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giovedì 21 luglio 2022


BARBARELLA
 

Titolo originale: Barbarella 
Paese di produzione: Francia
, Italia 
Lingua originale: Inglese, italiano 
Anno: 1968
Durata: 98 min
Dati tecnici: Technicolor
    rapporto: 2,35:1
Genere: Commedia, fantascienza 
Sottogenere: Space opera
Regia: Roger Vadim
Soggetto: Jean-Claude Forest
Sceneggiatura: Terry Southern, Roger Vadim,
      Jean-Claude Forest, Vittorio Bonicelli
Produttore: Dino De Laurentiis 
Coproduttore: Henri Michaud (non accreditato) 
Fotografia: Claude Renoir
Montaggio: Victoria Mercanton
Musiche: James Campbell, Bob Crewe, Charles Fox,
      Michel Magne
Scenografia: Mario Garbuglia, Jean-Claude Forest 
     (consulenza artistica) 
Costumi: Jacques Fonteray, costume verde ispirato
     da Paco Rabanne; Giulio Coltellacci (non accreditato) 
Trucco: Amalia Paoletti, Euclide Santoli 
Effetti speciali: Gérard Cogan, Augie Lohman, Thierry
     Vincent-Fargo, Carlo De Marchis (non accreditato), 
     Carlo Rambaldi (non accreditato) 
Effetti ottici: Charls Staffell
Stuntmen: Patrizia Mannoia, Rico Lopez, Fabio Testi 
Dipartimento sonoro: David Hildyard, Primiano Muratori, 
    Vittorio Trentini 
Interpreti e personaggi: 
    Jane Fonda: Barbarella
    John Phillip Law: L'Angelo Pygar
    Anita Pallenberg: La Regina Nera, Gran Tiranno di Sogo 
    Milo O'Shea: Concierge / Durand Durand
    Marcel Marceau: Professor Ping
    Claude Dauphin: Presidente della Terra
    Ugo Tognazzi: Mark Hand, l'Acchiappabimbe 
    David Hemmings: Dildano
    Giancarlo Cobelli: Rivoluzionario
    Serge Marquand: Capitano Sole 
    Véronique Vendell: Capitano Luna 
    Nino Musco: Il Generale 
    Franco Gulà: Il suicida (scena tagliata) 
    Catherine Chevallier: Stomoxys 
    Maria Therese Chevallier: Glossina 
    Umberto Di Grazia: Cittadino di Sogo 
    Honey Autumn: Ancella calva della Corte di Sogo 
    Silvana Bacci: Ragazza di Sogo (non accreditata) 
    Aurora Battista: Ragazza di Sogo (non accreditata) 
    Vita Borg: Incantatrice (non accreditata) 
    Chantal Cachin: Rivoluzionaria (non accreditata) 
    Giuseppe Castellano: Uomo fulvo barbuto (non accreditato) 
    Altiero Di Giovanni: Uomo trasparente (non accreditato) 
    Fabienne Fabre: Donna-Albero (non accreditata) 
    Sergio Ferrero: Messaggero del Gran Tiranno
        (non accreditato) 
    Giorgio Gruden: Sacerdote (non accreditato) 
    Susan Moren: Schiava (non accreditata)
    Maria Teresa Orsini: Ragazza suicida (non accreditato) 
    Talitha Pol: Ragazza che fuma la pipa (non accreditata) 
    Fred Robsahm: Assistente di Dildano (non accreditato) 
    Angelo Susani: Uomo barbuto che affronta Barbarella a Sogo 
        (non accreditato)
    Romolo Valli: Rapitore di Sogo (non accreditato)
Doppiatori italiani: 
    Maria Pia Di Meo: Barbarella 
    Pino Colizzi: L'Angelo Pygar
    Anna Miserocchi: La Regina Nera, Gran Tiranno di Sogo
    Giuseppe Rinaldi: Concierge/Durand Durand
    Stefano Sibaldi: Professor Ping
    Luigi Vannucchi: Presidente della Terra
    Oreste Lionello: Dildano 
    Alighiero Noschese: Alfa 7 (voce) 

Trama: 
In un futuro non specificato, probabilmente intorno al 40.000 d.C.,  la bionda e sensualissima Barbarella, un'avventuriera spaziale, viene inviata dal canuto Presidente della Terra in una pericolosa missione, con l'obiettivo di recuperare lo scienziato pazzo Durand Durand. Questo maligno Durand Durand, rifugiatosi nel sistema planetario di Tau Ceti, è l'inventore del raggio positronico, un'arma alimentata dal laser verde, che i leader della Terra temono possa causare distruzione di massa e spaventosi genocidi. Barbarella precipita sul 16° pianeta del sistema Tau Ceti in una zona glaciale, perde i sensi e viene raggiunta da due bambine terribili, che la legano e la attaccano ai rottami dell'astronave usando bambole meccaniche con denti affilati come rasoi. A salvare Barbarella sopraggiunge l'ipertricotico Mark Hand, che è il pantagruelico e gargantuesco Tognazzi! Questo essere esercita la dubbia professione di "Acchiappabimbe", pattugliando il ghiaccio alla ricerca di bambini (ab)erranti. Mark Hand-Tognazzi dice alla donna terrestre che Durand Durand si trova nella perversa città di Sogo e le offre un passaggio alla sua nave con la sua "barca sul ghiaccio". Quando Barbarella si offre di ripagarlo, Mark Hand-Tognazzi le chiede di fare sesso con lui. Barbarella è confusa poiché i Terrestri non hanno più un contatto fisico intimo con chicchessia; invece, prendono apposite pillole e congiungono le mani fino a quando non viene raggiunto una sensazione di brivido chiamata "sincro". Il tognazzesco Mark Hand dice che non gli interessa e le suggerisce invece di fare sesso nel suo letto. Barbarella cede e viene penetrata dall'immenso cazzone dell'uomo, prende il suo sperma nella gafi e si diverte moltissimo. La consumazione del rapporto non la priva della sua ingenuità virginale: ammette di capire perché il sesso è considerato "primitivo" e "fonte di distrazione" sulla Terra. 
Barbarella, cercando di lasciare il pianeta, si schianta in un labirinto in cui vegetano gli emarginati che sono stati condannati dal potere Sogo. Viene trovata da Pygar, un angelo cieco e biondo che ha perso la capacità di volare. L'Angelo Pygar la presenta al Professor Ping, un attempato comunista che si offre di riparare la sua nave - compito tutt'altro che facile. Quindi l'antropoide alato porta Barbarella a Sogo, un covo di violenza e dissolutezza, dopo che lei gli ha ripristinato la voglia di volare consumando un rapporto sessuale con lui (e in particolare facendogli rizzare l'alimuscolo). L'Angelo Pygar e Barbarella vengono catturati dalla Regina Nera di Sogo, che porta il titolo di Gran Tiranno, e dal suo "Concierge", che descrive il Mathmos: energia vivente in forma liquida e simile a magma, alimentata dai pensieri malvagi, in grado di pervadere ogni cosa. Questo Mathmos è utilizzato come fonte di energia nella perversa città sodomitica, che sorge proprio sopra di esso, su un immenso lago che ne è pieno fin quasi a tracimare. L'Angelo Pygar, che in una precedente occasione era stato accecato dai Sogoiti, ora subisce una finta crocifissione e qualcuno gli infila il cazzone eretto nel deretano! Barbarella viene messa in una gabbia, dove centinaia di uccelli si preparano ad attaccarla. Viene salvata in extremis da Dildano, leader della resistenza locale (no, non è un dildo nell'ano, è un rivoluzionario comunista) - che subito la aiuta nella sua ricerca di Durand Durand. Dildano le dà una chiave invisibile per la Camera dei Sogni della Regina Nera, dove la sovrana dorme sognando: in quello stato non è protetta dalle sue guardie ed è vulnerabile. Può essere presa prigioniera, cosa che risolverebbe non pochi problemi.   
Ritornata a Sogo, Barbarella viene prontamente catturata dal "Concierge", che la inserisce nella "Macchina Exsexsive", uno strumento simile a un organo che induce un piacere sessuale così intenso da risultare fatale. Contro ogni aspettativa, Barbarella sopravvive alla macchina e la fa andare in tilt, incendiandola. Il "Concierge", scioccato dalla distruzione del suo perverso marchingegno sadico, si rivela essere proprio lo scienziato pazzo Durand Durand. Barbarella è sorpresa perché l'uomo ha solo 25 anni, pur essendo invecchiato moltissimo: si tratta di un evidente effetto collaterale dell'esposizione al Mathmos. Durand Durand vuole rovesciare la Regina Nera e diventare il nuovo sovrano di Sogo, il che richiede l'uso del suo raggio positronico come strumento repressivo, oltre all'accesso alla Camera dei Sogni della Regina. Quindi Durand Durand porta la sprovveduta Barbarella fino alla Camera dei Sogni, la inganna e la chiude dentro con la chiave invisibile che le aveva dato Dildano, non prima di essersi impadronito anche di quella originale. 
Barbarella, imprigionata senza possibilità di uscire, vede la Regina Nera, che le racconta di essere minacciata da una terribile profezia: quando nella Camera dei Sogni ci sarà un'altra persona oltre a lei, il Mathmos emergerà e divorerà ogni cosa. Durand Durand prende il controllo di Sogo mentre Dildano e i suoi ribelli iniziano il loro attacco alla città. Servendosi del raggio positronico, verde come la menta, li spedisce tutti nella Quarta Dimensione - un viaggio da cui non c'è ritorno. La Regina Nera reagisce rilasciando il Mathmos per distruggere la città. Durand Durand, ormai ridotto alla follia più completa, perde il controllo della situazione e soccombe, ardendo tra le fiamme. A causa dell'innocenza di Barbarella, il malvagio magma eruttato dalle profondità di Sogo forma una bolla protettiva attorno a lei e alla Regina Nera, espellendole in sicurezza dalle viscere del Regno Ctonio. Le due donne trovano l'Angelo Pygar, che le stringe tra le braccia, le solleva e vola via. Quando Barbarella chiede a Pygar perché ha salvato una carnefice che lo ha fatto accecare e lo sottoposto ad atroci torture, lui le risponde che un angelo non ha memoria del passato: la sua essenza è Amore. 


Recensione: 
Sì! Questa è in buona sostanza la storia di un'ingenua vergine che dalla Terra arriva su un remoto pianeta di Tau Ceti per farsi deflorare da Tognazzi! Quindi possiamo dire che Barbarella rientra a tutti gli effetti tra i film tognazzeschi! Subito, guardando la pellicola, salta agli occhi qualcosa di abbastanza inconsueto. Età mentale della protagonista: 8 anni. Non sto facendo ironia, la mia è la semplice descrizione di un dato di fatto. Si ha la contraddizione stridente, quasi scandalosa, tra un corpo femminile perfettamente adulto e una mente poco sviluppata, che può soltanto essere definita puerile. Nei tempi in cui viviamo, questo potrebbe essere un problema. All'epoca era una cosa del tutto normale e nessuno spettatore di sesso maschile ne sarebbe rimasto infastidito. 
Vadim spinse la moglie a interpretare la pellicola perché vedeva nella fantascienza una grande opportunità in continua espansione. Era un uomo molto pragmatico, in grado di capire subito ciò che gli sarebbe tornato utile. Le sue opinioni sul genere fantascientifico, per cui non nutriva alcuna stima, erano a dir poco deprimenti e in un'occasione le espresse con queste parole: "Nella fantascienza, la tecnologia è tutto... I personaggi sono così noiosi, non hanno psicologia. Voglio fare questo film come se fossi arrivato su uno strano pianeta con la macchina fotografica direttamente sulla spalla, come se fossi un giornalista che fa un cinegiornale." Al contempo, non volendo che la moglie si slinguazzasse con estranei e che sentisse la loro turgidità, si è inventato la storia della "vamp infantile". Questa bizzarria, forse unica nella storia della Settima Arte, avrebbe quindi avuto origine dalla gelosia del regista, unica componente in grado di temperare il suo cinismo. Per paradosso, il matrimonio di Vadim con la Fonda finì nel 1973, perché lui le metteva le corna! 
Anche i dettagli in apparenza più insignificanti hanno la loro importanza. Alighiero Noschese è colui che canta la sveglia a Barbarella nella versione italiana, intonando le seguenti parole: "Alfa 7, Alfa bù! Barbarella, salta su!" Certo, può sembrare una cosa piuttosto infantile, ma non dobbiamo mai dimenticarci che Noschese aveva le palle di granito: ha nascosto una pistola in una cavità di un albero, poi l'ha presa, si è seduto su una panchina e si è sparato una pallottola nel cranio! Con questo gesto eroico, si è sottratto a lunghi anni di agonia e di strazio! Sia sempre onore! 
Il film di Vadim è stato tratto da un fumetto seriale pubblicato su una rivista maschile francese all'inizio degli anni '60 del XX secolo. Creato dall'artista Jean-Claude Forest, questo fumetto era ispirato alla procace figura di Brigitte Bardot. Per questo motivo, proprio alla Bardot è stato proposto di interpretare Barbarella, ma lei ha rifiutato, dicendo che non era più interessata a recitare ruoli sexy. Si era stancata della "sessualizzazione" e già da anni era una combattiva attivista per i diritti degli animali, vegetariana, fortemente impegnata. Non era gradita a tutti e nel corso della sua vita è stata fatta oggetto di campagne d'odio, guadagnandosi addirittura epiteti come "fascista", "camicia nera" e "nazista". Subito dopo il rifiuto della Bardot, la parte di Barbarella fu offerta a Sophia Loren, che non accettò perché non si sentiva adatta, essendo in stato di gravidanza. Fu a questo punto che Vadim arrivò a concepire la sua contorta architettura mentale e a proporre la parte alla moglie. Tra l'altro Vadim aveva iniziato una relazione con la Bardot, ai tempi sedicenne, sposandola nel 1952 e divorziando nel 1957. Non è certo una coincidenza il fatto che abbia cercato di farne la protagonista del film. 

Il problema fondante delle space opera

Lo spogliarello di Barbarella all'inizio del film è stato notato da tutti. A non essere state notate sono le mancanze relative all'igiene personale. Barbarella, rientrata nell'astronave e spogliatasi della tuta spaziale, non entra in un gabinetto. Non si lava. Si stende sul giaciglio trasparente e dorme ininterrottamente per un periodo di 154 ore (poco più di 6 giorni). Quando viene destata dalla voce del computer Alfa 7, si limita a bere una specie di soluzione salina violacea, immagino per riequilibrare gli elettroliti. Non ingerisce alcun cibo solido e nemmeno delle pastiglie. Non va ad orinare e  ad evacuare. Ancora una volta non si lava. Non si passa nemmeno un panno umido. Poi, per tutta la durata del film, non si nota alcuna azione connessa con la nutrizione e con la rimozione di residui. Mi rendo conto che le regole del cinema americano impongano di non indugiare troppo su azioni considerate "banali", "abituali", "quotidiane", o addirittura di ometterle del tutto, eppure mi sembra che questa scelta crei una sensazione di eccessivo distacco dalla realtà. Negli spettatori si è creata l'idea di un mondo fatato in cui i corpi non hanno necessità, sono sempre puliti e possono continuare a funzionare a ciclo continuo!   


Etimologia di Sogo 

Il nome della città malvagia di Sogo (che qualcuno scrive SoGo, con la maiuscola mediana), nelle intenzioni del suo ideatore è un'abbreviazione dei nomi delle città bibliche di Sodoma e Gomorra. In altre parole, il toponimo Sogo è stato concepito come una brutta parola macedonia

Sodom + Gomorrah => Sogo 

aggettivo derivato: Sogovian
   (adattamento italiano: sogoviano)
sostantivo di provenienza: Sogoite, pl. Sogoites
   (atattamento italiano: sogoita, pl. Sogoiti)

La Regina Nera si traveste da prostituta guercia e frequenta gli angiporti, mescolandosi al suo popolo, fellando sconosciuti e concedendo loro l'uso del suo intestino. Non ci sono dubbi: questa è realmente la Pentapoli, il Paese di Sodoma e Gomorra trasportato nelle profondità del Cosmo!  
Quindi si deduce che il buco del culo di Barbarella è stato in pericolo per gran parte del film! Tuttavia sembra proprio che nessuno sia riuscito ad entrarci! Questo tema, troppo sensibile, non poteva essere affrontato liberamente nell'America di quell'epoca. Credo che ci sarebbero problemi anche oggi. Certamente è andata molto peggio all'Angelo Pygar, che è finito so-do-miz-za-to dai Sogoiti! Le urla dell'umanoide pennuto quando subisce immissio penis in anum sono inequivocabili! 

Piccole fetenti e perverse polimorfe!

Stomoxys e Glossina, le fastidiosissime nipotine della Regina Nera, Gran Tiranno di Sogo, portano in realtà i nomi di due specie di mosche particolarmente nocive. Stomoxys calcitrans è la mosca delle stalle e Glossina morsitans è la famigerata mosca tse-tse, che trasmette il parassita Trypanosoma brucei, un protozoo in grado di provocare la malattia del sonno sia negli animali che negli esseri umani. Entrambe le bambine perverse si vedono, con abiti che ricordano la livrea delle coccinelle, a una festa sadomasochistica e sodomitica, tra gente avvezza a praticare il coito nel deretano! Ai nostri giorni tutto ciò non potrebbe essere più nemmeno pensato. Nel film di Vadim, le pestifere Stomoxys e Glossina propongono a Barbarella dei "giochini" non certo innocui. 



La verginità di Barbarella

All'epoca si pensava che il progresso tecnologico avrebbe portato al completo superamento della fisicità del genere umano. Sono temi ricorrenti nella fantascienza il disprezzo verso i "selvaggi", l'alimentazione tramite le "pillole degli astronauti" (di cui fece satira Totò, quando alcuni giovani gli dissero che "mangiare non è chic") e altre simili amenità. Se sulla Terra non c'è contatto fisico tra i sessi, Barbarella ha conservato l'imene integra fino al suo incontro con Tognazzi! Sembra addirittura che non capisca il significato dell'atto della penetrazione. Non avrà mai visto un pene eretto e neppure la fuoriuscita dello sperma. Evidentemente sulla Terra la procreazione avviene in vitro ed è programmata, così nessuna può più rimanere incinta naturalmente. Eppure, il Presidente della Terra sembra abbastanza malizioso. Forse contava di avere facilmente un incontro con Barbarella e di sfruttare il suo candore per convincerla a fare qualche porcata.  
 
Tentativi di censura 

Il film Barbarella ha ricevuto la valutazione "condannato" ("condemned" rate) dal National Catholic Office for Motion Pictures, che lo ha definito " un fantasy malato ed eccessivo, con nudità e rappresentazioni grafiche del sadismo", criticando la Production Code Administration per averlo approvato. Ingerenze aggressive, il cui fine era instaurare un "Index filmorum prohibitorum" e abolire ogni traccia di libertà di espressione. Da quando la Chiesa Romana è stata travolta da innumerevoli cause di pedofilia, la sua arroganza è comunque molto diminuita.  
Questo film ha avuto un'importante riedizione nelle sale nel 1977, grazie al grande successo al botteghino di Guerre Stellari in quello stesso anno. La pellicola è stata modificata per ottenere una classificazione americana "PG" (ossia "Parental guidance suggested – Some material may not be suitable for children"), con taglio del nudo integrale; aveva il sottotitolo aggiunto Queen of the Galaxy ("Regina della Galassia"), che non era presente nella versione originale del 1968. Sebbene tutte le versioni video americane altro non fossero che la versione originale non tagliata, la Paramount ha ripetutamente incluso lo stupidissimo tag "PG" sulla confezione, quando avrebbe dovuto apporre la dicitura "Not Rated"
Il fumetto di Jean-Claude Forest ha avuto qualche problema in più rispetto al film. Quando le strisce raccolte furono pubblicate come libro a sé stante nel 1964, furono ritenute pornografiche e scoppiò uno scandalo. Nella migliore delle ipotesi, quelle strisce erano leggermente erotiche. 


Etimologia di Durand Durand 

Il nome dello scienziato pazzo Durand Durand (pron. /dy'Rã dy'Rã/) colpisce subito l'attenzione per via della sua natura duplicata - anche se spesso Barbarella si rivolge a lui chiamandolo semplicemente Durand. L'ipotesi più plausibile è che Durand sia il cognome, di origine francese, e che i suoi genitori si siano divertiti a dare al figlio un nome di battesimo identico al cognome. Dopotutto non sarebbe un caso isolato. Basti pensare a esempi come Galileo Galilei, Paperone de' Paperoni, etc. L'etimologia, sia del cognome che del primo nome, è dall'antico francese Durant, che risale al latino Durandus, il cui significato è "Duraturo", "Durevole". L'origine è chiaramente augurale. Questo cognome presenta le varianti Durant, du Rand e du Randt, le ultime due comuni in Sudafrica. Resta il fatto che Barbarella non è mai chiamata con un cognome. Non è garantito che la mia spiegazione sia valida e che le genti della Terra futuribile abbiano cognomi. Nel fumetto originale non c'era alcun Durand Durand e nemmeno il suo raggio letale. Il personaggio fu inventato di sana pianta dallo sceneggiatore. Credo che ormai sia impossibile determinare a cosa si ispirò.  

Barbarella e la politica 

Questo film è stato realizzato prima della politicizzazione di Jane Fonda e della sua metamorfosi in una convulsionaria radical-femminista. Quando le è stato chiesto di difendere il film nel contesto delle sue opinioni politiche femministe, non ha avuto altra scelta che accettarlo per quello che era. Non avrebbe potuto riscrivere la storia, perché non si era ancora imposta la luttuosa "cancel culture"! Adesso sarebbe tutto diverso: imporrebbero la distruzione della pellicola, accusata di sfruttare le donne! Per queste fanatiche urlanti che si sono formate in verminai universitari come Berkeley, ogni donna dovrebbe mettersi i baffi finti, vestirsi di stracci e puzzare da far schifo, come una carogna e come la merda grassa, pur di non far piacere nemmeno al più sfigato degli uomini! 


La politica nel film Barbarella 

Sarebbe ingenuo pensare che nel film non esistano contenuti politici, soltanto perché il film risale a un'epoca in cui Jane Fonda non era politicamente impegnata. Subito appare evidente l'attiva presenza del Partito Comunista Rivoluzionario sul 16° pianeta di Tau Ceti. Non si può evitare di porsi una domanda. Chi ha portato il Marxismo a Sogo? È stato sicuramente Durand Durand. In fondo è stato lui a dare a Dildano le pillole per il sesso "sincro", segno che i due si conoscevano abbastanza bene. Ma a che pro? Che vantaggio avrebbe avuto lo scienziato pazzo a diffondere le dottrine di Marx ed Engels in un contesto privo di connessioni con quello della Terra? Forse all'inizio ha pensato di usare la Rivoluzione per contrastare il potere del Gran Tiranno, sperando nel crollo di quella società feudale. Poi, quando è stato a un passo dall'ottenere il potere in altro modo, Durand Durand si è opposto con ogni sua forza alla Rivoluzione, eliminando uno ad uno i dirigenti dell'Agitprop e gli insorti!  

La Stanza del Suicidio 

Credendo di essere molto furba, Barbarella a un certo punto varca un ingresso proibito, chiedendosi perché nessuno dei Sogoiti osi seguirla. Quella in cui è capitata è la Stanza del Suicidio. Ogni abitante di Sogo ha il diritto di terminare la propria esistenza quando vuole. Solo per questo sarebbe un luogo molto più civile dell'Italia, tanto per fare un esempio, Tuttavia c'è un problema di non poco conto. Nessuno può scegliere come porre fine ai propri giorni. L'aspirante suicida ha una sola possibilità: optare per una delle tre porte che si trova davanti. Nel caso non lo faccia, sarà inghiottito dal magma. Ciascuna delle tre porte immette in una stanza, invisibile dall'esterno, in cui il boia può fare qualsiasi cosa, ad esempio squartare il malcapitato, bollirlo vivo, amputargli gli arti, etc. Barbarella viene tratta in salvo da Durand Durand.

Barbarella e la varietà linguistica 

Il congegno che Barbarella definisce "chiacchieratore" dovrebbe avere la capacità di permetterle di comunicare con gente che parla lingue diverse da quella della Terra. Il primo incontro di Barbarella con le nipotine odiosissime della Regina Nera si risolve in una totale assenza di comprensione: avendo fallito il dispositivo per un inconveniente tecnico, la donna tenta di applicare il principio secondo cui "dovunque nell'Universo si parla inglese tranne che in Francia" e inizia ad esprimersi in francese (nel caso Tau Ceti si rivelasse essere una dependance del Paese di Luigi XIV). Visto che non riesce ad ottenere alcun successo, si impone un cambio di strategia strategia. Non si sa bene su quali basi scientifiche, Barbarella etichetta il parlottare delle bambine terribili come "dialetto galattico del gruppo 5". Quando finalmente riesce ad attivare il "chiacchieratore", in presenza dell'augusto Tognazzi, ogni problema comunicativo si risolve come per incanto. Tuttavia si rivela un gravissimo errore nel seguito. Questo "chiacchieratore", che è una specie di braccialetto, avrebbe dovuto spegnersi con l'esaurimento della pila atomica, che è una specie di cavigliera. Quando la luce nella cavigliera è spenta, significa che non c'è più alcuna fonte di energia. Non si capisce come possa Barbarella continuare a comprendere quanto le viene detto dai suoi interlocutori Sogoiti, dato che la pila atomica è spenta da tempo. Non sono stato il primo a notare questo errore così grossolano. 


Barbarella e la musica 

Lo scienziato pazzo Durand Durand è l'ispiratore del nome del gruppo New Wave e Synthpop britannico Duran Duran, che godette di immensa popolarità negli anni '80 del XX secolo, divenendo in Italia uno dei pilastri portanti del movimento dei Paninari. Nel 1997, i Duran Duran hanno dedicato alla loro eroina preferita la canzone Electric Barbarella, terza traccia dell'album Medazzaland
Questo non esaurisce di certo l'influenza che il film interpretato da Jane Fonda ha avuto nel mondo della musica. Ho raccolto e ordinato cronologicamente alcuni casi che mi sono parsi particolarmente interessanti.   
1) Bob Seger: la canzone Her Strut dell'album Against the Wind (1980) è ispirata al personaggio di Barbarella. Alla lettera, Her Strut significa "il suo avanzare impettito". 
2) Fuzzbox, band femminile il cui nome esteso è We've Got A Fuzzbox And We're Gonna Use It: il video della canzone International Rescue, dell'album Big Bang! (1989), mostra una parodia di Barbarella in cui il ruolo di Durand Durand è interpretato da Adrian Edmondson. Questo per ripicca, perché non è stato concesso loro di usare Thunderbirds
3) Barbarella, pseudonimo dei due produttori Sven Väth e Ralf Hildenbeutel: i singoli dell'album techno The Art of Dance (1992) sono ispirati al film Barbarella. Tra questi menzioniamo The Future, The Spaceship e The Mission
4) Kylie Minogue: il video della canzone Put Yourself in My Place, dell'album eponimo Kylie Minogue (1994), diretto da Kier McFarlane, ha una trama ispirata al film Barbarella. La protagonista è la stessa Minogue che si spoglia in un'astronave. 
5) Monster Magnet, band stoner/rock/psichedelica: il video del singolo All Friends and Kingdom Come, dell'album Dopes to Infinity (1995), contiene spezzoni del film Barbarella
6) Jamiroquai: il brano Cosmic Girl, dell'album Travelling Without Moving (1996) cita al suo interno il nome Barbarella.
7) The Devils, band di Nick Rhodes e Stephen Duffy: la canzone Barbarellas dell'album Dark Circles (2002) è ispirata al personaggio di Barbarella. 
8) Arctic Monkeys: il singolo Arabella, dell'album AM (2013), trae il suo titolo una parola macedonia formata dall'unione tra Arielle (ex fidanzata di Alex Turner) e Barbarella
9) Ariana Grande: il videoclip di Break Free, dell'album My Everything (2014), è ispirato al film Barbarella. Una scena ricalca l'incipit con la protagonista che si spoglia in assenza di gravità.
10) Tatum Rush: il singolo Barbarella (2020) contiene molteplici riferimenti al film. 


Curiosità 

La scena durante i titoli di testa, in cui Barbarella sembra fluttuare attorno alla sua astronave, sono state girate facendo sdraiare Jane Fonda su un enorme pezzo di plexiglas con un'immagine dell'astronave sotto di lei. Il tutto è stato filmato dall'alto, creando l'illusione di trovarsi a gravità zero. 

All'interno della capsula spaziale di Barbarella, in genere vista sul lato sinistro, è raffigurata la parte destra del famoso dipinto Una domenica pomeriggio sull'isola della Grande Jatte (Un dimanche après-midi à l'Île de la Grande Jatte, 1884) del pittore puntinista francese Georges Seurat, un contemporaneo del pittore impressionista Pierre-Pierre-Auguste Renoir. Orbene, proprio Pierre-August Renoir era il nonno del direttore della fotografia del film, il francese Claude Renoir. Il dipinto fu in seguito l'ispirazione per un musical di Stephen Sondheim, Sunday in the Park with George.

Nel Labirinto, Barbarella chiede all'Angelo Pygar dove può trovare il canuto Professor Ping. A quel punto i suoni di sottofondo sono presi dalla colonna sonora de Il pianeta proibito (Forbidden Planet, 1956) di Fred M. Wilcox, quando l'invisibile Mostro dell'Id lascia le impronte mentre si avvicina all'incrociatore spaziale.

Questa è la parola d'ordine usata dal rivoluzionario Dildano nella versione originale del film:
"Llanfairpwllgwyngyllgogerychwyrndrobwllllantysiliogogogoch"
Riconoscibile all'istante, è il nome di un villaggio nel Galles, nel Regno Unito. Come si può facilmente intuire, questo toponimo è più lungo del Regno Unito e dell'intera Europa. È anche il secondo più lungo dell'intero pianeta. Il significato in lingua gallese è questo: "Chiesa di Santa Maria nella valletta del nocciolo bianco, vicino alle rapide e alla chiesa di San Tisilio nei pressi della caverna rossa". Per comprensibili ragioni di praticità, si abbrevia in Llanfairpwll, ma è tuttora scritto per intero nella stazione ferroviaria del paese.  
Nella versione in italiano, l'interminabile toponimo gallese è stato sostituito con una parola d'ordine diversa, che tuttavia conserva in alcune parti una grossolana assonanza: 
"ciclotroneapogalatticoeliocentroparellittico-gogogò"
Queste sono le cose che succedono quando si hanno idee stravaganti e si è poi costretti ad adattarle in altre lingue! 

In origine Dildano doveva essere interpretato dall'attore italiano Antonio Sabato. Esistono foto dal set in cui Sabato che interpreta con Jane Fonda la famosa scena del sesso finto fatto congiungendo le mani. La performance di Sabato è stata considerata troppo seria, così è stato sostituito dall'attore inglese David Hemmings, più incline alla commedia. 

Jane Fonda si è autodoppiata nella versione in francese.

Charles B. Griffith in seguito dichiarò di aver lavorato alla sceneggiatura senza essere accreditato, spiegando che il team di produzione "ha assunto altri quattordici scrittori" dopo Terry Southern prima di arrivare a lui. Non sarebbe stato accreditato solo perché era l'ultimo. Griffith ha anche notato di aver riscritto circa un quarto del film che era stato girato, poi girato di nuovo, e ha aggiunto il concetto che erano trascorsi migliaia di anni da quando esisteva la violenza, quindi Barbarella è stata molto goffa per tutto il film: è pacifista, si spara ad un piede, arriva vergine su Tau Ceti, senza sapere cos'è il materiale genetico, poi viene posseduta carnalmente dal grottesco Tognazzi e tutto il resto. Anche le sequenze con Claude Dauphin nei panni del libidinoso Presidente della Terra e quelle della Stanza del Suicidio facevano parte del contributo di Griffith al film. 

Jane Fonda ha detto in un'intervista che ha dovuto ubriacarsi per trovare il coraggio di spogliarsi nuda per la scena durante i titoli di testa, anche se aveva girato scene di nudo in alcuni dei suoi film precedenti. 

L'istrionico Mike Myers ha tratto ispirazione da Barbarella per il personaggio di Felicity Shagwell della sua parodia spionistica Austin Powers - La spia che ci provava (Austin Powers - The Spy Who Shagged Me, 1999). Il cognome fittizio Shagwell significa "scopa bene". Il concetto che aveva in mente Myers era semplice, Barbarella "scopa bene" perché è arrivata a fare sesso dopo una vita di virtualità, senza aspettative, ansie da prestazione, paure, tabù, etc. Per contro, è un fatto che la virtualità della Rete ha avuto un effetto funesto sulle genti! 

Terry Southern suggerì Anita Pallenberg nel ruolo della Regina Nera di Sogo perché aveva stretto amicizia con lei quando lavorava con i Rolling Stones durante le prime fasi di sviluppo di Arancia meccanica (A Clockwork Orange, Stanley Kubrick, 1971). Inoltre, era una maliarda con una fama sinistra: a quanto pare era dedita alle droghe e faceva sesso anale con molti partner occasionali; si dice inoltre che praticasse la Magia Nera. 

La ragazza che fuma la pipa, Talitha Pol, era la moglie di John Paul Getty, il famoso miliardario. Quella che fumava era "essenza di uomo", una droga ottenuta dalla lavorazione di tonnellate di sperma, eiaculato da centinaia di uomini robusti sottoposti a costante stimolazione elettro-erotica! 

La pornodiva Virna Aloisio Bonino (aka Virna Anderson) ha preso il suo nome d'arte, Barbarella, proprio dal film interpretato da Jane Fonda. 

Un sequel abortito

Un sequel di Barbarella fu pianificato nel novembre 1968. Il produttore Robert Evans disse che il titolo provvisorio sarebbe stato qualcosa come "Barbarella Goes Down", con il personaggio che avrebbe avuto avventure sottomarine (in realtà quella frase in gergo era quasi un sinonimo di "Barbarella Gives Head"). Terry Southern ha detto di essere stato contattato da Dino de Laurentiis nel 1990 per scrivere un sequel "a buon mercato, ma con molta azione e molto sesso", possibilmente interpretato dalla figlia di Jane Fonda. Per grande fortuna del genere umano, non è mai stato prodotto. 

Un remake di cui non si sente bisogno 

Nel 1999 fu annunciato che era in lavorazione un remake del film e che la Warner Bros aveva acquisito i diritti dalla Paramount Pictures. Si vociferava anche che Drew Barrymore avrebbe dovuto interpretare il ruolo di Barbarella e che questo rifacimento sarebbe stato più fedele al fumetto rispetto all'originale. Ancora nell'ottobre 2021, il progetto non era neppure cominciato. Di per sé sarebbe qualcosa di più inutile delle scorregge di un mulo. A cosa dovrebbe mai servire? Non si possono lasciare le voci dei Morti dove stannom senza arrecare disturbo alla Quiete del Nulla? 

Un altro tentativo di remake 

Una nuova versione di Barbarella è stata proposta negli anni 2000 e il regista Robert Rodriguez era interessato a svilupparne una versione. La Universal Pictures prevedeva di produrre il film, con Rose McGowan nel ruolo di Barbarella. Dino e Martha De Laurentiis hanno firmato con gli scrittori Neal Purvis e Robert Wade. Quando il budget del film superò gli 80 milioni di dollari, la Universal si ritirò. Secondo Rodriguez ha cercato finanziamenti alternativi e ha trovato uno studio in Germania che avrebbe fornito un budget di 70 milioni di dollari. Ma Rodriguez alla fine abbandonò il progetto, poiché usare quello studio avrebbe richiesto una lunga separazione dalla sua famiglia. A Joe Gazzam è stato quindi chiesto di scrivere una sceneggiatura, con la regia di Robert Luketic e Dino e Martha De Laurentiis ancora accreditati come produttori. Per fortuna non è mai stato prodotto! 

Un annuncio che si spera l'ultimo 

Nel marzo 2022 è stato annunciato un altro remake, diverso dai precedenti conati. A quanto pare, Barbarella sarà interpretata da Sydney Sweeney, sempre che Belzebù lo permetta. Uniche caratteristiche che la Sweeney ha in comune con Jane Fonda: i capelli biondi e il sesso femminile (ma di questi tempi bisogna stare attenti a parlarne troppo)! Sembra che il progetto sia soltanto al livello di annuncio, in tutto e per tutto embrionale, essendo sconosciuti sia il regista che lo sceneggiatore. Si vedrà cosa emergerà da questa incertezza. Forse si risolverà in un semplice peto. 

Un flusso di idee folli

Anche se non credo affatto nei remake, se dovessi dirigerne uno e potendo scegliere questo film, saprei già a chi affidare diverse parti. Ovviamente non rivelo l'identità della maliarda a cui attribuirei il ruolo di Barbarella, ma potete star certi che mi riserverei di interpretare l'ingordo Mark Hand-Tognazzi! Dildano lo farei interpretare a Luca K., basterebbe mettergli un'ispida parrucca rossiccia e sarebbe perfetto! Con il suo sguardo spiritato supererebbe l'originale! Il Professor Ping lo farei interpretare al dottissimo Marco A.: somiglia fisicamente all'attore e spiritualmente al personaggio!  

lunedì 1 novembre 2021

 
PAURA NELLA CITTÀ DEI MORTI VIVENTI
 
Titolo originale: Paura nella città dei morti viventi 
Paese di produzione: Italia
Anno: 1980 
Lingua: Italiano
Durata: 93 min
Rapporto: 1,85:1
Genere: Orrore 
Sottogenere: Zombesco, weird, demoniaco
Regia: Lucio Fulci
Soggetto: Lucio Fulci e Dardano Sacchetti
Sceneggiatura: Lucio Fulci e Dardano Sacchetti
Produttore: Lucio Fulci e Giovanni Masini
Produttore esecutivo: Robert E. Warner
Casa di produzione: Dania Film, Medusa Distribuzione,
    National Cinematografica
Distribuzione in italiano: Medusa Distribuzione
Fotografia: Sergio Salvati
Montaggio: Vincenzo Tomassi
Effetti speciali: Gino De Rossi
Musiche: Fabio Frizzi
Scenografia: Massimo Antonello Geleng
Costumi: Massimo Antonello Geleng
Trucco: Rosario Prestopino, Franco Rufini e Luciano Vito
Interpreti e personaggi:
    Christopher George: Peter Bell
    Catriona MacColl: Mary Woodhouse
    Carlo De Mejo: Jerry
    Antonella Interlenghi: Emily Robbins
    Giovanni Lombardo Radice: Bob
    Daniela Doria: Rosie Kelvin
    Fabrizio Jovine: Padre William Thomas
    Luca Paisner: John-John Robbins
    Michele Soavi: Tom Fisher
    Venantino Venantini: Mister Ross
    Enzo D'Ausilio: Aiutante dello sceriffo Russell
    Adelaide Aste: Theresa
    Luciano Rossi: Poliziotto nell'appartamento
    Robert Sampson: Sceriffo Russell
    Janet Agren: Sandra
    Lucio Fulci: Dott. Joe Thompson
Doppiatori originali:
    Sergio Rossi: Peter Bell
    Serena Verdirosi: Mary Woodhouse
    Cesare Barbetti: Jerry
    Anna Melato: Emily Robbins
    Vittorio Stagni: Bob
    Isabella Pasanisi: Rosie Kelvin
    Roberto Chevalier: Tom Fisher
    Gianni Marzocchi: Mister Ross
    Anna Miserocchi: Theresa
    Vittoria Febbi: Sandra
    Romano Ghini: Dott. Joe Thompson 
Titoli in altre lingue: 
   Inglese (Regno Unito): City of the Living Dead 
   Inglese (Stati Uniti d'America): The Gates of Hell
   Francese: Frayeurs 
   Spagnolo: Miedo en la ciudad de los muertos vivientes 
   Tedesco: Ein Zombie hing am Glockenseil 
   Greco: Η πόλη των ζωντανών νεκρών 
   Russo: Город живых мертвецов 
   Polacco: Miasto żywej śmierci 
 
Trama: 
Un prete cattolico, Padre Thomas, si impicca nel cimitero del villaggio di Dunwich, proprio nella Vigilia di Ognissanti. Lo fa scientemente, nel pieno possesso delle sue facoltà, per odio assoluto verso Dio. Con questo suicidio egli provoca l'apertura di un passaggio diretto tra la Terra e l'Inferno. Proprio nel momento in cui avviene la transizione agli Inferi dell'ecclesiastico, a New York, nell'appartamento della medium Theresa è in corso una seduta spiritica. Mary Woodhouse ha una chiara visione dell'accaduto e muore di morte improvvisa. Il gruppo di spiritisti che partecipava al rituale può solo constatare il suo decesso. Viene chiamata la polizia: il commissario è un mandingo dai modi bruschi che si convince, forse per personale ottusità, che la donna sia deceduta a causa di un'overdose di droga. La medium Theresa avverte l'ufficiale di un male incombente. Di colpo una fiammata arde come dal nulla nella stanza, lasciando attoniti gli astanti. Il giornalista Peter Bell inizia a indagare sulla morte di Mary Woodhouse e visita la sua tomba. Il corpo è appena stato inumato, tuttavia la donna è ancora viva e Peter, che sente le sue grida, riesce a salvarla dalla sepoltura prematura. Peter e Mary fanno visita a Theresa, la quale dice che, secondo l'antico libro di Enoch, gli eventi delle visioni presagiscono l'irruzione dei morti viventi nel nostro mondo. Il suicidio del prete diabolico ha sovvertito l'ordine naturale stabilito da Dio e ha spalancato le Porte dell'Inferno: l'invasione inizierà il successivo giorno di Ognissanti. Nel frattempo a Dunwich, Bob, un giovane vagabondo, visita una casa abbandonata, fuggendo a gambe levate dopo aver rinvenuto una carcassa sfatta. Dall'altra parte della città, Gerry, uno psicoanalista, sta visitando Sandra, una sua paziente nevrotica e biondiccia fissata con fantasie di incesto col padre. Più tardi la giovane Emily Robbins, che è la sua ragazza e assistente personale, gli dice che ha cercato di aiutare il vagabondo Bob e che deve incontrarlo. Il problema è che Emily non torna viva dall'incontro con Bob, che soffre di una grave forma di miasi ed è sconvolto dalla visione il prete impiccato. Così strozza Emily con una mano piena zeppa di cagnotti. Anche i giovani Tom e Rosie, che stanno amoreggiando appartati in un'auto, si imbattono nel prete demoniaco. Rosie si mette a lacrimare sangue e a vomitare le interiora, mentre Tom, raggiunto dall'ecclesiastico, finisce col cranio sfondato e col cervello asportato. Il cadavere di Emily viene rinvenuto il mattino dopo, vicino a una pozza di percolato fetidissimo. Il padre della ragazza racconta allo sceriffo e a Gerry dei suoi sospetti sul verminoso Bob, a cui non mancano precedenti criminali di un certo rilievo. Nel frattempo, Peter e Mary lasciano New York, andando alla ricerca del borgo perduto di Dunwich. Quella stessa sera, Bob torna alla casa deserta e ha una nuova visione di padre Thomas. Dopo il funerale di Emily, il suo fratellino John-John vede l'immagine spettrale della defunta fuori dalla finestra della sua camera da letto. Comincia un turbine di eventi soprannaturali abberranti. La nevrotica Sandra trova sul pavimento della sua cucina il cadavere dell'anziana signora Holden. Subito Sandra chiama in aiuto Gerry. Quando l'uomo arriva, della defunta signora Holden non c'è più traccia. I due perquisiscono la casa, in cui si rompe senza motivo una finestra, il cui vetro è cosparso di sangue umano. Bob finisce ucciso da un uomo del posto, il collerico Ross, che gli perfora la testa con un trapano elettrico, pensando che egli volesse deflorargli la figlia. La mattina seguente, Peter e Mary trovano il fatiscente cimitero di Dunwich. Mentre cercano la tomba del prete suicida, incontrano Gerry e Sandra. Tornano nell'ufficio di Gerry per discuterne, ma vengono quasi soffocati da una tempesta di vermi. Gerry riceve quindi una chiamata da John-John, che spiega che il cadavere di Emily si è rianimato: la rediviva ha ucciso i suoi genitori. Mentre Sandra cerca di mettere in salvo il piccolo John-John, Emily la assale e la scotenna. John-John fugge ma viene salvato da Gerry, che lo consegna alla polizia. Gli zombie invadono la città, guidati da Bob. Si scatena il panico e viene dichiarato lo stato di emergenza. Mary, Peter e Gerry tornano al cimitero mentre l'orologio segna la mezzanotte e inizia il giorno di Ognissanti. Scendono nella tomba di famiglia di Padre Thomas, scoprendo una cripta piena di resti scheletrici e di putredine. Apparendo come uno zombie, Sandra uccide Peter, ma Gerry la trafigge con una punta di metallo. Mary e Gerry affrontano il prete e l'orda dei non-morti. Gerry afferra una croce di legno e sventra padre Thomas. Il prete e gli altri cadaveri rianimati prendono fuoco e scompaiono. Mary e Gerry escono al cimitero la mattina per vedere John-John e la polizia. Mary è sollevata nel vedere il bambino vivo, ma all'improvviso si spaventa e urla, mentre tutto si sgretola e diventa nero, come se un veleno ontologico stesse iniziando a contaminare l'intero Universo. 
 
Citazioni: 
 
"l'anima che anela all'eternità
deve sottrarsi al giogo della morte.
tu, o viandante,
alle soglie delle tenebre, vieni."
 
Recensione: 
La Trilogia della Morte, iniziata con Paura nella città dei morti viventi (1980), è poi proseguita con ... e tu vivrai nel terrore! - L'aldilà (1981) e Quella villa abbandonata accanto al cimitero (1981). Questa pellicola è caratterizzata, come altri lavori di Fulci, da un onirismo estremo, addirittura violento. L'intenzione del regista non è quella di dar vita a una vicenda verosimile e coerente. Piuttosto, quello che lo spettatore deve affrontare è un insieme di sequenze incubiche disordinate. Lo schema ricorrente e tipico è questo: a un certo punto fa la sua improvvisa irruzione un elemento soprannaturale atroce e insopportabile, come ad esempio un morto vivente; se la vittima dell'aggressione riesce a fuggire, per prima cosa fa accorrere qualcuno in suo aiuto ritornando sul luogo in cui si è manifestato l'evento inspiegabile o funesto, ma ogni traccia dell'accaduto è scomparsa come per incanto; se invece la vittima finisce uccisa, è destinata a spuntare fuori come zombie in un luogo incongruo. Vano è cercare un ordine razionale, come sarebbe vano cercarne in un incubo.
 
 
Tempesta di cagnotti! 
 
La scena della tempesta di cagnotti fu girata utilizzando due ventilatori e 10 chilogrammi di larve di mosca. A giudicare dalle dimensioni, si direbbero larve di Calliphora vomitoria, il dittero che volgarmente è chiamato moscone azzurro. Una simile operazione scenica non è stata priva di rischi. Questi ripugnanti esserini possono insinuarsi nelle orecchie senza che nessuno se ne accorga subito, procedendo all'interno fino al timpano. Dopo aver rosicchiato la membrana, sono in grado di risalire per il condotto dove passa il nervo acustico, riuscendo quindi a guadagnarsi l'accesso al cervello! Le vittime di questa parassitosi non muoiono subito. Sono costrette a condurre un'esistenza da incubo, in una condizione che è quanto di più si avvicini all'Inferno di Dante! Le larve di mosca possono entrare anche nel naso e negli occhi, causando orribili infestazioni, infezioni e persino la morte per sepsi. Oltre a colonizzare la plica semilunare, riescono a penetrare nel canale lacrimale e addirittura all'interno del globo oculare. Se ingerito intero, un cagnotto sopravvive agli acidi gastrici, raggiungendo nell'intestino, dove con le sue potenti mascelle può lesionare le mucose, causando anche emorragie interne. Qualcuno mi dirà che le miasi sono rare alle nostre latitudini, riguardando per lo più i paesi tropicali e in particolare l'Africa. Vero è che le mosche come i Calliforidi non sono parassiti obbligati, ma soltanto opportunisti. Altrettanto vero è che se qualcuno infila la testa in un secchio di cagnotti, le probabilità di avere qualche problemino si moltiplicano in modo esponenziale! Penso che queste concrete possibilità di infestazione non fossero considerate perché nessuno sul set, né il regista né gli altri, aveva la benché minima conoscenza del mondo degli insetti e dei misteri del parassitismo. Si saranno detti qualcosa di questo genere: "Che vuoi che sia? Sono soltanto vermetti!" Era trascurata anche la possibilità di cause legali in caso di gravi conseguenze sulla salute degli attori. Attualmente nessuno ha più la libertà di utilizzare mezzi simili nell'industria cinematografica. Non solo ci sono protocolli stringenti per quanto riguarda la sicurezza e le norme igieniche: sarebbero anche possibili denunce da parte di qualche animalista radicale per maltrattamento dei bigattini! Ho tuttavia reperito un aneddoto bizzarro. Un membro del cast avrebbe messo alcune larve nella pipa di Fulci, che lì per lì non si accorse di nulla, ma fu preso da paranoie immense quando venne a sapere l'accaduto. Qualche anno dopo, quando il regista fu colpito da un aneurisma ventricolare e dall'epatite C, sviluppando una cirrosi epatica, giunse ad attribuire a quella fumata queste disgrazie che lo avevano colpito. Mi sorge quindi una domanda: se aveva tutta questa paura di quelle larve, perché le faceva gettare addosso agli altri? 
 
 
Il prete demoniaco
e la teologia cattolica nell'horror 
 
Padre Thomas è l'elemento centrale, il fulcro teologico dell'intera trama, anche se non pronuncia una sola parola dall'inizio alla fine del film. Come tutti i morti, a partire dagli zombie, non emette alcun suono articolato. Non sappiamo nulla di concreto su questo personaggio sfuggente, a parte il fatto che deve essere stato avviato alla vita ecclesiastica contro la sua volontà - cosa che lo ha spinto a un odio assoluto ed eterno nei confronti dell'Artefice. Non è un caso che sia un prete cattolico. La scelta non si deve soltanto al fatto che la religione professata dal regista fosse quella cattolica. L'importanza della Chiesa di Roma nel cinema horror è estrema. Basti pensare a quello che è considerato uno dei film con maggior impatto culturale del XX secolo: L'esorcista di William Friedkin (The Exorcist, 1973). I complessi e altisonanti rituali del culto cattolico scatenano in molte persone un profondo senso di angoscia, oppressione e claustrofobia. L'iconografia e il repertorio di simboli sembrano studiati apposta per il genere horror. Proprio perché schiacciano lo spettatore e lo imprigionano, si dimostrano incredibilmente efficaci. Archetipi come il peso del peccato originale, la lotta tra Bene e Male, l'esistenza fisica del Demonio e l'idea di un destino ultraterreno incerto, con l'incombente minaccia dell'Inferno, forniscono materiale di ottima qualità. Figure come il prete esorcista o la suora demoniaca posseduta sono diventate autentici geroglifici che caratterizzano il genere, traumatizzando il pubblico. Fulci va molto oltre, presentandoci un prete dannato che diventa tramite con l'Inferno, in grado di sovvertire l'ordine cosmico! Molte trame non funzionerebbero in alcun modo se anziché un prete cattolico ci fosse un pastore protestante. Le Chiese Protestanti non permettono una gran libertà di movimento e di narrazione: liquidano troppe cose come superstizioni, non amano il simbolismo e il soprannaturale. I loro ministri di culto forse sono meno controversi dei preti cattolici, ma sembrano più che altro figure quasi evanescenti. Anche se un film è ambientato in un paese in cui i cattolici sono una minoranza, la loro teologia vi riveste invece un ruolo capitale. Basti pensare a Nosferatu, il principe della notte di Werner Herzog (Nosferatu: Phantom der Nacht, 1973). Il protagonista risiede nella città anseatica di Wismar, sul Baltico, dove i cattolici erano e sono tuttora poco numerosi. Eppure il potere del pane eucaristico era ritenuto in grado di sbarrare il cammino ai vampiri. Dal canto suo, la Chiesa di Roma non ha mai visto con favore il cinema horror e questo uso spesso abusivo del simbolismo cattolico. La principale preoccupazione del clero sembra essere la diffusione di terrori, attacchi di panico e paranoie, potenzialmente in grado di allontanare i fedeli dal culto. In realtà esiste anche qualcos'altro: un'inquietudine sulfurea e assillante che ha a che fare con l'ontologia della Creazione, con la separazione dei due Regni, quello dei Vivi e quello dei Morti, oltre che con il problema del libero arbitrio. Queste sono le domande destabilizzanti, che certo farebbero ridere un pagano, ma che hanno un effetto ben diverso su un cattolico: 
1) Separazione dei due Regni: è possibile instaurare un contatto con l'Inferno e sprigionare la sua potenza distruttiva in questo mondo? 
2) Libero arbitrio e dannazione: è possibile che qualcuno possa essere preso dal Maligno contro la propria volontà, non avendo esercitato una libera scelta del Male? 
Se Tommaso d'Aquino avrebbe dato una risposta negativa ad entrambe le domande, Lucio Fulci era di diverso avviso e su questo ha costruito la Trilogia della Morte

 
Vaghi echi lovecraftiani  

Sacchetti notò che Fulci aveva appena finito di leggere Lovecraft prima di lavorare alla sceneggiatura del film. Constatò che voleva ricreare un'atmosfera lovecraftiana. Negli scritti originali dello stesso Sacchetti, la vicenda era ambientata a Salem, che pure viene menzionata nel corso del film - a un certo punto si dice che Dunwich sia stata costruita sulle sue rovine. Si dice anche che i suoi abitanti discendano dai "bruciatori di streghe di Salem". In realtà Salem esiste tuttora e le streghe furono impiccate.
Il toponimo Dunwich è carico di suggestioni: il villaggio decadente creato da H.P. Lovecraft si trova nella valle del fiume Miskatonic, nel Massachusetts settentrionale, parte del New England incubico. Già abbiamo scritto qualche considerazione sull'idronimo Miskatonic e sulla sua possibile etimologia: 
 

Dunwich compare nel celebre racconto di Lovecraft L'orrore di Dunwich (The Dunwich Horror, 1929), uno dei più importanti del Ciclo di Cthulhu. Il villaggio appalachiano è descritto come un triste luogo abitato da hillbilly, genti arretrate, incestuose, superstiziose e violente, con forti inclinazioni antisociali. Il Solitario di Providence ci spiega che la segnaletica stradale che indica Dunwich è stata misteriosamente rimossa dopo i tremendi accadimenti da lui narrati. Questa strana suggestione è stata ripresa da Fulci, che mostra le grandi difficoltà in cui i protagonisti sono incorsi nel loro tentativo di trovare il luogo maledetto. 
La fonte di ispirazione di Lovecraft è stata forse la città portuale di Dunwich nel Suffolk, in Inghilterra. Il nome della città inglese è pronunciato /'dʌnɪtʃ/. Non è comunque chiaro se questa fosse proprio la pronuncia attribuita dal Solitario di Providence al toponimo da lui ideato per il villaggio maledetto del Massachusetts incubico.  

 
Effetti speciali 

Anni fa visionai un video che era stato postato su YouTube. Un gatto nero particolarmente pingue (mi sarebbe piaciuto accarezzargli il pancino), vomitava una massa incredibile di interiora di coniglio che aveva ingurgitato con estrema voracità. Il suo stomaco non era stato in grado di processare quel cibo, che fuoriusciva dalla bocca praticamente intatto, nemmeno masticato. Ero in grado di distinguere e di riconoscere ogni dettaglio seppur minimo: il colon, l'intestino tenue, persino una parte del fegato. Ecco, ho avuto come un déjà vu quando mi è passata davanti agli occhi la scena di Rosie, ossia Daniela Doria, intenta ad espellere dalla bocca l'intestino tenue e il colon! Non solo. Mi sono tornate alla memoria le sensazioni provate quando ero quindicenne e sono stato colpito da una pancreatite acuta, passando due settimane a vomitare.  
Gli effetti speciali e i trucchi sono opera di Gino De Rossi, Franco Rufini e Rosario Prestopino. A Prestopino si devono i trucchi degli zombie, mentre a Rufini si deve il trucco delle attrici. Non c'entrano nulla Giannetto De Rossi e Maurizio Trani, i cui nomi sono riportati da svariate fonti. Per realizzare la sequenza del copioso vomito di Rosie, fu utilizzata una testa finta. Il materiale rigettato era costituito da interiora di pecora (Albiero-Cacciatore, 2004); secondo altre fonti erano invece interiora di vitello (Curti, 2019). La sequenza della testa trapanata di Bob è nata dall'ingegno di Sacchetti; i relativi effetti speciali si devono a Rufini e a Prestopino. 
 
 
Censura grottesca 
 
Essendo considerato troppo violento, il film di Fulci andò incontro a una censura draconiana in Germania Ovest. Non dobbiamo dimenticarci che all'epoca le cose erano molto diverse da come le conosciamo. Solo per fare un esempio, c'era ancora il famigerato Mudo li Merlino. Ebbene, le autorità si dimostrarono implacabili e arrivarono a sequestrare persino l'unica copia rimasta di Paura nella città dei morti viventi, allo scopo di tagliarla ulteriormente. Soltanto dopo un simile scempio poté iniziare la distribuzione, ma a quel punto della trama era rimasto ben poco. Infierirono persino sul titolo, che dal già infelice Ein zombie hing am Glockenseil ("Uno zombie pendeva dalla corda della campana") divenne dapprima Ein Toter hing am Glockenseil ("Un morto pendeva dalla corda della campana"), poi Eine Leiche hing am Glockenseil ("Un corpo pendeva dalla corda della campana") e infine Ein Kadaver hing am Glockenseil ("Un cadavere pendeva dalla corda della campana"). Adesso mi si dovrebbe dire quale può essere la differenza di impatto traumatico del titolo di un film cambiando uno zombie in un morto, in un corpo o un cadavere! Si direbbero cambiamenti pretestuosi. Come spiegare un accanimento così livido? Dopo aver visto montagne di cadaveri nella Germania devastata, dopo decenni si cagavano in mano al sentir menzionare un cadavere? Forse avevano terrore che Hitler si sarebbe materializzato all'improvviso qualora la pellicola zombesca fosse stata diffusa, anche se nell'opera di Fulci non c'era assolutamente niente di politico! Questo è un tipico esempio di demenza postbellica. 
 
 
Un cimitero affollato 
 
La maggior parte delle scene del cimitero di Dunwich sono state girate nello storico cimitero di Midway, in Georgia. Il cimitero era già pieno nel 1860 con molte tombe contrassegnate da croci di legno. Quando l'esercito del Generale Sherman lo attraversò nel 1864, usarono il cimitero murato come recinto per il bestiame. Quando i bovini rinchiusi furono abbastanza affamati, mangiarono le croci di legno e lasciarono la maggior parte delle tombe senza alcun contrassegno. Nel film, quando uno zombie emerge dal terreno, l'attore sta involontariamente uscendo da una vera tomba profanata. Nel 2019, i proprietari del cimitero non erano a conoscenza che un film fosse mai stato girato lì e hanno affermato che la produzione doveva essersi intrufolata e aver filmato in "stile guerriglia", perché la Chiesa e il Klan non avrebbero mai permesso che un film sugli zombie venisse girato nel cimitero. Tuttavia, ciò è ovviamente falso poiché le scene coinvolgono piste di carrelli, macchine per la nebbia e luci ad alta potenza che non sarebbero passate inosservate all'intera cittadinanza. 
 
Un'incoerenza funebre 
 
Data la trama del film, si suppone che il cimitero si trovi nel Massachusetts, eppure la bara è sepolta appena un paio di metri sotto terra. Nel New England, a causa del gelo, una bara dovrebbe essere sepolta ad almeno 4 o 5 piedi, o ai 6 piedi standard, che è ben al di sotto della linea del gelo. Inoltre, i direttori di pompe funebri autorizzati hanno il dovere di verificare che la persona sia completamente sepolta. Ai lavoratori del cimitero non sarebbe permesso lasciare una bara mezza sepolta solo perché è la fine di una normale giornata lavorativa, a meno che non siano stati corrotti da qualche profanatore necrofilo.

Il Libro di Enoch 

Il Libro di Enoch, citato nel film, è un'opera religiosa ebraica non canonica risalente al IV secolo a.C. È considerato canonico dalla Chiesa Ortodossa Etiope Tewahedo e dalla Chiesa Ortodossa Eritrea Tewahedo, ma da nessun altro gruppo cristiano. Ci è pervenuto integralmente in una versione nell'antica lingua dell'Etiopia, il Ge'ez. Ricchissimo di simbolismi esoterici, è un testo particolarmente oscuro. Questi sono i suoi contenuti: 
- Libro dei Vigilanti (cc. 1-36)
- Libro delle Parabole o Parabole di Enoch (cc. 37-71)
- Libro dell'Astronomia o Libro dei Luminari Celesti (cc. 72-82)
- Libro dei Sogni (cc. 83-90)
- Lettera di Enoch (cc. 91-104)
- Conclusione (cc. 106-108) 

Gli angeli caduti insegnano la scienza e la tecnica agli umani, in parziale analogia col mito greco del Prometeo incatenato. Gli angeli sono puniti non tanto per la trasmissione della conoscenza dal mondo ultraterreno a quello terreno, quanto piuttosto per la violazione dell'ordine divino-naturale della creazione: divino per non aver rispettato la trascendenza degli esseri spirituali, unendosi a delle creature umane; naturale, per avere abbandonato la propria sede astrale "nativa".
(Fonte: Wikipedia)
 
La sepoltura prematura 
 
Ecco un'incoerenza che dimostra una scarsa conoscenza della natura umana. Se una persona venisse estratta viva da una tomba, come minimo resterebbe traumatizzata per tutta la vita. Vediamo invece che Mary Woodhouse si risveglia nella bara, urla e inizia a dare colpi nel tentativo di aprire la cassa. Il suo soccorritore usa il piccone per rompere il coperchio, rischiando tra l'altro di uccidere la donna (la lama la sfiora più volte). Una volta estratta e riportata nel mondo dei vivi, non credo che sarebbe stata molto brillante! Un commentatore su IMDb fa notare che la donna non sarebbe riuscita a sopravvivere all'imbalsamazione. Ciò è sicuramente esatto, non riesco però a trovare alcuna menzione di questo trattamento.    

 
Curiosità 
 
In origine il titolo doveva essere lapidario: La paura. La menzione ai morti viventi è stata aggiunta dalla produzione nel tentativo di sfruttare il successo di un'altra pellicola di Fulci, Zombi 2 (1979).
 
Circolano miti diversi e tra loro contraddittori sull'origine del finale. Secondo una versione molto diffusa, l'ultima parte della sceneggiatura sarebbe stata resa illeggibile da una grossa macchia di caffè, versato inavvertitamente da Tomassi: si sarebbe così reso necessario improvvisare. Un'ipotesi piuttosto assurda e puerile: possibile che nessuno si ricordasse qualcosa di ciò che c'era scritto? Nemmeno gli sceneggiatori, Fulci e Sacchetti, conservavano una labile traccia di memoria? Nessuno è stato in grado di riscrivere daccapo ciò che era stato nascosto dal caffè? Secondo un'altra versione, non so se più credibile della prima, all'inizio sarebbe stato previsto un lieto fine, col prete demoniaco scacciato e la sutura della discontinuità infernale. Un ritorno alla normalità universale, roba del tipo "e tutti vissero felici e contenti". Fulci, in preda alla furia, avrebbe cambiato idea all'ultimo, a riprese già completate.        

martedì 15 giugno 2021

 
LA DONNA VESPA 
 
Titolo originale: The Wasp Woman 
AKA: Insect Woman; The Bee Girl
Lingua originale: Inglese
Paese di produzione: Stati Uniti d'America
Anno: 1959
Durata: 73 min
Dati tecnici: B/N
Rapporto: 1,85 : 1
Genere: Orrore, fantascienza
Regia: Roger Corman
Sceneggiatura: Leo Gordon 
Soggetto: Kinta Zertuche 
Produttore: Roger Corman
Casa di produzione: Film Group Feature, Santa Cruz
     Productions
Fotografia: Harry Neumann
Montaggio: Carlo Lodato
Musiche: Fred Katz
Scenografia: Daniel Haller
Trucco: Grant Keate
Interpreti e personaggi: 
    Susan Cabot: Janice Starlin
    Anthony "Fred" Eisley: Bill Lane
    Barboura Morris: Mary Dennison
    William Roerick: Arthur Cooper
    Michael Mark: Eric Zinthrop
    Frank Gerstle: Les Hellman
    Bruno VeSota: Guardiano notturno
    Roy Gordon: Paul Thompson
    Carolyn Hughes: Jean Carson
    Lynn Cartwright: Maureen Reardon
    Lani Mars: Segretaria
    Frank Wolff: Primo uomo della consegna
    Philip Barry: Secondo uomo della consegna
    Roger Corman: Medico all'ospedale
    Aron Kincaid: Renfrew, l'apicoltore 
Titoli in altre lingue: 
   Tedesco: Die Wespenfrau 
   Francese: La Femme Guêpe 
   Portoghese (Brasile): A Mulher Vespa 
   Spagnolo (Spagna): La mujer avispa 
   Spagnolo (Venezuela): La mujer insecto 
   Polacco: Kobieta-osa 
   Russo: Женщина-оса 
Budget: 50.000 dollari US (stimato) 

Trama: 
Prologo: uno scienziato pazzo, il dottor Eric Zinthrop, viene licenziato dal suo lavoro in una fattoria di miele per aver condotto perigliosi esperimenti con le vespe. La fondatrice e proprietaria di una grande azienda di cosmetici, la milf brunetta Janice Starlin, è turbata quando capisce che le vendite della sua azienda iniziano a diminuire dopo il suo incipiente invecchiamento è divento evidente alla sua base di clienti. Zinthrop è stato capace di estrarre fantomatici enzimi dalla cacca reale, pardon, dalla pappa reale estratta della vespa regina. Questa poltiglia viscosa è in grado di invertire il processo di invecchiamento negli esseri umani. La volitiva e dispotica Janice accetta di finanziare ulteriori ricerche, senza badare a spese, a condizione di poter servire come suo soggetto umano, ossia come cavia. Non sopporta l'idea di essere destinata ad invecchiare e sogna un elisir di eterna giovinezza. Scontenta della lentezza dei risultati, irrompe fuori orario nel laboratorio dello scienziato. Presa dalla pazzia furiosa e dall'isterismo, si inietta dosi extra della formula. Zinthrop si rende conto che alcuni degli imenotteri su cui aveva condotto i test stanno diventando violenti. Così si muove per avvertire Janice del pericolo, ma prima che possa raggiungere qualcuno, subisce un improvvido incidente d'auto. La donna ha grossi problemi a rintracciarlo, ma alla fine riesce a identificare l'ospedale in cui è ricoverato e si occupa delle cure mediche necessarie. Nel frattempo lei continua a iniettarsi il siero anti-invecchiamento, ottenendo risultati portentosi: arriva a perdere vent'anni di età nel corso di un fine settimana. Presto però capisce che c'è uno spiacevole effetto collaterale, ben peggiore di una malattia venerea: le iniezioni innescano sempre più spesso la sua trasformazione in un'orrida creatura con caratteri teriomorfi di vespa, posseduta da una bramosia omicida. Alla fine, dopo una girandola di eventi rocamboleschi, Zinthrop le lancia in faccia un contenitore pieno di acido carbonico (un acido debolissimo), mentre un ex spasimante la colpisce con una sedia facendola precipitare da una finestra. Nella rovinosa caduta, la donna-vespa si schianta al suolo e perde la vita.  

 
Recensione: 
Trovo che sia un prodotto scadente, certo non uno dei migliori esempi della filmografia cormaniana. Banale fino alla nausea, prevedibile, caratterizzato da effetti speciali grossolani quanto grotteschi, deve la sua fama principalmente al fatto che negli States era trasmesso a ciclo continuo dalla TV horror a tarda notte. Era in rotazione permanente! In pratica è stato fatto un vero e proprio lavaggio del cervello agli spettatori: sono ancora numerosissime le persone che ricordano di aver visto questo film un gran numero di volte, al punto di conoscere a memoria le sequenze e le battute. Questa è un'interessante testimonianza: "Non posso dirvi quante volte la mia mente è stata deformata da questo piccolo gioiello nel corso degli anni. Sembrava che fosse sempre in onda e praticamente tutti quelli che conoscevo lo vedevano più e più volte. È diventato una specie di scherzo, come la quintessenza del "brutto film". Il suo mostro dagli occhi di insetto in calzamaglia era esattamente il tipo di mostro che non volevate vedere in un film." (Fonte: IMDb). Qui in Italia per fortuna questo escremento di celluloide non è così conosciuto e non si sembrano essersi dati simili casi di trasmissione aggressiva.   
 
Questa pellicola non sarebbe stata possibile senza L'esperimento del dottor K., diretto da Kurt Neumann (1958), anche se i presupposti dell'ibridazione umano-insetto sono diversi. Neumann mostra gli effetti di un imprevisto in un congegno del teletrasporto, mentre Corman parla di un siero in grado di alterare il genoma - anche se a quell'epoca le idee sul DNA dovevano essere abbastanza nebulose (il primo modello accurato della struttura a doppia elica è del 1953, ma per i non addetti ai lavori non si andava oltre i piselli di Mendel). Il fatto che così poco tempo separi l'uscita dei due film rende l'idea di come nel mondo di Hollywood imperasse un plagio spudorato, anche soltanto parziale, e di come il meccanismo della rapacità agisse rapidamente.   
 
 
Errori concettuali e ignoranza 
 
Il concetto portante del film di Corman si basa su un errore provocato dall'ignoranza della lingua greca, che porta in molti a ritenere che ciò che cura sia sempre per necessità distinto da ciò che intossica e uccide. Già ai mocciosi dovrebbe essere insegnato che la parola farmaco deriva dal greco φάρμακον (phármakon), che ha un duplice significato: 
 
1) medicina;
2) veleno. 

Esistono anche altri significati, come "incantesimo", "pigmento" e via discorrendo. L'etimologia ultima della parola greca è assai oscura e l'ipotesi più credibile è che sia un relitto del sostrato pre-ellenico. Questo però non cambia di un iota ciò che intendo dire. Una sostanza che è in grado di curare una malattia se usata a una certa dose, potrebbe diventare dannosissima o addirittura letale se usata in dose eccessiva. Purtroppo questa verità non è così diffusa e compresa come dovrebbe. Quando ero giovane, in Brianza era ancora molto radicata una grave stortura mentale. Moltissime persone, soprattutto anziane, erano convinte che ogni medicina in grado di apportare un effetto benefico, avrebbe sortito in automatico un beneficio doppio applicando un raddoppio della dose. In modo deterministico e lineare. I bugiardini di moltissime medicine raccomandano di non raddoppiare la dose per compensare una dose saltata. La protagonista del film va anche oltre nella sua follia: non si limita ad applicare il raddoppio della dose, la moltiplica.

Un'altra delittuosa forma di ignoranza è quella che porta a confondere specie di imenotteri sociali tra loro molto diverse. Così per il regista e per lo sceneggiatore non esiste alcuna reale differenza tra api e vespe. "È facile confondere un'ape da una vespa per via del colore: entrambe sono a strisce gialle e nere. Puoi notare, però, delle differenze: le vespe presentano un corpo più snello e liscio, le api sono più robuste e pelose. Le api pungono solo se minacciate: dopo aver punto, perdono il pungiglione e muoiono." (Fonte: Insectum.it). In realtà nemmeno i colori sono gli stessi: l'ape da miele (Apis mellifera) non presentano lo stesso giallo sgargiante tipico delle vespe (famiglia Vespidae), bensì una tonalità di arancione pallido. Quando si tratta di distinguere la forma di insetti diversi, sono numerosissime le persone che mostrano soprendenti forme di agnosia. Nonostante il titolo e le ripetute affermazioni secondo cui il siero proverrebbe dagli "enzimi" della vespa, i titoli di testa sono sovrapposti a filmati di repertorio di un alveare di api e lo stesso filmato viene mostrato dopo la prima iniezione.  
 

Pubblicità ingannevole 
 
Nella locandina del film compare una creatura che ha testa di donna e corpo di vespa. Non si trova la benché minima traccia di un simile essere nel film: è soltanto una trovata pubblicitaria. Anche la scritta in fondo alla locandina è concepita a bella posta per trarre in inganno lo spettarore: "Una bella donna di giorno, una lussuriosa vespa regina di notte" (originale "A beautiful woman by day - A lusting queen wasp by night"). Non ho ravvisato alcun contenuto di natura sessuale nel film. La creatura che si vede è l'esatto contrario di quella mostrata nella locandina. Ha una testa che nella delirante fantasia del regista dovrebbe essere quella di una vespa, mentre il corpo resta quello di una donna. 
 

Curiosità 

L'attrice protagonista, la bellissima Susan Cabot, purtroppo soffriva di gravi malattie mentali. Cercò di curarle assumendo l'ormone della crescita con cui era trattato suo figlio, affetto da nanismo ipofisario. Questo trattamento che la donna intraprese contro ogni sano principio, proprio come Janice Starlin nel film, esacerbò la sua follia. In un attacco particolarmente furioso aggredì il figlio, che la uccise a sprangate; il tribunale decise che si era trattato di autodifesa. Il vero nominativo della Cabot era Harriet Shapiro. Dal cognome si evince all'istante che la sua stirpe era ashkenazita, cosa che non la risparmiò da un'infanzia disagiata e infelice. Nel film cormaniano La leggenda vichinga (1957) ha interpretato il ruolo di Enger, la Sacerdotessa di Thor. 
 
Esiste anche una versione colorizzata del 1964, conaltri 11 minuti in cui lo scienziato viene licenziato dal suo lavoro di apicoltore per aver condotto esperimenti sulle vespe anziché sulle api, il che conclude la trama del film da quando smette di lavorare per Janice Starlin. Nella versione originale in bianco e nero, il film inizia con un incontro in cui la Starlin discute del fallimento dei suoi affari con i subalterni; poi incontra lo stesso dottore nella scena successiva, dove anche il pubblico lo vede per la prima volta. Trovo che la pratica della colorizzazione dei vecchi film in bianco e nero sia deleteria quanto inutile: se dipendesse da me applicherei ai colorizzatori i sistemi usati dai Tokugawa per eradicare il Cristianesimo dal Giappone. 
 
In una delle scene finali, una bottiglia di acido viene lanciata a Susan Cabot, ma lei non sta recitando quando alza le mani dopo essere stata colpita. Qualcuno aveva riempito d'acqua la "bottiglia separabile", ed era così pesante che quando è stata colpita l'attrice ha detto: "Pensavo che i denti mi fossero stati sbattuti nel naso!" ("I though my teeth had been knocked through my nose!"). Anche il finto fumo usato per simulare l'acido la soffocava; dopo essere caduta dalla finestra, incapace di respirare, si è strappata via un po' di pelle insieme al suo trucco abnorme, lasciando un gigantesco livido sul collo. 
 
Il copyright del film è del 1959, ma alcune parti sono state girate nel 1964 o addirittura successivamente. Quando l'investigatore privato ottiene l'indirizzo di Eric Zinthrop, chiama Jerry e gli dice di mettersi subito al lavoro. Nella scena seguente, mentre lui e un altro ragazzo vanno in giro alla ricerca di Zinthrop, passano accanto a diverse Chevrolet del 1961-1964. Quando i due si fermano all'ingresso dell'ambulanza e Jerry scende dall'auto, una Chevy Impala bianca del 1964 è parcheggiata sul lato destro dello schermo. A stento saprei distinguere una Ferrari da una Cinquecento, ma mi fido di chi ha fatto notare questi dettagli. Sarebbe anche bene che un film non venisse più manipolato dopo la sua uscita. Che senso ha andare avanti a masturbarlo per anni?  

Anche se i detective stanno cercando il signor Zinthrop a Manhattan, la loro auto ha una targa della California, lo skyline dietro di loro è quello di Los Angeles. Si vedono infatti solo edifici bassi e molti spazi aperti anziché gli edifici alti e compressi di Manhattan. Si notano poi almeno tre palme da dattero che non potrebbero mai sopravvivere e crescere nei freddi inverni di New York.
 
Remake 
 
Il brutto vizio americano, quello di fare remake dei film, si è manifestato con la produzione di ben due pellicole: Rejuvenatrix (Brian Thomas Jones, 1988) e il film per la televisione The Wasp Woman (Jim Wynorski, 1995). Si segnala che Roger Corman è stato uno dei produttori esecutivi dell'opera di Wynorski. Credo che di simili rifacimenti si sentisse scarso bisogno.