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sabato 15 luglio 2023

UN RELITTO CELTICO IN ROMANCIO: TSCHIGRUN 'FORMAGGIO ALPINO' - E UN SUO PARENTE IN TEDESCO

In romancio esiste la parola tschigrun "formaggio alpino" (la grafia tsch- trascrive l'affricata /tʃ/, come in tedesco e come ch- in inglese). La sua origine, in apparenza problematica, può essere ricondotta a un sostrato celtico, da cui è passata come prestito all'alto tedesco Zieger, Ziger. Questa è la protoforma ricostruibile: 

Proto-celtico: *dwigrū "formaggio",
      genitivo *dwigronos 
Derivazione: da *dwi- "due volte" e *gwor- "calore" (analogo all'italiano ricotta, ossia "cotta due volte"). 
Note: 
L'assibilazione del gruppo iniziale *dw- deve essere stata causata dalla vocale anteriore seguente; probabilmente è uno sviluppo locale, che non ho mai riscontrato in altre lingue celtiche. Questo mutamento deve essere abbastanza antico, visto che la parola si trova in alto tedesco già con una consonante affricata /ts/

Questo è quanto riportato nel dizionario online DWDS (Der deutsche Wortschatz von 1600 bis heute "Il vocabolario tedesco dal 1600 ad oggi"): 

Zieger, auch (besonders schweiz.) Ziger m. (landschaftlich f.) ‘Käse aus Molke, Quark’, zunächst (vor allem in der Schweiz, im Elsaß, in Oberschwaben und Tirol) Bezeichnung für das Molkeneiweiß, die aus der (bei der Käseherstellung anfallenden) Molke durch Sieden und Säurebeimischung gewonnene Quarkmasse (daneben im Schwäb. und Bair.-Öst. Schotten m., Schotte f., s. d.), dann auch ‘aus Molkeneiweiß bereiteter Käse, Ziegerkäse’, mhd. ziger m. (frühmhd. vereinzelt zigere f.). Dem alem. tirol. Zi(e)ger ‘durch Gerinnen der Molke gewonnene feste Masse’ entspricht rätoroman. (Graubünden) tšigrun, šigrun, sigrun, auch (t)šagrun. Nach Hubschmied in: Vox Romanica 1 (1936) 92 ff. handelt es sich wohl um ein Wort der gallischen Milchwirtschaft, so daß vielleicht von einem spätgall. *tsigros auszugehen ist, entstanden aus gall. *dwigros ‘zweite Erwärmung’, zu kelt. *ger- ‘erwärmen, erhitzen’ (anzuschließen an die Wurzel ie. *gu̯her- ‘heiß, warm’, s. gar; vgl. air. fogeir ‘er erhitzt’) und der Kompositionsform kelt. *dwi- ‘zweifach’ (vgl. air. dē-, s. auch bi-); Benennungsmotiv wäre dann, daß die Milchflüssigkeit nach der Käsegewinnung zur Ausfällung des Molkeneiweißes nochmals und stärker erhitzt wird (vgl. ital. ricotta ‘Molkenkäse’, zu ital. ricuocere ‘noch einmal kochen, wieder aufkochen’). – Zi(e)gerkäse m. ‘aus Molkeneiweiß bereiteter Kräuterkäse’, mhd. zigerkæse

Traduzione in italiano: 

Zieger, anche (soprattutto svizzero) Ziger m. (rurale f.) 'formaggio di siero di latte, quark(1)', inizialmente (soprattutto in Svizzera, Alsazia, Alta Svevia e Tirolo) nome della proteina del siero di latte, che deriva dalla (a cagliata massa ottenuta durante la produzione del formaggio) mediante bollitura e aggiunta di acido (anche in Svevia e Baviera-Est Schotten m., Schotte f., s. d.), poi anche ‘formaggio a base di proteine ​​del siero di latte, formaggio di capra’, mhd (primo mhd. occasionalmente zigere f.). Dimmi tutto. Tirolo. Zi(e)ger 'massa solida ottenuta dalla coagulazione del siero' corrisponde a Retoromanzo (Grigioni) tšigrun, šigrun, sigrun, anche (t)šagrun. Secondo Hubschmied in: Vox Romanica 1 (1936) 92 ss. si tratta probabilmente di una parola dell'industria casearia gallica, per cui forse deriva da un tardo Gallico *tsigros viene da Gall. *dwigros ‘secondo riscaldamento’, anch’esso celtico. *ger- 'calore, calore' (da collegare alla radice i.e. *gu̯her- 'caldo, tiepido', vedi gar; cfr. air. fogeir 'egli riscalda') e la forma compositiva celtica *dwi- "doppio" (cfr. air. dē-, vedi anche bi-); Il motivo del nome sarebbe quindi che il liquido del latte viene riscaldato nuovamente e con maggiore forza dopo che il formaggio ha fatto precipitare le proteine ​​del siero di latte (cfr. italiano ricotta 'formaggio di siero di latte', italiano ricuocere 'cuocere di nuovo, portare di nuovo a ebollizione') . – Zi(e)gerkäse m. ‘formaggio alle erbe a base di proteine ​​del siero di latte’, medio alto tedesco zigerkæse

(1) Il quark è un formaggio fresco di latte vaccino pastorizzato, simile alla ricotta. 

Nel seguito riportiamo la protoforma indoeuropea con i suoi principali derivati formati tramite suffissi. Ci limitiamo ad evidenziare i discendenti in celtico, germanico, latino e greco antico (più un interessante esito in ligure), senza la pretesa di essere esaustivi. 

Proto-indoeuropeo: *gwher- "essere caldo"; "diventare caldo" 


Proto-celtico: *uϕo-gwereti "egli scalda" 
   Antico irlandese: fogeir "egli scalda" 
Proto-celtico: *gwerets "lardo" (genitivo *gweretos)
   Antico irlandese: geir "lardo" (genitivo geired)
   Medio gallese: gwer "lardo" 
Proto-celtico: *gworos "incubazione"; "pus"
   Antico irlandese: gor "incubazione"; "pus"
   Medio bretone: gor "pus"
   Gallese: gôr "pus" 

Derivati: 

i) Proto-indoeuropeo: *gwhéros "calore"; "tempo caldo" 


Proto-ellenico: *kwhéros "calore"; "stagione calda" 
    Greco antico: θέρος (théros) "calore"; "estate"

ii) Proto-indoeuropeo: *gwhermṇ "calore"


Proto-italico: *fermentom "fermentazione"
   Latino: fermentum "fermentazione", "lievito, fermento" 
Proto-germanico: *warmaz "caldo" 
   Antico alto tedesco: warm "caldo" 
   Norreno: varmr "caldo"  
   etc.
Proto-ligure: *bormos "caldo", "ribollente" 
   Idronimi: Bormida 
   Toponimi: Bormio, Worms (< Borbetomagus) 
   Teonimi celtici: Bormo, Borvo, Bormanus, Bormanicus
       Borbanus 
Proto-ellenico: *kwhermós "caldo" 
   Greco antico: θερμός (thermós) "caldo" 

iii) Proto-indoeuropeo: *gwhṛnós "qualcosa di caldo"


Proto-celtico: *gwornos "cosa ardente" 
   Antico irlandese: gorn "tizzone ardente"
Proto-italico: *fornos "cosa ardente" 
   Latino: furnus "forno", "fornace"

iv) Proto-indoeuropeo: *gwhrensós "calore" 


Proto-celtico: *gwrensos "calore" 
   Antico irlandese: grís "fuoco"; "calore"
   Gallese: gwres "calore"; "febbre" 

v) Proto-indoeuropeo: *gwhoréjeti "scaldare" 


Proto-celtico: *gworīti "egli scalda" 
   Antico irlandese: guirid "egli scalda" 

vi) Proto-indoeuropeo: *gwhṛnéuti "scaldarsi" 


Proto-germanico: *brinnanan "bruciare", "ardere" 
   Gotico: brinnan "bruciare", "ardere" 
   Antico alto tedesco: brinnan "bruciare", "ardere" 
   Norreno: brinna, brenna "bruciare", "ardere"
   etc. 

giovedì 13 luglio 2023

UN RELITTO CELTICO IN ROMANCIO: LOM 'POLMONE'

In romancio esiste la parola lom "polmone" (variante ortografica lomm), usata in surmirano, sursilvano e sottosilvano. I romanisti in genere la riconducono all'aggettivo quasi omofono lom "debole", engadinese lam, ricondotto generalmente al germanico: longobardo lam "fragole, debole", gotico ricostruito *lamjis "debole", "zoppo" (Gamillscheg, Meyer-Lübke et al.). Tuttavia ci sono anche alcuni significati secondari problematici, come "morbido", "acquoso", "pastoso", che vanificano l'etimologia germanica. Lüdtke ha allora tirato in ballo il vocabolo pre-latino lāma "terreno acquitrinoso", fin troppo spesso considerato "latino". Tipicamente, i romanisti si lasciano andare a simili elucubrazioni.   

Sul Wiktionary in inglese il vocabolo romancio lom è considerato un esito del latino pulmō "polmone", evolutosi direttamente dalla forma nominativa - mentre l'italiano continua l'accusativo pulmōne(m). Non sono stato in grado di identificare l'autore di questa etimologia. Il problema è la mancanza della consonante labiale iniziale, p-. Perché diamine dovrebbe essere scomparsa? Viene postulata una metatesi da pulmō a *plumō per cercare di spiegare lom, ma si noterà che in romancio pl- iniziale si conserva.

Così abbiamo i seguenti esiti in sursilvano:
1) plaun "piano", dal latino plānus
2) plein "pieno", dal latino plēnus
3) plum "piombo", dal latino plumbum

Gli esiti in surmirano sono i seguenti: 
1) plang "piano", dal latino plānus;
2) plagn "pieno", dal latino plēnus;
3) plom "piombo", dal latino plumbum

Gli esiti in sottosilvano sono i seguenti: 
1) plàn "piano", dal latino planus
2) plagn "pieno", dal latino plenus;  
3) plùn "piombo", dal latino plumbum.

Stanti questi dati, è sommamente improbabile che pulmō possa aver dato lom.

Ebbene, la scomparsa della consonante /p/ è un indicatore che depone fortemente a favore della celticità di una parola. Sono consapevole del fatto che nelle lingue celtiche note non è attestato un termine simile per indicare il polmone. Per quanto riguarda le lingue insulari, abbiamo a disposizione i seguenti dati: 

Medio irlandese: scaim "polmoni" (pl.)
   Irlandese moderno: scamhóg "polmone" 
Medio gallese: ysgeveint "polmone" 
   Gallese moderno: ysgyfaint "polmone"

Questi nomi del polmone derivano dal proto-celtico *skamos "leggero" (altri esiti: gallese ysgafn "leggero", bretone skañv "leggero", cornico skav "leggero"). 

Questa invece è la protoforma ricostruibile a partire dalla parola del romancio surmirano:

Proto-celtico: *loumū (< *ploumū) "polmone" 

In Gallia Transalpina e in Britannia il dittongo /ou/ aveva un suono chiuso e tendeva ad evolvere in /u:/. Non è però impossibile che nell'arco alpino ed altrove esistessero lingue celtiche in cui il suono era aperto: /ɔu/
La ricostruzione da me presentata sembra essere inedita: non ho trovato nessun cenno a studiosi che abbiano tentato qualcosa di simile. 

Proto-indoeuropeo: *pleumōn "polmone"
    Forma obliqua: *plumn-


Proto-ellenico: *pléumōn "polmone"
    Greco antico: πλεύμων (pléumōn), πνεύμων (pnéumōn)  
       "polmone" 
    Nota: 
    La forma πνεύμων è secondaria e influenzata da πνεῦμα
    (pneûma) "respiro".
Proto-italico: *plumō "polmone" 
    Latino: pulmō "polmone" (gen. pulmōnis
    Nota: 
    Deve essere una derivazione della forma obliqua indo-
    europea.
Proto-indoiranico: *klaumā "polmone" < *plaumā 
    Sanscrito: क्लोमा klomā "polmone destro", 
    क्लोमानौ klomānau "polmoni" (duale)
    क्लोमानः klomānaḥ "polmoni" (plurale)

Esiste anche una protoforma con un diverso suffisso: *pleutjom / *ploutjom "polmone", che dà origine a esiti nelle lingue baltiche e in quelle slave: 

Proto-balto-slavo: *pljáutja, *pláutja
   Lituano: plaũtis "polmone" (pl, plaũčiai)
   Lettone: plàušas "polmoni" (pl. plàuši)
   Antico prussiano: plauti "polmone"
   Proto-slavo: *pľūťé, *plūťé "polmone"

Si tratta di derivati della seguente radice verbale: 

Proto-indoeuropeo: *pleu- "nuotare"; "scorrere"; "correre" 

martedì 11 luglio 2023

UN RELITTO CELTICO IN ROMANCIO: GLITTA 'FANGO'

In romancio esiste la parola glitta "fango" (variante litta; glossa tedesca: Schlamm, Schlick), che ha un parallelo nel lombardo litta /'lita/ "fango". Si trovano occorrenze di questo vocabolo a livello toponomastico: Orio Litta (provincia di Lodi), Casale Litta (provincia di Varese), Litta Parodi (provincia di Alessandria). L'origine è preromana e celtica. Questa è la protoforma ricostruibile, con i suoi discendenti e i passaggi tramite prestito:

Proto-celtico: *līgitā / *ligitā "fango", "mota" 
    => Basco lekeda "colla" 
Proto-celtico: *līgā / *ligā "fango" 
   Britannico: *ligā "limo, sedimento"
       Bretone antico: leh "limo", "sedimento" 
          Bretone moderno: lec'hi "fecce", "sedimenti" 
       Gallese: llai "limo", "sedimento" 
   Gallico: *ligā "sedimento"
       (=> francese lie, occitano lia)
Proto-celtico: *ligamo- "feccia"
    => Spagnolo (dal sostrato): légamo "feccia" 

Non esistono paralleli credibili in altri rami dell'indoeuropeo. Con ogni probabilità è una radice giunta in proto-celtico da un sostrato preindoeuropeo sconosciuto. Per cercare di determinare qualcosa, è necessario andare più in profondità. Scavando nello sconfinato database di Sergei Starostin (Università di Mosca), ho trovato qualcosa di interessante. Riporto qui nell'ortografia originale una ricostruzione boreana che potrebbe fare al caso nostro (V = vocale indeterminata, che non può essere ricostruita con precisione). 


Boreano: LVKV "sudiciume"
   Eurasiatico: *lVḳwV "liquido, sudiciume"
      Indoeuropeo: (?) *wleyəkw- "umido" 
          Tocario: lik- "lavare" 
          Baltico: *leĩkna- (e varianti) "acquitrino", "palude"
          Latino: liqueo, licuī, -ēre "fluire" (e derivati) 
          Celtico: *wlikwti-, *wlikwso-:
            Antico irlandese fliuch "umido", 
            Gallese gwlith "rugiada",
            Gallese gwlyb "umido", etc. 
      Altaico: *làku (~ -k'-) "sozzura, feccia"
      Uralico: *lika (?) "lavare" 
   Afroasiatico: *laḥaḳ / *laḥiḳ "creta"
      Semitico: *laḥaḳ- "creta" 
      Berbero: *laḳ- "creta"
      Beḍauye (Beja): likw "creta" 
    Sino-caucasico: *Láqū "ceneri", "sozzura" 
      Nord-caucasico: *laqū (~ ) "ceneri", "polvere"
      Sino-tibetano: [*rVk] "bruciare" 
      Burushaski: *qhalóhaŋ "ruggine"
    Proto-austrico: lujVk "fango"
      Proto-austroasiatico: luk "acquitrino", "fango",
      Proto-austronesiano *luyek "fango molle"

Mi convince poco, dal punto di vista semantico, l'accorpamento di protoforme che indicano qualcosa di umido, come "liquido" e "lavare", con quelle che indicano concetti collegati al fuoco, come "bruciare", "ceneri". 
Se alcune di queste ricostruzioni sono solide, si può vedere che una somiglianza del pre-celtico *līg- / *lig- con il proto-indoeuropeo esiste, sì, ma non è diretta. Non credo che il professor Guido Borghi sarebbe contento di sentire queste cose, convinto com'è dell'eternità e della natura assoluta del proto-indoeuropeo, rifulgente nella sua adamantina purezza come una monade priva di finestre. Non me ne curo: procedo per la mia strada seguendo il mio giudizio, come il Cavaliere dalla Triste Figura. 

domenica 9 luglio 2023

UN RELITTO CELTICO IN ROMANCIO: GIUTTA 'ORZO', 'TRITELLO D'ORZO'

In romancio esiste la parola giutta "orzo", "tritello d'orzo" (varianti: Sutsilvano giuta; Surmirano giotta; Puter, Vallader giuotta; glosse tedesche: Rollgerste, Graupen). La sua origine è chiaramente celtica. Questa è la protoforma ricostruibile:

Proto-celtico: *juttā "minestra", "zuppa" 

In triestino esiste una ben nota parola, jota, che significa "minestra", si trova anche in friulano e chiaramente è parente strettissima del vocabolo romancio. In Emilia (Parma, Reggio, Modena) dzota significa "brodaglia". Nel latino tardo delle Gallie è presente iutta, con la variante iotta "tipo di minestra o di porridge": si tratta di un evidente prestito dal gallico. La protoforma celtica ricostruibile a partire da questi dati è identica a quella ricostruita dal romancio: *juttā. Lievemente diversa è invece la protoforma ricostruibile a partire dalle lingue celtiche insulari: 

Proto-celtico: *jutos "porridge" 
   Antico irlandese: íth "porridge" (glossa latina: puls)
   Antico gallese: iot "porridge"
   Medio gallese: iwt, iwd "porridge"
   Medio bretone: iot "porridge" (glossa latina: puls)

Nella lingua locale del Poitou è presente la parola jut "brodo", senza dubbio una sopravvivenza del sostrato gallico.  

Riporto la ricostruzione della radice proto-indoeuropea con i discendenti nelle diverse lingue derivate. 

Proto-indoeuropeo: *jewH- "mescolare" (detto di preparazioni alimentari) 

Lituano: jaũti "versare sopra acqua calda"; 
    jõvalas "mangimi per suini", "cereali esausti" 
Lettone: jàut "incorporare l'impasto", "mescolare"; 
    javs "miscela di mangimi per animali"  

Con estensione in sibilante: 

Proto-indoeuropeo: *jéwHs "zuppa, brodo"; "prodotto fermentato, lievito" 
    Forma obliqua: *juwHs- 


  i) Proto-italico: *jous, *jūs- "succo", "brodo"
    Latino: iūs "succo", "brodo" (gen. iūris
       genere: neutro 
       derivati:
       iūrulentus "che contiene succo", "stufato", 
       iūsculum "minestra, zuppa"
Nota: 
La parola è un omofono di iūs "diritto, legge" (gen. iūris), con cui non ha nulla a che vedere. 
Esempi: 
iūs nigrum "brodo nero" (piatto tipico di Sparta),
  ii) Proto-ellenico: *jūsmā / *jōusmos
         "prodotto fermentato"
    Greco classico: ζύμη (zýmē) "lievito di birra", 
           ζωμός (zōmós) "brodo" 
Esempi: 
μέλας ζωμός (mélas zōmós) "brodo nero" (piatto tipico di Sparta). 
  iii) Proto-celtico: *jūskos / *juskos "lardo"; "zuppa" 
      Antico irlandese: úsc, úsca "lardo"
      Medio gallese: isgell "brodo"
  iv) Proto-germanico: *justaz "formaggio" 
   Norreno: ostr "formaggio" 
Nota: 
La radice non si è conservata in lingue germaniche al di fuori del norreno. Si nota che in epoca alquanto antica è stata presa a prestito dal finnico (juusto "formaggio") e dal Sami (vuasta "formaggio"). 
  v) Proto-balto-slavo: *jūˀšē "brodo, zuppa" 
     Lituano: jū́šė "zuppa di pesce"
     Antico prussiano: juse "brodo"
  vi) Proto-slavo: *juxá "brodo, zuppa" 
  vii) Proto-albanese: *jausna "brodo, zuppa" 
     Albanese: gjanë "brodo, zuppa" 
  viii) Proto-indoiranico: *juHs*juHsás "zuppa"
   Sanscrito: यूस् yūs "zuppa, brodo"; 
        यूष yūṣa "zuppa", "acqua di bollutura di legumi" 
   Persiano (moderno): جوش -jūš "zuppa" (solo in composti) 

Ranko Matasović è scettico su questa connessione: afferma che il celtico *juttā / *jutos non mostra traccia della laringale del protoindoeuropeo e giunge alla conclusione che si tratti di un antico prestito da qualche lingua non indoeuropea. 


venerdì 7 luglio 2023

UN RELITTO CELTICO IN ROMANCIO: DUMIA 'ORZO' - E IL VALTELLINESE DUMEGA

In romancio surmirano esiste la parola dumia "orzo". L'accento è sulla vocale -i-: dumìa. Giovan Battista Pellegrini riporta la variante dumiec, attestata in surmirano e in soprasilvano, in cui l'accento cade sulla vocale -e-. Chiarissima è la somiglianza con il vocabolo duméga "orzo decorticato", che si trova in Valtellina e a Poschiavo.  

Informazioni interessanti sono riportate da Remo Bracchi nel suo articolo Doméga l'umile orzo dei monti, pubblicato sulla rivista Orbis, numero 37, pagg. 113-127 (1994)


Questo è l'abstract

"Nel Vocabolario dei dialetti della città e diocesi di Como dell'abate Pietro Monti, pubblicato a Milano nel 1845, incontriamo il termine domèga (p. 69), con rimando alla forma omèga (p. 164), che dunque è ritenuta dall'autore quella principale. Nello stesso lemma viene segnalata contemporaneamente la variante omìga. L'abate specifica che la voce, rimanendo all'interno dell'antica diocesi di Como, è soltanto valtellinese, e aggiunge altre notizie utili alla ricostruzione del quadro culturale. «Specie d'orzo coltivato molto in Valtellina; vi udii così chiamare anche l'orzo coltivato distico, o scandella. Brillato con certa macchina mossa dall'acqua [valt. la pila de la duméga], si cuoce in minestra». A tale minestra a Bormio si dà il nome di menešstra de mak. Il Monti riporta il bormino mak (mach) nell'accezione di «orzo ammaccato, brillato», suggerendo così la propria etimologia, e di «minestra d'orzo». La giunzione domèga de mach, non localizzata con esattezza nella valle dell'Adda, vale «orzo da minestra» (Monti 1845: 131)." 

Questa è la glossa fornita dal Monti (V.T. = Valtellina): 

OMÈGA, OMÌGA. V.T.  Specie d'orzo coltivato molto in V.T.; vi udii così chiamare anche l'orzo distico, o Scandella. Brillato con certa macchina mossa dall'acqua, si cuoce in minestra. 

Note:
- Il vocabolo doméga (duméga, varianti oméga, omìga) ha la vocale /e/ chiusa, quindi dovrebbe essere trascritto con é (con l'accento acuto). L'uso di è (con l'accento grave) non è quindi corretto, pur essendo molto comune. 
- Le varianti senza la consonante iniziale sono dovute a un fenomeno di dissimilazione: così pan de doméga è diventato pan de oméga per evitare il susseguirsi di due /d/
- Si nota che esistono attestazioni locali di significati diversi, come "avena" e "segale".

L'origine del vocabolo in questione è celtica. Questa è la protoforma ricostruibile:   

Proto-celtico: *(g)domijewā "orzo umile", "orzo di terra", 
   da *(g)dom- "terra, suolo" e *jewā "cereale"  

Il professor Guido Borghi, a cui si deve l'etimologia, utilizza la tipica grafia *[g]dŏmi̯ĕu̯ā

i) Primo membro del composto: 

Proto-indoeuropeo: *dhég'hōm "terra" 


Proto-celtico: *gdū "terra", "luogo" (gen. *gdonos
  Antico irlandese: "luogo" (gen. don)
Proto-celtico: *gdonijos "essere umano", "persona"
   Antico irlandese: duine "essere umano", "persona" 
   Medio gallese: dyn "essere umano", "persona"
   Gallico: -XTONION "degli esseri umani" (gen. pl.)
Proto-italico: *homos "terra", "suolo" 
   Latino: humus "terra" 
   Sabino: fuma "terra" 
Proto-italico: *homelis "basso", "vicino al suolo" 
   Latino: humilis "basso", "umile", "insignificante" 
Proto-italico: *hemō "essere umano", "uomo" 
   Latino: homō "essere umano", "uomo" (gen. hominis
Proto-ellenico: *khthṓn "terra", "suolo"
   Greco antico: χθών (khthṓn) "terra", "suolo" 
Proto-ellenico: *khamái "sulla terra", "al suolo" 
   Greco antico: χαμαί (khamaí) "sulla terra", "al suolo" 
Proto-ellenico: *khthamalós "basso", "vicino al suolo" 
   Greco antico: χθαμαλός (khthamalós) "basso",
       "vicino al suolo", "strisciante" 
Proto-frigio: dzemelos "essere umano" 
   Frigio: ζεμελως  (zemelōs) "agli esseri umani" (dat. pl.)
Proto-albanese: *dzō "terra", "suolo" 
   Albanese: dhe "terra" 
Proto-albanese: *dzōmjā "creatura della terra" 
   Albanese: dhemje "bruco", "cagnotto", "larva" 
Proto-balto-slavo: *źémē, *źémijā "terra" 
    Lituano: žẽmė "terra" 
    Lettone: zeme "terra"
    Proto-slavo: *zemlja "terra" 
Proto-balto-slavo: *źmijā́ˀ "serpente" 
    Proto-slavo: *zmьja "serpente", "drago" 
Proto-indoiranico: *ḍẓʰā́s "terra", "suolo" 
       (< *dhg'hms
   Sanscrito: kṣāḥ "terra", "suolo", 
       genitivo jmaḥ, gmaḥ, kṣmaḥ
       kṣamya- "terrestre" 
   Avestico: zā̊ "terra", "suolo", 
       genitivo zəmō  
Proto-tocario: *tken "terra", "suolo" 
   Tocario A: tkaṃ "terra", "suolo"
   Tocario B: keṃ "terra", "suolo"

ii) Secondo membro del composto: 

Proto-indoeuropeo: *jewos (< *jewh1-) "cereale", "chicco"; "orzo", "spelta" 


Proto-celtico: *jewornijū "orzo"  
   Medio irlandese: eórna "orzo" (genitivo eornan)
Proto-indoiranico: *jáwas "orzo" 
   Sanscrito: यव  yava "orzo"
   Avestico: yauua "orzo" 
   Persiano moderno: جو  jow "orzo"; "segale"
Proto-ellenico: *jewjā "tipo di cereale"
   Greco omerico: ζειᾱ́ (zeiā́) "piccolo farro"; "spelta" 
Proto-balto-slavo: *jawas "cereale", "chicco" 
   Lituano:
jãvas "tipo di cereale"; javaĩ "cereali" 
   Proto-slavo: *jevinъ "granaio" 
Proto-tocario: yap "miglio" 
   Tocario B: yap "miglio" 

Un'ipotesi implausibile 

Il professor Guido Borghi riporta anche una ricostruzione del tutto diversa da quella vista, in cui duméga è ricondotto a *du̯ō-moi-kā, tradotto con "bi-linea", "a due linee", con allusione a una certa caratteristica morfologica del cereale (dalle radici indoeuropee *dwoh1- "due" e *mei- "rafforzare", "legare"). La proposta si deve a Norbert Jokl (1946), il padre dell'albanologia, che considerava il vocabolo di origine illirica (all'epoca imperversava l'illiromania). L'etimologia sembra nata dalla contorsione mentale di un moderno tassonomo ed è a mio avviso priva di qualsiasi attendibilità. 

mercoledì 5 luglio 2023

UN RELITTO CELTICO IN ROMANCIO: DRAIG, DRATG 'VAGLIO, SETACCIO'

In romancio esiste la parola draig "vaglio", "setaccio" (variante ortografica: dratg). In valtellinese troviamo drèi, glossato dal professor Guido Borghi come "grande vanno di vimini intrecciati per vagliare il grano". L'origine, in apparenza problematica, può essere ricondotta al sostrato celtico. Questa è la protoforma ricostruibile: 

Proto-celtico: *dragijo- "vaglio", "setaccio" 
   Ricostruzione alternativa: *drāgijo- 

A quanto ne so, non sono rimaste attestazioni di discendenti diretti nelle lingue celtiche note, antiche e moderne. Per questo motivo, non mi è possibile allo stato attuale delle conoscenze decidere se la vocale -a- sia breve o lunga. L'ipotesi più convincente è ricondurre questa parola alla seguente radice proto-indoeuropea: 

Proto-indoeuropeo: *der- "dividere", "separare";
     "rompere", "spaccare" 

Gli esiti di questa radice in numerose lingue indoeuropee presentano svariati suffissi, in particolare -n-, -m--t-. Riporto alcune forme, senza la pretesa di essere esaustivo. 

Proto-germanico: *turnanan "rompere"; "partire"
   Gotico: aftaurnan "essere rotto", distaurnan "rompere" 
Proto-germanico: *turθiz "distruzione", "abbattimento" 
   Gotico: gataurþs "distruzione", "abbattimento" 
Proto-celtico: *darnos, *darnā "parte", "frammento"; 
       "porzione" 
   Gallico: *darnā "pezzo", "porzione"
         (da cui francese darne "pezzo", "fetta di pesce")
   Medio gallese: darn "pezzo", "frammento" 
Proto-ellenico: *dṛtis "separazione" 
   Greco classico: δάρσις (dársis) "separazione" 
Proto-ellenico: *dermṇ "cosa tagliata" > "pelle" 
   Greco classico: δέρμα (dérma) "pelle" 
Proto-indoiranico: *dṛnáHti "egli divide, rompe" 
   Sanscrito: *dṛnāti "egli divide, separa, rompe" 
   Avestico: *derəneṇti "essi rompono"

Per spiegare la voce romancia, dobbiamo ipotizzare un'estensione diversa, in -ag- / -āg-: 

Proto-celtico: *d(e)rag- "dividere", "separare", "vagliare" 
   Ricostruzione alternativa: *d(e)rāg- 
Tramite il suffisso -jo- è stato formato il sostantivo (di genere neutro).

Questo suffisso mi è oscuro, anche se non sembrano esserci dubbi sulla radice a cui è stato aggiunto. Non riesco a trovare una spiegazione migliore. Sono grato a chi troverà una spiegazione convincente. Giova però notare che in antico irlandese esiste la parola drécht "porzione, parte", di genere neutro col tema in -u-, verosimilmente derivata da una protoforma *drijaχtu. Anche in questo caso, il suffisso è tutto fuorché chiaro. Sembra però in qualche modo collegato. 

Altri, come il professor Guido Borghi, Wilhelm Meyer-Lübke e Helmut Rix, riconducono il vocabolo romancio a una diversa radice indoeuropea:  

Proto-indoeuropeo: *dhregh- "venire agitato, andare in agitazione", "irritare", "turbolento"  


Greco antico: 
θρᾱ́σσω (thrā́ssō), τᾰρᾰ́σσω (tărắssō)
      "io tormento, disturbo, agito"
Greco antico: 
τρᾱχῠ́ς (trākhŭ́s) "ruvido", "rozzo" 
Proto-slavo: *drāžìti "irritare, tormentare" 
Sanscrito: द्राघते
 drāghate "egli tormenta" 

La proposta è senza dubbio interessante, anche se mi sembra un po' problematica: è più plausibile che un vaglio tragga il suo nome dall'azione tecnica di dividere o di separare, piuttosto che da quella generica di agitare. 

lunedì 3 luglio 2023

UN RELITTO CELTICO IN ROMANCIO: DISCHÖL 'FOLLETTO', 'SPIRITO MALIGNO'

In romancio esiste la parola dischöl "folletto", "spirito maligno" (variante döschel; la grafia -sch- trascrive la fricativa /ʃ/, come in tedesco e come -sh- in inglese). L'origine è chiaramente celtica. 

Proto-celtico: *dus(s)ijos "spirito immondo" 
   Ricostruzioni alternative: *dūsijos, *doussijos
   Possibili esiti in gallico:
        *dusijos, *dūsijos, *duđđijos, *dūđđijos
        *douđđijos
Forma latinizzata: d
usios (acc. pl.) (1),(2)
Forma latinizzata diminutiva: *du(s)siolus 
Bretone: Diz "diavolo"
Cornico: Dus "diavolo" 

(1) Et quoniam creberrima fama est multique se expertos vel ab eis, qui experti essent, de quorum fide dubitandum non esset, audisse confirmant, Silvanos et Panes, quos vulgo incubos vocant, improbos saepe extitisse mulieribus et earum appetisse ad peregisse concubitum; et quosdam daemones, quos Dusios Galli nuncupant, adsidue hanc immunditiam et temptare et efficere, plures talesque adseverant, ut hoc negare impudentiae videatur. ("Ed è notizia assai diffusa e molti confermano di averlo sperimentato o di avere udito chi l'aveva sperimentato che i Silvani e i Fauni, i quali comunemente sono denominati "incubi", spesso sono stati sfacciati con le donne e che hanno bramato e compiuto l'accoppiamento con loro; che certi demoni, denominati "Dusii" dai Galli, continuamente tentano e compiono questa porcheria lo affermano parecchi e sono di tale prestigio che negarlo sembrerebbe mancanza di rispetto.") 
Sant'Agostino, De civitate Dei, XV, 23 

(2) Pilosi, qui Graece Panitae, Latine Incubi appellantur, sive Inui ab ineundo passim cum animalibus. Unde et Incubi dicuntur ab incumbendo, hoc est stuprando. Saepe enim inprobi existunt etiam mulieribus, et earum peragunt concubitum: quos daemones Galli Dusios vocant, quia adsidue hanc peragunt immunditiam. ("I Pelosi sono chiamati in greco Paniti, in latino Incubi, o Inui, perché si insinuano ovunque con gli animali. Da qui anche il nome Incubi, da forzare, ossia stuprare. Spesso, infatti, i malvagi si presentano anche alle donne e riescono a giacere con loro. I Galli chiamano questi demoni Dusii, perché compiono senza sosta questa impurità.") 
Isidoro di Siviglia, Etymologiae, VIII, 11, 103

A partire dai dati disponibili, la ricostruzione esatta della protoforma appare molto incerta. Gli esiti passati dal sostrato celtico al protoromanzo e all'antico tedesco sono numerosi e confermano l'incertezza, dovuta con ogni probabilità all'esistenza di diverse varianti, sia per quanto riguarda il vocalismo che il consonantismo. La radice celtica in questione ha una lunga storia: appartiene all'Europa che andava delineandosi prima che Roma iniziasse la sua espansione, in modo del tutto inatteso. 

Esiti romanzi (oltre a quelli del romancio): 
  Piemontese: dosseul (pron. /du'söl/) "diavolo"
  Vallone: dûhon, dûhin "folletto" (-h- < -ss-)*  
  Ardennese: dusion "incubo"
  Lorenese: dusien "incubo" 

*Il mutamento è analogo a quello avvenuto in bergamasco e in bresciano, ma si verifica solo in posizione intervocalica.

Esiti di sostrato celtico in germanico occidentale:
  Basso tedesco (Westfalia): Düs "diavolo"
  Alto tedesco (Svizzera): Dusl "sfortuna"
Toponomastica tedesca: 
  Duisburg "Fortezza dei Demoni" 

Mi ero già occupato della questione anni fa, nella trattazione dell'etimologia del toponimo Desio:


La radice da cui è derivato questo nome antico, pertinente alla demonologia, è di eminente origine indoeuropea - ed è anche tra le più produttive. Estremamente varia negli esiti in molte lingue, ha prodotto alcune delle parole a noi più familiari, come fumo, fosco, furia, etc. Si presenta varia e differenziata già nella protolingua indoeuropea.  

Proto-indoeuropeo: *dhwes- "respirare"; "spirito";
     "essere animato", "animale" 
Variante: *dhews- 


Riporto un assortimento di forme derivate, senza la pretesa di essere esaustivo: 

Proto-germanico: *deuzan "animale" 
    Gotico: dius "animale" (pl. diuza "animali") 
    Norreno: dýr, djór "animale" 
Proto-germanico: *dunstan "nebbia", "foschia";
        "evaporazione"; "polvere" 
    Antico inglese: dūst "polvere" 
    Antico alto tedesco: tunist, dunist, dunst "foschia"
Proto-albanese: *dauša "ariete" 
    Albanese: dash "ariete" 
Proto-balto-slavo: *dauṣas "soffio", "anima", "spirito";
        "aria"; "cielo" 
   Lituano: daũsos (pl.) "aria"; "cielo" 
   Proto-slavo: *dȗxъ "soffio"; "anima", "spirito" 
   Proto-slavo: *duti "soffiare"; *duxati "soffiare" 
Proto-balto-slavo: *dwas- / *dwes- "respirare" 
   Lituano: dvasia "anima"; dvėselė "anima" 
   Lettone: dvasa "respiro"; dvesele "anima"
Proto-indoiranico: *dhwas- "spirare"; "volare"
   Sanscrito: ध्वंसति dhvaṁsati "egli cade nella polvere"
      (< "cadere esanime")
   Avestico: dvaṣ- "volare" 
 
Proto-italico: *fuskos "di colore scuro" 
   Latino: fuscus "scuro"
Proto-italico: *fuswos "di colore scuro"
   Latino: furvu s "scuro", "nerastro", "marrone" 
Proto-celtico: *dusnos, *dwosnos "bruno" 
   Gallico: donno- "bruno" 
Proto-germanico: *duskaz "scuro" 
   Antico inglese: dox "scuro" 
       Inglese moderno: dusk "crepuscolo"
Proto-germanico: *dusnaz "bruno" 
   Antico inglese: dunn "scuro", "marrone", "nerastro"
       Inglese moderno: dun "bruno" 
    (prestito dal celtico) 
Proto-indoiranico: *dhūs- "grigio" 
   Sanscrito: धूसर dhūsara "grigio" 

Proto-celtico: *dwosijos "essere umano" 
   Antico irlandese: doé, dae "essere umano" 

Proto-germanico: *dwǣsaz "stupido" (agg. e sost.) 
        (< "reso scemo dai demoni")
   Antico inglese: dwǣs "stupido", "persona stupida" 
   Olandese moderno: dwaas "persona stupida"
Proto-celtico: *dwās- "infuriarsi" 
   Antico irlandese: dásacht "furia" (< *dwāđđaχtā);  
         dáistir immum "mi sto infuriando"
Proto-italico: *fus- "adirarsi" (< "essere indemoniato")
   Latino: furō "io mi adiro", furere "adirarsi",
         furēns "adirato", furibundus "furibondo",
         furia "furia", etc. 
Nota:
Il diverso trattamento dell'indoeuropeo dh- e il rotacismo di -s- hanno oscurato l'intima somiglianza della radice latina con quella gallica. 

Proto-balto-slavo: *dūʔmas "fumo" 
   Antico prussiano: dumis "fumo" 
   Lituano: dūmas "fumo" 
   Proto-slavo: *dymъ "fumo", *dymati "fumare" 
Proto-ellenico: *thūmós "fumo" 
   Greco classico: θῡμός (thȳmós) "fumo" 
Proto-indoiranico: *dhuHmás "fumo", "vapore" 
   Sanscrito: dhūma "fumo", "vapore", "foschia" 
Proto-italico: *fūmos "fumo" 
   Latino: fūmus "fumo"  

venerdì 2 giugno 2023

IOLO MORGANWG E LA DOTTRINA DEL BARDDAS

Iolo Morganwg, nato Edward Williams (Pennon, Llancarfan, Glamorgan, Galles meridionale, 1747 - Flemingston, 1826), fu un poeta ed antiquario gallese, che si proclamò bardo e druida, essendo intenzionato a far rivivere l'antica religione dei Celti. Era considerato un esperto collezionista di letteratura medievale gallese, ma dopo la sua morte si scoprì che aveva prodotto numerosi falsi, spesso mescolandoli a testi autentici. In altre parole, aveva inquinato le fonti, dato che la sua abilità era tale da rendere spesso molto difficile scorporare il falso dal vero. 


Descrizione fisica: 
Era un uomo fragile, rachitico e sofferente, con i capelli chiarissimi, quasi albini. Aveva la muscolatura facciale atrofica, segno di una possibile paresi. Era dipendente dal laudano, di cui faceva un uso pesante per lenire l'asma e combattere l'insonnia (la sostanza all'epoca era disponibile a un vasto pubblico e il suo uso era incoraggiato dai medici). 

Biografia:
Edward Williams, figlio di Edward Williams e Ann Matthews, crebbe nel villaggio di Flemingston (Flimston; gallese: Trefflemin). Seguì suo padre, che era un tagliapietre. Presto si destò in lui un grande interesse per i manoscritti e per la poesia gallese. Imparò a comporre in gallese da poeti come Lewis Hopkin, Rhys Morgan e Siôn Bradford, che erano i bardi locali. Assunse il nome bardico Iolo Morganwg. Nel 1773 andò a Londra, dove conobbe Owain Myfyr, che lo introdusse alla Society of Gwyneddigion, un'importante associazione di cultura gallese. Nel 1777 ritornò in Galles. Dopo qualche anno, nel 1781, sposò Margaret Roberts e tentò di fare l'allevatore, senza successo. Ebbe quattro figli, di cui soltanto due sopravvissuti fino all'età adulta: Margaret (nata nel 1782) e Taliesin (nato nel 1787). Fu a questo punto che cominciò a impegnarsi nella produzione di testi falsi: nel 1789 compose Barddoniaeth Dafydd ab Gwilym, una raccolta di poesie fittizie da lui attribuite al poeta Dafydd ap Gwilym, vissuto nel XIV secolo. È stata notata la sorprendente capacità del falsario di imitare lo stile dei testi autentici di Dafydd. Dal 1791 al 1795 fu ancora a Londra, dove officiò cerimonie bardiche, presiedendo l'Assemblea del Gorsedd a Primrose Hill. Di lì a poco, la sua produzione di falsi ebbe una prodigiosa accelerazione. Nel periodo tra il 1801 e il 1807 ebbe un ruolo rilevante in Myvyrian Archaiology, una delle prime raccolte a stampa di letteratura medievale gallese. Sfortunatamente, alcune delle opere pubblicate erano suoi falsi, tra cui un libro attribuito a San Cadoc, una storia fittizia della Britannia e un gran numero di Triadi gallesi. Agiva in due modi, inventando Triadi di sana pianta oppure alterandone di esistenti. Ebbe anche il controllo dell'effimera rivista Y Greal, durata dal 1805 al 1807, in cui incluse diversi suoi falsi. Nel 1812 pubblicò una serie di inni religiosi, col titolo Salmau yr Eglwys yn yr Anialwch ("Salmi della Chiesa nel deserto").
Le circostanze della morte di Iolo Morganwg non sono chiare. Nel Web si trovano con grande fatica versioni contrastanti. Alcuni qualificano la morte come "improvvisa", il che farebbe pensare a una crisi respiratoria dovuta a un'overdose di laudano. Secondo altri, l'autore sarebbe invece morto di polmonite dopo aver fatto capriole nudo in un bosco, sotto la pioggia battente. Le fonti sono estremamente dubbie. Riporto queste notizie, non verificabili e al limite del pettegolezzo, a titolo di pura e semplice curiosità.

Iolo Morganwg e il Cristianesimo 

Iolo Morganwg apparteneva alla Chiesa Unitariana Quacchera. Era uno strenuo oppositore della Chiesa d'Inghilterra. Evidentemente non percepiva alcuna contraddizione tra i contenuti neopagani druidici e la teologia della sua comunità, ma va detto che l'ambiente religioso in cui si muoveva era piuttosto aperto e tollerante. L'Unitarianismo è un movimento antitrinitario. Nega cioè la dottrina secondo cui sussistono in Dio tre persone uguali, distinte e coeterne. Ammette l'unicità di Dio come essere generatore, ponendo in dubbio la divinità di Cristo e dello Spirito Santo. Si potrebbe dire che tali dottrine abbiano qualche somiglianza con l'Arianesimo professato dai Goti.

Iolo Morganwg e la politica 

Iolo Morganwg era uno strenuo oppositore della Monarchia e fu un attivista pacifista, che mise in atto iniziative contro la guerra e contro la schiavitù. In particolare, si impegnò nella ricerca di alternative allo zucchero, che era considerato "insanguinato", in quanto prodotto del lavoro di schiavi. Va detto che le attività commerciali da lui iniziate a scopi politici fallirono tutte. Ebbe qualche riscontro in America. Fu amico di Tom Paine, con cui intratteneva una corrispondenza; George Washington ammirava la sua poesia. Le autorità britanniche per contro lo guardarono sempre con grande sospetto, arrivando a sottoporlo ad interrogatori e a interrompere le riunioni del Gorsedd.

L'emergere dei falsi

Il sospetto che Iolo Morganwg avesse falsificato un gran numero di opere "medievali" gallesi iniziò almeno a partire dal 1868, ben 42 anni dopo la sua morte. William F. Skene, nel suo Four Ancient Books of Wales, scrisse quanto segue:

"It is a peculiarity attaching to almost all of the documents which have emanated from the chair of Glamorgan, in other words, from Iolo Morganwg, that they are not to be found in any of the Welsh MSS. contained in other collections, and that they must be accepted on his authority alone. It is not unreasonable, therefore, to say that they must be viewed with some suspicion, and that very careful discrimination is required in the use of them."

Traduzione: 

"Una peculiarità che accomuna quasi tutti i documenti emanati dalla cattedra di Glamorgan, in altre parole da Iolo Morganwg, è che non si trovano in nessuno dei manoscritti gallesi contenuti in altre raccolte, e che devono essere accettati solo sulla base della sua autorità. Non è irragionevole, quindi, affermare che debbano essere considerati con un certo sospetto e che sia richiesta un'attenta valutazione nel loro utilizzo." 

Nel 1848 il figlio di Iolo Morganwg, Taliesin Williams, raccolse una parte degli scritti paterni e li fece pubblicare. Non era minimamente consapevole della brutta faccenda dei falsi. 

Il laudano e uno strano concetto di verità

Questa è l'opinione del recensore Ceri Shaw (2018):

"He was convinced that the culture in which he was raised by his mother and other exemplars and tutors was the heir to a great south Walian Bardic and Druidic tradition. The fact that this tradition lacked any foundation texts was a deficiency which he marshaled his considerable literary talents to correct."

Traduzione: 

"Egli era convinto che la cultura in cui era cresciuto, grazie alla madre e ad altri modelli e tutori, fosse l'erede di una grande tradizione bardica e druidica del Galles meridionale. Il fatto che questa tradizione fosse priva di testi fondanti era una lacuna che egli colmò con il suo considerevole talento letterario."

Un'ipotesi a mio avviso tutt'altro che peregrina è che l'uso prolungato del laudano, che è tintura alcolica di oppio, abbia favorito l'inclinazione di Iolo Morganwg a ritenere "vero" ciò che era in realtà il prodotto della sua immaginazione. Molti drogati sono convinti di poter accedere a informazioni inaccessibili in stato di lucidità: credono di poter sperimentare la conoscenza diretta dei segreti più intimi della Natura e dell'Universo. 

Romanticismo e falsi storici

Iolo Morganwg, che era un affiliato della Massoneria, era certamente animato da un intenso spirito di patriottismo. Nutriva l'incrollabile convinzione di essere, assieme a Eward Evans, un estremo depositario di una conoscenza arcana che avrebbe attraversato i secoli, risalendo fino ai tempi dei Druidi. Sapeva che tutto questo non era sufficiente. Lo pervadeva il terrore che la lingua e la cultura del Galles potessero decadere fino ad estinguersi, svanendo nell'oceano anglosassone. Riteneva quindi doveroso fare qualcosa, qualsiasi cosa, incluso inventare di sana pianta testi e tradizioni, mescolandoli al materiale veritiero. Il fine per lui giustificava i mezzi. Riporto un fatto che potrebbe apparire contraddittorio, pur non essendolo. Quando fu scoperto che i Canti di Ossian, pubblicati dal poeta scozzese James Macpherson, erano un clamoroso falso, Iolo Morganwg ebbe una reazione inconsulta e violenta: pieno di animosità, si scagliò contro l'autore ossianico arrivando ad auspicare la sua impiccagione. Come mai un falsario era tanto adirato con un altro falsario? Semplice. Aveva il terrore che la scoperta della natura fittizia dei Canti di Ossian potesse indurre le autorità accademiche a diffidare dei documenti di tutte le culture celtiche, passando ogni testo sotto la lente d'ingrandimento - col pericolo di svelare i numerosi falsi che stavano riplasmando l'intera letteratura gallese. 

Il caso del Barddas 

Il Barddas (in gallese significa "Bardismo", "Scienza bardica") è un libro di materiale raccolto e scritto dallo scrittore gallese Iolo Morganwg, presentato come un'autentica raccolta di antichi testi teologici e filosofici bardici e druidici gallesi. Fu pubblicato postumo in due volumi da John Williams per la Welsh Manuscripts Society, nel 1862 e nel 1874. 
Il primo volume si divide in tre sezioni: 
 1) Simboli: tratta di un alfabeto denominato Coelbren;
 2) Teologia: tratta della filosofia e della cosmologia;
 3) Saggezza: tratta di conoscenze esoteriche.
Il secondo volume, rimasto incompiuto a causa della morte dell'autore, è in larga misura una guida per i Bardi e per i Gorsedd

La parte del primo volume denominata Teologia è particolarmente importante, perché sintetizza la cosmologia di Iolo Morganwg. Comprende una parte in forma di catechismo, in cui l'iniziatore pone domande e l'iniziato dà le risposte. 


Sunto dottrinale del Barddas 

Semplificando molto, il Cosmo è costituito da tre cerchi concentrici. Il più interno di questi cerchi, denominato Abred, è il mondo materiale, dominato da uno stato di Male, Caos e disordine. Gli spiriti degli esseri umani sono generati nello stadio più basso dell'esistenza, Annwn, che è prossimo al Nulla, quindi migrano in Abred dove si reincarnano nello sforzo di ascendere al livello cosmico superiore: il cerchio denominato Gwynfyd. Questo stato d'essere indica lo stato di beatitudine, priva di peccato, goduta dagli spiriti dopo essersi liberati e riuniti con Dio. Oltre Gwynfyd c'è il cerchio dell'Infinito, Ceugant, simile nella sua struttura al cristallo che rappresenta Dio, l'Assoluto denominato OIW
I tre termini Abred, Gwynfyd e Ceugant sono fortemente influenzati sia dal Cristianesimo (Gwynfyd, nella misura in cui traduce Paradiso; Ceugant, nella misura in cui traduce Dio) che dal Buddhismo (Abred, nella misura in cui traduce Saṃsāra; Gwynfyd, nella misura in cui traduce Nirvāṇa). 

Secondo lo studioso irlandese Thomas William Hazen Rolleston (1857 - 1920), a un certo punto una dottrina simile a quella esposta nel Barddas dovette sicuramente esistere nell'ordine dei Bardi nel XVI secolo. Il problema è questo: i contenuti a cui Rolleston allude hanno come artefice il poeta Llywelyn Siôn (1540 - 1616), che può essere considerato in qualche modo un precursore di Iolo Morganwg: collezionista di antichi manoscritti, nazionalista gallese, bardo che ha presieduto i Gorsedd della sua epoca e via discorrendo. Quanto c'è di vero? Quanto c'è di inventato già nelle fonti del Barddas? L'attuale mondo accademico ha l'idea unanime che il Barddas sia un'opera pseudo-bardica e pseudo-druidica, come le sue fonti del XVI secolo. In altre parole, la complessa teologia che vi è contenuta non può essere proiettata all'indietro di oltre un millennio e attribuita tal quale ai Druidi dell'epoca precristiana. 

Il Barddas e lo Gnosticismo 

Rolleston era convinto che la dottrina del Barddas presentasse una grande somiglianza con lo Gnosticismo. L'idea è piuttosto controversa. Certamente Ceugant può sembrare a prima vista una buona traduzione di Pleroma (πλήρωμα, derivato di πληρόω "riempire"). Tuttavia manca del tutto il Mito della Caduta, così come vi è assente ogni traccia di anticosmismo. L'essere umano per lo Gnosticismo è decaduto dal suo stato di completezza e perfezione, precipitando nella materia. Invece per il Barddas l'essere umano, nato da una condizione di Nulla, sembra poter soltanto ascendere. Il Pleroma degli Gnostici emana. Ceugant non presenta in realtà somiglianza alcuna con questo concetto.

Note etimologiche

CYTHRAUL : L'Avversario, il Principio del Nulla 

Protoforma ricostruibile: Latino Contrārius "Oppositore", "Avversario" (epiteto di Satana) 
Derivazione: attraverso dissimilazione 
Note: 
In realtà potrebbe essere un derivato di cwthr "buco", "cavità", nel senso di "Nulla Primordiale", anche se in tal caso non si spiegherebbe la terminazione -aul. Non va nascosto che esiste un'irregolarità fonetica: se la derivazione fosse dal latino, ci aspetteremmo *Cythrawl

ANNWN : L'Ade, gli Inferi 
Varianti: ANNWFNANNWYN 
Pronuncia: /'anʊn/ 

Protoforma ricostruibile: *Andumnon "Ade" (Inferi)
Gallico: Antumnos "Ade", "Plutone" (divinità) 
Note: 
L'ipotesi più plausibile è che il significato originario fosse "Non Mondo", da *an- "non" (prefisso negativo) e *dumnon "mondo", "profondità". Questo però non spiega la presenza di un'occlusiva sorda nel gallico Antumnos, così si è ipotizzata la derivazione da una protoforma più antica *Andedumno-. Si suppone che il prefisso *ande- avesse il significato di "inferiore", "infero": l'etimologia indoeuropea sarebbe lineare. Tuttavia questa semantica non è attestata nelle lingue celtiche storiche, così si suppone che debba essere un fossile.

ABRED : Il Mondo del Divenire 
Pronuncia: /'abrεd/

Protoforma ricostruibile: *apritus < *ad-kwritus
Significato: trasmigrazione; cambiamento di forma 
Derivazione: dal prefisso *ad- e da *pritus "forma"; "tempo" (< *kwritus).
Note: 
La parola sembra essere di origine bretone, come si vede dalla vocale -e- (ci aspetteremmo *abryd). La semantica non sembra molto soddisfacente, dal momento che in bretone abred significa "prima", "presto"; si noti però che la radice d'origine significava sia "forma" che "tempo". Nel suo uso "druidico", la parola gallese è attestata per la prima volta nel 1793 (un anno prima che la utilizzasse Iolo Morganwg) dal lessicografo William Owen Pughe. Il verbo abredu "trasmigrare" si trova in Llywelyn Siôn, cosa che lo rende come minimo dubbio. Un'attestazione precedente di abred, piuttosto incerta, risale al XIV secolo, col significato di "liberazione", "rilascio" (glossa inglese: "deliverance, release"). 

GWYNFYD : La Beatitudine 
Pronuncia: /'gwɨnvɨd/

Protoforma ricostruibile: *Windobitus 
Significato: Mondo Bianco, Mondo Puro 
Derivazione: composto di *windos "bianco", "puro" e *bitus "mondo".
Note: 

CEUGANT : L'Infinito, Dio 
Pronuncia: /'kei̯gant/

Protoforma ricostruibile: *Kowokanton  
Significato: cosa certa; cosa sicura; cosa inevitabile
Slittamento semantico: => Assoluto
Derivazione: sostantivazione di *kowokantos "certo", "sicuro"; "inevitabile".
Note: 
L'aggettivo ceugant è documentato a partire dal XII secolo con questi significati. Iolo Moraganwg ha equivocato la sua formazione, credendolo un composto di cau "vacante", "vuoto" e di cant "cerchio", "circonferenza". Ne ha derivato così una parola col significato di "cerchio dell'Infinito", "Infinito", quindi "Dio". 

OIW : L'Eternità 

Protoforma ricostruibile: *Āius 
Significato: Eone, Eternità  
Note: 
L'autore non poteva essere a conoscenza della reale etimologia indoeuropea della parola. Egli cerca di spiegare in modo cervellotico questa sillaba come composta da tre lettere dell'alfabeto Coelbren. Il fatto che io abbia trovato una spiegazione di gran lunga migliore, parrebbe dimostrare che ci sia qualcosa di autentico. 
La radice *āiu-, con corrispondenze in indoiranico, è attestata nell'onomastica celtica antica incorporata in iscrizioni in latino (esempi: Aiu, Aius, Aiuca, Aiucius, Aiuccio, Aiulo, Aiunus, etc.). Cfr. Zeidler, 2013, che però postula una vocale iniziale breve. 

AWEN : L'ispirazione poetica 

Protoforma ricostruibile: *Awenā 
Significato: ispirazione  
Genere grammaticale: femminile 
Note: 
La parola deriva dalla stessa radice del gallese awel "vento, brezza", la cui protoforma ricostruibile è *awelā

COELBREN : L'alfabeto bardico 

Protoforma ricostruibile: *Kailoprennon  
Significato: legno della divinazione 
Derivazione: composto di *kailos "augurio, portento" e di *prennon "albero", "legno" (< *kwresnom).
Note: 
Cesare ci dice chiaramente che i Druidi ai suoi tempi avevano una forte proibizione nei confronti della scrittura, che impediva loro di trascrivere i testi che dovevano apprendere. La scrittura era riservata ai soli usi profani. Tuttavia è possibile che in Britannia e in Irlanda questi tabù nel corso dei secoli siano almeno in parte venuti meno, permettendo lo sviluppo di nuovi sistemi alfabetici. Conosciamo l'Ogham, originario dell'Irlanda, che era però utilizzato per brevi iscrizioni funebri. 

Annwn e Tolkien 

J.R.R. Tolkien usò la parola annún nella sua mitologia della Terra di Mezzo come termine della lingua elfica Sindarin (fonologicamente ispirato al gallese) che significa "ovest" o "tramonto" (derivata dalla radice del Quenya Andúnë), spesso riferendosi figurativamente al "Vero Ovest", ovvero la terra benedetta di Aman oltre il Mare, l'Isola Solitaria Tol Eressëa, o (nel successivo uso maschile) l'isola sommersa di Númenor. Questo è un esempio del metodo di Tolkien di costruire il mondo "spiegando il vero significato" di varie parole del mondo reale assegnando loro un'etimologia "elfica" alternativa.

Etimologia del nome Iolo 

Iolo è un ipocoristico del nome gallese Iôrwerth, il cui significato è "Signore Splendente". Il primo membro del composto, iôr "signore" (variante iôn), non ha etimologia indoeuropea credibile. La protoforma celtica ricostruibile, *jurā, compare come oronimo nelle Alpi, col plausibile significato di "Sommo", "Alto". Il secondo membro del composto, -werth, è la forma lenita di berth "splendente" (<  protoceltico *bertos < *berktos). L'antroponimo Iôrwerth è stato associato all'inglese Edward (antico inglese Ēadward), di diverso significato ("Guardia della Ricchezza"), ma di aspetto fonetico abbastanza simile. 

Etimologia di Morganwg 

Il nome bardico Iolo Morganwg alla lettera significa "Iolo di Glamorgan". Il toponimo Morganwg, la cui ortografia  corretta è Morgannwg, risale al nome di un sovrano medievale, Morgan Hen, ossia "Morgan il Vecchio", con l'aggiunta del suffisso aggettivale -wg. L'antroponimo Morgan, dall'antico gallese Morcant, è formato da môr "mare" e da cant "cerchio". Il significato è "Cerchio del Mare". La protoforma ricostruibile di Morcant è *Morikantos. La protoforma ricostruibile dell'appellativo Hen "Vecchio" è *Senos. La protoforma ricostruibile di Morgannwg è *Morikantukos. La forma usata in inglese, Glamorgan, deriva dal gallese Gwlad Morgan, ossia "Paese di Morgan", ed è del tutto equivalente a Morgannwg. La protoforma ricostruibile è *Wlatis Morikantī, con l'antroponimo al genitivo. 

Etimologia di Gorsedd 

La parola gallese gorsedd (plurale gorseddau) significa "trono". La protoforma ricostruibile è *wersedon, derivata da *wer- "sopra" e *sedon "seggio". Iolo Morganwg ha riesumato questo termine per designare l'Assemblea dei Bardi, ma non l'ha inventato di sana pianta; era tra le altre cose già stato usato da Llywelyn Siôn nella stessa accezione. 

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