far cessare la produzione e la distribuzione di energia elettrica? Lasciare centinaia di milioni di persone senza luce, gas e acqua corrente? Impedire a tutti di lavorare, di spostarsi? Costringere tutti a morire d'inedia? Oppure affrontare rivolte di massa, da parte di gente che d'inedia non vuol morire? A questo punto qualcuno strepita che bisogna passare alle fonti rinnovabili, a sistemi sostenibili. È tutta retorica, composta da illusioni e da balle invereconde! Come contano di alimentare un'area metropolitana come quella di Milano usando pannelli solari? Il silicio va estratto, affettato, lavorato. Per fare tutto ciò bisogna emettere gas serra. Per fabbricare una torre eolica bisogna fondere grandi quantità di acciaio, per ottenere un macchinario che nel corso della sua vita non produrrà mai tanta energia "pulita" come quella sporca usata per costruirlo. Cosa intendono fare? Mobilitare la popolazione mondiale per produrre - inquinando - miliardi di pannelli solari? Sanno quanto ci vorrebbe per installarli dovunque, per metterli in opera? Li si dovrebbe trasportare, bruciando combustibili fossili o consumando energia prodotta da combustibili fossili, in un circolo vizioso. Per poi scoprire che tali pannelli, essendo neri, alterano l'albedo del pianeta, con conseguenze imprevedibili.
Soylent Green non concede nulla al mito del cambiamento di rotta, checché ne dicano i critici superficiali. Il pessimismo ambientale che vi viene affermato è assoluto, non dà speranza alcuna. Non solo Frank Thorn, a dispetto delle sue buone intenzioni e del suo amore per il genere umano, non riesce nel suo intento, ma viene deriso e ritenuto un pazzo: lo portano via in barella, non una sua parola che riesca a instillare un solo dubbio nella mente dei diseredati e degli afflitti che lo circondano. Raccolgo l'urlo di Thorn e faccio un annuncio, come il nocchiero che annunciò la morte di Pan a Palode: "Per conoscere il futuro della Terra, guardiamo Venere!" 


Un appello inascoltato 

Riporto a beneficio di tutti le toccanti parole del finale del film: 

Thorn: "Il Soylent è fatto con i corpi dei morti! È fatto coi cadaveri quello che mangiamo! Ci alleveranno come bestiame da macello, tra poco. Tu devi dirlo! Devi dirlo a tutti!"
Hatcher (in modalità scettica): "Sì, te lo prometto, andrò all'Ente Supremo." 
Thorn: "Bisogna dirlo! Hai capito, Hatch! Tutti devono saperlo! Il Soylent è fatto con i morti! Dovete fermarli, prima che sia troppo tardi!!"


Il timore superstizioso generato dalla pazzia e dalle parole dei febbricitanti è sempre stato di immenso profitto per i politici. Far passare qualcuno per folle, per delirante, permette quasi sempre di mettere a tacere la Verità.

Etimologia di Soylent 

A quanto pare ben pochi si sono chiesti quale sia l'origine del nome Soylent. Tutto è molto semplice: si tratta dell'unione tra soy "soia" e lentil "lenticchia". Tecnicamente parlando non è un portmanteau o parola macedonia, bensì una semplice giustapposizione di parole con semplificazione fonetica: cade soltanto la consonante liquida finale di lentil. Nel romanzo di Harry Harrison, Largo! Largo! (1966), il termine aveva un suo motivo ben preciso: la maggior parte delle cosiddette "bistecche soylent" (soylent steaks) erano prodotte proprio a partire da soia e lenticchie, almeno stando alla macchina pubblicitaria della corporazione che le produceva. La consapevolezza dell'etimologia, pur così lineare, si è persa presto. Passando dall'opera di Harrison al film, il nome è stato conservato anche in assenza di riferimenti alla sua origine. Dal film, il Soylent è presto entrato nella cultura popolare americana. Quando nel 2013 l'ingegnere elettronico statunitense Rob Rhinehart ha inventato un beverone a sua detta in grado di sostituire i pasti, lo ha battezzato proprio Soylent, in omaggio al film di Fleischer. 

Donne, sesso e reificazione

In un mondo sovrappopolato non c'è alcuno spazio per l'Utopia, ossia per le baggianate di quei decerebrati che reputano buona la natura dell'essere umano. Gli istinti di una creatura predatrice come Homo sapiens troveranno sempre modo di fare il loro corso, fino a scardinare ogni gabbia in cui il buonismo politically correct pretende di imprigionarli. L'educazione civica è mentitrice. Per vedere chiaramente le cose bisogna fare propria l'educazione cinica. Riconosciuto che il sesso è un bisogno fisiologico, ecco che nella società di Soylent Green la donna viene ridotta semplicemente a una cosa, a una macchina per estrarre lo sperma all'uomo. La bellissima Shirl è una proprietà a tutti gli effetti. Assegnata a un appartamento di un condominio, non ha più diritti di un oggetto come un comodino o un lampadario. Il proprietario dell'appartamento è anche il proprietario della donna e ne può disporre come meglio desidera. Può sottoporla a pulsioni sadiane, ad esempio riducendola a un pitale, se a questo lo spinge la propria indole perversa. Il sentire della schiava è irrilevante: viene usata come se fosse inanimata, come se non percepisse e non interpretasse nulla della realtà circostante. Quando un proprietario dell'appartamento muore, la donna passa in eredità al nuovo proprietario. Tutto ciò è come uno schiaffo dato agli utopiani, i cui sogni non hanno alcuna potenzialità di essere realizzati in un mondo al collasso.  

Il Tempio

Non mi interessa se qualcuno riterrà scandalose le mie parole. Invidio la morte di Heinrich Himmler, perché pochi al mondo hanno avuto un trapasso così immediato e indolore. Invidio la capsula di cianuro che non potrò mai avere. L'Italia dei servizi al collasso mi farà morire come un cane, rantolando nell'agonia in mezzo alla merda e al vomito. Ringrazio di tutto cuore Richard Fleischer per l'immagine confortante del Tempio in cui Sol Roth si reca per ritornare alla Casa del Padre. Un ambiente pulito e rilassante, in cui si viene avvolti in bianche vesti da catecumeno. Una sacerdotessa di Thanatos, pietosa e misericordiosa come nessun Dio saprà essere, porge quindi una coppa piena di nepente, una pozione che permette di deporre ogni dolore, ogni ambascia. La musica di Beethoven e le immagini di una Natura incontaminata, ormai irrimediabilmente perduta, sono concepite per far rilassare l'anziano uomo in procinto di congedarsi dagli orrori del mondo. Le lacrime che l'agente Frank Thorn versa per il caro amico non sono una finzione scenica: Charlton Heston era il solo a sapere che Edward G. Robinson aveva un tumore che non gli avrebbe lasciato scampo.  

La Chiesa

In nettissimo contrasto con la quiete e alla Pace del Tempio, c'è l'impressionate concentrazione di sofferenti nella chiesa, edificio opprimente la cui natura è simile a quella di un lazzaretto per appestati. Ormai il prete non si occupa più di teologia e neppure di liturgia. Non predica più, non ne avrebbe nemmeno il tempo, per non dire le forze. Non sembra che amministri più neppure i sacramenti: il suo solo compito sembra essere quello di nutrire i derelitti... col Soylent. Ovvio, non è disponibile altro. La Chiesa di Roma, che ha sempre istigato alla prolificità incontrollata, per contrappasso si trova sommersa da cadaveri deambulanti. Non bisogna credere che la sua opera sia misericordiosa: compito del prete non è realmente alleviare il dolore delle genti, ma prolungarlo il più possibile il nome della più terribile e nociva di tutte le dottrine, quella della "sacralità della vita". Guardando la cura con cui l'ecclesiastico sudato e frenetico si aggira tra i malati e i moribondi, sembrerebbe che il mio sia un giudizio ingeneroso. Eppure non è così. L'oceano di dolore è una delle tante forme di entropia che dilaga nell'Universo, ritorcendosi contro chi la produce - e portando danno a tutti. Non puoi lasciare gli animali in una stalla senza rimuovere le feci e pretendere che non ne siano soffocati.   

Altre recensioni e reazioni nel Web 

Interessante la recensione di Gabriele Repaci, apparsa su www.storiadeifilm.it


Ci sono un bel po' di recensioni sul sito www.filmtv.it, consultabili a questo indirizzo url:


Sono rimasto schifato da una recensione negativa. Ecco il link a un flame generato dall'intervento inverecondo di un troll, sospetto natalista. 


Anche se non sono poi così numerosi, questi troll cornucopiani, che vorrebbero soffocare la Terra sotto un oceano di feti, ogni tanto depongono nel Web i loro fetidissimi stronzi concettuali. Eccone un altro:


Indagando, forse si scoprirebbe che questi provocatori sono seguaci delle dottrine dell'homunculus seminale. Sono angosciati perché ogni emissione di sperma è per loro un massacro di esseri umani già formati: vorrebbero che ogni eiaculazione avesse come risultato la produzione di migliaia di bambini, ovviamente destinati a diventare... Soylent verde!

giovedì 15 novembre 2018


VIA DAL FUOCO 

Autore: Harry Harrison
Anno: 1975
Titolo originale: Run from the Fire
Lingua: Inglese
Tipologia narrativa: Racconto
Genere: Fantascienza
Sottogenere: Realtà parallele, viaggi nel tempo,
     ucronie, fantascienza apocalittica  
Edizione it.: 1984
Editore (it.): Arnoldo Mondadori Editore
Edizione italiana (antologia):
    Catastrofi!, Oscar 1767
Traduttore: Giuseppe Lippi
Dettagli dell'antologia:    
    Titolo originale: Catastrophes
    Curatore: Isaac Asimov
    Sezione: Distruzione del sole

Catalogo Vegetti:


Trama:

Mark Greenberg è un avvocato ashkenazita newyorkese che viene avvicinato da Arinix, un agente di un'organizzazione in grado di viaggiare tra le linee temporali. Di colpo viene messo di fronte a una realtà sconvolgente. Esistono infiniti universi paralleli e in molti di questi esiste una copia della Terra. In moltissimi di questi pianeti gemelli non si è mai sviluppata la vita, in altri la vita è presente ma non esiste la specie umana, in altri ancora invece esiste, ma il corso storico è stato molto diverso dal nostro. Cosa inquietante, anzi, spaventosa, è il fatto che la maggior parte di queste Terre è accomunato da un evento catastrofico: il sole ha la tendenza a subire una trasformazione esiziale. Nel gergo degli astronomi e dei fisici, si definisce così il fenomeno: il sole abbandona la sequenza principale, nel suo nucleo si innesca il ciclo dell'elio (reazione di Salpeter) e avviene così l'evoluzione in una stella gigante rossa. A causa di questo, il sole si espande e la sua radiazione crescente comincia a diventare una minaccia per la vita. I viaggiatori tra gli universi paralleli provengono da un pianeta chiamato Odio, perché sfigurato dal sole mutato. Un individuo geniale di quel mondo ha trovato il modo per compiere viaggi in altre linee temporali, così ne è nata un'organizzazione votata al salvataggio del maggior numero possibile di esseri umani dalla furia del mostro solare. Arinix rivela a Mark il motivo della scelta: è dovuta al solo fatto che parla la lingua degli Oneida, essendo cresciuto tra loro. In una linea temporale in cui il sole è destinato a mutare entro la fine del secolo, l'Europa è sprofondata in una perenne preistoria a causa di religioni granitiche, la cui superstizione impedisce di uscire dal Neolitico. L'America non è mai stata raggiunta e la Lega delle Nazioni Civili Irochesi è la massima potenza sul globo. Il precedente inviato tra gli Oneida, il Mohawk Joseph Wing, è stato ucciso per essersi mostrato un po' troppo esuberante con una fanciulla, così è necessario qualcuno che, avendo le necessarie conoscenze linguistiche, possa sostituirlo. Mark si reca così nel mondo alternativo descritto, col compito di trasferire gli Irochesi in un mondo vergine, tuttora popolato dalla megafauna pleistocenica e privo di esseri umani, il cui sole è tranquillo.   

Recensione:

Un capolavoro esaltante, che mi ha profondamente colpito quando l'ho letto per la prima volta e che ha lasciato in me un segno: nel corso degli anni non l'ho mai dimenticato. All'epoca in cui venni a conoscenza di Via dal fuoco ero giovane e simili narrazioni mi aprivano la mente, proiettandola nell'Infinito, erano come boccate di ossigeno che mi mantenevano in vita, impedendomi di avvizzire nel grigio mondo che mi circondava. Bizzarramente per me l'autore, Harry Harrison (1925-2012), è finora rimasto per me soltanto un nome. Non ho mai approfondito la sua ricchissima bibliografia, che include un gran numero di romanzi e di racconti, né ho letto altre sue opere oltre a quella in analisi. Una mancanza a cui intendo porre quanto prima rimedio. Del resto non faccio mistero del fatto che la mia cultura fantascientifica è abbastanza erratica e piena zeppa di lacune che per molti appassionati sarebbero inconcepibili. Quello a cui guardo è la sostanza delle cose, che cerco di indagare con ogni mezzo, e mi faccio beffe dell'isterismo delle comunità di lettori idolatri e della limitatezza estrema dei loro intelletti.

Problemi ontologici

L'ontologia temporale presupposta dal racconto è complessa e sembra implicare l'esistenza di infiniti universi sviluppatisi a partire da un singolo evento primordiale. Non è tuttavia un multiverso del tipo presupposto dal fisico americano Hugh Everett III (1939-1982), in cui i corsi temporali si dipartono ad ogni collasso della funzione d'onda quantistica in ogni singolo universo a partire da ogni singolo evento - modello questo che è fortemente critico, come ho mostrato a suo tempo in un articolo sul problema degli infiniti eruttivi. Le linee temporali descritte da Harrison sono universi paralleli nel senso più letterale del termine: in condizioni naturali, senza influenze esterne, evolvolo l'uno accanto all'altro senza la benché minima interazione reciproca. Il passaggio da uno di questi universi all'altro, operato dagli agenti del pianeta Odio, non comporta la benché minima violazione di regole di selezione e non ha effetti deleteri sull'universo in cui i viaggiatori arrivano, né su quello da cui sono partiti. Tutto ciò è suggestivo e oltremodo interessante, anche se non privo di difficoltà concettuali. Per ottenere due universi, caratterizzati entrambi dall'esistenza della Terra e da corsi storici tra loro abbastanza simili, con entità riconoscibili come il Cristianesimo, gli Stati Uniti d'America, il Sudafrica e via discorrendo, sarebbero necessari lunghissimi periodi in cui le interazioni tra ogni singola particella sono assolutamente identiche nei due contesti, per poi cambiare a un certo punto - che possiamo chiamare Punto di Divergenza, anche se mi rendo conto che questa designazione è abbastanza arbitraria. Oppure dovremmo supporre che i due universi, pur avendo corsi storici confrontabili, si siano prodotti a partire da stati iniziali molto diversi tra loro, senza un vero Punto di Divergenza, nel qual caso le somiglianza sarebbero il prodotto di una serie di enigmatiche convergenze. Come definire i rapporti tra gli eventi nei diversi universi paralleli? Oppure dobbiamo ammettere l'esistenza di un'Entità esterna, un Cosmocratore, un Demiurgo, una spaventosa forza che ha modellato consapevolmente queste diverse linee cosmiche per far sì che assumessero un dato aspetto, insito in un progetto predefinito e per noi inconoscibile? Domande a cui per ora non c'è risposta, né sono sicuro che lo stesso autore del racconto si sia posto questi problemi filosofici. 

Note etimologiche

Nel racconto di Harrison è riportato il termine amerindiano orenda, che indica una forza soprannaturale che possiede un individuo e gli fa compiere miracoli, ossia azioni portentose, impossibili a un comune essere umano. Il concetto è diffusissimo tra le tribù del Nordamerica. L'orenda di uno sciamano determina il suo grande potere magico, la sua capacità di profetare e di leggere la sorte. L'orenda di un cacciatore determina la sua capacità di avere successo nel catturare o abbattere selvaggina. L'orenda delle nazioni determina l'esito della guerra. Anche la Natura ha orenda, ad esempio il termine è usato in riferimento a fenomeni in cui si scatena la forza bruta degli elementi, come le tempeste. Si può dire che l'orenda sia una forza panteista che innerva ogni cosa, che si manifesta dovunque, ma che è distinta dalla vita, dallo spirito delle persone e dai fantasmi. Le nazioni Mohawk, Oneida e Cayuga pronunciano la parola orenna o karenna. In Tuscarora la forma in uso è urente, presso gli Uroni (Wyandot) è - o meglio era - orenda o iarenda. In Lakota è chiamato wakd o mahopa, nelle lingue Algonchine è chiamato manitowi (è il famoso Manitou tradotto come "Grande Spirito"), nel remoto Shoshone è chiamato pokunt. La parola irochese per indicare un uso malvagio, letale e distruttivo dell'orenda è otgon.


Biblioteca Galattica

Questa è la pagina della Biblioteca Galattica dedicata al racconto, con annessa valutazione:


Considerazioni finali

A quanto pare c'è stata un'unica edizione italiana di questo splendido e meritorio racconto. Questo ci dice il Catalogo Vegetti. Trovo che sia senz'altro il caso di riproporre Via dal fuoco: trovo inconcepibile che una simile gemma possa scivolare nell'Oblio.