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mercoledì 24 agosto 2022


LE NOTTI DEL TERRORE 

Titolo originale: Le notti del terrore 
Titolo in inglese: Burial Ground 
AKA: The Nights of Terror, The Zombie Dead, 
      Zombi horror, Zombie Horror, Zombi 3   
Lingua originale: Italiano
Paese di produzione: Italia
Anno: 1981
Durata: 85 min
Genere: Orrore 
Sottogenere: Zombesco, etruscologico, incestuoso   
Regia: Andrea Bianchi (come Andrew White) 
Sceneggiatura: Piero Regnoli
Produttore: Gabriele Crisanti
Casa di produzione: Esteban Cinematografica
Distribuzione in italiano: Stefano Film
Fotografia: Gianfranco Maioletti
Effetti speciali: Gino De Rossi
Musiche: Elsio Mancuso, Berto Pisano
Trucco: Rosario Prestopino 
Segretario alla produzione: Mirella Cavalloro,
    Gianfranco Fornari 
Supervisore alla produzione: Marcello Spingi 
Reparto artistico: Giovanni Fratalocchi 
Tecnico sonoro: Umbreto Picistrelli 
Fotografo: Fabio Cavicchioli 
Reparto elettrico e telecamera: Paolo Cavicchioli, 
    Gianni Marras 
Continuità: Paola Villa 
Interpreti e personaggi: 
    Wilma Truccolo: Janet
    Gianluigi Chirizzi: Mark
    Simone Mattioli: James
    Antonella Antinori: Leslie
    Roberto Caporali: George 
    Mariangela Giordano: Evelyn 
    Pietro Barzocchini: Michael (come Peter Bark)
    Claudio Zucchet: Nicholas
    Anna Valente: Kathryn
    Raimondo Barbieri: Professore* 
    *Secondo IMDb.com sarebbe invece Benito Barbieri
    accreditato come Renato Barbieri, in contrasto con 
    quanto riportato da Wikipedia in italiano. 
Titoli in altre lingue: 
   Tedesco: Die Rückkehr der Zombies 
   Francese: Le Manoir de la terreur 
   Siciliano: Li notti du tirruri  
   Finlandese: Hautaholvi Helvettiin 
   Russo: Могильный холм 

Trama: 
Uno scienziato dalla barba imponente è ossessionato dai segreti degli Etruschi e studia un'antica cripta vicino a una grande villa. Nel corso degli scavi scatena accidentalmente un'antica maledizione malvagia. Il maleficio rianima i morti sepolti nella necropoli e gli zombie risorgono per divorare le interiora di colui che li ha evocati. 
Nello stesso giorno, il ricco castellano George visita la sua nobile tenuta di campagna insieme alla sua amante Evelyn e al grottesco figlio adolescente Michael, un essere nanesco e macrocefalo danneggiato dal conflitto di Edipo. Altri ospiti sono due coppie di amici, giunti per trascorrere una vacanza vacanza serena e spensierata. Il gruppo è inizialmente sorpreso dall'assenza del bizzarro scienziato che aveva promesso loro una buona notizia, ma presto prendono la propria strada. Separatamente, nel tardo pomeriggio le coppie fanno lunghe passeggiate nell'adiacente parco del castello.
Nel frattempo, le creature semidecomposte, gravemente lesionate e aggredite dai vermi, si alzano e camminano con decisione, emettendo strani rumori. La loro prima vittima è George, che, nonostante sia armato e opponga una strenua resistenza, viene circondato dalle creature e ucciso nel vicino padiglione. Prima di spirare, era riuscito con abnegazione a distrarre i mostri da Evelyn e Michael, che hanno colto l'occasione e sono fuggiti. Contemporaneamente anche le altre due coppie fanno la "conoscenza" involontaria dei cadaveri vivi, salvandosi per il rotto della cuffia fuggendo verso il parcheggio o nel castello. Lungo la strada l'attraente Janet cade in una tagliola e si ferisce in modo atroce un piede. Il suo amico, il fotografo Mark, dopo aver respinto un attacco di morti viventi, finalmente la libera dalla lama e cerca di condurla in salvo. 
Il gruppo si barrica nella villa assieme al personale di servizio. La fuga con le auto sembra impossibile, perché gli zombie, dando prova di un'intelligenza sinistra e inquietante, hanno tagliato le gomme. I morti viventi iniziano il loro assedio dopo il tramonto e mostrano livelli insolitamente alti di cooperazione e d'ingegno, riuscendo ad usare strumenti come le asce per sfondare le porte. Ogni volta che la situazione sembra essersi un po’ calmata, le creature riprendono le loro incursioni con immutata ferocia. Oltre all'uso degli strumenti, questi esseri ripugnanti possiedono anche inaspettate capacità di arrampicata, tanto da fare diverse vittime tra la servitù. Diventa presto chiaro che il rifugio, percepito come sicuro, non può resistere all'assalto dei cadaveri in decomposizione. Il grottesco Michael, dal cranio angoloso e deforme, simile a un'incudine, ha così tanta paura che cerca la vicinanza e l'amore di sua madre. La tocca avidamente, fa di tutto per palparle i seni morbidissimi, per prenderle in bocca i capezzoli e ciucciarli. Al culmine della sua passione incestuosa, le mette le mani tra le gambe, facendosi strada fino a quell'umido e tiepido passaggio da cui tempo prima era uscito come feto! La madre, turbata dalle avance del figlio, gli fa capire che non tollererà in alcun modo questo rapporto incestuoso. Michael rimane sconvolto dal rifiuto della donna che lo ha messo al mondo. Poco tempo dopo, il ragazzo disturbato viene ucciso e cannibalizzato dalla domestica Leslie, che era morta e ora è risorta come zombie, prima di cadere anch'essa vittima di Evelyn, che si vendica fracassandole il cranio. Nel frattempo, l'edificio nobiliare viene invaso da un'orda di zombi, così numerosi da non poter essere fermati. Il gruppo decimato decide di attirare tutti i mostri nell'edificio per ottenere così un vantaggio sufficiente per la fuga imminente. Il loro piano riesce, così scappano. 
All'alba, Mark, James, la traumatizzata Evelyn e la ferita Janet raggiungono quello che sembra essere un monastero sicuro, ma a un esame più attento si rivela essere una roccaforte degli zombie: i fratacchioni sono stati contaminati e trasformati in cadaveri deambulanti! In una sala di preghiera, James viene sopraffatto e le sue viscere sono divorate da un'orda di creature demoniache che vestono ancora il saio bruno. Come risultato di questo atto, consumato tra forti urla, anche lui si trasforma in uno zombie affamato di carne, mentre i tre sopravvissuti scappano. La loro odissea li porta in un'opificio lì vicino, anch'esso popolato da zombie. Tra questi esseri dell'Inferno c'è il risorto Michael, che non sembra toccato dalle forze ctonie della decomposizione. Non sembra appartenere a CALU. La sua pelle è rosea e florida. Piena di gioia materna, Evelyn lo prende tra le braccia, credendo che le sia stato davvero restituito dall'Ade. A questo punto Michael le morde il seno, la strazia e la uccide brutalmente. Alla fine delle sequenze, anche Janet e Mark vengono circondati e sommersi da un gran numero di zombie famelici. Non è fornita alcuna informazione su dove si trovino a questo punto. 

Citazioni: 

"Sembrano corrosi dal tempo!"
"È incredibile: dei mostri viventi!" 
"Mamma, questo coso odora di morte!" 

  
Recensione: 
Il filone incentrato sugli Etruschi aveva una certa importanza nel complesso universo dei B-movie italiani. Ad affascinare il pubblico era il mistero impenetrabile di questa civiltà scomparsa, percepita come lugubre, rivolta interamente all'Annientamento e proiettata in un Oltretomba incubico, infernale. In altre parole, una civiltà della Morte Eterna. Il lavoro di Andrea Bianchi ha una sua peculiarità degna di nota: a quanto ne so, è l'unico film "etruscologico" a trattare il tema degli zombie. Inoltre introduce un'ulteriore innovazione. Dà agli zombie una marcia in più, rendendoli in qualche modo sociali e tecnologici. Il morto vivente classico non è in grado di comunicare né di aggregarsi ai suoi simili lavorando per un fine comune, così come si dimostra incapace di servirsi di utensili. Ne Il giorno degli zombi (Dawn of the Dead, 1985), George A. Romero ci mostra un morto vivente che riesce ad usare una pistola, ma in seguito a un intenso addestramento e con grande fatica. Le notti del terrore pullula di morti viventi in grado di usare spontaneamente falci, asce, forconi e addirittura di cooperare per fondare un portone servendosi di un tronco come ariete. Indubbiamente si è prodotto qualcosa di nuovo, che però non ha potuto svilupparsi. Non è stato capito il genio. I film devono essere classificati per regista, non per genere, come molti si ostinano a fare. Pochi sanno che Andrea Bianchi, a cui si deve questa buona pellicola zombesca, ha diretto anche una ventina di film pornografici. Cosa ha a che fare la produzione porno con una pellicola horror come questa? A unire tutti i film biancheschi è sicuramente lo stile: una particolare luce cupa che pervade ogni meandro della creazione cinematografica. La critica, velenosa, odia mortalmente questo regista ispirato e inveisce, giudicando immondizia le sue opere. Me ne frego delle opinioni di simili mezze calzette e insorgo contro di loro: Le notti del terrore è un capolavoro immortale! Non m'interessa se i mezzi sono trash e minimalisti (corpi di morti viventi che sembrano di cartapesta, cervelli colanti che sembrano gelato alla fragola squagliato al sole, interiora fatte di liquame di uova marce, etc.). L'idea che anima il tutto è sublime! 


Rituali dell'Immortalità 

Era credenza degli Etruschi che ci fosse la possibilità concreta di ottenere l'immortalità recitando apposite formule. Chi si fosse trovato a dire le giuste parole davanti agli Dei, avrebbe avuto in automatico la Vita Eterna. Non esistevano requisiti morali di alcun tipo: una persona sadica e malvagia che avesse recitato correttamente ogni sillaba, avrebbe vinto la Morte. Queste formule sinistre non ci sono giunte, sappiamo soltanto che sono esistite. Sarebbe stato molto interessante poterle analizzare per amore della Conoscenza e della Filologia. Com'è ovvio, non si può credere che abbiano alcuna efficacia. Del resto, il film di Andrea Bianchi dovrebbe essere un monito sempiterno verso che si illuda di poter far durare oltre ogni limite la condizione dell'esistenza terrena. 
 

Morbosità estrema 

Anche se appena abbozzati, i contenuti incestuosi sono sconvolgenti. Una volta che li si è visionati, restano per sempre stampati nella memoria! Pietro Barzocchini (anglicizzato in Peter Bark) è l'attore che ha interpretato il figlio della sensualissima Evelyn, perennemente sconvolto da incalzanti pulsioni edipiche. A dispetto delle apparenze, non era affatto un bambino. In realtà era un adulto affetto da una forma di nanismo ipofisario. All'epoca delle riprese aveva circa 26 anni (è nato nel 1955) e si può ben immaginare che fosse capace di poderose erezioni. Il regista ha fatto ricorso all'utilizzo di un attore adulto perché doveva aggirare leggi che impedivano di impiegare minorenni in scene dai contenuti erotici o violenti. Dal canto suo, sembra che la splendida Mariangela Giordano non abbia particolarmente apprezzato il proprio ruolo basato sulle fantasie d'incesto dell'attore nanesco. In particolare, a proposito della sequenza del seno strappato a morsi, ha dichiarato quanto segue: 
 
"Quella scena era così ridicola. Non riuscivo quasi a mantenere la faccia seria. Avevo un seno di gomma adattato al mio, che sembrava così finto che non posso credere che qualcuno lo prendesse sul serio!"  

Mentre la Giordano ha potuto godere di una carriera cinematografica lunga e varia, così non è stato per Barzocchini, che in qualche misura è stato colpito dallo stigma. Se è vero che l'interpretazione nel film di Bianchi gli ha dato una certa notorietà, questa non è stata certo positiva. Il pubblico italiano ha una mentalità molto chiusa e piena di pregiudizi, non apprezza questo genere di cose. Ha il terrore superstizioso. La Giordano è stata considerata una vittima innocente delle attenzioni del figlio malefico, ritenute "disgustose" e in grado di far adirare l'Artefice. La colpa della rappresentazione scenica dell'incesto è quindi ricaduta interamente su Barzocchini. Perché tutto questo? Semplice: il pubblico mostra più facilmente clemenza verso una bella donna che verso un uomo dai tratti inusuali. 


Adozione zombesca 

L'opinione comune del pubblico e della critica è che gli zombie etruschi a un certo punto si siano travestiti da frati, indossando sai marroni, allo scopo di far cadere in trappola i fuggitivi. Mi stupisce che sia fatta un'ipotesi così contorta. Sono convinto che la spiegazione sia molto più semplice e diretta: gli zombie etruschi hanno contaminato i frati, trasformandoli a loro volta in morti viventi. Sappiamo che le persone uccise dagli zombie etruschi sono destinate ad essere assimilate a loro, a condividerne l'atroce destino. Si può parlare di una vera e propria adozione. Il bambino grottesco e incestuoso, una volta ucciso, diventa a tutti gli effetti uno degli zombie, anche se non sono presenti segni di decomposizione sul suo corpo abnorme, inquietante, orribile. È come se gli zombie, sia quelli etruschi che quelli adottati, formassero un tutt'uno, parti diverse di un unico essere animato dalla volontà dell'Ade!  

 
Le profezie del Ragno Nero 

Secondo Renzo Baschera, studioso di paranormale e misteriologia, il Ragno Nero era una persona reale ed era davvero un profeta. Era un oscuro monaco bavarese, vissuto nel XVI secolo; voci sparse lo danno invece per austriaco o addirittura italiano. Il suo vero nome ci è sconosciuto; un commentatore in IMDb.com ipotizza che si chiamasse Federico Martell, senza specificare la fonte della sua illazione. Il soprannome del monaco profetico derivava dalla sua abitudine di siglare ogni foglio da lui manoscritto con il disegno di un ragno nero, sopra al testo. Avrebbe predetto con sorprendente precisione una lunga serie di luttuosi eventi futuri come le due bombe atomiche sganciate sul Giappone a Hiroshima e Nagasaki, il disastro di Chernobyl e la pandemia di AIDS. Le sue previsioni, classificate per anno, arrivano fino al 2042, in cui colloca una "Grande Trasformazione", seguita dall'Era dello Spirito (nello stile di Gioacchino da Fiore). La "profezia" mostrata nel cartello alla fine del film, tuttavia, è apocrifa. Questo è il testo in inglese, che riporto con i refusi originali ("nigths" per "nights"; "profecy" per "prophecy"): 

The earth shall tremble... 
graves shall open...
they shall come among the living 
as messengers of death and there shall be
the nigths of terror... 
"Profecy of the Black Spider"

Traduzione: 

La Terra tremerà... 
le tombe si apriranno... 
verranno tra i vivi 
come messaggeri di morte, e ci saranno
le notti di terrore... 
"Profezia del Ragno Nero" 

Va notata una cosa alquanto singolare: delle profezie del Ragno Nero, pubblicate dallo stesso Baschera, che ne sarebbe lo scopritore, ci è ignoto il testo originale. Il mondo accademico le giudica falsi grossolani, della cui reale esistenza non esistono prove concrete - mentre sono numerosi gli indizi che siano una fabbricazione (le profezie sono chiarissime fino all'anno dell'edizione di Baschera, non esatte o incomprensibili per gli anni seguenti; non sembrano essere conosciute nel mondo germanico, etc.). Il nome tedesco del Ragno Nero, che dovrebbe essere Die Schwarze Spinne (Spinne "ragno" è di genere femminile!), viene spesso riportato in modo erroneo e non grammaticale, come Der Schwarze Spinne o addirittura Schwarzer Spinner. Nel Web si trova una gran confusione sull'ordine di appartenenza del monaco: c'è chi lo vuole Cistercense, chi Francescano. Nonostante queste gravi difficoltà, tra i cattolici tradizionalisti esiste la tendenza a considerare autentico il materiale in questione. Si giunge a una desolante conclusione. Andrea Bianchi ha composto un passo apocrifo attribuito a un testo con ogni probabilità a sua volta apocrifo. 

Curiosità 

Il set del laboratorio visto al culmine del film è presente anche in Inferno (1980) di Dario Argento, in Contamination - Alien arriva sulla Terra (1980) di Luigi Cozzi e in Apocalypse domani (Cannibal Apocalypse, 1980) di Antonio Margheriti. Era un set di interni situato proprio nei Des Paolis Studios di Roma. 

Uno degli zombie indossa chiaramente una maschera di Frankenstein di Boris Karloff con abbondanza di sangue e una parrucca aggiunta per oscurarne le origini. 

Il film è stato girato a Villa Parisi, già Villa Taverna Parisi-Borghese, a Monte Porzio Catone, nei pressi di Roma. È una delle dodici Ville Tuscolane. Per molti anni vi abitò Paolina Bonaparte, moglie del principe Camillo Filippo Ludovico Borghese. Se non ricordo male, era quella che ha posato nuda per una statua di Venere, mostrando le tette prosperose. Nel 1966 a Villa Parisi fu girato in gran parte il film La lama nel corpo, diretto da Elio Scardamaglia con lo pseudonimo di Michael Hamilton. Nel 2019 il regista Dean Craig vi ha girato il film Un amore e mille matrimoni, una deprecabile commedia romantica con Sam Claflin, Olivia Munn ed Eleanor Tomlinson. 

Le riprese del film bianchesco sono durate in tutto quattro settimane. Il Tricolore è visibile in una delle stanze in cui gli zombie attaccano. 

Errori 

L'acconciatura della bionda Janet cambia continuamente nel corso del film, anche tra un'inquadratura e l'altra di alcune scene. A volte ha i capelli crespi, a volte sono lisci.

Quando Michael viene mostrato morto, ucciso da Leslie, una delle sue braccia è stata rimossa. Si vede che la stessa assassina sta masticando la carne dell'arto amputato. Tuttavia, quando Michael ritorna come zombie nel finale del film, ha entrambe le braccia intatte.

Ad un certo punto, un personaggio dichiara giustamente che sparare alla testa degli zombie è l'unico modo per ucciderli, anche se non viene spiegato come sia arrivato ad avere questa informazione. Spara e uccide alcuni zombie con un fucile, poi dice che sono rimasti solo due proiettili. Quando gli zombie irrompono nella villa, il fucile e la tattica vengono presto dimenticati. Alla fine del film Mark colpisce gli zombie senza una logica, ma ormai dovrebbe sapere che l'unico modo per ucciderli è distruggere loro la testa.

Quando i sopravvissuti nella villa sono circondati su tutti i lati da zombie mangiatori di carne, in grado di usare strumenti, a un personaggio viene un'idea incongrua. Suggerisce così che gli zombie potrebbero semplicemente volere qualcosa che si trova nella casa. La sua soluzione è quindi aprire le porte e lasciarli entrare. Non che abbia importanza, dato che gli zombie sanno come usare un ariete con cui presto forzano la porta d'ingresso. Inoltre, la teoria secondo cui gli zombie desidererebbero qualcosa oltre a mangiare carne umana non viene mai ulteriormente spiegata. 

Ad un certo punto entrambi i gruppi di sopravvissuti si riuniscono davanti al castello con tre zombie visibili. Si sente una donna chiedere "dove andiamo adesso?", e lo zombie più vicino nell'inquadratura alza chiaramente la mano sinistra e indica con entusiasmo nella direzione e tutti corrono in quella direzione.


Critica 

Consiglio agli eventuali lettori, giunti in questo antro solitario, la lettura del cut-up ricavato dai commenti apposti sul famoso sito di critica cinematografica Il Davinotti


"Perla imperdibile del trash italiano che vanta numerosissimi estimatori" 
"Il fascino del brutto colpisce ancora, in questo imperdibile B-movie"
"Mega-cult del trash nostrano"
"Se siete in cerca di crasse risate questo è il film che fa per voi" 
"i dialoghi ridicoli, gli attori impresentabili, l'inverosimiglianza di alcune situazioni (frutto di una sceneggiatura pessima e grossolana) contribuiscono a renderlo indimenticabile" 
"Bianchi infiamma la libido con un'opera zozza e morbosissima, dove salta fuori l'indole del regista di Cora e La moglie di mio padre
"Effetti splatter artigianali ma copiosi, recitazione terribile da parte dell'intero cast, scene di una ridicolaggine quasi ricercata, incesti edipici con attori nani in vece di bimbi, dialoghi che brillano di luce propria"
"il putridume alla Oltretomba è servito con portate di puro weird marcio e puzzolente e l'ossessione incestuosa resta un must"
"squallidissimo, accatastato su una sceneggiatura (di Piero Regnoli) pressoché inesistente" 
"Va riconosciuto: per scalcinato che sia l’acting, il necro-serraglio etrusco di Bianchi un timor panico più certo che vago lo incute ancora oggi: un lebbrosario deossoriano, un défilé di putredo che i morituri romerian-fulciani te salutant" 
"lo zombi etrusco qui proposto (credo peraltro unico caso nel cinema) per i canoni di allora è assolutamente convincente" 
"Risvegliare il sonno dei morti (etruschi in questo caso) non sembra una grande idea" 
"Una zombata pazzesca" 
"Lo script del matusa dei generi, Piero Regnoli, è carne putrida più che riscaldata, di cui il sig. Bianchi compie perfetto apocalittico macello" 
"Zombie-movie all'amatriciana (anzi alla coratella) con un'atmosfera generale fra il demenziale e l'assurdo, ma non priva di qualche attrattiva divertente"
"Uno dei capisaldi dell'horror-trash nostrano" 
"Pessimo" 
"Bianchi annienta da subito ogni logica ammannendoci (ex abrupto) adolescenti inquieti, copule, magie etrusche e frati zombi putrescenti" 
"L'incedere del film, ipnagogico e macilento, è quello stesso degli zombi"
"Con assoluto mestiere Bianchi concilia "alla perfezione" erotismo patinato, pulsioni incestuose ed esplosioni ultra-splatter"
"Esilaranti la pistoletta con ben undici colpi e l'inopinata tagliola. Non male il trucco dei mortacci"
"Allucinante, indifendibile, quindi prezioso"
"Paradossalmente assume un certo fascino malgrado la pochezza che lo caratterizza e la completa assenza di trama"
"Bravo Andrea Bianchi!"
"Il narrato, che appiattisce il fantastico en plein air tra fontane e roseti, è oscenamente pedestre" 
"Non lesina in quanto a teste fracassate e smembramenti con tanto di frattaglie sempre in bella vista oltre che a zombi a non finire" 
"Mistico" 
"È un oggetto che lascia ipotizzare un composto di immagini plasmate secondo idee in libertà di cinema eversivo (a suo modo, ovviamente)" 
"Il più assurdo degli zombie-movie made in Italy e quindi, trashisticamente parlando, il più imperdibile"
"la violenza e lo splatter che malgrado tutto nel finale inquietano"
"Qui gli zombi sono evoluti (prima di Romero, chissà?): usano falci, martelli, picconi e addirittura travestimenti" 
"I soldi sono pochi e Bianchi non si perde in chiacchiere" 
"Bistrattata da molti per l'animo trash e amatoriale, la pellicola lascia invece il segno per questo suo modo di essere che rende le atmosfere più morbose, acide, malsane" 
"Conoscendo il pedigree di questo film, perfino all'estero, è impossibile aspettarsi neanche lontanamente un erede di Fulci" 
"la pellicola sconfina nello splatter e nell'eccesso di dettagli ripugnanti (zombie con i vermi, banchetti di interiora umane) che inutilmente cercano di coprire la modestia complessiva dell'opera"
"Film imprescindibile per tutti gli amanti del cinema trash italiano" 
"Indimenticabile (!) il personaggio del "piccolo" Michael, specialmente nel suo ricongiungimento finale con la madre"
"Il film più trash che i mie occhi abbiano mai visto" 
"Il film m'è piaciuto parecchio" 

venerdì 12 agosto 2022


IL BOIA SCARLATTO 

Titolo originale: Il boia scarlatto 
AKA: Io...il Marchese de Sade; Il castello di Artena  
Titoli in inglese: Bloody Pit of Horror; A Tale of Torture; 
    Crimson Executioner; The Scarlet Executioner; 
    The Scarlet Hangman; Some Virgins for the Hangman; 
    The Castle of Artena 
Paese di produzione: Italia, Stati Uniti d'America 
Lingua: Italiano 
Anno: 1965
Durata: 87 min
Genere: Orrore 
Sottogenere: Gotico, sadismo 
Regia: Massimo Domenico Pupillo (come Max Hunter)
Soggetto: Roberto Natale, Romano Migliorini
Sceneggiatura: Roberto Natale, Romano Migliorini
Produttore: Francesco Merli (come Frank Merle), 
    Ralph Zucker 
Produttore esecutivo: J.R. Coolidge, Felix C. Ziffer  
Casa di produzione:  M.B.S. Cinematografica, 
    
International Entertainment Corp.
Fotografia: Luciano Trasatti
Montaggio: Mariano Arditi (come Robert Ardis) 
Effetti speciali: Carlo Rambaldi
Musiche: Gino Peguri
Scenografia: Franco Fontana (come Frank F. Arnold) 
Decorazione del set: Franco Calfapietra (come Richard 
    Godlberg o Richard Colbert) 
Costumi: Richard Colbert 
Trucco: Maria Luisa Garbini (come Lucille Gardner),
    Duilio Scarozza (come Alan Trevor) 
Segretario alla produzione: Nicola Princigalli 
Reparto sonoro: Goffredo Salvatori (come
    Geoffrey Sellers) 
Dialoghi: Dom Leone 
Interpreti e personaggi: 
    Mickey Hargitay: Travis Anderson
    Walter Brandi: Rick (come Walter Brandt) 
    Luisa Baratto: Edith (come Louise Barrett)
    Rita Klein: Nancy 
    Alfredo Rizzo: Daniel Parks (come Alfred Rice) 
    Barbara Nelli: Suzy (come Barbara Nelly) 
    Moa Tahi: Kinojo
    Femi Benussi: Annie (come Femi Martin) 
    Ralph Zucker: Fotografo uranista Dermott
    Nando Angelini: Perry (come Nick Angel) 
    Albert Gordon: Raoul 
    Gino Turini: Primo scagnozzo russo  
    Roberto Messina: Secondo scagnozzo russo
Doppiatori italiani: 
    Renato Turi: Travis Anderson
    Pino Locchi: Rick
    Rosetta Calavetta: Edith
    Flaminia Jandolo: Nancy
    Bruno Persa: Daniel Parks
    Fiorella Betti: Suzy
    Rita Savagnone: Kinojo
    Oreste Lionello: Fotografo uranista Dermott
    Sergio Graziani: Perry
    Massimo Turci: Raoul
    Glauco Onorato: Primo scagnozzo russo  
    Manlio Busoni: Voce narrante  
Location: Castello Piccolomini, Balsorano (esterni); 
    Palazzo Borghese, Artena (interni) 
Titoli in altre lingue: 
    Francese: Vierges pour le bourreau 
    Tedesco: Scarletto – Schloß des Blutes 
    Danese: Torturbødlen 
    Russo: Кровавая бездна ужаса 
    Giapponese: 惨殺の古城 

Trama: 
Anno del Signore 1648, giorno 5 Dicembre. Inghilterra. Per i suoi crimini efferatissimi, John Stewart, detto il Boia Scarlatto, è condannato a morte tramite supplizio. Viene così rinchiuso in una "vergine di Norimberga" e trafitto a morte dalle lame dello strumento di tortura. 
Molto tempo dopo, negli anni '60 del XX secolo, al castello in cui John Stewart fu giustiziato, giunge un gruppo di debosciati parassitari che include lo scrittore Rick, il suo editore-lenone Daniel Parks, la sua segretaria-fellatrice Edith, l'effeminato fotografo Dermott e cinque giovani modelle puttaneggianti. L'intento di questi individui repellenti è scattare squallide foto per un fotoromanzo horror. Credendo che il castello sia disabitato, vi si introducono abusivamente. Il maniero è in realtà occupato da un ex attore, Travis Anderson, che ha al suo servizio alcuni sgherri molto efficienti: è molto seccato dell'intrusione e inizialmente desidera mandare via il nocivo gruppo. Quando riconosce Edith, che una volta era la sua fidanzata, cambia idea in modo repentino, permettendo ai molesti visitatori il soggiorno per una notte, pur decretando che nessuno possa entrare nei sotterranei. Il gruppo ignora questo avvertimento e procede comunque a scattare foto anche nelle segrete. Questo atto manda su tutte le furie Anderson, che assume l'identità del Boia Scarlatto, indossandone il costume. Uccide in modo atroce gli intrusi, uno ad uno, finché restano soltanto Edith e Rick. L'uranista Dermott, che aveva tentato di fuggire per andare ad avvisare la polizia, viene trafitto da una freccia nelle carotidi, finendo dissanguato. La ragazza hawaiana viene morsa da un improbabile ragno velenoso e spira tra dolori lancinanti. Una brunetta viene trafitta dalle lame della vergine di Norimberga. Una ragazza biondiccia rimane uccisa da un flusso di acqua ghiacciata sulla schiena nuda, un'altra viene ustionata con la pece sulla schiena e poi trafitta con un dardo di balestra da uno degli scagnozzi. Il viscido Parks spira dopo una lunga agonia tra le fiamme. Possiamo dire che è meritata? Edith, che era stata messa su una fornace, viene tratta in salvo da Rick prima di arrostire. Alla fine, dopo aver a lungo sfuriato, il fierissimo Anderson soccombe ai suoi stessi dispositivi di tortura, venendo trafitto dalle punte avvelenate della macchina denominata "Amante della Morte". Una fine ingloriosa. Peccato! Edith e Rick si allontanano da quel luogo di orrori, commentando in modo futile la follia dell'attore diventato chissà perché un misantropo tanto estremo e fanatico della Purezza. 

Frasi promozionali (in inglese): 

"He was a homicidal maniac who LIVED TO KILL!"
"He lured beautiful women to his horror chamber. He lived in evil."
"In Horrorcolor"
"Inspired by the Writings of THE MARQUIS DE SADE"
"In Color of Dripping Blood" 


Recensione: 
Senza dubbio è uno dei film più strani in cui mi sia imbattuto nella mia esistenza infelice! L'ho guardato volentieri e non mi è sembrato poi così brutto. Le sue caratteristiche principali sono le invettive enfatiche del protagonista, giusto odiatore dell'umanità, oltre agli effetti granguignoleschi. Qualcuno ha addirittura parlato di "esaltazione dell'eugenetica" e di "superomismo di Nietzsche", anche se a parer mio si tratta più che altro di disgusto per individui infimi che lo meritano pienamente. Per una sorta di timore superstizioso, non hanno voluto dare al fantasioso seviziatore la soddisfazione di gongolare nella sua identità demoniaca e di affermare davanti al mondo intero la consapevolezza che il suo spirito è realmente quello dell'antico carnefice, trasmigrato in un nuovo corpo. È come se il regista e lo sceneggiatore fossero partiti con una vera e propria trasmigrazione dello spirito del Boia Scarlatto nel corpo dell'attore (ad esempio il prologo della vendetta di sangue, il sigillo spezzato della vergine di Norimberga, lo scheletro del carnefice che poi scompare, etc.). Poi, presi dal terrore, hanno pensato di imporre una sorta di scetticismo addirittura cartesiano. "Tu non sei il Boia Scarlatto", gli dice il pappone prima di morire arso vivo nella gabbia di ferro. "Il vero Boia Scarlatto è cenere da secoli", sentenzia lo scrittorucolo di pseudo-horror alla fine della vicenda. La stessa morte dell'attore-torturatore, trafitto dal pungiglione avvelenato di un pupazzo, è quasi un escamotage per impedire al Boia Scarlatto di imperversare sulla Terra, immortale! 


Avrebbe potuto essere un capolavoro!

Pupillo è stato accusato di aver "esagerato", mentre in realtà si è molto trattenuto perché aveva paura. Temeva sopra ogni cosa il rischio dell'emulazione. Cosa gli sarebbe capitato se da qualche parte, ad esempio nei sobborghi di una disumana metropoli come Milano, fosse sorto un pazzoide esaltato e si fosse identificato fino all'ultima fibra nel Boia Scarlatto? Era un rischio grave, da non sottovalutare. Ecco perché la fallofora, pardon, la modella hawaiana non viene trafitta dalle frecce! Immaginate che potenza avrebbe avuto la sua immagine se fosse diventata una versione femminile di San Sebastiano! L'opera di Pupillo sarebbe entrata nel Pantheon della Settima Arte, anche se a caro prezzo. Il cineasta sarebbe infatti stato accusato di essere un mostro. Geniale ma al contempo aberrante. Eppure avrebbe dovuto rischiare, se lo avesse fatto sarebbe stato considerato pari al Divino Marchese! Invece ha messo lì quel "ragno" inguardabile. Mein Gott! Quando si dice perdere le occasioni! 


Il ragno grottesco! 

Quando parlo di "ragno" inguardabile, intendo dire qualcosa di talmente insensato da far sbellicare dalle risate, se non ci fosse da piangere. L'aracnide è un grosso pupazzo polveroso, più o meno delle dimensioni di un pollo. Non è stato considerato alcun rudimento seppur elementare di anatomia dei ragni! Occhi con iride giallastra e pupilla, dotati di palpebre, e due zampe anteriori con le chele di un crostaceo! Sembra un granchio gigante di un raccapricciante Z-movie di Roger Corman!! Schifo, ribrezzo e crassa ignoranza! Questa porcheria infame del ragno posticcio è bastata a far sì che molti etichettassero la pellicola come "merda"! Eppure Pupillo avrebbe fatto una figura più bella se avesse filmato un ragno vero, magari un pingue ragno crociato (Araneus diadematus), inserendo le immagini nelle sequenze! 


Russi in Inghilterra negli anni '60? 

I domestici del proprietario del castello sono senza dubbio appartenenti a un'etnia slava. Soltanto le plebi gli Slavi possono essere così brutali, ottuse e grossolane! Resta tuttavia da stabilire a quale popolo slavo appartengano questi figuri. Dovrebbero venire dalla Russia, anche considerato che portano una caratteristica camicia marinaresca a strisce orizzontali bianche e blu, simile a quella chiamata tel'njaška o anche tel'nik. Le strisce sono più larghe, ma l'ispirazione è quella. C'è tuttavia un grave problema concettuale: all'epoca in cui si svolge il film c'erano alcune cosette simpatiche conosciute come "Guerra Fredda" e "Cortina di Ferro"! C'era il Mudo li Merlino! Nei paesi dell'Est non si poteva andare e venire come si voleva, ogni movimento era controllato e se necessario impedito sul nascere. Se qualcuno riusciva nella difficile impresa di fuggire dall'Unione Sovietica e giungeva nel Regno Unito, doveva essere un intellettuale dissidente o un artista, non certo un tagliagole. Di mafia russa si cominciò a parlare soltanto dopo la la caduta del Mudo li Merlino, per l'appunto. 
P.S. 
Sembra che i Russi odino tutto ciò che è blu, perché nella loro lingua la parola galuboj significa sia "blu" che "omosessuale" (un residuo di Bisanzio e delle sue fazioni). Ben strano che la tel'njaška faccia eccezione e permetta un colore altrimenti detestato!

La balestra: un'arma non banale 

Poche cose sono più incomprensibili al pubblico e ai cineasti del modo in cui funziona la balestra. Tutti credono che sia facile maneggiarla e soprattutto che si possa tendere a mani nude la sua corda, considerata a torto simile a quella di un arco. Ebbene, non è affatto possibile tendere la corda di un'autentica balestra senza servirsi di un argano, chiamato "crocchio". Proprio questa caratteristica rende la balestra un'arma da getto micidiale e terribile. Per usare l'argano, che è simile a una manovella o a una leva, è necessario infilare un piede in una staffa, il pedale. Nella balestra usata nel film, questo pedale è ben visibile, eppure non viene usato, proprio perché Pupillo ignorava il suo scopo! 

Norimberga: vergini e vedove 

A un certo punto lo scrittore da quattro soldi chiama lo strumento noto come "vergine di Norimberga" con un nome sbagliato: "vedova di Norimberga" (la mia memoria distorcente aveva attribuito l'enormità al fotografo uranista Dermott). Per questo errore grossolano, il regista è stato crocifisso dalla critica e additato come ignorante. Santo Cielo, l'ignorante semmai è il personaggio che ha pronunciato lo sproposito! Se in un film compare una persona ignorante, si deve forse accusare di questo il regista o lo sceneggiatore? 
Un tempo si credeva alla reale esistenza della vergine di Norimberga, poi a quanto pare è stato dimostrato che si tratta di un'invenzione risalente al tardo XVIII secolo o all'inizio del XIX, nata dalla smania tipica dei Giacobini di coprire di infamia il Medioevo, descrivendolo come più atroce di quanto in realtà non fosse. Credo che esuli dagli scopi di questa recensione trattare l'argomento in modo approfondito. In ogni caso, è possibile che la vergine di Norimberga abbia avuto origine da un equivoco: esistevano strumenti simili a sarcofagi, conosciuti come "mantelli della vergogna" (in tedesco Schandmantel), in cui erano rinchiusi i condannati che venivano fatti sfilare ed esposti al pubblico ludibrio. Immaginare che contenessero lame o lunghi chiodi è stato un attimo. 


Il Boia Scarlatto e l'omosessualità 

Ai tempi in cui il film di Pupillo uscì, c'erano ancora idee molto confuse sull'omosessualità. L'opinione comune era che un omosessuale dovesse essere necessariamente misogino. C'era una sorta di "teorema dei tre punti": se erano dimostrate due proprietà tra omosessualità, misoginia e impotenza, la terza doveva conseguirne in modo automatico. Ricordo ancora di essermi imbattuto in persone molto ignoranti che non erano in grado di distinguere una vasta gamma di concetti tra loro radicalmente dissimili, come omosessualità (attiva o passiva), misoginia, impotenza, sterilitàcastrazione, ermafroditismo, travestismo, transessualità. Va comunque detto che questi vecchiacci sono ormai finiti sotto terra. Sembra che non se ne trovino più. A causa di questa confusione un tempo imperante, al Boia Scarlatto fu appioppata l'etichetta di "omosessuale". La sua ex fidanzata Edith affermava che egli era ossessionato da un ideale di Purezza, del tutto irraggiungibile, aggiungendo che non aveva mai avuto da lui un bacio. Questo non implica affatto che un uomo così problematico debba per forza provare diletto a giocare coi cazzi. 


Genesi del Boia Scarlatto 

Lo storico del cinema Roberto Curti è stato il primo ad aver notato una forte somiglianza del Boia Scarlatto con certi personaggi mascherati che impazzavano nei fotoromanzi e degli anni '60 e nei fumetti dei decenni precedenti. In particolare, sembra che all'origine del personaggio descritto da Pupillo ci fosse proprio The Phantom, eroe dei fumetti conosciuto in italiano come L'Uomo mascherato; un altro suo epiteto è "Ombra che cammina" (chiaro riferimento shakespeariano). Fu creato dallo sceneggiatore Lee Falk nel lontano 1936 e disegnato da Ray Moore. The Phantom è descritto come un uomo in calzamaglia senza superpoteri, per quanto dotato di particolari abilità, che ha avuto grande successo, soprattutto a causa del suo fascino misterioso e del complesso intreccio delle trame. Fatto sta che la somiglianza esteriore è innegabile, anche se le analogie non vanno oltre. Mi sento in dovere di riportare una stranezza che potrebbe ridurre la portata del paragone con il Boia. Falk aveva pensato il suo personaggio con un costume grigio, tanto che voleva chiamarlo The Gray Phantom. Per un errore di stampa, il costume risultò invece viola. La cosa traumatizzò l'autore, che tuttavia alla fine dovette rassegnarsi, seppur schiumando bile. In varie nazioni in cui il fumetto fu stampato a colori, il colore del costume fu scelto secondo i gusti personali dell'editore: blu in Scandinavia, marrone in Nuova Zelanda e rosso in Italia. Così si dimostra che Pupillo trasse ispirazione proprio dall'edizione italiana. 


Hargitay Miklós Karoly 

Il vero nome di Mickey Hargitay (Budapest, 1926 - Los Angeles, 2006) è Hargitay Miklós Karoly. Nel 1958 sposò Jayne Mansfield, che in seguito divenne Alta Sacerdotessa della Chiesa di Satana fondata da Anton Szandor LaVey. Dall'unione sono nati tre figli, i maschi Miklós, Zoltán e la femmina Mariska. Sono cresciuti tutti come pupilli dello zio Anton, ne sono certo! 

Critica

Questo ha scritto Marcel M.J. Davinotti Jr.: 

"Un cult per lungo tempo ricercato dai collezionisti. E non se ne capisce bene il motivo, vista la qualità modesta del film." 

La risposta è molto semplice. Questo film è particolarmente ricercato perché si vede il Boia che tortura e uccide le zoccole! Lo spettatore ha fino all'ultimo l'illusione che il protagonista riuscirà a finire il suo lavoro! 

Il politico, giornalista e critico cinematografico Gian Paolo Pillìtteri ha scritto quanto segue: 

Non è vero che ogni volta si tocchi il fondo; c’è sempre un'altra volta e c'è sempre un film più brutto. È la gara a chi ne inventa una di più, a chi perfeziona le trovate più oscene. [...] Il clou di questo spaventevole pasticcio è dato dalle scene di tortura. Tutte le aberrazioni di una mente malata sono messe in azione: ragni velenosi, frecce acuminate, carrucole che abbassano inesorabilmente degli aculei, casse speciali dotate all'interno di spade, macchine che rompono le ossa, gabbie di ferro in cui il prigioniero viene abbrustolito, fantocci con punte avvelenate eccetera. Il campionario, ovviamente, è messo in funzione ai danni di ragazze ignare regolarmente discinte. Aveva ragione il grande Petrolini: "C'è sempre un cretino che le inventa e un imbecille che le perfeziona!" 

Ricordo un Pillìtteri che inveiva furibondo contro alcuni autisti di tram che stavano scioperando, urlando loro: "Fascisti! Squadristi!" Non sono però sicuro al 100% che fosse lo stesso Pillìtteri che ha recensito il film in questione. 

Il navigatore Marco Bellini ha scritto sul sito di Amazon: 

Il film serie Z per eccellenza!!!............però il DVD della Sinister Films è assolutamente da dimenticare, la grana, i colori non rendono giustizia a questa perla di cinema di un certo livello (.........molto basso, ad essere sinceri ma che a noi, B-movie maniacs, ci piace tanto!!! eh eh..), alcune scene tagliate si possono vedere negli inserti speciali....bah (.....probabilmente questa potrebbe essere la copia rieditata nei primi anni 70 col titolo: "Io, il marchese De Sade.....") e poi la featurette su Massimo Pupillo è + o - inutile!

Nel suo libro Italian Horror Film Director, Louis Paul ha descritto il film come "una voce ridicola ma inquietante e sadica nel genere [horror]" (originale inglese: "a laughable yet disturbing and sadistic entry in the [horror] genre"), e "un esercizio di omofobia e di svilimento delle donne mascherato da intrattenimento" (originale inglese: "an exercise in homophobia and the debasement of women masked as entertainment"). Si capisce lontano un miglio che questo critico è animato dall'ideologia woke, politically correct, radical-femminista e autorazzista! 

Ecco un cut-up raccolto dal sito del Davinotti: 

"Divertente e sregolato gotico fumettistico"
"Gustoso fumettone" 
"Uno dei punti più bassi toccati dal gotico italiano degli anni d'oro" 
"Il culmine del ridicolo lo raggiunge il guittesco Hargitay"
"Attori pessimi, dialoghi bambineschi" 
"Un Hargitay fumettistico che gesticola vaneggiando di superomismo ed eugenetica"
"La paura si trasforma in ghigno, che è forse l'ancora di salvezza dell'opera di Pupillo." 
"A tratti retorico e ridicolo..." 
"Elevato al rango di cult per la sua atmosfera da fumettaccio nero" 
"Ridicolo tentativo di horror-sexy nazionale" 
"Complessivamente non male, dopotutto!" 
"Per lo spettatore dell'epoca, che si aspettava un vero horror, fu probabilmente una delusione"
"Certo, girato dieci anni dopo sarebbe stata un'altra storia...." 
"Incredibilmente trash" 
"Non male il livello di sadismo, eccessivo per l'epoca" 

Fortunatamente esistono anche estimatori! Ecco un blog in cui nel 2016 si sono celebrati i 50 anni del Boia Scarlatto! 


Curiosità 

Nel Regno Unito il film fu bandito già nel 1967: gli fu rifiutato qualsiasi certificato. Non ho informazioni sulla situazione attuale.  

Questo film fa parte della famigerata serie tedesca "SchleFaZ" ed è andato in onda nel settembre 2022 sulla stazione televisiva Tele5. ("SchleFaZ" è un'abbreviazione che significa "i peggiori film di sempre"). Nella serie, due conduttori presentano la pellicola considerata oltraggiosa, vestendosi come i personaggi principali e discutendo dell'incompetenza delle persone coinvolte. 

Stranamente le autorità tedesche non hanno notato i discorsi del Boia Scarlatto sulla Purezza, su individui contaminanti e sull'infraspeciazione, o avrebbero urlato al ritorno di Hitler e delle SS! Ai tempi del famigerato Mudo li Merlino, quella roba che hanno buttato giù nel 1989-90, non sembra che l'opera di Pupillo sia mai stata distribuita tra i Teutoni. 

In questo film ha esordito l'attrice Luisa Baratto. Non è proprio una sconosciuta. Ha interpretato altri 10 film: Requiescant (Carlo Lizzani, 1967), Killer Kid (Leopoldo Savona, 1967), Sette winchester per un massacro (Enzo G. Castellari, accreditato come E.G. Rowland, 1967), Devilman Story (Paolo Bianchini, 1967), Colpo doppio del Camaleonte d'Oro (Giorgio Stegani, 1967), Il lungo giorno del massacro (Alberto Cardone, accreditato come Albert Cardiff, 1968), Il pistolero segnato da Dio (Giorgio Ferroni, accreditato come Calvin Jackson Padget, 1968), L'invincibile Superman (Paolo Bianchini, accreditato come Paul Maxwell, 1968), Scacco internazionale (Giuseppe Rosati, 1968), Colpo di Stato (Luciano Salce, 1969), 

giovedì 4 agosto 2022


TERMINATOR 2 
(film trash-grottesco)

Titolo originale: Terminator 2 
AKA: Terminator II, Shocking Dark; Alienators; 
    Contaminator 
Titolo clandestino (USA): Aliens 2 
Paese di produzione: Italia 
Lingua: Italiano 
Anno: 1989 
Data di uscita (Francia): maggio 1989 
Data di uscita (Italia): 22 agosto 1990
Durata: 90 min
Genere: Fantascienza, azione, orrore 
Sottogenere: Pseudo-Alien, distopico, postapocalittico  
Regia: Bruno Mattei (come Vincent Dawn)
Soggetto: Claudio Fragasso, Rossella Drudi
    (non accreditata)
Sceneggiatura: Claudio Fragasso (come Clyde Anderson)
Produttore: Franco Gaudenzi
Casa di produzione: Flora Film
Fotografia: Richard Grassetti
Montaggio: Bruno Mattei
Effetti speciali: Francesco Paolocci, Gaetano Paolocci
Musiche: Carlo Maria Cordio
Scenografia: Giovanni Paolucci 
Direzione artistica: Mimmo Scavia (come Bart Scavia) 
Trucco: Franco Di Girolamo, Tania McComas 
Dipartimento sonoro: Maurizio Miani, Tullio Morganti 
Dipartimento musicale: Vangelis 
Direttore della fotografia: Luigi Ciccarese 
Interpreti e personaggi: 
     Christopher Ahrens: Samuel Fuller 
          (come Cristofer Ahrens) 
     Haven Tyler: Sara
     Geretta Geretta: Sergente Koster, l'afroamericana
          (come Geretta Giancarlo Field) 
     Fausto Lombardi: Tenente Franzini
          (come Tony Lombardo)
     Mark Steinborn (*): Comandante Dalton Bond
     Dominica Coulson: Samantha
     Clive Riche: Drake (come Clive Ricke) 
     Mark Zielinski: Stephano 
     Paul Norman Allen: Kowalsky, il polacco  
     Cortland Reilly: Caine 
     Richard Ross: Price 
     Bruce McFarland: Colonnello Parson 
     Richard Berkeley: Primo scienziato
           (come Richard Bercheley) 
     John Champion: Secondo scienziato 
     Massimo Vanni: Primo soldato (come Alex McBride) 
     Elain Richmond: Speaker 
     Al McFarland: Professor Henry Raphelson (**)
     Jim Pelot: Tecnico 
     Patricia Sedoc: Secondo soldato (soldatessa) 
     James Edward Sampson: Terzo soldato
          (come James Sampson) 
     Robert McFarland: Quarto soldato 
     Lorenzo Piani: Soldato (non accreditato) 
     Ernesto Rucker: Soldato (non accreditato) 
    (*) Spesso riportato in modo erroneo come Mark
    Steinborg. 
    (**) Talvolta è riportato come attore David L. Thompson,
    ma Al McFarland compare nei titoli di coda; l'ortografia  
    Rafferson è erronea.  
Doppiatori originali: 
     Alessandro Rossi: Samuel Fuller
     Anna Rita Pasanisi: Sergente Koster
     Francesco Pannofino: Tenente Franzini
     Sergio Di Stefano: Comandante Dalton Bond
     Rossella Acerbo: Samantha
     Gianfranco Bellini: Drake
     Marco Mete: Kowalsky 
Titoli in altre lingue: 
    Tedesco: Contaminator... die Mordmaschine
           aus der Zukunft
    Francese: Shocking dark - Spectres à Venise 
    Spagnolo (Messico): El retorno del mutante 
    Portoghese: O Regresso do Exterminador 
    Russo: Терминатор II 
    Giapponese: エイリアンネーター (Eiriannêtâ)
    Tagalog: Nakakagulat na Madilim 

Trama: 
Siamo in un futuro imprecisato, plumbeo e distopico. Venezia è una città fantasma, contaminata dall'inquinamento e dalla radioattività, oltre che devastata da un virus di origine sconosciuta. Ormai ci sono soltanto rovine, gli ultimi abitanti sono stati evacuati di recente. Nei fantomatici e profondissimi sotterranei della città lagunare esiste il grave problema degli umani mutati a causa dell'infezione e aggressivi, che si scagliano sui componenti di una spedizione scientifica, la missione San Marco. Questo provoca la reazione dei militari, che inviano i marines della Megaforce, un commando armato fino ai denti, per debellare i mostri infestanti, cercare eventuali superstiti e rendere sicuri i sotterranei. Pur essendo una civile, la scienziata Sara (cognome ignoto, forse è Drumbull ma non ne sono certo) accompagna i militari per offrire il necessario supporto. Il vero mandante della spedizione è però una potente multinazionale, la Tubular Corporation, che mira soprattutto a recuperare il diario dello scienziato Henry Raphelson. L'azienda riesce ad imporre  la presenza di un suo uomo, Samuel Fuller, non subordinato alla gerarchia militare. Subito la Megaforce si trova in gravi difficoltà, assediata da mostri vagamente simili a xenomorfi di gomma, bavosi e con occhi rossi simili a quelli delle cicale periodiche. Tra una sparatoria e l'altra, viene trovata una ragazzina, Samantha, che è riuscita a sopravvivere in quell'ambiente estremamente ostile. È proprio la figlia di Henry Raphelson, il cui laboratorio è ormai deserto. Per sfuggire ai mostri, i marines si rifugiano in una sede dismessa della Tubular Corporation, dove emerge una drammatica verità: Fuller, che diventa ostile, è in realtà un replicante, ossia una specie di androide. La Tubular Corporation, che aveva vinto l'appalto per il risanamento di Venezia, in realtà ha sversato contaminanti per renderla inabitabile, contando poi di riuscire a sistemare le cose dopo essersi impadronita dell'intero patrimonio immobiliare, rivendendolo a prezzi stratosferici. Una bassa speculazione sfuggita di mano. I militari finiscono sterminati; Sara e Samantha, superstiti della spedizione, sono braccate da Fuller, che vuole eliminarle in quanto scomode testimoni. Il replicante sembra indistruttibile, ma a un certo Sara trova una macchina del tempo in grado di riportare indietro nel passato, in un'epoca antecedente la contaminazione di Venezia. Il marchingegno mirabolante funziona tramite un telecomando, trasferendo la donna e la ragazzina nella città lagunare ancora piena di vita; presto però compare anche Fuller, che è riuscito a seguirle nel viaggio crononautico. Sara getta addosso al replicante il telecomando cortocircuitato, riuscendo finalmente ad eliminarlo. Il futuro incubico è eliminato, trionfa la possibilità di una nuova esistenza. 

Dialoghi memorabili: 

Franzini: "Può contarci. Equipaggiamento per quindici giorni."
Koster: "E fa' in modo che ci sia tutto, altrimenti ti prendo a calci in culo, brutto maccheroni di merda!"
Franzini: "Non mi rompere i coglioni, sporca negra!"
Koster: "Vuoi che ti spappoli il cervello?" 
Franzini: "Io ti taglio la gola!"

Tempi beati, non c'era la cappa opprimente del politically correct


Recensione:  
Il film di Mattei, uscito nel 1989, precede di due anni il quasi omonimo Terminator 2 - Il Giorno del Giudizio (1991), diretto da James Cameron. La trama e gran parte dei dialoghi sono tuttavia presi a viva forza da un altro film di Cameron, Aliens - Scontro finale (Aliens, 1986). Elementi del primo Terminator  (The Terminator, 1964), sempre di Cameron, sono comunque presenti: 

1) La locandina, palesemente terminatoresca;  
2) Il replicante, simile a un modello T-800 di Terminator e non a un sintetico di Ridley Scott; 
3) La macchina del tempo in grado di riportare nel passato.

Grazie agli insondabili misteri del copyright, lo stesso Cameron è riuscito ad intitolare il suo film Terminator 2 e a far valere i propri diritti, mentre non aveva potuto intitolare Alien 2 il seguito del film di Scott, Alien (Alien, 1979), a causa di Ciro Ippolito, l'improvvisato regista italiano che ha bloccato Hollywood. Questo deve essere accaduto perché era stato nel frattempo decretato che il Terminator 2 di Mattei era un puro e semplice plagio. Proprio per via dei diritti d'autore, lo stesso Mattei è stato costretto a cambiare molte volte il titolo del suo film nel corso della distribuzione in varie nazioni. Da questo deriva la grande confusione imperante, con i titoli Shocking Dark, Alienators, Contaminator e compagnia cantante; il più diffuso resta comunque Shocking Dark. Fino al 2018, anno dell'edizione di Severin Films su DVD e Blu-Ray, la distribuzione negli Stati Uniti è stata clandestina per i menzionati problemi legali. Per quanto possa sembrare incredibile, l'opera di Mattei ha avuto un certo riscontro nella Terra dei Liberi, tanto che vi esiste un certo numero di fan. Probabilmente a questo successo ha contribuito in larga misura il "gusto del proibito" - oltre alla predisposizione di quelle genti all'ingestione di spazzatura d'ogni specie. 
Tecnicamente parlando, questa pellicola è un escremento di celluloide, a parer mio anche peggiore degli pseudo-Alien di Ciro Ippolito e di Luigi Cozzi! Mi sorprende sopra ogni cosa l'ambientazione assurda. Resta un mistero la presenza di un'estesa Venezia sotterranea, quando tutti sappiamo che è una città costruita su un gran numero di pali di legno infissi nel sedimento del fondale della laguna! Lo insegnano persino alle scuole elementari com'è fatta Venezia. Non ci si aspetta che un italiano possa commettere un simile errore madornale! Forse il regista ha voluto prendersi gioco del pubblico americano? 
Lo schifo: plagio quasi assoluto, recitazione legnosa, azione lenta e tortuosa, le insopportabili urla isteriche di Samantha, che ad ogni passo agisce in modo più stupido della merda, abbandonandosi alle convulsioni proprio nei momenti più critici. Il banale messaggio ambientalista, la solita baggianata dei viaggi nel tempo e degli eventi reversibili, sono cose che non contribuiscono di certo a rendere interessanti le sequenze. C'è soltanto un po' di linguaggio conflittuale e violento, residuo di un'epoca più libera, in cui si poteva agire di pancia e sputare la bile accumulata, cosa che oggi non è più possibile. In America esistono tuttora conflitti razziali, citati espressamente nel film, mentre in Europa cercano di far diventare tabù anche soltanto la menzione dell'esistenza di una diffusa incompatibilità tra gruppi umani diversi. Anche Terminator 2 di Mattei non potrebbe più essere girato nel XXI secolo. 


Il postulato xenogenetico 

Il virus diffuso nell'aria a Venezia avrebbe avuto il potere di alterare il genoma umano, innescando la trasformazione negli "xenomorfi" che infestano gli improbabili sotterranei. Anche se enunciata in modo ridicolo e involuto nel corso della pellicola, l'idea ha in sé qualcosa di buono e potrebbe anticipare in qualche modo quella della riscrittura del DNA alla base del patogeno, il black goo visto in Prometheus (2012) e in Alien: Covenant (2017) di Ridley Scott. Peccato che sia sfruttata da schifo!   

Critica 

Questo è riportato da Fantafilm:

"Bruno Mattei, con lo pseudonimo di Vincent Dawn, intende colpire di sorpresa lo spettatore confondendo, all'inizio, le immagini di Venezia con quelle di un apocalittico prossimo futuro. L'originalità del film non va però oltre questo stridente contrasto. Le creature ideate dai fratelli Paolocci, visibilmente di gomma, e i richiami ad Aliens scontro finale e Terminator (furbescamente, ma in maniera del tutto arbitraria, citato nel titolo) che scadono nella grossolana scopiazzatura, deludono anche la platea più ben disposta."
  

I pochi commenti presenti sul sito del mitico Davinotti sembrano poco significativi e si registra addirittura una certa indulgenza nei confronti di questa repellente massa di celluloide fecale. La connivenza dei commentatori la trovo riprovevole!


Modo ha scritto: 

"Sembra di assistere a una bruttissima copia di Alien, non di Terminator! Il titolo è già fuorviante in partenza ma così è, nonostante il film non sia completamente da buttare. C'è sicuramente molta confusione e Venezia è citata solo come pretesto di una storia irrisoria, per quel poco che si vede. Alcune scene trash sono anche divertenti e i mostri simpatici nella loro ridicolaggine. Budget ridotto all'osso e recitazione sommariamente scadente."

Maik271 ha scritto: 

"Il sequel italiano di Terminator vede la luce grazie al simpatico Bruno Mattei, che lo ambienta in una Venezia del futuro (peraltro la si vede solo nei titoli di testa e nel breve finale, ormai disabitata a causa delle radiazioni). Il film dal soggetto forzato è divertente; non grazie agli attori, tutti pessimi, ma al ritmo e agli effetti speciali godibili, che lo rendono una ciofeca sì ma di un certo fascino."

Enzus79 ha scritto: 

"Le buone intenzioni non sempre portano a ottimi (o buoni) risultati. Questo film ne è l'esempio. Storia abbastanza interessante ma che purtroppo si ripete fino alla fine, dove il finale non è del tutto da buttare. Inutile dire che James Cameron è un'altra cosa."

Ryo ha scritto: 

"Come si può intuire il film non ha nulla a che vedere con la saga di Sarah Connor: il titolo è una trovata italiana per cercare di farlo passare come sequel apocrifo. Il film non è nemmeno costruito male; il soggetto aveva delle potenzialità ma purtroppo rimangono inespresse. Dialoghi noiosi, sviluppo inconsistente. Le creature non sono male e la fotografia poco chiara aiuta a confondere effetti speciali altrimenti fintissimi."

Come direbbe l'eroico Paperino: "Buazz!"


Curiosità 

Così devastante e terribile dovette essere l'esperienza di Claudio Fragasso alla scrittura e alla co(pro)-regia, che egli in seguito si rifiutò di fare altri film con Mattei. 

Haven Tyler ha dichiarato in un'intervista del 2021 che dopo essere stata scelta per la parte di Sara, ha chiamato suo padre, che era un avvocato, per dirgli che avrebbe lasciato la scuola nella seconda metà dell'ultimo anno per andare a fare il film in Italia. Dall'altra parte c'è stato prima un silenzio mortale, quindi una domanda: "Che tipo di film?" La giovane ha detto che si trattava di un film dell'orrore. Quindi il padre ha chiesto se ci sarebbero stati dei mostri e se lei sarebbe riuscita a ucciderli. Quando lei ha risposto di sì, lui ha esclamato: "È fantastico!" Si converrà che tutto ciò è molto bizzarro. Evidentemente la Tyler proveniva da una famiglia calvinista molto rigida, anche se non esente da stravaganze. In quella domanda angosciosa "Che tipo di film?" è sottinteso "Dimmi che non è un porno!" Fatto sta che questo è stato l'unica pellicola interpretata da Haven Tyler. 

Sembra che il personaggio del polaccoamericano Kowalsky sia stato l'ispirazione per il pinguino Kowalski nel film d'animazione Madagascar (2005), diretto da Eric Darnell e Tom McGrath (fonte: IMDb.com). Non riesco ad immaginare tramite quale contorto percorso qualcuno possa essere partito da un film trash di Mattei per dare un nome a un pinguino puzzolente. Walter "Walt" Kowalski è anche il protagonista del film Gran Torino (2008), diretto e interpretato da Clint Eastwood. Non sono tuttavia sicuro che Clint Eastwood si sia ispirato proprio a Terminator 2 aka Shocking Dar.  Del resto, Kowalski è un cognome polacco particolarmente diffuso negli States. 

Nonostante tutti i problemi avuti con i diritti d'autore, tra i titoli di coda figura nitidamente questa scritta, che ha quasi un sapore beffardo: "copyright: FLORA FILM MGMLXXXIX"


Sequenze memorabili 

Il Sergente Koster viene aggredito da un superstite della missione San Marco, avvolto in un bozzolo dai mostri di gomma. L'uomo, stremato, probabilmente adibito alla procreazione di parassitoidi come nel film di Cameron, supplica l'afroamericana di ucciderlo. Subito però si ringalluzzisce e aggredisce la donna afferrandola al collo con un braccio rachitico, ai limiti della focomelia, spuntato fuori da chissà dove. C'è qualcosa di sbagliato nelle proporzioni e nella geometria. L'effetto della sequenza è a dir poco straniante: quando l'ho vista per la prima volta mi sono messo a ridere sguaiatamente. Nemmeno il gas esilarante potrebbe avere un effetto simile! 

Errori 

Il Capitano riceve un ordine per telefono e risponde annuendo con la testa, senza proferire verbo. Peccato che il suo interlocutore, all'altro capo del telefono, non potesse sapere che lui stava annuendo con la testa!   

martedì 2 agosto 2022


CONTAMINATION -
ALIEN ARRIVA SULLA TERRA 

Titolo originale: Contamination
Titolo in inglese: Contamination
AKA: Contamination - Alien arriva sulla Terra;
    Alien Contamination; Toxic Spawn; Larvae
Lingua originale: Italiano
Paese di produzione: Italia, Germania Ovest
Anno: 1980 
Data di uscita (Italia): 2 agosto 1980  
Durata: 95 min
Rapporto: 1,85:1
Genere: Fantascienza, orrore 
Sottogenere: Pseudo-Alien 
Regia: Luigi Cozzi (come Lewis Coates)
Soggetto: Luigi Cozzi (come Lewis Coates)
Sceneggiatura: Lewis Coates, Erich Tomek
Produttore: Claudio Mancini, Ugo Valenti
Produttore esecutivo: Karl Spiehs (non accreditato)
Casa di produzione: Alex Cinematografica, Barthonia Film, 
     Lisa Film
Distribuzione in italiano: P.A.C.
Fotografia: Giuseppe Pinori
Montaggio: Nino Baragli
Effetti speciali: Giovanni Corridori, Luigi Cozzi
     (non accreditato), Valerio Mazzoli (non accreditato)
Musiche: Goblin
Scenografia: Massimo Antonello Geleng
Costumi: Tiziana Mancini
Trucco: Pier Antonio Mecacci
Effetti sonori: Luciano Anzellotti, Massimo Anzellotti
Reparto fotografico ed elettrico: Aldolfo Bartoli, Augusto
    Diamanti, Romano Mancini, Carlo Tafani
Assistente editore: Angela Bordi, Gisela Haller, Olga Sarra
Continuità: Daniela Tonti
Doppiaggio: Nick Alexander
Assistente alla produzione: Tullio Lullo, Maurizio Mancini,
   Walter Massi
Direttore dei dialoghi: Hartmut Neugebauer
Interpreti e personaggi: 
     Ian McCulloch: Ian Hubbard
     Louise Marleau: Stella Holmes
     Marino Masè: Tony Arras (*)
     Siegfried Rauch: Hamilton
     Gisela Hahn: Perla de la Cruz
     Carlo De Mejo: Agente Young
     Carlo Monni: Dottor Turner
     Brigitte Wagner: Dottoressa biondiccia
        (non accreditata)
     Horst Weinert (**): Dottor Hilton (non accreditato) 
     Martin Sorrentino: Magazziniere mandingo
         (non accreditato)
     Angelo Ragusa: Magazziniere
     Ettore Martini: Generale (non accreditato)
   (*) Nella versione in italiano è Aris.
   (**) Wikipedia ha Mike Morris, IMDb ha Horst Weinert.
Doppiatori italiani: 
     Cesare Barbetti: Ian Hubbard
     Maria Pia Di Meo: Stella Holmes
     Pino Colizzi: Tony Arras
     Gianni Marzocchi: Hamilton 
Titoli in altre lingue: 
  Spagnolo (Spagna): Contaminación: Alien invade la Tierra 
  Spagnolo (Messico): Alien llega a la Tierra 
  Tedesco: Astaron - Brut des Schreckens 
  Finlandese: Kuoleman koura 
  Ungherese: A rémület ivadékai 
  Polacco: Skażenie 
  Russo: Заражение 
  Greco (moderno): Το πλοίο του θανάτου
Budget: 225.000 dollari US
Location: Roma, New York, Florida, Colombia


Trama: 
Una nave colossale va alla deriva nel porto di New York, apparentemente abbandonata. Si scopre che trasporta grandi contenitori di caffè, all'interno dei quali sono nascoste numerose uova verdastre grandi quanto un pallone da calcio, verrucose, da cui cola un essudato di colore più chiaro. L'equipaggio inviato ad esplorare la nave fantasma trova i resti spappolati dell'equipaggio riuniti in un unico luogo e presto ne scopre il motivo: se disturbate, le ributtanti uova si mettono a vibrare ed esplodono, spruzzando su ogni cosa un liquido viscoso, fetido, acido, purulento. L'immonda secrezione è tossica per tutte le creature viventi terrestri: le fa gonfiare e ne fa esplodere immediatamente il corpo. È una specie di infezione fulminante!  
Il Colonnello Stella Holmes, una brunetta tutta pepe, ha l'ordine di indagare sullo strano fenomeno. Innanzitutto stabilisce un collegamento tra le uova verdastre schifose e una recente missione su Marte finita male. I due astronauti scesi sul pianeta hanno fatto una brutta fine: uno di loro è scomparso e l'altro, il Comandante Ian Hubbard, ha avuto un grave esaurimento nervoso, finendo col diventare un alcolizzato. Quando viene messo sotto pressione, Hubbard racconta la sua terribile esperienza. Esplorando una calotta polare del Pianeta Rosso, lui e Hamilton sono entrati in un antro pieno zeppo di uova aliene. Tuttavia l'ex astronauta non riesce a ricordare nulla dopo la comparsa di una luce accecante e ipnotica. Dopo un'iniziale resistenza, anche violenta, accetta di aiutare Holmes nelle sue indagini sull'insidioso complotto per contrabbandare le uova mortali a Manhattan. Questo li conduce, insieme a un sarcastico poliziotto di New York, Tony Arras, in una piantagione di caffè in Colombia. 
Non tutto è semplice come sembra. L'ex collega astronauta di Hubbard è in realtà vivo e vegeto, proprio in Colombia, dove è tenuto sotto l'influsso di un mostruoso ciclopone alieno, di proporzioni mastodontiche, che sta usando il controllo mentale per portare avanti il ​​suo piano e inondare il mondo con le uova verdi. Fine ultimo della creatura venuta da Marte: spazzare via la vita umana sulla Terra. Lo stesso Arras cade sotto l'influenza mentale ipnotica dell'alieno e viene divorato, ma Hubbard riesce a insorgere, salvando il Colonnello Holmes, quindi uccide il ciclopone sparandogli proprio dentro l'occhio gigantesco, polifemico. I superstiti fanno ritorno a New York e sono felici che l'incubo sia finito. Ma è davvero così? L'inquadratura mostra un mucchio di spazzatura, con sacchi neri pieni di materiale informe, molliccio. Poi si vede un uovo verdastro che esplode rilasciando il liquame simile a vomito!


Recensione: 
Tra i vari pseudo-Alien defecati dall'industria cinematografica italiana degli anni '80, questo film merita di certo un posto di riguardo. È una copro-duzione italo-tedesca. Come in molti altri casi, è d'obbligo applicare il ben noto prefisso copro-! Rispetto ad Alien 2 - Sulla Terra (Ciro Ippolito, 1980), è meno grossolano ed ha una trama sufficientemente complessa, pur restando in sostanza uno schifo inguardabile. Va detto questo: rispetto al film di Ippolito, manca la bizzarra tradizione mitologica legata alla produzione; a quanto pare non ha nemmeno avuto conseguenze paragonabili sulla Settima Arte per via di spaventosi grovigli sui diritti d'autore. 
La prima sceneggiatura scritta da Luigi Cozzi si intitolava semplicemente Alien arriva sulla Terra, non facendo alcuno sforzo per nascondere la sua ispirazione diretta da Alien (1979) di Ridley Scott. Il produttore Claudio Mancini ha imposto a viva forza il titolo Contamination, forse proprio per occultare la genesi dell'opera. Cozzi si oppose a questa decisione ma non ci fu nulla da fare. A differenza dell'Alien 2 di Ippolito, la derivazione è chiara e non si limita al titolo: 
alcuni paesi hanno addirittura commercializzato la pellicola come vero e proprio sequel dell'opera di Scott. Vediamo, solo per fare un esempio, che l'antro su Marte, pieno zeppo di uova, è dotato di pareti con strutture a costole che rimandano all'istante al fatidico cargo di Alien. Certo, il ciclopone alieno che si vede nel finale non somiglia nemmeno di striscio alla Regina degli Xenomorfi: un conto è simulare qualche disgustoso uovo infetto, un altro è imitare una creatura estremamente complessa, per giunta in condizioni di grave carenza di mezzi e di budget. 
Il valore di questa pellicola è del tutto inaspettato, non potrebbe mai essere immaginato dai cultori del fanta-horror. Contamination è un potentissimo film comico!

Frattaglie esplosive!

Lewis Coates non poteva permettersi il lusso di realizzare una creatura paragonabile al "chestburster" di Alien, quella cosina simile a un piccolo delfino che urla dopo essere uscita dal torace spaccato della vittima. Il suo ingegno lo ha portato a concepire una soluzione molto originale: l'espulsione violenta delle frattaglie dal corpo! Un'eruzione di sangue e organi può ben simulare la fuoriuscita del "chestburster".  In concreto, l'effetto è stato realizzato tramite una gran quantità di frattaglie acquistate in una macelleria, stipate in pance finte attaccate sul dorso e fatte esplodere tramite un tubo ad aria compressa. La trovata mi è subito parsa incredibilmente esilarante. Quando ho visto il film per la prima volta, sono andato avanti per mezz'ora in preda a crisi di riso convulso! Ho rischiato di finire come Crisippo di Soli, che morì ridendo per aver visto un asino mangiare dei fichi! Ogni tanto mi capita ancora di guardare quelle scene cozziane, così per euforizzarmi. 


La natura paradossale del patogeno

Sono ridicoli e grotteschi i tentativi fatti dagli studiosi per spiegare la forma di vita aliena appena scoperta. Subito parlano di batteri, anche senza cognizione di causa: si consiglia di interpellare un esperto di "colture batteriche artificiali e mutogene (sic)". Chiunque oggi direbbe "mutagene", ma la sceneggiatura ha proprio "mutogene". Perché questa fissazione con i batteri? Non potrebbe trattarsi di virus, di protozoi o di altro mai visto da essere umano?
La dottoressa biondiccia spiega: "I primi esami danno tutti gli stessi risultati. Non si tratta di un vegetale, ma di una coltura intensiva di batteri sconosciuti, forse patogeni, sicuramente mortali." Come sarebbe a dire "forse patogeni" ma "sicuramente mortali"? Secondo la scienziata, esisterebbero quindi microrganismi non patogeni ma mortali? Tramite quale meccanismo? Magari Lewis Coates si sarebbe potuto avvalere anche solo della consulenza di un semplice medico della mutua, invece di girare sequenze artigianali piene di sparate senza senso logico!
In seguito lo specialista di colture batteriche afferma: "Le cellule di queste uova hanno una struttura basata sul silicio, mentre le cellule di tutti gli organismi terrestri sono basate sul carbonio". Questo è un rimando al famoso "silicone polarizzato" da cui sarebbe costituito il guscio del simbionte nel film Alien, dove "silicone" è una cattiva traduzione dell'inglese silicon "silicio" (Silicon Valley è la "Valle del Silicio", non la "Valle del Silicone"). Da una singola frase del sintetico Ash, è nata una deprecabile leggenda secondo cui lo Xenomorfo sarebbe una forma di vita basata sul silicio - il che è un'assurdità sesquipedale. Per spiegare meglio il concetto, noi umani usiamo il calcio per fabbricare le ossa, ma non siamo una forma di vita basata sul calcio!
Secondo molti scienziati e divulgatori scientifici (es. Isaac Asimov), sarebbe possibile l'esistenza di forme di vita basate sul silicio. Quello che non è possibile è l'interazione di microrganismi basati sul silicio con le forme di vita basate sul carbonio. Come potrebbe avvenire? A che scopo? Anche con forme di vita macroscopiche sussiste il problema. Un predatore basato sul silicio può certo uccidere una vittima basata sul carbonio, se si sente minacciato, ma non potrebbe nutrirsene, non potrebbe assimilare nessuna sua molecola.


Il ciclo biologico non si chiude!

Una volta che il patogeno ha infettato un essere umano o un animale, lo fa scoppiare. E poi? I liquami possono provocare altre esplosioni in caso di contatto, altrimenti tutto finisce lì. Da dove spunta il ciclopone che si vede nel finale? Come ha fatto a formarsi con una simile catena di trasmissione dell'infezione? 
La genesi del ciclopone non viene spiegata. Sembra che lo sceneggiatore non si sia affatto posto il problema. Di fronte alle critiche, si difenderebbe dicendo che il film non è un trattato di xenobiologia. Però il ciclo biologico in qualche modo dovrebbe chiudersi. Forse ogni tanto viene fuori un uovo speciale che si sviluppa nel ciclopone, che poi depone migliaia di uova? Sarebbe qualcosa come il "simbionte reale" visto nel brutto Alien³ (David Fincher, 1992), una scelta che reputo a dir poco demente. E a cosa serve allora propagare l'infezione in un modo tanto erratico e insensato, se poi la massima parte delle uova non produce alcun nuovo organismo? Lewis Coates ha inventato il primo caso di uovo da cui non esce nulla! 
 
Uova prematurate, come la supercàzzola!
 
La dottoressa biondiccia spiega: "Quello che potremmo definire il tuorlo di quest'uovo è una coltura a prematurazione calcolata: reagisce al calore, e quando si aumenta la temperatura, subisce una mutazione cellulare e diventa mortale."
Le uova aliene viste in lontananza sono state realizzate servendosi di palloncini dipinti di verde scuro, mentre nelle scene in cui vengono inquadrate da vicino sono state realizzate col silicone e con all'interno una luce lampeggiante, dando così l'effetto di una materia molliccia e pulsante. Il silicone ha permesso anche di dare forma alla tipica struttura verrucosa. 



Non è un animatrone!
 

Una specie di storiella narra che Lewis Coates volesse utilizzare un'animazione passo uno per realizzare il ciclopone alieno, iniziativa che sarebbe stata annullata dal produttore Mancini, andato su tutte le furie. Quindi non sarebbe rimasta altra via praticabile che l'uso di un animatrone, che funzionò male, non riuscendo quasi a muoversi. Sarebbero quindi stati usati tagli per nascondere le scene in cui si vedevano i movimenti dei macchinisti. Sono convinto che le cose siano andate in modo un po' diverso. Molto semplicemente, il ciclopone è stato realizzato con una Vespa dipinta di scuro e inquadrata di fronte, ricoperta con uno spesso strato di silicone di color verde marcio: il fanale è diventato l'occhio della bestia aliena, mentre la bocca è stata realizzata in modo da ricordare vagamente una figa orizzontale (si distinguono le grandi labbra), ma col clitoride al posto del naso! Lewis Coates deve aver avuto la geniale idea guardando una Vespa messa di fronte a lui e sfocando la vista. Ecco la vera origine della sua illuminazione, che gli deve avergli permesso enormi risparmi sul budget! 

Errori comici

Nella maggior parte delle inquadrature di persone che esplodono si possono vedere chiaramente le cuciture nelle toppe precedentemente tagliate e poste sopra il resto dei vestiti. Dato che le riprese sono state effettuate al rallentatore estremo, c'è tutto il tempo per vedere queste sembianze e sapere quale parte della persona sta per esplodere lontano dal resto. L'effetto è straniante: sembra che le frattaglie espulse siano rigide e legate al torace con elastici. Anziché allontanarsi dal corpo, tornano indietro. 

Nella scena in cui alcuni uomini che indossano tute bianche ignifughe esplodono fino a ridursi in poltiglia sanguinolenta, si vede chiaramente uno di loro che si stringe lo stomaco per far esplodere il palloncino (o qualunque diamine di cosa abbiano usato). Tra l'altro, soltanto degli scemi di merda penserebbero di esplorare un ambiente contaminato senza indossare una protezione degli occhi!

Quando Holmes e Arras vengono fatti prigionieri nell'impianto di lavorazione del caffè, sono mostrati legati schiena contro schiena. Mentre parlano sembra che non siano in grado di muoversi e debbano allungarsi per girare la testa in modo da potersi baciare in bocca. Quando Hamilton rientra e ordina loro di andare con lui, entrambi si alzano e lo affrontano, ovviamente senza essere legati.

Quando la dottoressa biondiccia deve iniettare la sostanza verdognola nel ratto bianco dagli occhi rossi, l'ago della siringa si piega, rivelando che è fatto di gomma. Il ratto, rinchiuso in un contenitore isolato di plexiglas, esplode subito dopo, sparando frattaglie rigidissime, in alcuni casi legate al corpo da elastici visibili all'osservatore attento. Oggi questa scena, di per sé ridicola, non potrebbe più essere girata: scatenerebbe le ire funeste di innumerevoli convulsionarie animaliste, anche se il topone non ha subìto alcun danno e l'intera sequenza dell'esperimento è finta. 

Uno dei magazzinieri contaminati, che è appena esploso ed è senza alcun dubbio morto, sbatte le palpebre. Un caso di zombificazione?

Le luci che gli ufficiali portano all'interno della nave sono luci cinematografiche. In alcune inquadrature si possono vedere i cavi elettrici che passano attraverso le tute protettive. Si può anche vedere con la massima chiarezza che queste luci cinematografiche hanno tele e supporti per i filtri. Il binario del carrello è chiaramente visibile in due inquadrature all'interno della stiva della nave, tuttavia alcune scatole sono impilate alle sue estremità. Un disperato tentativo di far apparire il binario del carrello come un binario per lo spostamento delle merci nella stiva.

Quando il primo tecnico della nave abbandonata raccoglie l'uovo ributtante, sul lato sinistro dello schermo è visibile una scatola opaca della fotocamera mentre si muove tornando indietro. 


Curiosità 

IMDb.com riporta una notizia molto scandalosa, che ripropongo in questa sede dopo averla tradotta in italiano. Secondo quanto dichiarato dal regista Luigi Cozzi durante una sessione di domande e risposte, il film sarebbe stato parzialmente finanziato dai narcos colombiani. Quando ha cominciato a rendere soldi, questi sarebbero rimasti molto soddisfatti del loro investimento. Mi auguro che sia soltanto uno scherzo di pessimo gusto. 😀

I cognomi degli astronauti Hubbard e Hamilton rendono omaggio agli scrittori di fantascienza Lafayette Ronald Hubbard e Edmond Hamilton. In particolare, la figura di Lafayette Ronald Hubbard (più noto come L. Ron Hubbard) è controversa perché ha fondato la Chiesa di Scientology. Edmond Hamilton (1904-1977) è stato un autore molto prolifico e particolarmente attivo nel filone della space opera. Tra le sue opere più importanti si citano I soli che si scontrano (Crushing Suns, 1928-1930) e L'invasione della galassia (Outside the Universe, 1929). 

Luigi Cozzi avrebbe voluto Caroline Munro nella parte del Colonnello Stella Holmes, che era già stata protagonista di Scontri stellari oltre la terza dimensione (1978) - dove si chiamava Stella Star. L'assonanza tra Stella Holmes e Stella Star era stata pensata appositamente per lei. La bellissima attrice non accettò, volendosi vendicare per quel brutto episodio in cui si era quasi smerdata addosso! 

Critica

Fantafilm riporta quanto segue, mostrandosi di un'incredibile clemenza:

"Senza molto successo, Luigi Cozzi sviluppa una rivisitazione dell'Invasione degli ultracorpi tenendo d'occhio la vicenda di Dracula il vampiro e ricorrendo alla truculenza dello "splatter". Come nel romanzo di Stoker, il pericolo arriva dal mare, da una nave governata da morti, e si propaga come un'epidemia contagiosa e letale nel mondo civile. L'idea è abbastanza originale, ma il film è stato poco premiato dal pubblico e ignorato dalla critica."

Si nota che evita di citare Alien e cita addirittura Bram Stoker.
Kim Newman del Monthly Film Bulletin ha affermato che la combinazione nel film di "violenza splatter", "thriller di spionaggio alla James Bond" e "fantascienza piena di mostri" era "a volte disagevole, ma Cozzi se la cava con sufficiente bravura, per coprire le crepe"
Alcuni interessanti commenti si trovano sul sito Il Davinotti


Il mitico Puppigallo ha scritto:

"Fantascienza decisamente ingenua, con uno svolgimento lineare e prevedibile, che attinge a molte altre pellicole del genere. E' però presente un discreto livello di splatter (l'inizio e un paio di scene) e il respiro delle uova molicce, per quanto eccessivo, ha una sua resa audiovisiva (trattasi di organismi a base di silicio con cellule dodecaedriche!). Ovviamente, non appena subentra l'indagine e la covata aliena si fa da parte, il tutto perde quel minimo di interesse suscitato. Per fortuna, nel finale, oltre alle uova comparirà qualcos'altro. Non male la colonna sonora dei Goblin. Vedibile."

Schramm ha scritto:

"Dopo un intrigante incipit che ibrida senza vergogna alien e ultracorpi a suon di corpi che detonano e atmosfera minacciosa, decelera incespica e si smarrisce lungo tutta la parte centrale, per poi riaversi nel finale con una lovecraftiana creatura davvero niente male. Men che discreto."
 
Renato ha scritto:

"Pessimo esempio di fanta-horror, con un inizio suggestivo che però si perde presto per strada. La storia è davvero troppo stupida, ed i limiti di budget rendono il tutto orrendamente poco credibile (il mondo sta per finire ed i tre tizi incaricati dal governo USA prendono un aereo di linea, passano tranquillamente la notte in albergo, cazzeggiano tra loro e così via). Molto splatter, qualche spavento telefonato e le anonime musiche dei Goblin completano il quadro."

Ronax ha scritto:

"Cozzi rimastica Alien e Lovecraft, ci aggiunge qualche reminiscenza da spy-movie anni '60 e chiude con un'inquadratura che più scontata non si può. Poi frulla il tutto con sufficiente professionalità da rendere la storiella vedibile anche se subito dimenticabile. Se la sceneggiatura tutto sommato tiene, nonostante evidenti assurdità e incongruenze, il film cade soprattutto sulla recitazione, con la parziale eccezione di McCulloch, al punto che la grottesca "creatura" sembra la più espressiva di tutta la compagnia. Effettacci rozzi ma efficaci."