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giovedì 1 dicembre 2022

LINGUA ITALOAMERICANA E LINGUA ITALIANA: DUE COSE DIVERSE

Un giornalista - credo che fosse di Milano - durante un suo soggiorno a New York ebbe l'occasione di sfogliare un quotidiano cartaceo redatto in "lingua italiana" e rimase colpito nel leggervi il seguente annuncio a dir poco surreale: "vendesi casa senza genitore con stima". Cosa intendeva dire l'inserzionista? Semplice. Intendeva dire questo: "vendesi casa senza portinaio con caldaia centralizzata". Quando il giornalista cercò di spiegare la cosa ai discendenti di Italiani che vivevano della Grande Mela, tutti restarono attoniti, incapaci di comprendere, come se avessero davanti a sé un folle. Nessuno di loro voleva credere che in italiano la parola "stima" non avesse niente a che fare col riscaldamento degli appartamenti e che "genitore" non avesse niente a che fare con il portinaio.  Alla fine non riuscì a convincere nessuno, tanto radicata era l'idea che l'italoamericano di uso corrente fosse davvero la lingua di Dante Alighieri. 

Un carissimo e fraterno amico, P., molti anni fa fu a Cleveland e visitò un quartiere conosciuto come Little Italy. Si trovò di fronte a una realtà del tutto sconosciuta e ne fu traumatizzato. Mangiò in una pizzeria e non riuscì a capire una sola sillaba di quanto dicevano i discendenti degli emigranti, che gli parvero arretrati e dai modi incredibilmente grossolani. Constatò che il loro aspetto era grottesco, non li riconobbe come membri del suo stesso popolo. Loro ricambiarono l'antipatia dicendo che non poteva essere un italiano, che era senza dubbio irlandese. Ogni tentativo di comunicazione si rivelò fallimentare fin da subito. Le genti della Little Italy non comprendevano nemmeno una parola di quanto P. diceva, tanto che la lingua corrente dell'Italia fu da loro considerata "spagnolo". Per intendersi dovettero parlare in inglese. 

Ricordo un paio di tristi fotografie di reliquie della lingua italiana in America, in cui mi sono imbattuto su giornali, a distanza di svariati anni. In una di queste foto, scattata a New York, c'era un uomo che partecipava a una specie di sagra e indossava una maglietta con scritto SUINO D'ORO. Nell'altra si notava un manifestante, ben poco allegro, che reggeva un'insegna religiosa con scritto GLORIA A DIO PADRE. In entrambi i casi sono stato colpito da una sensazione di oblio e di annientamento, conseguenze inevitabili delle migrazioni, il cui risultato presto o tardi è l'etnocidio. 

Tutti coloro che hanno visitato gli States, mi hanno confermato alcuni dati di fatto. Molti sono giunti in America dall'Italia e si sono completamente assimilati in breve tempo, trovando un partner anglosassone e insegnando ai figli soltanto l'inglese americano - cosicché ogni memoria dell'origine è venuta meno in modo irreparabile. Coloro che hanno rifiutato di adattarsi, sono finiti nei ghetti. Per un italoamericano, ogni tentativo di apprendere l'italiano in cui sto formulando i miei pensieri e scrivendo, è puramente velleitario: esistono difficoltà insormontabili. 

L'italoamericano: origini e lessico

Riporto una sintetica scheda tecnica contenente alcuni dati significativi, che illustrano la situazione e che potranno risultare interessanti ad eventuali lettori: 

Lingua: Italoamericano
Altri nomi: Itanglish (*), Italian American Slang
Filogenesi: lingua creola 
Principale uso: domestico; lingua franca   
Numero di locutori domestici: circa 724.000
     (dato 2011, arrotondato) 
Numero di locutori secondari: circa 81.000
     (dato 2009, arrotondato) 
Trend: forte declino 
Nel 2000 i parlanti erano circa 1.000.000 su una popolazione di circa 15,7 milioni di Italoamericani (6,4%). Nel 1990 i parlanti erano circa 1.300.000 su una popolazione di circa 14,7 milioni di Italoamericani (8,8%). Questo significa che dal 1990 al 2011 si è persa quasi la metà dei locutori. 
Motivi del trend: 
Assimilazione, ossia americanizzazione (più o meno forzata); decesso di masse di locutori anziani e mancato passaggio della lingua alle generazioni più giovani. 

(*) Da non confondersi con l'Itanglish o Itanglese inteso come "lingua italiana usata in certi contesti ed ambienti, caratterizzata da un ricorso frequente e arbitrario a termini e locuzioni inglesi" (definizione: dizionario Hoepli) - come ad esempio la lingua del berlusconismo e quella post-berlusconiana, affetta da renzite acuta

Ecco un breve glossario di tipiche voci usate nella parlata delle comunità italoamericane:
 
aisculle "scuola media" (< high school
Alluini "Halloween" (< Halloween)
àusse "a casa" (< house)
baccauso "gabinetto" (< back-house
baisìcolo "bicicletta" (< bicycle
bara "bar" (< bar)
baratenda "barista" (< bartender)
beccheria "panetteria" (< bakery)
becco "dietro" (< back)
   p'o becco "da dietro"  
bentari "piegare" (< to bent
bicci "spiaggia" (< beach)
billo "conto" (< bill)
billi "fatture" (< bills
bisinisse "affare" (< business)
   pl. bisinissi "affari"; "genitali"  
bitte "barbabietola" (< beets
blechiberi "more" (< blackberries)
bòcchise "cassa" (< box
boila "caldaia, boiler" (< boiler)
bosso "capo" (< boss
botti "stivali" (< boots)
botto "barca" (< boat
bricchi "mattoni" (< bricks)
Broccolini "Brooklyn" 
Broccolino "dialetto di Brooklyn"
broscia "pennello", "spazzola" (< brush)
camunì "dai!" (< come on
carapila "trattore" (< caterpiller)
carro "macchina" (< car
ceca, cecco "assegno" (< check
cestenozze "castagne" (< chestnuts)
checca "torta, dolce" (< cake
ciminea "camino" (< chimney)
ciungomma "gomma da masticare" (< chewing gum)
coppesteso "in cima alle scale" (< napoletano ncopp' 
     "in cima" + stairs "scale") 
cricche "ruscello" (< creek)
cuccausse "cucina" (< cookhouse)
Cunailando "Coney Island" 
Danodòcchise "Paperino" (< Donald Duck)
donazzi "frittelle" (< doughnuts, donuts)
draivare "guidare" (< to drive
ezze natingo "non è nulla" (< its' nothing
faiamenne "pompieri" (< firemen
fàitte "lotta" (< fight)
farma "fattoria" (< farm)
fattoria "fabbrica" (< factory
fensa "recinto" (< fence
ferribotte, ferrubottu "traghetto" (< ferry boat)
firma "azienda" (< firm)
fiusa "fusibile" (< fuse)
fornitura "mobili" (< forniture
Forte Giulai "4 Luglio" (< Fourth of July)
frenci bredde "pane francese" (< french bread)
fresciolai "lampadina" (< flash light
frigidea "frigorifero" (< frigidaire
frisa "congelatore" (< freezer)
futteballo "calcio, football" (< football)
genitore "portinaio" (< janitor
germanese "tedesco" (< German)
giobba "lavoro" (< job
goldilòcchisi "biondina" (< goldilocks
gòmitri "eucalipto" (< gum tree)
grosseria "negozio di generi alimentari" (< grossery;
     esempio: teneva 
'na grosseria
guafo "molo" (< wharf
guarramelo, uarramelo "anguria" (< water melon)
guazzamara? "qual è il problema?" (< what's the matter
gunnai "buona notte" (< good night)
gurmoni "buongiorno" (< good morning
Iste "Pasqua" (< Easter)
licenza "patente" (< licence)
loccare "chiudere a chiave" (< to lock
macìna "macchina" (< machine)
mappo "strofinaccio" (< mop)
marchetta "mercato" (< market
merigorau "giostra" (< merry go round)
mecci "fiammiferi" (< matches)
mistecca "sbaglio" (< mistake
morosaico "motocicletta" (< motorcycle)
moscerummi "funghi" (< mushrooms
moscimelo "melone", "popone" (< muskmelon)
mumpiccia "cinema" (< moving picture)
muovere "traslocare" (< to move
nusepepa "giornale" (< newspaper)
orrioppo! "sbrigati!" (< hurry up!
otello "hotel" (< hotel)
parcare "parcheggiare" (< to park)
pènsolo "matita" (< pencil)
pepperoni "salame piccante" (< peppers
pezzo, pezza "dollaro" (< piece)
picce "pesche" (< peaches)
picchinicchio "pic nic" 
piccoppe "furgoncino" (< pick up
pinozze "arachidi" (< peanuts)
pulissemenne "poliziotto" (< policeman
quicche "svelto" (< quick)
quittare "andarsene, dare le dimissioni" (< to quit
rencotto "impermeabile" (< rain coat
rìfolo "fucile" (< rifle)
rotra "macchina rotante" (< rotary
sanguiccio "sandwich, tramezzino" 
Saniclosi "Babbo Natale" (< Santa Claus)
schedulare "programmare" (< to schedule)
schini "magro" (< skinny)
sciaroppe "stai zitto!" (< shut up
sciàvola "pala" (< shovel
sciftare, shiftare "spostare" (< to shift)
scioppa "negozio" (< shop
sciuscià, sciusciàine "lustrascarpe" (< shoe shine)
sciuse "scarpe" (< shoes
sìgoli "gabbiani" (< seagulls
slàida "frana" (< slide
splittare "dividere" (< to split
spràusi "cavolini di Bruxelles" (< sprouts
stecco "bastone" (< stick)
steggio "autobus" (< stage)
stima "caldaia, boiler" (< steamer
stima "vapore" (< steam)
stompo "ceppo" (< stump
stoppasaine "fermata" (< stop sign)
storo "negozio" (< store
strittecarro "tram" (< streetcar
suiccio "interruttore" (< switch)
supportare "sostenere" (< to support)
televigio "televisione" (< television
Tenchisghìvi "Giorno del Ringraziamento"
     (< Thanksgiving
teneria "conceria" (< tannery)
tichetta "biglietto" (< ticket)
tracco, trocco "camion, furgone" (< truck)  
traisìcolo "triciclo" (< tricycle
trette "trattore" (< tractor)
tròbolo "guaio" (< trouble
turco "tacchino" (< turkey)
vachiuma clina "aspirapolvere" (< vacuum cleaner)
vascinga mascina "lavatrice" (< washing machine
zuppa mitte "bollito" (< soup meat)

Il glossario non è del tutto coerente, in quanto include parole di fonti diverse. Del resto, l'italoamericano non è una lingua normata e presenta variazioni anche importanti sia nel tempo che nello spazio, persino a livello familiare o individuale. 


Lingua italoamericana e Anarchia

È risaputo che Nicola Sacco e Bartolomeo Vanzetti avevano un tracco, di cui andavano fierissimi. Sono cose che non devono essere dimenticate. Quanto accaduto è tuttora vivissimo nel sapere comune, a dispetto dei molti anni passati. Nel Web sono numerosissime le testimonianze di un trauma indelebile. "Colpevoli solo di essere italiani, furono giustiziati per mere ragioni politiche." (cit.)
Tempo fa mi imbattei su Facebook in una fotografia commemorativa con una didascalia in italoamericano, in cui si precisava che i due anarchici erano vittime dalla "rerealione capitalista". Lì per lì mi sono chiesto: "cosa diavolo sarà mai la rerealione?" Secondo il compianto Giuseppe Lippi (R.I.P.), la parola "rerealione" sarebbe una semplice deformazione di retaliation, ossia "rappresaglia". In effetti è così: il tipico rotacismo americano ha trasformato -t- in -r-, mentre il suffisso -ation è stato assimilato in un più breve e italico -one. Non ci sono difficoltà fonologiche. Sulle prime avevo ipotizzato che la parola d'origine fosse invece reaction, ossia "reazione", poi deformata da un refuso opera del demone Titivillus! Devo ammettere che la mia proposta era scadente e incapace di spiegare la struttura sillabica della parola in analisi. Il defunto curatore di Urania ha quindi contribuito in modo valido al mio studio sulla formazione della lingua italoamericana. 

Alcune note sulle omofonie 

Nel processo lungo e complesso di produzione dell'italoamericano si sono originati numerosi casi di omofonie con parole italiane anche letterarie o arcaiche. Già abbiamo parlato del genitore e della stima. Citiamo giusto qualche altro esempio, tanto per fornire un approfondimento: 

1) bara "bar" è omofono della parola italiana bara, di tutt'altro significato. Pur suonando allo stesso modo, queste due parole non hanno nulla a che fare, dal momento che i rispettivi significati sono diversi, come diverse sono le loro trafile. 

2) checca "torta, dolce" è omofono della parola italiana (regionale) checca "omosessuale, finocchio". Pur suonando allo stesso modo, queste due parole non hanno nulla a che fare, dal momento che i rispettivi significati sono diversi, come diverse sono le loro trafile. 

3) otello "hotel" è omofono dell'antroponimo shakespeariano OtelloPur suonando allo stesso modo, queste due parole non hanno nulla a che fare, dal momento che i rispettivi significati sono diversi, come diverse sono le loro trafile. 

4) sanguiccio "sandwich, tramezzino" è omofono della parola italiana arcaica sanguiccio "sangue pallido perché mischiato a siero". Pur suonando allo stesso modo, queste due parole non hanno nulla a che fare, dal momento che i rispettivi significati sono diversi, come diverse sono le loro trafile. 


Si possono evidenziare anche coppie minime, ossia parole quasi identiche, che differiscono soltanto per un fonema. 

1) mistecca "errore" è quasi omofono della parola italiana (di origine inglese) bistecca. L'unica differenza è il fonema iniziale: /m/ contro /b/

2) pepperoni "salame piccante" è quasi omofono della parola italiana peperoni, che indica invece un vegetale. Nella pronuncia inglese corrente, si perde anche l'opposizione tra la consonante doppia /pp/ e la consonante semplice /p/.

Convergenze evolutive

Alcune parole italoamericane si trovano anche nell'italiano attuale, in cui sono entrate in modo del tutto indipendente. Esempi: supportare, schedulare, shiftare, etc.). Oggi è del tutto normale supportare una politicaschedulare una riunione, rischedulare un appuntamento e via discorrendo. Si tratta di un processo analogo a quello che ha reso i pipistrelli simili agli uccelli, i delfini simili ai pesci e via discorrendo. 

Il mobspeak, gergo dei gangster 

Esiste un complesso e articolato gergo usato dagli affiliati di Cosa Nostra, che include numerosissimi prestiti dall'italiano e da diverse lingue regionali del Meridione: il mobspeak. Queste parole sono generalmente scritte con ortografia anglosassone, a volte alquanto stravagante. Eccone una lista: 

afanabola "vai all'Inferno!" (< vai a fare a Napoli!) 
bash "giù" (< bascia)
bonarm "buonanima" (< buonanima) 
brugad "famiglia mafiosa" (< borgata) 
bubidabetz "donna viziata e sprecona" (< pupa di pezza)
fatti gatti due "fatti gli affari tuoi" (< fatti i cazzi tuoi)
fazool(s) "dollari" (< fasulə "fagioli", vedi sotto)
finook "omosessuale" (< finocchio) 
fongool, fogool "vaffanculo!" (< fanculo)
footit, footitah "vai al diavolo!" (< futtiti
gab "testa" (< capa)
gabbafresh "chiacchierone e pigro" (< capa fresca)
gabbadotz "testa dura" (< capa tosta
gavohn, gavone "grezzo, cafone", "idiota" (< cafone)
gedrool "scemo" (< citrullo) 
gendan "(possa tu vivere) cent'anni!" (< cent'anni)
goombah "amico, compagno" (< cumpà)
goumada, goumadgoomah "donna della malavita"
      (< cummà, cummari
gujans "coglioni" (< coglioni)
mamaluke "idiota" (< mammalucco)
marone! "perbacco" (< Maronna!
mezzamaught, mezzamort "mezzo morto"
       (< mezzo morto) 
mezzamenz "metà e metà" (< mezza mezza)
mooshamoosh "mogio" (< moscio moscio)
mortitavahm "morto di fame" (< morto di fame) 
mully "afroamericano" (< mulignana "melanzana")
skeevy "schifoso" (< schifo!) 
sorda "soldi" (< soldi)
sorda "sorella" (< sòrata)
squistamod "maleducato" (< scustumatə
stendinz "intestini" (< intestini) 
stugots "idiota", "bastardo"; "coglioni"; "stupidata"
      (< stu cazzə
stunod "maldestro, tra le nuvole" (< stunatə
vagaboom "vagabondo" (< vagabondo) 
vangopp "vai su" (< va' in coppa
zoot, zutt "vai giù" (< sotto)

Mentre parole italoamericane come tracco sono adattamenti di parole inglesi alla fonetica italiana, qui si ha invece il processo inverso: parole italiane, siciliane e napoletane che sono state adattate alla fonetica inglese. A volte sembrano quasi irriconoscibili. Uno dei processi fonetici più tipici è il passaggio dalle consonanti occlusive sorde non aspirate a consonanti occlusive sonore - cosa che del resto avviene su vasta scala anche in Italia centro-meridionale, già nell'Urbe. 

Alcune note gastronomiche 

Come dobbiamo riconoscere che la lingua italoamericana non è la stessa cosa della lingua italiana, allo stesso modo dobbiamo riconoscere che la cucina italoamericana non è la stessa cosa della cucina italiana. Molte parole di ambito culinario sono state assimilate alla fonetica anglosassone e trascritte con ortografia anglosassone, in modo analogo a quanto accaduto con i termini del mobspeak sopra riportati. Proprio il mobspeak deve essere stato il tramite della diffusione di questo lessico peculiare, in ambienti che non sono certo separati da comparti stagni: malavita - famiglia - cucina. Ecco un breve elenco di parole di ambito gastronomico: 

aginabeb "chicco di pepe" (< acinə 'e pepə)
balend "polenta" (< polenta) 
basanagol, basinicol "basilico" (< basilico)
brashoot "prosciutto" (< prosciutto) 
busteen "pastina" (< pastina)
calamad "calamari fritti" (< calamari)
fazool "fagioli" (< fasulə "fagioli")
ganool, ganol "cannoli" (< cannoli)
goodageen "cotechino" (< cotechino) 
govadeel "cavatelli" (< cavatelli) 
kookazeel "zucchine" (< cucuzielli "zucchine")
manigot "manicotti" (< manicotti) 
meneste "minestra" (< minestra)
mootzarell "mozzarella" (< muzzarella)
paravaloon "provolone" (< provolone)
pizza gain "pizza ripiena" (< pizza chiena
reegott, rigott "ricotta" (< ricotta)
saseets "salsiccia" (< salsiccia)
sooprasat "soppressata" (< soppressata) 
visgut, bisgott "biscotto" (< biscotto)

Alcuni link utili: 



mercoledì 5 ottobre 2022

ETIMOLOGIA DI BUKKAKE 'EIACULAZIONE MULTIPLA SUL VOLTO DI UNA PERSONA'

La parola bukkake "eiaculazione multipla sul volto di una persona (solitamente di sesso femminile)" è stata resa popolare dalla pornografia nel Web. Non è una parola inglese, bensì giapponese. Non si deve pronunciare in modo ortografico /*bʌ'keɪk/ o qualcosa di simile: la pronuncia giapponese corretta è /buk'kake/; alcune pronunce adattate all'inglese sono /bu'kɑ:ki/, /bu'kæki/, /bu'kɑ:ke/. Eppure esiste in America chi dà alla parola in questione una falsa etimologia, interpretandola come "bake a cake", ossia "cuocere una torta". 
Come funziona? È abbastanza semplice: 

Il bukkake "è una pratica di sesso di gruppo in cui più uomini eiaculano a turno o insieme su una persona, spesso inginocchiata; talvolta può coincidere con l'ingestione di sperma. Questa pratica è prevalentemente in uso in certi generi di nicchia della cinematografia pornografica e talvolta in queste scene sono coinvolti decine di partecipanti di sesso maschile"
(Fonte: Wikipedia) 

In moltissimi casi si tratta di una semplice masturbazione collettiva in cui lo sperma finisce addosso al soggetto ricevente e nella sua bocca. I contatti sono ridotti al minimo: in genere si ha soltanto una sommaria fellatio dopo l'eiaculazione. I masturbatori spesso non si ritraggono il prepuzio mentre eiaculano; talvolta si allontanano una volta espulso il carico, rifiutando il minimo contatto. Ricordo un video in cui una bionda prosperosa, inginocchiata, prendeva lo sperma di una ventina di uomini. Due su tre rifiutavano di farsi succhiare, limitandosi a spruzzarle in faccia o in bocca. Soltanto uno, quello col fallo più esiguo e magro, veniva sottoposto a un avido succhiamento da parte della donna. In altri casi era lei a concedere soltanto una fugace poppata al glande. Ho guardato il morbosissimo video decine di volte, riuscendo ad interpretare le emozioni della bionda osservando i suoi grandi occhi cerulei e le sue espressioni facciali: era pervasa da un misto di bramosia e di masochismo estremo, come se godesse ad essere usata come una latrina. Restavo quasi ipnotizzato nel contemplare le masse di spermi differenti su quella pelle chiara.   

Note etimologiche
 
L'etimologia del bizzarro vocabolo tecnico è presto detta: deriva dal verbo giapponese 打っ掛ける bukkakeru, che significa "bagnare", "colare", "spruzzare", "versare con forza", a sua volta composto da due verbi: il primo è ぶつ butsu "colpire", forma transitiva di 打ち buchi usata per dare enfasi, mentre il secondo è 掛ける kakeru "versare" (-ru è una caratteristica terminazione verbale, molto comune). Da questo verbo composto bukkakeru è derivato per retroformazione il sostantivo ぶっかけ bukkake. Mi rendo conto del fatto che la teoria verbale giapponese è un argomento estremamente ostico! 
Si rileva infine una singolare anfibologia: bukkake è anche il nome di un tipico piatto di spaghetti asiatici (noodles) conditi con brodo; anche il metodo di versare il brodo sugli spaghetti freddi ha questo nome. In genere si tratta di spaghetti di frumento, chiamati 饂飩 udon. Tutta roba lontanissima dagli spaghetti italici che noi amiamo ingurgitare! 

Ne concludiamo che l'etimologia della parola bukkake non ha alcun mistero. Diverso è il discorso, tortuosissimo, sulle origini di questa peculiare forma di sesso di gruppo. 

False origini della pratica 

A questo punto ci si può chiedere quale sia l'origine di questa pratica. Nel Web imperversa un mito che riporta il bukkake all'epoca dei samurai e del feudalesimo giapponese. Secondo questa idea radicatissima, le adultere sarebbero state punite con l'esposizione a una sorta di gogna spermatica: immobilizzate sulla pubblica piazza e lasciate in balìa di chiunque volesse scaricare su di loro il proprio liquame genetico. La morale era questa: se una donna ha preso lo sperma di un uomo diverso dal marito, allora tanto vale che prenda lo sperma di chiunque. Peccato che si tratti di un mito memetico del tutto infondato, oltre che incredibilmente stupido. Nel Giappone feudale le adultere erano decapitate
 
Il mito di Bataille 

Un'altra leggenda metropolitana attribuisce la prima descrizione del bukkake al filosofo, antropologo e scrittore francese Georges Bataille (Billom, 1897 - Parigi, 1962). Tutto nasce da un equivoco: in una pagina del Web ospitata su Tumblr è menzionato un saggio antropologico intitolato "Bataille and Bukkake: Symbolic Human Sacrifice in Japanese Pornography", sostanzialmente inaccessibile, il cui autore non è menzionato. Come si può constatare, il titolo in sé non sembra davvero attribuire all'opera di Bataille una qualsiasi menzione dell'argomento in questione. Dopo una lunga ricerca, il saggio antropologico è risultato ascrivibile a un certo James Bone. È menzionato in una nota a piè di pagina nella tesina universitaria di Francesca Basso "Il kimbaku tra eros e violenza: una breve analisi antropologica" (anno 2018/2019), dove viene fornito un link che però risulta rotto: 


Vere origini della pratica 

Nulla di medievale. Tutto è nato nell'ambito della Settima Arte, verso la metà degli anni '80 del XX secolo. Ci sono versioni discordanti su quale sia stato il primo film ad includere sequenze di bukkake. Secondo una fonte non tracciabile, questo sarebbe Mascot Note (マスカットノート), realizzato nel dicembre 1986, il cui cast includerebbe l'attrice Aiko Matsuoka (non sono riuscito a recuperare informazioni sul regista). Secondo un'altra fonte poco attendibile (Shiruou, 2023), il film sarebbe invece Jesus Clits Superstar part 1, diretto da Saki Goto nel 1987, che includerebbe dieci eiaculazioni sul volto di un'attrice. Anche cercando in lungo e in largo nel Web, non si trova traccia di un regista rispondente al nominativo Saki Goto; esiste invece un omonimo compositore, oltre all'attrice Saki Gotō (con la vocale finale lunga). In sintesi, questa notizia sul bukkake ha tutta l'aria di essere una ciofeca. Siamo in un nebuloso regno di disinformazione, caratterizzato dal proliferare incontrollato di frammenti infettivi di spazzatura memetica. 
Tutti sembrano però concordare su un punto: a popolarizzare il bukkake sarebbe stato il regista Kazuhiko Matsumoto nel 1998. A questi viene in effetti accreditata l'invenzione del genere bukkake della pornografia giapponese, oltre alla stessa introduzione della parola in contesto sessuale. Fatto sta che lo studio cinematografico Shuttle Japan ha registrato il termine ぶっかけ/BUKKAKE come marchio commerciale (No. 4545137) nel gennaio 2001. Il primo uso della parola bukkake nel titolo di un film pornografico risale al 1995: Bukkake Milky Showers 01, sempre della Shuttle Japan. Shiruou è dell'idea che la diffusione del bukkake negli Stati Uniti d'America sia dovuta alla pubblicazione di contenuto rubato alla Shuttle Japan, a partire dal 1998. 
La formazione del bukkake ha con ogni probabilità le sue origini in una reazione alla rigida censura in vigore nel Paese del Sol Levante, che vieta ogni rappresentazione dei genitali e del pelo pubico, imponendo di nascondere con la pixellizzazione le parti del corpo incriminate. La rappresentazione dello sperma non è invece vietata ed è stata quindi usata come stratagemma per creare sequenze morbose e altamente erotiche. Il bukkake giapponese è tutto fondato sull'umiliazione di ragazze spesso vestite da scolarette, mentre il bukkake importato in Occidente si sforza di presentarsi in un aspetto ludico - anche se in molte sequenze si vede lontano un miglio che le docce spermatiche sono poco gradite.   

I due allupati e le bukkakette

Si deve al mondo dei blog della remota epoca di Splinder l'introduzione in italiano gergale del neologismo bukkaketta (o bukkakette, alla francese) "donna che pratica il bukkake". Sono ormai passati molti anni da quando sul blog denominato Blog Killers comparve un articolo che trattava proprio il bukkake. Si intitolava qualcosa come Bukkakette cercasi, era firmato I due allupati ed esibiva un grosso stemma con la sigla FIGB, glossata "Federazione Italiana Gioco Bukkake" e formata sul modello della calcistica FIGC, che sta per "Federazione Italiana Giuoco Calcio". Con grande stupore ho potuto constatare che esiste tuttora un sito pertinente, vivo e vegeto! 


È molto ben organizzato e ha un'ottima presenza nel Web, non c'è che dire! Vendono persino i gadget: una tazza col Tricolore su cui cola un candido rivolo di liquido seminale e la scritta stilizzata "FIGB"
Nel sito si trovano pruriginose note pseudostoriche sull'origine del bukkake. Ecco alcuni estratti:

"Il bukkake è un'antichissima tradizione giapponese, le cui vere origini si perdono nella nebbia della storia." 

"I primi documenti storicamente rilevanti che ci parlano di questa pratica risalgono alla metà del tredicesimo secolo, ma il bukkake è con tutta probabiltà nato alcuni secoli prima." 

"Secondo una delle teorie più accreditate, il bukkake era un antico rito di fertilità che veniva compiuto dopo un matrimonio, per garantire una lunga a prosperosa discendenza alla coppia." 

"La sposina veniva ricoperta di sperma da tutti i convenuti al matrimonio, che in tal modo dichiaravano di accettare la fanciulla come donna adulta e non più come bambina, con tutti i diritti e i doveri che ne conseguivano." 

Ebbene, si tratta di pure e semplici fantasie goliardiche, concepite non senza ingegno ma del tutto prive di fondamento. In altre parole, appartengono al dominio della memetica! Si nota infine che esiste un'altra FIGB, ben poco erotica: è la Federazione Italiana Gioco Bridge!

  
Una vignetta satirica su Berlusconi 

Nella fantasia di Marok, autore di una famosa vignetta, Berlusconi confonde il seppuku con il bukkake! Riesce sempre a strapparmi una risata!  

Bukkake pre-neolitico!

I Sentinelesi (o Sentinellesi), che vivono sulla minuscola isola chiamata North Sentinel, parte dell'arcipelago delle Andamane, sono la tribù più isolata del mondo. Sono cacciatori-raccoglitori, che mantengono una società di sussistenza, consistente nella caccia, la pesca e nella raccolta di piante selvatiche. Continuano a resistere in modo fierissimo a qualunque contatto con le genti del mondo esterno: attaccano chiunque osi raggiungere la costa, scagliandogli contro nugoli di micidiali frecce. 
Orbene, anni fa mi è capitato di leggere qualcosa che ha colpito la mia immaginazione. Alcuni visitatori che si sono avvicinati incautamente all'isola hanno visto sulla spiaggia una scena incredibile: una donna inginocchiata e due uomini che si masturbavano furiosamente, schizzandole la faccia con fiotti di sperma incandescente! Un autentico bukkake

martedì 24 agosto 2021

ETIMOLOGIE ENOLOGICHE: IL CECUBO E L'ABBUOTO

Per molto tempo, il miglior vino dell'antica Roma è stato il cècubo (latino caecubum). Fin da quando ho sentito menzionare questa bevanda per la prima volta, mi sono interrogato sull'etimologia del suo nome. Mi sono anche reso conto che non esisteva una letteratura scientifica in grado di diradare le tenebre dell'ignoranza. Da quell'epoca sono cambiate molte cose e la possibilità di trovare informazioni interessanti si è accresciuta notevolmente. Ho quindi utilizzato il Web per cercare lumi. Questo riporta il celeberrimo Vocabolario Treccani: 
 
 
cècubo s. m. [dal lat. (vinum) Caecŭbum]. – Famoso vino che si produceva in età romana nel Caecubus ager, nel territorio di Fondi; il nome è stato ridato oggi a un vino rosso pallido prodotto nella stessa zona, spec. a Sperlonga.
 
Ecco. Appurate queste cose, peraltro già note da secoli, mi chiedo come sia possibile che nessuno abbia cercato di indagare più a fondo sull'etimologia del toponimo Caecubus ager, chiaramente connesso con l'oronimo Caecubi montes "Monti Cecubi", da cui derivò il nome della pregiata bevanda.

L'eccellente bevanda raggiunse il culmine della sua fama quando fu usata dal dal popolo di Roma per festeggiare la morte della povera Cleopatra, come documentato da un componimento di Orazio (Libro I, Ode 37). Questa è la parte che ci interessa:   

Nunc est bibendum, nunc pede libero
pulsanda tellus, nunc Saliaribus
ornare pulvinar deorum
tempus erat dapibus, sodales.

Antehac nefas depromere Caecubum
cellis avitis, dum Capitolio
regia dementis ruinas
funus et imperio parabat

contaminato cum grege turpium
morbo virorum, quidlibet impotens
sperare fortunaque dulci
ebria. ... 

Traduzione: 

O amici, ora bisogna brindare, ora bisogna battere la terra con il piede libero, era ora di ornare le immagini degli dei con cibi degli dei Salii.

Prima di ora non era lecito spillare il cecubo dalle cantine degli antenati, mentre una regina preparava folli rovine per il Campidoglio e per l'Impero

con un gregge di uomini turpi contaminato dalla perversione, sfrenata nello sperare qualsiasi cosa ed ubriaca per la dolce fortuna. ...

La storia del nobilissimo liquore di Bacco ebbe una brusca e inattesa fine, che è possibile leggere come un portento. Uno stravagante esperimento di geoingegneria voluto dal Divo Nerone ha portato alla perdita del cècubo. Siccome all'Imperatore dava sommo fastidio la persistente nebbiolina che gravava sull'area, decise di fare scavare un canale con lo scopo di aumentare la ventilazione. Altri affermano invece che egli cercasse di esumare un fantomatico tesoro appartenuto a Didone, sepolto in quei luoghi secondo una leggenda popolare. Fatto sta che l'imponente opera di scavo ebbe come conseguenza concreta una perdita irreparabile per Roma: l'ager Caecubus non diede più uve in grado di produrre ottimo vino. Dopo che la produzione cessò, rimase soltanto il vino che già stava invecchiando nelle cantine, menzionato ancora da Marziale. Sembra che tra le ultime persone ad averne bevuto, un secolo dopo gli scavi di Nerone, ci sia stato il medico Galeno.  

Un'etimologia popolare di Caecubus 

Secondo una leggenda di origine non chiara, Caecubus sarebbe stato un ipocoristico del nome del politico e letterato Appio Claudio Cieco (Appius Claudius Caecus), vissuto dal 350 a.C. al 271 a.C., che fu anche un militare e tra le altre cose rivestì le cariche di censore, console, dittatore. Egli aveva ricevuto il suo cognomen, Caecus "Cieco", a causa della sua effettiva cecità, attribuita dalla superstizione del volgo all'ira degli Dei, irritati dalle sue riforme religiose. Su quali siano in concreto queste riforme, il Web è diviso. Alcuni parlano di un'identificazione delle divinità greco-romane con quelle celtiche e germaniche - cosa che mi pare assai dubbia: nella Roma di quell'epoca l'idea di cosa fosse la Germania doveva essere abbastanza nebulosa. Altri parlano dell'assegnazione di alcuni riti del culto di Ercole a una famiglia diversa da quella che tradizionalmente li praticava. Anche questa informazione non l'ho potuta verificare. 
 

Secondo una storiella raccontata nel Web, la plebe avrebbe rumoreggiato nel vedere Appio Claudio Cieco nell'atto di bere avidamente il vino. I popolani avrebbero così commentato dicendo: "Caecus bibendum." A questa frase è stato attribuito il significato di "Cieco che beve". Così si sarebbe formato l'ipocoristico Caecubus. Il problema è che tale frase non è grammaticalmente corretta. In latino il cieco che beve può essere soltanto Caecus bibens. Se ammettessimo come vera questa spiegazione etimologica, la seguente trafila fonetica avrebbe portato a Caecubus partendo dal latino arcaico, quello parlato nel III-IV secolo a.C.:  

*Kaikos bibēns =>
*Caicus bibēns  => 
*Caecububs  => 
Caecubus  
 
Le forme declinate sarebbero state livellate per analogia. Quindi per il genitivo avremmo una trafila fonetica come questa: 
 
*Kaikei bibentis =>
*Caicei bibentis =>  
*Caecububuntis => 
*Caecubuntis
Caecubī, subentrato per analogia a Caecubu(b)s.  

Il passaggio da *Caicei bibentis a *Caecububuntis e quindi a *Caecubuntis si spiegherebbe con il tipico indebolimento delle sillabe atone in una fase del latino in cui l'accento cadeva sulla sillaba iniziale delle parole, prima che fosse regolato dalla quantità della penultima sillaba.

Mi rendo conto che tutto ciò sia a dir poco grottesco. Il Caecus bibendum riportato sistematicamente nei siti del Web è a dir poco sospetto e punta all'invenzione. Chi lo ha escogitato non era certo un latinista e non cita alcuna fonte antica.
Ecco una breve confutazione. Il gerundivo di bibere "bere" è bibendus e significa "che deve essere bevuto", "da bere". Non è possibile che la forma neutra bibendum concordi con Caecus, che è maschile, oltre al fatto che non significa "che beve". Così si dice Carthago delenda (est) "Cartagine deve essere distrutta", con un gerundivo femminile. Solo i metallari direbbero Carthago delendum o Caecus bibendum nel loro latino distorto. Se anche considerassimo bibendum come un gerundio, dovrebbe essere preceduto dal nome al dativo: Caeco bidendum, il cui significato sarebbe però "il Cieco deve bere". Nemmeno questa soluzione è soddisfacente per motivi semantici. 
 
 
bibendum 
 
1) accusativo del gerundio di bibō
2) accusativo maschile singolare del gerundivo (bibendus
     di bibō
3) nominativo neutro singolare del gerundivo (bibendus
     di bibō
4) accusativo neutro singolare del gerundivo (bibendus
     di bibō
5) vocativo neutro singolare del gerundivo (bibendus
     di bibō
 
Riporto il link a un compendio sull'uso del gerundivo e del gerundio in latino.  


Con ogni probabilità il mito del cieco che beve è soltanto una fabbricazione moderna. Il pacchetto memetico è stato diffuso nella Noosfera da una manciata di siti pubblicitari che hanno a che fare con il turismo enologico. La stessa narrazione ha tutte le caratteristiche dell'etimologia popolare.  

Abbiamo provato che la leggenda del Caecus bibens è nel migliore dei casi molto dubbia. Tuttavia, l'etimologia di ager Caecubus e di Caecubi montes è in ogni caso connessa con la stessa radice della parola latina caecus.  
 
 
caecus 
   femminile: caeca 
   neutro: caecum 
 
1) senza luce
2) cieco, che non vede 
3) mentalmente o moralmente cieco; accecato 
4) cieco, casuale, vago, indiscriminato, senza scopo 
5) senza germogli (termine botanico) 
6) invisibile, che non può essere visto 
7) che non può essere conosciuto, nascosto, segreto, oscuro  
8) che ostacola la vista, non trasparente, opaco 
9) che ostacola la percezione, oscuro, fosco; incerto, dubbio   


Proto-indoeuropeo: *kaikos "monocolo"
        (*kéh2ikos nella ricostruzione laringale)
   Proto-italico: *kaikos "cieco", "senza occhi" 
   Proto-germanico: *χaiχaz "monocolo" 
       Gotico: haihs "monocolo"
       Norreno: Hárr (epiteto di Odino) 
   Proto-celtico: *kaikos "cieco"; "monocolo" 
       Antico irlandese: cáech "monocolo"  
       Medio gallese: coeg "monocolo", "cieco" 
   Greco: καικίας (kaikías) "vento di Nord-Est"
         (lett. "che oscura il cielo")
   Proto-Indoario: *kaikaras "strabico" 
       Sanscrito: kekaraḥ "strabico" 
 
Cosa notevolissima, questa radice è documentata anche nell'onomastica etrusca. La mia idea è che fosse un prestito dal proto-italico.
 
Etrusco: 
1) Kaikna, Caicna, Keikna, Ceicna, Cecna (gentilizio)
=> Latino Caecina, Cēcina, Cēcinna (gentilizio); Caecinius (gentilizio).  
Caecina è anche un idronimo ben attestato (attuale Cècina, in Toscana centro-meridionale).
2) Ceice (cognomen): corrisponde al cognomen latino Caecus e al gentilizio Caecius;
Ceicesa "quello di Ceice" (patronimico).
Dai dati mostrati si deduce l'esistenza di questa radice:
kaik-, keik-, ceic- "scuro", "torbido".
Il fiume Cècina ha ricevuto questo nome per via delle sue acque torbide.  
 
Abbiamo anche alcune parole contenute nei glossari latini, che attribuirei all'etrusco per via dei peculiari suffissi: caecua, caecuba e caecuma "civetta". Ad esempio, nel Totius latinitatis lexicon di Egidio Forcellini (terminato nel 1761, prima edizione postuma nel 1771), leggiamo quanto segue:  
 
Caecua et Caecuma, noctua quae lucem fugit, Lex. Philol. 
 
Si capisce subito che caecua, caecuba e caecuma (anche senza dittongo, cecua, cecuba, cecuma) sono varianti di una stessa parola antica; interessante è constatare che sono glossate con noctua "civetta", un evidente derivato di nox "notte" (noctua a tempore noctis dicta, ci spiega Sesto Pompeo Festo). Si vede quindi che la radice che ha formato caecua e varianti, deve essere caec- "oscurità". 

Si menziona un'ulteriore variante: cicuma. Esichio riporta il vocabolo κικυμίς (kikumís), con lo stesso significato di "civetta". La scansione metrica sembra che fosse /ki:ky:'mis/ (vedi Henry George Liddell, Robert Scott, A Greek-English Lexicon, 1843), cosa del tutto inusuale per una parola greca; del resto Esichio non glossava soltanto parole greche e spesso non riportava la loro origine. Anche questa alternanza tra il dittongo -ae- e una vocale lunga -ī- sembra a dir poco strana. Esichio potrebbe aver reso on -i- una vocale chiusa dell'etrusco, derivata dal dittongo -ei-.  
 
W.M. Lindsay, nel suo lavoro Bird-names in Latin glossaries (1918), cita due possibili esiti romanzi: toscano di Lucca cuccumeggia e sardo cuccumeu, entrambi col senso di "civetta". Non fornisce ulteriori dettagli.  

 
Credo che quanto fin qui raccolto possa bastare.
 
Conclusioni 
 
A questo punto possiamo attribuire significati antichi e concreti:  
 
*Kaikubos = Nebbioso 
ager Caecubus = Campo Nebbioso 
Caecubi montes = Monti Nebbiosi 
 
In milanese la nebbia è chiamata scighéra: questa parola deriva da *caecāria, dalla radice di caecus. Questo perché la nebbia impedisce od ostacola la vista. Una semantica simile è all'origine del cècubo e la questione si può dire risolta. 
 
L'abbuoto 

I Wikipediani traducono il latino caecubum con abbuoto, che è il nome oggi dato a un vitigno coltivanto in Lazio e al vino che se ne ottiene, rosso e molto pregiato. Dobbiamo ricordare che anche usando la stessa uva che coltiviamo ancor oggi, gli Antichi avevano metodi di vinificazione molto diversi. A parer mio la traduzione è quindi da considerarsi impropria.
 
 
Abbuoto 
"Vitigno a bacca nera di origini remote, dalle cui uve in un passato remoto si produceva con molta probabilità il famoso Cécubo, più volte decantato da Orazio. Secondo quanto riporta il Drao (1934) – unico studioso a essersi occupato, per quanto ne sappiamo, di questo vitigno –, era originariamente coltivato nell’area pedemontana e collinare del comune di Fondi, in provincia di Frosinone. Agli inizi del Novecento fu descritto come vitigno italiano anche dagli ampelografi francesi Viala e Vermorel. Nulla si conosce circa l’etimologia del nome e dei sinonimi, il cui principale è Aboto; l’unica curiosità è che risulta sempre il primo vitigno di qualsiasi classificazione alfabetica, non solo italiana ma anche straniera. È stato iscritto al Registro Nazionale delle Varietà di Vite nel 1970." 


Qual è dunque l'etimologia di abbuoto? Ecco il responso dell'Oracolo di Google alla richiesta di maggiori informazioni sull'origine dello strano vocabolo: 
 
"Sull'etimologia non si hanno notizie certe, presumibilmente il nome deriva dalla vicinanza dell'area di origine, in particolare la zona di San Raffaele – Fondi, al lago di San Puoto. Molto probabilmente il termine “Abbuoto” proviene proprio dalla trasformazione del nome “San Puoto”." 
 
Il lago di San Puoto si trova nella pianura pontina a circa 3,5 chilometri da Sperlonga, in provincia di Latina. San Puoto deriva dal latino Sanctus Potitus. Il sinonimo San Potito è evidentemente una forma dotta. La possibilità più concreta è che il nome dell'abbuoto derivi direttamente da una formula di brindisi: a un certo punto "a Puoto!" è diventato "abbuoto!" per naturale evoluzione fonetica. Del resto, si nota che anche i Romani antichi brindavano con il caecubum abbandonandosi a manifestazioni di allegria e battendo selvaggiamente i piedi sul pavimento.
Ammettendo che l'antroponimo Potitus abbia dato oltre a Puoto anche *Pòto, si spiegherebbe all'istante la variante più rara e senza dittongo, abòto
 
Non bisogna confondere la denominazione del vino detto abbuoto con una parola omofona, usata nella stessa regione, che indica invece un tipo di involtino. Riporto giusto un paio di citazioni (i grassetti sono miei). 
 

"L’abbuoto viticusano (abbuot nel dialetto locale, cioè “avvolto”) è un insaccato di ovino cotto, a base di carne e frattaglie ovine, uova, peperoni dolci e peperoni piccanti, spezie, tipico di Viticuso, una piccolissima comunità montana della provincia di Frosinone a 825 metri sopra il livello del mare."


"L’abbuoto detto anche abbticchie sono involtini di interiora d’agnello è un piatto povero della cucina ciociara e del paese di Picinisco, ottenuto utilizzando le parti meno nobili dell’agnello: budella, frattaglie e trippa."