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domenica 15 marzo 2020

IL TELEPATE

A volte, durante i miei quotidiani viaggi in treno verso il luogo di schiavitù salariata, mi imbatto in un individuo alquanto singolare. Nella maggior parte dei casi lo trovo la mattina presto andando verso Milano sul treno che proviene da Biasca, anche se qualche volta lo incrocio mentre mi dirigo verso Seregno dopo una defatigante giornata di lavoro. È un uomo maturo di statura molto bassa, con pochi capelli grigi, una bella pelata e baffetti esigui. Una fisionomia comune in Inghilterra, ma abbastanza inusuale in Italia. Il suo volto mi ricorda vagamente quello di Vittorio Sermonti, il noto e apprezzato dantista, ma il cranio ha una forma bombata davvero curiosa. Ha uno sguardo tremendo e di fuoco, con occhi chiari che sembrano di brace come quelli di Caronte. Ogni volta che lo vedo sono preso da un disagio insostenibile, e questo per una ragione molto semplice: so per certo che è un telepate. Riesce a scandagliare la mente di tutti i suoi vicini, scavando in profondità, leggendo i pensieri e dicifrando le emozioni. Il punto è che lo sento scavare nella mia anima come se usasse strumenti chirurgici, sono cosciente della reale esistenza dei suoi poteri perché li ho vissuti sulla mia pelle. Me ne sono accorto in occasione di una giornata estiva particolarmente afosa. Una donna bionda e formosa era seduta davanti a me, proprio di fianco al telepate. Guardando le gambe e i piedi di quella bellezza statuaria mi sono messo a fantasticare e ho pensato di strusciarle il fallo sulla pelle di tutto il suo corpo fino ad avere un'eiaculazione. Gli occhi dell'uomo simile a un piccolo Caronte mi hanno incenerito: poteva vedere nella mente ogni mia azione immaginaria e disapprovava fortemente tali fantasie. Mentre nella fantasia il mio fallo accarezzava il volto della maliarda, passandole prima sulle guance, poi sotto il naso, sulle labbra e cominciando quindi ad eruttare il seme, sono stato assalito da una sensazione difficile a definirsi, come una fitta, una scossa, in ogni caso qualcosa di molto fastidioso. Allora ho visto che il telepate mi fissava, pieno d'ira. La sua ostilità era totale, pur rimanendo egli immobile. Sembrava quasi che mi accusasse di aver commesso un atto di violenza! La donna non si è accorta di nulla: sonnecchiava beata senza nemmeno sapere cosa stava accadendo. Ho subito cambiato scompartimento e da allora ho deciso di oppormi ai tentacoli telepatici di quell'essere alieno, rifuggendolo. Non so chi o cosa sia, ma di certo non è un terrestre. Non è l'unico caso di individuo telepatico in cui mi sono imbattuto, ma devo dire che nel corso della mia esistenza ben poche cose sono state per me altrettanto spiacevoli.

Marco "Antares666" Moretti, gennaio 2017

martedì 10 marzo 2020

IL NOBILUOMO E LA NEVE DELLA MORTE

Una giornata di sole, il cielo sereno e splendente nonostante sia inverno, senza nemmeno l'ombra di una nube. Sono a Milano in Via Melchiorre Gioia, appena uscito dal bar dove ho consumato un pasto scadente durante la pausa pranzo, un input a malapena migliore dell'output. All'improvviso vedo sopraggiungere un uomo quale mai ho visto prima nel corso della mia esistenza. È longilineo, magrissimo e scattante, con la pelle chiara come se non avesse sangue nelle vene, o come se il suo sangue non avesse quasi emoglobina. Somiglia a Sting, il famoso cantante, ma è incredibilmente longilineo, gli occhi sono grigi tanto da sembrare fatti di ghiaccio, i capelli sono rossi come il fuoco o come una varietà metallica di carota. Mi accorgo subito che la fisionomia è del tutto inusuale, non ci si potrebbe imbattere in nulla di simile nel capoluogo lombardo, nemmeno per caso. I suoi abiti sono neri, la sua andatura è sostenuta, il suo portamento è altero, aristocratico. Capisco subito che il lui c'è una nobiltà che non ha mai potuto avere origine su questo pianeta. Forse potrebbe essere un inglese, certo, ma ha comunque qualcosa di diverso, di inesplicabile. Non posso razionalizzare una presenza così incongrua. Se in strada si vedesse un gruppo di uomini di quel tipo, si urlerebbe di certo per lo stupore. Già uno così sfiora quasi l'assurdo, un gruppo sarebbe qualcosa di impossibile, di troppo impensabile per essere reale. A un certo punto sento in me la sua essenza, come se fosse avvenuto un contatto telepatico. Tutto dura pochi istanti, eppure mi cambia la vita. Mi rendo conto che è come se lo avessi riconosciuto, nonostante l'alienità che separa le nostre rispettive condizioni. Un pensiero pulsa nella mia testa: "BONDA GAVALANT!" Quella lingua, che il genere umano ritiene ignota, in realtà la conosco bene. Siamo soltanto in due a parlarla in questo mondo infelice, io e un fraterno amico. Per questo la mia sorpresa è ancora più grande. "BONDA GAVALANT!" significa "NOBILUOMO DI GAVALAN!" L'uomo dai capelli fulvi e lucenti capisce all'istante che ho capito la sua origine. Ha captato i miei pensieri, li ha sentiti in sé, ne sono certo. Mi guarda in preda all'inquietudine e si allontana a passo spedito, come se avesse visto la Morte. Solo allora capisco il perché della sua visita su questo globo terracqueo, proprio a Milano. È venuto a cercare la Neve della Morte, la cocaina!  
 
Marco "Antares666" Moretti, dicembre 2013  

martedì 8 ottobre 2019

ETIMOLOGIA E PRONUNCIA DI ZUCKERBERG

Tutto noi conosciamo Mark Zuckerberg. Entrato di prepotenza nelle nostre vite, ne ha preso il completo controllo. Scandaglia le nostre menti in tempo reale tramite meccanismi di captazione telepatica e ha acquisito su tutti noi un potere superiore a quello esercitato da qualsiasi dittatore del passato. Molti però si pongono una domanda che potrà sembrare futile. Come si deve pronunciare il cognome Zuckerberg? Anche a costo di essere impopolare, affermo e affermerò sempre una sacrosanta verità. I cognomi ashkenaziti sono in gran parte composti formati a partire da parole della lingua tedesca, quindi appartengono ipso facto alla lingua tedesca. Mi si dirà che si tratta di adattamenti dallo yiddish. Benissimo, ricordo che lo yiddish è una lingua eminentemente germanica, per la precisione una varietà dell'alto tedesco. Reputo pertanto una aberrazione insopportabile qualsiasi pronuncia ortografica anglosassone di questi cognomi - e di ogni cognome tedesco in generale, quale che sia la sua origine. Tutti sappiamo che Frankenstein si deve pronunciare /'fɹaŋkǝnʃtaɪn/ e non /'fɹaŋkǝnsti:n/ (come se fosse scritto Fronkensteen) o addirittura /'fɹæŋkǝnstɪn/ (come se fosse scritto Frankenstin). Spero che lo abbiano imparato anche nella Terra dei Liberi, visto che l'acuto Mel Brooks ha pensato di insegnarlo a quella progenie incolta tramite il suo film Frankenstein Junior (1974). Allo stesso modo Zuckerberg è e sarà sempre da pronunciarsi /'tsʊkəɹbɛɹg/, non /'zʌkəɹbəɹg/ o simili, come invece fanno negli Stati Uniti d'America e in altre nazioni di lingua inglese. La prima sillaba del cognome ha una vocale -u- (persino la vocale /u/ italiana è un'approssimazione migliore di quella usata dagli anglosassoni!) e inizia con una consonante affricata sorda /ts/, come quella che si trova nelle parole italiane razzismo, tazza e cozza. Non ha la consonante fricativa sonora /z/, come quella che si trova nelle parole italiane rosa, cosa e casa, che in tedesco si trova anche in posizione iniziale in parole come Sonne "sole", Saft "succo", sein "essere" e Sieg "vittoria". Trovo assolutamente deprecabile e priva di senso l'abbreviazione Zuck, pronunciata /zʌk/ e oggi tanto popolare, dato che oscura completamente l'etimologia del cognome. Anche se gli Stati Uniti d'America hanno fatto una bandiera dell'ignoranza e dell'incapacità di comprendere l'etimologia dei nomi, bastano poche nozioni di tedesco per sapere cosa significa il cognome del plenipotenziario di Satana sulla Terra: Montagna di Zucchero. Non è un concetto troppo arduo. Né mi sembra impossibile memorizzare parole semplici come Zucker "zucchero" e Berg "montagna". Seguendolo, si comprende che questi cognomi sono trasparenti, ossia traducibili. Così come Zuckerberg significa "Montagna di Zucchero", possiamo tradutte all'istante moltissimi cognomi ashkenaziti: Weinstein "Pietra del Vino", Goldberg "Montagna d'Oro", Goldblum "Fiore d'Oro", Goldstaub "Polvere d'Oro", Goldstein "Pietra d'Oro", Goldschmiedt "Orafo", Rosenberg "Montagna della Rosa", Schwartzkopf "Testa Nera", etc. Perché queste ovvietà vengono bellamente ignorate?

Qualcuno mi dirà che persino lo stesso Mark Zuckerberg pronuncia in modo anglizzato il proprio cognome come /'zʌkəɹbəɹg/, favorendo tra i suoi dipendenti l'abbreviazione /zʌk/ e andando volentieri contro la fonetica stessa della lingua tedesca. La cosa è irrilevante. La natura di una lingua non cambia per l'arbitrio di uomini tirannici. Altri mi diranno che è un fatto politico: moltissimi Ashkenaziti hanno favorito l'anglizzazione della pronuncia dei loro cognomi per reazione contro il Reich. Ciò è una pura e semplice assurdità: la lingua tedesca non è un'invenzione di Adolf Hitler e della NSDAP! Una persona che deturpa il proprio cognome, quale ne sia il motivo, si fa servitrice della Menzogna. Lo stesso Mel Brooks ha fatto allusione a questa tendenza: il discendente di Victor Frankenstein pronunciava stizzosamente il proprio cognome come Frankenstin a causa di un senso di vergogna, per dissociarsi da un passato per cui provava un'invincibile ripugnanza. Riacquistato l'orgoglio dell'appartenenza ai propri Padri, ecco che lo scienziato ripudiava Frankenstin per tornare a farsi chiamare Frankenstein. Perché Mark Zuckerberg non fa lo stesso? Per una lingua non c'è maledizione peggiore dell'ortografia storica, generatrice di storture e di errori a non finire. A questo punto, alterazione per alterazione, pronuncerò il cognome Zuckerberg in un nuovo modo, inedito: Zuckerborg. La logica soggiacente è chiara. Se una persona ha un account su Facebook, significa che è stata assimilata. Ogni resistenza è futile.

lunedì 8 luglio 2019


THE CELL - LA CELLULA 

Titolo originale: The Cell
Paese di produzione: Stati Uniti d'America
Lingua: Inglese
Anno: 2000
Durata: 107 min
Rapporto: 2.35:1
Genere: Orrore, fantascienza, thriller
Regia: Tarsem Singh
Soggetto: Mark Protosevich
Sceneggiatura: Mark Protosevich
Produzione: Julio Caro, Eric McLeod
Fotografia: Paul Laufer
Montaggio: Robert Duffy, Paul Rubell
Effetti speciali: John S. Baker, Tony Centonze
Musiche: Howard Shore
Scenografia: Tom Foden
Location: Namibia; California
Interpreti e personaggi
    Jennifer Lopez: Catherine Deane
    Vince Vaughn: Agente FBI Peter Novak
    Vincent D'Onofrio: Carl Rudolph Stargher
    Jake Thomas: Carl Stargher (da giovane)
    Jake Weber: Agente FBI Gordon Ramsey
    Dylan Baker: Henry West
    Marianne Jean-Baptiste: Dottoressa Miriam Kent
    Patrick Bauchau: Lucien Baines
    Gerry Becker: Dottor Barry Cooperman
    Tara Subkoff: Julia Hickson
    Catherine Sutherland: Anne Marie Vicksey
    Musetta Vander: Ella Baines
    Colton James: Edward Baines
    Dean Norris: Cole
    Gareth Williams: Padre di Carl Stargher
    Pruitt Taylor Vince: Dottor Reid
    James Gammon: Teddy Lee
    Kim Chizevsky-Nicholls: Vittima di Stargher 
Doppiatori italiani
    Laura Boccanera: Catherine Deane
    Tony Sansone: Agente FBI Peter Novak
    Tonino Accolla: Carl Rudolph Stargher
Budget: 33 milioni di dollari US
Box office: 104 milioni di dollari US
Riconoscimenti:
   1) Blockbuster Entertainment Awards 2001: Favorite Actress - Science Fiction Jennifer Lopez
      2) MTV Movie Award 2001: Best Dressed Jennifer Lopez World Stunt Awards - Taurus Award: Best High Work Jill Brown

Trama: 
Quando gli agenti federali l'hanno trovato, il cadavere della ragazza emanava intensi lezzi di candeggina, che hanno fatto storcere il naso a tutti. Un investigatore a momenti sveniva. No, ragazzi. Quella non era candeggina. Era sburra. Ebbene, quell'ammasso di lubrico materiale genetico, pullulante di spermatozzi ormai in decomposizione, era stato scaricato sulla donna morta dal maniaco necrofilo Carl Rudolph Stargher. Questo carnefice, di un sadismo infinito, faceva affogare lentamente le sue vittime in una cella di plexiglas, immettendo in quell'ambiente stagno un flusso costante d'acqua proveniente da una specie di doccia. Così godeva ad osservare la disperazione e l'agonia, il lento soffocamento della malcapitata di turno. In questo modo si procurava erezioni durissime e si preparava alla seconda fase del suo abominevole teatrino: la consumazione dell'atto sessuale, che consisteva in uno strusciamento ossessivo dei genitali sulle membra della morta. Lo psicopatico aveva la pelle della schiena perforata da ganci possenti, collegati a funi. Nel momento più opportuno azionava con un telecomando un paranco che lo elevava fin sul soffitto, appeso all'apparato di contenzione. A questo punto raggiungeva l'orgasmo. Senza nemmeno toccarsi il membro virile, più teso di un argano di balestra, si metteva ad eiettare fiumi di liquido seminale nel vuoto, getti di materia vilissima che finivano sul corpo freddo oggetto dell'insana bramosia necrofila. Come fermare un simile flagello? Nessun investigatore è al corrente del luogo in cui il maniaco tiene prigioniera l'ultima donna da lui rapita, si sa soltanto che potrebbe essere ancora viva. Andato in coma nel corso di un'irruzione degli agenti, per non aver potuto assumere in tempo un farmaco salvavita, il mostro soffocatore non è più stato in grado di pronunciare una sola sillaba. Anche volendo, non potrebbe rivelare nemmeno un insignificante dettaglio dei crimini di cui si è macchiato. A questo punto solo una persona su tutto il pianeta può sperare di risolvere questo rompicapo e di salvare la vittima ancora segregata in un luogo ignoto, già minacciata dal lento stillicidio di una doccia nella gabbia sigillata. Questa eroina è la dottoressa Catherine Deane, una procace psicologa - intrepretata dalla famosa Jennifer Lopez, quella che è spesso accusata dai santi uomini Evangelici e Mormoni di provocar loro erezioni, causando la dannazione eterna di miliardi di anime non nate scaturite dall'uretra congestionata in seguito a palliti turgide. La Deane è specializzata nell'usare una macchina che le permette di entrare nella mente di persone inerti nel corso di uno stato di attività cerebrale simile al sonno REM. Servendosi di questa mirabile tecnologia, ha a lungo cercato di far breccia in un fanciullo autistico in coma allo scopo di comunicare con lui e di risvegliarlo. Nella sua opera non ha avuto molto successo, a dire il vero, ma l'FBI non ha altra scelta: sarà proprio lei a occuparsi del caso, a cercare di penetrare nella mente distorta dello psicopatico, con risultati imprevedibili...  


Recensione:  
Il film è stato proiettato al mitico Cineforum Fantafilm dell'amico Andrea "Jarok" Vaccaro il 06/12/2010. Purtroppo non mi è stato possibile assistere allo spettacolo. Adesso, a distanza di anni, apprezzo pienamente questo capolavoro, generato dal genio dell'India. Tarsem Dhandwar Singh è infatti un regista indiano nato a Jalandhar nel 1961. Appartiene alla comunità religiosa Sikh, come è possibile capire già dal nome Singh "Leone", dato a tutti i maschi che hanno ricevuto il battesimo chiamato Amrit (le femmine invece si chiamano tutte Kaur "Principessa"). Maestro indiscusso dell'ideazione di video musicali e di sketch pubblicitari, il nostro Tarsem dà proprio in The Cell il meglio delle sue facoltà innate. Possiamo considerare la pellicola come un immenso crogiolo ribollente, in cui gli ingredienti più disparati si mescolano fino a dare corpo a una miscela esplosiva: antropologia, criminologia, religione, onirismo, psicologia e molto altro.  

Le origini di un sadico necrofilo   

Mi spiace dirlo ma non posso farne a meno. So che gli amici tradizionalisti e i fusariani si adireranno, ma tanto la realtà non cambia. Lo psicopatico Carl Rudolph Stargher è un prodotto della cosiddetta "famiglia tradizionale" nell'ambito di una setta evangelica estremista, di quelle che in Amerdica sono pane quotidiano. La dottoressa Catherine Deane compie catabasi oniriche nella parte più intima dell'essere del serial killer necrofilo, riuscendo a ricostruirne l'intero processo di formazione. Quando era un bambino innocente, è stato sottoposto da un padre brutale ad abusi spaventosi, che hanno causato lo stravolgimento della sua personalità, plasmandola in forme a dir poco demoniache. Le spiegazioni alternative sono due: 1) il bambino ha subìto una vera e propria trasmutazione ontologica, trasformandosi in un demone; 2) lo spirito del bambino è stato espulso dal corpo, che è diventato la dimora di un demone o di una legione di demoni. In entrambi i casi, la causa scatenante è da identificarsi nelle opere maligne del padre. L'energumeno ha cercato di affogare il suo pargoletto mentre veniva battezzato, poi al ritorno a casa gli ha assestato un pugno in faccia rompendogli la mandibola. Ogni volta che disobbediva agli ordini, lo massacrava di botte e gli ustionava i testicoli col ferro da stiro arroventato. Dopo anni di abusi fisici e morali, di orrende torture e di indottrinamento, è cresciuto giorno dopo giorno il mostro, fino a rivelarsi in tutto il suo fulgore nero, come una funesta falena che sfarfalla dal bozzolo. Certo, il padre ha sempre terrorizzato a morte il bruco con il ricatto dell'Inferno, ignorando l'esistenza stessa della metamorfosi; come risultato ha ottenuto una cosa soltanto, ha creato l'Inferno.


Un inatteso colpo di genio

Per la dottoressa Catherine Deane la discesa nelle abissali caverne oniriche dei suoi pazienti è qualcosa di incredibilmente snervante e frustrante. La tecnologia non mantiene le sue promesse e non le consente di trovare il bandolo della matassa in quei labirinti tenebrosi. Il bambino autistico la ostacola, oppone resistenza ad ogni sua mossa. Lei vorrebbe fargli attraversare un fiume, ma non si vede nemmeno una goccia d'acqua: ovunque si estendono soltanto sabbie rossicce. Ogni dialogo in quel deserto è vano. Il moccioso, serrato come un riccio, contorce il volto in un odioso grugno. "L'orco quel che vuole fa, e l'orco quando vuole trovar mi sa", sibila. Chi sia quest'orco non si capisce. Un prodotto dell'immaginazione? Una paranoia che ha preso corpo? Un pedosauro? L'informazione non è recuperabile, per quanto grande sia lo sforzo della terapeuta. Allo stesso modo il maniaco Carl Rudolph Stargher si erge come una fortezza inespugnabile davanti a lei. Quando impersona l'innocenza perduta, appare come un fragile bambino seviziato dal padre diabolico. Poi subisce una metamorfosi e appare in tutto il fulgore del Potere del Male. Vestito con bellissimi abiti imperiali, egli è colui che dispensa il tormento, colui che uccide per provare voluttà. Un Caligola Elettrico! Un Barone Vladimir Harkonnen dalla forma fisica smagliante! All'improvviso giunge alla ricercatrice la grande intuizione, come un lampo: prendendosi ogni responsabilità, non perde tempo e senza alcuna autorizzazione burocratica decide di invertire la macchina onirica. Anziché essere lei a insinuarsi nella mente del predatore, sarà lui a entrare nella sua. Il rischio è immenso, eppure l'idea si rivela subito giusta. Il principio è molto semplice: ognuno è signore e padrone del proprio microcosmo, dove chi entra è soltanto un ospite, un estraneo senza alcun potere. Quando Stargher fa il suo ingresso nella mente della dottoressa Deane, non è più un imperatore dalle vesti sfarzose. È inerme e si regge a stento in piedi. La padrona di casa ha un aspetto conturbante, a metà strada tra una guerriera ninja e la Vergine Maria - ma vestita di rosso anziché di azzurro. Accoglie nel proprio regno quell'estraneo minuscolo, tremebondo, esitante, che fino a poco prima era fonte di terrore - e risolve tutto all'istante a suon di sganassoni.

Fonti di ispirazione   

La cultura eclettica del regista Sikh lo ha di certo portato a visionare e ad analizzare con accuratezza Dreamscape - Fuga nell'incubo (Joseph Ruben, 1984), che è un importante capostipite di pellicole oniriche, la cui origine può essere individuata nel romanzo di Roger Zelazny He Who Shapes (aka The Dream Master, 1966) - pur avendo una trama in larga misura indipendente.  

A un certo punto la dottoressa Deane guarda alla televisione un film di animazione: è Il pianeta selvaggio, di René Laloux (1973), disegnato da Roland Topor! Senza dubbio uno dei miei preferiti. Si riconoscono subito le figure spettrali dei Draag, giganti dalla pelle azzurrognola, intenti a giocare con i piccolissimi e miserabili Oms - gli antenati della specie umana.

Quando l'agente dell'FBI Peter Novak entra nella mente del mostro nel tentativo di liberare Catherine Deane, si ritrova in un paesaggio desolato e arido in cui tre donne a bocca spalancata rivolgono il loro sguardo verso il Cielo del Nulla. Questa scena è ispirata a un dipinto del pittore norvegese Odd Nerdrum (Dawn, 1990). Le splendide opere di Nerdrum consistono in immagini infernali in cui prevalgono necrofilia, cannibalismo, coprofilia e coprofagia, sullo sfondo di un mondo annientato. Immagini che comunicano un'angoscia insopprimibile. 

Un ambiente infero dai massicci muri petrigni e pieno di scale, che la dottoressa Deane attraversa inseguendo Stargher bambino, è ispirato al dipinto intitolato Schacht dell'artista surrealista svizzero Hans Ruedi Giger, il creatore di Alien. 

Un altro artista a cui Singh fa riferimento è l'inglese Damien Steven Hirst. Un cavallo viene tagliato in sottili segmenti da una serie di lame cadute dal soffitto, formando una struttura che rimanda all'installazione hirstiana denominata Some Comfort Gained for the Acceptance of the Inherent Lies in Everything (1996). Per realizzare la scena, il regista si rivolse a una clinica veterinaria a Parigi, che conservava sezioni di animali. Questa è purissima Arte Metafisica!  

Prima di accarezzare le donne uccise col proprio glande tumefatto e di coprirle di sperma, il maniaco le sottopone a un rituale che ha l'intento di "purificarle": le dissangua, come se fossero bestie sottoposte a macellazione halal. Per questo il cadavere rinvenuto dagli agenti è così pallido. Il dissanguamento rituale è ovviamente una reminiscenza biblica, che affonda le sue radici nel Pentateuco: il Popolo Eletto ha ereditato leggi che vietano l'assimilazione del sangue e dichiarano impuro ogni contatto con tale fluido vitale - con l'eccezione degli omicidi considerati "leciti". La fonte d'ispirazione della scena del rinvenimento del corpo cosparso di sburra in sfacelo è la celeberrima serie televisiva Twin Peaks. Chi non ricorda Laura Palmer, adolescente sessualmente attiva e dedita a riti satanici, senza vita e chiusa in un sacco di plastica trasparente?

Non manca l'autoreferenzialità. In una sequenza si vede il carnefice seduto accanto a una vasca da bagno piena di sangue in cui è immerso il corpo della sua prima vittima. Tutto ciò rimanda al video del brano Losing My Religion dei R.E.M., dall'albun Out of Time (1991). Ebbene, quel video è opera dello stesso regista indiano. Diverse canzoni del gruppo rock statunitense si sono ben impresse nella mia memoria, anche a causa della pronuncia alterata delle parole (ad esempio consider this giungeva e giunge tuttora alle mie orecchie come consideradàs).

Questa trattazione non esaurisce l'argomento. Tarsem Singh ha tratto ispirazione anche dai video girati da Floria Sigismondi per Marilyn Manson, oltre a Closer di Mark Romanek, a The Perfect Drug dei Nine Inch Nails e a Bedtime Story di Madonna.

Curiosità

Vincent D'Onofrio ammise che sua moglie si rifiutò di dormire con lui per due settimane dopo aver visto la sua performance nel film, come se fosse uno psicopatico genuino e un serial killer. Tra l'altro, l'attore fu sottoposto a svariate umiliazioni: dovette indossare una parrucca e una tuta di plastica aderente per simulare la pelle con i ganci inseriti. Si noterà che rituali in cui l'iniziato viene appeso in modo simile (non ricorrendo a finzioni), erano già diffusi a suo tempo tra gli eroici Sioux e sono tuttora fiorenti in alcune comunità dedite al BDSM. 

L'innato e ipocrita puritanesimo imperante in America ha fatto sì che nella distribuzione domestica fosse tagliata proprio la scena più importante, quella della masturbazione necrofila e dello scaricamento del liquame genetico sui resti mortali femminili, esangui e più pallidi del gesso. Così diventa incomprensibile l'odore pungente di candeggina avvertito dagli agenti dell'FBI al rinvenimento della carcassa! Poi i padri di famiglia amerdicani possono impunemente continuare a seviziare i loro figli e per le autorità morali è tutto OK.   

Quando Carl Stargher sbudella Peter Novak con un brutto arnese, il povero investigatore doveva ricordare a Catherine Deane l'aborto a cui si era sottoposta quando era al college. Questo doveva essere l'episodio centrale della sua esistenza tormentata, la causa prima del senso di colpa che l'accompagnava perennemente. All'ultimo fu deciso un cambiamento nei dialoghi, perché risultò che questa scena avrebbe reso la dottoressa una protagonista piuttosto antipatica al pubblico. Non dimentichiamoci che gli States sono un paese biblico pullulante di adoratori dei feti: un aborto anche soltanto immaginario non sarebbe mai stato perdonato e la stessa Jennifer Lopez, già nel mirino dei fondamentalisti per la storia delle palliti turgide, ne avrebbe avuto un danno d'immagine.

The Cell 2 

Come sempre accade di questi tempi, è stato fatto un sequel: The Cell 2 - La soglia del terrore (Tim Iacofano, 2009), interpretato da Tessie Santiago, Chris Bruno e Frank Whaley (per me sono perfetti sconosciuti, forse perché sono troppo vecchio). Non l'ho visionato, quindi non saprei giudicarlo. Se devo essere franco, nutro una grande diffidenza verso questi prodotti realizzati raschiando il fondo della pentola per raccattare quattro soldi in più. Leggendo la trama e i riassunti nel Web, comprendo che forse qualche elemento originale potrebbe anche esserci. Mi riservo comunque di pubblicare una recensione appena sarà possibile. 

Altre recensioni 

Roger Ebert, critico cinematografico statunitense deceduto nel 2013, ha detto mirabilia del film e del suo artefice: 

"Tarsem, il regista, è un virtuoso visivo che, senza sforzo, fa il giocoliere con la trama. È splendido il modo in cui miscela così tanti stili, generi in un film così originale."

Morando Morandini, critico cinematografico italiano deceduto nel 2015, era tutto fuorché entusiasta dell'opera del Sikh. Così ha scritto: 

"È, come tentativo di thriller visionario, un bluff che, tolti pochi momenti ingegnosi, ha lo spessore narrativo di un videogioco e il valore grafico della copertina di un CD heavy metal." 

Che dire? Nel frattempo Morandini si è spento, mortuus est, etc., così come è tramontata la tecnologia dei CD. Sic transit gloria mundi!  

Lietta Tornabuoni, giornalista e critica cinematografica italiana deceduta nel 2011, ha scritto quanto segue: 

"Sono interessanti sia il tentativo di materializzare in immagini una mente malvagia e mostruosa, sia il fallimento del tentativo: un eccesso di artificio troppo lambiccato toglie forza all'impresa."

Marco Balbi, attore e doppiatore italiano tuttora vivente, è partito in quarta nella sua recensione apparsa su Ciak nel 2000:

"Se c'era bisogno di una conferma «cinematografica» del suo straordinario talento visivo, Tarsem, pluripremiato e geniale autore di videoclip e spot pubblicitari, l'ha data: il suo film è un fasto di immagini traboccanti colori e invenzioni visive, un'opera barocca che fin dai primi fotogrammi delizia l'occhio dello spettatore."

Poi però esprime un certo scetticismo: a suo avviso il problema principale della pellicola "è proprio la sceneggiatura, una storia inverosimile e prevedibile, una scimmiottatura de Il silenzio degli innocenti.

Il campionario dei giudizi è forse un po' scarno, ma a mio avviso si può considerare significativo.

sabato 20 aprile 2019


DREAMSCAPE -
FUGA NELL'INCUBO

Titolo originale: Dreamscape
Lingua originale: Inglese
Paese di produzione: Stati Uniti d'America
Anno: 1984
Durata: 99 min
Rapporto: 1,78:1
Genere: Fantascienza, orrore, avventura
Regia: Joseph Ruben
Soggetto: David Loughery, Roger Zelazny
Sceneggiatura: David Loughery, Chuck Russell, Joseph
     Ruben
Produttore: Chuck Russell, Bruce Cohn Curtis
Produttore esecutivo: Tom Curtis
Casa di produzione: HBO
Musiche: Maurice Jarre
Interpreti e personaggi
    Dennis Quaid: Alex Gardner
    Max von Sydow: Paul Novotny
    Christopher Plummer: Bob Blair
    Kate Capshaw: Jane DeVries
    David Patrick Kelly: Tommy Ray Glatman
    Eddie Albert: il Presidente degli USA
    George Wendt: Charlie Prince
    Chris Fulkey: Gary Finch
    Larry Gelman: George Webber
    Cory "Bumper" Yother: Buddy Driscoll 
    Redmond Gleeson: Snead
    Eric Gold: Il padre di Tommy Ray
    Peter Jason: Roy Babcock
    Jana Taylor: Melanie Webber
    Fred M. Waugh: Bill Hardy
    Madison Mason: Fred Schoenstein
Doppiatori italiani
    Claudio Capone: Alex Gardner
    Pietro Biondi: Paul Novotny
Budget: 6 milioni di dollari USA
Box office: 12,1 milioni di dollari USA


Trama: 

Alex Gardner è un giovane bellimbusto biondiccio dal fisico nerboruto, ed è oltretutto dotato di formidabili poteri paranormali. Egli è un telepate. Legge nella mente e può condizionare i desideri altrui penetrando qualsiasi cervello. Il punto è questo: egli usa queste sue facoltà splendide per biechi motivi personali, come le vincite alle corse dei cavalli. Non ci sono dubbi. Caligola sarebbe stato fiero di lui. I suoi problemi sono tutto sommato pochi, ma abbastanza significativi. Nell'agenda delle afflizioni di Alex il primo posto è occupato dal gangster irlandese Snead, che lo tormenta senza sosta per via di certi debiti inevasi. Subito dopo viene il dottor Paul Novotny, che in passato ha compiuto su di lui alcune sperimentazioni scientifiche e che vorrebbe ricominciare a tormentarlo. Accade così un giorno che il ragazzo, pur di sfuggire ai picciotti di Snead, accetta un passaggio da due sconosciuti che si presentano come Finch e Babcock. Viene così riportato nel laboratorio del dottor Novotny. Lo scienziato ora dirige una ricerca sui poteri psionici finanziata da fondi governativi ed è aiutato da una affascinante milf bionda e ricciolona, la dottoressa Jane DeVries. In particolare ha elaborato una tecnica innovativa che permette a sensitivi selezionati di introdursi nel subconscio dei pazienti durante il sonno REM, interagendo con i loro sogni per aiutarli a risolvere traumi psichici. L'ispirazione di questo progetto è venuta a Novotny da studi antropologici su una popolazione indigena della Malesia, i Senoi, che sono capaci di fare sogni lucidi, controllando le proprie immagini oniriche con la forza della volontà. La ricerca, nata allo scopo di aiutare pazienti affetti da incubi, è stata manipolata e dirottata da un potente agente del governo, Bob Blair, che intende usarla per scopi del tutto diversi e ben più sinistri. Nel corso della sperimentazione, Alex si cala nella mente di due soggetti particolarmente problematici. Il primo paziente è un uomo sposato, per la precisione un cornuto, ossessionato dalle attività orgiastiche della moglie che si fa penetrare da tutti, anche dal prete. Il secondo paziente è un bambino paraplegico, Buddy, terrorizzato da raggelanti visioni notturne in cui si manifesta un mostro che ha la forma di un uomo con l'orribile testa di un cobra. In entrambi i casi l'aiuto di Alex è determinante: il cornuto smette di essere ossessionato dai pruriti della moglie e Buddy sconfigge l'uomo-serpente. Nel frattempo il giovane psionico e la bella Jane provano reciproca attrazione. Mentre la milf dai capelli crespi dorme, il suo spasimante si insinua nei suoi sogni riuscendo a consumare un rapporto sessuale. Lei reagisce male, percependo di essere stata manipolata, ma la cosa notevole è un'altra: l'intrusione telepatica nelle sequenze oniriche è avvenuta senza bisogno di alcun mezzo tecnologico, cosa che non era mai accaduta in precedenza. Alex fa la conoscenza dello scrittore Charlie Prince, un ficcanaso che segue di nascosto il progetto di Novotny. Apprende così qualcosa di preoccupante: Blair intende usare la tecnologia onirica per uccidere senza lasciare tracce. Le cose si complicano. Il perfido Blair fa sottoporre il Presidente degli Stati Uniti al trattamento sperimentale, a sua detta per curare l'illustre paziente dagli incubi che lo tormentano. Questi terrori notturni lo proiettano in uno scenario postatomico. A causa dell'apocalisse termonucleare, le città sono distrutte, il cielo è rosso come il sangue e la terra è desolata, sterile. Tra le rovine si aggirano gli zombie. Il Presidente, convinto assertore della distensione con l'URSS, è visto dal guerrafondaio Blair come un debole e come un pericolo gravissimo per la Nazione. Blair incarica lo psicopatico parricida Tommy Ray Glatman di calarsi nei sogni del Presidente per ucciderlo. È stato infatti provato che se una persona viene uccisa nel fragile stato di sonno REM, muore realmente. Prima l'agente governativo fa eliminare Charlie Prince e quindi anche il dottor Novotny, che aveva scoperto i suoi progetti criminali. A questo punto la stessa sopravvivenza del genere umano è tutta nelle mani di Alex, che entra nell'ennesimo incubo apocalittico del Presidente e combatte contro il killer Tommy Ray Glatman una lotta accanita, senza esclusione di colpi. Sarà una vera e propria discesa negli Inferi, coronata però dal trionfo finale. 

Recensione: 

Direi proprio che si tratta di un bel film, vivace e godibile. Mi ha fatto piacere vederlo, anche se è molto lontano dal sentire dei nostri tempi, dimostrando a tratti una certa ingenuità. Va detto che è un'ingenuità che si perdona volentieri. In ogni caso ne consiglio la visione a tutti, non soltanto ai nostalgici dei primi anni '80, per i molteplici spunti di riflessione filosofica a cui si presta. Il mondo dei sogni non può essere liquidato come il semplice prodotto di una riaggregazione di elementi di scarto provenienti dallo stato di veglia, ordinati in qualche modo e rigettati dalla mente allo scopo di riposarsi - quasi parlassimo della merda dello psichismo, della sua orina. Gli enigmi notturni permangono insoluti da secoli, da millenni: finora nessuno ha saputo formulare una teoria soddisfacente in grado di dare una spiegazione alle ombre e alle forme che si manifestano a noi nel corso del Simulacro della Morte conosciuto come Sonno. Ecco, qui abbiamo un intreccio affascinante tra i misteri di Morfeo e quelli di Chronos!

I sogni lucidi tra i Senoi 

A scanso di equivoci, i Senoi esistono davvero. Non si tratta di un parto della fantasia, a differenza della fantomatica tribù degli Hinchi del Messico Centrale descritta nel film Stati di allucinazione (Altered States, Ken Russell, 1980). A dire il vero i Senoi (Sengoi, S'ngoi) sono piuttosto un gruppo di popoli appartenenti alla vasta famiglia degli Orang Asli, le antichissime genti indigene della Malesia peninsulare. Le tribù asliane non condividono un'unica lingua: parlano numerose lingue di ceppo austroasiatico, che pur avendo la stessa origine sono tra loro molto diverse. I Senoi sono stati visitati dall'antropologo americano Kilton Riggs Stewart, che nel 1948 ha scritto una tesi di dottorato sul loro modo di intendere i sogni. Nel 1954 lo stesso autore pubblicò il libro Pygmies and Dream Giants (Pigmei e Giganti dei Sogni), che ebbe grande successo e fu pubblicizzato dall'Esalen Institute, oltre che dai parapsicologi Charles Tart e George Leonard. Negli anni '70 la psicologa cognitiva Patricia Garfield descrisse l'uso dei sogni lucidi tra i Senoi, adducendo come fonte dei suoi studi alcuni contatti nativi incontrati all'ospedale psichiatrico di Gombak, in Malesia. I successivi ricercatori non riuscirono a trovare conferma di tutto questo materiale, finché nel 1985 George William Domhoff, Professore Emerito di Psicologia dell'Università di Santa Cruz (California), stabilì in buona sostanza che si trattava soltanto di colossali baggianate New Age. 


Ontologia temporale e onirismo

La natura del tempo nel film di Ruben non sembra poi troppo opprimente, dato che lascia agli attori del dramma umano un sufficiente numero di libertà. Il futuro, ramificato e aperto, può essere modificato abbastanza facilmente. Inoltre il meccanismo perverso delle profezie che si autoavverano può essere neutralizzato. Già questo è un punto abbastanza controverso, visto che è a tutti evidente quanta forza possieda una profezia autoavverante nel mondo reale. Esistono profezie che non siano autoavveranti? In fondo se una profezia non si autoavverasse... sarebbe falsa! Esistono davvero i sogni premonitori? Se esistono, quale ne è l'origine? Possibile che non esista nell'intero mondo scientifico nessuno studioso serio disposto ad approfondire questi argomenti e che possa aiutare a trovare risposte a queste opprimenti domande? Forse le domande non sono ben poste. Sorgono altri dubbi. Come è definito il tempo nei sogni? Possiamo dire che in tutti i sogni che facciamo il tempo è definito allo stesso modo? Se esiste una definizione temporale diversa per ciascun sogno, esiste qualcosa che lega tutte queste definizioni? Esiste una relazione tra il tempo in un dato sogno e quello della realtà di veglia? Potrebbe non essere affatto garantito che il mondo onirico sia caratterizzato dalla stessa freccia del tempo che sperimentiamo quando siamo svegli e che sia possibile fare confronti sensati tra i diversi stati di esistenza. Possiamo misurare il tempo onirico? Come possiamo costruire orologi in grado di segnare lo scorrere soggettivo del tempo durante la fase di sonno REM? Come definire il concetto stesso di premonizione? E se si trattasse soltanto di illusioni, di qualcosa che il sognatore crede di poter riconoscere nella realtà di veglia in base a un inganno della mente? Forse non sarà mai possibile dipanare questa matassa. 

Paranoie popolari 

L'anno che ha visto l'uscita del film in analisi cade in una fase breve ma intensa della contrapposizione tra USA e URSS, nota come "Seconda Guerra Fredda". Un'opprimente cappa di fobia e di terrore avvolgeva ogni cosa, le probabilità di un conflitto termonucleare globale erano massime. Già nel 1985 sarebbe iniziata una nuova tendenza, che avrebbe portato la Guerra Fredda nella sua fase terminale. Questo almeno è quanto riportato sui manuali degli storici, da sempre poco interessati all'antropologia. Negli anni in cui Reagan guidava gli States l'immaginario collettivo era pieno zeppo di fantasie su presidenti folli, consiglieri maligni e militari ottusi, tutti coi piedi premuti sull'acceleratore che avrebbe portato allo scambio di testate atomiche tra le due superpotenze - e alla conseguente fine della vita sulla Terra. Fatto sta che tale pedale autodistruttivo non è mai stato premuto da nessuno. Quello di cui il mondo della narrazione fantastica non tiene in alcun modo conto è un fatto banale ma significativo. Nessun uomo può arrivare alla presidenza degli Stati Uniti se non è sposato e se non ha figli. A quanto ho appreso, il solo ad aver ricoperto quella carica rimanendo sempre scapolo è stato James Buchanan, il 15° Presidente degli Stati Uniti. La sua presidenza iniziò il 4 marzo 1857 e si concluse il 4 marzo 1861. Si capisce bene che un Presidente con moglie e figli non scatenerà mai l'Apocalisse, essendo legato al mondo da interessi biologici schifosamente meschini. Lo stesso Donald Trump è soltanto un povero succube di Melania e di Ivanka, il loro zerbino. Come potrebbe prendere una decisione coraggiosa?     

Stupro telepatico!

Il bellimbusto muscoloso e baciato dalla Sorte non teme certo la Legge di Dio, né la morale corrente nel suo grande Paese: irride tutte queste cose e persegue unicamente il proprio soddisfacimento sessuale. Così non si fa scrupolo alcuno ad entrare nella mente della sua amata dorminente, alterandone l'attività REM. Si insinua nei suoi sogni, la illude e riesce a possederla carnalmente. Le infila il fallo eretto nel vaso procreativo. Solo quando rilascia i fiumi di sperma nel canale vaginale, lei si accorge che qualcosa non va per il verso giusto. Così la donna si sveglia in preda al panico, percependo con la massima chiarezza la violazione subìta. Pur non essendo l'atto sessuale realmente avvenuto (la consumazione è stata soltanto onirica), ha la stessa densità e concretezza di un abuso accaduto nella realtà di veglia. Oggi questi contenuti non passerebbero più. Un film così non si potrebbe più fare. La dittatura del pensiero unico politically correct e buonista lo vieta con più forza di quanto il Profeta vieti ai suoi fedeli di consumare la carne di porco, il sangue e le carogne. Quindi Dreamscape deve essere considerato un fossile, un residuo di un'epoca meno isterica e più liberale, che non sacrificava la creatività sull'altare di un rigore morale ipocrita e dell'impostura farisaica. Nessuna è stata davvero abusata nella realizzazione di Dreamscape, nemmeno nella finzione, tanto che alla fine del film la libidinosa protagonista si concede ben volentieri al suo drudo, al suo ganzo, accogliendo davvero il suo fallo tra le gambe e facendosi inondare di sperma. Tutto ciò sarebbe stato impossibile se l'intromissione onirica di Alex fosse stata uno stupro a tutti gli effetti, come vorrebbero le moderne convulsionarie. Per contro, nessuno avrebbe nulla da ridire sui crimini commessi da Tommy Ray Glatman, personaggio odioso e psicopatico che si introduceva nel sonno REM delle sue vittime allo scopo di commettere omicidio. Che dire poi dell'uccisione del brutto e cattivo Blair ad opera del fustaccione Alex Gardner, sempre tramite irruzione onirica? Per il momento tali azioni sono considerate irrilevanti anche da chi  inciterebbe l'attirice che ha interpretato Jane DeVries a unirsi alle forcaiole di MeToo. Per il momento, solo per il momento. Mala tempora currunt sed peiora parantur. Finirà così, che prima o poi qualcuno, armatosi della nociva dottrina della political correctness, affermerà che si dovrebbe abolire ogni descrizione di un omicidio, come se l'uccisione di un personaggio in un romanzo o in un film corrispondesse moralmente all'uccisione di una persona nel mondo reale! 


Un finale olomanista

Un elemento sorprendente fa la sua comparsa proprio alla fine del film. Quando la bella milf si concede ad Alex sul treno - meritata ricompensa dopo tante traversie - ecco irrompere nello scompartimento il controllore, che è proprio quello già visto nel precedente sogno di simile ambientazione! Come è possibile questo? Tutto si spiega soltanto ammettendo che l'intero universo in cui si svolge l'azione è illusorio. In altre parole, la realtà stessa è proprio una creazione di Alex Gardner, che è l'unico ad esistere davvero, mentre tutti gli altri personaggi sono soltanto sue proiezioni oniriche. Solipsismo Assoluto. Non c'è una contrapposizione tra sogno e realtà di veglia, ma tra diversi livelli di sogno, più o meno densi, più o meno articolati. Se non fosse per quest'unico indizio rivelatore, ossia l'uomo che controlla i biglietti sul treno, non avremmo avuto modo di comprendere tutto questo e la vicenda narrata sarebbe stata ben più banale.    

Curiosità varie  

La parte di Tommy Ray Glatman era stata offerta a Kevin Costner, che però ha rifiutato. Secondo quanto ho reperito nel Web, l'attore non avrebbe accettato la proposta perché non gli andava di interpretare un ruolo secondario. Credo piuttosto che non volesse sporcare la sua reputazione finendo identificato con un personaggio moralmente ripugnante. 

Nel bel mezzo del film doveva esserci una scena di sesso tra Alex e Jane, molto più polposa del loro incontro onirico, con i corpi avvinghiati in stato di completa nudità. Se ho ben compreso il contorto linguaggio delle fonti anglosassoni, la scena erotica è stata girata realmente ed è stata tagliata prima dell'uscita del film a causa di un improvviso inasprimento dei regolamenti censori.

Nel giro di un anno uscirono ben tre film incentrati sul rapporto tra realtà e sogno. Dreamscape fu preceduto da Brainstorm - Generazione elettronica (Brainstorm, Douglas Trumbull, 1983) e uscì simultaneamente a Nightmare - Dal profondo della notte (A Nightmare in Elm Street, 1984). L'idea in comune è la capacità di uccidere le persone in sogno.

Altre recensioni e reazioni nel Web: 

Questo è riportato sul sito The Science Fiction Encyclopedia (SFE): 

"In Dreamscape the penny-dreadful thriller plot is so ludicrous that it is only the dreams themselves that have much entertainment value. The effects are lively, especially in the climactic vision of Washington in flames after the Bomb."

Mi sono imbattuto in una perla su Rotten Tomatoes. Un recensore definisce il film di Ruben "leggero e spazzaturoso": 

"DREAMSCAPE is a perfect B movie for the 1980s: light and trashy, with political overtones and a blend of science fiction and paranoia, all calculated to provide fun for an audience disinclined to take matters seriously."

E ancora: 

"Made on a tight budget, the special effects are never very convincing, but the performances are all good. If you're willing to suspend disbelief, this is a neat thriller that's enjoyable from start to finish."  

Come spesso accade, il sito Filmtv.it è una vera miniera di pensieri frammentari e talvolta interessanti. Ne riporto alcuni.

Alfatocoferolo scrive: 

"Date le premesse roboanti ed i proclami grandiosi, mi aspettavo quasi un capolavoro. Invece è un filmetto che si basa su presupposti paranormali inutili, giacché sarebbero bastati quelle fantascientifici, e con un Densis Quaid così piacione da apparire irritante, tra sorrisini e ammiccamenti alla protagonista ed alle spettatrici adoranti. A parte questo, il film scorre bene, si sviluppa su linee tutto sommato non prevedibilissime ma soffre un po' la datazione, quanto ad effetti speciali. Guardabile." 

superficie 213 scrive:

"Un cult.Dreamscape e' una pellicola intelligente,originale e ben fatta.Certo essendo un film dei primi '80 ha qualche sequenza un po' datata e non tutto fila liscio - un po' troppo classico l'intrigo -,ma le belle scene oniriche,i bravissimi attori,la bella messa in scena,la fotografia cupa ed il finale valgono davvero la pena.Un gioiellino da riscoprire.The cell ha copiato tutto...o quasi."

movieman scrive:

""Dreamscape" s'impegna, si dà da fare, ma non riesce a fare presa o lasciare il segno. Colpa probabilmente di una premessa che nel 1984 appariva piuttosto campata in aria, e che a dirla tutta appare un tantino campata in aria pure oggi. Uscito nel 1984 così come il ben più noto primo "Nightmare" con Freddy Krueger. I due film si somigliano, senonché questo solo nel finale rivela i suoi lati più sinistri, ma è difficile dire se sia nato prima l'uovo o la gallina."

supidany scrive:

"“Dreamscape” è un cult che non gode dei riconoscimenti che invece merita, al contrario di altri film a sfondo fantascientico degli anni ottanta, tanto più visto che anticipa un tema poi elargito alla grande da “Inception”, ma l’idea originale ha un merito che non può essere accantonato (e con questo non intendo dire che Nolan sia partito da qui per il suo film), nonostante qualche enfatizzazione molto anni ottanta."

Giurista 81 scrive: 

"E’ il film dal quale è stato ispirato The Cell. Considerando che è dell’84 è veramente un buon film con ottimi effetti speciali e con un cast all’altezza della situazione. Particolarmente buona la parte finale del film e le idee, riprese anche recentemente, che in sogno tutto è possibile e che la morte nel sogno equivale a morte nella realtà. Per le idee sviluppate è un film più recente rispetto all’anno in cui è stato realizzato."

Che altro dire? Approfondiremo ogni questione quando recensiremo i film citati nelle recensioni di cui sopra:

Nightmare - Dal profondo della notte (Wes Craven, 1984) 
The Cell (Tarsem Singh, 2000)
Inception (Christopher Nolan, 2010) 

Aggiungiamone pure un altro, già citato:

Brainstorm - Generazione elettronica (Douglas Trumbull, 1983).

giovedì 18 aprile 2019


THE MOTHMAN PROPHECIES -
VOCI DALL'OMBRA

Titolo originale: The Mothman Prophecies 
Paese di produzione: Stati Uniti d'America
Anno: 2002
Lingua originale: Inglese
Durata: 119 min
Rapporto: 2,35 : 1
Genere: Thriller, fantascienza, orrore
Regia: Mark Pellington
Soggetto: John Keel
Sceneggiatura: Richard Hatem
Distribuzione in italiano: Medusa
Fotografia: Fred Murphy
Montaggio: Brian Berdan
Musiche: Tomandandy
Colonna sonora:
  Disco 1
    1. Half Light (single)
      2. Wake Up #37
      3. Haunted
      4. One and Only
      5. Collage
      6. Great Spaces
      7. Rolling Under
      8. Half Life
      9. Soul Systems Burn
     10. Half Light (tail credit)

  Disco 2
    1. Movement 1:
        Composed of 12 Members/ Retrace/ A New Home/ MRI/ Welcome To Point
        Pleasant
     2. Movement 2:
        Point Pleasant/ Seeing Strange Things/ It's a Voice and It's Saying, Do Not Be
        Afraid/ He's Wrong/ Denver 9
     3. Movement 3:
         I Had a Dream Like That/ Not From Human Vocal Chords/ Zone Of Fear/ Ring
         Ring/ Leek/ Leek Wouldn't See Me
     4. Movement 4:
         All At Once, I Understand, Everything/ Do You Know That Woman?/ The Tape
         Reveals/ We Are Not Allowed To Know
     5. Movement 5:
         It's How I Ended Up Here/ Airport/ I Have To Go
     6. Movement 6:
         We Have Dinner At 6, And We Open Presents At 8/ 12:00 Call
     7.  Movement 7:
         The Bridge
     8.  Movement 8:
          Mirror Drone/ John's Theme/ Cellos

Scenografia: Richard Hoover, Diana Stoughton
Costumi: Tommy Boyer, Monte Cholmeley-Jones, Diane
    Collins, Christopher Peterson, Susan Lyall
Trucco: LuAnn Claps, Mindy Hall, Roderick R. Carter, Patty
    Bell
Artista concettuale: Smith Harper Hutchings
Interpreti e personaggi
   Richard Gere: John Klein
   Laura Linney: Connie Mills
   Debra Messing: Mary Klein
   Will Patton: Gordon Smallwood
   Lucinda Jenney: Denise Smallwood
   Alan Bates: Alexander Leek
   Bob Tracey: Cyrus Bills
   David Eigenberg: Ed Fleischman
   Bill Laing: Indrid Cold, l'Uomo-Falena
   Mark Pellington: Indrid Cold, l'Uomo-Falena (voce)
   Mark Pellington: Il barista
   Tim Hartman: Sonny
   Rohn Thomas: Dott. Williams
   Murphy Dunne: Il governatore Rob McCallum 
   Betsy Zajko: Tory Pherris
   Sam Nicotero: Uomo sul ponte
Doppiatori italiani
   Mario Cordova: John Klein
   Claudia Catani: Connie Mills
   Alessandra Korompay: Mary Klein
   Luca Biagini: Gordon Smallwood
   Ugo Maria Morosi: Alexander Leek
Budget: 32 milioni di dollari USA 

Box office: 55,1 milioni di dollari USA
     (fonte: Box Office Mojo)
Divieti:  

   Vietato ai minori di 11 anni:
      Finlandia, Svezia
   Vietato ai minori di 12 anni:
     Germania, Portogallo, Canton Ginevra, Canton Vaud,
     Regno Unito;
   Vietato ai minori di 13 anni:
     Argentina e Spagna 
   Vietato ai minori di 14 anni:
     Perù
   Vietato ai minori di 15 anni:
     Danimarca, Norvegia, Corea del Sud
   Vietato ai minori di 16 anni:
     Ungheria, Islanda, Paesi Bassi, Cantone dei Grigioni.
  "PG" (parents cautioned suggested) per bambini con più di
      10 anni: Singapore
  "PG-13" (parents strongly cautioned): Stati Uniti d'America,
     Filippine 



Trama: 

John Klein è un brillante articolista del Washington Post, felicemente sposato con Mary, una splendida donna dalle chiome di un color tiziano scuro intenso. La vita della coppia sembra perfetta, ma all'improvviso accade l'irreparabile. È inverno, c'è il gelo. Durante un viaggio notturno in auto l'uomo e la sua consorte hanno un grave incidente. La donna, che è alla guida, perde il controllo della vettura cercando di evitare quella che vede come una figura volante nera, fatta d'ombra densissima, con occhi di brace come il Caronte di dantesca memoria. John rimane illeso, mentre Mary batte la testa contro il vetro e viene ricoverata in ospedale. Anche se le conseguenze dell'incidente in sé non sembrano gravi, le viene riscontrato un aggressivo tumore cerebrale, un glioblastoma, che la uccide rapidamente. Viene subito esclusa ogni correlazione tra il globlastoma e l'incidente: secondo i medici si tratterebbe di due eventi del tutto indipendenti. L'uomo è sconvolto dall'accaduto e non riesce a darsi una spiegazione. Quando la sua amata muore, John fruga tra i suoi effetti e scopre un diario con i disegni dell'entità oscura da lei fatti durante la degenza. Dopo due anni da questi eventi traumatici, il protagonista si perde nella notte durante un difficile viaggio in auto in West Virginia, accorgendosi di essere giunto fino a Point Pleasant, un sito sperduto nel buco del culo del mondo, collocato su qualche emorroide ctonia alla confluenza tra i lutulenti fiumi Ohio e Kanawha. Il punto è che quella località desolata è lontana centinaia di chilometri dalla destinazione del giornalista, che voleva intervistare il governatore della Virginia a Richmond. Siccome la macchina si è rotta, John è costretto a proseguire a piedi nelle tenebre infernali fino a giungere a una vicina casa. Il proprietario della stamberga, un energumeno paccianesco e biondiccio di nome Gordon Smallwood, accoglie il forestiero con un fucile, urlandogli male parole. Arriva l'ufficiale di polizia, la bionda e robusta Connie Mills, che cerca di portare l'esagitato Smallwood a più miti consigli. Ecco che si viene a scoprire una verità piuttosto inquietante. Il pitecantropo furente afferma infatti che è la terza notte consecutiva che lo stesso individuo, proprio John Klein, bussa alla sua porta alle 2:30 precise chiedendogli di usare il telefono. Questo fatto è di per sé sconvolgente: fa pensare a un circuito temporale chiuso in cui il reporter è imprigionato in sua insaputa. L'ufficiale porta la calma e accompagna lo sconvolto giornalista a un motel, lasciandolo solo con i suoi pensieri - non prima di avergli menzionato un dettaglio di non poco conto: negli ultimi tempi gli abitanti di Point Pleasant sono ossessionati da strani accadimenti, di cui non è possibile fornire alcuna spiegazione razionale. John non si allontana dal borgo, nonostante le insistenze di un suo collega che continua a telefonargli: parlando con la gente del luogo scopre che il motivo dell'inquietudine generale consiste nelle apparizioni di una cratura notturna, che è proprio l'Uomo-Falena visto e disegnato dalla sua defunta moglie. La stessa Connie ha avuto una visione molto vivida di se stessa in procinto di affogare in acque profonde, mentre una voce la invitava a svegliarsi, chiamandola "numero 37". Il giorno dopo il frenetico Gordon Smallwood incontra John in paese e gli rivela di aver sentito una voce proveniente dal lavandino. "A Denver moriranno in 99", questo è il messaggio che gli è stato trasmesso. Mentre John e Gordon mangiano in una tavola calda, la televisione dà la notizia di un disastro aereo proprio a Denver. Anche il numero dei morti è esatto: sono proprio 99! La notte seguente si aggiunge un'altra inquietante informazione: tutti questi eventi sinistri sono emanazioni di un essere il cui nome è Indrid Cold. John Klein può soltanto procedere nella sua discesa agli Inferi, cercando di decifrare la volontà di quell'entità demoniaca. Non è un'impresa facile. Nel frattempo prende forma lo spettro di una catastrofe incombente su Point Pleasant. La tensione è massima, fino al colpo di scena finale.  

Recensione: 

Il film di Pellington si basa sull'omonimo libro dell'occultista, ufologo e complottista John Alva Keel, The Mothman Prophecies (1975), che conobbe un certo successo negli USA. In estrema sintesi si tratta del resoconto delle indagini che l'autore ha compiuto in West Virginia sul teatro delle supposte apparizioni di una creatura umanoide alata da lui denominata Uomo-Falena. Keel afferma di aver ricevuto proprio a Point Pleasant alcune telefonate inquietanti. Nel libro in questione, tutti questi portenti funesti sono connessi ad avvistamenti di oggetti volanti non identificati, al ritrovamento di bestiame mutilato, ma soprattutto al crollo di un importante ponte sul fiume Ohio, il Silver Bridge, nel dicembre del 1967. Lo stesso Keel ha plasmato il concetto di Man in Black (MIB) e lo ha grandemente diffuso. Il regista di Baltimora ha plasmato da questa sostanza informe una lega metallica immortale, che irradierà il suo fulgore fino al Giudizio! Ogni impurità presente nel materiale di origine è stata sottoposta alla Prova del Fuoco e si è dileguata. Consiglio a tutti la visione di questo capolavoro imperituro! 

Keel e il Cristianesimo

Le profezie dell'Uomo-Falena sono più gravi di una cappa di piombo e hanno tutte le caratteristiche dell'ineluttabilità. Non c'è alcuna possibilità di sfuggire. I contattati lo sanno per certo: il futuro è chiuso, fissato, predeterminato e vige la predestinazione. "È tutto vero", conferma la voce di Gordon Smallwood, parlando dall'Oltretomba. Ogni parola ricevuta è destinata ad avverarsi, in modo infallibile. L'entità di Tenebra, secondo l'occultista Alexander Leek, non sarebbe davvero superiore all'essere umano, ma vedrebbe più lontano, avendo così la visuale di un uomo che sta sul tetto di un grattacielo. Proprio questa sarebbe la radice delle sue capacità profetiche. Se l'Uomo-Falena afferma che 99 persone moriranno a Denver, è perché egli può vedere nitidamente il futuro prossimo, in cui l'incidente aereo avverrà, riportandone la descrizione come se si trattasse di un evento presente. Tutto parrebbe chiaro. Subito dopo, John Klein chiede a Leek perché il demone non parla in modo chiaro agli umani. La risposta contraddice quanto appena detto! L'Uomo-Falena, essendo superiore agli esseri umani, non è in grado di farsi intendere, proprio come un uomo non può comunicare con gli scarafaggi. La prima affermazione (egli non è superiore agli umani, ha solo una visuale più ampia) contraddice in modo stridente la seconda (egli sta agli umani come questi agli scarafaggi, quindi è a loro superiore). John Klein, duramente provato dagli eventi, non sembra rendersi conto di questa antinomia insanabile. Si può credere che Leek cerchi di far convivere nella propria mente due visioni del mondo incompatibili. Anche se egli nega in modo esplicito e reciso che l'Uomo-Falena sia Dio, la sua interpretazione risente della dottrina cattolica della prescienza divina (quella di Dio che sa in anticipo ma non predestina). Al contempo, all'emissario delle Ombre è attribuita una distanza dall'umanità maggiore di quella che la separa da Dio. Non si è forse Dio fatto uomo, stando ai dogmi di tutte le confessioni cristiane? Quindi Dio non è poi tanto lontano dall'uomo. Eppure l'uomo non può farsi scarafaggio. Quindi il Cristianesimo è iper-ottimista: ammette un Dio che dista  dagli umani meno di quanto questi distano dagli scarafaggi. Una religione il cui Dio fosse come Indrid Cold non sarebbe tanto ottimista: tale essere può solo simulare una comunicazione con le sue vittime, per farle perdere e annientare le loro vite. 

Keel vs. King & Cronenberg 

Alla fine del film si capisce che l'ontologia temporale è in tutto e per tutto simile a quella decritta nel film di David Cronenberg La Zona Morta e nel romanzo di Stephen King da cui è stato tratto. In altre parole, il futuro è aperto e non vige la predestinazione. Esiste cioè una possibilità, per quanto esigua, di modificare gli eventi rivelati dall'Uomo-Falena. Basta seguire attentamente le sequenze della pellicola di Pellington per capirlo al volo. La bionda e imperiosa sceriffa Connie Mills vede se stessa sprofondare nelle acque gelide, incapace di opporre resistenza all'annegamento, mentre una voce le dice: "Svegliati, numero 37". Il significato della visione e della voce rimane oscuro fino al finale. Crollato il ponte e tratta in salvo la donna, un uomo dei soccorsi menziona il numero delle vittime del disastro: sono 36. Connie avrebbe dovuto essere la trentasettesima. Il punto è che John Klein è accorso sul teatro della tragedia in tempo per eseguire il salvataggio, eludendo gli inganni di Indrid Cold. L'entità aliena aveva infatti progettato di intrattenere il giornalista in una lunga telefonata, imitando la voce di Mary. Orbene, è stata la stessa Connie con una telefonata, a convincere il protagonista della natura fallace di ogni manifestazione della defunta. Così, spinto da un impulso incoercibile, John ha deciso di non guardarsi alle spalle e di precipitarsi a Point Pleasant per passare il Natale assieme a Connie. Se non si fosse lasciato convincere, la bionda ufficiale di polizia sarebbe sicuramente affogata nelle profondità del fiume Ohio. Nel film di Cronenberg, La Zona Morta, viene evitata l'Apocalisse Nucleare. Qui viene tratta in salvo una singola donna e grazie a lei un uomo trova una via di uscita dalla disperazione che minacciava di stritolarlo. Conseguenze globali contro conseguenze individuali. Tuttavia il concetto di futuro e di propagazione degli eventi è il medesimo nelle due opere. Bizzarro che in entrambe le narrazioni il protagonista si chiami John. 


Un groviglio di contraddizioni insanabili 

In un'altra occasione il protagonista oppone una significativa resistenza al suo persecutore. Sapendo che ci sarà una tremenda disgrazia sul fiume Ohio, John interpreta la profezia in modo errato, pensando che si tratti di un incidente catastrofico in un grande impianto chimico. Venuto a sapere che il governatore della Virginia sarà a Point Pleasant a visitare proprio quello stabilimento, egli vede come in un lampo il proprio tentativo fallimentare di dissuadere il politicante dal recarsi alla sua destinazione. Nel film mentale che il giornalista si spara nel cervello, l'avvertimento passa per la prova della complicità in un attentato, nella collocazione di una bomba. I suoi tentativi di spiegare il pericolo, uniti a esagitazione, fanno sì che sia allontanato in malo modo dalle guardie del corpo e destinato a un trattamento psichiatrico. Non è difficile capire che nell'agenda di un uomo di potere non possa esserci il benché minimo posto per le visioni dei profeti. Il punto è che John Klein si rifiuta di recarsi al rendez-vous con il governatore, vanificando la previsione del futuro che era scattata nella sua mente. Anche questo episodio confuta l'ontologia temporale a futuro chiuso. Il problema che si pone è un altro: se una visione del futuro non si avvera, quale ne è l'origine? Dove si sono originate le seguenze di eventi che non si realizzeranno, ma che al profeta appaiono reali? L'ontologia temporale A-eternista a futuri ramificati parrebbe la più adatta a spiegare questo genere di cose. Anche così bisognerà capire come fanno ramificazioni diverse del futuro (o futuri possibili) a interferire col presente.   

Carlo Rovelli e la Natura del Tempo

Il problema della dignità ontologica del futuro resta insoluto e genera infinite contraddizioni. Forse bisogna pensare il concetto stesso di futuro in modo differente. Un aiuto viene senz'altro dagli studi di Carlo Rovelli. La lettura del suo saggio L'ordine del tempo (pubblicato da Adelphi nel 2017) mi è stata di un'estrema utilità. Il futuro è entropia. Il futuro consiste in tutto ciò che è sfocato. Non è altro che la collezione di tutte quelle variabili fisiche il cui valore noi non siamo in grado di determinare. Se io conoscessi tutto ciò che accade in questo momento nell'area di un chilometro quadrato, centrata proprio nel punto in cui mi trovo, saprei bene se una minaccia incombe su di me oppure no. Solo per fare un esempio, saprei per certo che non esistono malviventi pronti a colpirmi, così potrei andare in giro tranquillamente senza alcun pensiero. Se questa sicurezza non esiste nella nostra vita quotidiana, è soltanto perché la nostra visuale è estremamente limitata. Noi non sappiamo se qualche minaccia sta per caderci addosso, così procediamo pieni di paure. 

Alcune considerazioni linguistiche 

Si noti che il titolo è The Mothman Prophecies, non The Mothman's Prophecies: manca il famoso genitivo sassone, che in questo contesto sarebbe senz'altro appropriato.  Non ho una spiegazione chiara di questo fenomeno. Sembra che anche gli anglosassoni siano spesso in imbarazzo. Pur riportando correttamente il titolo sui siti web, spesso nelle recensioni si parla delle profezie di Indrid Cold usando la forma col genitivo sassone. Così ad esempio nella sua recensione sul sito Po(o)p Matters, Todd R. Ramlow scrive: "Against her human fatalism, the mothman's prophecies are confusing".Il toponimo Point Pleasant è un tipico esempio di aggettivo posposto (postpositive adjective o postnominal adjective). Quando ero un moccioso condannato alla realtà carceraria chiamata "scuola", la pedantissima insegnante di inglese, A., affermava in continuazione che nella lingua di Albione esisterebbe una sola circostanza in cui l'aggettivo segue il nome: poet laureate "poeta laureato". Ebbene, questo dogma del sistema scolastico italiano è falso. Ha molto meno valore delle feci di un cane. Vediamo di enumerare alcuni esempi significativi: God Almighty, Evil incarnate, Devil incarnate, Christ everlasting, love everlasting, life everlasting, battle royal, body corporate, body politic, heir presumptive, knight errant, time immemorial, attorney general, Astronomer Royal, minister plenipotentiary, prince regent, prince consort, sergeant major, Alcoholics Anonymous, Amnesty International, Generation Next, Church Universal and Triumphant, Code Amber, Code Black, Code Orange, Code Red, agent provocateur, language isolate, persons unknown, etc. Le occorrenze sono davvero tante! E che dire di Mission Impossible?       

Si capisce che il nominativo dell'occultista Alexander Leek è stato ottenuto in qualche modo invertendo il cognome di John Keel e modificando Alva in Alexander. Nel Back Slang, l'inglese  pronunciato al contrario, Keel diventa naturalmente Leek, proprio come God diventa Dog. Gli immortali Death in June lo hanno sempre saputo, per questo cantavano:

Strike at the Heart of Hope
Where Panic Stirs the Will
We Hear Dog's Blessing
This Sleepless Night Torture
We Pray for its Ending
We Push for the Slaughter
Of a Broken Faith Missing
Of a Passing Love Dying
We Start Afresh
For Love and For Death

La canzone si intitola Punishment initiation. È stata ispirata dai rituali di iniziazione dell'Ordine del Sole Nero. Spesso mi vengono in mente le sue note, con un inisistente abbaiare in sottofondo quando si menziona il Cane. Sì, noi sentiamo la Benedizione del Cane! 

Indrid Cold è un antroponimo alieno che rivela molte cose ben strane. Qual è la sua vera origine? Nessuno lo sa. Sembra evidente che Cold non è un cognome anglosassone e non ha la sua radice nella nota parola che indica il freddo. Altra domanda inquietante. Indrid Cold è reale? Esiste davvero? Vediamo di trovare una risposta a questo interrogativo. 


Il caso Indrid Cold 

Nel film è stato operato un bizzarro sincretismo. L'Uomo-Falena e Indrid Cold erano in origine due entità distinte, che Pellington ha fuso in un solo essere. Con geniale intuizione, egli ha deciso che il nome dell'Uomo-Falena dovesse essere proprio Indrid Cold. Per spiegare le incongruenze nell'aspetto e nelle caratteristiche salienti dei due esseri spettrali, ha fatto ricorso a un callido stratagemma, facendo affermare all'Uomo-Falena-Cold che ogni essere umano a cui appare gli dà una forma diversa, non avendone egli una propria. Le leggende su Indrid Cold sono alquanto diffuse negli States e in particolare nella West Virginia. Egli è descritto come un alieno umanoide proveniente dal pianeta Lanulos, situato nella galassia di Genemedes, a 14,6 anni luce dalla Terra. Sua caratteristica è un sorriso permanente, fuori contesto e quindi raggelante. Queste confuse informazioni sarebbero state trasmesse telepaticamente al primo "contattato", un certo Woodrow Derenberger di Mineral Wells (West Virginia). Il messaggio è impregnato di ignoranza popolare e di fantascienza spicciola. Genemedes è una chiara alterazione di Ganymede (nome di un satellite gioviano); il termine "galassia" non è appropriato, un alieno avrebbe dovuto parlare di "sistema stellare". Correva il giorno 2 del mese di novembre dell'anno 1966. Il luogo dell'apparizione di Indrid Cold a Derenberger non era poi così lontano da Point Pleasant, teatro degli avvistamenti dell'Uomo-Falena dal 12 novembre del 1966 al 15 dicembre del 1967 (proprio quando compivo il mio primo anno di vita). Una continguità spaziotemporale che deve aver ispirato il regista. Eppure John Keel non credette mai a quanto riportato da Derenberger, che anzi riteneva un impostore. Lo scrittore complottista non ha mai collegato Indrid Cold all'Uomo-Falena: questa identificazione è in tutto e per tutto farina del sacco di Pellington. Altro fatto degno di nota, il film non prende posizione sulla natura di Indrid Cold. Non ci dice se davvero si tratta di un alieno piovuto sulla Terra da una remota galassia o se sia piuttosto qualcosa di soprannaturale, un demone, uno spettro o un non-morto. Il genio della pellicola è proprio questa scelta di mantenere indeterminata l'essenza stessa di ciò che viene dall'Ombra. Se sapessimo tutto sull'Uomo-Falena-Cold, di certo l'intera vicenda scadrebbe nel banale, nello scontato. Così invece il brivido terrorizzante invade lo spettatore, proprio perché ogni strumento d'indagine e di analisi può soltanto essere inefficace. L'universo a cui l'entità appartiene è sfocato, inconoscibile, in altre parole è entropia. Todd R. Ramlow scrive a questo proposito: "Alien? Supernatural entity? Who knows? It makes the scary stuff even scarier not to have "the answer" and makes for an affecting film that leaves you wondering long after the credits roll." Il punto è che la risposta non è soltanto sconosciuta per difficoltà di osservazione, per mancanza di una buona visuale: è proprio inconoscibile per intrinseca oscurità ontologica, perché non ne esiste la definizione.   

La Morte è una Cesura 

Ineluttabile. Eterna. Assoluta. Irreversibile. Questa è la Morte. Questo è il Pungiglione di Thanatos, l'Artiglio di Azrael, checché ne possano dire gli spiritisti e altri malfattori similari. Questo vale qualsiasi cosa possa essere (o non essere) delle persone defunte. Checché ne possano dire i religiosi, che ritengono i Morti capaci di spiarci in ogni nostra azione, anche in quella più piccola e insignificante. Per loro i Morti conservano ogni caratteristica biologica dei viventi, mantenendo intatta la complessa architettura umana delle parentele, delle ramificazioni familiari - con tutte le schifose meschinità che ne conseguono. Così ecco che la madre di un uomo vivente resterebbe sua madre anche nell'Oltretomba, con tanto di pretese di possesso. Una madre-padrona eterna. Perché, si capisce, quell'uomo per lei è ancora un bambino. Allo stesso modo, una donna sopravvissuta al marito sarebbe perseguitata dallo spirito del morto, che continuerebbe ad aleggiare intorno a lei, spiandola quando va al gabinetto, indagando i dettagli di ogni sua singola defecazione, sondando la sua mente mentre lei si masturba, riuscendo a cogliere tutto sul cazzone a cui sta pensando. Ecco, il marito defunto e geloso riuscirebbe a entrare nel cervello dell'ex moglie, della vedova, sentendo che lei farebbe un pompino a un amante, cosa che non ha mai fatto a lui, il legittimo consorte! Ecco, sentirebbe ciò che lei desidera: quel fallo estraneo, rubizzo e tumefatto, ben più grande di quello che lui - il marito - aveva in vita! E tutto questo macabro spionaggio non dovrebbe fare un po' schifo? Ecco, questo è il cattolicume. Queste sono, più in generale, le scorie del Cristianesimo - derivanti dal suo adattamento al pensiero magico-superstizioso delle masse. Gli esempi che ho potuto raccogliere nel corso della mia esistenza sono numerosi. Una volta F., un bergamascone ottuso, mi disse: "Guarda che da lassù il tuo babbo ti guarda, pòta!". Detto tra noi, non vorrei mai che una cosa simile accadesse. L'idea che sta dietro a una simile visione dell'universo non è nemmeno cristiana: è neolitica, arcaica, livida, opprimente, desolante. Non sarebbe meglio pensare all'annientamento dell'essere di una persona quando muore? A me la dissoluzione di chi trapassa darebbe più sollievo. 

Qualche considerazione sull'Amore 

Guardando il film di Pellington, sento vibrare in me la disperazione del protagonista e non la distinguo dall'Amore che prova per la moglie defunta. Il concetto portante è a mio avviso questo: l'Amore si identifica con ciò che non è raggiungibile. Così quando due sono felici in vita, la loro condizione mi sembra qualcosa di banale. Quando la Grande Cesura giunge a separarli e subentra l'impossibilità di qualsiasi contatto, ne nasce qualcosa d'interessante. In fondo il sentimento per una persona che riamava ma che è morta tragicamente non è così dissimile dall'amore per una persona viva che non riama - e che è allo stesso identico modo eternamente distante. Alle genti queste cose in genere non piacciono affatto. In particolar modo dispiacciono al gentil sesso, che odia chi si consuma nell'impossibilità. L'etichetta che viene affissa all'uomo disperato è sempre la stessa: "SFIGATO". Ecco che Connie nel finale rappresenta tutta questa avversione. Dovere dell'uomo disperato è, a suo dire, gettare alle ortiche ogni suo stato d'animo "negativo" per congiungersi al "Grande Flusso della Vita". A questo scopo non è necessario che una donna susciti grandi sentimenti: basta che il fallo eretto le entri nel vaso procreativo e lo riempia di sperma.