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giovedì 4 maggio 2023


PINK FLOYD - THE WALL

Titolo originale: Pink Floyd - The Wall
Lingua originale: Inglese
Paese di produzione: Regno Unito
Anno: 1982
Durata: 95 min
Genere: Drammatico, musicale, animazione 
Sottogenere: Dramma surrealista, opera rock 
Tematiche: Alienazione, solipsismo, autismo, 
    fascismo, rapporto uomo-donna 
Regia: Alan Parker
Soggetto: Roger Waters (dall'album The Wall)
Sceneggiatura: Roger Waters
Produttore: Alan Marshall
Casa di produzione: MGM 
Distribuzione: United International Pictures 
Fotografia: Peter Biziou
Montaggio: Gerry Hambling
Musiche: Pink Floyd, Bob Ezrin, Michael Kamen
Scenografia: Gerald Scarfe
Interpreti e personaggi:
    Bob Geldof: Pink
    Kevin McKeon: Pink adolescente
    David Bingham: Pink bambino
    Christine Hargreaves: La madre iperprotettiva
       e asfissiante di Pink

    Eleanor David: La moglie fulva e cornificatrice
       di Pink

    Alex McAvoy: Il maestro di scuola frustrato
       dalla moglie megera

    Bob Hoskins: Il manager
    Michael Ensign: Il direttore dell'albergo
    James Laurenson: J.A. Pinkerton, padre di Pink
    Jenny Wright: Una groupie statunitense
         senza cervello

    Margery Mason: La moglie oppressiva
         del maestro coglione

    Ellis Dale: Il medico inglese sadico
    James Hazeldine: L'amante israelita della moglie
         di Pink

    Ray Mort: Il padre al parco giochi
    Robert Bridges: Il medico statunitense
    Joanne Whalley: Una groupie senza cervello
    Nell Campbell: Una groupie senza cervello
    Emma Longfellow: Una groupie senza cervello
    Lorna Barton: Una groupie senza cervello
    Marie Passarelli: La cameriera spagnola
    Iain Owen Moor: Un testimone di nozze
    Roger Kemp: Un testimone di nozze
    Joanna Andrews: Una testimone di nozze
    Diana King: Una testimone di nozze
    Marilyn Thomas: Insegnante sadica
    Brenda Cowling: Insegnante sadica
    Michael Burrell: Insegnante sadico
    Malcolm Rogers: Insegnante sadico
    John Broughton: Insegnante sadico
    Albert Moses: La guardia che si fa fellare
        dalla sporcacciona 
    Vincent Wong: Un paramedico
    Marc Atwood: Un paramedico

    Non identificati:
       La sporcacciona succhiante *
       Neonazista autentico: Squadrista 1 
       Neonazista autentico: Squadrista 2 
       Neonazista autentico: Squadrista 3 
       Neonazista autentico: Squadrista 4 
    * Sarà compresa tra le attrici sopra riportate,
    ma non mi è stato possibile capire chi fosse.
Budget: 10-12 milioni di dollari US 
Box office: 22,3 milioni di dollari US
Premi: 
    2 BAFTA Film Awards 

Tracce musicali: 
   1) When the Tigers Broke Free 
   2) The Little Boy that Santa Claus Forgot
   3) In the Flesh? 
   4) The Thin Ice 
   5) Another Brick in the Wall, Part 1 
   6) Goodbye Blue Sky
   7) The Happiest Days of Our Lives 
   8) Another Brick in the Wall, Part 2 
   9) Mother 
   10) Empty Spaces 
   11) What Shall We Do Now?
   12) Young Lust 
   13) One of My Turns 
   14) Don't Leave Me Now
   15) Another Brick in the Wall, Part 3
   16) Goodbye Cruel World 
   17) Is There Anybody Out There 
   18) Nobody Home 
   19) Vera 
   20) Bring the Boys Back Home 
   21) Comfortably Numb 
   22) In the Flesh 
   23) Run Like Hell 
   24) Waiting for the Worms 
   25) 5:11 AM (The Moment of Clarity)
   26) Stop 
   27) The Trial 
   28) Outside the Wall 
N.B.
Rispetto all'album The Wall, è stato omesso il brano Hey You, considerato "ridondante". Avrebbe dovuto essere prima di Comfortably Numb; la scena è stata girata e poi non inclusa.


Trama:

La vita del giovane Pink è una Tragedia della Natura. Suo padre è caduto ad Anzio durante la Seconda Guerra Mondiale. Sua madre, una donna paranoide, lo ha cresciuto da sola. Un giovane Pink scopre alcune reliquie del servizio militare e della morte del padre. Un'animazione mostra la guerra e l'assoluta inutilità della morte delle persone, il cui sangue cola in un tombino e finisce nelle fogne. A scuola, Pink viene sorpreso a scrivere poesie e umiliato dall'insegnante, che legge alla classe una sua poesia affinché i bulli possano schernirlo, quindi lo punisce duramente. Tuttavia, presto si scopre che il trattamento iniquo riservato agli studenti è dovuto all'infelicità del matrimonio dell'insegnante, sposato a un'arpia ripugnante che lo tormenta senza sosta. 
A distanza di anni, Pink ricorda un sistema scolastico oppressivo, immaginando i bambini che cadono in un tritacarne, finendo macinati. I loro lineamenti sono indistinti, come quelli di pupazzi, per via delle maschere che indossano. Pink fantastica, immaginando i bambini che si ribellano e bruciano la scuola prima di gettare l'insegnante tra le fiamme. 
Da adulto, Pink ricorda la madre iperprotettiva. Ricorda il proprio matrimonio in crisi. Sua moglie, una donna dai capelli rossi come il fuoco, gli provoca immense sofferenze. Durante una telefonata, Pink si rende conto che lei lo tradisce, nel momento stesso in cui un uomo risponde al telefono. Le esperienze traumatiche del protagonista sono rappresentate come mattoni nel muro che costruisce intorno a sé e che lo separa emotivamente dalla società e dal mondo. 
Pink, diventato una rockstar depressa, torna nella stanza d'albergo con una stupida groupie. Cade in preda a un furore da berserk e distrugge ogni cosa, scagliando i mobili contro le pareti e fracassandoli. Esasperato, pensa a sua moglie che lo cornifica e si sente intrappolato nella sua stanza. Poi ricorda ogni mattone del suo muro, che si rivela finalmente completo. La sua segregazione è totale. 
Intrappolato nel suo muro, Pink non esce dalla stanza d'albergo e inizia a perdere la testa delirando di metaforici "vermi". Si rade tutti i peli del corpo, ferendosi fino a sanguinare, poi guarda la televisione, in particolare l'epico film di guerra, I guastatori delle dighe (The Dam Busters, Michael Anderson, 1955). Immerso nel delirio, il giovane Pink cerca nelle trincee, ritrovando infine se stesso adulto. Sconvolto, fugge terrorizzato e raggiunge una stazione ferroviaria, dove i soldati si riuniscono ai loro cari. Non riesce a vedere suo padre e la gente chiede che i soldati tornino a casa. Sprofonda nell'incoscienza. Infine Pink viene trovato dal suo manager nella stanza d'albergo distrutta, completamente privo di sensi. Un paramedico gli inietta dei potenti farmaci per fargli riprendere i sensi e permettergli di esibirsi. 
In questo stato di alterazione, Pink allucina di essere un dittatore fascista e plasma il suo concerto come un raduno neonazista, in cui i suoi seguaci attaccano neri, omosessuali ed ebrei. Si riuniscono in squadre d'assalto e si scatenano, portando devastazione! Compaiono i cani feroci: sono i mastini da guerra, che vengono scagliati contro gli immigrati. Scoppiano scontri tra gli squadristi e le Forze dell'Ordine. Poi il cantante organizza un raduno a Londra, dove al culmine del delirio vede con i propri occhi centinaia di giganteschi martelli da guerra incrociati che marciano al passo dell'oca tra le rovine. Quando smette di avere allucinazioni da droga ed è sconvolto da una lucidità improvvisa, urla come se gli fosse stato infilato nel cranio un aculeo incandescente: "Stop!" Prende l'inesplicabile decisione di non voler più rimanere intrappolato dietro il muro. Si rintana in una latrina, in mezzo agli escrementi, canticchiando a bassa voce mentre una guardia giurata gli passa accanto. 
Come una bambola di pezza animata e inerme, Pink si sottopone a processo infernale per "aver mostrato sentimenti di natura quasi umana". Il suo insegnante stronzo e la moglie aguzzina lo accusano e lo consigliano per le sue azioni, mentre sua madre asfissiante cerca di riportarlo a casa perché "non vuole che si metta nei guai"
Il gigantesco giudice, un cazzone moscio antropomorfo che tuona dall'orifizio urinario sopra i testicoli immensi, simili a dirigibili rosacei, condanna Pink "ad essere esposto davanti ai suoi coetanei", così dà l'ordine di abbattere il muro. Dopo un lungo silenzio, il muro viene smantellato, proprio come il Mudo li Merlino! Pink urla di terrore! Il destino finale di Pink rimane sconosciuto, ma si sa per certo che sarà ben misero, più o meno come quello di uno spurgatore di fogne nell'India profonda. Una domanda pressante: Non sarebbe stato meglio rimanere un dittatore fascista? In ogni caso si scorge un vaghissimo segno di speranza: alcuni bambini puliscono un mucchio di detriti e raccolgono mattoni, con uno di loro che svuota una molotov. Un oscuro augurio sorge a questo punto nello spettatore: possano questi bimbi diventare altrettanti Pink! 


Recensione:
Questo film ha meriti immensi. Ne vidi per la prima volta alcune sequenze in un bar non distante dalla sede di Fisica in Via Celoria, a Nuova Sodoma, pardon, a Milano. Sorgeva nei pressi del Neurologico, dove talvolta avevo l'audacia di entrare per usare il telefono pubblico. In quel bar, il cui nome era Pink Floyd, avevo trovato un rarissimo succo di frutta di banana, il cui sapore ricordo ancora. È difficilissimo ridurre la banana a un succo, per questo il prodotto è quasi irreperibile e prezioso. Mentre gustavo quel nettare, un grande schermo stava proiettando proprio Pink Floyd: The Wall. Da quel momento, per me quel film è stato una vera e propria ossessione. Spesso lo noleggiavo in videocassetta e me lo guardavo (ai tempi i mezzi tecnologici erano primitivi, rudimentali). 
Ricordo i commenti di un'anziana signora sul treno, che esprimeva la sua angoscia a un'amica: aveva visto il film di Parker e ne era rimasta sconvolta. Diceva che in quelle sequenze vedeva la negazione totale dell'essere umano, la sua degradazione, una disperazione assoluta e pervasiva. Mi è subito parso chiaro che quella donna fosse una convinta sostenitrice dell'idea teleologica dell'Uomo come fine dell'Universo, come metro e misura di tutte le cose. Un'idea data per scontata nel corso di lunghi, era stata sfidata apertamente. La cosa mi ha fatto gongolare! 
Dai banchi di memoria stagnante dell'epoca universitaria ogni tanto riemerge il ricordo di Jacopo D., figlio del più famoso Valentino D., un pittore abbastanza quotato e defunto da tempo. Jacopo D. cercava in tutti i modi di distogliermi dalle immagini mentali che saturavano il mio essere. In particolare, provava un genuino orrore per Pink Floyd - The Wall. In un'occasione mi disse che erano gli incubi di drogati. Non aveva tenuto conto di una cosa: sono uno spirito ribelle! 


Una sinistra profezia

Mia madre (RIP), quando alle medie avevo gravi problemi di socializzazione, si sentiva molto inquieta e un giorno mi disse che le sembrava che io stessi costruendo un muro tra me e il mondo. La causa di ciò erano i professori maligni, che si lamentavano della mia fortissima tendenza ad isolarmi, a chiudermi in me stesso, persino della mia incapacità di sorridere. A sentire queste canaglie, avrei dovuto stare con i bulli e farmi da loro giulivamente massacrare. Avrei dovuto essere felice di subire persecuzione! All'epoca non si parlava di autismo, era un argomento tabù. Semplicemente lo si rimuoveva. I genitori e i professori aderivano alla funesta dottrina cattolica del libero arbitrio, così davano ai perseguitati la colpa di ciò che accadeva loro. Dicevano che era necessario "modificarsi". Dentro di me brillava un solo desiderio: la vendetta! Vendetta contro il genere umano! 
Tutto ciò accadde prima dell'uscita del film di Parker, di cui mia madre non poteva sapere assolutamente nulla. Quando potei visionare la pellicola, mi resi conto all'istante del contenuto profetico delle parole che erano state da lei pronunciate! 

  
L'essenza della scuola 

Pink rivela al genere umano una delle Verità Ultime: il sistema scolastico è stato inventato da Mefistofele! La scuola semina demenza, accresce in modo esponenziale le sofferenze dei dannati che la subiscono e merita l'annientamento. Non c'è nulla di buono in tale istituzione abominevole: è un immenso meccanismo stritolatore, una vite senza fine che riduce gli studenti in poltiglia. Queste vittime, che sono come fantocci svuotati del tutto privi di ontologia, una volta ridotti a carne macinata somigliano in modo straordinario a masse di vermi. Questa è la scuola! L'ideale sarebbe colare su ogni scuola un sarcofago di cemento come quello di Chernobyl, ovviamente murandovi dentro docenti e bulli. 


L'animazione di Gerald Scarfe: 
Empty Spaces

L'essenza del rapporto tra uomo e donna è terrore, è sopraffazione, è morte ontologica! Il sesso è merda. Ne siamo attratti, certo, ma resta comunque merda. Il maschio non è il predatore, è la preda. La femmina agisce come una mantide. Ghermisce il maschio, lo annienta, lo divora, lo condanna a una vita che è come un dente cariato, una maledizione di cancrena. Il frutto di pochi attimi di piacere costa strazi indicibili. Questa raccapricciante dinamica, di cui le genti sono vittime, è illustrata in modo splendido nella famosa sequenza di animazione in cui due fiori combattono una feroce battaglia. Il fiore maschile sembra un grosso pistillo eretto che si conficca tra i petali del fiore femminile. Ha inizio una lotta tremenda e alla fine il fiore femminile si chiude sul fiore maschile e lo fagocita! A questo punto il vincitore si trasforma in un immenso dragone, nero come la pece! 


La sporcacciona succhiante  

Il protagonista cerca conforto gettandosi a capofitto in una vita all'insegna del famoso trinomio sesso-droga-rock'nroll, sperando così di obliare i suoi dolori e il suo passato di repressione. Lasciarsi dietro la moglie. Lasciarsi dietro la madre. Come facevano i Lotofagi, Pink vuole rimuovere la realtà avversa, troppo dura per essere sopportata. A un certo punto si unisce a una festa orgiastica e canta "I need a dirty woman". Il titolo del brano è Young Lust, ossia "Giovane lussuria". Arrivano le troie, si sentono i loro tacchi che battono sul corridoio mentre avanzano impettite. Una ragazza china la sua testa sull'inguine di una guardia giurata, un poderoso mandingo, e gli accoglie in bocca il glande sporco di smegma, poppandolo. Questa sequenza mi è rimasta particolarmente impressa. 
L'abbandonarsi a feste orgiastiche non è comunque di alcun aiuto: le speranze di Pink sono vane, perché il dolore ha preso dimora in lui e non lo lascia nemmeno per un istante, come un verme che rosicchia una terminazione nervosa particolarmente sensibile. Il punto è che la libertà sessuale, per com'è intesa, non è la libertà di amoreggiare, di avere relazioni soddisfacenti con donne libere (e fantomatiche): è invece la libertà di andare con le puttane. Si risolve con il pagamento delle marchette. L'istituzione del matrimonio ha rovinato i rapporti umani a tal punto da fare terra bruciata al di fuori di sé, riducendo ogni cosa allo squallore! 


L'animazione di Gerald Scarfe: 
Don't Leave Me Now  

Mentre scorrono le note di Don't Leave Me Now, ha inizio una potente animazione. Mentre Pink, sfinito dalla droga che si è iniettato, giace su una poltrona nella sua stanza spettrale e solitaria, compare dietro di lui l'ombra della moglie. La silhouette femminile avanza e muta, fino a trasformarsi in una mostruosa mantide religiosa, che si ingigantisce e si scaglia contro il cantante terrorizzato. La Moglie-Mostro ha una bocca che ha la forma di una vagina irta di zanne, pronta a dilaniare la vittima! Mentre l'assalto procede, si sovrappongono le scene dell'amante che penetra con ardore la donna! Tutto ciò è agghiacciante! Ecco la natura del rapporto uomo-donna! Ecco la natura del matrimonio! 
La mia mente è fervida e veloce. Riempie tutti i buchi narrativi dei film ogni volta che lo guardo. Questa capacità mi rivela tutti gli arcani, li mette a nudo come se fosse un potere magico. Pink veniva deriso dalla moglie perché aveva un esiguo falletto ed eiaculava troppo in fretta. Così lei lo umiliava e si rifiutava di praticargli la fellatio, concessa  invece al suo nerboruto amante, che quindi procedeva a penetrarla, ad arare il suo ventre, a zapparlo. Questo amante era un israelita: ecco il seme da cui nasce e si sviluppa l'antisemitismo furioso del futuro Signore dei Vermi. 


L'Aguzzina e la causa di tutto 

La Moglie-Predatrice ricompare durante il Processo: è uno scorpione terrificante che trafigge col suo aculeo il povero Pink, regredito a livello di feto informe, cieco e paralitico, completamente incapace di opporre la benché minima resistenza. Rievoca gli eventi passati, quando ha iniettato nel pover'uomo un potentissimo veleno ontologico, che ha innescato la sua trasformazione. Sua è la colpa di tutto ciò che è accaduto in seguito! 
L'altra figura tremenda che si mostra al Processo è la Madre.  Il suo ruolo è ancor più cruciale di quello della Moglie-Predatrice: ha procreato Pink per egoismo e ignoranza. Avrebbe potuto lasciarlo nel Ventre del Nulla, in pace, invece ho la scaraventato nella realtà sensibile, in questa fucina di colori violenti e di rumori insopportabili, in cui si viene torturati senza sosta! 


Solipsismo 

Non c'è nessuno là fuori. L'Universo, abisso infernale, è tenuto lontano da una barriera impenetrabile: il Muro. Catatonia. Autismo profondo. Bisogna imparare a cadere nel baratro interiore, se si vuole riemergere. Il mondo non è un insieme di opportunità da cogliere, come si sente dire fin troppo spesso in questa società futile. Il mondo è un luogo ostile, a cui ci si deve opporre con tutte le forze, con ogni mezzo, ma le forze mancano, non ci sono i mezzi. Resta soltanto l'inerzia assoluta. Lo splendido e commovente brano Comfortably Numb descrive questa condizione, in cui viene raggiunta la massima vicinanza con il Non Essere. Il manager, uomo gretto e avidissimo, è interessato unicamente al guadagno che potrebbe trarre dall'esibizione di Pink. Non gliene frega nulla del cantante come essere umano: se sapesse che non potrà più portargli soldi, lo lascerebbe morire. I manager sono esseri privi di scrupoli e ripugnanti, meritevoli di essere gettati in Malebolge e torturati dai diavoli con la pece incandescente, per l'Eternità! Pink sembra già trapassato, non si riesce a sentire il suo respiro. "H
ello? Is there anybody in there?", chiede il manager.


Metamorfosi, rinascita  

Come un grosso bruco, Pink si impupa. Il suo essere si dissolve in un brodo primordiale e si riorganizza. Quindi rinasce in una forma completamente rinnovata, sfarfallando dal bozzolo! Non è più inerme. Irrompe nella realtà come un genocida, il cui scopo ultimo è uno solo: annientare il genere umano, annientare la vita nel Cosmo! Come un cristallo di tenebra assoluta, irradia la Luce Nera dell'Odio Eterno. Questa è la sua seconda nascita, l'unica vera. È invulnerabile! Nell'atto di emergere dal bozzolo, egli è come il Dio della Guerra degli Aztechi, Huitzilopochtli, che scaturì dal grembo di sua madre Coatlicue già adulto e armato con una spada dai denti di ossidiana!    


Il Signore dei Vermi

Gli squadristi sono denominati "Vermi" dal loro stesso capo. Non è un insulto o un termine di dileggio, come in apparenza potrebbe sembrare. Non ha nulla a che fare con appellativi come "topi di fogna", che nel Web sono spesso rivolti ai militanti dell'estrema destra. Un cagnotto è una creatura in apparenza fragile, dal corpo molle e cedevole, ma è dotato di prodigiose mascelle, di una forza incredibile. Una massa di cagnotti spolpa con facilità l'enorme carogna di un bufalo. 
La Marcia dei Martelli procede verso una destinazione spaventosa: la Guerra Totale! Proprio quando l'ordine costituito minaccia di collassare, ecco il prodigioso "Stop!" di Pink, urlato a pieni polmoni. Roger Waters suggerisce che il Dittatore, folgorato da una visione apocalittica delle conseguenze mostruose della sua propaganda, abbia voluto fermare tutto, far ritornare indietro il tempo, annullando il proprio stesso Essere. Ciò non è possibile in un Universo dominato dall'Irreversibilità. Per l'illusione di Waters, c'è stato un prezzo da pagare...


I Fascisti di Pink

Il ruolo dei Fascisti di Pink, descritti come i devastanti Vermi che imperversano nelle strade di un Regno Unito annientato, è stato rimosso a tal punto che nel vasto Web non si riesce nemmeno a trovare i nominativi degli attori che hanno interpretato questi squadristi! Follia del politically correct? Censura? Niente di tutto questo. Sono riuscito a reperire qualche informazione soltanto dopo una lunga ricerca. 
Ebbene, molte delle comparse nelle sequenze di Run Like Hell e Waiting for the Worms erano autentici neonazisti, robusti e fanatici, scelti per garantire un alto grado di realismo. A un certo punto Gerald Scarfe si spaventò a morte, temendo che la situazione stesse degenerando: un giorno, durante le riprese, diversi di questi squadristi d'assalto si erano presentati sfoggiando con fierezza l'emblema di Pink ai lati del cranio rasato. In seguito, alla fine degli anni '80, nacque un bellicoso gruppo neonazista chiamato Hammerskins, il cui simbolo era costuito proprio dai due martelli da guerra incrociati. Grande fu la costernazione di Scarfe, Parker e Waters, le cui intenzioni erano di rendere la rappresentazione antifascista. Invece resero affascinante e travolgente la violenza organizzata, come se avessero evocato lo spirito della Sturmabteilung. Beh, non si può spargere un seme e poi cercare di rintuzzare il raccolto che ne nasce! 


Il caso di Ian Stuart  

Ian Stuart Donaldson (1957 - 1993) era un musicista e cantante britannico molto controverso, i cui generi di appartenenza erano il punk rock e il rockabilly. Era un neonazista. Era amico di Lemmy dei Motörhead. Tuttavia, Lemmy non volle più avere niente a che fare con lui quando dichiarò pubblicamente le sue simpatie hitleriane, temendo un devastante danno d'immagine. Ian Stuart arrivò a fondare un gruppo politico neonazista, Blood & Honour. Morì in seguito alle lesioni riportate in un incidente d'auto. Sul letto di morte chiese ai suoi sostenitori di rifondare la Gioventù Hitleriana. Tutto ciò ha sorprendenti analogie con le vicende di Pink. Sono convintissimo che proprio il film Pink Floyd - The Wall abbia influenzato in modo decisivo la formazione di questo singolare elemento della galassia dei fascisti inglesi


Una leva solleva il mondo 

Roger Waters ha avuto un'intuizione degna di nota: visto che i comizi incendiari sono stati banditi dalla politica e dalla vita pubblica, una personalità inquietante come Adolf Hitler potrebbe avere successo e trascinare le masse soltanto presentandosi come una rockstar. Tecnicamente parlando, il discorso è ineccepibile. Archimede disse: "Datemi una leva e vi solleverò il mondo." Facciamo un passo oltre: non è nemmeno necessario che questa rockstar esista veramente. Sarebbe tuttavia un grave errore pensare che si tratti di un problema meramente politico. Le radici sono profonde come l'Abisso
Quando nasce anche soltanto un individuo in cui si accende, per qualsiasi motivo, il desiderio di distruzione della propria specie, è come se si creasse una grave discontinuità ontologica. Nel mondo è stata immessa una scintilla mortifera che non scomparirà con la morte di quell'individuo. Troverà la sua via, in qualche modo: trasmigrerà in altri individui, si presenterà in altre forme e in altri contesti, fino a che non sarà riuscita a portare l'Estinzione. 


L'ombra di Syd Barrett 

Bob Geldof era terrorizzato dal sangue e ha trovato la scena della lametta estremamente difficile da girare. Era previsto che avrebbe dovuto radersi soltanto le sopracciglia. Sentendosi preso dal ruolo, si è galvanizzato e ha improvvisato la scena, passandosi il rasoio anche sul torace; si è però rifiutato di decalvarsi. Come gran parte dell'album The Wall, questa sequenza è stata ispirata dal fondatore dei Pink Floyd, Syd Barrett (1946 -  2006), che fu colpito da una malattia mentale e lasciò la band alla fine degli anni '60. A quanto è riportato, Barrett una volta si allontanò da una cena affollata, andò a casa, si rasò malamente la testa e tornò sanguinante alla tavolata, comportandosi come se fosse la cosa più normale del mondo. Alcune delle persone vicine a lui durante il suo straziante declino, sono uscite dal cinema quando hanno visto la scena interpretata da Bob Geldof, trovandola estremamente inquietante. 


Critica

Questo è riportato nel Lexikon des Internationalen Films (1995):  

"Grell-monströse Illustrationen zum gleichnamigen Rock-Oratorium der englischen Popgruppe Pink Floyd: Ein Rockmusiker durchlebt in einem Hotelzimmer in Los Angeles Stationen seiner tristen Kindheit, seines gescheiterten Privatlebens und seiner steilen Karriere. Die visionären Fragmente seines Deliriums fügen sich zu einer Mauer, die ihn in völliger Kommunikationsunfähigkeit einschließt. Auf optische wie akustische Reizüberflutung angelegt und mit unausgegorenen Symbolismen überladen, beeindruckt der wirre Film allein durch die konsequente Verbindung von Musik und Bild im Stil moderner Videoclip-Ästhetik." 

Traduzione: 

"Illustrazioni vistosamente mostruose per l'omonimo oratorio rock del gruppo pop inglese Pink Floyd: un musicista rock rivive le fasi della sua triste infanzia, della sua vita personale fallita e della sua fulminea carriera in una stanza d'albergo di Los Angeles. I frammenti visionari del suo delirio si combinano per formare un muro che lo rinchiude in una totale incapacità di comunicare. Progettato per una sovrastimolazione visiva e acustica e sovraccarico di un simbolismo incompleto, il film confuso colpisce solo per la sua coerente combinazione di musica e immagini nello stile dell'estetica moderna dei videoclip." 

Questo ha scritto Norbert Stresau (1983): 

"Realität und Phantasie mischen sich immer weiter ineinander: […] Ein symbolischer Abschluß […] entläßt den Zuschauer, je nach Fassungsvermögen überwältigt oder erdrückt, aus einer Flut surrealer Sequenzen […] Alan Parker praktiziert hier die Überladung der Sinne in einer Perfektion, gegen die sich Ken Russell wie ein Adept dritten Grades ausnimmt. Rapide folgen die Schnitte aufeinander, der Dialog beschränkt sich auf ein Minimum, die Songs sprechen für sich. Auch technisch nützt der Film die Ressourcen des Kinos in höchstem Maß, es ist beinahe ein Muß, The Wall in der 70-mm-Dolby-Fassung zu sehen. Die Schauspieler kommen in der Kakophonie des Lichts recht gut weg: Bob Geldof etwa, der Leadsänger der Boomtown Rats, schöpft aus eigener Erfahrung und macht Pink zu einer verstörenden Figur. […] The Wall ist auch ein Film, der beim Sezieren mit dem Kritikmesser wie eine schillernde Seifenblase zerplatzt; den man entweder als extravaganten Audiovisionstrip akzeptiert oder als sinnlosen und sinnbeleidigenden Mischmasch ablehnt. Verfilmung der gleichnamigen Pink-Floyd-LP: Ein Rockmusiker am Rande des Wahnsinns treibt in den Halluzinationen seiner Ängste, Sehnsüchte und Erinnerungen und bewältigt sie zum Schluß. Die aufgebaute Schutzmauer bricht zusammen. Eine technisch brillante Kakophonie aus Licht und Ton überschüttet hier den Zuschauer und beraubt ihn jeglicher Möglichkeit der Verarbeitung des Gesehenen. So kaschiert der Film gekonnt seinen Mangel an echter Relevanz, eine Analyse im Nachhinein versucht man besser nicht." 

Traduzione: 

"Realtà e fantasia continuano a fondersi: [...] Una conclusione simbolica [...] libera lo spettatore, sopraffatto o schiacciato, a seconda delle sue capacità, da un'ondata di sequenze surreali [...] Alan Parker pratica qui il sovraccarico sensoriale con una perfezione che fa sembrare Ken Russell un adepto di terzo grado. I tagli si susseguono rapidamente, i dialoghi sono ridotti al minimo, le canzoni parlano da sole. Anche tecnicamente, il film sfrutta al meglio le risorse del cinema; vedere The Wall nella versione Dolby 70mm è quasi d'obbligo. Gli attori si distinguono piuttosto bene nella cacofonia di luci: Bob Geldof, il cantante dei Boomtown Rats, ad esempio, attinge alle proprie esperienze e trasforma Pink in una figura inquietante. […] The Wall è anche un film che scoppia come una bolla di sapone scintillante quando viene sezionato con un coltello critico; o lo si accetta come un viaggio audiovisivo stravagante o lo si rifiuta come un miscuglio insensato e offensivo. Un adattamento cinematografico dell'omonimo LP dei Pink Floyd: un musicista rock sull'orlo della follia vaga nelle allucinazioni delle sue paure, dei suoi desideri e dei suoi ricordi e alla fine li supera. Il muro protettivo che ha costruito crolla. Una cacofonia di luci e suoni tecnicamente brillante travolge lo spettatore e lo priva di ogni possibilità di elaborare ciò che ha visto. In questo modo, il film nasconde abilmente la sua mancanza di reale rilevanza; è meglio non tentare alcuna analisi retrospettiva." 


Roger Waters e il Mudo li Merlino

Ho assistito in diretta televisiva al concerto The Wall - Live in Berlin, tenuto da Roger Waters e da numerosi artisti ospiti a Berlino il 21 luglio 1990, per commemorare la caduta di quello che l'ineffabile Luca Giurato chiamava il Mudo li Merlino - e, direi, per sancirne lo smantellamento fisico, all'epoca quasi completato. Per la precisione, l'evento ha avuto luogo in Potsdamer Platz ed è stato trasmesso in diretta in ben 52 Paesi. In Italia la trasmissione è avvenuta su Canale 5 (in leggera differita); bisogna riconoscere che persino Berlusconi pochissime cose buone in vita sua le ha pur fatte :). Sono stati momenti molto emozionanti e ho visto anche la replica su Italia 1 l'anno successivo. 
Questi sono gli ospiti che hanno partecipato: Scorpions, Ute Lemper, Bryan Adams, Cyndi Lauper, Sinéad O'Connor, Van Morrison, Joni Mitchell, Paul Carrack, The Runfunk Orchestra & Choir, The Military Orchestra of the Soviet Army, The Bleedin Heart Band, Marianne Faithfull, Albert Finney, Tim Curry, Thomas Dolby. Tramite il concerto sono stati raccolti fondi per il Memorial Fund for Disaster Relief, un'organizzazione inglese che si occupa di assistere le vittime di disastri e calamità. Sono molto scettico sulla reale efficacia di iniziative di questo genere. Chi garantisce che i soldi non finiscano in tasca a qualche malfattore? Non è fornito alcun resoconto consultabile sul loro effettivo utilizzo benefico e sui risultati ottenuti. 

martedì 25 aprile 2023

 
CONAN IL BARBARO 
 
Titolo originale: Conan the Barbarian
Paese di produzione: Stati Uniti d'America 
Lingua: Inglese
Anno: 1982
Durata: 128 min
Rapporto: 2,35 : 1
Genere: Epico, fantasy, avventura, azione
Regia: John Milius
Soggetto: Robert E. Howard
Sceneggiatura: Oliver Stone, John Milius;
     Edward Summer (non accreditato)
Produttore: Buzz Feitshans, Raffaella De Laurentiis
Produttore esecutivo: D. Constantine Conte,
      Edward R. Pressman
Casa di produzione: Dino De Laurentiis Corporation
Distribuzione in italiano: 20th Century Fox,
      Ricci e Marinelli
Fotografia: Duke Callaghan
Montaggio: Carol Timothy O'Meara 
Effetti speciali: Frank Van der Veer, Nick Allder,
     Emilio Ruiz del Río, George Gibbs, Len Morganti, 
     James Hagedorn, Katherine Kean   
Musiche: Basil Poledouris
Scenografia: Ron Cobb, Pier Luigi Basile,
     Benjamín Fernández, Giorgio Postiglione, 
     Emilio Ardura 
Costumi: John Bloomfield 
Trucco: Colin Arthur, Carlo De Marchis, Paquita Núñez, 
    José Antonio Sánchez, Pamela L. Peitzman,
    Ángel Luis De Diego, Ken Horn, 
Paquita Trench       
Direzione artistica: Pierluigi Basile, Veljko Despotovic,
    Benjamín Fernández, Milenko Jeremic 
Direzione della produzione: Bill Damaschke, 
    Pepe Escriva, Vicente Escrivá jr. 
Reparto suono: Wayne Artman, Bub Asman, Tom Beckert,
    James A. Corbett, Juno J. Ellis, Erick Feitshans 
Coordinatore delle controfigure: Terry J. Leonard
Continuità: Yvonne Axworthy, Francesca de Laurentiis 
Location: Spagna, Jugoslavia 
Titoli in altre lingue: 
    Tedesco: Conan der Barbar 
    Francese: Conan le Barbare 
    Polacco: Conan Barbarzyńca 
    Spagnolo: Conan el Bárbaro 
    Lituano: Konanas Barbaras 
    Ungherese: Conan, a barbár 
    Finnico: Conan - barbaari 
    Russo: Конан-варвар 
    Turco: Barbar Conan 
Interpreti e personaggi:
    Arnold Schwarzenegger: Conan
    James Earl Jones: Thulsa Doom
    Max von Sydow: Re Osric
    Sandahl Bergman: Valeria
    Ben Davidson: Rexor
    Cassandra Gaviola: La strega
    Gerry Lopez: Subotai
    Mako: Akiro il Mago
    Valérie Quennessen: La principessa
    William Smith: Padre di Conan
    Luis Barboo: Capelli Rossi
    Franco Columbu: Esploratore pitto
    Nadiuska : Madre di Conan
    Jorge Sanz: Conan bambino
    Jack Taylor: Prete sodomita di Doom
    Sven Ole Thorsen: Thorgrim 
    Gary Herman: Guardia di Re Osric 
    Leslie Foldvary: Ragazza sacrificale del Serpente 
    Erik Holmey: Ufficiale turanico 
    Akio Mitamura: Generale mongolo 
    Kiyoshi Yamazaki: Maestro di scherma 
    Non citati nei titoli originali: 
    Pilar Alcón: Ragazza schiava all'orgia 
    Florencio Amarilla: Uomo 
    Ron Cobb: Venditore di loto nero di Stigia 
    Fabián Conde: Mercante alla taverna 
    Dragon Dronet: Guerriero pitto 
    Donald Gibb: Guardia di Re Osric 
    Andrea Guzon: Donna che allatta 
    Corrie Jansen: Bella donna che si getta nel vuoto
    Celia Kaye: Alta Sacerdotessa 
    Olvido Lorente: Guerriera 
    Isabel Luque: Donna 
    John Milius: Venditore di cibo nell'antica città 
    Saralo: Guerriera pitta 
    Sab Shimono: Subotai (voce) 
Doppiatori italiani: 
    Mario Cordova: Conan
    Carlo Baccarini: Thulsa Doom
    Marcello Tusco: Re Osric
    Livia Giampalmo: Valeria
    Lorenza Biella: La strega
    Sergio Di Giulio: Subotai
    Mario Feliciani: Akiro il Mago 
    Franco Odoardi: Padre di Conan
    Pietro Biondi: Prete sodomita di Doom 
Tracce musicali: 
   Anvil Of Crom - 2:34
   Riddle Of Steel / Riders Of Doom - 5:36
   Gift Of Fury - 3:50
   Wheel Of Pain - 4:09
   Atlantean Sword - 3:50
   Theology / Civilization - 3:13
   Love Theme (Wifeing) - 2:10
   The Leaving / The Search - 5:59
   Mountain Of Power Procession - 3:21
   The Tree Of Woe - 3:31
   Recovery - 2:11
   The Kitchen / The Orgy - 6:30
   Funeral Pyre - 4:29
   Battle Of The Mounds - 4:52
   Death Of Rexor - 5:34
   Orphans Of Doom / The Awakening - 5:31
Budget: 20 milioni di dollari US
Box office: 80 milioni di dollari US  

Incipit: 

"Quello che non ci uccide ci rende più forti"
(Friedrich Nietzsche) 

"Fra il tempo in cui l'oceano inghiottì l'Atlantide e il sorgere dei Figli di Aryas, vi fu un'era al di là di ogni immaginazione. L'era in cui visse Conan, destinato a portare la corona ingioiellata di Aquilonia sulla sua fronte inquieta. Sono io, suo cronista, il solo che può raccontarvi la sua saga. Lasciate che vi dica di quei giorni di gloriose avventure!"
(Akiro il Mago)

Trama: 
Il narratore inizia il suo racconto, descrivendo la storia del suo benefattore e mentore, che si è riscattato da un destino di dolore fino a diventare re con le proprie forze. 
Un fabbro forgia una spada e la mostra al suo giovane figlio, Conan, mentre gli racconta il Segreto dell'Acciaio, un aforisma considerato di vitale importanza per il loro popolo, i Cimmeri, dato che insegna come fabbricare armi invincibili. All'improvviso una banda di predoni guidata dal capo religioso Thulsa Doom e dai suoi luogotenenti, Rexor e Thorgrim, irrompe nel villaggio cimmero, massacrandone gli abitanti. La loro insegna è un serpente con due teste che si fronteggiano, sulla figura de sole e della luna, entrambi neri. I genitori di Conan vengono uccisi davanti ai suoi occhi. I bambini vengono presi come schiavi e portati a Nord, con i Vanir, che li impiegano per lavorare in un grande mulino, la Ruota del Dolore. I rigidi inverni passano uno dopo l'altro, e soltanto Conan sopravvive fino all'età adulta. Il capo dei Vanir, notando la prodigiosa forza dell'uomo, lo toglie al mulino per farlo diventare un gladiatore e dargli un'istruzione. Tale è il valore dimostrato da Conan che il suo padrone gli fa ottenere infine la libertà. Inseguito da lupi, cerca rifugio nella tomba di un guerriero atlantideo, da cui estrae un'antica spada. Conan vaga per il mondo. Prima si unisce carnalmente con una strega profetica, seduttiva e furiosa, quindi stringe amicizia con Subotai, un ladro di professione e arciere ircano, giunto dalle inospitali steppe dell'Oriente. 
Seguendo le indicazioni della strega, Conan e Subotai si recano nella corrotta città di Zamora alla ricerca di Thulsa Doom. Lì incontrano la bellissima Valeria, una predona dai capelli biondi come l'oro. I tre si introducono nella Torre del Serpente, uccidendo un pitone gigantesco  a cui venivano immolate vittime umane, saccheggiando poi i gioielli e gli altri oggetti di valore custoditi. Dopo essere fuggiti con il bottino, i ladri festeggiano e Conan fa sesso sfrenato con Valeria. Le guardie cittadine catturano i tre e li portano da Re Osric, che offre loro una ricompensa se salveranno sua figlia, la principessa Yasmina, diventata una seguace di Thulsa Doom. Subotai e Valeria si oppongono, ma Conan, che già desidera vendetta contro il capo settario, parte per raggiungere il Tempio di Set, che si trova all'interno della Montagna del Potere. 
Travestito da sacerdote dopo aver rubato le vesti a un officiante sodomita passivo, Conan riesce ad essere ammesso nel tempio. Viene però scoperto, catturato e torturato. Thulsa Doom gli insegna quanto grande sia il potere della carne sull'acciaio, comandando ipnoticamente a una giovane cultista di lanciarsi da una rupe e di precipitare verso la morte. Poi fa crocifiggere Conan sull'Albero del Dolore. Subotai e Valeria salvano Conan, ormai prossimo alla morte, portandolo quindi da Akiro, il Mago dei Tumuli (e anche la voce narrante!), che vive in un antico luogo di sepoltura di guerrieri e re gloriosi. Il mago dipunge rune su tutto il corpo di Conan, quindi evoca i demoni per guarirlo e avverte che questi imporranno un pesante tributo. Valeria è disposta a pagare il prezzo. Gli spiriti immondi cercano di rapire Conan, ma Valeria e Subotai lottano contro di loro con forza finché non li hanno respinti. Il Cimmero, ormai fuori pericolo, si avvia alla guarigione.  
Subotai e Valeria accettano di aiutare Conan a completare la missione di Re Osric e a infiltrarsi nel Tempio di Set, accedendovi da una caverna adibita a macelleria, dove vengono fatti a pezzi numerosi cadaveri. Mentre i cultisti si abbandonano a un'orgia cannibalica (con tanto di teste e mani fatte bollire in un pentolone), gli incursori attaccano, compiono un epico massacro e fuggono con la principessa rapita, ma all'ultimo Thulsa Domm trafigge Valeria a un fianco con una freccia magica a forma di serpente. Il capo settario era sfuggito a Conan tramite la stregoneria, trasformandosi in un enorme serpente e infilandosi in un cunicolo. Valeria muore tra le braccia del Cimmero, consapevole del prezzo che il Mago dei Tumuli aveva previsto sarebbe stato preteso. Conan, straziato dal dolore, crema la sua Amata e si prepara con Subotai e il Mago ad affrontare Thulsa Doom. Chiede a Crom, il Dio Cimmero, di concedergli vendetta. Usando trappole e sfruttando le asperità del terreno su cui sorgono antichi megaliti, riescono a uccidere i guerrieri di Thulsa Doom. Rexor, secondo in comando della setta malvagia, viene ucciso da un meccanismo a scatto che gli pianta nell'addome un enorme legno acuminato. Proprio quando Thorgrim sta per sopraffare Conan, Valeria riappare per un breve istante come una luminosa Valchiria per salvarlo dal colpo mortale. Conan uccide Thorgrim e recupera la spada del padre, ora spezzata dalla sua arma atlantidea. Doom scaglia un'altra freccia a forma di serpente contro la principessa per impedire agli eroi di salvarla, ma Subotai blocca il colpo con il suo scudo. Il capo settario, sconfitto, si ritira.  
Con l'aiuto della principessa, ora libera dall'influenza di Thulsa Doom, Conan torna furtivamente al Tempio di Set; davanti alla folla dei fedeli affronta lo stregone, che cerca di manipolarlo e di ipnotizzarlo. Il Cimmero resiste al tentativo di incantesimo, insorge e usa la spada spezzata del padre per mozzare la testa al suo Nemico. Venuto meno il potere nefasto che li soggiogava, i seguaci disillusi gettano le loro torce in una fontana e si disperdono. Conan incendia il Tempio di Set e si allontana per andare a restituire la principessa ribelle a suo padre. 

Citazioni: 

"Fuoco e vento provengono dal cielo, dagli dèi del cielo, ma è Crom il tuo dio, Crom che vive nella terra. Un tempo i giganti vivevano nella terra, Conan, e nell'oscurità del caos mistificarono Crom e gli sottrassero il mistero dell'acciaio. Crom si adirò e la terra tremò e fuoco e vento abbatterono quei giganti e scagliarono i loro corpi nelle acque. Ma nel loro furore gli dèi si dimenticarono del segreto dell'acciaio e lo lasciarono sul campo di battaglia, e noi che lo trovammo non siamo che uomini. Né dèi, né giganti. Solo uomini. E il segreto dell'acciaio ha sempre portato con sé un mistero; devi impararne il valore, Conan, devi impararne la disciplina! Perché di nessuno, di nessuno al mondo ti puoi fidare, né uomini, né donne, né bestie. Di questo solo ti puoi fidare." 
(Padre di Conan) 

"Neanche tutti gli dèi possono separarci. Se io morissi, e tu stessi combattendo, per salvare la tua vita ritornerei dall'oscurità, dai profondi abissi dell'Ade per combattere al tuo fianco!"
(Valeria)

"Crom! Non ti ho mai pregato prima d'ora, non saprei come farlo. Nessuno, neanche tu ricorderai se eravamo uomini buoni o cattivi, perché abbiamo combattuto, o perché siamo morti. No, ciò che conta è solo che due si son battuti contro molti, ecco cos'è importante! Tu ammiri il coraggio, Crom, quindi accogli la mia unica richiesta: fa' sì che mi vendichi! E se tu non m'ascolti, allora va' alla malora!" 
(Conan)

Dialoghi: 

Generale: "Un'altra vittoria! Questo è bene. Ma qual è il meglio della vita?"
Guerriero: "La steppa immensa, un veloce cavallo, falchi sul tuo polso e il vento che ti stordisce."
Generale: "No! ... Conan, qual è il meglio della vita?"
Conan: "Schiacciare i nemici, inseguirli mentre fuggono e ascoltare i lamenti delle femmine."
Generale: "Questo è bene!" 

Subotai: "Civiltà, antica e depravata. L'hai mai conosciuta?"
Conan: "No!" 


Recensione:
Anche se il regista ha tratto la sua sceneggiatura dalle opere fantasy di Robert Ervin Howard (Peaster, 1906 - Cross Plains, 1936), bisogna dire che le somiglianze sono in realtà meno profonde di quanto ci si aspetterebbe. Si nota subito che diversi personaggi non compaiono affatto negli scritti dell'autore statunitense, oppure hanno una caratterizzazione molto diversa. Il mio è un caso abbastanza singolare: ho visto il film diverse volte, trovandolo esaltante, prima di leggere i racconti da cui è sorta la sceneggiatura, cosa che mi ha forse impedito di apprezzarli appieno. Va anche detto che la presenza di anacronismi nel film è tollerabile, anche considerata la potenza dell'azione, mentre la trovo eccessiva nei racconti, quasi oppressiva, pervasiva, capillare - tanto che un filologo come me spesso si incazza e trova difficile proseguire nella lettura. La trama elaborata da Milius non è ben ravvisabile nel materiale howardiano. Solo per fare un esempio, una volta mi ero accinto a leggere un racconto che aveva come protagonista Conan il Barbaro. A un certo punto mi sono accorto che il Cimmero progettava un'incursione in una torre per rubare un enorme gioiello conosciuto come Cuore dell'Elefante. Il mio disappunto è stato grande, devo riconoscerlo. Certo, avrei dovuto aspettarmi una cosa del genere, visto che il racconto si intitolava La Torre dell'Elefante. Anche a Milius non deve essere piaciuto molto il Cuore dell'Elefante, così lo ha trasformato nell'Occhio del Serpente. Con un serpente gigantesco, tutto funziona come per incanto! Questo è genio! La sceneggiatura è un'opera fantasy che trae qualche spunto da Howard, ferma restando la presenza di Conan il Barbaro, ma procede mescolando, cambiando e intrecciando ogni cosa, quasi per generazione spontanea
Quello che il regista è riuscito ad ottenere è degno di essere ricordato nei secoli! Direi che questo vibrante capolavoro è una specie di unicum nella storia della Settima Arte: è una delle poche volte in cui un adattamento è di gran lunga superiore all'originale! I emuli di celluloide non si sono mai mostrati alla sua altezza. Non delude mai. Fa sognare!  La colonna sonora è esaltante. Tra tutte le gemme splendenti di cui è piena questa pellicola, si segnala la notevole interpretazione di Max von Sydow nel ruolo del Re Osric, distrutto dagli anni e dagli eventi, ma incapace di arrendersi al suo destino. La bellissima storia d'amore tra Valeria e Conan è in grado ogni volta di commuovermi. 


L'Era Hyboriana 

L'Era Hyboriana (Hyborian Age) è un'epoca immaginaria, in cui Robert E. Howard ha ambientato i racconti di Conan il Barbaro, collocata qualche tempo dopo l'affondamento di Atlantide e l'inizio della storia scritta. In genere è datata intorno al 10.000 a.C. da autorevoli curatori editoriali come Lyon Sprague De Camp e Roy Thomas, sebbene esista almeno un'opinione diversa, quella di Dale Rippke, la cui datazione è molto più alta, intoro al 32.000 a.C.
Non entro nei complicatissimi dettagli di questo mondo di sword and sorcery evocato dallo scrittore di Peaster. Ci tengo però a far notare che non dobbiamo aspettarci in esso alcuna coerenza, dato che somiglia ad un collage impazzito. Trovo deliranti le tesi del saggista Patrice Louinet (Hyborian Genesis Part I, in The Coming of Conan the Cimmerian, 2002), il quale sostiene quanto segue: 
"Ideando un'ambientazione senza tempo - un'età svanita - e scegliendo con attenzione nomi che somigliano a quelli storici ha evitato il problema di anacronismi storici e il bisogno di lunghe esposizioni." 
Sostenere che Howard abbia evitato il problema degli anacronismi storici è una palese assurdità. In realtà dominano incontrastati gli anacronismi storici, culturali e linguistici, che costituiscono la vera matrice ontologica di questa creazione confusa, sfocata. 
Per quanto riguarda il film, la citazione dei Figli di Aryas (ossia gli Indoeuropei) dimostra che il loro sorgere avvenne nel corso della vita di Akiro, cronista di Conan: altrimenti non avrebbe potuto parlare di tale evento. Quindi si deduce che l'Era Hyboriana dovette essere finita quando il narratore compose il suo racconto. Questa sembra una specie di incoerenza interna. L'epiteto "Figli di Aryas" è certo poetico, tuttavia è improprio ed anacronistico. Va detto che con ogni probabilità Howard credeva che la lingua indoeuropea originale fosse semplicemente il sanscrito vedico. 
Quando ero all'Università, vidi una scritta su un banco, chiaramente ispirata dall'opera di Milius. Non l'ho dimenticata: esaltava l'Era Hyboriana come un tempo felicissimo e incantato in cui non esisteva nemmeno la vaga idea del Cristianesimo. Tutto ciò era ben comprensibile, dato il clima di oppressione che regnava sull'Ateneo a causa dell'influenza asfissiante della setta di Comunione e Liberazione. Certo, l'autore della scritta considerava Conan come un simbolo di fierezza e d'indipendenza, un modo per resistere a uno squallido presente, tuttavia era ingenuo, come dimostrato dalla setta di Thulsa Doom: siamo proprio sicuri che tale religione organizzata sia una creazione concettuale indipendente dal Cristianesimo? 


Le origini di Conan 

Si deve sapere che Robert E. Howard da giovane era perseguitato dai bulli, esseri inutili e molesti come una zecca nel glande, purtroppo comunissimi nella specie umana. Anziché soccombere allo scherno, il ragazzo decise di allenarsi in palestra fino a sviluppare una muscolatura imponente. I bulli, che sono per loro natura codardi, smisero di infastidirlo: insistendo avrebbero corso il rischio di essere spezzati come fiammiferi. Analizzando la biografia di Howard, si comprende che era autistico e pieno di problemi. Era affetto dal complesso di Edipo e non poté reggere il terribile dolore causatogli dalla malattia della madre - cosa che purtroppo lo portò al suicidio. Conan rappresenta l'alter ego di una persona fragilissima e ipersensibile, con difficoltà ad affrontare la realtà esterna, il mondo. Howard ebbe l'ispirazione di creare questo guerriero dotato di forza impressionante, sovrumana, che spezzò il collo a un toro il giorno in cui divenne uomo (ricordo di aver letto questo aneddoto in un fumetto). Mise quindi l'invincibile combattente in un mondo ben diverso dall'America contemporanea. Un mondo senza leggi, in cui tramite la forza è possibile riparare ogni torto, far valere ogni proprio diritto, imporre la propria volontà. L'empatia nei confronti di Conan è dovuta essenzialmente alla sua lealtà, elemento fondante di un'etica grossolana ma pratica - oltre che alla sua capacità di provare sentimenti. Milioni di lettori delle opere pulp di Howard hanno trovato così la loro rivincita sulla realtà. In un certo senso, potremmo parlare di "letteratura di evasione", perché permette di evadere dalle regole che determinano il funzionamento della società. C'è tuttavia un problema definitorio. Un contesto come quello dell'Era Hyboriana non risolve alcun problema: dove vale la forza bruta, prima o poi si trova sempre qualcuno più forte. Certo, la forza di Conan è unica, eccezionale, quindi è improbabile che l'eroe trovi un suo pari. Per tutti gli altri, il pericolo è reale. Né è garantito che non ci sarebbero persone più forti che sono anche carogne schifose. 


Le origini di Thulsa Doom

Quando ho visto la pellicola per la prima volta, mi è subito parso abbastanza evidente che Milius alludesse a una setta ben precisa e molto controversa, all'epoca assai attiva: la Chiesa di Scientology. Il Thulsa Doom del film doveva essere una trasposizione di Ron Hubbard (1911 - 1986), scrittore di fantascienza e fondatore della summenzionata congregazione, che nel corso della sua esistenza è stata ripetutamente accusata di plagio e di manipolazione. Tuttavia non sono riuscito a trovare traccia nel Web di persone che condividessero questa mia impressione. Secondo la massima parte dei navigatori, Thulsa Doom sarebbe stato invece ispirato a un altro predicatore statunitense, James Warren Jones, detto "Jim" (1931 - 1978), che nel 1978 indusse al suicidio ben 909 seguaci della congregazione da lui fondata, il Tempio del Popolo (People's Temple). Singolare è la coincidenza del cognome di "Jim" con quello dell'attore: Jones. Resta il fatto che Thulsa Doom, a differenza di "Jim", non spinge affatto al suicidio di massa: vuole invece espandere il proprio potere religioso, diffonderlo in modo capillare dovunque ("Serpenti, nella mia splendida città! Ad ovest, Nemedia, Aquilonia. A sud, Koth, Stygia. Serpenti!"). 
In origine il funesto personaggio ideato da Howard era un uomo-scheletro avvolto in un mantello nero, dai lineamenti di un teschio ghignante. Ha fatto la sua prima comparsa come Thulses Doom nel racconto breve Delcardes' Cat (pubblicato postumo nel 1967), il cui titolo in seguito è stato cambiato in The Cat and the Skull. Il potente stregone era un non-morto che agiva nell'universo fittizio di Kull di Valusia, soltanto in seguito integrato dall'autore in quello di Conan il Barbaro. Milius ha messo da parte questa macabra iconografia e ha plasmato Thulsa Doom come un robusto MANDINGO, facendolo interpretare all'ottimo James Earl Jones! Le capacità metamorfiche di trasformazione in un rettile sono state prese da un altro personaggio howardiano, Thoth-Amon, ispirato all'Antico Egitto. 


Il personaggio di Valeria 

A quanto ho letto, la splendida valchiria bionda Valeria trae ispirazione dalla regina pirata Bêlit, che compare nel racconto howardiano La regina della Costa Nera (Queen of Black Coast), pubblicato per la prima volta su Weird Tales nel 1934. In realtà,  Bêlit ha caratterialmente poco in comune con Valeria; è diversa anche fisicamente, avendo i capelli corvini e gli occhi verdi. Tuttavia nel finale del racconto ci sono alcune somiglianze. Bêlit, una donna crudele che era diventata l'amante di Conan, viene uccisa da una creatura umanoide alata nel corso di una missione in un'antica città titanica. Conan crema il corpo di Bêlit, il cui spirito lo aiuta nello scontro con il demone alato, ritornando per qualche istante dagli Inferi. Il nome Valeria, chiaramente latino, è anacronistico: solo per fare un esempio, la consonante -r- è il risultato di un rotacismo, essendo derivata da una precedente -s-. Il nome Bêlit è cananeo e significa "La Signora".   

Alcune note etimologiche 

Com'è mio costume, procedo con l'analisi approfondita del materiale onomastico. Sono convinto che questi studi possano essere fruttuosi. 


Etimologia di Conan 
 
In antico irlandese l'antroponimo Conán deriva da "cane" (genitivo con "del cane"; nel linguaggio poetico significa anche "lupo; guerriero"). Significa "Piccolo Cane". Il suffisso -án, in cui l'accento marca la lunghezza della vocale, è un tipico diminutivo, usato anche per marcare la discendenza da un capostipite, così Conán può anche significare "Discendente del Cane". Il chiaro riferimento è all'eroe irlandese Cú Chulainn "Il Cane di Culann". Il significato più profondo del nome di Conan è quindi "Discendente di Cú Chulainn". 
La forma protoceltica ricostruibile è *Kunagnos


I Cimmeri

Nella fantasia di Howard, esisteva una gran confusione tra popoli e lingue di epoche diverse. L'autore non riusciva bene a comprendere che le lingue si evolvono, che cambiano radicalmente nel tempo, spinte dalla naturale evoluzione fonetica e da reciproche interazioni. Egli aveva identificato le antiche genti celtiche della Britannia e dell'Irlanda con gli antichi Cimmeri. Si era basato sull'assonanza tra il nome nativo del Galles, Cymru (pronuncia moderna /'kəmrɨ/, /'k
əmri/; adottato in latino medievale come Cambria, Cumbria), e l'etnonimo Cimmeri, greco Κιμμεριοι (Kimmerioi), latino Cimmeriī. Questa tuttavia è soltanto una somiglianza illusoria. 
Il nome gallese deriva dal proto-britannico *Kombrogijā "Insieme di Paesi" (composto da *kom- "insieme" e *mrogis "paese").
L'etimologia più probabile dell'etnonimo iranico è invece *Gayamira "Unione di Clan" - il cui significato è comunque molto simile (vedi János Harmatta). 

Etimologia di Crom 

Il nome della divinità uranica adorata con scarso entusiasmo da Conan deriva dal teonimo irlandese Crom Cruach (variante: Cromm Crúaich), che è interpretato tradizionalmente come "Crescente Sanguinario". Nomi alternativi: Cenn Cruach, CenncroithiStando a una leggenda locale (dinsenchas) riportata nel Libro di Leinster e risalente al XII secolo, il simulacro di Crom Cruach consisteva in una figura d'oro circondata da dodici figure di pietra, erette nel luogo chiamato Mag Slécht ("Piana della Prostrazione") e situato in quella che oggi è conosciuta come Contea di Cavan. Il culto, come si può dedurre già dal nome (l'epiteto Cruach deriva da crú "sangue", tramite il tipico suffisso aggettivale -ach), era cruento e comportava numerosi sacrifici umani.
La forma protoceltica ricostruibile è *Krumbos Krousākos


Etimologia di Osric 

Il nome Ōsrīc è anglosassone, formato dalle radici di ōs "divinità (pagana)" e rīc(e) "regno". Fu portato da diversi sovrani: Osric di Deira (VII sec.), Osric di Northumbria (VIII sec.), Osric di Sussex (inizi VIII sec.) e Osric di Hwicce (tardo VII sec.). Ovviamente il suo uso è anacronistico: non poteva esistere con quell'aspetto fonetico in un'epoca tanto antica, prima dell'irruzione degli Indoeuropei. La forma protogermanica ricostruibile è *Ansurīkaz "Re dei Semidei", "Condottiero dei Semidei". 
Questa è l'etimologia esterna, ossia quello che avevano in mente gli sceneggiatori quando hanno deciso di dare quell'antroponimo al personaggio. 
Ho un'etimologia interna molto diversa. Nel mondo Hyboriano, il nome Osric significherebbe "Sanguinario" e deriverebbe da una lingua simile al sanscrito (असृक् asṛk, asṛj "sangue"). 


Etimologia di Subotai  

Subotai, o meglio Subutai, è il nome di un generale dei Mongoli (circa 1175 - 1248). In mongolo classico è Sübügätäi, trascritto anche Sübü'ätäi. In mongolo moderno è 
Sübeedei (pron. /sʊbeːˈdɛ/). Purtroppo la sua etimologia ultima permane alquanto incerta. È una questione spinosa che non ha trovato soluzione. La derivazione più plausibile è dal protomongolo *sübe- "fianco, lato", essendo *-(gä)täi un suffisso il cui significato è "con". Il significato doveva essere qualcosa come "Dotato di un fianco (grande come quello di una montagna)". Occorre fare particolare attenzione, perché nel Web sono presenti moltissime etimologie farlocche, inventate a caso, fatte proliferare e diffuse anche da entità artificiali. 
Il personaggio non si trova nelle opere di Howard, che pure parlano dei popoli orientali di Turan (gli antenati dei Turchi e dei Mongoli) e di Khitai (gli antenati dei Cinesi, dei Coreani e dei Giapponesi). Khitai corrisponde alla perfezione al Catai descritto da Marco Polo. 


Etimologia di Akiro 

Il nome Akiro è stato ideato come variante del giapponese Akira (あきら, アキラ), che deriva dalla radice aki- "splendente", "luce del sole", "luce della luna", ma anche "intelligente", "saggio". Akira è un nome unisex, anche se è soprattutto maschile.
L'idea di dipingere simboli runiformi sul corpo di Conan per respingere i demoni è stata tratta da una storia tradizionale giapponese, Hoichi il Senza orecchie (耳なし芳一, Mimi-nashi Hōichi), che compare nel film horror a episodi Kwaidan (Japanese: 怪談, lett. "Storie di fantasmi"), diretto da Masaki Kobayashi (1964). 

Thulsa Doom by Justin Sweet (2006)

Etimologia di Thulsa Doom 

La chiave per comprendere l'etimologia dell'enigmatico nome Thulsa si trova proprio nell'originale racconto breve di Howard, Delcardes' Cat. Uno schiavo della nobildonna Delcardes di Valusia si chiama Kuthulos ed è un uomo molto sapiente, dotato di poteri magici. Nel corso dell'azione, viene rimpiazzato da Thulsa Doom, che assume il suo aspetto, ingannando Delcardes. Ebbene, i due antroponimi Kuthulos e Thulsa hanno la stessa origine: entrambi significano "Che appartiene a Cthulhu". La cosa non deve stupire: Howard e Lovecraft ebbero molti rapporti epistolari. Questa è la trafila nell'immaginaria lingua di Valusia: 

1) Kuthulos ha l'accento sulla prima sillaba: Kùthulos
2) La sua variante *Kuthùlusa, con l'accento sulla seconda sillaba, ha dato *Kthulsa e quindi Thulsa
3) Esiste anche Kathulos, mago nero di Atlantide e non-morto comparso nel racconto Skull-Face (1929); il suo nome è una pura e semplice variante di Kuthulos

Evidentemente il nome Doom richiama l'inglese doom "giudizio", che discende in modo diretto dal protogermanico *dōmaz "giudizio". Questa è la sua etimologia esterna, ossia quello che aveva in mente Howard quando ha coniato l'antroponimo, non avendo idea del fatto che si trattasse di un anacronismo. 
Si può trovare facilmente un'etimologia interna al mondo Hyboriano, tratta dal protosemitico *duhm- "nero" (cfr. Starostin). Thulsa Doom era giunto da terre lontane, non fa meraviglia che si fregiasse di un simile epiteto. 


Etimologia di Rexor e di Thorgrim

L'ipotesi più probabile è che il nome Rexor sia stato scelto dagli sceneggiatori a partire dalla parola latina rēx "re", in grado di trasmettere l'idea di potere, forza, sovranità. Ignorando il latino, Milius e Stone pensavano che la radice fosse rex-, mentre è invece rēg- (genitivo rēgis, dativo rēgī, accusativo rēgem, etc.,). Così hanno aggiunto un suffisso per rendere l'antroponimo più esotico, ottenendo Rexor. Ricordo un film fantasy, purtroppo perduto, in cui compariva uno stregone effeminato il cui nome era Rexardas. Si nota una somiglianza. Un'altra ipotesi è che Rexor abbia tratto il nome da Fred Rexer, che era un amico di John Milius, un veterano dell'Esercito degli Stato Uniti e a quanto pare un esperto di magia nera. 
Ho un'etimologia interna, che risale a un ipotetico composto protoindoeuropeo *Rēg'-serwos "Guardia del Re".
Su Thorgrim si può dire quanto già specificato per il Re Osric. Il nome è tipicamente norreno: Þorgrímr. è un composto del teonimo Þórr "Thor" e di grímr "maschera". La forma protogermanica ricostruibile è *Þun(a)ragrīmaz. "Maschera di Thor". Evidente è ancora una volta l'anacronismo. 


Thulsa Doom e gli Olmechi 

Una cosa che ha colpito la mia attenzione: la somiglianza tra il Thulsa Doom del film e le teste colossali di pietra ritrovate nelle terre mesoamericane che furono degli Olmechi. Queste sculture, ricavate da blocchi di basalto, hanno sorpreso molti perché mostrano caratteri tipici delle genti dell'Africa Subsahariana (un tempo si diceva "negroidi", ma adesso è tabù), come ad esempio il naso camuso. La cosa non deve sorprendere più di tanto. Il regista ha scelto l'attore che ha impersonato Thulsa Doom, James Earl Jones, proprio ispirandosi ai lineamenti delle ciclopiche teste olmeche! Con ogni probabilità voleva suggerire l'idea di una religione malvagia diffusa capillarmente in tutto il globo terracqueo, persino nelle Americhe. 


Il prete sodomita 

Una scena particolarmente grottesca è quella in cui un sacerdote con inequivocabili atteggiamenti da effeminato, cerca di sedurre Conan. L'eroe Cimmero ha assoluto bisogno di impadronirsi delle vesti e del segno distintivo della setta, in modo tale da non destare sospetti, avendo così la possibilità di entrare nel Tempio di Set e di trovarsi  davanti a Thulsa Doom in persona. Il dialogo tra i due è surreale. 

Prete sodomita: "Dove stai andando, Fratello?" 
Conan: "Ho paura." 
Prete sodomita (allungando le mani): "Hai paura? Di denudarti? Tu sei forte, sei ben fatto. Devi essere fiero del tuo corpo. Come potrai mai purificarti, se non conosci il tuo corpo?"
Conan (ammiccando): "Possiamo discuterne là dietro, dove gli altri non ci vedono." 
Prete sodomita: "Be', sì, Fratello. Come no."

Il prete passivo è raggiante di felicità: è convinto di ottenere il robusto cazzone di Conan, di farselo infilare dentro all'intestino e di ricevere un enorme carico di sperma. Vanno dietro la siepe. 

Conan: "Ho paura, e vergogna. È la veste dei sacerdoti di Doom, riservata a voi?"
Prete sodomita: "Sì, solo agli Eletti."
Conan: "Bene!" 

A questo punto il Cimmero assesta uno spaventoso pugno nel plesso solare del sacerdote, seguito da un altro colpo violentissimo sul collo, uccidendolo! 


L'orgia cannibalica!
 

Il terribile segreto della setta di Thulsa Doom è la pratica sistematica del cannibalismo: gli adepti si nutrono di carne umana. A questi banchetti tiestei si associa una grande sfrenatezza sessuale. Come gli allibiti Conan, Valeria e Subotai hanno modo di scoprire, gli Eletti si abbandonano al sesso di gruppo. Questa è una delle più profonde differenze tra il Culto del Serpente praticato nel Tempio di Set e le organizzazioni settarie moderne da cui Milius avrebbe in qualche modo tratto ispirazione. In queste ultime è infatti praticata la repressione sessuale, non certo l'orgia. Il modo in cui il regista tratta questi argomenti è di un realismo incredibilmente vivido, crudo, senza dubbio audace per l'epoca. Basti pensare al luogo ove è ottenuta la carne umana dalla macellazione dei cadaveri, una spelonca orrenda in cui riverbera una fioca luce rossa: sembra di essere in un diverticolo intestinale dell'Inferno di Dante! Senza dubbio si può scorgere una somiglianza con l'antro di Sawney Bean.  

 
La Ruota del Dolore 

Il tremendo meccanismo spinto dagli schiavi dei Vanir, utilizzato per macinare cereali e ottenere rudimentali farine, rappresenta fin troppo bene la condizione afflittiva di coloro che sono costretti a timbrare il cartellino. Siamo proprio noi, gli impiegati! Sì, proprio quelli che Nino Taranto chiamava "impiagati", perché pieni zeppi di piaghe nel corpo e nello spirito! Siamo infatti colpiti da una tremenda disgrazia, la schiavitù salariata, che ci consuma fino a ridurci allo stato di esseri anaerobici, asfittici, cachettici e cianotici. A volte mi rendo conto di essere vituperoso alla vista, come Lazzaro colpito dalla lebbra, come un gobbo livido che a malapena respira, ma non sono il solo: come me ce ne sono moltissimi altri nel mondo. Anno dopo anno, milioni e milioni di persone sono costrette a buttare via la maggior parte del loro tempo. Questa è la verità che ci accomuna tutti. Senza sosta spingiamo la Ruota, e siamo in pochissimi a capire che la vita è solo un arrabattarsi tra cose più inutili delle scorregge sulfuree di un mulo purgato! L'unica via d'uscita da questa condizione è l'incontro con il Mietitore. Si dovrebbe avere la decenza di smetterla una volta per tutte di parlare di meritocrazia, o merdocrazia che dir si voglia! 

I fumetti 

Il materiale del film Conan il Barbaro è stato adattato in un fumetto da Michael Fleischer e John Buscema, con una trama lievemente ridotta e modificata. Il Diavolo si farà frate quando anche soltanto un lavoro sarà adattato in modo perfetto! L'opera di Fleischer-Buscema è stata pubblicata dalla Marvel Comics nel 1982. In precedenza, negli anni '70, i racconti di Howard erano stati adattati a fumetti da Frank Frazetta, Barry Windsor-Smith e Neal Adams, oltre che dallo stesso John Buscema. Si riporta che Edward R. Pressman si convinse a portare avanti il progetto di adattamento cinematografico dopo aver visto i fumetti e gli artwork di Frazetta. 

Un seguito: Conan il Distruttore 

Il film di Milius ha avuto un seguito: Conan il Distruttore (Conan the Destroyer), diretto da Richard Fleischer e uscito nel 1982. I legami con Conan il Barbaro sono abbastanza tenui, quasi limitati al protagonista e al suo struggente amore per la defunta Valeria, talmente immenso da meritare il sacrificio dell'Universo. Sono rimasto subito affascinato da tanta adorazione. Avremo modo di recensire anche questa pellicola. 

L'abominevole reboot

Nel 2011 è uscito Conan the Barbarian, diretto da Marcus Nispel. L'eroe è interpretato da Jason Momoa. Si può dire che sia stato un fallimento sia in termini di critica che di botteghino. 
Già negli anni '90 del XX secolo c'era l'intenzione di produrre un terzo capitolo della saga di Conan, sempre utilizzando Arnold Schwarzenegger come attore. Il progetto tuttavia non si è concretizzato. Dopo 7 anni di febbrile quanto inutile lavoro, la Warner Bros decise di vendere i diritti del film. Ad acquistarli fu la Millennium Films, che manifestò l'intenzione di fare un film il più fedele possibile alle opere di Howard. Nel 2008, a novembre, il regista avrebbe dovuto essere Brett Ratner, che presto rinunciò all'incarico. In seguito, la regia fu data a Marcus Nispel, mentre Sean Hood fu assunto per scrivere la sceneggiatura. Tutto questo per arrivare a un risultato fecale. 
Volete sapere una grande verità etimologica? I reboot si chiamano così perché sono ributtanti


Curiosità 

La realizzazione del film fu possibile perché Edward R. Pressman (che poi ne divenne il produttore esecutivo) era riuscito a comperare per 7.500 dollari i diritti di adattamento sul personaggio di Conan il Barbaro. Il problema è che per farlo dovette affrontare non poche difficoltà, arrivando a pagare ben 100.000 dollari in spese legali. C'erano già stati, fin dagli anni '60, tentativi di produrre film con Conan come protagonista, ma i grovigli sul copyright avevano fatto sì che nessuno se la sentisse di portare avanti il progetto. 

Per il ruolo di Valeria fu scelta alla bionda e statuaria Sandahl Bergman, che esercitava la professione di ballerina. Era stata diretta da Bob Fosse nel film musicale-drammatico All That Jazz (1979) e fu così proposta a Milius. Per l'ottima interpretazione nel ruolo di Valeria, nel 1982 la Bergman vinse il Golden Globe per la migliore attrice rivelazione. Nello stesso anno vinse anche il Saturn Award per la migliore attrice.

La risposta di Conan al Generale mongolo che gli chiede cosa sia il meglio della vita, trae ispirazione da un discorso di Gengis Khan, che è riportato in questo modo: 
"Il più grande piacere della vita è sconfiggere i tuoi nemici per inseguirli prima che loro inseguano te, derubarli delle loro ricchezze, trovarteli a terra nella polvere, vedere i loro cari annegare nelle lacrime, cavalcare i loro cavalli, stuprare le loro mogli e le loro figlie" 
(traduzione di Sir Henry Hoyle Howord dalla versione in francese di Abraham Constantin Mouradgea d'Ohsson). 
Anche se all'epoca in cui Milius diresse il film non esisteva ancora la tirannia del politically correct, le parole di Gengis Khan sono state edulcorate e ridotte, evitando in particolare ogni rifermiento esplicito alla violenza sessuale. 

Fu il geniale Allder a creare per le scene nella Torre un serpente meccanico alto 11 metri, il cui corpo gigantesco aveva un diametro di 0,76 metri, una testa lunga 0,76 m e larga 0,61 metri. Il costo del simulacro ofidico fu in tutto pari a 20.000 dollari. Lo scheletro del rettile finto era composto della lega usata per i telai degli aerei, il duralluminio. La pelle invece era di gommaschiuma vulcanizzata. Il meccanismo era controllato da cavi d'acciaio e pompe idrauliche; era in grado di esercitare una forza tra le 3,5 e le 9 tonnellate. Furono quindi creati altri due serpenti finti delle stesse dimensioni del primo: uno fu utilizzato per le riprese fisse e un secondo per le decapitazioni compiute da Schwarzenegger con grande e giusto entusiasmo, simile a quello di un carnefice medievale. 

Il capolavoro assoluto è stata la trasformazione di Thulsa Doom in un pitone. Le riprese erano composte da diversi filmati di parti del corpo finte, messe assieme a serpenti, sia vivi che fittizi, oltre a miniature e ingegnosi trucchi della telecamera, il tutto assemblato per mezzo di audaci tecniche di dissolvenza. 

La scena all'Albero del Dolore costò non poca fatica: la troupe dovette legare alcuni veri avvoltoi ai rami, aggiungendovi un uccello meccanico allo scopo di tormentare Schwarzenegger. Gli avvoltoi infatti non attaccano prede vive, rivolgono le loro attenzioni soltanto alle carogne. L'uccello meccanico aveva piume e ali tratte da un avvoltoio morto e già in decomposizione; gli ingranaggi che servivano a farlo muovere erano incastrati nell'albero finto.

Schwarzenegger ha conservato la spada atlantidea utilizzata per le riprese del film, esponendola per anni nel suo ufficio quando ha esercitato le sue funzioni istituzionali di Governatore della California (2003 - 2011). In tutto furono forgiate tre spade atlantidee e quattro spade Master, date ai membri della produzione. Ciascuna di queste armi costò ben 10.000 dollari. Tanto per dire che non erano giocattoli di cartapesta! 

Nei primi '90 dello scorso secolo, in un'occasione il film fu trasmesso in prima serata su una rete Fininvest, se ben ricordo era Italia 1.  Fu un passaggio televisivo decisamente anomalo: Berlusconi giocò agli spettatori uno scherzo da folletto, facendo tagliare in modo atroce la pellicola. Fu una vera devastazione, alla fine lo spettacolo durò poco più di un'ora. Ogni scena violenta fu espunta in modo chirurgico, a quanto pare "per ragioni di censura e di palinsesto". Anche se simili sfregi all'epoca erano abbastanza comuni, questo batté ogni record.

Altre recensioni e reazioni nel Web

Sul sito del Davinotti si trovano come sempre alcuni commenti utili e interessanti, spesso espressi con grande arguzia. Estraggo frammenti delle opinioni degli utenti, presentandole in questa sede come un pastone informe. 


Questo ha scritto il mitico Puppigallo: "Arnold e Conan sono la stessa cosa: masse di muscoli mosse da un cervello semplice ma funzionale. Ecco perché la sua interpretazione è perfetta." 
Caesars è pragmatico come il condottiero da cui ha derivato il suo nick: "Fumettone che a suo tempo ebbe notevole successo generando un seguito e varie imitazioni."
Minitina80 rimpiange i vecchi tempi: "Quando esistevano Uomini di Cinema che possedevano il coraggio di osare investendo soldi in sceneggiature rischiose, quando il digitale non aveva ancora contaminato e plastificato ogni grande produzione, era il tempo di Conan il cimmero e del segreto dell’acciaio." 
Ciavazzaro è piuttosto disincantato: "Fumettone che non può competere con i racconti di Robert E. Howard. Schwarzwenegger in questo caso, come appare ovvio, è solamente adatto in virtù del suo fisico e non di certo per altro."
Lupus 73 è entusiasta: "I disegni di Frazetta diventano cinema incontrando l'etica e la filosofia nietzschiana. Un epicità rozza e solenne al tempo stesso fatta di superomismo, eroismo, valor guerriero, sessualità, per un'epopea barbarica di bestie, uomini e dei (invisibili) rimasta ineguagliata, sia nei kolossal del passato che in quelli più moderni e stucchevoli." E ancora: "Schwarzenegger non impersona Conan, lui diviene Conan."