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giovedì 22 luglio 2021

IL MISTERO DELLA LINGUA BANGANI

Intendo trattare la questione degli importanti resti di una lingua indoeuropea ma non indoaria, eminentemente centum, che era parlata in India settentrionale (attuale Distretto di Uttarkashi, ad est del Passo Chanshal) e di cui sopravvivono alcune parole molto interessanti nella lingua indoaria denominata Bangani (बंगाणी baṅgāṇī); il Bangani è tradizionalmente considerato come un dialetto della lingua Garhwali e si trova in condizioni di grave rischio di estinzione. Questi vocaboli di un sostrato centum sono stati raccolti negli anni '80 dello scorso secolo da Claus Peter Zoller dell'Università di Oslo, uno studioso specializzato in lingue e letterature indiane (Zoller 1988, Zoller 1989). Non m'invento nulla e posso allegare alcune letture che spero attrarranno numerosi lettori e risveglino l'interesse degli accademici, anche in Italia: 

 
 
Riporto nel seguito un elenco di parole che sono riuscito a reperire nel Web (non senza fatica) e che non dovrebbe lasciare adito a dubbi a chiunque ritenga di essere un indoeuropeista. La fonte del materiale lessicale Bangani, molto annidata nel labirinto dei siti, consiste nel lavoro sul campo dello studioso indiano Anvita Abbi della Jawaharlal Nehru University di New Delhi, che ha potuto validare gran parte dei dati raccolti da Zoller basandosi sulla testimonianza diretta di numerosi parlanti sia anziani che giovani (Abbi 1997). Una parte dei dati in questione è contenuta nel sito di Peter Hook (University of Michigan). Il materiale originale di Zoll comprendeva 59 parole, di cui 50 sono state attestate da Abbi nelle sue campagne. Purtroppo ho potuto trovare un numero minore di parole, in tutto 36. Ho normalizzato in modo minimo l'ortografia e omesso una forma che mi sembrava dubbia. 
 

 
Note ortografiche:
/ε/ e /ɔ/ sono vocali aperte;
il diacritico ~ indica nasalizzazione;
/ṇ/ è una nasale retroflessa (cacuminale).

dɔkɔ "dieci"
dɔkru "lacrima"
dukti "figlia"
ɛrkɔ "splendente" 
ɛ~rkɔ "pulce"
getu "resina"
gimia:lo "stagione fredda"
gim
ɔ~ "inverno" 
goiṇɔ "sacrificio"
gɔmbɔ, gumbhɔ (1) "molare"  
gɔmṇɔ "sacrificare"
gɔṇɔ "nato, generato"
gɔsti "ospite" 
~te:r "Creatore"
gɔ~ti "esperto"  
kairɔ "grigio, scuro, bruno; nobile"  
kapɔ, kɔpɔ "campi adiacenti che appartengono a un solo
    proprietario"  
kapuṇ "piccolo campo"
kɔlpiṇɔ "nascondersi; scomparire" 
kɔlsṇɔ "nascondere" 
kɔp "appezzamento di terra"
kɔpɔ "zoccolo" 
kɔrsṇɔ "sfregare" 
kɔsṇo "sgridare" 
kɔsta~ "storia, narrazione" 
kɔsta:r, kɔste:r "amabile, piacevole"
kɔtɔ "cento"
kɔtrɔ "battaglia" 
kɔ:~tia "centinaia; molti" 
kurɔ "forte, duro; uomo coraggioso"
lɔktɔ "latte" 
muskɔ "bicipite"
ɔgn
ɔ~ "non nato"
ɔŋkɔ "morto, cadavere"
pɔrkɔ "domanda" 
pɔ:rkɔ "l'anno scorso"
 
(1) L'aspirata -bh- sembra secondaria. 
 
Confrontiamo ora, dove immediatamente possibile, queste arcaiche parole Bangani con i corrispondenti in sanscrito (in latino, greco o tocario B dove non esistono paralleli indoarii) e con le protoforme indoeuropee ricostruibili: 
 
dɔkɔ : sanscrito daśa "dieci", IE *dek'ṃ 
dɔkru : sanscrito aśru "lacrima", IE *(d)ak'ru  
dukti : sanscrito duhitṛ "figlia", IE *dhugətēr  
εrkɔ : sanscrito arcati "splende", IE *erkw- 
ε~rkɔ : sanscrito likṣā "lendine", IE *erek-, *eregh-
getu : sanscrito jatu "lacca, gomma", IE *gwetu  
gimia:lo, gimɔ~ : sanscrito hima "inverno", IE *g'himos 
goiṇɔ : sanscrito juhoti "egli sacrifica", IE *g'hew-
gɔmbɔ : sanscrito jambha "dente", IE *g'ombhos 
gɔṇɔ : sanscrito jan- "generare", IE *g'en- 
gɔsti : latino hostis "ospite; nemico", IE *ghostis
~te:r : sanscrito janitṛ "genitore, creatore", IE g'enǝtōr 
~ti : sanscrito jña- "conoscere", IE *g'ṇtis  
kairɔ : sanscrito śāra "variegato", IE *k'oiros, *k'eiros 
kɔlpiṇɔ : greco κλέπτω (kléptō) "io rubo", IE *klep- 
kɔlsṇɔ : sanscrito śarma "rifugio", IE *k'el- 
kɔrsṇɔ : sanscrito kaṣati "egli sfrega", IE *kars- 
kɔsṇo : sanscrito śāsti "egli istruisce", IE *k'as-
kɔsta~ : sanscrito śāstra "scrittura", IE *k'as-trom   
kɔtɔ, kɔ:~tia : sanscrito śata "cento", IE *k'ṃtom 
kɔtrɔ : sanscrito śatru "nemico", IE *k'etrus  
kurɔ : sanscrito śūra "coraggioso, eroico", IE *k'ew- 
lɔktɔ : latino lac "latte", IE *g'lakt  
muskɔ : sanscrito mūṣ "topo, muscolo", mūṣa "topo", IE *mūs
ɔgnɔ~ : sanscrito aja "non nato", IE *ṇ-g'ens 
ɔŋkɔ : tocario B eṅkwe "uomo, mortale", IE *ṇk'wo-  
pɔrkɔ : sanscrito praśna "domanda", IE *p(e)rek'- 
pɔ:rkɔ : sanscrito parut "l'anno scorso", IE *peruti  

Alcune note scritte di getto. 
1) Si notano parole che non sono rappresentate nelle lingue satem, come gɔsti, lɔktɔ, etc. Queste hanno corrispondenti unicamente in lingue centum e non ci si aspetterebbe in ogni caso di trovarle in India. 
2) Tanto cristalline e chiare nella loro etimologia sono quasi tutte queste parole, che non riteniamo possibile siano frutto di fraintendimenti.  
3) Spesso, anche quando esistono corrispondenze in sanscrito, si hanno grandi differenze fonetiche; appare invece evidente che si trova una maggior somiglianza delle parole Bangani con esiti di radici indoeuropee nelle lingue dell'Occidente. 
4) Alle parole di sostrato del Bangani non si applica la legge fonetica RUKI, tipica delle lingue satem (pur con qualche eccezione), che palatalizza la sibilante s dopo le consonanti r, k, g, gh e le approssimanti y, w.

Questo è un rudimentale prospetto delle corrispondenze fonemiche che spiegano il passaggio dal protoindoeuropeo al proto-Bangani: 
 
Protoindoeuropeo > Proto-Bangani

Vocali: 
 
a > ɔ
e > ɔ, ε
i > i 
o > ɔ
u > u 
ə > ɔ 
ā > ɔ
ē > ɔ
ī > i
ō > ɔ
ū > u
 
Dittonghi 
 
ei > ai
oi > ai, oi 
eu > ɔ, o
ou > ɔ, o 
 
Sonanti: 
 
ṃ > ɔ, ɔ:~
ṇ > ɔn, ɔ~, ɔ
ṛ > ɔr, -e:r, -a:r, -i
ḷ > ɔl
 
Consonanti: 
 
bh > b
dh > d
gh > g 
g'h > g
gwh > g 
b > b
d > d
g > g
g' > g 
gw > g 
p > p
t > t
k > k
k' > k
kw > k 
m > m 
n > n, ṇ 
r > r 
l > l 
s > s 
y > y 
w > w, v
 
Alcune di queste corrispondenze sono puramente ipotetiche, dal momento che nel materiale lessicale noto non sono presenti esempi. Così l'esito delle approssimanti in Bangani non mi è affatto chiaro (abbiamo esempi di /v/ e /w/ in esiti di parole indoarie e in prestiti, come dewu "il dio" e il nome proprio femminile Sāvitrī). Le sonanti possono avere diversi esiti; in particolare è complessa la situazione della sonante rotica. Se dovessero emergere dati nuovi in grado di farmi apportare correzioni ed aggiornamenti, sarò ben lieto di farlo e di darne notizia.  
 
Ricostruzione del proto-Bangani 
 
Sono convinto che sia importante tentare di effettuare ricostruzioni a partire dalla protolingua indoeuropea, in modo tale da poter riempire le lacune create dalla Storia. Ovviamente non ci si può aspettare di ottenere risultati strabilianti. Posso cominciare con qualche semplice protoforma altamente probabile di parole non sopravvissute nel Bangani storico, ma che dovevano appartenere alla lingua d'origine: 

*bɔgu "braccio" < IE *bhāg'hus
*gɔ:~ti "egli uccide" < IE *gwhenti 
*gɔrmɔ "caldo" < IE *gwhormos 
*kɔtwɔrɔ "quattro" < IE *kwetwores
*mɔṇɔ "mente" < IE *menos
*mɔti "madre" < IE *mātēr 
*nεwɔ "nove" < IE *(e)newṃ 
*ɔkɔ "cavallo" < IE *ek'wos 
*ɔktɔ "otto" < IE *ok'tōu
*pɔŋkɔ "cinque" < IE *penkwe
*pɔti "padre" < IE *pətēr 
*sɔptɔ "sette" < IE *septṃ  
 
Queste ricostruzioni non vanno confuse con le parole realmente attestate, devono essere considerate più che altro un esercizio. Un domani potrebbero emergere documenti in grado di comprovarle e di estendere di molto la nostra conoscenza. Potrebbe tuttavia non succedere. 
 
L'importanza del proto-Bangani  
 
Ebbene, il valente Claus Peter Zoller fu perseguitato come colpevole di "eresia scientifica", perché aveva osato sfidare i dogmi dei Neogrammatici - quegli stessi che poi ricostruiscono protoforme indoeuropee anche per le scorregge e i rutti! Le sue scoperte non sono state riconosciute come valide ed è addirittura stato accusato di aver interpretato e trascritto male i suoni della lingua Bangani. Tutto questo perché queste scoperte avrebbero causato un terremoto in grado di scuotere le fondamenta di una certa religione scientista! I più accaniti negatori del sostrato centum in Bangani sono George van Driem (University of Bern) e Suhnu Ram Sharma (Deccan College Postgraduate and Research Institute). Sorprende molto che tra gli oppositori di Zoller ci sia anche Robert Beekes (1995), che pure è un valido studioso del sostrato pre-greco. 
 
Origini ultime 
 
Zoller ha riportato l'esistenza di una tradizione che fa risalire l'origine dei parlanti del Bangani a una migrazione dall'Afghanistan, ma senza fornire ulteriori dettagli. Mi sembrava importante riportarlo.   
 
L'importanza di ulteriori studi sul campo 
 
Queste sono le commoventi parole di Anvita Abbi:  
 
"Non so se il collegamento di questa lingua con qualsiasi gruppo di lingue kentum possa essere stabilito in quanto non sono un linguista storico, ma una cosa è certa: la sintassi e l'elenco delle parole di Bangani mostrano strati di strutture, alcune delle quali possono essere relitti del passato, in quanto non si adattano né a un tipico gruppo indoariano né possono essere parte di un fenomeno areale. Penso che più linguisti dovrebbero lavorare su questa lingua, soprattutto descrittivisti e sociolinguisti storici." 

Sono convinto che con nuove e approfondite indagini si possa spingere molto oltre il confine dello scibile, strappando all'Oblio informazioni estremamente utili. Trovo inconcepibile che il Web faccia di tutto per far disperdere questi studi nell'Oceano dell'Entropia.    
 
La peste della politica 
 
Purtroppo la linguistica è ben lontana dall'essere immune dalla funesta e pervasiva influenza della politica. Per mille motivi, una lingua può far paura al mondo politico anche se è morta da secoli o se ne sopravvive soltanto un pugno di parole in un contesto di estrema marginalità. I ragionamenti che stanno alla base della paura in questione sono spesso ingenui, persino banali, eppure possono fare gravi danni alla Conoscenza. Le autorità indiane, tanto per fare un esempio, potrebbero sostenere che tutto ciò che riguarda le lingue centum è connesso con l'Occidente (dimenticando il tocario) e quindi con la colonizzazione. Le parole di sostrato in Bangani potrebbero così essere negate perché a qualcuno ricordano l'Impero Britannico brutto e cattivo, o qualcosa di simile. Non intendo dire che l'Impero fosse una bella cosa e sono consapevole che Gandhi lo ha sconfitto mettendo in campo un milione di nudisti. Mi rendo però anche conto di un'altra cosa: se qualcuno sulle pendici dell'Himalaya chiama l'ospite "gɔsti" e il latte "lɔktɔ", questo non è un fatto politicamente neutro: è una mina vagante che qualcuno cercherà di disinnescare. 

giovedì 8 aprile 2021

ETIMOLOGIA DI NERONE E UN'INASPETTATA SOPRAVVIVENZA ITALICA

L'etimologia del nome Nerone non è affatto banale come potrebbe sembrare a prima vista. Molti tenderanno naturalmente ad associare il nome dell'inclito Imperatore all'aggettivo nero, cosa assurda per chiunque abbia anche una minima conoscenza della lingua latina. 
Famoso a questo proposito è un gioco di parole che ricordo fin da quando ero un moccioso: la frase latina "Cane Nero" significa "Canta, Nerone". È un ingegnoso trabocchetto usato per scherzi e indovinelli, che si è formato tra gli studenti di latino, anche se non è facile tracciarne con esattezza l'origine. Ne esiste anche una versione estesa, "Cane Nero magna bella Persica", che in latino significa "Canta, Nerone, le grandi guerre persiane", mentre il romanesco ha tutt'altro senso, parlando banalmente di un cane nero che mangia una bella pesca. 
Detto questo, Nerone non ha nulla a che fare con il colore nero, che in latino è niger (femminile nigra, neutro nigrum). Il glorioso cognomen romano Nerō (gen. Nerōnis), la cui origine è con ogni probabilità sabina, significa "Forte, Valente". Deriva dall'antica radice italica *ner-, di chiarissima origine indoeuropea, che significa "virile, forte".

Mirate tutti la potenza della Scienza linguistica! Da cose oscure e poco note, tramite le attestazioni e la forza delle ricostruzioni, fondate sulla Logica, in molti casi è in grado di illuminare l'Oscurità del passato, rendendo perfettamente comprensibile ciò che non si capiva. Riporto in questa sede ciò che serve allo scopo che mi sono prefisso. Certo, si tratta di cose acclarate da tempo. Eppure credo che sia sommamente utile divulgarle. 
 
Protindoeuropeo: *(a)ner- "uomo" 
Ricostruzione glottalica: h2nḗr "uomo; potere, forza, energia vitale" 

Anatolico: Ittita innarawatar "potere vitale", innarawant- "forte"; Luvio annar-ummi- "forte" (vedi Tischler); lidio nãrs "virtù, valore".

Sanscrito: nṛ́,
nár- "uomo, eroe", nára- (m.) "uomo; persona", nā́rī (f.) "donna, moglie"; nárya- "virile, umano"; sū-nára- "giovane uomo; giovanile".

Iranico: avestico , nar- "uomo, persona", nāirī "donna"; nairya- "virile"; curdo; ossetico næl "maschio"; persiano moderno nar /nær/ "virile, maschio; marito, stallone", nari "pene".

Armeno: ayr "uomo, persona" (gen. aṙn); aru "virile".
 
Frigio: αναρ (anar) "marito".
 
Greco antico: ἀνήρ (anḗr) "uomo", gen. ἀνδρός (andrós), acc. ἄνδρα (ándra), acc. epico ἄνέρα (anéra); epico ὴνοαέη (ǟnoréǟ) "virilità"; δυσ-ᾱ́νωρ (dus-ā́nōr) "che ha un cattivo marito".
 
Latino: neriōsus "forte, vigoroso; resistente" (di origine sabina); Nerō "Nerone" (antroponimo).
 
Altro italico: Osco niir, ner /ne:r/ "uomo", gen. pl. nerum; umbro acc. pl. nerf, dat. nerus "primi cittadini, nobili, prìncipi" (Tabole Iguvine); sud piceno nír "uomo", acc. pl. nerf  "uomini" (vedi Zamponi).
 
Celtico: *nerto-m "forza, virilità": gallico Esu-nertus, Nerto-marus, Nertacus (antroponimi), celtiberico Nerto-briga (nome di città); antico irlandese nert "forza, virilà"; gallese nerth "forza, virilità", cornico nerth "forza, virilità", medio bretone nerz "forza", bretone moderno nerzh "forza"; 
*nero-s "eroe": gallese nêr "eroe"; antico irlandese ner "cinghiale" (simbolo della virilità); celtiberico Neri (una tribù celtica della Galizia).
 
Albanese: njeri "uomo, persona" (antico albanese njer, proto-albanese *nera). 

Un'inaspettata sopravvivenza italica: 
la nerchia
 
La radice ner- "forte, virile" è sopravvissuta come relitto nella parola nerchia "pene, membro virile", molto diffusa nel Lazio (ad esempio si trova a Viterbo). Si può ricostruire una protoforma italica *ner-tlā- "pene, membro virile": con buona pace delle femministe convulsionarie, questo nome fallico è di genere grammaticale femminile - come spesso accade (vedi anche verga e minchia). Il Dizionario Treccani riporta la voce nerchia soltanto come una delle tante glosse di vocaboli fallici ma non la tratta, si trincera dietro il silenzio dell'ignoto. Molta gente, in modo stolto, ritiene che nerchia sia semplicemente una variante di minchia (da latino mentula "pene"), cosa impossibile per motivi fonetici. A sostenere questa pretesa derivazione di nerchia da minchia ci sono i fallocefali di Quora, è ovvio. Come di costume, stigmatizzo e fustigo i romanisti, che non hanno dedicato nemmeno mezza parola su una così importante testimonianza di un sostrato preromano indoeuropeo! Per loro, tutto ciò che non può essere ricondotto al vocabolario di latino che usavano al liceo, deve essere di "etimologia sconosciuta" o di "origine incerta". Per fortuna abbiamo trovato nel Web il meritorio sito di Aracne Editrice, in cui l'utente Nessuno ha pubblicato un interessante contributo, riportando l'etimologia di nerchia dalla radice italica *ner- e confermando la diffusione del vocabolo anche in Calabria, terra degli antichi Bruzi: 
 

L'etimologia è inclusa in un volume dello studioso John Bassett Trumper: Geostoria linguistica della Calabria (2016). Questa è la sinossi: 
 

"L’attuale divisione geopolitica della Calabria non corrisponde certo con esattezza alla terza Regio romana; non è quindi utile descrivere le centinaia di parlate singole della regione che oggi chiamiamo Calabria, spesso molto diverse tra loro, unite solo perché hanno una comune origine nel tardo latino. Questa regione non ha mai avuto, nella sua lunga storia, alcun centro dominante in senso culturale, politico–economico e soprattutto linguistico, nessun luogo, o luoghi, identificabile con un centro urbano, o un agglomerato consistente, che livellasse e koinizzasse l’intera area. Storicamente, il punto d’inizio sarà l’“italicizzazione” dell’odierna Italia nel periodo 3200–2800 a.C., discutendo la formazione di un gruppo italico Umbro–Sabino–Sudpiceno–Osco e considerando se una denominazione quale Enotro/Enotria sia riferita a uno stadio antico di questo stesso gruppo. L’autore si è concentrato principalmente sullo studio dei rapporti (biculturali) tra i microgruppi sabellici più meridionali e i Dori; è notevole che, mentre i Campani e gli Osci si alfabetizzano tramite le rivisitazioni etrusche dell’alfabeto greco, con la formazione dell’alfabeto detto “osco nazionale”, gli Osci più meridionali – che si chiamino Brettii o Enotri, non ha eccessiva rilevanza – ricevono l’alfabeto direttamente dai Dori, con lievi adattamenti."

domenica 28 marzo 2021

 
IL SONNO NERO DEL DOTTOR SATANA 
 
Titolo originale: The Black Sleep 
Paese di produzione: Stati Uniti d'America
Anno: 1956
Durata: 82 min
Dati tecnici: B/N
Genere: Orrore, fantascienza
Regia: Reginald Le Borg
Soggetto: Gerald Drayson Adams (storia)
Sceneggiatura: John C. Higgins  
Produttore: Howard W. Koch 
Produttore esecutivo: Aubrey Schenck
Fotografia: Gordon Avil
Montaggio: John F. Schreyer
Musiche: Les Baxter 
Interpreti e personaggi:
    Basil Rathbone: Sir Joel Cadman
    Akim Tamiroff: Odo, lo zingaro
    Herbert Rudley: Dottor Gordon Ramsey
    Lon Chaney Jr.: Mungo
    John Carradine: Borg, l'uomo che si crede Boemondo
    Bela Lugosi: Casimiro (Casimir) 
    Patricia Blair: Laura Munroe
    Phyllis Stanley: Daphnae
    Tor Johnson: Curry
    Sally Yarnell: Mostro femmina
    George Sawaya: Marinaio
    Claire Carleton: Carmoda Daily
    Peter Gordon: Sergente Steele
    John Sheffield: Detective Redford
    Clive Morgan: Agente Blevins
    Louanna Gardner: Angelina Cadman
    Aubrey Schenck: Aiutante coroner della prigione
Doppiatori italiani:
    Emilio Cigoli: Sir Joel Cadman
    Luigi Pavese: Odo, lo zingaro
    Gualtiero De Angelis: Dottor Gordon Ramsey
    Renato Turi: Borg, l'uomo che si crede Boemondo
    Rita Savagnone: Laura Munroe
    Wanda Tettoni: Daphnae
    Renata Marini: Carmoda Daily
    Manlio Busoni: Sergente Steele 
Titoli in altre lingue: 
    Tedesco: Die Schreckenskammer des Dr. Thosti 
    Francese: Les monstres se révoltent 
    Spagnolo (Spagna): El sueño negro
    Spagnolo (Messico): Sueño negro 
    Portoghese: A Torre dos Monstros 
    Rumeno: Somnul negru 
    Russo: Черное бездействие 
    Greco: Η κατάρα της Ανατολής 
    Greco (traslitterato): I katara tis Anatolis 
    Turco: Kâbuslar Şatosu
    Arabo: النوم الأسود

Trama: 
Inghilterra vittoriana, Anno del Signore 1872. Il giovane dottor Gordon Angus Ramsey è in cella per un omicidio che non ha commesso. La notte prima dell'impiccagione riceve l'inattesa visita dell'anziano dottor Sir Joel Cadman, che è un chirurgo eminente. La conversazione è sorprendente. Il luminare offre al prigioniero un'opportunità insperata per sfuggire al suo destino: gli somministra una pozione che simula la morte provocando un coma profondo. Così il condannato viene dichiarato morto e sfugge all'esecuzione. Recuperato il corpo, fatto passare per un cadavere, il dottor Cadman lo trasferisce in un antico maniero di sua proprietà con l'aiuto dello zingaro Odo, suo subdolo servitore. In quel tetro luogo si conducono esperimenti perigliosi di rianimazione, ben oltre il limite del sacrilegio. La pozione imitatrice della morte, chiamata Nind Andhera (ossia "Sonno Nero"), ha infatti un antidoto che può annullarne l'effetto - a patto che sia somministrata in tempo. Quando il dottor Ramsay viene rianimato nella castello del dottor Cadman, viene spaventato dalle urla di una giovane donna di nome Laurie, subito attaccata da un energumeno. L'unica persona che può controllare questo folle deforme, dileggiato col nomignolo "Mungo", è l'infermiera del dottor Cadman, Daphnae, che lo calma e lo porta via (immagino che sia stato sedato con stimolazioni lubriche degli organi genitali e dell'ano, ma tutto ciò è rigorosamente off camera!). Più tardi, il dottor Cadman e Daphnae visitano la camera da letto di Angelina. Costei è la moglie del luminare ed è in coma a causa di un tumore inoperabile al cervello. Questo è il punto cruciale. Il dottor Cadman giura che troverà un modo per operare Angelina, di cui è follemente innamorato, riuscendo così a salvarle la vita. Tuttavia, quando incontra il dottor Ramsay, il dottor Cadman gli dice che sta conducendo esperimenti sul cervello umano per aiutare a riportare in condizioni normali creature come Mungo e il suo servo muto Casimiro. Si scopre così che Mungo era in realtà il dottor Munroe, uno degli ex insegnanti del dottor Ramsay, che il dottor Cadman vorrebbe aiutare tramite la sua ricerca. Lo capite anche voi che tutto questo è la merda, vero? Bisogna però capire che all'epoca della narrazione c'erano conoscenze molto rudimentali sul sistema nervoso. In una sala operatoria nascosta nel maniero, il dottor Ramsay osserva l'esperimento del dottor Cadman sul cervello di un uomo, con Lucy e Daphnae che lo aiutano, pieni di angoscia. Il giovane medico è colto alla sprovvista quando vede fuoriuscire il fluido cefalorachidiano dalla materia cerebrale esposta del soggetto, prova che quel corpo è ancora vivo. Il dottor Cadman considera la potenziale lesione all'encefalo come un rischio necessario per il bene superiore dell'Umanità, evocato con una formula tipicamente massonica. La necessità impellente è testare diverse regioni del cervello per mapparne le funzioni. Quella notte Laurie dice al dottor Ramsay che pensa di potersi fidare di lui. Gli confida di essere la figlia del dottor Munroe. Lo stato attuale del suo povero padre, ridotto a una larva, è stato causato da un'improvvida operazione del mefistofelico dottor Cadman. Quando si confronta con il suo protetto, il dottor Cadman ammette di essere responsabile del funesto accaduto e gli dice che sta lavorando duramente per invertire le conseguenze indesiderate espiando i suoi errori - ma non menziona sua moglie Angelina e le sue terribili condizioni. Di ritorno a Londra, il felpato e sornione zingaro Odo ha somministrato il Nind Andhera a una donna che conosceva, una pingue fellatrice pubblica. Odo è un uomo molto simpatico, anche se più ossessivo e avido di una badante ucraina. Quando la polizia arriva a cercare la meretrice scomparsa, Odo afferma di non sapere dove si trova e si sbarazza dell'antidoto che potrebbe rianimarla. Così la donna è morta, per sempre. Al maniero del dottor Cadman, il dottor Ramsay e Laurie  trovano trovano in alcune celle di una prigione nascosta  alcune cavie degli esperimenti del dottor Cadman. Sono tutti individui pazzi e sfigurati. Il dottor Cadman, Daphnae, Mungo e Casimiro catturano il dottor Ramsay e Laurie ma lasciano cadere le chiavi mentre se ne vanno. Il dottor Cadman rivela le condizioni di Angelina al dottor Ramsay. Si aspettava di condurre un'operazione che richiedeva un secondo soggetto donna, ma quando scopre che Odo aveva lasciato morire la vittima designata, decide di usare Laurie al suo posto. Il dottor Cadman viene però interrotto dall'arrivo di investigatori della polizia alla ricerca dello zingaro Odo. Nel frattempo, Il dottor Ramsay cerca di far rivivere Laurie anestetizzata e riesce a drogare Mungo mentre Daphnae è fuori dalla stanza. L'infermiera stessa si confronta con le vittime del dottor Cadman, che sono fuggite dalla prigione con le chiavi abbandonate. Guidati da un predicatore fanatico di nome Borg, che crede di essere il crociato Boemondo di Taranto, gettano Daphnae nel camino. Lei fugge, urlando in fiamme. Il dottor Ramsay fa allora rivivere Laurie, ma Mungo si sveglia e la attacca. Viene fermato da Borg-Boemondo e dalle altre vittime, che poi si rivoltano contro il dottor Cadman proprio mentre entra nella stanza con la moglie in coma. Indietreggiando, lo scienziato pazzo cade sulla ringhiera delle scale e precipita verso la morte assieme ad Angelina. La polizia finalmente arriva con Odo e Casimiro. Il dottor Ramsay e Laurie partono all'alba del nuovo giorno. E questo schifo di affare è finito. Non se ne poteva più di un simile trambusto.
 
 
Recensione: 
Un bianco e nero intriso di un'oscurità densa come il petrolio. I contrasti tra luce fioca e tenebra fitta sono magici, trasmettono una grande angoscia. Il bianco e nero dovrebbe essere obbligatorio nella produzione di film horror. Non si vedono molte pellicole di una tale bellezza tecnica in questi tempi degenerati. Peccato che la narrazione sia molto più prosaica dell'ambientazione gotica, contenendo moltissime inconsistenze! Certo, non è il peggio della produzione di Le Borg. Almeno non si trovano i suoi terribili "effetti speciali", di cui ha fatto uso e abuso in Horla - diario segreto di un pazzo (1963). Una nota triste: Il sonno nero del dottor Satana è stato l'ultimo film interpretato da Bela Lugosi, nel ruolo inglorioso di un servitore muto. Si segnala un bravissimo Akim Tamiroff nei panni dello zingaro Odo. Questo attore, che era un armeno nato a Tbilisi (Georgia), è comparso in un numero impressionante di film. Notevole anche Jonh Carradine nei panni di Borg (curiosa l'assonanza col cognome d'arte del regista), che aveva in sé lo spirito visionario, guerriero ed esagitato di Boemondo di Taranto. La sua tempra è assolutamente eroica, dai suoi occhi si sprigiona una violenta luce di fanatismo. 
 
Alcuni commenti sui titoli in varie lingue 

  1) Italiano  
L'epiteto "dottor Satana" che compare nel titolo del film in italiano non ha corrispondenza alcuna nell'opera originale di Reginald Le Borg: è una delle solite "traduzioni" fantasiose così tipiche del mondo della Settima Arte. In ogni caso nel corso del film non si fa mai alcun riferimento al Principe delle Tenebre. Sono però riuscito a trovare le cause di questa scelta solo apparentemente incongrua (vedi nel seguito).
  2) Tedesco 
Il titolo Der Schreckenskammer des Dr. Thosti significa "La camera degli orrori del dottor Thosti". Non si sa bene per quale dannato motivo il dottor Cadman sia diventato il dottor Thosti nella versione in tedesco. Tra l'altro non è affatto chiara l'etimologia del cognome Thosti. Non si capisce il motivo di una scelta tanto stravagante e arbitraria. Sarò sempre grato a chi saprà darmi lumi.  
  3) Francese 
Il responsabile del titolo Les monstres se révoltent, ossia "I mostri si ribellano", meriterebbe di spararsi accidentalmente una revolverata in un piede. 
  4) Russo 
Il titolo Черное бездействие (Čórnoje bezdéjstvije) significa "Inazione nera". Non sarebbe stato possibile trovare qualcosa di tanto squallido e inefficace nemmeno per caso! Il termine russo bezdéjstvije è un calco dal francese ination, formato usando il prefisso negativo bez- e il sostantivo déjstvije "azione". Il neologismo è attestato per la prima volta nel 1778. Con buona pace di Dugin e di Putin.
  5) Rumeno 
Il titolo Somnul negru è una traduzione letterale dell'originale, assolutamente perfetta. Molto bene! Tutto ciò è lodevole! Non dobbiamo mai dimenticarci che il rumeno, lingua dell'eroico Vlad Tepes, è una bizzarra eredità dell'Impero Romano.
  6) Greco 
Il titolo Η κατάρα της Ανατολής (I katara tis Anatolis) significa "La maledizione dell'Est". La parola κατάρα "maledizione" deriva dal greco antico: κατά "contro", ἀρά "invocazione". La scelta è piuttosto fantasiosa, anche se tutto sommato di scarso effetto. Credo che la lingua greca abbia risorse in grado di produrre titoli ben migliori!  
  7) Turco 
Il titolo Kâbuslar Şatosu significa "Il castello degli incubi". Sembra più passabile del titolo greco, anche se comunque è piatto e insoddisfacente. La parola kâbus "incubo" deriva dall'arabo kābūs (َابُوس) "incubo", mentre şatosu è la forma possessiva di terza persona singolare di şato "castello", dal francese château
  8) Arabo 
Il titolo النوم الأسود (Al-Nawm al-aswad) si spiega facilmente: nawm (نَوْم) significa "sonno" e aswad (أَسْوَد) significa "nero". È una traduzione assolutamente letterale. La più riuscita di tutte! Sa di Necronomicon, come se fosse il frutto dell'ingegno di Abdul Alazred! 
 

Il vero Dottor Satana 
 
L'origine del titolo italiano del film di Le Borg è in realtà molto chiara. Il personaggio noto l'epiteto "Dottor Satana" è il serial killer francese Marcel André Henri Félix Petiot (1897 - 1946). Nacque ad Auxerre (dipartimento dell'Yonne), a soli 11 anni sparò in classe con la pistola del padre e propose a una compagna di fare sesso. Si divertiva a seviziare animali, straziandoli, ustionandoli e soffocandoli. Nell'adolescenza scassinò una cassetta postale, finendo accusato per furto e danneggiamento di proprietà dello Stato. Costretto a sottoporsi a una perizia psichiatrica, gli fu diagnosticata una malattia mentale. Dopo varie squallide vicissitudini si arruolò nell'esercito e combatté nella Grande Guerra, distinguendosi per la sua ferocia. Ferito e gassato in battaglia ad Aisne, mostrò sintomi di un grave esaurimento. Dopo un incessante andirivieni tra il carcere militare e il reparto psichiatrico, fu rimandato al fronte nel 1918. Nuovamente ferito in  battaglia, gli furono diagnosticati disturbi psichiatrici e finì riformato. In tre anni riuscì a laurearsi in medicina, grazie a un programma che favoriva l'accesso dei veterani agli studi. Aprì uno studio medico e iniziò a somministrare massicce quantità di oppio ai pazienti, rendendoli dipendenti. Narcotizzava le sue vittime e abusava di loro sessualmente. Quando la Francia fu invasa dalle armate del Terzo Reich, escogità un'attività molto lucrosa: offriva agli ebrei perseguitati passaporti falsi per espatriare, estorceva loro grosse somme di denaro e in cambio somministrava iniezioni di cianuro in endovena. Quando i famigliari di un morto venivano a piangerlo, li gassava con la stricnina, godendo delle loro convulsioni! I cadaveri li faceva sparire cremandoli in un forno che aveva nello scantinato. Scoperto per un caso fortuito, fu condannato a morte e giustiziato nel 1946. Furono accertate 27 vittime, i cui corpi smembrati e decapitati furono trovati nei sotterranei della sua abitazione, anche se il numero reale si potrebbe aggirare intorno alle 150 persone soppresse. Per paradosso tutto ciò fu fatto da un uomo che odiava la Germania e che militava nella Resistenza. Il caso ebbe un'enorme risonanza mediatica: si originò così l'uso di attribuire l'epiteto "Dottor Satana" al personaggio cinematografico tipo di un medico pazzo che compie atrocità di ogni genere su vittime narcotizzate. Jesús Franco diresse Il diabolico dottor Satana (Gritos en la noche, 1962): anche in questo caso la traduzione in italiano si è ispirata a Marcel Petiot per definire il protagonista, il dottor Orlof, che narcotizzava e rapiva donne belle e giovani per tentare di trapiantare la loro pelle sul volto della figlia Melissa, rimasta sfigurata in un incendio. 
      
 
Etimologia di Nind Andhera 

In Hindi la parola nind (नींद) significa "sonno" (glossa inglese: sleep). Nella stessa lingua la parola andherā (अँधेरा) significa "scuro" (glossa inglese: dark). Entrambi i vocabili hanno origine sanscrita: nind deriva dal sanscrito nidrā (निद्रा) "sonno", mentre andherā deriva dal sanscrito andhakāra (अन्धकार) "tenebra". Quindi il nome Nind Andhera è stato tradotto correttamente in inglese con "Black Sleep". Si nota che in Romaní si usa una parola molto diversa per designare la Creazione di Morfeo: suno significa "sonno; sogno". Ricoro ancora la vibrante declamazione di un poeta: amarí čhib, amaró suno "la nostra lingua, il nostro sogno". La parola suno deriva direttamente dal pracrito suvina "sogno", a sua volta dal sanscrito *supna (सुप्न) "sogno" - la cui radice indoeuropea è la stessa delle parole latine sopor, somnus e somnium. In alcuni dialetti l'accento è sulla seconda sillaba (sunó), mentre in altri a quanto pare è sulla prima. La traduzione letterale di Nind Andhera in Romaní è Kaló Suno.

Il nome Romaní del gatto

Lo zingaro Odo sostiene più volte che il suo nome nella sua lingua nativa significa "Gatto". Sembra che ci tenga molto a farlo sapere. L'informazione è affidabile? No, non lo è affatto. In lingua Romaní odo non significa "gatto". La parola per dire "gatto" è mačka. Così si hanno le seguenti frasi:
 
mačka del goli "il gatto miagola" 
mačka rovél "il gatto miagola" (lett. "piange") 
mačka pel thud "il gatto beve il latte" 
 
Da dove è giunta l'idea che gli Zingari chiamino odo il gatto? Si tratta di un'invenzione dell'autore del soggetto? Al momento non riesco a tracciare meglio questo pacchetto memetico, che dovrebbe far meditare su come la Settima Arte abbia il potere pervasivo di diffondere dati non fidedigni.  
 
Etimologia di Mungo 
 
Quando mi sono imbattuto nel nomignolo Mungo, ho pensato che fosse una semplice abbreviazione di mongoloid "mongoloide, affetto da trisomia 21". Ora credo che si tratti piuttosto di un portmanteau: Munroe + mongoloid => Mungo. Un'altra possibilità è che il nomignolo sia stato tratto dallo Shelta: in quella lingua segreta e misteriosa esiste infatti la parola mong "stupido" (glossa inglese: fool), non connessa con la ben nota anomalia genetica. Al giorno d'oggi l'uso di un simile epiteto sarebbe censurato e proibito dall'imperante tirannia del politically correct. Persino chiamare il personaggio "Down" sarebbe ritenuto irrispettoso e vietato. 
 
Curiosità 
 
Le mani che compiono l'intervento al cervello sono quelle di un vero neurochirurgo, che lavorava al Cedars of Lebanon Hospital di Los Angeles. È stato noleggiato perché l'operazione apparisse verosimile.  

In origine il ruolo dello zingaro Odo doveva essere assegnato a Peter Lorre (nato László Löwenstein), ma la sua richiesta di compenso fu giudicata troppo esosa. Così la parte fu data a Akim Tamiroff. Credo proprio che ciò sia stato un gran bene. 

Secondo quanto riferito, Bela Lugosi era molto scontento della sua mancanza di dialogo e ha assillato Reginald Le Borg perché gli concedesse alcune battute. Sebbene il regista alla fine abbia acconsentito a girare alcune scene di dialogo extra con l'attore, non sono mai state utilizzate. 

L'ineffabile Odo offre a una prostituta un bicchiere di vino di Madera drogato. Questo è probabilmente un riferimento sfacciato all'allora popolare canzone di Flanders & Swann, "Have Some Madeira, M'Dear", una ballata in stile edoardiano che parla di un vecchio libertino intento a stordire una giovane ragazza nella speranza di poter abusare di lei.
 
 
Altre recensioni e reazioni nel Web  
 
Riporto alcune brevi recensioni comparse sul sito Il Davinotti, che mi sembrano interessanti. 
 
 
Homesick ha scritto: 

"Gotico ordinario che alla debolezza del materiale narrativo – talora maneggiato con la grossolanità e il ridicolo involontario di un Ed Wood – replica convocando l’aristocrazia del vecchio cinema del terrore: il bestiale Chaney jr., il maggiordomo sordomuto Lugosi e il delirante crociato Carradine seggono con egual dignità accanto a Rathbone, imperturbabile mad doctor, e a Tamiroff, losco zingaro servile e linguacciuto. Avendo chiamato in causa Ed Wood non si può tralasciare il suo bombolone calvo Tor Johnson. Sufficiente." 

Giùan ha scritto: 
 
"Per parlarne verrebbe voglia di lasciar da parte ogni griglia di carattere filmico per ricorrere invece a un glossario cinematografico-lombrosiano, considerato il preoccupante materiale antropologico offerto dal cast: dall'incartapecorito Rathbone al catatonico Chaney jr passando per l'ormai belante occhio di Lugosi. È nondimeno però proprio la presenza di queste maschere di cera, mosse da Le Borg con accondiscendente apatia, a render simpaticamente bizzarra questa creatura Frankensteinian-Franjuiana. Straripante Tamiroff, che infonde linfa vitale." 
 
Fauno ha scritto: 
 
"Non solo horror, ma con qualche interessante risvolto giallo, specie per le persone scomparse o dichiarate morte. All'inizio va lento, ma il finale è corposo e in netta crescita. La pozione in grado di dare morte apparente verrà ripresa perfino nel Sandokan nostrano; mi ha colpito di più il vedere l'evoluzione dello studio dei compartimenti cerebrali come deputati a molte funzioni vitali. Da un lato è molto crudele la sperimentazione su condannati o su figli di nessuno, dall'altro intenerisce la disperazione per la morte quasi sicura della donna amata." 
 
Molti recensori lamentano la supposta incomprensibilità del titolo italiano evocante Satana: credo di aver presentato materiale sufficiente e convincente per rispondere ai loro dubbi.   

domenica 24 gennaio 2021

ALCUNE NOTE SULL'ETIMOLOGIA DI RUM

Qual è l'etimologia di rum? Quanti se lo saranno chiesto? Ricordo che un tempo in italiano si scriveva addirittura rhum, con una consonante -h- intrusiva e inutile, ma per fortuna questa ortografia bizzarra è poi caduta in disuso. Molti si accontentano di dire che la parola in questione viene dall'inglese rum (pronuncia /ɹʌm/; inglese scolastico italico /ram/). Questo non è il punto d'arrivo, ma il punto di partenza: il problema è capire da dove l'inglese ha preso un termine tanto strano. Ebbene, indagare l'argomento significa immergersi in acque torbide e profonde, in cui all'inizio si ha l'impressione di annaspare senza certezza di ottenerne alcunché di utile. Il percorso per arrivare a un'ipotesi verosimile è abbastanza tortuoso, come spesso accade nel chimerico regno delle etimologie di vocaboli inglesi che sembrano fatti di aria sottile. Questo è ciò che riporta il dizionario Etymonline.com a proposito del nome del famoso liquore (traduzione del sottoscritto): 
 
 
rum (n.) 
 
"liquore distillato dal succo della canna da zucchero o dalla melassa", anni '50 del Seicento, evidentemente un'abbreviazione di rumbullion (1651), rombostion (1652), tutte parole di incerta origine, ma i sospetti cadono su rum (agg.) "eccellente, buono, pregiato"; la frase rum bouse "buon liquore" è attestata dagli anni '60 del Cinquecento e per tutto il Settecento. La parola inglese è stata data in prestito all'olandese, al tedesco, allo svedese, al danese, allo spagnolo, al portoghese, all'italiano, al francese e al russo. 

Questa è un brano riportato sempre nella stessa fonte: 
 
"In the Library of Trinity College, Dublin, is a manuscript entitled "A briefe description of the Island of Barbados." It is undated but from internal evidence it must have been written about the year 1651. In describing the various drinks in vogue in Barbados, the writer says : "The chief fudling they make in the Island is Rumbullion alias Kill-Divill, and this is made of sugar canes distilled, a hot, hellish, and terrible liquor."
["The Etymology of the Word Rum," in Timehri, 1885]
 
Traduzione: 

"Nella Biblioteca del Trinity College, a Dublino, c'è un manoscritto intitolato "A briefe description of the Island of Barbados" ("Una breve descrizione dell'Isola di Barbados"). Non è datato, ma dall'evidenza interna deve essere stato scritto all'incirca nell'anno 1651. Descrivendo le varie bevande in voga a Barbados, l'autore dice: "Il principale intossicante che producono nell'isola è il Rumbullion, anche detto Kill-Divill*, ed è fatto con canna da zucchero distillata, un liquore caldo, infernale e terribile." 
 
*Sta per kill-devil, chiamato così perché avrebbe una tale potenza da uccidere persino il Diavolo (N.d.T). 
 
C'è un'altra interessante testimonianza: 

"Rum is a spirit extracted from the juice of the sugar-canes, commonly, twice as strong as brandy, call’d Kill-Devil in New England, whither 'tis sold, at the rate of twelve pounds of sugar per gallon."
["An impartial description of Surinam upon the continent of Guiana in America", George Warren, 1667

Traduzione: 

"Il rum è uno spirito alcolico estratto dal succo delle canne da zucchero, comunemente, due volte più forte del brandy, chiamato Kill-Devil nel New England, dove viene venduto, alla tariffa di dodici libbre di zucchero per gallone".

Già agli inizi del XIX secolo, negli Stati Uniti d'America è ben attestato l'uso della parola rum per indicare in generale qualsiasi bevanda intossicante. Si tratta di un uso spregiativo, ostile. Questa semantica è frutto del moralismo puritano tanto radicato in quella nazione, e ha dato origine a numerosi vocaboli gergali in uso nell'epoca del proibizionismo, come rum-runner "contrabbandiere di alcolici". Questa è una testimonianza riportata su Etymonline.com:  

"Rum I take to be the name which unwashed moralists apply alike to the product distilled from molasses and the noblest juices of the vineyard. Burgundy in "all its sunset glow" is rum. Champagne, soul of "the foaming grape of Eastern France," is rum. ... Sir, I repudiate the loathsome vulgarism as an insult to the first miracle wrought by the Founder of our religion!"
[Oliver Wendell Holmes, "The Autocrat of the Breakfast-Table," 1871] 
 
Traduzione: 
 
"Considero rum il nome che gli sporchi moralisti applicano allo stesso modo ai prodotti distillati dalla melassa e ai più nobili succhi del vigneto. Il Borgogna in "tutto il suo splendore del tramonto" è rum. Lo Champagne, anima "dell'uva spumeggiante della Francia Orientale" è rum. ... Signore, ripudio l'odioso volgarismo come un insulto al primo miracolo operato dal Fondatore della nostra religione!" 
 
L'origine di rum "distillato di canna da zucchero" va quindi ricercata nell'aggettivo gergale rum "buono, eccellente". Sono sicuro che quest'ultimo vocabolo non sia molto familiare ai lettori. Certamente non viene insegnato nelle scuole italiane ai branchi di bulli somari e di stronze che le infestano. Questa è la spiegazione approssimativa e grossolana riportata da Etymonline.com (la traduzione è sempre mia):  


rum (agg.)

"eccellente, bello, buono, pregiato", gergo dei ladri, anni '60 del Cinquecento, anche rome "bello", che si ritiene derivare dal Romaní rom "maschio, marito" (vedi Romany). Una parola furbesca molto comune del XVII secolo (opposta a queer), come in rum kicks "Pantaloni di broccato d'oro o d'argento, o riccamente allacciati con oro o argento."
[Grose, "Dictionary of the Vulgar Tongue," 1785]
 
E ancora:

"Entro il 1774 è venuto a significare piuttosto l'opposto: "bizzarro, strano, cattivo, omosessuale, spurio", forse perché era stato usato tanto spesso in modo positivo dai furfanti rifendosi gli uni agli altri. O forse questa è una parola diversa. Questo era il senso comune dopo il 1800 circa.
 
"Rom (o rum) e quier (o queer) entrano largamente in combinazione, così -- rom = coraggioso, bello, furbo, eccellente, forte; rom-bouse = vino o bevanda forte; rum-bite = un espediente furbo o una frode; rum-blowen = una bella signora; rum-bung = un borsellino pieno; rum-diver = un borseggiatore abile; rum-padder = un bandito ben equipaggiato, etc.: anche queere = ignobile, criminale; queer-bung = un borsellino vuoto; queer-cole = soldi cattivi; queer-diver = un borseggiatore maldestro; queer-ken = una prigione; queer-mort = una prostituta malata, e così via."
[John S. Farmer, "Musa Pedestris," 1896] 
 
A partire da questi dati pur tanto disomogenei, si riesce comunque a trovare il bandolo della matassa. L'origine del rum è sicuramente dalla lingua Romaní e può essere ben tracciata. Riportiamo a questo proposito i dati relativi all'importantissimo vocabolo rrom, con alcune forme declinate, derivati di vario tipo, oltre a qualche frase notevole d'uso corrente: 
 
rrom "uomo (zigano), marito, maschio" 
    accusativo singolare: rromes 
    genitivo singolare: rromesko  
    dativo singolare: rromeske  
    locativo singolare: rromeste 
    ablativo singolare: rromestar
    comitativo singolare: rromesa 
    privativo singolare: bi rromesko  
    vocativo singolare: rromeja  
  plurale: rroma "uomini (zigani), mariti, maschi" 
    accusativo plurale: rromen  
    genitivo plurale: rromengo 
    dativo plurale: rromenge  
    locativo plurale: rromende 
    ablativo plurale: rromendar
    comitativo plurale: rromensa  
    privativo plurale: bi rromengo 
    vocativo plurale: rromale
rromní "donna (zigana)" 
    accusativo singolare: rromnja 
    vocativo singolare: rromnile
  plurale: rromnja "donne (zigane)"
    accusativo plurale: rromnjen  
    vocativo plurale: rromnjale, rromnale  
aggettivo maschile: rromanó "zigano" 
aggettivo femmile: rromaní "zigana" 
   rromani čhib "lingua zigana"
avverbio: rromanes "in lingua zigana" 
altri derivati: rromanipen "identità zigana", 
   rromanimos "identità zigana"  
fraseologia:  
maškare Rroma "tra gli Zigani" 
e rromeskro kher "la casa dell'uomo (zigano)" 
rrom rromensa, gadjé gadjensa "gli Zigani con gli Zigani, i non Zigani con i non Zigani"

Nel gergo tipico dei ladri inglesi (Thieves' cant), il nome di Londra era Romeville (varianti: Rumville, Rum-ville, Rome-vile, Rome vyle, Rum File, etc.), alla lettera "Città Eccellente". In origine il significato era senza dubbio "Città degli Zigani".
 
Questa è la catena degli slittamenti semantici che hanno portato dal rom al rum
 
"uomo (zigano), marito, maschio" => 
"maschile, virile" => 
"forte" => 
"valente, coraggioso" => 
"buono" 
 
Quindi:  
 
"liquore forte", "liquore buono" => 
"distillato di canna, rum" 

Una seconda catena di slittamenti, generata da un certo puritanesimo antialcolico anglosassone, è questa: 

"liquore forte" =
"ubriachezza"; "pieno di liquore" =>  
"deviante, anormale, perverso"  

Se pensiamo poi che la parola rrom "uomo (zigano), marito, maschio" è derivata in ultima analisi dal sanscrito डोम्ब ḍomba (ḍumba, ḍoma) "uomo di bassa casta che esercita il mestiere di musico", possiamo avere un'idea di come le parole siano soggette a profondi mutamenti nel corso dei secoli e di come sia complicato tracciarle.

Questo per me è tutto ciò che si può dedurre di sensato dai dati a disposizione. È la reale etimologia della parola rum, per quanto non abbia un'apparenza molto lineare.  

Il termine rumbullion, citato nelle fonti del XIX secolo, appartiene all'insieme delle parole gergali formate a partire da rum "forte, buono". Il secondo elemento di questo composto è il francese bouillon "bevanda calda" (da bouillir "bollire", stessa radice dell'italiano bollire e dell'inglese to boil). Alla lettera è "qualcosa che ribolle". Sbagliano quindi coloro che ritengono rumbullion un'alterazione popolare di revolution "rivoluzione". Nel Devonshire rumbullion significava in effetti "grande tumulto, rivolta", ma era senza dubbio una metafora proveniente dal significato originario di "liquido che ribolle fortemente". Simile a questo vocabolo e sempre della stessa origine era il termine marinaresco rumbowling "grog". Nelle Barbados ci fu lo stanziamento di coloni inglesi provenienti proprio dal Devonshire, e questo spiega l'attestazione di rumbullion per designare il distillato di canna. 
 
Un'altra serie di vocaboli simili deriva dall'uso dell'aggettivo rum associato a booze (variante: bouze) /bu:z/ "bevanda alcolica": rum booze, rum bouze "bevanda forte", "bevanda eccellente". In epoca elisabettiana rum booze significava "vino" (attestazione del 1567). Secondo gli accademici, la parola booze è di origine controversa. A me sembra chiaro che l'origine è dal turco boza, che indica vari tipi di bevande alcoliche, dall'idromele a una specie di birra di miglio. La parola dovette entrare in inglese in epoca abbastanza precoce: già nella metà del XIV secolo abbiamo l'attestazione di bous "bevanda intossicante". Secondo il British Council, si tratterebbe invece di un derivato del medio olandese būsen "bere in eccesso". Sono farneticanti i tentativi di ricondurre booze a nomi di distillatori più o meno fantomatici, come un certo E.G. Booz di Filadelfia. Avevo reperito persino una storiella che parlava di importanti distillerie il cui nome era Ramboozle. Quando ho cercato di nuovo l'informazione, non ho trovato più nulla - a ulteriore riprova che era un fake. Sono state persino fabbricate bottiglie false con il nome di E.G. Booz o delle distillerie Ramboozle! Queste sono etimologie popolari studiate ad hoc, che meritano soltanto di essere irrise e schernite. Nel vocabolario di Johnson (1755) troviamo rambooze, glossato come "Una bevanda fatta di vino, birra, uova e zucchero in inverno, o di vino, latte, zucchero e acqua di rose in estate". Il prefisso ram- è una variante di rum-. Si capisce subito che ramboozle è una semplice variante di rambooze; una bevanda con questo nome è tuttora prodotta dalla ditta Hard Way Cider Co., anche se nella sua ricetta non sono più incluse le uova. In Nuova Zelanda, durante la Seconda Guerra Mondiale, boozeroo significava "abbuffata alcolica".

La locuzione rum booze "bevanda forte", sarebbe stata scritta anche rumboes. Data la sua forma, sarebbe stata scambiata per un plurale, donde avrebbe avuto origine per retroformazione la variante rumbo "punch forte". Non sembra essere una spiegazione plausibile, data la differenza della vocale nell'ultima sillaba: rum booze /'rʌmbu:z/ rispetto a rumbo /'rʌmbəʊ/. Si dovrebbe immaginare l'origine di rumbo da una pronuncia ortografica, cosa che di per sé pone l'ipotesi in dubbio (i contesti in cui sorgevano queste forme gergali erano agrafi). 
 
Da rumbullion derivano formazioni arbitrarie come rumbustion, rombostion e rugumption per influenza di rum booze, ma anche di boisterous "rude, grossolano; turbolento, chiassoso (detto di persone)", robustious "id." e bumptious "offensivamente assertivo". Un aggettivo rumbustious, sinonimo di boisterous, è documentato con numerose varianti come rambunctious, rambumptious, rambustical, rugumptious, rambuskious, etc., con significati che vanno da "rude, violento" a "scaltro, audace, avventato". Esiste anche gumption "senso comune", abbreviazione di un precedente rumgumption nel senso originale di "rude senso comune". L'aggettivo berummaged "confuso" (lett. "pieno di liquore") è stato attestato a Dartmoor, nel Devon, nel 1885.
 
In francese abbiamo i seguenti termini argotici di origine inglese, connessi col materiale esposto: 
 
rogomme "bevanda forte" (< ingl. rugumption)  
guildive "rum industriale" (<  ingl. kill-devil)

Una serie di false etimologie 

Riporto le proposte etimologiche fallaci che sono riuscito a reperire:

1) rum sarebbe derivato dal greco rheuma "flusso", da cui provengono anche le parole rheumatic "reumatico", rheumatism "reumatismo";
2) rum sarebbe derivato dal greco aroma, conservando soltanto la sillaba tonica; 
3) rum sarebbe derivato dal latino saccharum "zucchero" (di origine greca), conservando soltanto la sillaba finale; 
4) rum sarebbe derivato dall'olandese roemer /'ɹu:məɹ/ "grande bicchiere per bevande alcoliche" (variante rummer); 
5) rum sarebbe derivato dal malese beram "bevanda alcolica, vino di riso", con caduta della prima sillaba atona (Skeat, 1882); 
6) rum sarebbe derivato dal sanscrito रोम roma "acqua" (parola tecnica che ha diversi altri significati, come "buco", "cavità").

Adattamenti in altre lingue 

Il francese è il responsable dell'ortografia rhum, per via dell'errata credenza nella derivazione da rheuma. La pronuncia in francese è /ʁɔm/. Lo spagnolo ha adattato il vocabolo inglese in ron, non amando la consonante finale -m. In molte altre lingue, tra cui l'italiano e il tedesco, si è avuta una pronuncia ortografica. Per questo motivo in italiano rum si pronuncia /rum/, che è molto più simile nel suono all'inglese room "stanza" /ɹu:m/ che non all'originale rum "distillato di canna" /ɹʌm/. Del resto non dobbiamo stupirci troppo. Accade anche il percorso inverso. Gli antenati di Donald Trump erano prussiani e pronunciavano il loro cognome /tʁʊmp/, mentre oggi suona ortograficamente /tɹʌmp/. Deleterio quanto duraturo è il brutto vizio di apprendere le parole dalla forma scritta senza avere idea della loro vera pronuncia. In questo modo le genti di Milano e di vasti distretti della Lombardia hanno addirittura attribuito a rum la pronuncia /rüm/

Reperti blogosferici
 
Nel lontano 2010, Anatoly Liberman ha pubblicato un interessante articolo sul rum e sulla sua storia: