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venerdì 18 settembre 2020


CARL PANZRAM,
LO SPIRITO DELL'ODIO E DELLA VENDETTA

Carl Panzram (28 giugno 1891 - 5 settembre 1930) è stato un serial killer, incendiario, scassinatore, rapinatore e sodomizzatore violento. Nacque a East Grand Forks, nel Minnesota, dagli immigrati prussiani Johann e Matilda Gottlieb "Lizzie" Panzram. Crebbe nella fattoria di famiglia con cinque fratelli e una sorella. I suoi erano grandi lavoratori, ma ignoranti, poveri e ottusi, come ebbe a riconoscere egli stesso. Il fratelli lo punivano spesso, data la sua attitudine a rubare. Il padre, che dilapidava i soldi in alcol e prostitute, a un certo punto fece perdere le proprie tracce.
 
Nel corso della sua turbolenta esistenza Carl Panzram usò svariati soprannomi: Carl Baldwin, Jefferson Davis, Jeff Davis, Jefferson Rhodes, Jeff Rhodes, Jack Allen, Jefferson Baldwin, John King, Captain John K. O'Leary, Copper John, The River Pirate.  

Confessò di aver ucciso 21 uomini e di aver commesso sodomia violenta su più di 1.000 uomini e ragazzi. Alcuni riportano 22 omicidi confessati, ma ho potuto vedere un documento scritto di suo pugno, in cui si legge 21. Questo è il testo originale: "In my lifetime I have murdered 21 human beings, I have committed thousuands of burglaries, robberies, larcenies, arsons and last but not least I have committed sodomy on mere than 1000 male human beings. For all of these things I am not the least bit sorry. I have no conscience so that does not worry me." Sommando tuttavia le confessioni avvenute in diverse occasioni, il conto non torna comunque e si ottiene un numero maggiore (10 marinai, un ragazzino, 6 vogatori, due ragazzini, altri due ragazzini, uno strillone, un ladro, un uomo mai identificato e un caposquadra carcerario, per un totale di 25). Soltanto 5 di questi omicidi hanno potuto essere accertati, tuttavia si ha il sospetto che abbia ucciso un numero molto più grande di uomini, forse addirittura un centinaio. La discrepanza si potrebbe spiegare ammettendo che non considerasse esseri umani molte delle sue vittime, sopprattutto in Africa, dove ha imperversato. 

Biografia sintetica

Già da piccolo Carl Panzram sentiva di avere in sé qualcosa di strano. Questo riportano le cronache: a 6 anni era un ladro e un bugiardo; a 8 anni, nel 1899, comparve davanti alla corte minorile per ubriachezza e "condotta disordinata"; a 11 anni, nel 1903, fu arrestato e incarcerato con l'accusa di essere un alcolizzato incorreggibile. In quello stesso anno rubò dalla casa di un vicino una torta, delle mele e un revolver. Per punirlo, i genitori lo mandarono alla Minnesota State Training School, un istituto che godeva di una fama terribile. Tra quelle mura Carl subì ogni genere di abusi. Per vendicarsi incendiò quel luogo e riuscì a non farsi scoprire. Agli inizi del 1905 rubò soldi dal portafoglio di sua madre e fu rilasciato sulla parola dalla scuola. Quando aveva 14 anni fuggì di casa e divenne un vagabondo che viaggiava servendosi dei vagoni merci delle ferrovie. In seguito dichiarò che durante uno di quei viaggi fu stuprato da un gruppo di vagabondi. Questa violenza subita lasciò in lui segni profondi. 
 
Nel 1906, a quindici anni, si ubriacò in un saloon nel Montana ed ebbe l'insana idea di arruolarsi nell'esercito degli Stati Uniti (alcuni riportano che fu nel 1907, ma fa testo quanto egli scrisse). Ben presto iniziarono i problemi. Fu sorpreso a rubare qualche spicciolo dall'ufficio del comandante. Per questo furto fu giudicato dalla corte marziale e condannato a tre anni di detenzione nella caserma disciplinare di Fort Leavenworth. In seguito affermò che quell'esperienza distrusse in lui ogni traccia di bontà residua, insegnandogli che la vera natura dell'essere umano è maligna. Quando ebbe finito di scontare la sua pena, nel 1910, fu congedato con disonore (condizone che negli States comporta la perdita di numerosi diritti civili). Da quel momento la sua vita fu tutta un susseguirsi spasmodico di atti criminali, arresti ed evasioni. Fu imprigionato in California, in Texas, in Idaho, in Montana, in Oregon, in Connecticut e a Washington D.C., ogni volta fornendo nomi diversi. A quanto pare in America non esisteva l'obbligo di portare con sé documenti d'identita, e forse è così ancora oggi: quando una persona arrivava in uno Stato, poteva fornire le generalità che desiderava. Anche in caso di arresto, chiunque poteva finire registrato con un nominativo di fantasia. Non esisteva nessun interesse a indagare sulla vera identità dei detenuti e a connettere eventualmente crimini compiuti in altri stati. Forse è stato questo punto debole del sistema giudiziario ad impedire a Panzram di finire presto all'ergastolo per ostinata reiterazione di reati comuni come furti e aggressioni. Durante la sua reclusione si ribellava ai carcerieri, sfidandoli e ricevendo punizioni corporali continue per rappresaglia. Fu battuto come un cencio e messo in isolamento un'infinità di volte, eppure il suo desiderio era sempre uno solo: riuscire a liberarsi e uccidere i suoi aguzzini nel peggiore dei modi! Egli era la "rabbia personificata", per usare una sua colorita espressione. Infieriva sulle sue vittime, penetrando il loro intestino con il fallo eretto e portandovi devastazione. Annientò numerosissi uomini, umiliandoli, degradandoli, depositando loro lo sperma nelle feci.
 
Ebbe pochi lavori onesti. In un'occasione fece il crumiro contro i dipendenti iscritti al sindacato. Lavorò come steward su una nave di trasporto dell'esercito, venendo cacciato quando fu risaputo che lavorava in stato di ebbrezza. Nell'inverno del 1910 mosse a sud, verso Ciudad Juárez, avendo intenzione di arruolarsi nell'esercito federale del Messico. Si unì ai rivoluzionari di Pascual Orozco e poté assistere a spaventosi massacri di prigionieri. Si dice che questi fatti lo influenzarono profondamente, condizionando il suo modus operandi negli anni a venire. Nel 1911 era già tornato negli Stati Uniti. Dopo diversi arresti ed evasioni, nel 1915 subì una dura condanna a sette anni, da scontare nel penitenziario statale di Salem, nell'Oregon. Il direttore del carcere, Harry Minto, sottoponeva i prigionieri a un regime durissimo. Tuttavia Panzram non fu piegato e anzi giurò che non avrebbe mai scontato i suoi sette anni di pena. Aiutò a fuggire il compagno di cella Otto Hooker, che uccise Minto (subito sostituito dal fratello John, non meno bastardo): quella fu la sua prima partecipazione nota ad un omicidio. Evase a sua volta nel 1917, ma fu presto ricatturato. Fuggì di nuovo l'anno dopo e questa volta riuscì a raggiungere New York e si imbarcò, iniziando un periodo di viaggi e finendo fino in Perù, ove lavorò in una miniera di rame. Si spostò poi in Cile, quindi fu a Londra, a Edimburgo, a Parigi e ad Amburgo. 
 
Qualcosa lo spinse a ritornare negli Stati Uniti. Si recò a New Haven, nel Connecticut, dove svaligiò l'abitazione di William Howard Taft, a cui attribuiva la causa della sua prigionia a Leavenworth. Rubò molti soldi e obbligazioni, oltre alla pistola di Taft. Con i proventi del furto comperò uno yacht chiamato Akista, con cui iniziò una nuova attività: a New York attirava i marinai facendoli ubriacare, poi li torturava, li sodomizzava e li uccideva sparando loro in gola con la pistola di Taft, quindi gettava in mare i corpi fatti a pezzi. In tutto ne uccise dieci in questo modo. Poi lo yacht colò a picco dopo essersi incagliato nei pressi di Atlantic City. Due marinai con l'ano devastato poterono mettersi in salvo dalla sua furia fuggendo a nuoto. Ancora qualche arresto per furto e qualche evasione, poi nel 1921 si imbarcò su una nave diretta in Angola. Sbarcato a Luanda, lavorò come caposquadra su una piattaforma petrolifera, che diede presto alle fiamme. Sodomizzò un ragazzo di 11 anni, rompendogli il cranio fino a fargli uscire frammenti di cervello dalle orecchie - come ebbe a scrivere in seguito nel suo diario. In una terra senza legge, poteva dare libero corso ai suoi impulsi violenti. Ancora bramoso di uccidere, noleggiò una barca con 6 vogatori, sparò loro nella schiena, abbattendoli uno dopo l'altro, quindi diede poi i cadaveri in pasto ai coccodrilli. Nell'autobiografia chiamava queste sue vittime "niggers", mostrando nei loro confronti il massimo disprezzo.

Nel 1922 era di nuovo in America, dove stuprò ed uccise due ragazzini, uno a Salem e l'altro vicino a New Haven. Al primo fracassò il cranio contro una roccia, il secondo lo strangolò. In seguito rubò lo yacht del capo della polizia di New Rochelle e prese con sé un ragazzo di nome George Walosin, che finì più volte posseduto carnalmente, prima di guadagnare la riva e mettersi in salvo dall'impeto sodomitico. In quel periodo Panzram aveva ucciso un uomo che si era introdotto nello yacht con l'intenzione di rubare, e per inveterata abitudine aveva gettato nel fiume il corpo estinto. Non passò molto che l'irrequieto serial killer fu arrestato a New York con l'accusa di aver pugnalato una donna, certa Dorothy Kaufman di Greenberg. Questo era evidentemente il frutto della calunnia e dell'errore giudiziario: Panzram era un gentiluomo con le donne e non torse mai loro un solo capello, tutta la sua violenza era rivolta contro il genere maschile. Condannato a cinque anni di reclusione, fu infine prosciolto e liberato nel 1928. Nello stesso anno fu arrestato per l'ennesima volta in seguito alla sua irruzione nella casa di un dentista, a Baltimora, Washington D.C. 
 
Nel corso dell'interrogatorio, Panzram confessò di aver soppresso tre ragazzini dall'inizio del mese in corso, tra cui uno strillone, che forse aveva irritato i suoi nervi acustici. Rivelò anche alcuni suoi desiderata poco realistici: progettava di avvelenare le riserve idriche di una grande città e di provocare l'affondamento di una nave britannica per far scoppiare una guerra tra gli States e il Regno Unito. Gli omicidi dei tre ragazzi non poterono essere provati. Tuttavia, dato il suo curriculum criminale che fu riconosciuto immenso, finì condannato a 25 anni di carcere. Durante la reclusione ottenne un lavoro nella lavanderia. Subito avvertì il direttore che se qualcuno avesse anche soltanto osato dargli fastidio, avrebbe reagito uccidendolo all'istante. Così avvenne: il caposquadra della lavanderia carceraria era un insopportabile bullo che si divertiva a dare a tutti il tormento. Il serial killer afferrò una spranga e lo ridusse in poltiglia con estrema gioia. Per questo fu processato per omicidio e condannato a morte. Così commentò la sentenza capitale: "Non vedo l'ora di avere un posto a sedere sulla sedia elettrica o ballare alla fine di una corda come fanno alcune persone alla loro notte di nozze". Quindi aggiunse: "Il mio motto è: rapinali tutti, stuprali tutti, uccidili tutti!" Quando salì sul patibolo, fu preso dalla frenesia. Prima sputò in faccia al boia, poi gli rivolse queste parole: "Sì, sbrigati, bastardo dell'Indiana! Potrei uccidere una dozzina di uomini mentre stai armeggiando col cappio!" (Yes, hurry it up, you Hoosier bastard! I could kill a dozen men while you're screwing around!"). La sua tomba è senza nome, identificata soltanto dal numero del detenuto: 31614. 
 
Carl Panzram e l'omosessualità  

Sappiamo che il nostro serial killer preferito si congiunse carnalmente a una donna una sola volta nella sua vita, avendone in cambio una gonorrea devastante. A causa di ciò, egli decise scientemente di non avere più alcun contatto col genere femminile per il resto dei suoi giorni, dedicandosi unicamente ad atti di sodomia violenta su persone del suo stesso sesso. Tutto ciò confuta le perniciose dottrine politically correct del genderismo e dell'orientamento sessuale, dimostrando che un uomo può decidere senza sottostare al conformismo cosa fare del proprio corpo... e di quello altrui! Per colmo del paradosso, nessuna femminista radicale dei nostri tempi degenerati potrebbe rivolgere all'uomo di East Grand Forks la benché minima accusa, visto che egli non diede mai fastidio mai a nessuna. Magari le Erinni getterebbero fuori dalla tomba il cadavere di persone vissute secoli fa accusandole di "sessismo", intonando i cori greci delle molestiadi, ma non troveranno mai nulla contro Carl Panzram, di qui alla Fine dei Tempi. 
 
Il dogmatismo medico e i suoi limiti 
 
Com'è risaputo, i medici propugnano l'idea che l'alcol, non metabolizzabile dai giovani, danneggi la crescita in modo irrimediabile. Mi piacerebbe capire come spiegherebbero il caso di Carl Panzram, ubriaco già a 8 anni, etilista a 11, che crescendo divenne gigantesco e robustissimo, simile a Conan il Barbaro. Così, tanto per farmi un'idea dei loro futili balbettamenti pierangelisti! 
 
Un'astuzia degna di Ulisse 
 
Durante la sua permanenza nel carcere di Salem, Panzram rubò qualche dozzina di bottiglie di essenza di limone (un liquore potentissimo, in pratica etanolo aromatizzato). Non ne bevve, ma distribuì prontamente le bottiglie agli altri galeotti, che tracannarono all'istante, scatenando un putiferio infernale. Approfittando della confusione, appiccò un incendio e poté evadere. Fu presto catturato, ma il piano era geniale. Sarebbe interessante capire come mai i gestori della prigione detenevano quel materiale inebriante. Proprio loro, così ligi alla morale evangelica astemia ostentata dalle autorità morali degli States.
 
Carl Panzram e i Cainiti 
 
Quando Carl Panzram fu condannato a morte per impiccagione, subito si attivarono numerosi sostenitori del buonismo politically correct (ebbene sì, esisteva già, anche se non si chiamava così) per salvarlo dall'esecuzione. Del resto era scritto anche nella Bibbia: Nessuno tocchi Caino. In nome dei diritti umani volevano che al condannato fosse risparmiata la vita. Quando lui venne a saperlo fu preso dall'ira e affermò che li avrebbe ammazzati tutti con gioia, dal primo all'ultimo, strangolandoli con le proprie mani! 

Carl Panzram o del libero arbitrio 
 
Qualcuno ha detto che Carl Panzram era il prodotto del sistema carcerario americano, basato sull'austera e punitiva etica protestante. Tutta la sua aspra esistenza viene da costoro letta come una reazione, spesso automatica, alle coercizione e alle punizioni inflitte. Mi sono però anche imbattuto in opinioni diverse. In un commento a un thread su Youtube, un navigatore ha formulato l'ipotesi che Carl Panzram sia stato afflitto già da giovanissimo da un'otite purilenta. L'infezione gli sarebbe arrivata al cervello, scatenando in lui un irrefrenabile impulso alla violenza, al crimine e all'omicidio. In ogni caso, qualunque sia stato il fattore scatenante, si capisce che l'idea cattolica del Libero Arbitrio debba necessariamente andare in crisi. Si segnala un paradosso religioso notevole: il sistema legislativo americano si fonda sul Libero Arbitrio professato della Chiesa di Roma e non sul Servo Arbitrio enunciato da Lutero, pur essendo quella nazione retta da istituzioni plasmate dalla Riforma.   

Il nichilismo di Carl Panzram   

L'uomo di East Forks affermò di non credere a Dio e neppure al Diavolo, proprio come non credeva nell'essere umano come metro e misura dell'Universo. Non credeva nel Principio Antropico, prorpio come non ci credo io. Queste sono le sue parole, subito dopo la confessione dei suoi efferati crimini: "I don't believe in man, God nor devil. I hate the whole damed human race including myself". Fin da bambino sviluppò una feroce avversione verso la religione cristiana dei suoi precettori, di cui gli fu sempre evidente l'ipocrisia. Quando fu portato alla Minnesota State Training School, gli furono poste molte domande. Gli fu chiesto se il padre bevesse, se la madre fosse una prostituta, se avesse mai subìto sodomia o se si fosse mai masturbato.  

Più elevate aspirazioni 
 
Pur appartenendo per nascita al mondo del White trash, Carl Panzram aveva un'intelligenza incredibilmente vivace, che irradiava idee potenti, raggi del Sole Nero del Nichilismo. Idee che per il suo ambiente di origine avrebbero dovuto essere inconcepibili. Egli anelava a una sola cosa: il completo annientamento del genere umano e della vita nel Cosmo! Ora pongo ai pasdaran materialisti dell'evoluzionismo di Darwin una domanda simile a uno strale: "Secondo voi, cosa accade quando in una specie compare anche soltanto un individuo che ne desidera l'annichimilento? Credete che chi è condannato dal Genio della Specie ad essere un reietto sparisca sempre nel Nulla senza lasciare traccia?" Ve lo dico io cosa accade qunado compare un individuo siffatto: quella specie è condannata! Panzram credette di agire utilizzando i metodi del crimine comune, distruggendo la propria vita senza poter realizzare i propri aneliti. Si trovava in una ambiente che lo limitava e gli impediva quasi di muoversi. Ebbene, altri verranno dopo di lui e porteranno il loro contributo alla Fine di Homo sapiens, alla Fine della Biologia!

Esegesi lovecraftiana 

In un racconto del Solitario di Providence, Oltre il muro del sonno (Beyond the Wall of Sleep, 1919), si parla di Joe Slater, un uomo imprigionato in una realtà brutale e miserabile, a cui si ribellava con atti di violenza inaudita. Alla fine si riusciva ad appurare che egli era un alieno fatto di puro Spirito, che un tempo vagava come un vento nero negli abissi siderali più profondi, finché ebbe uno scontro con un innominabile nemico che lo sconfisse e lo fece precipitare nella Schiavitù Planetaria. Ecco, io credo fermamente che questa sorprendente narrazione contenga un nucleo di verità e che presenti singolari punti in comune con il mistero dell'esistenza di Carl Panzram!
 
Letture e approfondimenti nel Web
 
Questi sono alcuni link molto interessanti:  



Le fonti andrebbero verificate con cura e incrociate, anche se mi rendo conto che è un lavoro immane: noto che la biografia pubblicata sul sito La Tela Nera non menziona affatto il primo periodo di prigionia a Leavenworth, solo per fare un esempio. In caso di dubbio, a far testo deve essere quanto il serial killer scrisse con le proprie mani. Questo è il link: 


Soprattutto è utile la visione del film documentario Carl Panzram: The Spirit of Hatred and Vengeance (John Borowski, 2011), che non mi risulta sia uscito in Italia. 
 
 
CARL PANZRAM:
THE SPIRIT OF HATRED AND VENGEANCE
 
 
Anno: 2011
Paese: Stati Uniti d'America
Lingua: Inglese
Durata: 80 min

Regia: John Borowski 
Produttore: John Borowski
Produttore associato: Mark Berry
Produttore esecutivo: Douglas Wynne
Genere: Documentario
Distribuzione: Waterfront Productions
Interpreti e personaggi: 
   John DiMaggio: Carl Panzram (voce)
   Tom Lodewyck: Carl Panzram (adulto)
   David Salmonson: Carl Panzram (giovane)
   Brett Jetmund: Charlie Panzram
   David Weiss: Henry Lesser
   Douglas Wynne: Colonnello Peak
   Matthew Aaron: Torturatore
   David Schmidt: Guardia sghignazzante
   William Frederick Knight: Robert Stroud (voce)
   Henry Lesser: se stesso (guardia carceraria)
   G. Thomas Gitchoff: se stesso (criminologo)
   Mark Gado: se stesso (investigatore)
   Scott Christianson: se stesso (attivista dei diritti umani)
   Katherine Ramsland: se stessa (psicologa forense)
   Charlie Rodgers: se stesso (archivista)
   Joe Coleman: se stesso (artista)
   Joel Goodman: se stesso (Ufficio Federale delle Prigioni)
   Kenneth M. LaMaster: se stesso (storico)
   Charles Dudley Martin: se stesso (procuratore)
Premi: 2012 Director's Choice Award - Chicago Horror Film
   Festival
Budget (stimato): 150.000 dollari US
Sito ufficiale:
Canale YouTube:

Sinossi:
Il film di Borowski ripercorre la vita di Carl Panzram e narra la sua amicizia con una giovane guardia carceraria, Henry Lesser, che gli dona un dollaro e lo convince a scrivere la sua autobiografia. Il serial killer compone un eccezionale testo di 40.000 parole, che documenta la propria intera esistenza fatta di prigionia, torture, stupri e omicidi. 
 
Recensione: 
Molto realistico e ricchissimo di particolari inediti, questo capolavoro avrebbe meritato una maggiore diffusione. Purtroppo così non è stato. Con mia grande sorpresa ha anche ricevuto alcune critiche nel Web. Un commentatore ha insinuato un'accusa di apologia criminale nei confronti del regista, a suo avviso reo di aver descritto Lesser come un eroe e Panzram come una specie di Sherpa che cercava di convincere l'umanità a cambiare i suoi modi di vita. 
 
Una canzone struggente fa parte della colonna sonora del documentario di Borowski. Mi è rimasta impressa all'istante. 


JUST BORN BAD 
 
Scritta ed eseguita da: World Famous Crawlspace Brothers
(Ethan Urban e Rich Hillen Jr.)
 
Testo: 

I was just born bad
the bad come to me
bad the only thing I learned
through a life of misery
The building of the gallows
outside my prison cell
They did tie the noose to hang me
and send me back to hell
I was just 13
my first time out on parole
Jumped up on a boxcar
and became a hobo
Started in stealing
and burglary at will
Prison taught me how to hate
how to lie and how to kill
I was just born bad
as bad as I could be
Take a life, got to give your life
is what they said to me 
Stole a little money
and bought myself a boat
After I raped the crew
I shot'em all right through the throat
I went around in West Africa
put out from the docks
Had my way with all the men
and I feed them to the crocs
I was just born bad
as bad as I could be
Take a life, got to give your life
is what they said to me
Stuck me in this prison
the first thing they ever did
Was wait for someone to bother me
and I killed the first one that did
Now they're building up the scaffold
to lay me in the ground
But I could hung a dozen men
in the time they fooled around
I was just born bad
as bad as I could be
Take a life, got to give your life
is what they said to me
I was just born bad
as bad as I could be
Take a life, got to give your life
is what they said to me

Etimologia del cognome Panzram 

Ebbene, il cognome Panzram è quanto di più misterioso si possa trovare. Non sembrano esserci proposte etimologiche convincenti, né si trovano grandi risorse per affrontare il problema. Il suffissoide -ram potrebbe significare "corvo" e derivare dal protogermanico *χraβnaz, come negli antroponimi maschili Wolfram (alla lettera "Lupo-Corvo"), Guntram (alla lettera "Corvo della Battaglia") e Bertram (alla lettera "Corvo Splendente"). La parola tedesca comune per indicare il corvo è Rabe, dalla stessa radice. Il primo membro del composto Panzram sembrerebbe essere Panz, che in tedesco renano significa "stomaco, ventre" (prestito dal francese antico pance, a sua volta derivato dal latino pantex). La parola, rara nel tedesco standard, ha la forma plurale Pänz "stomaci, ventri", con Umlaut. Esiste anche un altro significato di Panz, ossia "bambino" (il plurale è Pänz, Penz "bambini"). Non è chiaro se sia un semplice slittamento semantico di Panz "ventre" ("ventre di donna gravida" > "bambino") o se sia un semplice caso di omofonia. Panzram potrebbe dunque una kenning e significare "corvo del ventre" (ossia "avvoltoio") oppure "corvo dei bambini" (ossia "orco, predatore sessuale"). Se queste supposizioni fossero vere, in entrambi i casi getterebbero una luce sinistra sul capostipite della stirpe. Comunque va tenuto presente che lo spettro della paretimologia è sempre in agguato. Esistono attestazioni della variante Banzram, che sembra creare ulteriori problemi. Sono riportate varianti anche più strane, classificate come errori ortografici: Ponzram, Panzlam, Panzrama, Panzrram, Panzarm, Pnazram, Panzrma (Namespedia.com). Il mistero si infittisce. C'è poi il problema dell'adattamento fonetico dei cognomi tedeschi nell'inglese d'America. La pronuncia tedesca è /'pantsram/, mentre in America è usata la pronuncia ortografica /'pæn(d)zræm/. Dato che nell'inglese americano le consonanti finali sono in genere assai fievoli o addirittura mute, molti hanno equivocato il cognome trascrivendolo Panzran, con -n finale. A un certo punto ho persino pensato che la sillaba panz- potesse derivare dalla parola romaní pandž "cinque". Sappiamo che i Lanzichenecchi usavano un linguaggio criptico che derivava gran parte del lessico dal romaní: è ben possibile che panz in questa parlata significasse "cinque". Si noterà che in Afghanistan esiste il cognome Panjram e che in India si ha la variante Panchram. Possono essere o meno coincidenze. Mi auspico studi più approfonditi.  

Ho scoperto che esiste una certa Sabine Panzram, una studiosa di filologia germanica, che però non sembra aver scritto nulla sull'origine del proprio cognome. 

martedì 1 settembre 2020


APPUNTI PER LA DISTRUZIONE 

Anno: 2008
Lingua: Italiano 
Regia: Simone Scafidi
Genere: Documentario, biografia 
Produzione: La Via della Mano Sinistra, col contributo della
     Provincia di Milano
Sceneggiatura: Andrea Riva de Onestis, Simone Scafidi
Scenografia: Alice Cannavà
Sound Design: Francesco Gaudesi
Operatore: Angelo Albertini
Fotografia: Fabrizio Bracci
Montaggio: Paolo Boriani 
Fonico di presa diretta: Elena Maestroni
Attrezzista: Marco Moroni
Fotografi di scena: Simone Sturla, Andrea Busi, Daniela
    Ferretti
Interpreti: 
    Andrea Riva de Onestis: Il Distruttore 
    Irene Serini: ragazza bionda 
    Nicole Vignola: ragazza rossa
    Luca Zilovich: Hans 
    Marianna Mandirola: ragazza sulla sedia a rotelle
    Lorenzo Carrea: Peter
    Paolo Emiliani: uomo al bancone
    Erika Auletta: ragazza incinta
    Silvia Costa, Gloria Batocchi: ragazze nude
    Roberto Ariata, Alessandro Imelio, Ezio Angeleri, Marco
    Bettinardi, Massimo Barison, Antonio Calandrino:
        squadristi d'assalto
    Mara Cassani, Margherita Bini, Antonio Belli: ragazzi nel
        recinto
    Carlo Gatti: ragazzo rasato
    Alessio Tibaldi: ragazzo torturato
    Brigida Menegatti: ragazza vestita da Madonna
    Silvia Soncini, Carlo Bongiovanni: coppia intervista fake
Interventi di: 
    Ferruccio Parazzoli
          (scrittore, intellettuale cattolico diventato panteista)
    Antonio Franchini
          (editore Mondadori, scrittore, giornalista*)
    Marco Monina
          (fondatore di Pequod Edizioni, ex peQuod)
    Bruno Pischedda
          (saggista e narratore)
    Massimo Fini
         (giornalista, politologo, saggista e attivista)
    Marco Pannella
         (politico, attivista e giornalista, deceduto)
    Vito Mancuso
         (teologo panenteista e antimanicheo)
    David Peace
         (scrittore inglese)
    Giancarlo Simonetti
         (Gran Maestro della Gran Loggia d'Italia)
    Maurizio Blondet
         (giornalista, saggista e blogger)
    Gabriele Mandel
         (psicologo, scrittore e artista di origine afghana)
    Salomone "Moni" Ovadia
         (attore, cantante e autore teatrale ashkenazita) 


*Qualcuno dirà che il giornalismo fu il lavoro dei suoi esordi. Parafrasando Aristotele, ribatto che giornalisti si è per tutta la vita. 

Sinossi (dal risvolto)
 
Dante Virgili (1928-1992), lo scrittore maledetto di cui non esiste nemmeno una fotografia, è lo spunto di partenza del film "APPUNTI PER LA DISTRUZIONE". Attraverso una serie di interviste a parsonalità di spicco del mondo editoriale, letterario, politico e religioso, viee ricostruita la vicenda umana e artistica dell'autore de "LA DISTRUZIONE", lo scandaloso romanzo nazista che, pubblicato nel 1979, anticipò di più di trenta anni l'attentato dell'11 Settembre 2001. La vicenda di Virgili, tornata d'attualità anche per l'uscita del romanzo inedito "METODO DELLA SOPRAVVIVENZA", diventa lo stimolo per un'indagine su cosa sia il Male. Il tutto inframmezzato da potenti ed evocative scene di fiction ispirate all'universo creativo di Virgili.
Un film destinato a far discutere, allegato ad un libro che ne racconta la genesi. 
 
Disclaimer all'inizio del film: 
 
Questo film si ispira all'opera, alla figura e al caso di Dante Virgili per diventare una riflessione sull'impossibilità di definire che cosa sia il Male.

Il film è cadenzato a inserti di fiction ispirati "dalla", e non "alla", lettura del romanzo "La Distruzione" di Virgili.

Quindi le vicende di finzione sono da intendersi come opera autonoma degli sceneggiatori, e non hanno assolutamente la pretesa di ricostruire la vita e l'universo di Virgili.
 
Presentazione: 

La Via della Mano Sinistra presenta: 
La vera storia di Dante Virgili,
lo scrittore nazista che previde
la caduta delle Torri Gemelle. 
 
Struttura: 
 
Appunto 1: dante e "la distruzione" 
Appunto 2: la leggenda del genio maledetto
Appunto 3: le donne di dante
Appunto 4: la casa borghese
Appunto 5: il romanzo nazista
Appunto 6: il silenzio
Appunto 7: dante che vide i grattacieli in fuoco
Appunto 8: la bomba inesplosa
Appunto 9: "metodo della sopravvivenza"
Appunto 10: la fessura del male
Appunto 11: il male dei papi
Appunto 12: caino e abele
Appunto 13: il male e la macchina
Appunto 14: del peccato originale
Appunto 15: la materia del male
Appunto 16: male dentro
Appunto 17: teoria e pratica del male
Appunto 18: la fine del film
Appunto 19: la morte del cigno
Appunto 20: poco male

Recensione: 
 
Innanzitutto ringrazio Gerardo De Stefano per avermi inviato questo prezioso materiale, in attesa di sdebitarmi. Già da tempo dovevo far visionare il film a Cesare Buttaboni, purtroppo l'occasione non si è materializzata. Mi piacerebbe molto avere la sua opinione in proposito. Per quanto la struttura narrativa del film di Scafidi sia abbastanza anomala, lo reputo un capolavoro. Certo il dibattito tra tanti intellettuali non riesce a risolvere il problema del Male, anzi, non è nemmeno in grado di definirlo. In ogni caso, ne scaturisce qualcosa di sommamente interessante. Passo ora a riassumere e a commentare ciascun intervento.   
 
Ferruccio Parazzoli 
 
Ha un colorito quasi rosaceo e un pizzetto canuto, gli occhi chiari mostrano segni di irritabilità. Porta occhiali di vetro violetto e sembra non sopportare la luce della lampada. Non ha un ricordo preciso della prima volta che vide Virgili, un "ometto piuttosto repellente, autore di questo romanzo altrettanto repellente". Il ritratto è impietoso: un piccolo uomo gonfio, una faccia che sembrava una maschera, capelli impomatati, sudati, appiccicati su uno strano cranio distorto, deturpato da un bitorzolo. Ogni documento sullo scrittore è scomparso, come per un destino di ombra e di buio: nessuna foto, nemmeno la carta d'identità. Inclinazioni sessuali virgiliane, da cui irradiava il fascino del Male e della crudeltà: non faceva differenza tra rapporti omosessuali ed eterosessuali, ma la loro ontologia comune era il sadismo, se un rapporto non era sadico non lo soddisfaceva. Idiosincrasie alimentari: mangiava quasi soltanto prosciutto cotto e carne tritata. La casa di Virgili destava una sorta di disgusto interiore. Era una normalissima piccola casa borghese. Un appartamentino anonimo con una stanza vuota. Era la "Stanza del Male". Non c'erano mobili. Mucchi di giornali stracciati a terra, assi vicino al muro, aggeggi di metallo. Quelli erano mezzi di costrizione. La definizione "nazista" del romanzo è arbitraria. L'autore stesso era nazista o era una vittima? Si tratteggia la sua infanzia a Berlino. Ne trasse una gloriosa immagine del Nazismo. Cosa muoveva questa sete di distruzione? Una forma di disperazione? Sì, non aveva speranza. Non c'era nulla, né vicino, né lontano, né immaginabile, che gli desse uno spiraglio di luce. Anelito di autodistruzione. L'unica reazione da parte della società letteraria è stata di silenzio. Il romanzo non suscitò né interesse né messa al bando, nemmeno da parte di intellettuali di sinistra come Pasolini e Moravia. Probabilmente non lo avevano neanche letto, o lo ritennero l'opera di un pazzo. La riedizione de La distruzione è capitata in un momento molto diverso dagli anni '70. La profezia delle Torri Gemelle, auspica la distruzione di New York e dell'intera umanità. Terrorismo in mano alle potenze delle Tenebre. C'è una morale ne La distruzione? Che fine fece ciò che c'era nell'appartamento quando Virgili morì? Probabilmente fu sgomberato tutto. A Parazzoli fu consegnato un manoscritto inedito, la seconda parte di un'ideale trilogia: Metodo della sopravvivenza. La terza parte doveva essere Il crollo, che però non è stato nemmeno iniziato. Franchini non volle pubblicare il Metodo. Il romanzo nasceva dall'attesa della partita dei mondiali, Italia-Germania. Virgili tifava Germania, era il Paese della Forza. Compare più volte nei romanzi parazzoliani (Ti vestirai del tuo vestito bianco; Piazza bella piazza). Paolo VI diceva che il male entra da una fessura nella quotidianità. Da Virgili emanava un rivolo di liquido infetto. Il mistero del Bene e del Male non ha soluzione. L'intellettuale cattolico giunge a una conclusione in netto contrasto con il Cristianesimo: non esiste né il Bene né il Male. La morte di Virgili gli fu annunciata dall'interruzione delle sue consuete telefonate domenicali. Preoccupato, andò a casa sua e la portiera gli disse che era morto. Vide così il corpo immane, gonfio, era per terra, con i capillari scoppiati in una pozza di sangue. Fu poi chiamato per l'identificazione e si occupò della sepoltura, facendo mettere sulla tomba una croce di marmo, dicendo che male non gli farà. 
 
Commenti:
La testimonianza parazzoliana pullula di contraddizioni ed è costellata di dubbi ("credo di ricordare", etc.).
Ci dice che quest'uomo affascinava le donne (in contraddizione col personaggio, caratterizzato da immense frustrazioni) e la cosa non combina: irretiva le casalingue e poi non scopava? 
 
Antonio Franchini 
 
Ha un'espressione sardonica. Capelli corvini, occhi piccoli e simili a feritoie, occhiali, pelle irregolare, a tratti butterata. Parla senza accento, cosa un po' insolita per un napoletano. Sembra quasi che voglia prendere in giro il mondo intero. A suo parere La distruzione era un romanzo concepito per essere scandaloso, ma che in realtà non fece lo scandalo che ci si aspettava facesse. Cita un curioso aneddoto: Virgili fu anche autore di un racconto ambientato sulla pensione al mare, in cui un uomo non sapeva approfittare della disponibilità di una cameriera, parlandole di argomenti astrusi. Fu Parazzoli ad alimentare la leggenda di Virgili come genio maledetto, con la voce chioccia, uomo di ripugnante bruttezza che esisteva solo nelle telefonate, come una voce che veniva da altrove una sorta di emanazione, di essenza. Non si può pensare alla sua immagine fisica, solo alla sua voce. L'unica donna che lo ha conosciuto lo descrive come un uomo di immensa sensibilità. Egli era il Male? Forse no. Infatti l'equazione Dante Virgili = Nazismo non l'aveva fatta nessuno, neanche all'epoca in cui fu pubblicato. Invece Parazzoli sostiene in modo pervicace che per Virgili il Nazismo fosse la medicina del mondo. Lo scrittore abnorme sapeva benissimo che tale medicina fosse un veleno, ma quello che voleva era avvelenare il mondo. Lo voleva annientare. Virgili ha anticipato un orrore simile a quello che viviamo oggi. Il Metodo non fu pubblicato perché riprendeva temi e moduli de La distruzione con meno energia, con meno forza. Un topos virgiliano era Saddam Hussein, da cui si aspettava il riscatto, la palingenesi. Forse Mondadori non era l'editore giusto per un simile autore, ossessionato da cose angoscianti come l'estate in città e la paura di morire da solo (cosa che poi è successa), tanto che il suo ricordo consiste in immagini e percorsi di città deserte. 
 
Commenti:
Possibile che nessuno lo capisca? Hitler non voleva certo annientare il mondo! Qualsiasi studioso riterrebbe ridicola la tesi di Hitler che voleva annientare il mondo, quando in realtà era convinto di risanarlo. Il fatto che io invece voglia davvero annientare il mondo mi rende agli occhi di alcuni peggiore dello stesso Uomo di Braunau!
 
Marco Monina 

Ha grandi occhi chiari dallo sguardo febbrile e contrae di continuo il volto, come se fosse inquieto. Ricorda il romanzo scritto a 6 mani da Giuseppe Genna, Michele Monina e Ferruccio Parazzoli: I Demoni (2002). Uno dei personaggi si chiama Dante Virgilio. Cita un aneddoto curioso: La distruzione ebbe solo due recensioni di cui una di Giancarlo Ferretti sull'Unità, che ne parlava bene. Rammenta poi le notevoli difficoltà di accesso all'opera: prima della ripubblicazione se ne trovavano 11 copie nelle biblioteche di tutta Italia. 

Commenti:
Mi sembra troppo frenetico. Direi che è stato traumatizzato da Virgili!
 
Bruno Pischedda  
 
Ha grandi occhi scuri e baffi prominenti, brizzolati. Pochi capelli, fronte ampia, guance paffute. Si lancia in una dettagliata cronistoria del complesso iter editoriale de La distruzione. Passa poi ad enunciare le proprie tesi. Le donne sono un problema, un punto critico nell'universo virgiliano. Virgili amava una donna e ne è stato tradito. Tortura, prigionia, possesso delle persone: questa è l'essenza delle SS. Il Male sarebbe nato nello scrittore dal rancore per aver perso le sue posizioni di privilegio. Così si è formato il suo universo apocalittico. Fu uno tra i primi ad immaginare un'Apocalisse vera. 
 
Commenti:
Pischedda non crede al Male, ma è inquieto. 

Massimo Fini 
 
Ha un volto grosso, massiccio e rotondo, occhi che sembrano feritoie, capelli foltissimi e grigiastri. Interessante, è il primo libro che mostra la II guerra mondiale dal punto di vista di un collaborazionista del Nazismo. Il Male Assoluto ci riguarda tutti. Virgili sogna la distruzione universale, vuole la gigantesca Götterdämmerung al di là di ogni questione politica. Il libro in sé non è nazista. A forza di sentire che il Nazismo è il Male Assoluto, sorge una reazione di segno opposto. Questo è il motivo per cui si prova una specie di empatia per il personaggio. L'uomo è stato azzerato in favore dell'economia e della tecnologia. Una volta morto Dio, come profetizzato da Nietzche, non può più essere recuperato. Non siamo più nelle condizioni di crederci. A questo punto non importa nemmeno che Dio esista o meno. Il vero Male, quello che provoca genocidio, è quello di chi si crede nel Bene Assoluto. Così il vero Male è il Bene. Il processo di Norimberga come diritto che coincide con la forza del vincitore. Comodo fare del Nazismo il Male Assoluto per poter giustificare tutto il resto.
 
Commenti: 
Trovo condivisibili questi interventi finiani.

Marco Pannella 
 
Faccione coronato da una rada chioma canuta, fronte bombata e prominente, gote cascanti, cute rosea ma non sottile. Accanto alla sua figura si scorge il vessillo del Partito dei Socialisti Radicali, come se l'intervento fosse in realtà un comizio. Il politico sostiene che il vero contenuto è la persona: una delle cose a cui bisogna stare attenti è che si prenda troppo sul serio il mondo, continuando a pensare che c'è il Demonio, il Male. "Si sa che l'infinitamente piccolo include tutta la vita e tutta la morte come l'infinitamente grande". In quest'ottica nascerebbe il Demonio come tentativo di nobilitare il male che ci colpisce.  

Commenti: 
A dire il vero il discorso pannelliano mi appare un po' esiguo. Mi sarei aspettato qualcosa di più.

Vito Mancuso 
 
Ha uno sguardo fisso che non si dimentica, come se gli occhi gli uscissero dalle orbite. Fisionomia pretesca e capelli corvini. Sopracciglia cespugliose. Esordisce parlando di "memoria e identità" di Wojtyła e continua a chiamare il pontefice polacco "il Papa". Pone la questione della teodicea. Wojtyła si rifà alla frase di Goethe messa in bocca a Mefistofele: "Sono una parte di quella forza che vuole sempre il Male ma faccio sempre il Bene". Sostiene l'idea del Diavolo controllato da una volontà superiore che gli fa sempre fare il Bene, così ecco l'idea folle del Male necessario e... benigno. C'è però un problema, visto che la frase di Goethe è negata da Ratzinger (che non è chiamato "il Papa", ma "l'immediato successore"). Si afferma così la difficoltà palese che ha il pensiero cattolico in ordine al problema del Male. Poi lancia in uno sproloquio contro l'idea di Male ontologico. Fa il paragone con la Morte e con la Vita. Sostiene che se la Morte può esserci è solamente perché c'è la Vita. Un paragone puerile, che è ritenuto la prova dell'inesistenza del Bene e del Male come categorie sostanziali e indipendenti. Afferma addirittura la natura parassitaria del Male, dicendo che la vita è puffesca, che non siamo poi così immersi nel Male. Si scaglia anche contro la dottrina del peccato originale e parla dell'idea della libertà umana. Afferma che il serpente essendo stato creato da Dio, debba essere positivo. Le sue argomentazioni si fanno contraddittorie, giungendo ad definire il governo di Dio come qualcosa di impersonale. Parla dei libri sapienziali, Giobbe, i Proverbi, Siracide e Sapienza, che mostrano il mondo come governato non direttamente da Dio, ma da un ordine impersonale, per l'appunto la Sapienza, che potrebbe essere anche chiamato Giustizia o Ordine (Dharma, direbbe un buddhista). L'essere vivente è una serie di relazioni ordinate (atomi, tessuti, etc.), con cui Dio governa il mondo. A questo punto tira in ballo la meccanica quantistica e la biologia per dimostrare la libertà. Egli afferma questo: le relazioni a volte sono irrazionali anziché ordinate e questa sarebbe la profonda radice del Male. 

Commenti: 
Mi domando il perché di questa polemica contro il Penesiero Manicheo a babbo morto da secoli. Nonostante vari tentativi di razionalizzare tutto ciò, una spiegazione convincente contina a sfuggirmi. La teodicea mancusiana è di una fragilità logica molto spinta. Si arrampica sui vetri nel tentativo di negare la realtà concreta, immanente e pervasiva del Male. 

David Peace 
 
Ha una pelle sottilissima e gonfia, dal colorito rosato, occhi ardenti e chiarissimi, con pupille molto dilatate. Il suo messaggio è della massima chiarezza: noi tutti siamo malvagi. Hitler era umano, tutti possiamo essere Hitler ogni giorno. Dobbiamo smetterla di pensarlo come un mostro. Dice che il Male non è in Dio perché Dio non esiste: Il Male è creato dall'uomo. Cita quindi due esempi concreti. Parla di un pestaggio mentre guidava per le vie di Parigi: non è intervenuto, è andato oltre. Subito dopo parla di un ragazzo di colore su un treno Parigi-Milano: non aveva la VISA corretta e non sapeva parlare inglese o francese, così la polizia alla frontiera lo ha condotto giù dal treno. Peace in queste due occasioni non ha fatto il Bene: non ha aiutato chi ne aveva bisogno, anche se avrebbe potuto. Così facendo, egli ha fatto il Male.  

Commenti:
Egli vede chiaramente l'esistenza del problema del Male, non cerca di negarlo e giunge a conclusioni notevoli.

Giancarlo Simonetti 
 
Ha un volto che mi pare sofferente. Una barba ispida e canuta, che spunta a cernecchi sulla pelle rugosa. Rivela alcune dottrine occulte della sua congrega. Per la Massoneria il Male va combattuto. In ogni fucina massonica c'è una scacchiera che ha sette per cinque = 35 piastrelle bianche e nere, in cui la piastrella dispari è nera (il Male). Questa scacchiera rappresenta il Bene e il Male e la sua disparità indica l'(attuale) prevalenza del Male. Adamo ed Eva generano due figli, Caino ed Abele. Sopravvive colui che uccide il Bene. Colui che dava il miglior sacrificio è stato ucciso. Siamo Figli del Male. A questo si contrappone l'idea che si deve operare per il Bene. "Fai agli altri tutto il bene che vorresti fosse fatto a te". Si afferma l'interdipendenza di Bene e Male. Nemmeno qui sono ritenuti davvero princìpi contrapposti e indipendenti: il credo massonico afferma che non vi è Bene se non vi è Male e viceversa. 

Commenti: 
Esiste un'ambiguità di fondo. Se Bene e Male sono interdipendenti, come si può pensare di affermare il primo e di combattere il secondo?

Maurizio Blondet 
 
Ha pochi capelli grigi e una barbetta canuta, fronte ampia, sorriso sardonico. Porta strani occhiali dalle lenti rotonde. Nella sua bocca spicca un dente incisivo inferiore più scuro degli altri. Parla di nichilismo suicida. Stigmatizza un mondo in cui l'essere è valutato solo per il suo valore di funzione. Cita Dostoevskij (se Dio non esiste, allora tutto è lecito - non menziona però l'antropofagia come conseguenza). Cerca di fare catechismo cattolico sul peccato originale, ma non convincerebbe nessuno. Ben più significativo è il discorso sul vincitore che fa quello che vuole del vinto (es. i crimini di Stalin, il giudizio sul Nazismo da parte di giudici che avevano compiuto azioni altrettanto atroci, lo sterminio dei Kulaki, etc.). 
 
Commenti: 
Pur non essendomi particolarmente simpatico, Blondet ha ragione da vendere quando parla dei vincitori e dei vinti. Immagino tuttavia che non gradirebbe molto se cominciassi a descrivere in dettaglio i crimini compiuti dalla Chiesa di Roma nel corso dei secoli. 

Gabriele Mandel 
 
Ha un volto massiccio, che sembra appena sbozzato nel granito. Una barbetta canuta e ispida sembra bucare la spessa cute del suo mento. Le sopracciglia invece sono nere. Inizia con una domanda: "Cos'è il male per il Sufismo?" Fornisce la risposta: "Il Male è Ignoranza". Afferma il monoteismo, l'unicità del Creatore. L'uomo non crea, rielabora cose già create. Dio crea col pensiero e con l'azione. Con l'azione crea energia, che non è materia. L'atomo non è materia (con buona pace di Einstein). Col pensiero crea le leggi divine che coordinano l'energia, che creano la materia. Il "negativo" della materia sarebbe il Male. Bene e Male inseparabili, assurdo separarli e dire "quello è un uomo buono" o "quello è un uomo malvagio". Questa è la sua sentenza finale: "L'uomo è sempre se stesso e non è mai se medesimo. È di volta in volta angelo e demone, divino e diabolico." 
 
Commenti:  
Il sufi usa un linguaggio pseudofisico. Ha moltissimi titoli, ma le sue argomentazioni mi paiono inconsistenti e insidiose. Si ricollega strettamente alle dottrine massoniche enunciate da Simonetti. 
 
Salomone "Moni" Ovadia 
 
Ha una faccia grande e tondeggiante, occhi piccoli e scurissimi, barba corta e candida. Porta una kippah nera con decorazioni bianche. Comincia con alcune affermazioni dottrinali. Il Talmud dice non fare ad altri ciò che non vorresti fosse fatto a te. Questa è la sintesi di tutto l'Ebraismo. Il detto evangelico dice invece di fare agli altri ciò che vorresti fosse fatto a te ed è considerato molto pericoloso: non è detto che ciò che è bene per te lo sia anche per gli altri. Parla della libertà religiosa come massima conquista del genere umano, con l'altrettanto sacrosanta libertà di non credere. Si schiera contro l'idea del Nazismo come Male Assoluto: è convinto che i Nazisti fossero omini piccolissimi, che non fossero affatto mostri, bensì nullità. Ricorda il caso di Mengele, che tolta la sua divisa nera andava a messa e coltivava le rose. Questo gli serve a dare la dimostrazione del fatto che Mengele non era un serial killer. Messi di fronte al tribunale di Norimberga, gli artefici del genocidio hanno cercato di occultare le prove. Non hanno detto: "Sì, l'ho fatto e lo rifarei!" Non erano titani. Questa è la dottrina della "Banalità del Male" esposta della Arendt. 

Commenti: 
Bene la tolleranza religiosa. E se qualcuno portasse il culto di Baal a Gerusalemme che succederebbe? Nella grande conquista della Libertà, per Ovadia sarebbero coinvolte tutte le religioni monoteiste. Ecco, mi piacerebbe sapere cosa direbbe di fronte ai Talebani e a Daesh. Per quanto riguarda da dottrina della Arendt, la reputo futile. Il Male non è mai banale. Senza contare il fatto che uomini come Eichmann e Heydrich non possono essere liquidati come "nullità" o "vermiciattoli". Essi non sono il prodotto della burocrazia, bensì della scuola e del bullismo! 

Una sostanza primigenia 

Con buona pace di Mancuso, si spiega ogni cosa ammettendo il carattere ontologico e increato del Male. Può essere definito come una natura delle cose che ha come fine ultimo la sofferenza dei viventi e la sua perpetuazione. La vita biologica non è altro che un macchinario stritolatore. Spezza e macina le sue vittime, dopo averle dannate. Fa in modo che ci siano sempre vittime: le fa riprodurre. Dante Virgili è davvero il Male? Certo che no. Volendo annientare questo Inferno e porre fine allo strazio dei viventi, si può dire che egli sia il Bene, che egli agisca per il Bene.
 
Schegge nel cervello 
 
Il regista cerca di unire i vari interventi con alcune ipotetiche scene della vita di Virgili, ricostruite con grande fantasia ma senza molti riscontri con quanto leggiamo nei romanzi La distruzione e Metodo della sopravvivenza. Del resto, nel disclaimer che compare all'inizio della pellicola è specificato che si tratta di prodotti dell'immaginazione, dell'ispirazione. Queste sequenze irrompono come potenti flash, come frammenti metallici che si conficcano nei nervi ottici. L'interpretazione di Andrea Riva de Onestis è superba. Vediamo lo scrittore come un baldo giovine, nerboruto e fiero, che avrebbe potuto ambire alle grazie delle più leggiadre fanciulle, senza riscontrare difficoltà alcuna. Non sembra certo un omino ripugnante, fisicamente repellente, una sorta di uomo-ratto rachitico, asfittico e cachettico, quale le fonti ce lo descrivono. Non ha alcun bitorzolo sul cranio. Certo, ha lo sguardo un po' allucinato, ma non credo che questo basti a fare di un ragazzo un mostro. Egli ci appare come un robusto squadrista d'assalto, in camicia nera. È ritratto come un bullo e violento, sempre pronto a infierire sui più deboli. Molesta una ragazza che si trascina su una sedia a rotelle, la immobilizza e la scalza dal suo sostegno, su cui viene dipinta una svastica. Poi si vedono due ragazze nude messe a ridosso di un muro. A una è stato messo un olisbo in bocca. Lui scorreggia sonoramente sulla loro faccia, costringendole a inalare i lezzi intestinali. Seguono scene di tortura inflitte a prigionieri di entrambi i sessi, degradati a porci e randellati selvaggiamente. Un'analisi superficiale di questo materiale può trarre in inganno e portare a scorgere nel personaggio una sorta di titanismo, di senso di onnipotenza. In fondo questo è proprio quanto molti si immaginano quando sentono parole come "fascista" e "nazista". La realtà è un tantino più complessa: le opere di Virgili descrivono un uomo ben diverso da questo postmoderno e sadiano stereotipo del Male. Egli odia il genere umano proprio perché ha dovuto subire le peggiori angherie sulla propria pelle, diventando un escluso, un paria, un dalit, trattato da tutti (e in particolare dal gentil sesso) come un rifiuto, come un escremento umanoide. Non un bullo, ma una vittima dei bulli. La sua misantropia estrema nasce e si sviluppa come feroce vendetta per essere stato sottoposto a bullismo e rifiutato dalle donne, schifate dal suo aspetto fisico e dalle sue perversioni. Proprio come è successo a me. Egli è sadico e anale. La sua crudeltà nei confronti del genere femminile ha proprio questa origine, è una manifestazione della Nemesi Cosmica. Il suo sentire non nasce da un senso di potenza, bensì da un senso di impotenza pervasivo e soverchiante, distillato in odio assoluto ed immortale. Solo contro l'Universo, Virgili ne desidera l'annientamento. In lui brilla la Luce Nera dell'Odio Eterno! Troppo spesso ci si dimentica la frase che accomuna Virgili a me: "Non dovevo nascere"
 
La soluzione a un problema definitorio  
 
Il film di Scafidi è certo molto interessante, ma non apporta alcuna prova della concreta esistenza fisica di Dante Virgili, che resta un problema per i filologi. Anche se potrà sembrare paradossale, l'esistenza stessa dello scrittore apocalittico è irrilevante, perché egli non è soltanto un personaggio, ma un'idea indistruttibile, un virus che vaga nella Noosfera, pronto a materializzarsi senza preavviso in qualunque punto dello spaziotempo. Magari l'idea di Dante Virgili si formerà proprio in un potente che detiene i codici per il lancio dell'arsenale nucleare della sua nazione. Vedete, quando in una specie senziente si manifesta anche soltanto un individuo di questo genere, il destino di quella specie è segnato. Spero che Parazzoli e Franchini leggano queste mie righe. L'ingegno che ha creato Dante Virgili non immagina neppure lontanamente che persone simili alla sua creazione esistono davvero. Proprio in Italia, in Lombardia, ne esistono almeno due! Posso dirmi virgiliano fin nel midollo, nonostante abbia molti dubbi sul fatto che Dante Virgili sia realmente nato dal grembo di una donna. Egli è molto più di un uomo partorito, fatto di carne e di ossa. Egli è immortale! Egli è eterno! 

 
Appunti per la distruzione.
Genesi di un film 


Il libro a cui si allude nella sinossi, distribuito assieme al film in DVD, è il seguente: 

Titolo: Appunti per la distruzione. Genesi di un film. Con
     DVD
Autore: Simone Scafidi
Editore: Pequod
Collana: Pequod
Anno edizione: 2008
In commercio dal: 1 febbraio 2008
Pagine: 32 p., ill. , Brossura
Codice EAN: 9788860680570 
 
Recensione (libro): 
 
Questi libretto contiene suggestive foto tratte dal film e dalla sua lavorazione (alcune infatti non corrispondono a scene viste). Riporta testi di Andrea Riva de Onestis e numerose informazioni su come il documentario è stato concepito e realizzato. Sono spiegate le sequenze e riportati alcuni dialoghi. Contiene anche sintetiche note biografiche su ciascuna delle personalità intervistate nel film. Dalla lettura appare chiaro che Scafidi ha compreso qualcosa di profondo. Qualcosa che ai vari autori degli interventi deve essere sfuggito. "L'idea di Virgili nasce dalla sofferenza. E si manifesa nella sofferenza e in un linguaggio sofferto." (cit.). Il documentario è nato essenzialmente per una difficoltà tecnica che sembra insormontabile: non si riesce a trarre un film dal romanzo La distruzione, la cui struttura è protoplasma del Caos. 

Altre recensioni e reazioni nel Web 
 
Segnalo giusto un paio di recensioni trovate nella Rete: