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sabato 1 gennaio 2022

 
SALÒ O LE 120 GIORNATE DI SODOMA

Titolo originale: Salò o le 120 giornate di Sodoma
Paese di produzione
: Italia, Francia
Anno
: 1975
Lingua: Italiano, francese, tedesco, sanscrito  
Durata
: 145 min (versione originale)
       117 min (versione rimontata e distribuita)
       111 min (versione italiana censurata)
Genere
: Grottesco, drammatico 
Sottogenere: Pseudo-snuff, scatofilia
Regia
: Pier Paolo Pasolini
Soggetto
: Pier Paolo Pasolini (tratto da Le 120 giornate
     di Sodoma
del Marchese de Sade e dagli scritti di
     Roland Barthes e Pierre Klossowski)
Sceneggiatura
: Pier Paolo Pasolini, Sergio Citti, Pupi
    Avati (collaboratori non accreditati)
Produttore
: Alberto Grimaldi, Alberto De Stefanis,
    Antonio Girasante (ultimi due non accreditati)
Fotografia
: Tonino Delli Colli
Montaggio
: Nino Baragli, Tatiana Casini Morigi,
    Enzo Ocone
Effetti speciali
: Alfredo Tiberi
Musiche
: Pier Paolo Pasolini, Ennio Morricone
Scenografia
: Dante Ferretti
Costumi
: Danilo Donati
Interpreti e personaggi
    Paolo Bonacelli: Il Duca
    Giorgio Cataldi: Il Monsignore
    Uberto Paolo Quintavalle: L'Eccellenza
    Aldo Valletti: Il Presidente
    Hélène Surgère: La Signora Vaccari
    Elsa De Giorgi: La Signora Maggi
 
   Caterina Boratto: La Signora Castelli
    Sonia Saviange: La Pianista
    Marco Lucantoni: Prima vittima (maschio)
    Anna Troccoli: Prima vittima (femmina)
    Sergio Fascetti: Sergio - vittima (maschio)
    Bruno Musso: Carlo Porro - vittima (maschio)
    Antonio Orlando: Tonino - vittima (maschio)
    Claudio Cicchetti: Vittima (maschio)
    Franco Merli: Franco - vittima (maschio)
    Umberto Chessari: Vittima (maschio)
    Lamberto Book: Lamberto Gobbi (vittima, maschio)
    Gaspare Di Jenno: Vittima (maschio)
    Giuliana Melis: Vittima (femmina)
    Faridah Malik: Fatimah - vittima (femmina)
    Graziella Aniceto: Graziella - vittima (femmina)
    Renata Moar: Vittima (femmina)
    Dorit Henke: Doris - vittima (femmina)
    Antiniska Nemour: Vittima (femmina)
    Benedetta Gaetani: Vittima (femmina)
    Olga Andreis: Eva - vittima (femmina)
    Tatiana Mogilansky: Figlia
    Susanna Radaelli: Figlia
    Giuliana Orlandi: Figlia
    Liana Acquaviva: Figlia
    Rinaldo Missaglia: Collaborazionista (soldato)
    Giuseppe Patruno: Collaborazionista (soldato)
    Guido Galletti: Collaborazionista (soldato)
    Efisio Etzi: Collaborazionista (soldato)
    Claudio Troccoli: Collaborazionista (repubblichino
       di leva)
    Fabrizio Menichini: Collaborazionista (repubblichino
       di leva)
    Maurizio Valaguzza: Bruno - collaborazionista
       (repubblichino di leva)
    Ezio Manni: Ezio - collaborazionista (repubblichino
       di leva e criptocomunista)
    Paola Pieracci: Ruffiana
    Carla Terlizzi: Ruffiana
    Anna Maria Dossena: Ruffiana
    Anna Recchimuzzi: Ruffiana
    Ines Pellegrini: Serva nera 
    Alessandro Gennari: Ufficiale della OVRA
    Dante Trazzi: Reclutatore
Doppiatori originali
    Giancarlo Vigorelli: Il Duca
    Giorgio Caproni: Il Monsignore
    Aurelio Roncaglia: L'Eccellenza
    Marco Bellocchio: Il Presidente
    Laura Betti: La Signora Vaccari 
Titoli in altre lingue: 
   Inglese: Salò, or the 120 Days of Sodom
   Tedesco: Die 120 Tage von Sodom
   Francese: Salò ou les 120 Journées de Sodome
   Spagnolo: Saló o los 120 días de Sodoma
   Svedese: Salò, eller Sodoms 120 dagar
   Russo: Сало, или 120 дней Содома
   Giapponese: ソドムの市 (Sodomu no ichi)
 
Trama: 
Anno del Signore 1944, Marzabotto, Repubblica di Salò. La narrazione si divide in tre parti, in qualche modo ispirate alla geografia dell'Inferno di Dante; in particolare ricalca la tripartizione del Girone dei Violenti. Questa peculiare struttura dantesca si trova già nell'opera di Sade. 
 
1) Antinferno 
Quattro libertini sadiani, i Signori, soprannonimati il Duca, il Monsignore, L'Eccellenza e il Presidente, si chiudono in una villa sontuosa con un gran numero di giovani prigionieri provenienti da familie antifasciste e sovversive, rastrellati dai soldati repubblichini e dalle SS. Siglano quindi un patto di sangue: ciascun Signore dà una propria figlia in sposa a un altro suo pari. Stabiliscono il Codice, che detta alle loro vittime le draconiane regole di condotta, che le degradano a oggetti. La villa è isolata dal resto del mondo, i Signori vi esercitano il potere assoluto. I prigionieri sono destinati a compiere orge sodomitiche, incestuose e adulterine. Gli atti vaginali sono banditi e puniti con l'amputazione di un arto. Anche per il più piccolo e insignificante atto di devozione religiosa è decretata come punizione la morte.
 
2) Girone delle Manie 
La prima Megera, la Signora Vaccari (così chiamata dal cognome del suo primo cliente), descrive le sue esperienze sessuali giovanili seguendo con voce cantilenante le note del piano. Parte da quando aveva sette anni e un professore dall'enorme favone le ha schizzato sulla faccia il materiale genetico, per poi proseguire con descrizioni sempre più hard, come quello del libertino che era schifato dalla visione della sua vulva e che l'ha fatta girare a pancia in giù per iniziarla alla penetrazione anale. I pruriginosi racconti della Signora Vaccari infiammano i Signori, che si abbandonano a sevizie sui gracili corpi delle loro vittime, aiutati dalle reclute repubblichine. Uno di questi militari mette una ragazza corvina a carponi e le infila nell'intestino il gigantesco fallo eretto. Lei urla di strazio, poi si quieta mentre il suo violatore anale la stantuffa. Purtroppo la sequenza viene guastata dall'intervento del laidissimo presidente, un lubrico sodomita passivo che pretende di essere sodomizzato dal giovane: gli impone di estrarre il membro dal budello della fanciulla, quindi se lo spinge tra le chiappe! Come dimenticare la visione incubica del volto distorto e congestionato del Presidente, mentre il bombardiere gli devasta lo sfintere?  
Dopo essersi sfiniti con una giornata di eccessi, i Signori si ritirano in una grande stanza da letto, quindi disquisiscono dottamente su tematiche come l'etica del libertinismo e l'intrinseca anarchia del potere. Tra cicchetti di whisky e ciniche barzellette, citano a memoria testi di Klossowski, Baudelaire, Proust e Nietzsche, talvolta facendo qualche piccola confusione. 
Ogni nuovo giorno, le aberrazioni riprendono vigore. Un ragazzo e una ragazza, entrambi dai capelli biondicci, vengono uniti in un matrimonio farsesco e subito dopo separati. Viene loro impedito di copulare e finiscono sottoposti separatamente a sevizie. Poi le vittime vengono tenute al guinzaglio e viene imposto loro di comportarsi come cani. Ogni dignità umana è annichilita. Il cibo viene gettato o messo in ciotole metalliche. In un'occasione, un boccone di polenta è riempito a bella posta di chiodi: la ragazza che lo porta alla bocca, una delle figlie-spose, subisce lesioni e perde un copioso fiotto di sangue.
 
3) Girone della Merda 
La seconda Megera, la Signora Maggi, intrattiene i Signori e gli ospiti parlando della sua infanzia travagliata, del suo esordio nel mondo della prostituzione, delle sue pratiche anali, oro-anali e scatofile. Narra la storia di un vecchio libertino moribondo, che intendeva spirare adorando il buco del culo di una puttana. Così la Signora Maggi ha avvicinato le sue natiche alla bocca del libertino, che ha le leccato avidamente l'ano infilando la lingua nel budello. Quindi l'adoratore ha chiesto di poter ingurgitare gli escrementi, che lei gli ha prontamente rilasciato in bocca. Si riconosce subito una forma di Viatico Nero, una specie di rito satanico in cui viene parodiata e dissacrata la Transustanziazione. 
Tra le altre cose, la Signora Maggi racconta di aver ucciso sua madre nel corso di un litigio, perché non voleva accettare le sue attività prostitutive. Una prigioniera biondiccia piange a dirotto, perché pensa alla propria madre morta per proteggerla. Il suo strazio eccita i Signori e in particolare il Duca, che defeca uno stronzo scuro sul pavimento e obbliga la vittima a mangiarlo con un cucchiaio. 
Il culmine del Girone è un banchetto fecale a base degli escrementi raccolti dalle vittime, per festeggiare il matrimonio dell'Eccellenza con Sergio, un giovane biondiccio dai capelli mossi vestito da sposa e imboccato con abbondanti forchettate di merda. Viene poi indetto un concorso di bellezza per premiare colui o colei che ha il deretano più bello: prigionieri e prigioniere sono messi a carponi nella semioscurità, in modo tale che nessuno possa indovinare il loro sesso (cosa che potrebbe condizionare il giudizio). Il premio è la morte immediata, tramite una pistolettata in una tempia. Vince Franco, un ragazzo dai tratti somatici marcati, ma la revolverata promessa è a salve: non sfugge ai carnefici che la morte sarebbe una benedizione e che non può essere facilmente concessa.
 
4) Girone del Sangue 
Le danze iniziano con un matrimonio fittizio, in cui il Presidente, il Duca e l'Eccellenza, acconciati come vecchie carampane, si uniscono ad altrettanti soldati. La cerimonia è celebrata dal Monsignore, che poco dopo sarà lui stesso posseduto sodimiticamente da un giovane nerboruto dotato di un colossale cazzone, una vera e propria sciabola di carne che affonda nell'intestino. Dopo essere stato sfondato e riempito di sperma, il Monsignore fa un giro d'ispezione tra i prigionieri nelle loro stanze. Si è instaurato un odioso sistema di tradimenti e delazioni. Tutti iniziano a tradirsi a vicenda in modo sistematico: Claudio rivela che Graziella nasconde una fotografia, Graziella a sua volta rivela che Eva e Antiniska hanno segretamente una relazione sessuale lesbica. Le due amanti, colte in flagrante, denunciano il repubblichino di leva Ezio, accusandolo di copulare ogni notte con una serva africana. I Signori sorprendono gli amanti nudi e avvinghiati. Ezio alza il braccio sinistro col pugno comunista e viene crivellato da molti colpi di arma da fuoco; la serva africana viene fulminata subito dopo con una revolverata nel cranio. Umberto, da vittima che era, viene scelto per sostituire Ezio. L'indomani, il Duca riunisce le vittime per annunciare i nomi di coloro che saranno sottoposti alla punizione capitale tramite tormenti aberranti: sono le quattro figlie-spose, sei ragazzi e sei ragazze, per un totale di sedici. A ciascun condannato viene consegnato un nastro azzurro. Chi non è stato chiamato, se continua la sua collaborazione, può sperare di seguire i Signori a Salò.
La terza Megera, la Signora Castelli narra la storia di un libertino che tortura in modo atroce le vittime usando macchinari manovrati da carnefici vestiti da diavoli. Nel cortile, i condannati vengono straziati, mutilati, marchiati, bruciati, impiccati, scotennati, stuprati, impiccati, mentre ogni libertino sadiano fa il suo turno per contemplare questi orrori, come un voyeur masturbante. La Pianista, affacciatasi alla finestra aperta, si rende improvvisamente conto con orrore delle atrocità che vengono commesse: si getta nel vuoto e muore di colpo nell'impatto, col cranio fracassato.  
 
5) Epilogo 
Due giovani soldati repubblichini, testimoni delle torture e delle uccisioni, ballano assieme qualche goffo passo di valzer. Uno chiede all'altro quale sia il nome della ragazza che lo sta aspettando e questi risponde che si chiama Margherita.
 
Citazioni: 
 
"Tutto è buono quando è eccessivo."
(Il Monsignore) 

"Ebbene sua eccellenza, si è convinto: è dall'abisso di coloro che non godono ciò che godo io e soffrono i peggiori disagi che deriva il fascino di poter dire a se stessi "comunque io sono più felice di questa canaglia che si chiama popolo". Ovunque gli uomini siano uguali e non esista questa differenza nemmeno la felicità esisterà mai."
(Il Duca) 

"Noi Fascisti siamo i soli veri Anarchici. Naturalmente, una volta che ci siamo impadroniti dello Stato. Infatti la sola vera Anarchia è quella del Potere."
(Il Duca)

"Imbecille! Come potevi pensare che ti avremmo ucciso? Non lo sai che noi vorremmo ucciderti mille volte, fino ai limiti dell'Eternità, se l'Eternità potesse avere dei limiti?" 
(Il Monsignore) 
 
"Vi renderete conto che non esiste cibo più inebriante, e che i vostri sensi trarranno nuovo vigore per le tenzoni che vi attendono."
(La Signora Maggi, parlando della merda)
 
"Wie ihr wohl wißt, es genügt nicht... den selben Menschen immer wieder zu töten. Es ist dagegen zu empfehlen so viel Wesen wie möglich umzubringen."
("Come ben sai, non è soddisfacente uccidere la stessa persona più e più volte. Sarebbe raccomandabile uccidere quanti più esseri viventi possibile").
(La Signora Castelli)

Dialoghi: 

Il Duca: "Il gesto sodomitico è il più assoluto per quanto contiene di mortale per la specie umana. Il più ambiguo, perché accetta le norme sociali per infrangerle."
Il Monsignore: "C'è qualcosa di più mostruoso del gesto del sodomita, ed è il gesto del carnefice"
Il Duca: "È vero, ma il gesto del sodomita ha il vantaggio di poter essere ripetuto migliaia di volte."
Il Monsignore: "Si può trovare anche il modo di reiterare il gesto del carnefice."  
 
Presidente: "Carlo! Metti le dita così. Sei capace di dire "non posso mangiare il riso" tenendo le dita così?"
Carlo: "Non posso mangiare il riso!"
Presidente Durcet: "E allora mangia la merda!"

Corrispondenze dei Signori nell'opera di Sade: 
 
   Il Duca: Il Duca di Blangis
   Il Presidente: Il Banchiere Durcet (Presidente della Banca
       Centrale)
   Il Monsignore: Il Vescovo
   L'Eccellenza: Il Presidente de Curval (Presidente della
       Corte d'Appello) 
 

Recensione: 
Lo scandalo provocato da questa potente pellicola è stato immenso e non accenna a placarsi. Ancora a distanza di tanti anni, moltissimi commentatori definiscono il capolavoro pasoliniano "violento", "vomitevole", "una pugnalata nello stomaco", "allucinante" e via discorrendo. A dire il vero, posso guardare anche le sequenze più truci con assoluta tranquillità mentre mangio, senza perdere l'appetito. Mi rendo conto che la mia reazione è qualcosa di molto raro. Essendo la mia stirpe destinata all'Estinzione, non ho alcuna paura. Tutto ciò che nella vita mi può capitare, avrà la sua fine quando Azrael verrà a ghermirmi. Così non è per coloro che hanno procreato. Ogni genitore, vedendo Salò, si sentirà invadere dall'inquietudine e dal terrore. Penserà questo: "E se capitasse a mio figlio? E se capitasse a mia figlia?" Oppure: "E se capitasse ai miei nipoti, ai miei pronipoti?"  
Sono stati scritti innumerevoli trattati nel tentativo di spiegare il significato delle sequenze sadiane, ritenute di volta in volta metafore del potere della borghesia, del potere della dittatura fascista, del consumismo, della società edonistica, persino della scuola dell'obbligo. Ecco così che il Duca, il Monsignore, l'Eccellenza e il Presidente acquistano l'apparenza di geroglifici del potere dinastico, religioso, giudiziario ed economico. Tutte questa massa di estenuanti elucubrazioni politiche e sociali lascia il tempo che trova e in fin dei conti non risolve nulla. Sono consapevole che la parola "metafora" era usata dallo stesso regista. Penso che fosse lo spirito di quei tempi, in cui nessuna narrazione era accettata dal pubblico se non era vista come una "metafora" di qualcosa. Trovo che sia necessario andare oltre. Me ne esco così con una chiave d'interpretazione per certi versi rivoluzionaria: e se Salò fosse la pura e semplice storia di un gruppo di carnefici sodomiti e delle pratiche da loro inflitte a vittime inermi? Se fosse da interpretarsi in senso letterale? Se vedo un cazzone che si infila nel culo, perché diamine dovrebbe essere un'allegoria di qualcosa? Semplice. È innanzitutto un cazzone che si infila nel culo! È il potere in sé ciò che il regista ci mostra, il potere dell'essere umano sull'essere umano. In quanto tale, senza infingimenti. Per Caligola era un atto di voluttà infliggere supplizi efferati esercitando un arbitrio assoluto sulle vite dei suoi sudditi, che erano terrorizzati dalla sua presenza. Non c'era alcun bisogno di una spiegazione razionale. È proprio questo che non capiscono i critici cinematografici, i radical chic intellettualoidi, etc.
Troppo spesso si è detto che Salò sarebbe il testamento poetico di Pasolini, ma penso che poche cose siano più lontane dal vero. Egli cercava infatti di realizzare una Trilogia della Morte, contrapposta alla Trilogia della Vita, che era composta da Il Decameron (1971), I racconti di Canterbury (1972) e Il fiore delle mille e una notte (1974). Ebbene, nelle sue intenzioni Salò doveva essere proprio il primo film della Trilogia della Morte. Si converrà che con un simile progetto in mente, non si fanno testamenti di sorta. Mi piacerebbe riuscire a immaginare come sarebbero stati il secondo e il terzo capitolo della Trilogia della Morte! Purtroppo, non potremo mai nemmeno immaginarcelo.
 
Il potere della censura
 
Se si dovesse fare un riassunto dell'accanita persecuzione giudiziaria che si è abbattuta su questo film, forse non basterebbe un'enciclopedia per esaurire l'argomento. Furono aperti più di 30 processi postumi (secondo alcuni sono stati 31, secondo altri addirittura 33) e la pellicola passò da un sequestro all'altro. Ogni volta che veniva proiettata, c'era qualche grave rogna che portava nuovamente alla sua scomparsa. Trovo difficile mettere a fuoco questo complesso percorso persecutorio. Rimando quindi alle numerose fonti presenti nel vasto Web, in cui si possono trovare dettagli e approfondimenti. Ecco un link che può essere utile:


Pasolini fu assassinato sulla spiaggia dell'Idroscalo di Ostia, il 2 novembre 1975, prima dell'uscita del film. Giuseppe "Pino" Pelosi, un diciassettenne di Guidonia Montecelio già noto come ladro e "ragazzo di vita", fu arrestato e incolpato dell'omicidio. Ammise di aver investito molte volte il corpo del regista con l'automobile, schiacciandolo in seguito a una lite furibonda. Per tale delitto fu quindi condannato, eppure a distanza di molti anni negò ogni coinvolgimento. Il caso rimane irrisolto. Sono state fatte moltissime ipotesi, anche complottistiche, per spiegare l'accaduto. Nessuno potrà mai togliermi dalla mente l'idea che le motivazioni della morte del regista abbiano in qualche modo a che fare con Salò. A parer mio, politici potenti devono aver commissionato l'uccisione, perché non volevano che la popolazione arrivasse a concepire atti sessuali considerati  eversivi. Oggi nel Web si trovano con grande facilità immagini e video di atti di sesso anale e di coprofagia, solo per fare qualche esempio, ma dobbiamo tener conto della realtà dell'Italia dell'epoca, dominata dalla Democrazia Cristiana, in cui non si respirava ed era un problema già menzionare le gambe dei tavoli. Non c'è più la soffocante cappa della censura che rese difficile la vita a Pasolini, ma dobbiamo combattere contro la minaccia del politically correct, ancor più grave e corrosiva.  


L'anarchia di ogni potere 
 
Queste sono le parole del regista sulla sua opera: 

"Il film è preso da ‘Le 120 giornate di Sodoma’ di De Sade, ma è ambientato durante la Repubblica di Salò, cioè tra il ’44 e il ’45. Quindi c’è molto sesso. Ma il sesso che c’è nel film è il tipico sesso di De Sade, la cui caratteristica è esclusivamente sadomasochistica, in tutta l’atrocità dei suoi dettagli e delle sue situazioni. A me questo sesso interessa come interessa a De Sade, per quello che è, ma nel mio film tutto questo sesso assume un significato particolare ed è la metafora di ciò che il potere fa del corpo umano. La mercificazione del corpo umano, la riduzione del corpo umano, è tipica del potere, di qualsiasi potere. Quindi il mio film è un film contro qualsiasi forma di potere e precisamente contro quella che io chiamo l’anarchia del potere, ed è questa la ragione per cui ho scelto Salò e la Repubblica fascista di quel periodo, perché mai come in quel momento il potere è stato anarchico, arbitrario e gratuito, potendo fare qualsiasi cosa". 
 
E ancora: 
 
"Il reale senso del sesso nel mio film è quello che dicevo, cioè una metafora del rapporto del potere con chi gli è sottoposto. Tutto il sesso di de Sade, cioè il sadomasochismo di de Sade, ha dunque una funzione ben specifica, ben chiara. Cioè quella di rappresentare ciò che il potere fa del corpo umano, la riduzione del corpo umano alla cosa, la mercificazione del corpo. Cioè praticamente l'annullamento della personalità degli altri, dell'altro. È quindi un film non soltanto sul potere, ma su quello che io chiamo "l'anarchia del potere", perché nulla è più anarchico del potere, il potere fa praticamente ciò che vuole e ciò che il potere vuole è completamente arbitrario, o dettatogli da sue necessità di carattere economico che sfuggono alla logica comune. [...] Questo vuole essere un film sull'inesistenza della storia. Cioè la storia così come vista dalla cultura eurocentrica, il razionalismo e l'empirismo occidentale da una parte, il marxismo dall'altra, nel film vuole essere dimostrato come inesistente... Beh! Non direi per i nostri giorni, lo prendo come metafora del rapporto del potere con chi è subordinato al potere, e quindi vale in realtà per tutti. Evidentemente la spinta è venuta dal fatto che io detesto soprattutto il potere di oggi. È un potere che manipola i corpi in modo orribile, che non ha niente da invidiare alla manipolazione fatta da Himmler o da Hitler. Li manipola trasformandone la coscienza, cioè nel modo peggiore, istituendo dei nuovi valori che sono dei valori alienanti e falsi, i valori del consumo, che compiono quello che Marx chiama un genocidio di culture viventi, reali, precedenti."

Il concetto è sacrosanto: ogni dittatore è anarchico, perché non deve rendere conto a nessuno e non riconosce alcun potere superiore al suo. Ovviamente i suoi sottoposti sono soltanto ingranaggi nel meccanismo di stritolamento. L'anarchia è come la corona, soltanto il Sovrano la può portare. Se a farlo è qualche suddito, allora diventa un crimine e un pericolo.
Facciamo un esempio concreto. Adolf Hitler non amava Max Stirner. Eppure era in tutto e per tutto uno stirneriano puro: solipsista, nichilista, individualista, egoista, capace di affermare l'unico e la sua proprietà. Non tollerava che altri al di sotto di lui portassero avanti queste idee, perché ciò avrebbe significato l'inizio della fine del suo potere.
Naturalmente la parola "anarchia" in questo contesto non ha nulla a che vedere col significato che comunemente le masse le attribuiscono.
 

Aldo Valletti nel ruolo del Presidente

Il fulvo e paonazzo Valletti (Roma, 1930 - Roma, 1992) fu scelto per la sua fisionomia grottesca, per i suoi lineamenti faineschi, da freak. I suoi occhi microscopici e scuri ardono di una luce assolutamente malsana. Quando chiesero a Pasolini perché gli avesse assegnato il ruolo del Presidente, rispose così: "Si tratta di un generico che in più di vent'anni di lavoro non ha mai detto una battuta".
In una intervista sul film, il regista affermò questo: "I signori e i potenti li ho scelti parte tra gli intellettuali in grado di recitare (Uberto Paolo Quintavalle, e alcuni doppiatori), parte tra persone che non dovessero recitare ma solo essere (Giorgio Cataldi e Aldo Valletti), e parte tra attori (Paolo Bonacelli, Elsa de Giorgi)".
Ezio Manni, che interpretò un repubblichino di leva, ebbe a dire: "Valletti era così come lo vedi in Salò, un imbranato. Era dolce, timoroso, a fine giornata si chiudeva in albergo e non usciva più. Diceva che doveva prepararsi per il giorno dopo, poi veniva sul set e sbagliava tutto. Si scordava le battute, si bloccava. Quando doveva torturare i ragazzi con la candela accesa, gli tremava la mano. Nella scena della mia uccisione, non gli sparava la pistola, una frana".
Per questi motivi e per la sua scarsa capacità recitativa che fu scelto di farlo doppiare da Marco Bellocchio, collaboratore di vecchia data del regista.
Uberto Paolo Quintavalle aggiunge altre informazioni non proprio eulogistiche: "Un ex seminarista che non si era poi fatto prete e aveva tirato avanti fino allora, per venticinque o trent'anni cioè, dando ripetizioni di latino e facendo la comparsa all'Opera di Roma o a Cinecittà".  
Eppure la barzelletta del Presidente su Perotto è tuttora definita "agghiacciante". A me sembra del tutto innocua. Eccola. Un uomo deve incontrare un amico di nome Perotto, a notte fonda. Si può immaginare che intenda sodomizzarlo. A un certo punto sente qualcuno muoversi. "Sei Perotto?", chiede. Quello risponde: "Quarantotto!"
Certo, il fatto considerato "agghiacciante" dal pubblico è che la barzelletta è raccontata in presenza di una ragazza sgozzata, uccisa per aver compiuto un atto di devozione religiosa.
 
 
Paolo Bonacelli nel ruolo del Duca

Senza dubbio Paolo Bonacelli, nato a Civita Castellana nel 1937, è il migliore attore tra coloro che hanno recitato in questa pellicola. Lo trovo una spanna al di sopra degli altri. La sua interpretazione incarna alla perfezione lo spirito perverso del Divin Marchese! Sprovvisto di pazienza, vorrebbe piegare l'Universo al suo volere, dando in escandescenze quando per qualche motivo non ci riesce. I suoi tremendi scatti d'ira sono proverbiali. Prima di Salò, Bonacelli aveva al suo attivo una parte di attore in ben 18 film. Tra questi menzioniamo L'arcidiavolo (Ettore Scola, 1966), Giordano Bruno (Giuliano Mondaldo, 1973), il bizzarro Milarepa (Liliana Cavani, 1974) e il profetico La banca di Monate (Francesco Massaro, 1975).
A questo punto devo riportare uno strano fatto che mi è accaduto qualche anno fa. Si tratta di un caso di prosopagnosia. Era il 2020. A causa dei postumi di un'infezione da SARS-CoV-2, il mio cervello ha avuto per quasi un anno gravi difficoltà a riconoscere i volti. Quando vidi una foto del Duca, interpretato magistralmente da Bonacelli, lo scambiai per Ramzan Khadyrov. "Ecco, questo è il ceceno biondiccio!", commentai su Facebook a un carissimo amico, che rimase esterrefatto. In realtà la somiglianza tra l'attore e il politico ceceno è a dir poco vaga. Detto ciò, non credo proprio che Khadyrov sarebbe entusiasta delle attività sodomitiche del Duca! 
 
 
Sul ponte di Perati 

A un certo punto, il Duca biondiccio intona un canto della Brigata Alpina "Julia", seguito dagli altri Signori e da alcuni degli ospiti. Riporto nel seguito il testo completo della canzone, di cui nel film si sente soltanto una sintesi delle prime due strofe. Alcuni versi sono redatti in un veneto molto italianizzato, mentre altri sono in italiano.

Sul ponte di Perati

Sul ponte di Perati
bandiera nera:
l'è il lutto degli Alpini
che va a la guera.

L'è il lutto della Julia
che va a la guera
la meglio gioventù
che va sot'tera.

Sull'ultimo vagone
c'è l'amor mio
col fazzoletto in mano
mi dà l'addio.

Col fazzoletto in mano
mi salutava
e con la bocca i baci
la mi mandava.

Queli che son partiti
non son tornati
sui monti della Grecia
sono restati.

Sui monti della Grecia
c'è la Vojussa
col sangue degli Alpini
s'è fatta rossa.

Un coro di fantasmi
vien zo dai monti:
l'è il coro de li Alpini
che son morti.

Gli Alpini fan la storia,
la storia vera:
l'han scritta con il sangue
e la penna nera.

Alpini della Julia
in alto il cuore:
sul ponte di Perati
c'è il Tricolore!

Il componimento commemora la grande battaglia del Ponte di Perati tra la Grecia e l'Albania (24 aprile 1941), che coinvolse truppe italiane e greche. Dopo sei mesi di combattimenti durissimi e logoranti, la 9° Armata Italiana occupò nuovamente il ponte, congiungendosi con le forze tedesche. Perati è il villaggio di Perat in Albania. 
Il Duca ovviamente considera la bandiera nera menzionata nel canto come il vessillo fascista, derivato direttamente da quello anarchico - piaccia o no. In occasione della proiezione del film il 10 gennaio 1976, ci fu un risvolto penale. L'Associazione Nazionale degli Alpini fu offesa e indignata nell'udire il canto intonato da ripugnanti aguzzini: alle proteste seguì subito una denuncia. I nervi erano scoperti, bastava un nonnulla per finire in tribunale!  


Uberto Paolo Quintavalle nei panni dell'Eccellenza 

L'Eccellenza è un uomo di un'intelligenza vivissima e attento ai dettagli. Scansiona l'intera realtà che si offre ai suoi sensi e la mappa con la potenza delle sue sinapsi. Vuole sapere tutto. In particolare pretende che i racconti sui libertinaggi siano completi della descrizione particolareggiata dei cazzoni smisurati dei protagonisti. Quando ho voluto passare dal personaggio alla conoscenza del suo interprete, sono rimasto sorpreso. L'attore, nato a Milano nel 1926 e deceduto a New York nel 1997, era di famiglia aristocratica, iscritta nel Libro d'Oro della Nobiltà Italiana. Era figlio di Bruno Antonio Quintavalle, Conte di Monasterolo d'Adda, e di Paola Marelli, figlia dell'industriale Ercole Marelli. Era giornalista e scrittore, ma non aveva precedenti esperienze cinematografiche. Collaborò con il Corriere della Sera e proprio nel contesto giornalistico conobbe Pasolini, essendo tra i primi ad essere informato del progetto del film sodomitico. Fu autore di diversi romanzi, tra cui La festa (1953), Code senza lucertola (1965), Il viaggiatore supercompresso (1964), Pao Pao, anticamera del paradiso (1965), Il Dio riciclato (1989) e In cerca di Upamanyu (1995). Devo assolutamente approfondire la conoscenza degli scritti di questo autore.


Giorgio Cataldi nei panni del Monsignore

All'inizio del Girone del Sangue, durante la surreale celebrazione del matrimonio posticcio tra tre dei Signori e gli stalloni, vediamo il Monsignore vestito come un antico sacerdote di Baal. Indossa un surreale abito di porpora che è come un'impalcatura grottesca. Il ministro, nell'atto di officiare le unioni tra i suoi compari travestiti grottescamente da carampane e altrettanti montatori, pronuncia parole incomprensibili che si sentono a malapena. Come le ho udite, mi è parso che avessero la sonorità di un antico idioma della Mezzaluna Fertile. Non sono del tutto sicuro che la formula sia la stessa per tutte le "coppie"; in ogni caso, riascoltando di continuo l'ultima celebrazione, quella in cui la voce dell'officiante è più chiara, sono riuscito a distinguere questo frammento: "atmàn daghishmàn vaesatràn atmanàm mahèma itma samarkàn...". Seguono altre due o tre parole che non sono riuscito in alcun modo a trascrivere. La mia trascrizione potrebbe essere distorta e inesatta. All'inizio ho pensato che questa fosse la perduta lingua di Sodoma. Presto l'illusione è caduta e mi sono accorto che è sanscrito pronunciato in modo approssimativo. Senza approfondire troppo, così di getto si possono tradurre le seguenti parole: 
 
ātman "tu stesso", "il sé"
vaiśastra "governo, regola"
ātmānaṃ "corpo" 
mahema "che possiamo onorare"
samarhana "mostrare onore", "offerta fausta" 
 
Si comprende all'istante che queste traduzioni sono compatibili con una formula nuziale. Così il mistero è risolto. Quello che non è del tutto chiaro è cosa può aver indotto Pasolini a compiere questa scelta. Credo che fosse ben consapevole della necessità di dare una lingua concreta a Sodoma e che per questo abbia ideato la sequenza: voleva attrarre l'attenzione. Ovviamente non era a conoscenza di come si parlasse nella Pentapoli, si è limitato a darcene un'idea e trasmettere il dubbio, l'inquietudine che la conoscenza di tale eredità possa essersi trasmessa in modo esoterico, segreto, dall'epoca di Lot fino ad oggi. Ha così preso il sanscrito, che tanto era conosciuto da ben poche persone in Italia. In fondo, aveva scarsa importanza l'ontologia linguistica sodomitica: Dante Alighieri non sapeva nulla della lingua parlata dai Demoni dell'Inferno, eppure ci ha trasmesso un immortale "Papè Satàn, papè Satàn aleppe".  
Oltre al film sodomitico, l'attore Giorgio Cataldi ha interpretato soltanto La ragazza alla pari (Mino Guerrini, 1975). Non si hanno molte informazioni sulla sua vita: si ignora persino la sua data di nascita, nemmeno si sa se sia tuttora in vita. Dovrebbe essere nato a Roma e apparteneva all'ambiente degradato delle borgate. Fu scoperto da Pasolini, che probabilmente rimase colpito dalla sua espressività e dai suoi occhi cerulei. Avrebbe dovuto interpretare il ruolo del protagonista di Accattone (1961); non poté farlo perché si trovava in prigione e fu così sostituito da Franco Citti. Non comparve nel primo film di Pasolini. Comparve nell'ultimo.
 

Le tre Megere e la Pianista
 
Il duetto comico-grottesco della Signora Vaccari e della Pianista è memorabile. È un numero di bravura recitato in perfetto francese. Pasolini era un entusiasta ammiratore del regista còrso Paul Vecchiali, nato ad Ajaccio nel 1930. In particolare era rimasto impressionato dal film Femmes Femmes (1974), alla cui proiezione aveva assistito a Venezia. Volle così che le sue protagoniste, la bionda Hélène Surgère (1928 - 2011) e la rossiccia Sonia Saviange (vero nome Christine Vecchiali, 1923 - 1987), recitassero proprio in Salò. Il duetto a quanto pare si trova nel film di Vecchiali ed è stato qui riproposto tal quale. Il risultato può dirsi eccellente. Mi piace molto Elsa de Giorgi (1914 - 1997) nel ruolo della Signora Maggi, famosa dovunque per il suo sensualissimo culo. L'attrice era di stirpe nobile, figlia di un'antica famiglia aristocratica umbro-marchigiana, i Giorgi Alberti di Bevagna e Camerino, patrizi di Spoleto. Purtroppo di questi tempi non la ricorda più quasi nessuno, ma è stata un'attrice e una scrittrice molto prolifica; come regista ha diretto il film Sangue più fango uguale logos passione (1974), oggi praticamente introvabile.
La meno riuscita delle tre Megere sembra essere la Signora Castelli, interpretata da Caterina Boratto (1915 - 2010). Forse questa mia impressione deriva dal fatto che la vedo fredda rispetto alle sue compari e che le è stato riservato un ruolo meno prominente. Inoltre va detto che lo spettatore, arrivato in pieno Girone del Sangue già sovraccarico di input sensoriali bizzarri, si trova davanti alle scene di tortura ed è meno incline a prestare troppa attenzione alla figura della tenutaria. 
 

Le feci finte 

Gli escrementi usati nelle scene di coprofagia non erano ovviamente reali, soprattutto per motivi sanitari. Furono realizzati moltissimi stronzi posticci con una grossolana mistura di cioccolato, cacao in polvere, marmellata di arancia amara, canditi e altri ingredienti dai sapori stridenti (sembra che ci fosse anche del formaggio spalmabile, ma non ne sono sicuro). Nessuna fonte riporta contemporaneamente tutti gli ingredienti citati: alcuni menzionano i canditi anziché la marmellata, altri il cacao in polvere anziché il cioccolato; devo dire che non sono riuscito a reperire la ricetta dell'intruglio nel Web. Le reazioni di disgusto erano comunque reali, anche se non arrivano ai conati di vomito che sarebbero stati indotti in molte persone dal materiale fecale autentico. Sembra che il solo Bonacelli abbia gradito molto il dolciume dall'aspetto escrementizio, ingozzandosene con avidità! Non sarebbe male fondare una branca della pasticceria che imita gli escrementi! Non mancherò di tenere informati dei miei esperimenti culinari gli eventuali lettori.
 
Dio! Dio! Perché ci hai abbandonati? 
 
Pasolini non fa mancare nemmeno qualche interessante spunto di riflessione teologica. Una ragazza, immersa in una tinozza piena zeppa di feci calde assieme alle sue compagne, a un certo punto insorge, si leva piena di rabbia ed esclama: "Dio! Dio! Perché ci hai abbandonati?" Il suo urlo disperato riecheggia quello di Cristo sul Golgota, pronunciato poco prima di spirare sulla croce: "Eloì, Eloì, lemà sabactàni?" (variante: "Elì, Elì, lama sabachthani"). In aramanico significa per l'appunto questo: "Mio Dio, mio Dio, perché mi hai abbandonato?" La risposta che mi sento di dare alla ragazza è la seguente: "Se Dio fosse egli stesso un libertino sadiano, proprio come i quattro Signori, sarebbe tutto più chiaro."  
 
Scomode analogie 
 
Salta agli occhi che il tiranno dotato di maggior potere è proprio la divinità. Che sia il Dio delle religioni abramitiche oppure un qualsiasi essere divino/demoniaco di una qualsiasi tradizione politeista, in fondo poco importa. Il concetto di divinità, introdotto nel mondo a causa della paura, mostra una sorprendente somiglianza con quello di libertino sadiano. La divinità detta la sua legge assurda e arbitraria, costringe l'adoratore con la minaccia, la punizione, l'insopportabile senso di colpa e di peccato. Questo è il fondamento dell'idea stessa di religione normativa, una funesta innovazione formatasi nel Neolitico.  


Il problema del finale 
 
Pasolini a un certo punto si trovò di fronte a una serie di enormi difficoltà. Che conclusione dare alla vicenda dei quattro libertini sadiani? Gli vennero in mente quattro diversi finali alternativi, nessuno dei quali ritenne soddisfacente. Eccoli, in estrema sintesi: 

1) A un certo punto compare una bandiera rossa al vento, con la scritta "È amore".  
2) Tutto finisce nella sala delle orge, coperta da bandiere rosse, in cui vittime e carnefici si scatenano al ritmo del boogie woogie. La bardatura comunista rappresenta l'arrivo di una nuova epoca.
3) I quattro Signori, usciti dalla villa, parlano tra loro, cercando di fare il punto sull'accaduto e sul suo significato. Finiscono quindi con l'autoassolversi, ritenendo le loro uccisioni "insignificanti" in confronto a quanto sta avvenendo nel mondo sconvolto dalla guerra.
4) Due giovani repubblichini, timidi e impacciati, ballano come se fossero ragazzo e ragazza, mentre la radio trasmette una canzone sdolcinata tipica di quei tempi. 
 
I finali 1) e 2) avrebbero mandato tutto in merda. No, non si può smerdare così una sublime sequela di atti di sadismo, sodomia e coprofagia con stronzate politiche banali, retoriche, inconsistenti, stupidissime. Pasolini lo capì all'istante. Sarebbe scaduto nella "morale psichedelica" tanto in voga in quegli anni. Sapete, le idiozie dei nuovi lotofagi che volevano trasformare Stalin in un figlio dei fiori. Il punto è che il regista detestava tutto ciò in modo viscerale. A quanto pare il finale 2) venne realmente girato, anche se non fu poi utilizzato: risultò confuso, caotico, del tutto vano. Il finale 3) avrebbe posto un problema ancora maggiore: siccome i fatti si svolgevano a Marzabotto, come mostrato chiaramente da un cartello stradale, si profilava il grave rischio di far passare il film per una giustificazione o minimizzazione della strage che avvenne in quel luogo il 29 settembre 1944. 
Come si poteva uscire da questo blocco? Pasolini scelse quindi il finale 4), quello dei due ragazzi repubblichini danzanti. 


Curiosità 
 
Maurizio Costanzo lavorò alla prima versione della sceneggiatura. Pupi Avati diede al copione alcuni contributi non accreditati. A quanto pare, chiese in modo esplicito che il suo nome fosse cancellato, forse perché si vergognava. 
 
Gli stalloni, dotati di falli colossali, in realtà portavano protesi peniene fatte di gomma e molto realistiche, tanto che si possono vedere persino le venature del prepuzio. 

Il film ha avuto una diffusione molto limitata a livello mondiale ed è tuttora bandito in molti paesi. Il paese in cui ha avuto una maggior diffusione è la Svezia, dove nel 1976 ha venduto ben 125.000 biglietti. Ciò significa che è stato visionato dall'1,5% della popolazione svedese. 
 
L'enigma del furto delle pizze
 
Nel corso della lavorazione del film, settantaquattro pizze di negativi scomparvero dalle celle frigorigere degli stabilimenti Technicolor di Cinecittà. Furono rubate anche bobine di altri due film: Il Casanova di Federico Fellini (Federico Fellini, 1976) e Un genio, due compari, un pollo (Damiano Damiani, 1975). Le tre pellicole avevano in comune la casa di produzione, la PEA, di proprietà di Alberto Grimaldi. Non si seppe mai chi trafugò questo materiale. Per la sua restituzione fu chiesto un riscatto di cento milioni di lire, ma Grimaldi rifiutò di cedere al ricatto. Il montaggio Salò fu effettuato comunque utilizzando due artifici:
1) i cosiddetti "doppi", ossia le scene girate da un'inquadratura diversa;
2) le pellicole "intermediate", che permisero di ricostruire i negativi tramite una tecnica innovativa messa a punto dalla Kodak.
Le pizze sottratte furono infine ritrovate dai Carabinieri il 2 maggio 1976, dopo l'uscita del film e dopo la morte del regista. È stato ipotizzato che Pasolini sia caduto nell'agguato all'Idroscalo di Ostia in seguito a un'informazione sul supposto ritrovamento delle pizze. Le prove tuttavia non sembrano esserci. 
 

Il genere nazi-erotico 
 
La critica ha spesso considerato Salò come il capostipite del genere nazi-erotico, detto anche nazisploitation, diffuso a metà degli anni '70 dello scorso secolo. Si tratta di una dozzina di pellicole imperniate sugli agghiaccianti esperimenti condotti da carnefici nazisti su prigionieri e prigioniere dei campi di concentramento. Le analogie con l'opera pasoliniana sembrano piuttosto superficiali, limitate all'imitazione di qualche sequenza. È più verosimile che il vero capostipite del nazi-erotico sia Salon Kitty (1976), diretto da Tinto Brass. Tuttavia si deve notare che l'attrice Antiniska Nemour, la provocante brunetta dai capelli crespi e dai vivaci occhi scuri, comparve in un nazi-erotico due anni dopo aver interpretato Salò: è L'ultima orgia del III Reich (1977), diretto da Cesare Canevari. La bella Antiniska mi è molto simpatica perché mi ricorda F., un'amica conosciuta ai tempi di Splinder.
Non sono un patito di film di nazisploitation, tuttavia devo notare che attualmente non potrebbero essere più girati e nemmeno concepiti nell'anticamera del cervello.  
 
Memorie di strani giorni
 
Ero uno studente universitario. Ricordo ancora un viaggio sul treno, in una giornata estiva assolata. C'era un pazzo che enunciava i fondamenti della sua fede. Affermava che il pane mangiato durante il giorno è pane, mentre il pane mangiato durante la notte è sterco. Evocava la coprofagia e menzionava a gran voce il titolo dell'opera del Marchese de Sade, Le 120 giornate di Sodoma. Con ogni probabilità, era rimasto traumatizzato dalle sequenze del film di Pasolini.  
 
Etimologia di Salò 

Il toponimo Salò non ha etimologia chiara. Tuttora rappresenta una grave crux: non si sono trovate proposte convincenti. Bisogna scartare senza indugio le storielle inventate ad hoc da topi di biblioteca ottocenteschi, che vogliono il nome di Salò derivato da un fantomatico lucumone etrusco Saloo o da un'altrettanto insostanziale regina etrusca Salodia. Possiamo dire questo: la forma latina del toponimo, attestata in epoca medievale, è Salodium, da cui deriva l'aggettivo salodiano. Verosimilmente la consonante -d- è antica e non deriva da eufonia, come vorrebbero i romanisti. Varianti di Salodium sono Salude e Salaude. Queste strane variazioni sono antiche e di difficile spiegazione.  Bisogna scartare, alla luce di queste attestazioni complesse, la derivazione dal latino salūs "salute". Nel Web si trova spesso menzionata una derivazione da una voce latina fantomatica, *salodium, che indicherebbe "sale e stanze di cui erano ricche le ville a lago di epoca romana". Si tratta di una formazione artificiosa fatta derivare dall'italiano sala, di chiara origine longobarda. Non poteva esistere in epoca imperiale. Da scartarsi anche l'accostamento al francone *sahla "salice". In realtà la forma germanica è errata, deve essere *salha, come l'antico alto tedesco salaha "salice". La proposta è implausibile già soltanto per la natura inesplicabile del suffisso -od- / -aud- / -ud-. Si potrebbe accostare Salò a idronimi paleoeuropei formati dalla radice *sal-, ma temo che ci vorranno molti anni di studi per arrivare a una conclusione ragionevole. Una curiosità: gli abitanti di Salò in gergo sono chiamati Salàm "Salami" o Salamì "Salamini".

lunedì 15 novembre 2021

 
PROMETHEUS 
 
Titolo originale: Prometheus
Paese di produzione: Regno Unito, Stati Uniti d'America
Lingua originale: Inglese
Anno: 2012
Durata: 124 min
Rapporto: 2,40:1 (cinematic view)
Genere: Fantascienza, orrore
Regia: Ridley Scott
Sceneggiatura: Jon Spaihts, Damon Lindelof
Produttore: Ridley Scott, Tony Scott, David Giler, Walter
     Hill
Produttore esecutivo: Michael Costigan, Michael Ellenberg,
     Damon Lindelof, Mark Huffam
Casa di produzione: Brandywine Productions, Dune
    Entertainment, Scott Free Productions
Distribuzione in italiano: 20th Century Fox
Fotografia: Dariusz Wolski
Montaggio: Pietro Scalia
Effetti speciali: Richard Stammers, Charley Henley,
    Trevor Wood, Paul Butterworth
Musiche: Marc Streitenfeld
Musiche aggiuntive: Harry Gregson-Williams
Scenografia: Arthur Max
Costumi: Janty Yates
Interpreti e personaggi:
    Noomi Rapace: Elizabeth Shaw
    Michael Fassbender: David 8
    Charlize Theron: Meredith Vickers
    Idris Elba: Capitano Janek
    Guy Pearce: Peter Weyland
    Logan Marshall-Green: Charlie Holloway
    Sean Harris: Fifield
    Rafe Spall: Millburn
    Emun Elliott: Chance
    Benedict Wong: Ravel
    Patrick Wilson: Padre di Elizabeth Shaw 
    Giannina Facio: Madre di Elizabeth Shaw 
    Lucy Hutchinson: Elizabeth Shaw bambina
    Kate Dickie: Ford 
    Branwell Donaghey: Mercenario 
    Vladimir "Furdo" Furdik: Mercenario 
    C.C. Smiff: Mercenario 
    Shane Steyn: Mercenario 
    Daniel James: Ingegnere sacrificale
    John Lebar: Ingegnere "fantasma"
    Ian Whyte: Ingegnere sopravvissuto 
    Dr. Anil Biltoo:  Insegnante di linguistica 
    Louisa Staples: Violinista del messaggio di saluto 
    James Embree: Meccanico 
    Florian Robin: Meccanico 
    Matthew Burgess: Meccanico 
    Eugene O'Hare: Meccanico 
    Richard Thomson: Assistente archeologo 
    Philip McGinley: Assistente archeologo 
    Jenny Rainsford: Assistente archeologa 
    Rhona Croker: Assistente archeologa 
    James Currie: Ospite di Weyland 
    Harry Fowler: William Potter (filmato d'archivio)
    Ian McNaughton: Hartley (filmato d'archivio) 
    Peter O'Toole: Lawrence (filmato d'archivio) 
    Phil Martin: Ingegnere elefantino 
    Arnold Montey: Ingegnere elefantino 
    Matt Rock: Ingegnere anziano
Doppiatori italiani:
    Domitilla D'Amico: Elizabeth Shaw
    Francesco Prando: David 8
    Roberta Pellini: Meredith Vickers
    Roberto Draghetti: Capitano Janek
    Claudio Sorrentino: Peter Weyland
    Alessandro Budroni: Charlie Holloway
    Luciano Roffi: Fifield
    Luigi Ferraro: Millburn
    Vittorio Guerrieri: Chance
    Mino Caprio: Ravel
    Roberta Greganti: Ford
    Nicola Braile: Padre di Elizabeth Shaw 
Budget: 120 - 130 milioni di dollari US 
Box office: 403,4 milioni di dollari US

Trama: 
 
Prologo.   
Nelle sequenze iniziali si vede un colossale umanoide alieno completamente glabro, arrivato su un pianeta selvaggio con un disco volante. Il pianeta sembra la Terra. Ecco che il gigante pelato si mette vicino a una cascata imponente e ingurgita un fluido nero animato contenuto in un vasetto simile a quelli degli yogurt. A causa di questa ingestione cade quasi all'istante in uno stato di autolisi, finendo nella cascata e disgregandosi completamente in una pappina genetica. Questa è l'interpretazione più comune: egli è l'Ingegnere Sacrificale, che si è immolato per far esistere la specie umana. 
 
Atto I.  
Anno del Signore 2089. Nell'isola di Skye, in Scozia opera una coppia di archeologi, Elizabeth Shaw e Charlie Holloway. I due scoprono una grotta sulla cui volta è dipinta quella che senza dubbio è una mappa stellare. Subito comprendono che quella stessa configurazione astrale era nota a molte antiche civiltà prive di reciproci contatti. La loro idea è chiara, netta, di apparenza infinitamente più razionale della sicumera del CICAP: sanno per certo che la specie umana è stata creata da alieni denominati "Ingegneri", per qualche ragione sconosciuta quanto sinistra. Sono convinti che tutte queste vestigia archeo-astronomiche siano un invito esplicito da parte degli Ingegneri a raggiungerli per avere la rivelazione del senso ultimo dell'esistenza. Il plutocrate Peter Weyland, presidente della Weyland Corporation, decide di finanziare una spedizione interstellare per fare visita agli Ingegneri. Avvia così la costruzione della nave Prometheus, la cui meta è il solo pianeta in tutto l'Universo che corrisponde alla configurazione ritrovata nella grotta di Skye. Questo corpo celeste è conosciuto come LV-223 ed è un satellite del gigante gassoso denominato Calpamos. Il comando della missione, di cui fanno parte sia Shaw che Holloway, è affidato alla bionda Meredith Vickers. Il capitano della nave è il mandingo Janek; dell'equipaggio fa parte l'androide David, che funge da maggiordono e da manutentore. 

Atto II. 
Anno del Signore 2093. La Prometheus giunge a destinazione e finalmente atterra su una superficie brulla, sterile e montuosa vicino a un'immensa struttura artificiale. La squadra parte per esplorare quei luoghi impervi. All'interno della struttura trovano cilindri di pietra liscia, la colossale statua megalitica di una testa umanoide e il cadavere decapitato di un grande alieno, ritenuto uno degli Ingegneri. Shaw recupera la testa. L'equipaggio trova altri corpi della stessa specie, che a questo punto si può supporre non essere estinta. Due polli scemi, Millburn e Fifield, si sentono a disagio a causa delle scoperte lovecraftiane e tentano di ritornare all'aperto, ma si perdono in un labirinto di passaggi. Nel frattempo gli altri sono costretti a interrompere la spedizione per rientrare sulla Prometheus, a causa di un'incombente e spaventosa tempesta. David porta con sé di nascosto un cilindro che ha pensato bene di trafugare. Dai cilindri rimasti inizia a tracimare un liquido scuro ed oleoso. Nel laboratorio della nave viene condotto un insano esperimento di rianimazione della testa dell'Ingegnere, che si decompone e scoppia. Sequenziando il DNA dell'Ingegnere, si scopre che corrisponde a quello degli esseri umani: è perfettamente compatibile. David indaga sul cilindro e sul liquido all'interno. Capisce subito di cosa si tratta. Contamina intenzionalmente un bicchiere di vodka soda con il materiale alieno, quindi lo offre all'ignaro Holloway. L'uomo aveva dichiarato che avrebbe fatto qualsiasi cosa pur di avere delle risposte ai suoi interrogativi. Poco dopo, Shaw e Holloway fanno sesso. Nulla di originale, beninteso, la solita posizione del frate senza denudarsi: ancor oggi permangono residui del codice Hays che rendono difficile per un regista mostrare un coito more ferarum o una fellatio. Mentre queste cose avvengono, all'interno della struttura aliena una creatura simile a un serpente con la testa di un pesce martello aggredisce Millburn, lo uccide e spruzza un fluido corrosivo che scioglie l'elmo di Fifield. Fifield cade a faccia in giù in una pozza di liquame scuro come il percolato cadaverico. Quando l'equipaggio ritorna sul luogo per cercare i due uomini dispersi, trova il cadavere di Millburn. Nel frattempo David scopre una sala di controllo contenente un ingegnere sopravvissuto in stasi e una mappa stellare olografica che evidenzia la Terra. Holloway si ammala rapidamente. Il suo corpo si corrompe. L'uomo viene riportato d'urgenza sulla Prometheus, ma il direttore della missione, Meredith Vickers, si rifiuta di lasciarlo salire a bordo e lo brucia vivo con un lanciafiamme. Subito dopo, una scansione medica rivela che Shaw, nonostante fosse precedentemente sterile, è ora in stato di gravidanza avanzata. Temendo il peggio, usa un tavolo operatorio automatizzato e riesce ad estrarre dal suo addome una creatura simile a un calamaro. Dopo essersi operata, Shaw scopre che Peter Weyland era in stasi a bordo della Prometheus. Il vecchio plutocrate spiega che vuole chiedere agli Ingegneri come non morire di decrepitezza. La Vickers lo chiama "Padre". Un Fifield mostruoso e mutato ritorna sulla Prometheus e uccide diverse persone prima di essere a sua volta eliminato. Il Capitano Janek ipotizza che la struttura fosse una base militare di un Ingegnere che aveva perso il controllo di un'arma biologica particolarmente virulenta, il liquido oscuro. Le sue conclusioni sono acute: LV-223 è un pianeta artificiale, creato appositamente per produrre armi biologiche; quella merda non deve arrivare sulla Terra.
 
Atto III 
Weyland e la squadra tornano alla struttura, che ospita anche una navicella spaziale. Sono accompagnati da Shaw. David sveglia l'Ingegnere dalla stasi e gli parla in proto-indoeuropeo per cercare di spiegargli cosa vuole Weyland. L'Ingegnere furioso risponde decapitando David e uccidendo Weyland con la sua squadra, prima di riattivare la navicella. Shaw fugge e avverte Janek che l'Ingegnere sta progettando di rilasciare il liquido sulla Terra. Janek e il resto dell'equipaggio si sacrificano lanciando la Prometheus contro il velivolo alieno e speronandolo, espellendo la scialuppa di salvataggio nel processo. L'astronave sinistrata dell'Ingegnere si schianta al suolo, stritolando a morte la Vickers. Shaw va alla scialuppa di salvataggio, scoprendo che la sua prole aliena tentacolata, trattenuta dal tavolo operatorio, è viva ed è cresciuta fino a raggiungere dimensioni gigantesche. L'Ingegnere forza l'apertura della camera di equilibrio della scialuppa di salvataggio e attacca Shaw, che libera su di lui l'essere simile a un calamaro. Il mostro spinge un ovopositore nella gola dell'Ingegnere, iniettandovi il Seme Nero. Shaw recupera i resti di David, la cui testa è ancora funzionante. Con il suo aiuto, riesce a lanciare un'altra navicella spaziale. Ha intenzione di raggiungere il pianeta natale degli Ingegneri nel tentativo di capire perché volevano distruggere l'umanità. Intanto, nella scialuppa di salvataggio lasciata sul pianeta, una creatura aliena esplode dal petto dell'Ingegnere. È il Diacono!  

Citazioni: 

"Tutte le grandi cose hanno piccoli inizi."
(David)

 
Recensione: 
Sono dell'idea che questo sia un ottimo film. Purtroppo la mia opinione è nettamente minoritaria. Reazioni di mortale delusione si sono manifestate ben presto nel Web. I fantascientisti classici, che erano fan della saga di Alien, hanno visto sfidate le loro convinzioni più profonde e sono insorti, pieni di bile. Secondo questi fanatici, lo xenomorfo sarebbe un puro e semplice prodotto naturale dell'Evoluzione su un pianeta molto diverso dalla Terra. Si sono sentiti urtati apprendendo che lo xenomorfo altro non è che una sofisticata arma biologica fabbricata in laboratorio per mezzo dell'ingegneria genetica. Anche l'idea che gli Ingegneri siano i Creatori del genere umano è stata ritenuta offensiva. Tipico. Questi fan sono meccanici classici e non hanno sopportato simili sfregi ai dogmi pierangelisti del CICAP! Non mi stancherò mai di ripetere questo principio fondante: il fantascientista abituato ad aprire una porta con due borchie, se si trova davanti una porta con tre borchie non la apre. Ma anche la porta con due borchie a un certo punto dovette essere una novità. Ci sono stati tempi in cui c'erano quasi soltanto porte con una borchia sola, anche se nessuno sembra più ricordarsene. E prima ancora c'erano porte senza borchie, senza alcun dubbio! Lo stesso Alien (1979) ai suoi tempi fu un'innovazione notevole, ma il pubblico aveva ancora un po' di capacità di meravigliarsi. Poi c'è stato un forte irrigidimento. Ormai va in questo modo: se anche un'idea rivoluzionaria e mai vista prima fosse presentata, non riscuoterebbe successo e finirebbe denigrata. Piace invece ciò che è ripetitivo. Gran parte del pubblico pretende che la Settima Arte riproponga in modo pappagallesco cose già viste un milione di volte, vecchie come il cucù. Questi fatti dimostrano quanto avanzato e profondo sia il processo di autolisi del genere umano, le cui facoltà creatrici sono ormai sclerotizzate e prossime a sprofondare nell'Ade. Alla luce di quanto esposto, penso quindi che Ridley Scott potrebbe evitare di realizzare capolavori, visto che è come dare perle ai porci. Magari sarebbe per lui conveniente tentare un'altra carriera, come quella del regista di film pornografici grotteschi, solo per fare un esempio. 
 
Hybris
 
Ridley Scott ha intitolato il film Prometheus perché riteneva che il nome si adattasse perfettamente alla trama. Questo ebbe a dire: "È la storia della Creazione, degli Dei e dell'uomo che si oppose a loro". Nella mitologia greca, il Titano Prometeo era un servitore immortale degli Dei, che rubò e diede al genere umano il dono del fuoco divino. Questo beneficio incommensurabile cambiò l'umanità per sempre - nel bene e nel male. In altre parole, Prometeo ha reso l'Uomo pericoloso per gli Dei. 
 

Janek festeggia il Natale 

L'equipaggio è appena uscito dalla criostasi e deve ancora orientarsi. Il Capitano Janek ne approfitta subito per celebrare un rituale anacronistico: ha davanti a sé un albero di Natale, chiaramente fatto di plastica, di cui predispone l'illuminazione. Arriva l'odiosa Vickers e lo assalta: "Cosa cavolo sta facendo?" L'uomo non si scompone e risponde: "Festeggio il Natale. Le Feste danno il senso del tempo che passa". Beve un sorso di birra verdognola. La donna, astiosa e acida come uno yogurt avariato, replica: "La riunione sta per cominciare, Capitano. È meglio che inizi a scendere". Il Capitano ribatte: "Dopo un'abbondante colazione." È un eroe cha lotta con fermezza contro gli abominevoli diktat della società della performance. Ha il coraggio di dire NO alla riunionite acuta, al culto della programmazione, agli obiettivi e a tutti i numerosi artifici studiati da Mefistofele per rendere insopportabile la condizione umana! Senza dubbio l'afroamericano Janek è un Identitario, proprio come Marine Le Pen, cosa di cui è fiero.

 
La religione della dottoressa Shaw 
 
È a parer mio sbagliato affermare che la dottoressa Shaw sia l'unica persona religiosa a bordo della Prometheus, o addirittura l'unica persona cristiana. Nonostante porti al collo una croce, l'archeologa il Natale non lo ha festeggiato. Uscita dalla capsula criogenica, si è messa a vomitare copiosamente sul pavimento. L'unico a ricordarsi del Natale è stato Janek. Sicuramente Shaw è cristiana per tradizione familiare. I suoi genitori dovevano essere cristiani, essendo operatori umanitari, medici senza frontiere o missionari impegnati in Africa. Com'era già ai tempi di Diocleziano, i figli di famiglie cristiane tradizionali in molti casi non hanno una fede molto ardente. Il sistema di credenze religiose personali della dottoressa Shaw può essere definito "teismo debole" e paragonato a quello della dottoressa Dana Scully di X Files. Se crede in un potere superiore, a livello emotivo e inconscio, al contempo rifiuta di confermare o negare l'esistenza del Dio cristiano, a causa dell'influenza dei suoi studi scientifici. Un gran numero di spettatori ha ritenuto che la croce portata in modo ben visibile da un personaggio in un film, debba essere una sorta di stenografia per definire le sue credenze religiose. Questo è non è sempre vero. Faccio solo un esempio. Sappiamo che Ilona Staller, in arte Cicciolina, si è sempre definita cristiana e cattolica. Indossava la croce nei film che interpretava, proprio come la dottoressa Shaw, eppure queste pellicole erano pornografiche, non certo in linea con la morale sessuale della Chiesa Romana. Charles Darwin credeva nel Cristianesimo e cercava di spiegare i misteri di Dio attraverso la comprensione della Scienza; allo stesso modo Elizabeth Shaw cerca di conciliare queste filosofie contraddittorie, suggerendo che la creazione del genere umano da parte degli Ingegneri sia una descrizione accurata, mentre la sua convinzione più intima sarebbe ancora quella dell'Universo creato da Dio. Ora della fine, per lei poco conta chi sia stato a creare. Non le interessa tanto sapere "chi", quanto sapere "perché". Nelle scene estese e alternative nelle versioni Blu-Ray e digitale del film, Holloway in stato di ubriachezza furiosa affronta la compagna nel suo alloggio, rinfacciandole la sua ossessione di considerare gli Ingegneri come un sostituto per ottenere risposte da Dio. Cerca di dare una serie di spiegazioni del comportamento della donna, come la ricerca del significato della vita e del perdono per i suoi peccati, oltre alla necessità di esprimere la sua rabbia nei confronti di Dio per averle portato via i genitori in giovane età. Aggiungerei anche la scomoda faccenda della sterilità. Una situazione complessa, caotica.

Secoli di darwinismo al macero!  

Memorabile è la presentazione tenuta all'equipaggio della nave Prometheus dalla coppia di archeologi. Holloway inizia a presentare: "Questi sono reperti archeologici rinvenuti sul pianeta Terra. Quello è egiziano, maya, sumero, babilonese. Quello lì in fondo è hawaiiano e quello è mesopotamico" (ma sia i Sumeri che i Babilonesi erano mesopotamici, Scheisse!). Poi aggiunge: "E questra invece è la nostra scoperta più recente: una pittura rupestre di 35.000 anni fa ritrovata sull'Isola di Skye, in Scozia. Parliamo di civiltà molto antiche, rimaste isolate per secoli, che non hanno avuto alcun contatto l'una con l'altra" (Sumeri e Babilonesi tra loro isolati?!). Prosegue così: "E tuttavia, presso i loro insediamenti è stato rinvenuto lo stesso disegno, e cioè degli uomini che pregano degli esseri enormi che indicano una costellazione. E l'unico sistema galattico che corrisponde era così lontano dalla Terra che queste antiche civiltà primitive non avrebbero mai potuto sapere della sua esistenza" (sistema galattico?!). E ancora: "Ma il caso vuole che quel sistema abbia un sole, molto simile al nostro, e in base ai nostri scanner a lungo raggio sembrava che ci fosse un pianeta. Un pianeta con una luna in grado di sostenere la vita. Siamo su quel pianeta da stamattina." Fifield, un caledone rossiccio e tatuato, reagisce: "Stai dicendo che siamo qui per una mappa che voi due avete trovato in una grotta, dico bene?" L'archeologa esclama: "No! Non è una mappa. È un invito!" Il caledone domanda, in tono di scherno: "Da parte di chi?" Così risponde la donna: "Noi li chiamiamo Ingegneri". Il caledone non demorde: "Cavolo! E ci dite allora che cosa avrebbero progettato questi Ingegneri?". La dottoressa Shaw rivela: "Hanno progettato noi." Il suo detrattore commenta: "Che stronzata!" Interviene Millburn, un biologo irritante, replica alle dichiarazioni eterodosse quanto coraggiose della studiosa: "Va bene, ma avrete delle prove per dimostrarlo! Cioè, insomma, se siete pronti a ritrattare tre secoli di darwinismo, significa che... WOW! Come fate a saperlo?" Mentre lancia la sua sfida, si scaccola il naso. Purtroppo la dottoressa Shaw non riesce a reggere il confronto e si smerda addosso. In tono ieratico, replica: "Io non lo so, infatti. Ma è quello che voglio credere!" Un classico autogoal, provocato dall'emotività (ripete le stesse parole che suo padre le aveva rivolto da bambina, quando cercava di farle metabolizzare l'idea della morte). Sarebbe stato meglio se avesse detto: "Kazzoffiga! Kazzommerda!" Avrebbe difeso meglio la propria posizione, facendo più effetto sul biologo bullo! 
 
Una conversazione sulla morte
 
Ecco il dialogo tra Elizabeth Shaw bambina e il padre: 
 
Elizabeth Shaw: "Che è successo a quel signore?"
Padre di Elizabeth Shaw: "È morto."
Elizabeth Shaw: "Perché non vai ad aiutarlo?"
Padre di Elizabeth Shaw: "Non gli serve il mio aiuto. Il loro Dio è diverso dal nostro."
Elizabeth Shaw: "Perché è morto?"
Padre di Elizabeth Shaw: "Tutti muoiono prima o poi."
Elizabeth Shaw: "Come la mamma?"
Padre di Elizabeth Shaw: "Come la mamma."
Elizabeth Shaw: "E poi dove vanno?"
Padre di Elizabeth Shaw: "Ognuno lo chiama a modo suo: Cielo, Paradiso... Ma comunque lo chiami, è un posto bellissimo."
Elizabeth Shaw: "Come fai a sapere che è bellissimo?"
Padre di Elizabeth Shaw: "Perché è quello che voglio credere... E tu a cosa vuoi credere?"  

La dura realtà 

Certo, è un posto bellissimo! 

Millburn: "Sono reali!"
Fifield: "Certo che sono reali!"
Millburn: "Porca miseria, Fifield, guarda quanti sono! Una montagna di cadaveri!"
Fifield: "Forse stavano scappando da qualcosa!"
Millburn: "Già. Non toccare, capito!"
Fifield: "No."
Millburn: "Questo corpo si è... aperto dall'interno! Sembra quasi che sia esploso."
Fifield: "Questa è la scena di un olocausto, di un genocidio di massa!"
 
Una conversazione sulla creazione 
 
David: "Secondo lei perché voi avete creato me?"
Holloway: "Perché ne siamo stati capaci."
David: "Pensi a che enorme delusione proverebbe se il suo creatore le rispondesse così."
 
 
Umani e xenomorfi:
creature artificiali!


Il discorso dell'origine artificiale, ingegneristica, non vale soltanto per Homo sapiens. Vale a maggior ragione anche per gli xenomorfi, che sono parassitoidi di Homo sapiens, tra le altre cose. Già nel lontano 1979, quando uscì Alien, il pubblico avrebbe dovuto capire che una forma vivente come lo xenomorfo non potrebbe mai svilupparsi da un processo evolutivo naturale, descrivibile per mezzo della teoria enunciata da Charles Darwin. Un sistema di riproduzione così sofisticato si troverebbe a dipendere in modo determinante da un evento rarissimo, che la Natura non può mettere in conto: l'arrivo di equipaggi idonei da altri pianeti. Nessuna specie che si affidasse a un espediente così erratico avrebbe molto successo - per usare un eufemismo. Le probabilità di riproduzione sarebbero microscopiche, infinitesimali, in pratica quasi NULLE. Il problema è che esiste uno zoccolo duro di fantascientisti convinti che l'ortodossia del mondo accademico debba essere legge anche nelle opere letterarie e cinematografiche. Poi non riescono nemmeno a comprendere le conseguenze delle proprie premesse, come in questo specifico caso. Quando David ritrova il flaconi lasciati dagli Ingegneri, con il fluido nero percolante, capisce al volo ogni cosa. In quel liquido sono contenute tutte le istruzioni genetiche, progettate in laboratorio, per produrre l'infezione. È il Seme Nero dell'Abisso, ciò che porta all'Annientamento dell'Essere. In David arde già un messianismo anti-umano che lo porterà ad essere un Demiurgo della xenogenesi. Il suo intento appare chiaro già fin dall'inzio: egli vuole plasmare nuovi viventi da quel sorprendente universo di nuove possibilità. Proprio lui è il vero religioso presente sulla nave Prometheus: porta con sé il Culto dei Grandi Antichi e degli Dei Esterni! 

La primitiva strategia della reiterazione 

Se gli Ingegneri hanno creato il genere umano, chi ha creato gli Ingegneri? A un certo punto la dottoressa Shaw si pone questa fatidica domanda. Quale risposta si può dare partendo da questi presupposti? Un'altra e più potente specie di alieni? E questi altri alieni, dovrebbero risalire a un'altra specie ancora? Allo stesso modo, nel corso dei secoli molti si sono chiesti chi abbia creato Dio. Teologi furibondi hanno potuto opporre a questo interrogativo soltanto cavilli e "verità di fede" imposte. Sopprimere una domanda non è una risposta. In realtà andando avanti di questo passo non si arriva da nessuna parte. La questione è troppo grande per i cervelli umani. Non solvitur. Non disponiamo di informazioni sufficienti. Quindi si dovrebbero applicare i sistemi di Alessandro il Macedone, che recise un nodo con un colpo di spada. 
Domanda: "Chi ha creato gli Ingegneri?" 
Risposta: "Cazzi loro!"

 
Annunaki, Nephilim 

Gli Ingegneri sono facilmente identificabili con quegli esseri giganteschi chiamati Annunaki nei testi dei Sumeri e Nephilim nell'Antico Testamento. Quando il film fu fatto, le idee dello scrittore azero naturalizzato statunitense Zecharia Sitchin godevano di vasta popolarità. Questo autore era ossessionato con la pseudo-archeologia e con gli Antichi Astronauti, che considerava i Creatori della specie umana. Nei suoi testi si parla diffusamente del luogo di origine degli Annunaki, il pianeta Nibiru. Considerate pseudoscientifiche e pseudostoriche dal mondo accademico, che le attacca con vigore, le teorie sitchiniane sono riconoscibili come fonte primaria di ispirazione di Ridley Scott assieme agli scritti di un altro autore controverso, Erich von Däniken. Così il cineasta ha dichiarato: "Sia la NASA che il Vaticano concordano sul fatto che è quasi matematicamente impossibile che possiamo essere dove siamo oggi, senza che ci sia un piccolo aiuto lungo il percorso". A dispetto di tutte le polemiche, questa idea fondante conserva un certo fascino come materiale da cui trarre ispirazione per opere fantascientifiche. Non dimentichiamoci che siamo nel campo di ciò che non può essere misurato. Così sarà finché non sorgerà qualcuno a spiegare in modo certo all'Umanità i misteri ultimi delle sue origini. 

 
Gli Ingegneri elefantini 
 
Un'altra ragione dell'odio scatenato dei fan, con relative "tempeste di merda" sui social, è proprio l'aspetto fisico degli Ingegneri. Nel film Alien del 1979, l'equipaggio della Nostromo esplora il relitto di una nave aliena a ferro di cavallo, rinvenuto sul pianeta che poi sarebbe stato etichettato come LV-426. All'interno del relitto, gli esploratori rinvengono i resti mineralizzati (antichissimi, non risalenti a qualche decennio prima), di un umanoide di proporzioni mastodontiche, dotato di un robusto esoscheletro a costole e di una proboscide la cui struttura ricorda una spina dorsale. Questo essere spettrale, soprannominato dai fan Space Jockey, era il pilota dell'astronave e mostrava uno squarcio sul torace: era come esploso dall'interno. Poi, proseguendo nella visione della pellicola, si capiva che la sua morte era stata causata dal feto di uno xenomorfo. Si presupponeva che l'aspetto degli Space Jockey fosse proprio quello: erano proboscidati con esoscheletro, assolutamente diversi dagli esseri umani. Poco più di 30 anni dopo, sono stati sfidati quelli che erano parsi dati di fatto. In Alien: Covenant (2017), Ridley Scott ha mostrato al mondo qualcosa che è rimasto indigesto al pubblico: quell'esoscheletro e quella proboscide bizzarra altro non erano che una tuta biomeccanica, fatta per proteggere esseri ben più simili a noi, in pratica gigantoni glabri. Gli Ingegneri elefantini sono semplicemente Ingegneri in tuta o scafandro. Perché questa trovata non è piaciuta? Perché ha offeso i fan? Semplice: perché li ha fatti passare per allocchi. Così si sono ribellati.  
 

La protolingua degli Ingegneri 
 
Queste sono le dichiarazioni di Anil Biltoo, il linguista incaricato di costruire la lingua per il film, apparse nel thread "Proto-Indo-European in Prometheus?" sul forum Language Log
 
 
"The language of the engineers in Prometheus is not 'pure PIE' (whatever that's supposed to be, given that all reconstructions are hypothetical). A very pertinent comment was posted by NW, on June 8th, addressing the use of PIE by non-linguists. Any dialogue intended to be learned by actors has to be capable of being pronounced, which does not appear to be a quality discernible in reconstructions proposed thus far. If the dialogue in Prometheus appears to contain words that have an immediate resonance with languages known to the viewer, that is all to the good since it is intended (The use of Proto-Afroasiatic would likely have yielded no such result). The emphasis was less on authenticity with respect to what is generally agreed upon vis-a-vis PIE phonology and roots, and more on ease of articulation, sonorousness and the suggestion of a possible connection of 'Engineer' with terrestrial speech." 

Traduzione: 
 
"La lingua degli Ingegneri di Prometheus non è "puro proto-indoeuropeo" (qualunque cosa si suppone sia, dato che tutte le ricostruzioni sono ipotetiche). Un commento molto pertinente è stato pubblicato da NW*, l'8 giugno, riguardo l'uso del proto-indoeuropeo da parte di non linguisti. Qualsiasi dialogo destinato ad essere appreso dagli attori deve poter essere pronunciato, il che non sembra essere una qualità percepibile nelle ricostruzioni proposte finora. Se il dialogo in Prometheus sembra contenere parole che hanno un'immediata risonanza con le lingue conosciute dallo spettatore, va tutto bene poiché è intenzionale (l'uso del proto-afroasiatico probabilmente non avrebbe prodotto tale risultato). L'enfasi era meno sull'autenticità rispetto a ciò che è generalmente concordato nei confronti della fonologia e delle radici del proto-indoeuropeo, e più sulla facilità di articolazione, sonorità e il suggerimento di una possibile connessione di "Ingegnere" con il linguaggio terrestre." 
 
*NW è il nick di un utente del forum.  
 
Lo stesso Anil compare in un cameo nel corso di una sequenza del film di Scott, nell'atto di descrivere a David alcune caratteristiche del proto-indoeuropeo. Mentre parla attraverso il video, l'androide ingurgita un untuoso porridge accompagnandolo con un succo di color verde smeraldo che ha l'aspetto della Coca Buton, il famoso liquore aromatico. Ecco il testo originale del dialogo, che contiene l'inizio della Favola di Schleicher:
 
Anil: 
"Whilst the spirant articulation is attested in the Indo-European descendants as a purely paralinguistic form, it is phonemic in the ancestral form dating back five millennial or more. Now let's attempt Schleicher's Fable. Repeat after me:" 
("Mentre l'articolazione spirante è attestata nei discendenti dell'Indoeuropeo come una forma puramente paralinguistica, è fonemica nella forma ancestrale che risale a cinque millenni o più. Ora tentiamo la Favola di Schleicher. Ripeti dopo di me:")

*hjewıs - sheep ("pecora")
*jasmǝ - on which ("su cui")
*hwælnǝ nahǝst - wool not-was ("lana non c'era")
*akwunsǝz - horses ("cavalli")
*dadrkta - saw ("vide")

David: 
*hjewıs jasmǝ hwælnǝ nahǝst akwunsǝz dadrkta
"- A sheep that had no wool saw horses..."
("Una pecora che non aveva lana vide dei cavalli...")

Anil: 
"Perfect."
("Perfetto.")

Se fosse così facile, con gli Ingegneri ci potrei parlare anch'io! 

La reazione dell'Ingegnere 
 
Ecco le parole che David rivolge all'Ingegnere da lui appena risvegliato dalla criostasi: 
 
/ida hmanəm aɪ kja namṛtuh zdɛ:taha/…/ghʷɪvah-pjorn-ɪttham sas da:tṛ kredah/ 
Traduzione inglese: "This man is here because he does not want to die. He believes you can give him more life."
Traduzione italiana: "Quest'uomo è qui perché non vuole morire. Egli crede che voi possiate dargli più vita."

Le parole di David si dimostrano tremendamente offensive per l'Ingegnere. Non perché la lingua ricostruita fosse erronea o fraintendibile. Si può pensare a due spiegazioni:  
1) Per gli Ingegneri, la vita del singolo individuo vale meno della merda: è inconcepibile che qualcuno possa chiedere di prolungarla o anche soltanto di salvarla. Una simile pretesa va oltre la vigliaccheria e desta i conati di vomito. Per un Ingegnere è spontaneo e naturale sbudellarsi davanti a tutti quando una sua idea viene confutata. L'immolazione, il sacrificio estremo, sono per gli Ingegneri come per noi un saluto di cortesia. Per un essere capace di navigare negli abissi del Cosmo in assoluta solitudine, sepolto in una spettrale astronave, ogni paura umana della Morte è degna del massimo disprezzo.
2) L'Ingegnere si adira perché apprende che gli umani, già maledetti, hanno reiterato la loro hybris prometeica creando una nuova forma di intelligenza, gli androidi come David. Per questo motivo decapita David, usando la sua testa recisa come un'arma per colpire Weyland. 

 
Un dialogo rimosso  
 
In origine era stato pensato che l'Ingegnere rispondesse a David in proto-indoeuropeo. Non solo: la scena è stata girata realmente in questo modo. Soltanto in seguito hanno optato per la rimozione delle parole pronunciate dall'Ingegnere. Il dialogo perduto è reperibile nel Web, si trova in un video della durata di 1 minuto primo e 31 secondi. La sequenza è come quella che tutti conosciamo: David funge da interprete e la dottoressa Shaw chiede all'Ingegnere la ragione dell'odio che la sua specie nutre nei confronti del genere umano. Tuttavia, l'Ingegnere risponde, prima di scatenarsi contro gli intrusi. Il video, intitolato "The full conversation in Proto-Indo-European between David and the Engineer", è stato caricato su YouTube nel 2015 dall'utente Muhammad al-Khwarizmi. Questo è il link: 
 
 
Qualche spiegazione in più è fornita in questo altro video, in cui le dichiarazioni dell'Ingegnere sono collegate alle Scritture, in particolar modo a Genesi e alla nascita di Cristo. Questo è il link: 
 
 
Stando alla sceneggiatura originale, gli Ingegneri avrebbero collocato gli esseri umani nell'Eden, rimanendo sconvolti nel constatarne la natura violenta. Avrebbero quindi mandato loro Gesù Cristo, per ammansirli e far cessare i conflitti. Ecco il testo: 
 
"Hate? We gave you this emotion. We gave you all emotion We had expected not of your evolution. We took care of you, gave you fire, built yoir structures. We gave you Eden. You woershiped us. We praised our creation from above. We watched you time and time again kill each other, start wars. We came back and saved your souls but we left yoi to make your own fate. But your kind is a barbaric violent species. We tried once more to save you. We took a mothers child back to Paradise and educated him, taught him the meaning of life and creation. We put him back into Eden to educate your kind. But your kind decided to punish him. We gave you the fruits of life and you repay us by leaving it to rot. You talk of me of hate? Prepare for rapture!"
  
Traduzione: 

"Odio? Noi vi abbiamo dato questa emozione. Noi vi abbiamo dato tutte le emozioni che non ci aspettavamo dalla vostra evoluzione. Ci siamo presi cura di voi, vi abbiamo dato il fuoco, abbiamo costruito le vostre strutture. Vi abbiamo dato l'Eden. Ci avete adorato. Abbiamo lodato la nostra creazione dall'alto. Vi abbiamo visto più e più volte uccidervi a vicenda, iniziare guerre. Siamo tornati e abbiamo salvato le vostre anime, ma vi abbiamo lasciato decidere il vostro destino. Ma la vostra stirpe è una specie barbara e violenta. Abbiamo riportato il figlio di una madre in Paradiso e lo abbiamo educato, gli abbiamo insegnato il significato della vita e della creazione. Lo abbiamo riportato nell'Eden per educare la vostra specie. Ma la vostra specie ha deciso di punirlo. Vi abbiamo dato i frutti della vita e voi ci ripagate lasciandoli marcire. Parlate a me di odio? Preparatevi alla Parusia!"
 
Si noti l'uso della parola rapture, da me tradotto con "Parusia" (forse in modo improprio). Questo termine nel gergo dei fondamentelisti Evangelici indica l'improvvisa rimozione dei credenti cristiani dalla Terra prima della Tribolazione o contemporaneamente alla seconda venuta di Gesù Cristo. Tutto ciò è malsano e contraddittorio. Forse che gli Ingegneri sono pacifici? Hanno sempre reagito con furia e hanno concepito un'arma biologica perversa e terrificante per sterminare coloro che hanno creato. Poi, al colmo della loro infinita ipocrisia, pretendono invece che l'essere umano incarni una fantomatica morale. Li reputo esseri di una malvagità assoluta. Qualcosa sfugge. Non si riesce a cogliere ogni aspetto di questa elaborata architettura concettuale. 

Perché l'Ingegnere è stato reso muto? Forse il regista ha voluto dare un'impressione di totale alienità, di incomunicabilità assoluta. Un essere che non parla è eternamente distante, molto più di uno che pronuncia qualche parola, anche se in una lingua sconosciuta. Temo tuttavia che la risposta sia un'altra, ben più deprimente e prosaica: con ogni probabilità l'Ingegnere non parla perché al pubblico non piacciono le cose troppo complicate. Così è accaduta questa cosa disdicevole: il nucleo filosofico del film è stato rimosso e rimpiazzato con qualcosa del tipo "il mostro spaventoso si sveglia e attacca gli astronauti" (johnran6015). Una scelta davvero miope. 


Un singolare approccio
 
A un certo punto, Meredith Vickers provoca il Capitano Janek, un poderoso mandingo con un idrante tra le gambe. La bionda vuole ottenere quell'immenso cazzone, lo vuole dentro. Col suo modo di fare irriverente, riesce infine a raggiungere quanto desidera: ordina all'afroamericano di raggiungerla in cabina. Anche se non si vede nulla, si può star certi che il rapporto sessuale è stato consumato. Le origini di questa sequenza risalgono addirittura alle bozze della sceneggiatura di Alien, che includevano una scena di sesso tra Ripley e Dallas. Lo scopo era quello di mostrare come i membri dell'equipaggio avrebbero fatto sesso occasionale durante i lunghi viaggi spaziali, semplicemente per soddisfare i loro bisogni fisici. Ridley Scott non ha mai filmato la scena, ma l'idea è stata riutilizzata in Prometheus nello scambio di fluidi corporei tra Vickers e Janek.    
 
Etimologia del cognome Fifield 
 
Il cognome Fifield ha una strana storia di distorsioni. Deriva dall'anglosassone, essendo un composto di fīf "cinque" (inglese moderno five) e hīd "unità di terra" (inglese moderno hide). Ci saremmo aspettati *Fifide, pronunciato */'faɪfi:d/. Evidentemente il secondo membro del composto si è alterato per etimologia popolare, essendo percepito come field "campo". Quando mi sono imbattuto in questo cognome, ho pensato che derivasse dal nome del regno pictico di Fife, la cui etimologia, senza dubbio pre-celtica, permane sconosciuta. Sarà mia cura pubblicare un nuovo contributo qualora riuscissi a chiarirla.  
 
Etimologia del cognome Millburn 
 
Il cognome Millburn significa "Ruscello del mulino". La prima parte del composto è mill "mulino". La seconda parte è più problematica. Non c'entra nulla la radice del verbo to burn "bruciare": si tratta di un omofono arcaico, burn "ruscello", la cui etimologia è la stessa del tedesco Brunne "fontana". Famoso è il toponimo Bannockburn che significa "Ruscello del pane" ed è formato con lo stesso elemento -burn. Nel 1314 vi si svolse un'importante battaglia durante la prima guerra d'indipendenza scozzese (1296 - 1328). 
 
Etimologia del cognome Janek 
 
Il cognome Janek è tipicamente slavo: si trova in Polonia, nella Repubblica Ceca e in Slovacchia. Deriva tramite il suffisso diminutivo o vezzeggiativo -ek dall'antroponimo Jan "Giovanni", "Gianni". In pratica Janek significa "Giovannino", "Nino". La cosa non deve stupire, dato che molti cognomi derivano dal nome del capostipite della stirpe. Senza dubbio un cognome simile è piuttosto insolito per un afroamericano. Questo ci permette di ricostruire qualcosa sull'ascendenza del Capitano Janek: la madre doveva essere afroamericana, mentre il padre era con ogni probabilità polacco. Non ci sono dubbi: ha preso dal padre la religione cattolica.   
 

Il Diacono 

La creatura sorpannominata Diacono (in inglese Deacon), per via della forma del suo cranio che ricorda una mitra vescovile, è nota anche come Ultramorfo (in inglese Ultramorph) - una chiara abbreviazione di Ultra-xenomorfo. Il termine Ultramorfo mi pare insensato e preferisco Diacono.
Descrivo in sintesi quanto posso affermare con certezza sul Diacono, sulle sue proprietà e sul suo ciclo vitale. 
i) Il patogeno entra nel primo ospite tramite una particella contaminante ingerita. 
ii) Una volta infettato il primo ospite, il patogeno passa nel secondo ospite tramite contagio venereo. 
iii) Il vettore si sviluppa all'interno del secondo ospite. 
iv) Il vettore, una volta cresciuto, erompe e cerca un terzo ospite in cui iniettare il Seme Nero.
v) Non esiste uovo. 
vi) Il Diacono erompe dal terzo ospite, nascendo con un cordone ombelicale.
vii) Il Diacono non ha la coda. 
viii) Il Diacono ha un cranio perforante a forma di cuspide.
ix) Il Diacono ha la doppia mascella: quella interna si estroflette e funziona a scatto. 
x) Il Diacono ha una cute di un intenso color azzurrognolo. 
xi) Questo ciclo non ha alcuna connessione con quello dello xenomorfo classico: si tratta di una specie diversa.  
 
Domanda angosciante: 
Come si chiude il ciclo del Diacono? 
 
Una curiosa interpretazione biblica 
 
La sigla del pianeta su cui si svolge l'azione, LV-223, è stata spiegata così, come una citazione delle Scritture: Levitico 22, 3. Questo passo in qualche misura preconizza il destino dell'equipaggio della Prometheus. Ecco il testo: "Di' loro: 'Qualunque uomo della vostra stirpe che nelle vostre future generazioni, trovandosi in stato di impurità, s'accosterà alle cose sante che i figli d'Israele consacrano all'Eterno, sarà sterminato dal mio cospetto. Io sono l'Eterno.'" Peccato che questo sistema di "decodifica" non si possa applicare tal quale con la sigla del pianeta fratello di LV-223, quello del primo Alien, LV-426, poi chiamato Acheron: non può essere Levitico 42, 6, perché il Levitico ha soltanto 27 capitoli! Si potrebbe quindi pensare a Levitico 4, 26, che dice: "Poi brucerà sull'altare ogni parte grassa, come il grasso del sacrificio di comunione. Il sacerdote farà per lui il rito espiatorio per il suo peccato e gli sarà perdonato." Sono istruzioni per compiere l'olocausto, allo scopo di riparare una trasgressione. Interessante. 
 
Un paio di cose le abbiamo potute dedurre: si ha proprio l'impressione che Sir Ridely Scott flirti con ambienti religiosi, settari e complottisti abbastanza estremi. Sempre più interessante. 
 
Curiosità 
 
Il compositore Marc Streitenfeld ha fatto suonare all'orchestra le sue composizioni al contrario, invertendole poi digitalmente per il film finale. Questi trattamenti hanno reso la musica insolita e inquietante: era proprio l'effetto straniante voluto. 
 
Durante la sequenza in cui l'equipaggio ritorna sulla Prometheus con la testa fossilizzata dell'Ingegnere e David porta con sé il Seme Nero, viene mostrata la sommità della struttura a cupola, plasmata in modo da somigliare a un teschio. Si può riconoscere a colpo d'occhio un'opera d'arte realizzata da H.R. Giger per Dune di Alejandro Jodorowsky: il castello del Barone Vladimir Harkonnen su Giedi Prime. 
 
Il film ha attraversato molte bozze di sceneggiatura e molti titoli, a partire dal grossolano Untitled Alien Prequel per poi passare a Alien: Engineers, Alien: Genesis fino ad Alien: Origins. Poiché col tempo l'attenzione si è concentrata così tanto sugli Ingegneri, i parassitoidi hanno iniziato a diventare una semplice nota a piè di pagina. Così sono stati concepiti altri titoli, come Alien: Tomb of the Gods, LV-426 e Paradise. Il titolo finale Prometheus è stato una sorpresa per molti. La nave nel film era originariamente chiamata Magellan (dal nome dell'esploratore portoghese del XVI secolo, che i dementi woke vorrebbero cancellare), ma in seguito fu ribattezzata Prometheus come il film. 

Ridley Scott aveva deciso di non includere l'originale xenomorfo nel film, dichiarando che "i sequel (di Alien) lo hanno spremuto, ha fatto molto bene... e non tornerò mai più lì". Invece, essendo Prometheus un prequel indiretto di Alien, è stato deciso di includere un tipo diverso di creatura. Tuttavia, le critiche dei fan che lamentavano l'assenza dello xenomorfo, hanno fatto cambiare idea al regista, che ha incluso la creatura nel sequel Alien: Covenant.

In un video promozionale incluse nel Blu-Ray, il decrepito Weyland menziona che la luna LV-223 è il "sito di interesse principale" di Elizabeth Shaw - probabilmente perché è l'unica luna in grado di sostenere la vita. Tuttavia, il plutocrate menziona anche che la sua divisione scientifica ha rilevato una debole trasmissione proveniente dalla luna vicina, LV-426, che avverte di un "grande rischio": questo sarebbe ovviamente il "segnale di minaccia" captato dalla Nostromo in Alien. Weyland continua a spiegare che David è stato inserito nella missione Prometheus per "affrontare e sfruttare qualsiasi risorsa che proteggiamo su LV-223". Aggiunge quindi che lo stesso David avrebbe nascosto le informazioni sul segnale da LV-426 all'intero equipaggio, inclusa l'astiosa Vickers, "finché non sarà il momento giusto". In Alien, il sistema consisteva chiaramente in un gigante gassoso con gli anelli e tre lune più piccole; l'ologramma visto all'inizio di Prometheus mostra il gigante gassoso, LV-223 e un piccolo planetoide, ma stranamente manca LV-426. Potrebbe essere stato dietro il gigante gassoso quando è stata effettuata la scansione (il che spiegherebbe convenientemente perché la Prometheus non riceve il segnale), oppure la Compagnia lo ha escluso di proposito per non attirare l'attenzione della spedizione. Dopo il fallimento della missione su LV-223, David non era in condizioni di verificare il segnale su LV-426
 
Il logo a tre triangoli della società Weyland (simile a quello dell'attuale Weinstein Group) doveva essere un incrocio tra il titolo simile a un geroglifico nei titoli di testa di Alien e il logo della Weyland-Yutani che appare sul muro in Aliens - Scontro finale (1986). Il logo può anche essere visto come parte dell'impronta digitale di David. Le toppe colorate dell'uniforme della nave, simili a un arcobaleno viste sull'equipaggio della Nostromo, sono state cambiate in equivalenti molto più scuri dell'uniforme della Prometheus, per enfatizzare Prometeo come un "angelo caduto"
 
David è un fan del film Lawrence d'Arabia (Lawrence of Arabia, 1962), diretto da David Lean e intrerpreto da Peter O'Toole. Si capisce che David nutre una tale sconfinata ammirazione per l'attore britannico da atteggiarsi come lui e da adottare la sua pettinatura. Il film ha avuto un grande impatto: ha ispirato Dune (1965) a Frank Herbert. Lawrence d'Arabia è alla base della nefasta figura di Paul "Muad'Dib" Atreides. Né Herbert né David hanno considerato una cosa importante, che Lawrence d'Arabia è stato sodomizzato dai Turchi.