Visualizzazione post con etichetta protogermanico. Mostra tutti i post
Visualizzazione post con etichetta protogermanico. Mostra tutti i post

mercoledì 15 marzo 2023


IL PROFUMO

Titolo originale: Das Parfum. Die Geschichte eines Mörders
Autore: Patrick Süskind
1a ed. originale: 1985 
1a ed. italiana: 1988
Paese di pubblicazione: Germania 
Tipologia narrativa: Romanzo
Genere: Horror, mistero 
Tematiche: Cannibalismo, serial killer  
Lingua originale: Tedesco
Ambientazione: Francia, XVIII secolo (1738 - 1767):  
  Parigi,
  Montpellier,
  Grasse,  
  Plomb du Cantal    
Protagonisti: Jean-Baptiste Grenouille 
Altri personaggi: Giuseppe Baldini, Madame Gaillard,
    Marchese de la Taillade-Espinasse, Antoine Richis,
    Laure Richis, Madame Arnulfi, Dominique Druot 
Editore italiano: TEA, TEADUE, Longanesi 
Traduttore: Giovanna Agabio 
Codice ISBN (1988): 9788850213979
Codice ISBN (1992): 8878193526 
Codice ISBN (2007): 9788850215157
Titoli in altre lingue: 
   Francese: Le Parfum: histoire d'un meurtrier
   Inglese: Perfume: The Story of a Murderer 
   Olandese: Het parfum 
   Svedese: Parfymen – berättelsen om en mördare 
   Basco: Perfumea. Hiltzaile baten historia 
   Spagnolo: El perfume: historia de un asesino 
   Catalano: El perfum: Història d'un assassí 
   Portoghese: O Perfume 
   Polacco: Pachnidło: Historia pewnego mordercy 
   Russo: Парфюмер 
   Lituano: Kvepalai: vieno žudiko istorija 
   Greco: Το άρωμα 
   Turco: Koku 
   Cinese: 香水 
   Giapponese: 香水 ある人殺しの物語

Incipit: 

"Nel diciottesimo secolo visse in Francia un uomo, tra le figure più geniali e scellerate di quell'epoca non povera di geniali e scellerate figure. Qui sarà raccontata la sua storia. Si chiamava Jean-Baptiste Grenouille, e se il suo nome, contrariamente al nome di altri mostri geniali quali de Sade, Saint-Just, Fouché, Bonaparte ecc., oggi è caduto nell'oblio non è certo perché Grenouille stesse indietro a questi più noti figli delle tenebre per spavalderia, disprezzo degli altri, immoralità, empietà insomma, bensì perché il suo genio e unica ambizione rimase in un territorio della storia che non lascia traccia: nel fugace regno degli odori."

Trama: 

Prima parte:

Parigi. Anno del Signore 1738. Un bambino appena nato viene abbandonato. Sua madre subisce processo per un precedente infanticidio ed è condannata a morte. L'orfano viene chiamato Jean-Baptiste Grenouille ("grenouille" significa "rana"). Dato in affido, si rivela un bambino difficile, tetro e solitario. Viene quindi mandato come apprendista presso un conciatore locale. All'insaputa degli altri, Grenouille ha un olfatto straordinario, che gli conferisce un'incredibile capacità di distinguere gli odori più sottili da complesse miscele, anche a grandi distanze.
Un giorno, dopo aver memorizzato quasi tutti gli odori della città, Grenouille viene sorpreso da una traccia unica. Ne scopre la fonte: una giovane vergine. Affascinato dal suo profumo e convinto di doverlo possedere solo lui, la strangola. Rimane con il suo corpo finché l'odore non lo abbandona. 
Volendo approfondire le sue conoscenze olfattive, diventa apprendista di uno dei migliori profumieri della città, l'anziano Giuseppe Baldini, che ha gestito un'attività di successo grazie a due profumi: uno regalatogli da un parente e uno acquistato da un agente di viaggio. Baldini alla fine si ritrova sempre più surclassato dai profumieri rivali e pensa di tornare a vivere in Italia con la moglie. Tuttavia, Grenouille si dimostra un prodigio copiando e migliorando il profumo di un rivale nel laboratorio di Baldini. Il profumiere gli offre un apprendistato e gli insegna le tecniche di base della profumeria. Vende al contempo le nuove magistrali formule di Grenouille come proprie, risollevando la sua reputazione in declino. Baldini alla fine rivela a Grenouille che esistono tecniche diverse dalla distillazione, che possono essere utilizzate per preservare una gamma più ampia di odori, tecniche che si possono apprendere solo nel cuore dell'arte profumiera, nella regione di Grasse, in Costa Azzurra. Poco dopo, Grenouille decide di lasciare Parigi e Baldini muore nel crollo del suo negozio nella Senna.

Seconda parte: 

Durante il suo viaggio verso Grasse, Grenouille attraversa la campagna e prova sempre più disgusto per l'odore umano. Evitando la civiltà, si trasferisce in una grotta all'interno del Plomb du Cantal, sopravvivendo grazie alla scarsa vegetazione e alla fauna selvatica della montagna. Tuttavia, la sua pace finisce quando, dopo sette anni, si rende conto di non possedere alcun odore. Viaggiando a Montpellier, inventata di essere stato rapito e segregato in una grotta per giustificare il suo aspetto emaciato. Crea un finto odore corporeo con materiali di uso quotidiano, scoprendo che il suo nuovo "travestimento olfattivo" inganna le persone, fruttandogli l'accettazione da parte della società che prima lo emarginava. 
A Montpellier, ottiene il patrocinio del Marchese de la Taillade-Espinasse, Signore di Pierrefort, che lo usa per pubblicizzare la sua teoria pseudoscientifica sull'influenza delle "energie fluidiche" sulla vitalità umana. Grenouille produce profumi che distorcono con successo la propria percezione pubblica, trasformandolo da un miserabile cavernicolo in un patrizio pulito e colto, contribuendo a far guadagnare un'enorme popolarità alla teoria del Marchese. Vedendo quanto facilmente l'umanità possa essere ingannata da un semplice profumo, l'odio di Grenouille si trasforma in disprezzo. Si rende conto che è nella sua capacità di creare profumi descritti come "sovrumani" e "angelici" che influenzeranno in modo senza precedenti il ​​modo in cui gli altri lo percepiscono.

Terza parte: 

A Grasse, Grenouille scopre una giovane donna di nome Laure il cui profumo ha lo stesso fascino della ragazza che ha ucciso in precedenza. Determinato a preservarlo, Grenouille inizia a lavorare come apprendista in un laboratorio e inizia a imparare a conservare gli odori tramite l'enfleurage, determinato a uccidere Laure ed estrarne l'odore. Nel frattempo, uccide altre 24 giovani donne, per esercitarsi a conservare gli odori umani e usarli come base per il profumo che creerà con l'odore di Laure. 
Il padre di Laure, temendo che la figlia venga uccisa, cerca di farla fuggire. Tuttavia Grenouille li segue e uccide anche Laure. Nonostante la sua attenta cura dei dettagli, la polizia riesce a risalire fino a lui. A questo punto i capelli e gli abiti delle sue precedenti vittime vengono tutti rinvenuti nella sua baita vicino a Grasse. Catturato in breve tempo, viene condannato a morte.
Durante il tragitto verso l'esecuzione nella piazza del paese, Grenouille indossa il nuovo profumo che ha creato con le sue vittime. Gli effluvi suscitano immediatamente ammirazione e adorazione tra la folla di spettatori: sebbene le prove della sua colpevolezza siano schiaccianti, gli abitanti del paese gli si affezionano a tal punto da essere convinti dell'innocenza che ora trasuda. Così il magistrato ribalta il verdetto del tribunale e  libera il condannato; persino il padre di Laure è incantato dal nuovo profumo e vorrebbe addirittura adottare l'assassino come suo figlio. Presto la folla è così sopraffatta dalla lussuria e dall'emozione che l'intera città partecipa a un'orgia di massa di cui nessuno parla in seguito e che pochi riescono a ricordare chiaramente. Il magistrato riapre le indagini sugli omicidi, attribuendoli al collega di Grenouille, il corriere Dominique Druot, che viene torturato per ottenere una falsa confessione e impiccato senza cerimonia. In seguito all'esecuzione, la vita torna alla normalità a Grasse. 

Quarta parte: 

L'effetto del profumo conferma a Grenouille l'odio verso le persone, soprattutto perché si rende conto che ora lo adorano. Nemmeno questo controllo assoluto gli dà soddisfazione. Decide di tornare a Parigi, con l'intenzione di morire lì, e dopo un lungo viaggio finisce al mercato del pesce dove è nato. Si versa addosso la bottiglia di profumo che ha creato: le persone sono così attratte da lui che sono costrette a impossessarsi del suo corpo, finendo per farlo a pezzi e mangiarlo. La folla, imbarazzata dalle proprie azioni cannibaliche, che ammette di aver compiuto un "atto d'amore".

Recensione: 
Senza dubbio Il profumo è tra i più grandi capolavori della letteratura tedesca del XX secolo. Il suo successo è stato mondiale. Tradotto in 40 lingue, è diventato un bestseller da 20 milioni di copie.  
Lo stile del romanzo fonde fantasia e finzione con informazioni fattuali. Si sovrappongono due linee narrative distinguibili: l'elemento fantastico, quasi fiabesco, è veicolato dall'olfatto soprannaturale di Grenouille, mentre le circostanze socio-storiche della trama costituiscono l'elemento realistico, con le loro descrizioni naturalistiche dell'ambiente, della produzione di profumi e degli omicidi. Il linguaggio evoca immagini sensoriali vivide, quasi febbrili: collega tutte le attività cognitive con il senso dell'olfatto, ingigantito, rappresentato dal modo in cui il protagonista percepisce il mondo esterno. 
Grenouille è un personaggio monomaniacale. La mania che lo domina è dovuta al suo genio. Il suo genio, a sua volta, è di natura maniacale. Grenouille non può fare a meno di "seguire sempre il suo naso". Sembra che il suo innato e preponderante senso dell'olfatto abbia ostacolato lo sviluppo di tutti gli altri sensi, rendendoli addirittura superflui, fino a provocarne l'atrofia.
Jean-Baptiste Grenouille è autistico. Da un lato, il linguaggio comune non gli basta più per ciò che egli percepisce olfattivamente, dall’altro, il mondo al di là di esso, caratterizzato da astrazioni "soprattutto di natura etica e morale", gli è e gli rimane estraneo per tutta la vita, dal punto di vista concettuale e di conseguenza anche da quello linguistico. 
Jean-Baptiste Grenouille è uno psicopatico. Non possiede la benché minima traccia di empatia. Per lui sopprimere una ragazza è un atto irrilevante, come se fosse una lucertola o un insetto. Tutto questo ricorda in qualche modo l'allucinante storia di un santo che da giovane aveva ucciso e sventrato una donna incinta soltanto per la curiosità di vedere cosa ci fosse dentro (se la memoria non mi fallisce, tale perla dell'agiografia è stata riportata da Emil Cioran). 
Chiunque sia giunto fin qui nella lettura di queste mie note, è pronto ad immergersi in un mondo che ai moderni parrebbe allucinante, in cui tutto puzza, in cui tutti puzzano. Persino il Re puzza, come un animale selvaggio. Persino la Regina puzza, come una capra vecchia. Detto questo, auguro a tutti buona immersione nelle feci e nella sozzura del XVIII secolo! 

Una Bibbia cannibalica! 

Armin Meiwes, il Cannibale di Rotenburg, era particolarmente fissato con il romanzo di Süskind, che considerava un vero e proprio testo sacro dell'antropofagia. Aveva tratto proprio da questa fonte l'ossessione del cannibalismo come "atto d'amore", che viveva in modo assoluto, totalizzante. Riporto a questo punto una sintesi dell'accaduto, da me redatta anni fa. 

"L'uomo di Rotenburg ha agito in modo singolare, adescando un passivo masochista in sommo grado che si eccitava alla sola idea di essere stuprato, macellato e mangiato. Descritto come omosessuale coprofago, proclive ai piaceri della prostituzione, afflitto da turbe psichiche ed avvezzo all'automacerazione fisica (fonte: Wikipedia), questo infelice si chiamava Bernd Jürgen Brandes ed era entrato in contatto con il cannibale rispondendo ad un annuncio pubblicato su una bacheca virtuale. “Spero che mi troverai gustoso”, aveva scritto Brandes a Meiwes, o almeno, questo è stato riportato in seguito dai mass media. Il carnefice ha avuto così l'occasione, incontrata la sua vittima ad un appuntamento, di soddisfare al contempo tutte le sue pulsioni, sessuali, sadiche e culinarie: ha fatto sesso sfrenato con lui, quindi lo ha evirato mentre era in erezione e gli ha messo in bocca i genitali recisi dopo averli fatti saltare in padella nell'olio incandescente, facendoglieli mangiare in quella che può essere descritta soltanto come celebrazione di un'eucarestia satanica. Poi gli ha portato una manciata di barbiturici e una bottiglia di whisky, mentre il sangue colava dalla ferita uranica che era stata aperta in mezzo alle gambe. Il passivo aveva ingoiato senza indugio i sonniferi bevendo il distillato fino a perdere conoscenza. Constatata la sua morte in seguito a quest'ultimo rito di un'occulta religione demoniaca, Meiwes aveva iniziato a macellare il corpo, ottenendo così l'occorrente per una serie di banchetti tiestei. Quando infine è stato scoperto ed arrestato, è sorto un grave problema per le autorità: un reato specifico di cannibalismo non era compreso nel codice penale, al massimo chi si cibava di un morto avrebbe potuto essere imputato di vilipendio a cadavere. Condannato in primo grado ad otto anni per omicidio preterintenzionale, il cannibale di Rotenburg in seguito è stato destinato all'ergastolo, l'accusa essendogli stata commutata in omicidio volontario."  

Pseudoscienza del XVIII secolo

La pseudoscienza non è una cosa moderna come in genere si crede: esisteva già secoli addietro. In estrema sintesi, il Marchese de la Taillade-Espinasse crede che il suolo sia la sorgente della morte. Ogni malattia e decadenza, così come l'esito finale dell'esistenza, secondo la sua teoria ha come causa proprio la vicinanza fisica con la terra. Per contro, allontanandosi dalla terra e vivendo in alta quota, ad esempio sulla sommità di una montagna, si previene la malattia e si ritarda la morte. Anche la dieta ha grande importanza per il Marchese: se i tartufi sono pestilenziali, visto che crescono nel terriccio, mentre la carne dei piccioni ha l'effetto di un elisir di lunga vita! A tal punto arriva il delirio da attribuire particolari virtù al ragù ottenuto da anatre catturate in volo e al grano coltivato in alta quota. Volendo sperimentare in prima persona la validità della sua architettura pseudoscientifica, il Marchese de la Taillade-Espinasse, poco dopo la scomparsa di Grenouille, si inoltra in una regione impervia per vivere da eremita sul Pic du Canigou. Il progetto del nobiluomo si scontra con la durezza estrema della realtà, così la morte giunge rapidamente a ghermirlo. 

Etimologia del cognome Grenouille

L'origine ultima del cognome Grenouille è dal latino rānucula "ranocchia", "piccola rana", diventato in francese antico renoillegrenoille, quindi in francese medio renouille, grenouille. La consonante iniziale g- è di origine espressiva, non etimologica. Si noti il cambiamento della pronuncia nel corso dei secoli. Il francese antico (g)renoille rima con l'italiano moglie. La pronuncia moderna del francese grenouille è /gʁe'nuj/.
La parola originale latina rāna "rana" ha dato invece origine al francese raine, ormai obsoleto e usato soltanto in Louisiana. 

Possibile ispirazione del nome 

Il nome del protagonista potrebbe essere stato ispirato al profumiere francese Paul Grenouille. Nel 1879, in seguito all'apertura di una profumeria di lusso, cambiò il suo cognome in Grenoville, probabilmente per evitare il pubblico dileggio: all'epoca esistevano moltissimi bulli pestilenziali che si attaccavano anche a queste cose. 

Possibile ispirazione del modus operandi 

Secondo alcuni, la storia vera del serial killer spagnolo Manuel Blanco Romasanta (Esgos, 1809 - Ceuta, 1863), noto anche come "Uomo del Sego" o "Uomo-lupo di Allariz che uccise una decina di donne e bambini, vendette i loro vestiti ed estrasse il loro grasso corporeo per produrre sapone, assomiglierebbe per certi versi ai metodi usati da Grenouille. Se devo essere sincero, non ci vedo molto in comune. Profondamente diverso era il movente: mentre il protagonista del romanzo di Süskind è mosso dal desiderio di eternare il profumo di certe donne, Rosamanta era convinto di essere colpito da una maledizione che lo condannava alla licantropia e lo spingeva a uccidere. Questo dichiarò al giudice: "La prima volta che mi trasformai fu sui monti di Couso. Mi imbattei in due lupi dall'aspetto feroce. Caddi improvvisamente a terra e iniziai ad avere convulsioni, mi girai tre volte e pochi secondi dopo ero un lupo. Fui in giro a fare prede con gli altri due per cinque giorni, finché non tornai nel mio corpo, quello che vedete oggi davanti a voi, Vostro Onore. Gli altri due lupi vennero con me, e io li credevo anch'essi lupi, trasformati in forma umana. Erano di Valencia. Uno si chiamava Antonio e l'altro Don Genaro. Anche loro erano maledetti... attaccammo e mangiammo diverse persone perché eravamo affamati." Si è poi scoperto cosa ha innescato la monomania licantropica in Rosamanta: da giovane era stato perseguitato ferocemente dai bulli, che lo ritenevano "effeminato". Gratta un serial killer e troverai un adolescente fragile perseguitato dai bulli! 

Etimologia del cognome Arnulfi 

Dei cognomi che ricorrono nel romanzo, ho trovato particolarmente interessante Arnulfi, portato dalla datrice di lavoro di Grenouille. Deriva dal nome del capostipite, Arnulf (il suffisso -i è un genitivo latino fossilizzato). Ecco l'etimologia: 

Protogermanico: *Arnuwulfaz 
Significato: Lupo-Aquila 
   *arnuz "aquila" + *wulfaz "lupo" 

Duole vedere tante rovine dell'antico mondo germanico, abbandonate e prive di qualsiasi comprensione del significato da parte della popolazione di lingua romanza! 

L'adattamento cinematografico 

Tom Tykwer ha diretto Profumo - Storia di un assassino, uscito nel settembre 2006. Tra gli interpreti segnaliamo Ben Whishaw nel ruolo di Jean-Baptiste Grenouille, Dustin Hoffman nel ruolo di Giuseppe Baldini e Alan Rickman nel ruolo del sindaco Richis. Si erano interessati al soggetto anche registi del calibro di Martin Scorsese, Stanley Kubrick, Ridley Scott e Miloš Forman. Tuttavia Süskind concesse la liberatoria solo nel 2001 e nel frattempo tutti questi progetti erano già andati a monte. Si riporta un fatto notevole: nel 2006 Patrick Süskind non si presentò neanche alla prima del film di Tykwer, che provvederemo a recensire in un'altra occasione.

martedì 27 dicembre 2022

ETIMOLOGIA CELTICA DEL TOPONIMO MISINTO

Misinto (in dialetto brianzolo Misent /mi'zent/) è un comune italiano con circa 5.700 abitanti (anno 2022), situato nella parte occidentale della provincia di Monza e Brianza, all'altitudine di 252 metri sul livello del mare. Se devo esprimere un'opinione personale, mi sembra un paesino piuttosto squallido. Eppure dal punto di vista etimologico è sicuramente molto interessante. 

Attestazioni storiche 

Mediosente (
Codex Langobardorumanno 926 "de Mediosen[te]", anno 974 "de loco Mediosente"esiste poi menzione di un presbitero Gottefredus de Mediosentecfr. Frisi, 1794)
Misente, Misentum (documenti ecclesiastici, XII sec.) 
Misentis (Liber Notitiae, XIII sec.) 
Mixintum (XV-XVI sec., solo in documenti di altri comuni; la lettera -x- trascrive la sibilante sonora /z/
Misinto (unica forma usata a partire dal XVIII sec.) 



La tradizionale etimologia dei romanisti 

Il mondo accademico, in modo abbastanza compatto, presuppone per il toponimo Misinto una derivazione dal latino LOCUS MEDIŌ CINCTUS "luogo cinto a metà", donde *MEDIOCINCTUS
Si segnalano varianti riportate nel Web: 

  - Locus Medius Cinctus 
  - Locus medium cinctus 
  - Medio-Cinctus 
  - Medium-Cinctus 

Ne esistono senza dubbio altre. Nessuna è attestata in documenti storici e alcune sono palesemente erronee. 

Un'etimologia alternativa e implausibile

Dante Olivieri nel suo Dizionario di toponomastica lombarda (1931) riporta quanto segue (il grassetto è mio): 

Se non è illusione, par di vedervi un nome composto di IN] MEDIO SENTE "in mezzo allo spineto". 

Latino sentis "spina; spineto" è imparentato con sentus "spinoso; ruvido", di etimologia abbastanza incerta (si suppone da un proto-indoeuropeo *ksen- "cardare"). In ogni caso non è voce volgare e ha dato pochissimi esiti toponomastici nella Romània (mi vengono in mente soltanto Santigueiro e Santigoso, in Galizia). 
 



La vera etimologia celtica

Il nome di Misinto viene dal celtico *MEDIJOSINTUS (adattato in latino come *Mediosintus), che significa "Sentiero del Mezzo". Non deriva affatto dall'improbabile latino *MEDIOCINCTUS "cinto a metà", come postulano i romanisti, sempre ansiosi di annichilire ogni minima traccia dell'antica lingua celtica, parlata in Insubria e altrove prima del completamento della romanizzazione. 

Se l'etimologia proposta dai romanisti fosse corretta, anziché Misent /mi'zent/ avremmo *Messenc' /me'sentʃ/. Lo sviluppo del gruppo consonantico -nct- è in genere /ntʃ/ tranne che in sanctus "santo" > sant (per influenza della lingua alta). Così in milanese esisteva il vocabolo tenc' /tentʃ/ "nero corvino" < tinctus. Mi fu riferito di milanese che chiamava la moglie Tencia per il nero lucido dei suoi capelli; allo stesso modo vunc' /vuntʃ/ "sporco" deriva da unctus e corrisponde all'italiano unto (veneto onto). Allo stesso modo, il latino cinctus (con vocale tonica breve) avrebbe dato *senc' /sentʃ/. In italiano, dove questa palatalizzazione non si è prodotta, cīnctus (con vocale tonica lunga) ha dato cinto

Prendiamo ad esempio il toponimo Morsenchio (in provincia di Milano), italianizzato in modo ipercorretto del milanese Mursenc' /mur'sentʃ/, che proviene regolarmente dal latino LOCUS MŪRŌ CINCTUS "luogo cinto da un muro", ossia *MUROCINCTUS (Borghi, 2004). Ebbene, salta subito agli occhi il contrasto tra MorsenchioMisinto. In buona sostanza, il professor Guido Borghi riconobbe che avevo dimostrato l'origine celtica di Misinto a partire da mere considerazioni fonetiche. 

*Mediosintus < celtico *Medijosintus 
   significato: nel mezzo del sentiero, a metà del sentiero  
   tardo celtico: *MEDIOSINTO, *MEIOSINTO 
   attestazione: MEDIOSENTE 
   evoluzione romanza: MISENTE, MISENT, etc. 
Nota:
La vocale /e/ chiusa proviene dalla più antica /i/ breve. 

1) Primo membro del composto: 

Protoceltico: *medijos
    Forma femminile: *medijā 
    Primo membro di composti: *medijo- 
Significato: mezzo 
Uso: aggettivo 

Questo è un notissimo esempio di evoluzione storica di questa radice in un toponimo preromano:

Latino: Mediolānum < celtico *Medijolānon 
   significato: nel mezzo della pianura 
   tardo celtico: MEIOLANO (1)
   evoluzione romanza: MILANOMILÀN  

(1) Iscrizione su resti delle mura romane. 


Si noterà che la parola latina imparentata con quella celtica ha avuto una trafila ben diversa (es. Mezzovico, etc.). 

2) Secondo membro del composto: 

Protoceltico: *sintus < *sentus  
Genere: maschile 
Significato: sentiero 
N.B. 
Il passaggio dall'antica -e- tonica a -i- davanti al gruppo consonantico -nt- si trova anche in *kintus "primo", da un più antico *kentus

Declinazione:

Singolare:
nominativo: *sintus
vocativo: *sintu 
accusativo: *sintun 
genitivo: *sintous 
dativo: *sintou 
strumentale: *sintū 

Plurale:
nominativo: *sintowes
vocativo: *sintowes
accusativo: *sintūs 
genitivo: *sintowon 
dativo: *sintowobo(s), *sintubo(s)  
strumentale: *sintowobi(s), *suntubi(s)  

Duale:
nominativo: *sintū 
vocativo: *sintū 
accusativo: *sintū 
genitivo: *sintous 
dativo: *sintowobon, *sintubon 
Dal protoceltico *sintus deriva direttamente l'antico irlandese sét "sentiero" (irlandese moderno séad). 

Declinazione: 

Singolare: 
nominativo: sét 
vocativo: sét 
accusativo: sét n- 
genitivo: séto, séta 
dativo: séit 

Plurale:
nominativo: sétae 
vocativo: séotu
accusativo: séotu 
genitivo: sétae n-
dativo: sétaiḃ 

Duale: 
nominativo: sét 
vocativo: sét 
accusativo: sét 
genitivo: séto, séta 
dativo: sétaiḃ 

Protoindoeuropeo: *sent- 
Significato: andare 

Questa radice dà esiti notevoli in protogermanico:

Protogermanico: *sandjanan 
Significato: inviare, mandare  
   Esito tedesco moderno: senden 
   Esito inglese moderno: to send 

Protogermanico: *sinþaz 
Significato: cammino; viaggio 
   Esito gotico: sinþs 



Conclusioni 

Evidentemente Misinto prese il suo nome celtico dal fatto che si trovava all'incirca a metà strada di un sentiero che dal capoluogo degli Insubri portava al capoluogo dei Comensi. In epoca preromana un sentiero ben tracciato e battuto doveva già essere una comodità utilissima. 

domenica 25 dicembre 2022

GLI ANTROPONIMI LONGOBARDI IBRIDI

Mi viene spesso in mente un aneddoto raccontatomi da P., che riguarda il bigottissimo paesino di C., di cui è pietoso omettere il nome esteso. Quando i genitori dovevano scegliere come chiamare il loro pargolo, le preferenze andavano spessissimo al nome Matteo, seguito a distanza da Tommaso e Luca. A scuola si dava il caso che troppi bambini si chiamassero Matteo C., essendo C. il cognome più diffuso di quel borgo oltremodo infelice. La maestrina era imbarazzata dalla difficoltà di distinguere i suoi alunni. A un certo punto il parroco dovette intervenire perché i genitori si decidessero a dare ai nuovi nati nomi più originali. 
Ebbene, questo problema tra i Longobardi non esisteva! La varietà degli antroponimi era infatti immensa

Tra i numerosissimi nomi attestati, se ne trovano alcuni che combinano elementi latini e germanici. Queste formazioni così peculiari erano diffuse soprattutto tra i Longobardi, ma se ne trovavano esempi anche tra altre popolazioni germaniche, come Franchi e Alemanni. 

Questo riporta l'ungherese István Vig nella sua opera Nomi propri di persona e attitudine linguistica. Ricostruzione dell’attitudine linguistica delle persone di nome longobardo nell’Italia longobarda (2020): 

"I nomi ibridi sono antroponimi sorti in seguito alla mutuazione reciproca di costituenti di nomi di persona di due lingue. Nel dominio linguistico germanico-romanzo8 sono caratteristici due tipi di formazione degli antroponimi, la composizione e la suffissazione. Nel primo caso un elemento latino/romanzo ed uno germanico vengono messi insieme, secondo le regole di composizione delle lingue germaniche. Nel secondo vengono aggiunti suffissi latini/romanzi ad elementi germanici o, viceversa, suffissi germanici ad elementi romanzi."
(Haubrichs 2004: 181‒183, 196) 

8 Così Haubrichs, ma nell’Italia longobarda del secolo VIII non è da escludersi neanche il termine latino parlato tardo di seconda fase.  
(la presente nota di Vig mi pare poco condivisibile

Questo invece afferma Romano Colizzi nella sua opera Evoluzione fonetica del longobardo (2022), consultabile su Academia.edu: 
"In tutto 15 persone, in relazione alle carte pervenuteci, hanno nomi ibridi. I nomi ibridi indicano un ulteriore avvicinamento delle due etnie, un processo di longobardizzazione della società, ma nello stesso tempo il latino si afferma come lingua comune e la lingua longobarda si affievolisce si disperde."

Riporto una serie di antroponimi longobardi ibridi attestati nelle iscrizioni, spesso in forma latinizzata nella morfologia (maschili: nominativo in -us; accusativo in -um
nominativo / accusativo volgare in -u; genitivo in -i; dativo in -o). Sono composti a partire da una radice latina come primo membro del composto e da una radice longobarda come secondo membro. Spesso si trova un suffisso diminutivo latino (maschile -ulus, femminile -ula), che del resto si trova anche in nomi formati da sole radici germaniche. Le attestazioni sono tratte da Bruckner, Meyer, Francovich Onesti, Colizzi, Vig.  

1) Angel- < lat. angelus "angelo" 

maschili: 

   Angelperti (gen.) 

2) Bone-, Boni < lat. bonus "buono" 
   (corrispondente longobardo: gode-)

maschili: 

   Bonecausus 
   Bonerissi 
   Bonichis 
   Bonifrit, Bonifrid, Bomfrid  
   Bonipert 
   Bonipertus 
   Boniprand 
   Boniprandus 
   Bonuald 
   Bonualdus 

femminili: 

   Bonecunda 
   Bonetruda 

È noto un calciatore che di cognome fa Boniperti. All'origine della sua stirpe deve esserci stato un longobardo di nome Bonipert
Lo stesso nome, Bonipert, fu portato dal primo vescovo di Pécs, in Ungheria (XI sec.). 

3) Castel- < lat. castellum "castello" 

maschili: 

   Castelchisi 
   Castelmannus 

4) Crist- < lat. Christus "Cristo" 

maschili:

   Cristelmo (dat.) 

A San Gallo, in area alemannica, troviamo attestato l'antroponimo Cristulfus, formato in modo simile.

5) Domne-, Domni- < lat. Dominus "Signore" 

maschili: 

   Domnarius 
   DomnerisiDomnerissi 
   Domnichi 
   Domnipertus 

6) Dulce-Dulci- < lat. dulcis "dolce" 

maschili: 

   Dulceramus 
   Dulcipert 
   Dulciperto (dat.) 

7) Firmi- < lat. firmus "fermo" 

maschili: 

   Firmiteu 

8) Flori-, Fluri- < lat. flōs (acc. flōrem) "fiore" 

maschili: 

   Floripert 
   Fluriprandus 

9) Iohanne-, Iohanni-, Ianni- < lat. Iōhannēs
      "Giovanni" (Apostolo; Battista)

maschili: 

   Iohannemari 
   Iohanniperto (dat.) 
   Ianniperti (gen.) 

10) Iuste- < lat. iūstus "giusto"  

maschili:

   Iustemari 
   Iustulphus 

11) Leo(n)-, Leoni- < lat. leō (acc. leōnem) "leone"

maschili: 

   Leonipertus, Leonpertus, Leompertus  
   Leonprandus 

12) Luci- < lat. lūx (acc. lūcem) "luce" 

maschili: 

   Lucepertus, Lucipertus  
   Luceradus 
   LucifriLucifre 
   Lucifridus 
   Luciprand 

femminili: 

   Luciperga 
   Lucipergula 

13) Lupe-, Lupi-, Lope- < lat. lupus "lupo" 
   (corrispondente longobardo: ulfe-, vulfe-, gulf-)

maschili: 

   Lopari 
   Lopenandus 
   Lupardus 
   Lupari 
   Luparius 
   Luperissi 
   Lupigis, Lopechis 
   Lupipertus 
   Lupiprandi (gen.) 
   Lupoald 
   Lupualdus, Lopoaldus 
   Lupuini (nom.) 

femminili: 

    Lupara 

Lopari corrisponde al nativo Ulfari, Gulfarius.

14) Magne-, Magni- < lat. magnus "grande" 

maschili: 

   Magnipert
   Magnipertus, Magnepertus 
   Magnipertuli (gen.) 
   Magnolfus 
   Magnualdus
 

femminili:

   Magnerada 
   Magniperga 

15) Michel- < lat. Michael "Michele" (Arcangelo) 

maschili: 

   Michelpert 

Cfr. Colizzi. 

16) Pauli- < lat. Paulus "Paolo" (Apostolo)

maschili: 

   Paulipertu 

femminili: 

   Pauliperta 

17) Petre-Pedre- < lat. Petrus "Pietro" (Apostolo)

maschili: 

Pedremundus 
Petrepertus, Petribertus 

18) Placi- < lat. placēre "piacere" 

maschili: 

   Placimundus 
   Placiprandus 

19) Urse-, Ursi-, Urs-Orse- < lat. ursus "orso" 
   (corrispondente longobardo: pere-, peri-, pero-)

maschili: 

   Ursemarius 
   Ursengardo (dat.) 
   Urseramus 
   Ursipertus, Ursepertus, Urspertus   
   Ursoaldus 
   Orseprandu

Si noterà che il Bruckner faceva i salti mortali per cercare di spiegare questi elementi come puramente germanici, rifiutando l'origine latina. Tuttavia le sue interpretazioni non sono affatto convincenti.

Alcune note semantiche 

Molti di questi antroponimi presuppongono la conoscenza del significato e quindi la persistenza della lingua longobarda come viva e vitale. Ecco alcuni esempi: 

Angelperti (gen.) "Angelo Splendente" 
Bonecausus "Buon Goto" 
Bonichis "Buon Ostaggio" 
Bonifrit "Buona Pace"
Bonipert "Buono Splendente" 
Boniprand "Buona Spada", "Buon Tizzone" 
Bonuald "Principe Buono" 
Castelchisi "Ostaggio del Castello" 
Castelmannus "Castellano", "Uomo del Castello"
Cristelmo (dat.) "Protezione di Cristo", "Elmo di Cristo"  
Domnarius "Esercito del Signore" 
Domnerissi "Principe del Signore" 
Iohannemari "Famoso come San Giovanni" 
Iohanniperto (dat.) "Splendente come San Giovanni"
Iustulphus "Lupo Giusto" 
Leonipertus "Leone Splendente" 
Lopenandus "Audace come un lupo" 
Luceradus "Consiglio della Luce" 
Lucifri, Lucifridus "Pace della Luce" 
Lupari, Luparius "Esercito del Lupo" 
Luperissi "Principe dei Lupi", "Principe Lupo" 
Lupigis "Ostaggio del Lupo" 
Lupipertus "Lupo Splendente" 
Lupualdus, Lopoaldus "Principe Lupo" 
Lupuini "Amico del Lupo" 
Magnerada "Grande Consiglio" 
Magnipert "Grande Splendente" 
Magnolfus "Grande Lupo" 
Magnualdus "Grande Principe" 
Michelpert "Splendente come San Michele" 
Pedremundus "Autorità di San Pietro" 
Petrepertus "Splendente come San Pietro" 
Ursemarius "Orso Famoso" 
Ursipertus "Orso Splendente" 
Ursoaldus "Principe Orso" 

Si possono scorgere persino alcune kenningar. Solo per fare un esempio, il Lupo doveva essere un riferimento a Godan, ossia a Odino. Elementi pagani persistettero a lungo in un contesto cristiano.

Alcuni nomi suonano in apparenza strani o addirittura incongruenti, ma possono comunque essere spiegati facilmente. Ad esempio questo:  

Dulceramus "Dolce Corvo" 

Possiamo ricostruire una narrazione. Un uomo aveva un figlio magrissimo dai capelli corvini, che nella figura ricordava un corvo. Fu trovato che uno sciame d'api lo aveva avvolto senza arrecargli alcun nocumento. Così fu chiamato "Dolce Corvo". Non è impossibile che sia andata proprio così. 

Sovrapposizioni parziali 

In alcuni casi si è verificata una parziale confusione tra l'elemento nativo e l'elemento importato. Ne diamo alcuni esempi. 

1) Longobardo "forza" / Latino "grande" 

i) Radice germanica genuina:  
Magen-, Magin-, Machin-, Main-
    < protogermanico *maγinan "forza"

maschili: 

   Magenarius 
   Maginardus, Mainardus 
   Maginfredus, Machimfredus 
   Maienolfus 
   Mainoaldus 

femminili: 

   Mainsinda 

ii) Radice latina:  
Magne-, Magni-
    < latino magnus "grande" 

   Magnifredus 
   Magnolfus 
   Magnualdus 

2) Longobardo "caro" / Latino "lupo" 

i) Radice germanica genuina: 
Leupi-, Leup-, Leopi-, Liupe- 
   < protogermanico *leuβaz "caro" 

   Leupichis 
   Leupchis 
   Leopegisus 
   Liupechisus 

ii) Radice latina: 
Lupe-, Lupi-, Lope- 
   < latino lupus "lupo" 

   Lupigis 
   Lopechis 

3) Longobardo "lode" / Latino "lupo" 

i) Radice germanica genuina: 
   Lube-, Lubon- 
  < protogermanico *luβan "lode" 

   Lubedeus, Lubedeo 
   Lubonpertus 

ii) Radice latina: 
Lupe-, Lube- 
   < latino lupus 
   
   Lupecino (dat.) 
   Lubechenus, Lubecinus  

4) Longobardo "caro coraggioso" / Latino "leopardo" 

i) Radice germanica genuina: 
Leopard-
     < protogermanico *leuβaχarduz "caro coraggioso"

Leopard, Leobard, Lepard  
Leopardus 

ii) Radice latina: 
Leopard- 
   < latino leopardus 

Leopardus 

Nota:
Sono attestate numerose varianti in Germania e altrove (Förstermann, Ferguson): Liubhart, Liubhard, Leobhart, Leopart, Leupard, etc. Dal composto protogermanico deve essersi formato il nome longobardo che ha dato origine al cognome di Giacomo Leopardi. 
In tedesco moderno l'antroponimo ha lasciato come eredi numerosi cognomi: Liebert, Liebhardt, Liphard, Liphardt, Lipparth, Lippert, Lübbert

5) Longobardo "fama" / Latino "Roma" 

i) Radice germanica genuina: 
Rome-, Rom- 
   < protogermanico *χrōmiz "fama", "gloria" 

Rometruda 

ii) Radice latina: 
Rome-, Rom- 
   < latino Rōma 

Romuald, Romoald 

Nota:
È ben possibile che questo antroponimo fosse compreso come "Principe Famoso", ma anche come "Principe di Roma". Si noterò che in anglosassone il nome di Romolo (lat. Rōmulus) è attestato come Romwalus

La bella e prosperosa Leonilde 

Anni fa mi trovavo in stazione ad attendere il treno della mattina, quando notai una donna biondiccia e molto affascinante. Era davvero una bella milf. Parlava con alcune sue amiche di molti argomenti. Ascoltando le conversazioni, mi resi conto che aveva un nome assai inconsueto per quest'epoca: Leonilde. Non ci sono dubbi: il padre glielo aveva dato perché era un appassionato dei Longobardi. Mi sembra di buon auspicio. 

Conclusioni 

Nonostante siano stati fatti numerosi studi sui nomi ibridi longobardi, possiamo dire che non sia un argomento molto conosciuto. Mi auguro che questo mio trattatello possa ispirare ulteriori approfondimenti.     

mercoledì 21 dicembre 2022

LIDINLAIB: UNA FRASE LONGOBARDA ATTESTATA

Dal testo dell'Editto di Rotari si può estrarre qualcosa di estremamente interessante, che intendo sottoporre all'attenzione degli eventuali lettori: una breve frase in longobardo. 

173. Si quis res suas alii thingauerit, et dixerit in ipso thinx lidinlaib, id est, quod in die obitus sui reliquerit: non dispergat res ipsas postea doloso animo, nisi fruatur eas cum ratione. Et si tales ei enuenerit necessitas, ut terra cum mancipia aut sine mancipia uindere aut locum pigneris ponere debeat, dicat prius illi, cui thingauit: "Ecce uedis, quia necessitate conpulsus res istas uado dare; si tibi uedetur, subueni mihi et res istas conseruo in tuam proprietatem." Tunc si noluerit subuenire, quod alii dederit, sit illi stabilem et firmum, qui acceperit. 

Alcune note etimologiche: 

Forma protogermanica: *līþ in laiβōn 
   (< *līþanan "andare", "passare"; *in "in";
    *laiβō "eredità", "resto", "ciò che rimane"

Classificazione grammaticale: frase 
Significato: "vada in eredità" 
  Esito longobardo: lidinlaib 
    Varianti attestate: lidelaib, lidinlayb 
    Varianti latinizzate: lidinlaibus, lidhilahibum 
    Varianti corrotte: lidin laid, lidemlaid 
Nota: 
Si ha il dileguo della desinenza dell'accusativo femminile, retto dalla preposizione in. La cosa, pur essendo abbastanza insolita, non deve stupire.    


Un noto antroponimo: 

Lapo 
Forma protogermanica: *Laiβaz 
  (< *laiβō "eredità", "resto", "ciò che rimane") 
Significato: "Eredità" 
Uso: Antroponimo maschile
La radice si trova come secondo elemento in alcuni nomi longobardi toscani: Teudelapus, Guidilapus. La riduzione del dittongo -ai- in -a- è frequente nel materiale antroponimico attestato in Toscana (Onesti, 2000). È possibile che proprio da composti di questo genere sia derivato come ipocoristico il nome Lapo.  
Nota: 
Sono convinto che si debbano considerare degne d'irrisione e di scherno le proposte etimologiche di chi vede in Lapo un ipocoristico di Iacopo o un'alterazione capricciosa di Lupo

Conclusioni: 

Si tenga presente che il mondo accademico è compatto nel negare l'esistenza di frasi in longobardo. Solo per fare un esempio, la pur validissima Nicoletta Francovich Onesti (Università di Siena), nel suo articolo La lingua dei Longobardi, caratteristiche e problemi (2014), afferma quanto segue: 

"Non ci sono testi estesi che documentino la lingua dei Longobardi; di questa conosciamo solo singoli termini, parole sparse, immerse separatamente nel contesto latino delle fonti scritte altomedievali; non abbiamo perciò neanche una frase intera, ma solo parole staccate e non di rado latinizzate nella fonetica e nella morfologia." 

Inoltre è ripetutamente affermata l'inconoscibilità di qualcosa che invece si evince in modo alquanto chiaro dall'analisi del materiale disponibile: 

"Non possiamo perciò sapere quasi niente della morfologia e della sintassi di questa lingua, ma possiamo ricavare informazioni solo sulla fonetica, il lessico e la formazione delle parole del longobardo."

Come se i Longobardi potessero parlare una lingua importata da Marte! Il carissimo e irriverente amico fiorentino R. sbotterebbe: "L'è roba 'a mmatti!" 

Alla luce dei fatti da me esposti, non si può dire che non esista nemmeno una frase attestata nella lingua dei Longobardi: lidinlaib è una frase a tutti gli effetti. Neppure si può dire che la morfologia sia sconosciuta e che nulla se ne possa dedurre. Non mi spingo oltre.  

lunedì 19 dicembre 2022

ALCUNE NOTE SU UN TARDO ESITO DEL LONGOBARDO MORGINCAP 'DONO NUZIALE'

Nell'opera di Romano Colizzi, Le Pergamene di Conversano Tracce longobarde, a pag. 90 si trova la testimonianza di un'interessante sopravvivenza di una parola giuridica longobarda nella toponomastica della Puglia. 

"Nella toponomastica salentina si trova un toponimo che secondo alcuni studiosi potrebbe derivare da morgincap: la Masseria Malciccappa (F.203, III, NO) tra Sava e Francavilla Fontana. Il Besta interpreta questo termine con l’espressione scherzosa ma minacciosa ‘morte a chi incappa’32. Però avvicinare Malciccappa a morgincap sembra molto problematico. In dialetto brindisino il toponimo appare come maru c’incappa ‘povero a chi ci capita’33. Dal termine dialettale - di cui Malciccappa sembra una ‘traduzione’ in italiano, forse 
per poterlo riportare nelle carte dell’I.G.M. - si potrebbe ipotizzare, una derivazione deformata - come suppone il Rohlfs - da morgincap. È da notare nel termine dialettale la presenza di c e p come morgincap, nelle leggi posteriori all’E.R. Ma, come sostiene il Sabatini, "è difficile pronunciarsi su tale toponimo".34" 

32 BESTA 1933, p. 154. 
33 VDS, I, p. 323.
34 SABATINI 1964, p. 198 

L'opera di Enrico Besta a cui l'autore allude è La famiglia nella storia del diritto italiano, Padova, Cedam, 1933.

Lo stesso testo sul toponimo Malciccappa, quasi identico, con soltanto lievi refusi relativi ad alcuni spazi tra parole, oltre a una diversa numerazione delle note, ricorre in un'altra opera di Colizzi, consultabile su Academia.edu: 


Inoltre si trova questo testo aggiuntivo, che riporto tal quale: 

"Il morgincap ,(in ted Morgengabe) è il ‘dono del mattino’ –se ne parla nell’Editto di Rotari e nelle leggi di Liutprando - che il marito consegnava alla donna con carta scritta, notificata da testimoni e davanti ad amici e parenti, Consisteva in una donazione di un quarto del patrimonio del marito.Poiché veniva consegnato, di solito, il giorno dopo gli sponsali25, si è creduto che fosse un praemium pudicitiae , ma non lo era. Era ,invece, “una elargizione [….] che l’uomo compiva per significare pubblicamente la sua intenzione di conferire piena e legale validità al vincolo matrimoniale”26. Il morgincap è presente in tanti documenti pugliesi dell’epoca longobarda e in quelle posteriori." 

25 In alcuni documenti veniva consegnato in die nuptiarum :CDB, VIII, a. 1167;CDB, XX, a. 901… 
26 M.SCOVAZZI,Scritti di storia del diritto germanico, II vol.,Milano 1975, p.45. 

Sono perfettamente d'accordo con Gerhard Rohlfs sulla derivazione del toponimo salentino in questione dal termine giuridico longobardo morgincap "dono del mattino". La prudenza di Colizzi e di Sabatini mi pare eccessiva e non porta da nessuna parte. 

Alcune note etimologiche:

Protogermanico: *morginageβō, *morginagǣβōn 
   (< *morginaz "mattino" + *geβō, *gǣβōn "dono")
Significato: "dono del mattino" 
Genere grammaticale: femminile 
 Esito longobardo: morgincap 
   Varianti documentate: morgingapmorgincaph,  
      morginkab, morginigab, morginicaph  
   Forme corrotte: morgincaput, morgit capud,
      morginicapud, mornicapud  
 Esito antico alto tedesco: morgangëba, morgangâba 
 Esito antico inglese: morgengyfe, morgengifu  
 Esito norreno: morgingjǫf 
Nota: 
La forma longobarda mostra il totale dileguo della terminazione femminile del secondo membro del composto. Si noti l'occasionale conservazione di una vocale finale nel primo membro del composto. 
Le varianti morgincaphmorginicaph mostrano una rotazione consonantica estrema (-b > -p-ph).
Le forme "corrotte" in -ut, -ud non sono chiare. Potrebbero presentare l'influenza fonetica del mediolatino caput "capo, testa", anche se la semantica sarebbe insensata. Non può tuttavia essere escluso che -ut / -ud sia un tentativo difettoso di trascrivere una forma obliqua della declinazione protogermanica femminile debole in *-ōn, nel qual caso sarebbe da restituire la lettura *morgin(i)capun. Del resto, in morgit capud è denasalizzata anche la consonante finale di morgin-. L'oscurità permane, in attesa di nuovi dati.

Forma tedesca moderna: Morgengabe 
   Genere grammaticale: femminile 
      (die Morgengabe)
Forma italiana (dal tedesco moderno): morgengabio 
Nota: 
La pronuncia del lemma è problematica, è verosimile che sia morghengàbio /morgen'gabjo/, non ortografica; va detto che non ne ho trovato indicazione da nessuna parte. Non posso escludere che qualcuno pronunci la parola, che è un tecnicismo, in modo ortografico come /mordʒen'gabjo/.
    Derivazione aggettivale: morganatico 
    Glossa mediolatina: donum matutinale 
    Glossa inglese: morning gift
    Glossa francese: douaire 




Questa è la trafila fonetica ricostruibile: 

/'mɔrginkap/ => /'mɔrkinkap/ => /'mɔrkjinkap/ => /maltʃik'kappa/ 

Causa della mutazione: palatalizzazione secondaria dell'occlusiva velare /g/ davanti a vocale anteriore; lo sviluppo deve essere stato tardo e influenzato dalla parlata romanza, ma presenta comunque alcune peculiarità. I problemi sono  a mio avviso minori di quanto ritenuto dal Colizzi. 

Falsa etimologia:
Sembra di cogliere una violenta satira contro il matrimonio, dato che il dono fatto dal marito alla moglie è venuto ad essere interpretato come "male ci incappa"

Conclusioni: 

La lingua dei Longobardi è un patrimonio di cui mi auspico il recupero. Il mio sogno è renderla nuovamente viva. Non mancano i mezzi. Manca la volontà! 

giovedì 15 dicembre 2022

CANOSA LONGOBARDA

Romano Colizzi, ricercatore indipendente impegnato in ricerche sui Longobardi nel Salento, è l'autore dell'articolo Le Pergamene di Conversano Tracce longobarde (2005), consultabile liberamente nel sito della Provincia di Brindisi. Ecco il link: 


A puro e disinteressato scopo di conoscenza mi avvalgo del sacrosanto diritto di citazione. Questo riporta Colizzi nella sua opera sommamente lodevole e meritoria: 

"Oltre ai boni homines(1) che avevano raggiunto una posizione di rispetto e a coloro che si erano inseriti nelle posizioni offerte - anche se onorifiche e a livello minimo - dai Bizantini, ciò che emerge dalle carte è che i discendenti dei Longobardi, che si erano impadroniti di gran parte della proprietà rurale, ora formano una società di piccoli proprietari, alcuni, però, abbastanza agiati, se nel 915 (c. 3) Grimoaldo, imperialis spatharius candidatus, con la moglie Adelgrima, figlia del gastaldo Madelfrit, può donare al monastero di San Leucio, vicino a Conversano, ingenti proprietà formate da case, terreni, cisterne, buoi, pecore, maiali, asini, giumente e cinque servi. Non tutti vivono negli agi. La situazione sociale è un riflesso delle difficoltà politiche dei Longobardi e della contea di Capua in particolare. Sin dalla lettura della prima pergamena (a. 901), siamo come immersi in un mondo longobardo. Ermefrid di Canosa vende insieme alla moglie Trasiperga, alla quale "in die nuptiarum, secundum ritus gentis nostre Langobardorum" concesse il morgincap, a Iannipertus tutti i poderi ereditati dalla madre. Trasiperga, assistita dai parenti come vuole il mundio, interrogata dal giudice, afferma che nessuno le ha fatto violenza e che agisce liberamente. Viene invocato, con approssimazione, l'art. 22 delle leggi di Liutprando: "Si mulier res suas consentiente viro suo, aut comminiter venundare voluerit, ipse qui emere vult, vel illi qui vindunt, faciant noditiam ad duos vel tres parentes illius mulieris, qui propinquiores sunt [.......]. ('Se una donna vuole vendere i suoi beni con il consenso di suo marito o in comune [con lui], colui che vuol comprare o coloro che vendono ne diano comunicazione a due o tre parenti della donna, di quelli che le sono più prossimi [.......]'). I beni - secondo il primo editore di queste pergamene, Morea - vengono ceduti a prezzi non alti, segno di un impoverimento di questa classe di proprietari. Canosa, da dove proveniva Ermefrid, fu ripetutamente devastata e bruciata tra l'813 e l'875. Dei 21 antroponimi che compaiono nell'atto, ben 17 sono longobardi." 

(1) Con la locuzione boni homines si intende in questo contesto una classe di persone privilegiate che contribuivano tra le altre cose alla nomina dei giudici e dei curiales. Non hanno nulla a che vedere con gli omonimi Boni Homines della religione Catara (nota mia). 

Etimologie degli antroponimi:

Molti antroponimi longobardi o di altra origine germanica erano diffusissimi in molte zone dell'Italia medievale. Tuttavia, a Canosa e in molti altri luoghi della Puglia si segnala una loro particolare concentrazione. Sono chiare prove di una lunga persistenza della lingua longobarda come realtà viva e vitale. Eppure siamo nei secoli IX-X, dopo la fine del Regno Longobardo, per quanto possa non piacere ai romanisti e al sistema scolastico italiano. 

Adelgrima 
Protogermanico: *Aþalagrīmō(n) 
    (< *aþalaz "nobile" + *grimmaz "terribile" / 
     *grīmōn "maschera")
   Significato: "Terribile Nobile", "Nobile Maschera" 
Nota: 
La protoforma *grīmōn "maschera (dell'elmo)", deriva probabilmente dall'aggettivo *grimmaz "terribile", esso stesso di origine incerta. 

Ermefrid 
Protogermanico: *ermanafriþuz  
   (< *ermanaz "immenso" + *friþuz "pace")
   Significato: "Pace immensa"

Grimoaldus 
Protogermanico: *grīmōwaldaz 
   (< *grimmaz "terribile" / *grīmōn "maschera"
    + *waldaz "che domina")
  Significato: "Principe Terribile", "Principe della maschera"  
Nota: 
La protoforma *grīmōn "maschera (dell'elmo)", deriva molto probabilmente dall'aggettivo *grimmaz "terribile", esso stesso di origine incerta. 

Iannipertus 
L'antroponimo deve essersi formato in epoca cristiana. 
  (< Iōhannēs "Giovanni" + *berχtaz "splendente") 
  Significato: "Giovanni splendente" 
Nota: 
Un interessante nome ibrido.

Liutprando 
Protogermanico: *Leuðibrandaz 
   (< *leuðiz "gente" + *brandaz "tizzone", "spada") 
  Significato: "Spada delle genti" 
Nota: 
È il nome del Re dei Longobardi (690 - 744), autore di leggi che erano citate quasi a memoria in Puglia, ancora secoli dopo.   

Madelfrit 
Protogermanico: *Maþlafriþuz 
   (< *maþlan "riunione" + *friþuz "pace") 
   Significato: "Pace della riunione"

Trasiperga 
Protogermanico: *Þrasōbergō 
   (< *þrasō "minaccia" + *bergō "protezione")
   Significato: "Protezione dalla minaccia" 

Sono convinto che ad eventuali lettori potrebbe piacere esplorare le ricostruzioni della lingua protogermanica. Riporto così la sezione del Wiktionary in inglese che contiene molti dati utili, anche se l'ortografia usata non è identica a quella che utilizzo. 


Conclusioni:

Questa indagine linguistica e storica ha anche un aspetto molto divertente. Trovo che sia molto probabile che l'eroico Lino Banfi, nato Pasquale Zagaria (1936 - vivente), provenga da questa gloriosa stirpe. Forse è addirittura un diretto discendente di Ermefrid da Canosa, anche se la sua famiglia era della vicina Andria!