Visualizzazione post con etichetta lingue celtiche. Mostra tutti i post
Visualizzazione post con etichetta lingue celtiche. Mostra tutti i post

giovedì 29 dicembre 2022

ETIMOLOGIA CELTICA DEL TOPONIMO LIPOMO

Lipomo (in dialetto comasco Lipòmm /li'pɔm/) è un comune italiano della provincia di Como in Lombardia, con circa 5.900 abitanti (anno 2022), situato all'altitudine di 384 metri sul livello del mare.

Converrete anche voi che come toponimo è a dir poco singolare. Il suo aspetto fonologico, con quella sua terminazione in -omo, non è cosa in cui ci si possa facilmente imbattere. Quale sarà la sua origine? Ebbene, mi sono occupato dell'etimologia di Lipomo fin dal primo momento in cui ne ho avuto notizia, tanto mi è parso esotico il suo nome. 

Riporto alcune suggestioni etimologiche, o meglio paretimologiche, reperite nel Web (i grassetti sono miei). La fonte delle parti tra virgolette è il sito del Comune di Lipomo. Le riporto nel testo per spirito di chiarezza, anche perché la pagina web sembra piuttosto fragile.


1) Etimologia grecizzante 
"Sul toponimo sono state formulate tre ipotesi: la prima ne ricerca l’origine nelle parole greche «lipo» (da «leipo», mancare) e «omoios», «simile»: quindi diseguale, non uniforme, in relazione al terreno irregolare e a balze caratteristico della zona."
Nota: 
A parte il fatto che il greco ὅμοιος va traslitterato hómoios (la vocale iniziale ha lo spirito aspro), una simile formazione è quanto di più implausibile esista. La semantica ipotizzata è insensata. Tuttavia, il verbo greco λείπω (léipō) "mancare" è realmente imparentato con la radice celtica da cui deriva il toponimo (vedi nel seguito).

2) Etimologia francesizzante
"Meno attendibile, un seconda ipotesi sostiene invece una derivazione dal francese: «lieu-pommes», ossia luogo delle mele, con riferimento alla coltivazione di questi frutti, oppure luogo delle patate («pommes de terre»)." 
Nota:
La natura grossolana di questa falsa etimologia lascia di ghiaccio. 

3) Etimologia mitologica 
"Una terza e più convincente ipotesi fa invece riferimento al poema del cosiddetto «Anonimo Cumano», che canta la decennale guerra fra Como e Milano. Nel testo curato dal padre somasco Giuseppe Maria Stampa si fa riferimento a Lepomum e Leppomum, anche se probabilmente è un errore di scrittura nel riportare l’originale Leponium. Quest’ultimo sembrerebbe derivare da Laeponius, il nome del comandante della postazione militare negli avamposti di Como. Al valoroso militare sarebbe stata assegnata una villa o un fondo nella zona dell’attuale Comune di Lipomo." 
Nota: 
Lepomum e Leppomum non sono errori per *Leponium, semmai il contrario. Tuttavia il nome Laeponius esiste realmente e ha la stessa radice celtica da cui deriva il toponimo (vedi nel seguito). 
4) Etimologia romanistica 
"Può essere interpretato come una forma equivalente di "i pomi", alludendo alla presenza di tali piante in loco." 
Nota: 
Questa proposta etimologica è per così dire la versione ufficiale del mondo accademico. Sembra collegarsi con l'etimologia 2), ma in realtà non è identica. 

La vera etimologia celtica 

Latino: *Lippomagus < protoceltico *Lēpomagos,
      *Lippomagos
  significato: Campo dell'Abbandonato 
  tardo celtico: *LEPPOMO, *LIPPOMO
  forma latinizzata: LEPOMUM, LEPPOMUM  
  evoluzione romanza: LIPOMM, LIPOMO 
Nota: 
Per l'evoluzione dell'elemento *magos in -mo nei composti toponomastici, si confrontino i numerosi esempi della Gallia Transalpina: 

*Rotomagos (Rotomagus) => Rothomao =>
=> Rothomo => Rouen 

Questo mutamento è avvenuto a causa della lenizione della consonante -g-, che è scomparsa. 

1) Primo membro del composto: 

Protoceltico: *lēpos, *lippos < *leikwos 
Significato: abbandonato 
Note: 
Dalla stessa radice deriva il nome dei Leponzi (Lēpontiī). 

Protoindoeuropeo: *leikw- 
Significato: lasciare, abbandonare 
Note: 
Ha dato origine al latino linquō e al greco antico λείπω.


Xavier Delamarre è l'autore dell'ottimo articolo Enfants abandonnés gaulois et la souche LĒP-, LIP-, LIPPO-, LĒP-ONT-  (2019), consultabile su Academia.edu: 


Abstract: 

"There is a recurring root of the Gaulish onomastics which forms the stems Lipo-, Lipuco-, lepont-, and, with the spelling <ae > rendering ē, Laepo-, Laepico-, Laeponio-, that has been linked to the I.-E. root *leikw- 'to leave, to quit'. Two funerary inscriptions of proconsular Africa contain the names of two children : Maculipus in Mactar and Maportulip (us) in Dougga. These are two Gaulish names which must be read *Magu-lipo-s 'abandoned child' and *Mapo-ritu-lipo-s ' son abandoned on a passway', given by Gaulish groups, probably demobilized soldiers settled localy."  

Traduzione: 

"C'è una radice ricorrente dell'onomastica Gallica che forma i temi Lipo-, Lipuco-, Lepont-, e, con l'ortografia <ae> che rende ē, Laepo-, Laepico-, Laeponio-, che è stato collegato alla radice indoeuropea *leikw- 'lasciare, abbandonare'. Due iscrizioni funerarie dell'Africa Proconsolare contengono i nomi di due bambini: Maculipus a Mactar e Maportulip(us) a Dougga. Questi sono due nomi Gallici che devono essere letti *Magu-lipo-s 'bambino abbandonato' e *Mapo-ritu-lipo-s 'figlio abbandonato su una via di passaggio', dati da gruppi Gallici, probabilmente soldati smobilitati stanziati localmente."

2) Secondo membro del composto: 

Protoceltico: *magos 
Genere: neutro 
Significato: campo, pianura 

Declinazione: 

Singolare: 
nominativo: *magos 
vocativo: *magos 
accusativo: *magos 
genitivo: *magesos 
dativo: *magesī 
strumentale: *magesī 
locativo: *mages 

Plurale: 
nominativo: *magesā 
vocativo: *magesā 
accusativo: *magesā 
genitivo: *mageson 
dativo: *magesbo(s)  
strumentale: *magesbi(s)  

Duale: 
nominativo: *magese 
vocativo: *magese 
accusativo: *magese 
genitivo: *magesous 
dativo: *magesbon 
strumentale: *magesbin 

In gallico la sibilante intervocalica -s- è caduta: 
gen. sing. *magesos > *magios
nom./voc./acc. plurale *magesā > *magiā
etc. 

L'adattamento in latino, diffusissimo nei toponimi, è -magus, che è passato al genere maschile, II declinazione:
genitivo: -magī 
dativo: -magō
accusativo: -magum.

Dal protoceltico *magos deriva direttamente antico irlandese maġ "campo; pianura" (irlandese moderno mamagh). 

Declinazione: 

Singolare: 
nominativo: maġ n-
vocativo: maġ n-
accusativo: maġ n-
genitivo: maiġe 
dativo: maiġ, muiġ 

Plurale:
nominativo: maiġe 
vocativo: maiġe 
accusativo: maiġe 
genitivo: maiġe n-
dativo: maiġiḃ 

Duale: 
nominativo: maġ n-
vocativo: maġ n-
accusativo: maġ n-
genitivo: maiġe 
dativo: maiġiḃ 
Una nota scatologica

Ho appreso che gli abitanti di Lipomo sono tradizionalmente denominati Merdée, epiteto poco eulogistico che ha a che fare con le feci. Soltanto gli abitanti di un paese hanno un epiteto più infamante: sono le genti di Longone al Segrino, dette Süscia bügnun, ossia "succhiatori di foruncoli". Il sego e il pus sono peggio della merda! Riporto il link a un documento in formato che contiene una lista di nomignoli attribuiti agli abitanti di molti comuni. 


Il nome Merdee proviene direttamente da un aggettivo del latino volgare: merdārius "stercorario, fecale".

Si può cercare di ricostruire l'origine di questa designazione non proprio piacevole. Gli abitanti di Lipomo conservavano una lingua neoceltica e i culti pagani in un'epoca in cui Como era stata pienamente romanizzata e cristianizzata. Così venivano considerati paria e denigrati in modo atroce. Anche quando la lingua neoceltica è sparita e la cristianizzazione è stata completa, la discriminazione è continuata e si è tramandata per secoli. Sono cose poco piacevoli, me ne rendo conto, ma nasconderle non giova a nessuno. 

Conclusioni 

Stabilita la genuina etimologia celtica di Lipomo, notiamo che il toponimo ha qualcosa di eccezionale: a quanto mi risulta, in Lombardia sarebbe l'unico esito moderno di un composto derivato dal protoceltico *magos. A quanto mi consta, nella toponomastica dell'Insubria di epoca romana sono attestati soltanto due composti formati allo stesso modo: Bardomagus (non lungi da Milano) e Cameliomagus o Comillomagus (nei pressi dell'attuale Broni, provincia di Pavia). Mi piace pensare che se questi toponimi fossero sopravvissuti, oggi avremmo i comuni di Bardomo e di Camillomo. Per contro, in Gallia Transalpina simili formazioni sono numerosissime. 

martedì 27 dicembre 2022

ETIMOLOGIA CELTICA DEL TOPONIMO MISINTO

Misinto (in dialetto brianzolo Misent /mi'zent/) è un comune italiano con circa 5.700 abitanti (anno 2022), situato nella parte occidentale della provincia di Monza e Brianza, all'altitudine di 252 metri sul livello del mare. Se devo esprimere un'opinione personale, mi sembra un paesino piuttosto squallido. Eppure dal punto di vista etimologico è sicuramente molto interessante. 

Attestazioni storiche 

Mediosente (
Codex Langobardorumanno 926 "de Mediosen[te]", anno 974 "de loco Mediosente"esiste poi menzione di un presbitero Gottefredus de Mediosentecfr. Frisi, 1794)
Misente, Misentum (documenti ecclesiastici, XII sec.) 
Misentis (Liber Notitiae, XIII sec.) 
Mixintum (XV-XVI sec., solo in documenti di altri comuni; la lettera -x- trascrive la sibilante sonora /z/
Misinto (unica forma usata a partire dal XVIII sec.) 



La tradizionale etimologia dei romanisti 

Il mondo accademico, in modo abbastanza compatto, presuppone per il toponimo Misinto una derivazione dal latino LOCUS MEDIŌ CINCTUS "luogo cinto a metà", donde *MEDIOCINCTUS
Si segnalano varianti riportate nel Web: 

  - Locus Medius Cinctus 
  - Locus medium cinctus 
  - Medio-Cinctus 
  - Medium-Cinctus 

Ne esistono senza dubbio altre. Nessuna è attestata in documenti storici e alcune sono palesemente erronee. 

Un'etimologia alternativa e implausibile

Dante Olivieri nel suo Dizionario di toponomastica lombarda (1931) riporta quanto segue (il grassetto è mio): 

Se non è illusione, par di vedervi un nome composto di IN] MEDIO SENTE "in mezzo allo spineto". 

Latino sentis "spina; spineto" è imparentato con sentus "spinoso; ruvido", di etimologia abbastanza incerta (si suppone da un proto-indoeuropeo *ksen- "cardare"). In ogni caso non è voce volgare e ha dato pochissimi esiti toponomastici nella Romània (mi vengono in mente soltanto Santigueiro e Santigoso, in Galizia). 
 



La vera etimologia celtica

Il nome di Misinto viene dal celtico *MEDIJOSINTUS (adattato in latino come *Mediosintus), che significa "Sentiero del Mezzo". Non deriva affatto dall'improbabile latino *MEDIOCINCTUS "cinto a metà", come postulano i romanisti, sempre ansiosi di annichilire ogni minima traccia dell'antica lingua celtica, parlata in Insubria e altrove prima del completamento della romanizzazione. 

Se l'etimologia proposta dai romanisti fosse corretta, anziché Misent /mi'zent/ avremmo *Messenc' /me'sentʃ/. Lo sviluppo del gruppo consonantico -nct- è in genere /ntʃ/ tranne che in sanctus "santo" > sant (per influenza della lingua alta). Così in milanese esisteva il vocabolo tenc' /tentʃ/ "nero corvino" < tinctus. Mi fu riferito di milanese che chiamava la moglie Tencia per il nero lucido dei suoi capelli; allo stesso modo vunc' /vuntʃ/ "sporco" deriva da unctus e corrisponde all'italiano unto (veneto onto). Allo stesso modo, il latino cinctus (con vocale tonica breve) avrebbe dato *senc' /sentʃ/. In italiano, dove questa palatalizzazione non si è prodotta, cīnctus (con vocale tonica lunga) ha dato cinto

Prendiamo ad esempio il toponimo Morsenchio (in provincia di Milano), italianizzato in modo ipercorretto del milanese Mursenc' /mur'sentʃ/, che proviene regolarmente dal latino LOCUS MŪRŌ CINCTUS "luogo cinto da un muro", ossia *MUROCINCTUS (Borghi, 2004). Ebbene, salta subito agli occhi il contrasto tra MorsenchioMisinto. In buona sostanza, il professor Guido Borghi riconobbe che avevo dimostrato l'origine celtica di Misinto a partire da mere considerazioni fonetiche. 

*Mediosintus < celtico *Medijosintus 
   significato: nel mezzo del sentiero, a metà del sentiero  
   tardo celtico: *MEDIOSINTO, *MEIOSINTO 
   attestazione: MEDIOSENTE 
   evoluzione romanza: MISENTE, MISENT, etc. 
Nota:
La vocale /e/ chiusa proviene dalla più antica /i/ breve. 

1) Primo membro del composto: 

Protoceltico: *medijos
    Forma femminile: *medijā 
    Primo membro di composti: *medijo- 
Significato: mezzo 
Uso: aggettivo 

Questo è un notissimo esempio di evoluzione storica di questa radice in un toponimo preromano:

Latino: Mediolānum < celtico *Medijolānon 
   significato: nel mezzo della pianura 
   tardo celtico: MEIOLANO (1)
   evoluzione romanza: MILANOMILÀN  

(1) Iscrizione su resti delle mura romane. 


Si noterà che la parola latina imparentata con quella celtica ha avuto una trafila ben diversa (es. Mezzovico, etc.). 

2) Secondo membro del composto: 

Protoceltico: *sintus < *sentus  
Genere: maschile 
Significato: sentiero 
N.B. 
Il passaggio dall'antica -e- tonica a -i- davanti al gruppo consonantico -nt- si trova anche in *kintus "primo", da un più antico *kentus

Declinazione:

Singolare:
nominativo: *sintus
vocativo: *sintu 
accusativo: *sintun 
genitivo: *sintous 
dativo: *sintou 
strumentale: *sintū 

Plurale:
nominativo: *sintowes
vocativo: *sintowes
accusativo: *sintūs 
genitivo: *sintowon 
dativo: *sintowobo(s), *sintubo(s)  
strumentale: *sintowobi(s), *suntubi(s)  

Duale:
nominativo: *sintū 
vocativo: *sintū 
accusativo: *sintū 
genitivo: *sintous 
dativo: *sintowobon, *sintubon 
Dal protoceltico *sintus deriva direttamente l'antico irlandese sét "sentiero" (irlandese moderno séad). 

Declinazione: 

Singolare: 
nominativo: sét 
vocativo: sét 
accusativo: sét n- 
genitivo: séto, séta 
dativo: séit 

Plurale:
nominativo: sétae 
vocativo: séotu
accusativo: séotu 
genitivo: sétae n-
dativo: sétaiḃ 

Duale: 
nominativo: sét 
vocativo: sét 
accusativo: sét 
genitivo: séto, séta 
dativo: sétaiḃ 

Protoindoeuropeo: *sent- 
Significato: andare 

Questa radice dà esiti notevoli in protogermanico:

Protogermanico: *sandjanan 
Significato: inviare, mandare  
   Esito tedesco moderno: senden 
   Esito inglese moderno: to send 

Protogermanico: *sinþaz 
Significato: cammino; viaggio 
   Esito gotico: sinþs 



Conclusioni 

Evidentemente Misinto prese il suo nome celtico dal fatto che si trovava all'incirca a metà strada di un sentiero che dal capoluogo degli Insubri portava al capoluogo dei Comensi. In epoca preromana un sentiero ben tracciato e battuto doveva già essere una comodità utilissima. 

lunedì 14 novembre 2022

ETIMOLOGIA DELL'INGLESE AFROAMERICANO TO DIG 'CAPIRE', 'APPREZZARE'

Tutti ormai sanno che in inglese il verbo to dig significa "scavare" (deriva dal medio inglese diggen). Solo pochi sanno che nell'inglese degli States è presente anche un verbo omonimo dal significato del tutto diverso: to dig "capire", "apprezzare". Tipicamente afroamericana, questa parola ha conosciuto giorni di gloria. A quanto pare, ormai è considerata alla stregua di slang datato, obsoleto. Quale ne è l'origine? Provvediamo ad indagare a fondo l'interessante questione. 

Partiamo dai dati disponibili:

to dig 
Uso: verbo 
III persona sing. indicativo presente: digs 
Participio presente: digging 
Passato semplice/participio passato: dug 
Significato: 
1) capire, comprendere 
2) apprezzare
3) mostrare interesse in qualcosa 
Contesto: mondo del jazz 
Diffusione del termine: anni '50 e '60 del XX secolo  

Questo è un derivato: 

to dig on "essere attratto" 

(Etimologia 2) 

Questi sono alcuni esempi dell'uso del verbo to dig

1) "capire", etc.

You dig? "capisci?"

McCord has blown. Mitchell has blown. No tap on my telephone / Halderman, Ehrlichman, Mitchell, and Dean / It follows a pattern if you dig what I mean
(Gil Scott-Heron, "H2Ogate Blues, 1974)

2) "apprezzare"

Baby, I dig you "piccola, mi piaci" 

"And dig her!" yelled Dean, pointing at another woman. "Oh, I love, love, love women! I think women are wonderful! I love women!"
(Jack Kerouac, On the Road, 1947) 

Oh, but California / California, I'm coming home / I'm going to see the folks I dig
(Joni Mitchell, Blue, "California", 1971) 

Louie said, "I dig this Theo. I'm gonna learn Swahili and rap with him."
Saul Bellow, Humboldt’s Gift, 1976 

Etimologia: 

Nella lingua degli Wolof si riesce a trovare facilmente una parola adatta a spiegare l'origine della parola afroamericana. Eccola:

Wolof: déega "udire"; "capire"   
Ortografie alternative:
déglu, dégă "entendre" (Dictionnaire Français-Wolof et Wolof-Français, 1855)
Ortografie inesatte trovate in Wikipedia:
dëgg, dëgga, degu 

Un esempio di frase Wolof contenente questo verbo: 
Déega naa la bu baax "ti sento molto bene" 

Questa è la trafila fonetica ricostruibile: 

Wolof déega => 
neo-Wolof afroamericano *deig /dɪ:g/ => 
inglese afroamericano dig /dɪg/ 

La semantica si è conservata quasi immutata. Infatti è stato perso il significato di "udire" pur essendosi conservato quello di "capire". Si notino i singolari sviluppi fonetici. 

Altre proposte etimologiche: 

1) Il verbo to dig "capire" sarebbe derivato dal Gaelico d'Irlanda tuig "capire", "comprendere", dall'antico irlandese ·tucci, forma protonica di do·uccai "capire" - a sua volta dal proto-celtico *unketi.  
2) Secondo un'altra scuola di pensiero, non ci sarebbe necessità alcuna di postulare un'etimologia per il verbo to dig "comprendere": si tratterebbe di un puro e semplice uso gergale del verbo inglese to dig "scavare": 

"scavare in qualcuno" => "capire qualcuno"
"scavare in qualcosa" => "capire qualcosa" 

I sostenitori di questa teoria, a mio avviso banalizzante, pensano che si tratti di un'abbreviazione di un precedente to dig into one's spirit "scavare nel proprio spirito", con riferimento ad un contesto che poneva la massima enfasi sulla comprensione personale e sulla consapevolezza. Inoltre fanno notare che il verbo è forte (irregolare), dato che la forma del passato semplice e il participio passato è dug, proprio come nel verbo to dig "scavare". Questa caratteristica grammaticale renderebbe difficile pensare a un vocabolo importato.  

Curiosità: 

Si trova questo verbo come prestito gergale in alcune lingue della Scandinavia: norvegese digge "apprezzare, amare" e finlandese digata "apprezzare, amare". Si tratta di articoli di importazione, radicatisi in epoca non troppo remota, dovuti alla diffusione dell'interesse per la musica jazz e per la subcultura correlata.  

Conclusioni: 

Sostengo a spada tratta la teoria Wolof, pur essendo stata ritenuta "improbabile" da molti, Wikipediani inclusi. C'è chi fa notare che la parola emerge molto tardi nel complesso contesto degli slang americani. C'è chi fa notare, numeri alla mano, che il popolo Wolof, residente in Senegal, in Gambia e in Mauritania, sarebbe stato toccato poco dal traffico di schiavi. Eppure resto dell'idea che gruppi di Wolof, trasferiti in Nordamerica, siano riusciti a sopravvivere per qualche tempo e a trasmettere alcuni elementi linguistici della loro eredità.   

sabato 12 novembre 2022

ETIMOLOGIA DELL'INGLESE AFROAMERICANO TO JIVE 'INGANNARE'; 'BALLARE'

Il jive o jive jazz è una danza in ritmo di 4/4, che ha avuto origine negli Stati Uniti d'America nei primi anni '30. Si è formata tra gli afroamericani; anche la musica che accompagnava il ballo è chiamata musica JiveNel ballo da sala da competizione, il jive è spesso raggruppato con i balli da sala di ispirazione latina, anche se le sue radici sono molto diverse e basate sullo swing. Questo è ciò che si puà apprendere esplorando il vasto Web. Ora rimane la solita domanda etimologica: qual è l'origine della parola jive?

Partiamo dai dati disponibili: 

to jive 
Pronuncia: /tə 'dʒaɪv/
Uso: verbo 
III persona sing. indicativo presente: jives
Participio presente: jiving 
Passato semplice/participio passato:
jived
Significato: 
1) ingannare, prendere in giro 
4) ballare 
Prima attestazione nota: 1928

jive 
Pronuncia: /dʒaɪv/
Uso: sostantivo 
Forma plurale: jives 
Origine: derivazione verbale 
significato: 
1) palese sciocchezza, stronzata, discorso palesemente ingannevole, presa in giro, esagerazione  
2) ballo popolare negli anni '40 e '50
3) swing (stile di musica jazz) 
4) gergo associato ai musicisti jazz (patois hepcat, gergo hipster) 
5) inglese volgare afroamericano (dispregiativo

jive 
Uso: aggettivo 
Significato: 
1) ingannevole 
2) insincero, pretenzioso 
Prima attestazione nota: 1968
     Glossa: not acting right  

Questi sono alcuni derivati: 

hand jive "tipo di danza degli anni '50"
      (variante: hand-jive)
jive around "ballare, danzare"
jive turkey "falso scemo"
jive-ass "falso scemo"
jiver "colui che inganna"; "falso scemo"  



Questi sono alcuni esempi di uso del verbo to jive

1) "ingannare", etc.

Don’t try to jive me! I know where you were last night! 

Lara was pretty certain Charlie was jiving her and she demanded a straight answer.

It's the year when all of the white politicians will be back in the so-called Negro community jiving you and me for some votes.
(Malcolm X, The Ballot or the Bullet, 1969) 

2) "ballare" 

There were a lot of people jiving on the dance floor.

You can dance, you can jive, having the time of your life; ooh, see that girl, watch that scene, diggin' the dancing queen!
(ABBA, Dancing Queen, 1976) 

"Can you flamenco?" "If I have to. How about you?" "Love, I can barely waltz. Jive a bit if I'm pissed enough."
(Peter Corris, Torn Apart, 2010) 

When it was time for stage games, I found myself jiving to Chinese orchestra and *Nsync tunes with my colleague’s sister — one of my “supporters”
(Yeo Sam Jo, The Straits Times, 2015) 

Questi sono alcuni esempi di uso del sostantivo jive

1) "stronzata", etc.

Don’t give me that jive. I know where you were last night. 

Pete asked for the facts without any jive

2) "ballo popolare negli anni '40 e '50" 

Jive, a lively and energetic dance style, has a colorful history that spans several decades and cultures.

3) "swing" 

Harry listens to a lot of jive.

4) "gergo hipster" 

Then the loud sound did seem to fade / Came back like a slow voice on a wave of phase / That weren't no DJ, that was hazy cosmic jive
(David Bowie, "Starman", 1972) 

5) "inglese volgare afroamericano"

Although speaking Western Japanese to your friends in Ōsaka, Kyōto, or Kōbe will allow you to get closer to them, speaking Western Japanese in Tōkyō might seem as outlandish as hearing a Japanese exchange student back home speaking jive or cockney. 
(Peter Tse, Kansai Japanese: The Language of Osaka, Kyoto, and Western Japan: This Japanese Phrasebook and Language Guide Teaches the Kansai Dialect, 1993)

"Oh come on," she said. "I heard you talking jive the other day when you were playing with your dolls. And back in February, when you recited that poem by, by—what was the poet's name?
"Langston Hughes?"
"Right, Langston Hughes," Kanta said. "You spoke jive when you read that poem, remember?"
(Mathea Morais, There You Are, 2019) 

Questi sono alcuni esempi di uso dell'aggettivo jive:

I've had enough of your jive talk; just tell me what I want to know.

Etimologia: 

Nella lingua degli Wolof si riesce a trovare facilmente una parola adatta a spiegare l'origine della parola afroamericana. Eccola:

Wolof: jev, jeu "parlare di una persona assente (in modo denigratorio)"  

Questa è la trafila fonetica ricostruibile: 

Wolof jev => *jēv => 
neo-Wolof afroamericano *jave /dʒeɪv/ => 
neo-Wolof afroamericano *jave /dʒεɪv/ => 
inglese afroamericano jive /dʒaɪv/ 

Questa è la trafila semantica ricostruibile: 

Wolof: "parlare di una persona assente (in modo denigratorio)" => 
neo-Wolof afroamericano: "denigrare" => "dire stronzate", "mentire", "ingannare" 
inglese afroamericano: "eseguire movenze di danza per schernire qualcuno" => 
inglese afroamericano: "ballare" 

Altre proposte etimologiche: 

Un'opinione diffusa, anche se problematica, è quella di chi vorrebbe considerare to jive uno sliluppo di to gyve "incatenare, mettere i ceppi". 

to gyve 
Pronuncia: /dʒaɪv/, /gaɪv/
Uso: verbo 
III persona sing. indicativo presente: gyves
Participio presente: gyving
Passato semplice/participio passato: gyved
Origine: derivazione dal sostantivo (vedi sotto)
Significato: 
1) Incatenare  
2) Mettere i ceppi 

gyve 
Pronuncia: /dʒaɪv/, /gaɪv/ 
Uso: sostantivo
Significato: 
1) catena 
2) ceppi  


Etimologia: 
Il sostantivo gyve deriva dal medio inglese gives, gyves "catene", "ceppi" (plurale tantum). L'origine ultima è considerata incerta, spesso però è ricondotta alle lingue celtiche: gallese gefyn "catena", "ceppi", irlandese geimheal "catena", "ceppi". Trovo l'ipotesi assai plausibile e la sostengo a spada tratta. Escludo invece ogni rapporto con to jive.
Il verbo to gyve, derivato dal sostantivo, è presente già nel medio inglese given "incatenare".  
N.B.
La pronuncia originale aveva un'occlusiva velare (come g- in gatto); il suono affricato postalveolare (come g- in getto) si è sviluppato a causa di un errore da parte di persone che, ignorando il vocabolo, lo hanno appreso dalla scrittura senza averlo mai udito prima, pronunciandolo male per analogia con altre parole a loro ben note. Si tratterebbe quindi di una pronuncia ortografica.

Uno strano caso di lenizione 

Esiste un verbo quasi omofono di to jive, pur avendo diversa origine:  

to jibe 
Pronuncia: /dʒaɪb/ 
Uso: verbo 
III persona sing. indicativo presente: jibes
Participio presente: jibing
Passato semplice/participio passato: jibed
Significato: 
1) rimproverare con parole sdegnose 
2) deridere, provocare, schernire  
3) dire qualcosa in modo scherzoso 
4) essere d'accordo (*) 

(*) In questa accezione, to jibe è un sinonimo di to agree. Esiste la variante to jive "essere d'accordo", che è considerata un errore dall'Oxford English Dictionary (OED). A parer mio non si tratta di un errore: il mutamento è dovuto a una lenizione. Simili evoluzioni sono documentate in un vasto numero di lingue.  

jibe 
Pronuncia: /dʒaɪb/ 
Uso: sostantivo
Forma plurale: jibes 
Origine: derivazione verbale
Significato: 
1) frecciata, stoccata 
2) beffa 


Etimologia: 
Nel senso di "deridere" e simili, deriva dall'antico francese giber "impegnarsi in scherzi; praticare un'attività sportiva in modo rozzo". In ultima istanza deriva dal norreno geipa "dire sciocchezze".  
Nel senso di "essere d'accordo" deriva invece da una parola del gergo marinaresco, to jib, to gybe, con il senso originale di "spostare una vela o un boma sull'altro lato", forse dall'olandese gijpen, gijben "girare all'improvviso", a sua volta di etimologia incerta. 

Conclusioni: 

Sono convinto che to jive derivi dallo Wolof e che la sua trafila evolutiva sia separata da quelle di to jibe e di to gyve. Resta in ogni caso la difficoltà di orientarsi nel mare magnum di infinite voci di un passato oscurissimo, che si sovrappongono in modo sfocato a causa del rumore di fondo!  

venerdì 21 ottobre 2022

ETIMOLOGIA DI COCKNEY 'NATIVO DI LONDRA', 'DIALETTO DI LONDRA'

La prima volta che mi capitò di udire la parola "Cockney" mi trovavo a Londra durante una vacanza estiva con la scuola. Mi giunse voce che nella capitale fosse parlato un dialetto incomprensibile a chi conoscesse soltanto l'inglese standard. La cosa destò subito il mio interesse, ma non potei accedere a informazioni utili. All'inizio riuscii soltanto a sapere che i tassisti londinesi si esprimevano correntemente in questo idioma, cosa che metteva in qualche difficoltà gli stranieri.  Poi, un anno fui ospitato da una famiglia che abitava a Saltdean, nell'East Sussex, ma che era originaria di Londra. L'uomo, un robusto macellaio, era di madrelingua Cockney. Mi disse alcune parole, che trovai stravaganti e impenetrabili. 
A questo punto bisogna porsi una domanda: qual è l'origine della parola Cockney? Passiamo in rassegna i dati disponibili.  

Cockney 
uso: sostantivo 
forma plurale: Cockneys 
significato: 
1) londinese nato a portata d'orecchio delle campane di St Mary-le-Bow 
2) abitante o nativo di parti dell'East End di London 
3) londinese di classe operaia (slang) 
4) dialetto londinese

cockney 
uso: sostantivo 
forma plurale: cockneys 
significato: 
1) variante di Cockney (vedi sopra)
2) persona effeminata; bambino viziato (obsoleto) 
   - sinonimi: sissy, pansy, nancy 

Cockney 
uso: aggettivo 
significato: 
1) dell'East End di Londra
2) di Londra in generale 
3) di o relativo a persone dell'East End o al loro stile di linguaggio. 


Il sostantivo e aggettivo Cockney deriva dal medio inglese cokeney, cokenay "uovo malformato", alla lettera "uovo di gallo". In origine era detto di uomini malaticci, fragili o poco virili. La glossa inglese è infatti “a spoiled child; a milksop, an effeminate man”, ossia "bambino viziato; persona debole, uomo effeminato". Il mistero, soltanto apparente, è presto svelato. Quando si sventra un gallo o un pollo, al suo interno si trovano facilmente i suoi testicoli, che sono un'autentica prelibatezza. Nei secoli passati non era facile avere nozioni sensate di anatomia degli uccelli, così i testicoli del gallo potevano essere facilmente ritenuti uova non pienamente sviluppate - anche perché confondibili nell'aspetto con le ovaie delle galline. Ricordo che da bambino chiamavano quei testicoli "le uova del gallo" o "le uova del pollo". È del tutto naturale passare dalla designazione di un "uovo non ben sviluppato" a un "bambino non ben sviluppato" e simili, e lo era a maggior ragione in un'epoca in cui non esisteva il politically correct a bloccare ogni pensiero.  
La prima attestazione della parola Cockney come etnonimo risale al 1600 e si trova nell'opera di Samuel Rowland The Letting of Humours Blood in the Head-Vaine, dove compare nella locuzione "a Bowe-bell Cockney". Questo è un riferimento al tradizionale quanto stravagante criterio per l'identificazione di un vero Cockney: nel suo luogo di nascita si dovevano sentire le campane della chiesa di St Mary-le-Bow.  

Veniamo ora al medio inglese cokeney, cokenay, vocabolo oltremodo interessante. In medio inglese esisteva la declinazione, anche se le terminazioni si erano molto usurate rispetto a quelle dell'antico inglese (anglosassone). 
Questa è la declinazione delle parole coke "gallo", ey "uovo", che corrispondono rispettivamente all'inglese moderno cock e egg

coke "gallo" 
genitivo: coken 
dativo/accusativo: coken 

plurale: 
coken "galli" 
genitivo: coken
dativo/accusativo: 
coken 

ey "uovo" 
genitivo: eyes 
dativo: eye 
acusativo: ey 

plurale: 
eyren "uova" 
genitivo: eyren
dativo/accusativo: eyren 

Come si può ben vedere, il cosiddetto "genitivo sassone" non era ancora un universale marchio agglutinante come nella lingua moderna. 

Note etimologiche: 

Per quanto riguarda l'etimologia di coke "gallo", risale all'antico inglese cocc, a sua volta prestito dal francese antico coc "gallo", con ogni probabilità di origine onomatopeica, cfr. francese moderno coq. Il norreno deve aver preso kokkr "gallo; uccello maschio" dall'antico inglese o direttamente dall'antico francese.
È stata ricostruita una protoforma germanica *kukkaz "gallo; uccello maschio", che però mi sembra aver poco fondamento. Non è certo tra le più solide. Rimando ad altra sede per una trattazione più approfondita delle origini del nome francese del gallo.  

In inglese moderno, l'uovo è chiamato egg, come tutti ben sanno. Ebbene, è un prestito dal norreno egg "uovo" (plurale egg "uova"), entrato in inglese a partire dai dialetti del Nord, quelli parlati in territori che avevano avuto la maggior influenza da parte dei Vichinghi (Danesi, Norvegesi). Questo scandinavismo, occorso ben oltre la fine dell'Epoca Vichinga, si è molto diffuso nell'Inghilterra meridionale, favorito dal fatto che ey "uovo" era diventato quasi omofono di eye "occhio" (anche se la declinazione era diversa: plurale eyen "occhi", etc.). 
La protoforma germanica ricostruibile è *ajjan "uovo". 

Altri tentativi etimologici:  

1) Medio inglese Cockaigne "Paese della Cuccagna", celeberrimo nome di una terra immaginaria di abbondanza estrema, popolarissima nei racconti di epoca medievale. Il Paese della Cuccagna è descritto tra gli altri da Boccaccio nel Decamerone: ricordo nitidamente la sua narrazione, dominata da enormi montagne di lasagne calde e di formaggio parmigiano grattugiato. Nell'immaginario dei contadini, Londra sarebbe stata la terra dell'abbondanza, una specie di Paese della Cuccagna, da cui sarebbe derivato il nome dei suoi abitanti. Resta il fatto che, in tal caso, l'aspetto morfologico di Cockney non si spiegherebbe facilmente. Forse da una metatesi gergale in cui il dittongo è migrato nella sillaba finale? Non si tiene poi conto dal fatto che in origine l'epiteto Cockney era riferito a un'area ristrettissima. 
Sia l'inglese Cockaigne (varianti: Cocagne, Cocaigne, Cockayne) che l'italiano cuccagna derivano dall'antico francese cocagne, in ultima analisi dal protogermanico *kōkōn "torta". Un'omofonia bizzarra: in inglese moderno Cockaigne suona in modo identico a cocaine "cocaina".  

2) Medio inglese cokeren "coccolare" (glossa inglese: to pamper, coddle; inglese moderno to cocker). Possibili paralleli di questo verbo sono il gallese cocru "indulgere; accarezzare" e il francese coqueliner "vezzeggiare"; "imitare il canto del gallo"; "correre dietro alle ragazze", "fare la corte". In ultima istanza, credo plausibile che dal francese antico sia derivata la forma del medio inglese, e da questa sia a sua volta derivata quella del gallese. Si deve trattare di una derivazione dell'antico francese coc "gallo" (moderno coq), ma l'aspetto morfologico di Cockney non si spiegherebbe in alcun modo.  

Conclusioni: 

Sono dell'idea che l'etimologia corretta di Cockney sia proprio quella che lo fa derivare dal medio inglese cokeney "uovo di gallo". Rende conto meglio di ogni altra dell'aspetto della parola; la trovo soddisfacente anche per quanto riguarda la semantica. Le cose dovettero andare così: in un'area ristrettissima di Londra a un certo punto ci fu grande abbondanza e ricchezza, così le famiglie viziarono i figli, volendo risparmiare loro le durezze della vita. Questi bambini coccolati, crescendo persone deboli e malaticce. I ragazzi divennero effeminati e sodomiti passivi, che andavano in giro a cercare gli stalloni. Le ragazze divennero spitinfie schifiltose e  tirosissime, crudeli puttanelle. Per il resto, non si può dire molto sul preciso contesto storico in cui prese piede questo processo di trasformazione antropologica. 

lunedì 19 settembre 2022

ETIMOLOGIA DELLO SPAGNOLO BRUJO 'STREGONE', BRUJA 'STREGA'

Il professor Fabio Calabrese, persona di cui ho la massima stima, molto spesso si diverte a fare battute argute fondate su assonanze. In una di queste, la parola spagnola brujo "stregone" è considerata omofona dell'italiano bruco "larva di lepidottero". In realtà la pronuncia non è proprio identica. L'omofonia è molto approssimativa: in spagnolo c'è una fricativa velare /x/, mentre in italiano c'è una semplice occlusiva velare /k/. In altre parole, -j- in brujo ha un suono simile a quello di -ch- del tedesco Achtung. Mi rendo conto che per un parlante della lingua italiana non sia facile distinguere suoni a cui non è abituato. Detto questo, sorge una domanda. Qual è l'etimologia delle parole spagnole brujo "stregone" e bruja "strega"? 

L'idea dei romanisti, che sono inclini a spiegare Omero con Omero, è che il brujo sia proprio un bruco, ossia una larva di lepidottero, intesa come manifestazione demoniaca. La parola viene quindi ricondotta al greco βροῦχος (brûkhos) "tipo di locusta senza ali", passato in latino tardo come brūchus, da cui per l'appunto l'italiano bruco. La parola greca, presente in liste di vocaboli di epoca bizantina, è attestata anche la variante βροῦκος (brûkos), senza consonante aspirata; Esichio ci riporta per Creta la variante βρεῦκος (brêukos). L'origine ultima è sconosciuta, anche se si riconosce il suo aspetto non indoeuropeo. Un possibile lontano parente potrebbe essere il latino ērūca "bruco", con la variante ūrūca (potremmo ricostruire una protoforma *ewrouka). L'idea evocata è quella di una masticazione immonda, di un rosicchiare magico che indurrebbe il maleficio, provocando un danno ai viventi - esseri umani o animali che siano.  

I romanisti in questione non tengono conto del fatto che la parola in analisi non è presente soltanto in spagnolo, ma anche in altre lingue romanze occidentali (in cui -x- ha il suono "palatale" /ʃ/, come sc- nell'italiano scia): 

Galiziano: bruxa "strega"
Portoghese: bruxa "strega"
Catalano: bruixa "strega"
Occitano: bruèissa "strega" 

Non tengono nemmeno conto del fatto che al tempo dei Conquistadores, anche j in spagnolo aveva lo stesso suono palatale /s/, del tutto dissimile dall'attuale aspirazione: bruja era pronunciato /ʃ/ e in italiano sarebbe trascritto come *bruscia. La parola non può avere nulla a che fare col bruco. Si tratta di una parola preromana sopravvissuta come elemento di sostrato. 

Ecco la protoforma ricostruibile:  

Proto-celtico: *bruχtijā "strega"  
  Celtiberico: *brūχsā "strega" 
  Note: 
Si è avuta un'assibilazione e la vocale tonica si è allungata per compenso. La forma proto-romanza evolutasi da queste premesse è *brùissa, da cui si sono originate le forme documentate nelle varie lingue della Penisola Iberica. 

Proto-celtico: *briχto-, *briχtu-, *briχtijā "magia" 
   Gallico: brictom, brixtia "magia" 
       (bnanom brictom "la magia delle donne", Piombo
       di Larzac; brixtia anderon "con la magia delle donne", 
       Piombo di Chamalières)
   Antico irlandese: bricht "incantesimo, formula magica"
        (gen. brechtobrechta
      Gaelico d'Irlanda: briocth "incantesimo"; "amuleto"
   Medio gallese: bryth-, -frith "magia"
         (brythron "bacchetta magica"; lledfrith "illusione",
         lett. "mezza magia")
      Gallese moderno: lledrith "illusione"  



L'etimologia ultima è incerta. Secondo alcuni potrebbe essere una variante di una ben nota radice di origine indoeuropea, comune al proto-germanico: 

Proto-celtico: *berχtos "splendido" 
   Antico irlandese: -bertach "splendido" 
      (Flaithbertach "Splendido Principe", antroponimo)
   Medio gallese: berth "bello"; "prospero, ricco"
      Gallese moderno: berth "bello"; "prospero, ricco" 
   Medio bretone: berz "prosperità" 
      Bretone moderno: berzh "prosperità" 


Proto-indoeuropeo: *bherg'h- "splendere", 
        *bherg'h-tó-s "splendente" 
   Proto-germanico: *berχtaz "splendente" 
      Gotico: bairhts "splendente" 
      Antico alto tedesco: beraht "splendente" 
      Norreno: bjartr "splendente" 
    etc.

La semantica non è affatto soddisfacente e sono incline a rigettare questo collegamento. L'idea più sensata è a parer mio quella di considerare il nome proto-celtico della magia un residuo preindoeuropeo oppure un resto di una forma di indoeuropeo preceltico ancora da chiarire. Siamo davanti a un percorso in salita! 

Esisterebbe un'altra possibilità, che non è priva di problemi fonologici. La semantica sarebbe connessa alla visione sfocata, all'inganno allucinatorio della magia. 
 
Proto-gallo-britannico: *briχtos "maculato, screziato" 
   Antico gallese: brith, glossa latina pictam 
     Medio gallese: brith "maculato, screziato" 
     Gallese moderno: brith "maculato, screziato"; "grigio"
         (detto di capelli)
   Medio bretone: briz "maculato, screziato" 
      Bretone moderno: brizh "maculato, screziato"
   Antico cornico: bruit "screziato, striato"
      Cornico: brith, bryth "screziato, striato"; "tartan" 
 
Il punto è che la forma proto-celtica da cui deriva ha *mr-

Proto-celtico: *mriχtos "maculato, screziato" 
   Antico irlandese: mrecht "maculato, screziato" 


Così in antico irlandese abbiamo mrecht "maculato" contro bricht "incantesimo, formula magica": due forme ben distinte tra loro e non assimilabili.

Esistono altre teorie alternative, a parer mio meno plausibili di quella sopra esposta. Le esporrò in questa sede per sommi capi. 

1) Il nome spagnolo della strega deriverebbe dal nome di un'antica divinità femmilile. Il significato sarebbe diventato negativo per via del processo di cristianizzazione. 

Proto-celtico *Brigantī "Somma Dea" 
   (gen. *Brigantijās "della Somma Dea") 
       Antico irlandese: Brigit
          Gaelico d'Irlanda: Bríd
          Gaelico di Scozia: Brìghde, Brìde
           Manx: Breeshey
Note: 
Il nome divino femminile è ben conosciuto. Ne deriva anche il nome della Brianza, ossia "(Terra) della Somma Dea". La radice è molto produttiva e ne è attestato un derivato notevole: 

Proto-celtico: *brigantīnos "capo", "sovrano"
  Antico bretone: brientin, brientinion "sovrano"
    Medio cornico: brentyn, bryntyn "sovrano"
    Medio gallese: brenhin "sovrano" 
      Gallese moderno: brenin "sovrano"
Note: 
In passato questi vocaboli sono stati erroneamente creduto l'etimologia del nome di Brenno.


Proto-indoeuropeo: *bherg'h- "elevare, ascendere"; "essere elevato"  


2) Il nome spagnolo della strega deriverebbe dal nome celtico dell'erica e della brughiera. 

Proto-celtico *wroikos "erica", "brughiera" 
Le parole attestate si sarebbero formate da un composto con un suffisso sibilante: 
maschile *wroiχsos, femminile *wroiχsā  
Significato postulato: "abitante della brughiera".
Dalla stessa radice deriva la parola italiana brughiera, oltre al desueto brugo "erica". Lo stregone, la strega, sarebbero gli abitanti della brughiera. 


Sono propenso a scartare queste etimologie per motivi fonetici. 

Conclusioni 

Spero che questo mio trattatello possa dare un'idea anche vaga di quanta ricchezza culturale è andata perduta per colpa di secolari pregiudizi portati avanti dai romanisti!