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sabato 29 aprile 2023

 
ZARDOZ

Titolo originale: Zardoz
Paese di produzione: Regno Unito 
Lingua: Inglese 
Anno: 1974
Durata: 102 min
Genere: Fantascienza 
Sottogenere: Distopia, post-apocalittico 
Tematiche: Immortalità, libertà, genocidio, 
    manipolazione, ricerca della Libertà 
Regia: John Boorman
Soggetto: John Boorman
Sceneggiatura: John Boorman
Produttore: John Boorman
Casa di produzione: 20th Century Fox, John Boorman 
     Production
Distribuzione in italiano: 20th Century Fox
Fotografia: Geoffrey Unsworth
Montaggio: John Merritt
Effetti speciali: Jerry Johnson
Musiche: David Munrow
Scenografia: Anthony Pratt
Costumi: Christel Kruse Boorman 
Titoli in altre lingue: 
   Turco: Taş Tanrı Zardoz 
       (lett. "Il Dio di Pietra Zardoz")
Interpreti e personaggi:
    Sean Connery: Zed
    Charlotte Rampling: Consuella
    Sara Kestelman: May
    John Alderton: Amico *
    Niall Buggy: Arthur Frayn
    Sally Anne Newton: Avalow
    Bosco Hogan: George Saden
    Christopher Casson: Vecchio saggio
    Bairbre Dowling: Stella
    Reginald Jarman: La voce della Morte 
    Jessica Swift: Una apatica
    John Boorman: Un bruto 
    * In inglese Friend
Doppiatori italiani:
    Adalberto Maria Merli: Zed
    Livia Giampalmo: Consuella
    Angiola Baggi: May
    Romano Malaspina: Amico
    Oreste Lionello: Arthur Frayn
    Rossella Izzo: Avalow
    Roberto Del Giudice: George Saden
    Roberto Bertea: Vecchio saggio
    Alida Cappellini: Stella
    Rossella Izzo: Una apatica
    Corrado Gaipa: Voce (alterata) Zardoz
    Luciano Melani: Morte 
Budget: 1 milione di dollari US 
Box office: 1,8 milioni di dollari US 

Trama: 
Nell'anno 2293, in seguito a un crollo tecnologico, l'umanità è divisa in due. Gli Eterni, che hanno ottenuto l'immortalità, vivono in piccole comunità isolate chiamate "Vortex", conducendo un'esistenza lussuosa ma dominata dalla noia. In questi Vortex tutti gli uomini sono impotenti e tutte le donne sono frigide. Non vi esiste il desiderio sessuale, in alcuna sua forma. A di fuori di queste isole si estende l'Inferno. La massa della popolazione terrestre è costituito dai Bruti, regrediti a livelli bestiali e costretti a lavorare la terra per nutrire gli Eterni. Per controllare l'incredibile fertilità dei Bruti, che si moltiplicano a dismisura, gli Eterni hanno creato una religione genocidaria basata sul culto di una terribile divinità uranica, Zardoz, che si manifesta come una gigantesca testa volante di pietra. Periodicamente Zardoz scende dal cielo, parla con voce tonante e istiga una classe di guerrieri, gli Sterminatori, ad annientare i Bruti. 
Zed, uno Sterminatore di Bruti, ha qualcosa di strano. Organizza un complotto per scoprire la verità: si nasconde a bordo della Testa di Pietra di Zardoz durante un viaggio, e uccide il suo creatore-operatore Eterno, Arthur Frayn. Ovviamente, essendo immortale, questo Frayn viene prontamente riportato alla vita nel Vortex. 
Arrivato nel Vortex, Zed incontra due Eterni di sesso femminile: Consuella e la sua assistente May. Dominando l'uomo con poteri psichici, lo rendono prigioniero e semplice lavoratore all'interno della loro comunità. Consuella vuole che Zed venga annientato affinché la resistenza non possa usarlo per scatenare una rivoluzione; altri, guidati da May e dal sovversivo Amico, insistono per tenerlo in vita per ulteriori studi, mentre progettano segretamente di rovesciare il governo e porre fine alle sofferenze del genere umano. 
Col tempo, Zed scopre la natura del Vortex. Gli Eterni sono sorvegliati e protetti dalla morte dal Tabernacolo, una specie di Intelligenza Artificiale. Data la loro durata di vita potenzialmente illimitata, gli Eterni si sono annoiati e corrotti, e stanno sprofondando nella follia. L'inutilità della procreazione ha rimosso il bisogno stesso dell'attività sessuale, mentre la meditazione ha sostituito il sonno. Alcuni membri del Vortex cadono in catatonia, formando uno strato sociale che gli Eterni chiamano "Apatici". Gli Eterni trascorrono le loro giornate a custodire la vasta conoscenza dell'umanità, sfornando un pane speciale e verdastro con le consegne di grano. Partecipano attivamente a stupidi rituali di meditazione comunitari. Per dare alla vita una parvenza di significato, in un fallito tentativo di impedire all'umanità di diventare permanentemente catatonica, il Vortex ha sviluppato complesse regole sociali i cui trasgressori vengono puniti con l'invecchiamento artificiale. I trasgressori più estremi sono condannati a una vecchiaia permanente: si defecano e si pisciano addosso, farfugliano, sbavano. Gli Eterni che sono riusciti a morire, solitamente per incidente, rinascono in un altro corpo sano, riprodotto sinteticamente, identico a quello che hanno perso. 
Zed è meno brutale e molto più intelligente di quanto gli Eterni credano. Le analisi genetiche rivelano che è il risultato finale di lunghi esperimenti eugenetici ideati da Arthur Frayn, che controllava le terre esterne con gli Sterminatori. L'obiettivo del creatore di Zardoz era quello di generare un superuomo che penetrasse il Vortex e salvasse l'umanità dal suo irrimediabilmente quanto stagnante status quo. Tra le rovine del vecchio mondo, Arthur Frayn aveva incoraggiato Zed a imparare a leggere e lo aveva condotto al libro Il meraviglioso mago di Oz, provocando in lui una crisi esistenziale e teologica. Comprendere l'origine del nome ZardozWizard of Oz – aveva portato Zed a una profonda consapevolezza, risultata nell'accusa a Frayn, colpevole di essere uno spregevole manipolatore. Infuriato da quanto appreso, Zed aveva quindi deciso di indagare ulteriormente sul mistero di Zardoz. 
Mentre Zed intuisce la natura del Vortex e i suoi problemi, gli Eterni lo usano per combattere le loro lotte intestine. Guidati da Consuella, gli Eterni decidono di uccidere Zed e di far invecchiare Amico. Zed fugge e si rifugia da May e da Amico: con il loro aiuto assorbe tutta la Conoscenza degli Eterni, inclusa quella sull'origine del Vortex, proiettata nella sua mente da un cristallo. Può usarla per distruggere il Tabernacolo. Mentre assorbe la Conoscenza, Zed ingravida May e alcune delle sue seguaci: eiacula loro dentro al canale procreativo. Quindi estingue il Tabernacolo, disattivando così i campi di forza e i filtri percettivi che circondano il Vortex. Questo aiuta gli Sterminatori a irrompere e a uccidere la maggior parte degli Eterni, che accolgono la Morte come una liberazione dalla loro noiosa esistenza. May e molti dei suoi seguaci sfuggono al massacro, dirigendosi verso i Bruti per dare alla luce la loro prole come esseri illuminati, seppur mortali. 
Consuella, innamoratasi di Zed, partorisce tra i resti della testa di pietra. Il bambino cresce mentre i genitori invecchiano. Quando il giovane li lascia per intraprendere il proprio cammino, questi continuano a decadere e alla fine muoiono. Non rimane nulla se non le impronte delle mani dipinte sul muro e la pistola di Zed. 

 
Recensione: 
Il concetto portante della religione di Zardoz è quello del Mago di Oz, il cui potere traumatizzante è immenso! Se lo si analizzasse meglio, si comprenderebbe forse la vera origine del concetto stesso di divinità. Una civiltà avanzata costituita da poche persone trova un mondo semplice ed efficace per gestire le masse, da cui si isola per non contaminarsi e per non soccombere: inventare un Dio terribile, spaventoso, capace di ispirare terrore e di tenere sotto controllo le eccedenze demografiche, istigando una classe di guerrieri a compiere eccidi. Il sistema funziona alla perfezione, come un ingranaggio ben oliato, eppure a un certo punto un sasso si introduce tra i denti del meccanismo e lo fa schiantare. 
Trovo che sia un ottimo film, molto originale e ricchissimo di spunti di riflessione su come i popoli nascono, si sviluppano, decadono e infine si estinguono. Sicuramente sarebbe piaciuto anche al grande Oswald Spengler! Nel corso degli anni è diventato un cult, anche se c'è sempre chi lo ritiene di non facile digeribilità e chi lo mette in farsetta ironizzando sui mutandoni sgargianti indossati dal protagonista: "Zardoz, o quando Sean Connery si mise in mutande per pagare il mutuo" o altre simili scempiaggini. 


La genesi della pellicola

Questo ha dichiarato Boorman in un'occasione: 

"Scrissi Zardoz a casa mia nel 1972 (…) Ne uscì una sceneggiatura più simile alla forma di un romanzo. Gradualmente la rielaborai in una forma cinematografica che si rivelò troppo audace per la maggior parte degli studios. Alla fine trovai i finanziamenti e girai il film (…) Mentre montavo il film decisi di riportarlo alla forma di un romanzo. Esso segue fedelmente il film, ma si appoggia molto alla stesura iniziale." 

Il regista avrebbe poi ammesso di essere stato sotto l'effetto di droghe durante la scrittura e la produzione del film. Ha affermato inoltre di non essere nemmeno lui sicuro di cosa trattino le varie parti del film, principalmente a causa dello stato confusionale in cui si trovava in quel momento. Col senno di poi, diverse scene gli sono parse inutili. 
Queste sono cose che fanno riflettere. Alla luce di tutto questo, si comprende bene quella psichedelia pervasiva, quell'onirismo quasi violento che caratterizza molte sequenze. La narrazione non è pienamente razionale: come in una visione notturna, sprofonda in una densa selva di simbolismi arcani, che forse non saranno mai decrittati.
 

Etimologia di Zardoz  

Come Zed capisce nel corso di una subitanea illuminazione, il nome della divinità che adora e nel cui nome compie sterminio, altro non è che il nome del personaggio di una favola. Wizard of Oz "Mago di Oz" è diventato naturalmente Zardoz. Considerata la pronuncia dell'inglese britannico, l'evoluzione fonologica deve essere stata più o meno questa: 

/'wɪzəd əv 'ɔz/ => /'za:dəz/

Quello che credo ci sia di più irreale nel film è il tenace legame col passato. Zed impara di nascosto a leggere, in realtà su istigazione di uno degli Eterni, che vuole creare scompiglio nella propria comunità e nel mondo esterno. In una condizione di crollo della civiltà, come quella descritta nella sceneggiatura, tutto andrebbe perduto o alla meglio distorto fino a diventare irriconoscibile. L'idea che la lingua inglese, la sua scrittura e la capacità di leggerla si conservino immutate attraverso un simile aumento dell'entropia sociale, è più assurda di una testa petrigna e volante che incita al genocidio. 


Il Dio di Pietra Zardoz 

Il titolo del film di Boorman è lo stesso in quasi tutte le lingue, anche perché non c'è da fantasticarci troppo. Tuttavia si nota una sorprendente eccezione. In turco la traduzione è Taş Tanrı Zardoz, ossia "Il Dio di Pietra Zardoz". 

taş "pietra" 
Tanrı "Dio" 

La parola Tanrı è antichissima e in epoca pre-islamica indicava la divinità uranica, il Cielo. Tutto ciò è estremamente interessante. Nuove religioni irrompono nel mondo, ma non possono introdurre dall'Oltre un linguaggio del tutto sconosciuto alle genti, o sarebbero isolate in una sorta di autismo e non comunicherebbero con nessuno. Devono per forza di cose utilizzare parole già usate dai popoli a cui si rivolgono, lasciandone immutato il significante ma trasformandone in modo radicale il significato.


Il Comando dello Sterminio 

Queste sono le parole che Zardoz rivolge agli Sterminatori, nella versione originale:

"The gun is good. The penis is evil. The penis shoots seeds, and makes new life to poison the Earth with a plague of men, as once it was, but the gun shoots death, and purifies the Earth of the filth of brutals. Go forth . . . and kill!" 

Traduzione: 

"Il fucile è il bene, il pene è il male. Il pene spara il seme, e procura nuova vita per avvelenare la Terra con la piaga dell'uomo, com'era un tempo, ma il fucile spara morte, e purifica la Terra dalla sozzura dei Bruti. Avanti... e uccidete!" 

Nella versione italiana del film che ho potuto visionare, il testo è invece questo: 

"Il fucile è il Bene! Lo sperma è il Male! Lo sperma provoca la vita, che avvelena la Terra infestandola di esseri umani, come una volta! Invece il fucile sparge la morte, che purifica la Terra dalla piaga dei Bruti! Andate... e uccidete!"  

Come si può vedere, questo testo è infinitamente più potente e ispirato dell'originale e della sua traduzione letterale! È bastato sostituire qualche parola (ad esempio "pene" con "sperma") per ottenere un effetto dirompente come quello di una tempesta. Adesso è necessario porsi una domanda molto importante. L'opera originale è la stessa cosa di questo adattamento in italiano? La mia risposta è semplice: no, non è la stessa cosa. 


L'illusione della continuità 

Ci sarebbe da domandarsi come Zed avrebbe interpretato l'immensa massa di informazioni accolte nella sua memoria dal prodigioso cristallo degli Eterni, essendo egli parte di un mondo completamente diverso da quello in cui la Divina Commedia era ancora comprensibile - solo per fare un esempio. A quanto pare, Boorman aveva l'idea della possibilità di ripristinare una cultura distrutta, interrotta da una crisi che avrebbe spezzato anche civiltà più forti. Gli Eterni non hanno avuto una lunga vita, perché sono stati stroncati dal ferro degli Sterminatori. Si può stimare in poco meno di tre secoli la durata del loro "paradiso". Un tempo troppo breve perché si presentino problemi comunicativi. Che accadrebbe se questi "immortali" durassero tre millenni? La loro lingua rimarrebbe inalterata oppure si trasformerebbe come accade nel passaggio delle generazioni degli umani mortali? I neuroni e le sinapsi si usurano, cede la loro capacità di immagazzinare e trasmettere informazioni. In tre millenni come si conserverebbero i ricordi? Si sfalderebbe ogni cosa? Oppure sarebbe possibile resistere all'usura del tempo e conservare intatta l'architettura del linguaggio? Sono propenso al pessimismo. A parer mio, tutto si trasformerebbe fino a diventare irriconoscibile. Se gli Eterni non avessero scelto la morte ad opera di Zed e dei suoi uomini, presto o tardi la loro tecnologia avrebbe mostrato segni di cedimento: a quel punto si sarebbero trovati come gli Struldbrug di cui ci ha narrato il grande Jonathan Swift!  


Curiosità 

Secondo Boorman, Sean Connery ebbe molte difficoltà a trovare lavoro dopo Agente 007 - Una cascata di diamanti (Diamonds Are Forever, 1971), diretto da Guy Hamilton. L'attore sarebbe stato ingaggiato per 200.000 dollari. Tale salario era un quinto del budget del film, 1 milione di dollari.

Per contenere il più possibile i costi della produzione, Sean Connery usava la propria utilitaria per andare e venire dal set. In seguito il regista disse che l'idea era stata proprio dell'attore, la cui avarizia era proverbiale. La cosa non deve stupire, essendo egli un discendente della robusta e tenace stirpe dei Caledoni!

La scena finale, quella della scheletrificazione di Zed e di Consuella, dovette essere girata per ben tre volte. Secondo il regista fu una scena molto difficile perché prevedeva una telecamera bloccata che riprendeva Sean Connery e Charlotte Rampling in numerose inquadrature di pochi secondi ciascuna. Tra una ripresa e l'altra veniva poi applicato loro del trucco per farli sembrare anziani, in modo tale da ottenere l'effetto di invecchiamento nel tempo. Questo processo richiese un giorno intero. Sean Connery, la cui virilità estrema è notoria, odiava profondamente il trucco, quindi si infuriò quando seppe che il negativo si era graffiato e che avrebbero dovuto rifare la scena ancora una volta. Boorman raccontò cosa accadde in seguito: "Rifacemmo tutto daccapo, per tutto il giorno. L'assistente al caricamento della telecamera aprì la macchina da presa ed espose la pellicola. Quindi dovemmo rifare tutto di nuovo. Sean non mi credeva; pensava che lo stessi prendendo in giro. Quando lo convinsi che dovevamo farlo per la terza volta, si avventò contro l'assistente al caricamento della telecamera e quasi lo uccise. Ci vollero tre prese per immobilizzarlo." In seguito il caricatore della telecamera dovette emigrare e cambiare nome per sfuggire all'ira dell'attore scozzese! 

Il direttore della fotografia Geoffrey Unsworth girò le scene con l'obiettivo completamente aperto, filtri antinebbia sulla macchina da presa e macchine del fumo sul set per ottenere un aspetto diffuso e impressionistico. Il procedimento funzionò sulle copie di prima generazione, ma quando la pellicola fu duplicata per la distribuzione, la qualità dell'immagine era così scadente da risultare quasi inutilizzabile. Lo studio proibì a qualsiasi direttore della fotografia di utilizzare quel processo nei film successivi. 

Un vero babbuino sul set ha attaccato una controfigura vestita con un costume da scimmia, che impersonava proprio un babbuino. 

Il regista affermò in seguito che il clima politico e culturale irlandese rese la produzione particolarmente difficile. All'inizio, il governo irlandese si rifiutò di permettere alla troupe di importare armi sceniche a causa degli attacchi terroristici dell'IRA che si verificavano in quel periodo, il che impedì quasi del tutto la realizzazione del film. Menzionò anche il fatto che molti membri del cast avevano problemi con la nudità richiesta e che era molto difficile convincere le donne a mostrare il seno. 

John Boorman usò come comparse i Pavee, un popolo di nomadi dell'Irlanda, la cui lingua è lo Shelta. Disse che erano le comparse migliori che avesse mai avuto, estremamente piacevoli e affidabili. Li scelse perché pensava che sembrassero persone che avevano davvero vissuto all'aria aperta. 

Sul set regnava una grande libertà. Si dice che la bellissima Charlotte Rampling non vedesse l'ora di girare la scena di sesso con l'itifallico Sir Sean Connery, ma che sia rimasta delusa quando tutto è finito così in fretta. 

L'atmosfera al di fuori delle riprese, alimentata da una grande abbondanza di narcotici, era così edonistica che al villaggio di Garrykennedy, dove si svolgevano le riprese, fu concesso l'accesso temporaneo a una clinica mobile per le malattie veneree. Il censimento del 1975 rivelò anche che la popolazione del villaggio era cresciuta del 15%. 

In una scena Sean Connery appare nei panni di una sposa. Interpretare quella sequenza di travestimento lo fece sentire profondamente a disagio. Mi domando come abbia fatto Boorman a costringerlo. 

Tra gli Eterni c'è un ribelle calvo e invecchiato che somiglia a Lino Bènfi, con tanto di baffetti grigiastri! 

Cineforum Fantafilm 

Il film fu proiettato al Cineforum Fantafilm dell'amico Andrea "Jarok" Vaccaro, a Milano, il 12 giugno 2006. Quelli erano tempi in cui si poteva ancora fare qualcosa di interessante. Adesso la zona della metropoli dove avvenivano le proiezioni è diventata off limits per via della criminalità, diffusa in modo capillare e oltremodo aggressiva: inoltrarsi da quelle parti di notte significa essere massacrati dai maranza!  

Accoglienza 

Zardoz uscì nelle sale il 6 febbraio 1974, a Los Angeles e New York. Immediatamente il film ricevette recensioni negative. Oltre alle critiche feroci, il pubblico reagì molto negativamente al mondo in apparenza confuso e onirico che il regista aveva plasmato. Secondo un articolo di Starlog Magazine sul film, questi recensori (e il pubblico in generale) non riuscirono a comprendere molte delle analogie e delle affermazioni filosofiche di Boorman. Gli spettatori riferirono che quando gli spettatori insoddisfatti della proiezione precedente uscivano dalla sala, incoraggiavano quelli in attesa ad andarsene, lanciando feroci invettive. Zardoz riuscì a malapena a recuperare il budget. Eppure è destinato a diventare immortale! 

Ecco alcune delle recensioni negative fatte da giornalisti (categoria che in generale stimo meno delle larve delle mosche carnarie): 

1) Nora Sayre del New York Times ha scritto che Zardoz "è fantascienza che raramente riesce a mantenere le sue ambiziose promesse... Nonostante i suoi espedienti pseudoscientifici e una pletora di dialoghi didattici, Zardoz è più confuso che emozionante, anche con un climax frenetico e sparatutto". 
2) Roger Ebert del Chicago Sun-Times lo ha definito un "film autenticamente eccentrico, un viaggio in un futuro che sembra governato da arredatori di scena perennemente fatti... Il film è un esercizio di autoindulgenza (spesso interessante) da parte di Boorman, che ha avuto più o meno carta bianca per dedicarsi a un progetto personale dopo l'immenso successo di Un tranquillo weekend di paura". 
3) Gene Siskel del Chicago Tribune lo ha definito "un film con un messaggio chiaro, e il messaggio è che il commento sociale al cinema è meglio contenerlo all'interno di una storia attentamente elaborata, non strombazzato con etichette di personaggi, effetti speciali e una dose di disperazione che celebra l'umanità del regista mentre rimprovera la dissolutezza del pubblico". 

Altre recensioni e reazioni nel Web 

Per il piacere filosofico degli eventuali e rarissimi lettori di questo blog, traggo qualche pensiero sparso e frammentario dal sito di critica cinematografica Il Davinotti


Il mitico Puppigallo ha espesso le sue perplessità: "Questa è una fantascienza fatta di idee, di concetti, di utopia che sfocia nel delirio, nell'onnipotenza che crea mostri asettici, quasi robotici. Ma è anche una fantascienza piuttosto pesante, arrancante, dove si viene sottoposti a un fuoco di fila di informazioni, di sollecitazioni visive, non trasmesse da effetti speciali, ma da ambienti e costumi." 
Capannelle, molto scettico, ha scritto: "Nella prima parte la curiosità cede ben presto il passo alla depressione e bisogna arrivare a metà film per risollevarsi e tentare un diverso approccio al racconto, ma in seguito l'affastellarsi di storie ed esplorazioni filosofiche, esoteriche e hippie, continua e fa vagheggiare la fine." 
Buiomega71 intuisce la verità sulla natura allucinatoria dell'ispirazione di Boorman: "Più che un film un'esperienza lisergica, di assoluta anarchia narrativa, che non assomiglia a nessun altra pellicola e in cui Boorman è libero di sperimentare una "follia" tra le più significative della fanta 70." 
Pol riconosce la grandezza dell'impresa: "Boorman mette in scena una sequela di immagini di grande impatto pur disponendo di un budget modesto e trova un equilibrio miracoloso che permette al tessuto narrativo di non rimanere soffocato dall'aspetto visionario (quest'ultimo una vera delizia per gli occhi)."

martedì 25 aprile 2023

 
CONAN IL BARBARO 
 
Titolo originale: Conan the Barbarian
Paese di produzione: Stati Uniti d'America 
Lingua: Inglese
Anno: 1982
Durata: 128 min
Rapporto: 2,35 : 1
Genere: Epico, fantasy, avventura, azione
Regia: John Milius
Soggetto: Robert E. Howard
Sceneggiatura: Oliver Stone, John Milius;
     Edward Summer (non accreditato)
Produttore: Buzz Feitshans, Raffaella De Laurentiis
Produttore esecutivo: D. Constantine Conte,
      Edward R. Pressman
Casa di produzione: Dino De Laurentiis Corporation
Distribuzione in italiano: 20th Century Fox,
      Ricci e Marinelli
Fotografia: Duke Callaghan
Montaggio: Carol Timothy O'Meara 
Effetti speciali: Frank Van der Veer, Nick Allder,
     Emilio Ruiz del Río, George Gibbs, Len Morganti, 
     James Hagedorn, Katherine Kean   
Musiche: Basil Poledouris
Scenografia: Ron Cobb, Pier Luigi Basile,
     Benjamín Fernández, Giorgio Postiglione, 
     Emilio Ardura 
Costumi: John Bloomfield 
Trucco: Colin Arthur, Carlo De Marchis, Paquita Núñez, 
    José Antonio Sánchez, Pamela L. Peitzman,
    Ángel Luis De Diego, Ken Horn, 
Paquita Trench       
Direzione artistica: Pierluigi Basile, Veljko Despotovic,
    Benjamín Fernández, Milenko Jeremic 
Direzione della produzione: Bill Damaschke, 
    Pepe Escriva, Vicente Escrivá jr. 
Reparto suono: Wayne Artman, Bub Asman, Tom Beckert,
    James A. Corbett, Juno J. Ellis, Erick Feitshans 
Coordinatore delle controfigure: Terry J. Leonard
Continuità: Yvonne Axworthy, Francesca de Laurentiis 
Location: Spagna, Jugoslavia 
Titoli in altre lingue: 
    Tedesco: Conan der Barbar 
    Francese: Conan le Barbare 
    Polacco: Conan Barbarzyńca 
    Spagnolo: Conan el Bárbaro 
    Lituano: Konanas Barbaras 
    Ungherese: Conan, a barbár 
    Finnico: Conan - barbaari 
    Russo: Конан-варвар 
    Turco: Barbar Conan 
Interpreti e personaggi:
    Arnold Schwarzenegger: Conan
    James Earl Jones: Thulsa Doom
    Max von Sydow: Re Osric
    Sandahl Bergman: Valeria
    Ben Davidson: Rexor
    Cassandra Gaviola: La strega
    Gerry Lopez: Subotai
    Mako: Akiro il Mago
    Valérie Quennessen: La principessa
    William Smith: Padre di Conan
    Luis Barboo: Capelli Rossi
    Franco Columbu: Esploratore pitto
    Nadiuska : Madre di Conan
    Jorge Sanz: Conan bambino
    Jack Taylor: Prete sodomita di Doom
    Sven Ole Thorsen: Thorgrim 
    Gary Herman: Guardia di Re Osric 
    Leslie Foldvary: Ragazza sacrificale del Serpente 
    Erik Holmey: Ufficiale turanico 
    Akio Mitamura: Generale mongolo 
    Kiyoshi Yamazaki: Maestro di scherma 
    Non citati nei titoli originali: 
    Pilar Alcón: Ragazza schiava all'orgia 
    Florencio Amarilla: Uomo 
    Ron Cobb: Venditore di loto nero di Stigia 
    Fabián Conde: Mercante alla taverna 
    Dragon Dronet: Guerriero pitto 
    Donald Gibb: Guardia di Re Osric 
    Andrea Guzon: Donna che allatta 
    Corrie Jansen: Bella donna che si getta nel vuoto
    Celia Kaye: Alta Sacerdotessa 
    Olvido Lorente: Guerriera 
    Isabel Luque: Donna 
    John Milius: Venditore di cibo nell'antica città 
    Saralo: Guerriera pitta 
    Sab Shimono: Subotai (voce) 
Doppiatori italiani: 
    Mario Cordova: Conan
    Carlo Baccarini: Thulsa Doom
    Marcello Tusco: Re Osric
    Livia Giampalmo: Valeria
    Lorenza Biella: La strega
    Sergio Di Giulio: Subotai
    Mario Feliciani: Akiro il Mago 
    Franco Odoardi: Padre di Conan
    Pietro Biondi: Prete sodomita di Doom 
Tracce musicali: 
   Anvil Of Crom - 2:34
   Riddle Of Steel / Riders Of Doom - 5:36
   Gift Of Fury - 3:50
   Wheel Of Pain - 4:09
   Atlantean Sword - 3:50
   Theology / Civilization - 3:13
   Love Theme (Wifeing) - 2:10
   The Leaving / The Search - 5:59
   Mountain Of Power Procession - 3:21
   The Tree Of Woe - 3:31
   Recovery - 2:11
   The Kitchen / The Orgy - 6:30
   Funeral Pyre - 4:29
   Battle Of The Mounds - 4:52
   Death Of Rexor - 5:34
   Orphans Of Doom / The Awakening - 5:31
Budget: 20 milioni di dollari US
Box office: 80 milioni di dollari US  

Incipit: 

"Quello che non ci uccide ci rende più forti"
(Friedrich Nietzsche) 

"Fra il tempo in cui l'oceano inghiottì l'Atlantide e il sorgere dei Figli di Aryas, vi fu un'era al di là di ogni immaginazione. L'era in cui visse Conan, destinato a portare la corona ingioiellata di Aquilonia sulla sua fronte inquieta. Sono io, suo cronista, il solo che può raccontarvi la sua saga. Lasciate che vi dica di quei giorni di gloriose avventure!"
(Akiro il Mago)

Trama: 
Il narratore inizia il suo racconto, descrivendo la storia del suo benefattore e mentore, che si è riscattato da un destino di dolore fino a diventare re con le proprie forze. 
Un fabbro forgia una spada e la mostra al suo giovane figlio, Conan, mentre gli racconta il Segreto dell'Acciaio, un aforisma considerato di vitale importanza per il loro popolo, i Cimmeri, dato che insegna come fabbricare armi invincibili. All'improvviso una banda di predoni guidata dal capo religioso Thulsa Doom e dai suoi luogotenenti, Rexor e Thorgrim, irrompe nel villaggio cimmero, massacrandone gli abitanti. La loro insegna è un serpente con due teste che si fronteggiano, sulla figura de sole e della luna, entrambi neri. I genitori di Conan vengono uccisi davanti ai suoi occhi. I bambini vengono presi come schiavi e portati a Nord, con i Vanir, che li impiegano per lavorare in un grande mulino, la Ruota del Dolore. I rigidi inverni passano uno dopo l'altro, e soltanto Conan sopravvive fino all'età adulta. Il capo dei Vanir, notando la prodigiosa forza dell'uomo, lo toglie al mulino per farlo diventare un gladiatore e dargli un'istruzione. Tale è il valore dimostrato da Conan che il suo padrone gli fa ottenere infine la libertà. Inseguito da lupi, cerca rifugio nella tomba di un guerriero atlantideo, da cui estrae un'antica spada. Conan vaga per il mondo. Prima si unisce carnalmente con una strega profetica, seduttiva e furiosa, quindi stringe amicizia con Subotai, un ladro di professione e arciere ircano, giunto dalle inospitali steppe dell'Oriente. 
Seguendo le indicazioni della strega, Conan e Subotai si recano nella corrotta città di Zamora alla ricerca di Thulsa Doom. Lì incontrano la bellissima Valeria, una predona dai capelli biondi come l'oro. I tre si introducono nella Torre del Serpente, uccidendo un pitone gigantesco  a cui venivano immolate vittime umane, saccheggiando poi i gioielli e gli altri oggetti di valore custoditi. Dopo essere fuggiti con il bottino, i ladri festeggiano e Conan fa sesso sfrenato con Valeria. Le guardie cittadine catturano i tre e li portano da Re Osric, che offre loro una ricompensa se salveranno sua figlia, la principessa Yasmina, diventata una seguace di Thulsa Doom. Subotai e Valeria si oppongono, ma Conan, che già desidera vendetta contro il capo settario, parte per raggiungere il Tempio di Set, che si trova all'interno della Montagna del Potere. 
Travestito da sacerdote dopo aver rubato le vesti a un officiante sodomita passivo, Conan riesce ad essere ammesso nel tempio. Viene però scoperto, catturato e torturato. Thulsa Doom gli insegna quanto grande sia il potere della carne sull'acciaio, comandando ipnoticamente a una giovane cultista di lanciarsi da una rupe e di precipitare verso la morte. Poi fa crocifiggere Conan sull'Albero del Dolore. Subotai e Valeria salvano Conan, ormai prossimo alla morte, portandolo quindi da Akiro, il Mago dei Tumuli (e anche la voce narrante!), che vive in un antico luogo di sepoltura di guerrieri e re gloriosi. Il mago dipunge rune su tutto il corpo di Conan, quindi evoca i demoni per guarirlo e avverte che questi imporranno un pesante tributo. Valeria è disposta a pagare il prezzo. Gli spiriti immondi cercano di rapire Conan, ma Valeria e Subotai lottano contro di loro con forza finché non li hanno respinti. Il Cimmero, ormai fuori pericolo, si avvia alla guarigione.  
Subotai e Valeria accettano di aiutare Conan a completare la missione di Re Osric e a infiltrarsi nel Tempio di Set, accedendovi da una caverna adibita a macelleria, dove vengono fatti a pezzi numerosi cadaveri. Mentre i cultisti si abbandonano a un'orgia cannibalica (con tanto di teste e mani fatte bollire in un pentolone), gli incursori attaccano, compiono un epico massacro e fuggono con la principessa rapita, ma all'ultimo Thulsa Domm trafigge Valeria a un fianco con una freccia magica a forma di serpente. Il capo settario era sfuggito a Conan tramite la stregoneria, trasformandosi in un enorme serpente e infilandosi in un cunicolo. Valeria muore tra le braccia del Cimmero, consapevole del prezzo che il Mago dei Tumuli aveva previsto sarebbe stato preteso. Conan, straziato dal dolore, crema la sua Amata e si prepara con Subotai e il Mago ad affrontare Thulsa Doom. Chiede a Crom, il Dio Cimmero, di concedergli vendetta. Usando trappole e sfruttando le asperità del terreno su cui sorgono antichi megaliti, riescono a uccidere i guerrieri di Thulsa Doom. Rexor, secondo in comando della setta malvagia, viene ucciso da un meccanismo a scatto che gli pianta nell'addome un enorme legno acuminato. Proprio quando Thorgrim sta per sopraffare Conan, Valeria riappare per un breve istante come una luminosa Valchiria per salvarlo dal colpo mortale. Conan uccide Thorgrim e recupera la spada del padre, ora spezzata dalla sua arma atlantidea. Doom scaglia un'altra freccia a forma di serpente contro la principessa per impedire agli eroi di salvarla, ma Subotai blocca il colpo con il suo scudo. Il capo settario, sconfitto, si ritira.  
Con l'aiuto della principessa, ora libera dall'influenza di Thulsa Doom, Conan torna furtivamente al Tempio di Set; davanti alla folla dei fedeli affronta lo stregone, che cerca di manipolarlo e di ipnotizzarlo. Il Cimmero resiste al tentativo di incantesimo, insorge e usa la spada spezzata del padre per mozzare la testa al suo Nemico. Venuto meno il potere nefasto che li soggiogava, i seguaci disillusi gettano le loro torce in una fontana e si disperdono. Conan incendia il Tempio di Set e si allontana per andare a restituire la principessa ribelle a suo padre. 

Citazioni: 

"Fuoco e vento provengono dal cielo, dagli dèi del cielo, ma è Crom il tuo dio, Crom che vive nella terra. Un tempo i giganti vivevano nella terra, Conan, e nell'oscurità del caos mistificarono Crom e gli sottrassero il mistero dell'acciaio. Crom si adirò e la terra tremò e fuoco e vento abbatterono quei giganti e scagliarono i loro corpi nelle acque. Ma nel loro furore gli dèi si dimenticarono del segreto dell'acciaio e lo lasciarono sul campo di battaglia, e noi che lo trovammo non siamo che uomini. Né dèi, né giganti. Solo uomini. E il segreto dell'acciaio ha sempre portato con sé un mistero; devi impararne il valore, Conan, devi impararne la disciplina! Perché di nessuno, di nessuno al mondo ti puoi fidare, né uomini, né donne, né bestie. Di questo solo ti puoi fidare." 
(Padre di Conan) 

"Neanche tutti gli dèi possono separarci. Se io morissi, e tu stessi combattendo, per salvare la tua vita ritornerei dall'oscurità, dai profondi abissi dell'Ade per combattere al tuo fianco!"
(Valeria)

"Crom! Non ti ho mai pregato prima d'ora, non saprei come farlo. Nessuno, neanche tu ricorderai se eravamo uomini buoni o cattivi, perché abbiamo combattuto, o perché siamo morti. No, ciò che conta è solo che due si son battuti contro molti, ecco cos'è importante! Tu ammiri il coraggio, Crom, quindi accogli la mia unica richiesta: fa' sì che mi vendichi! E se tu non m'ascolti, allora va' alla malora!" 
(Conan)

Dialoghi: 

Generale: "Un'altra vittoria! Questo è bene. Ma qual è il meglio della vita?"
Guerriero: "La steppa immensa, un veloce cavallo, falchi sul tuo polso e il vento che ti stordisce."
Generale: "No! ... Conan, qual è il meglio della vita?"
Conan: "Schiacciare i nemici, inseguirli mentre fuggono e ascoltare i lamenti delle femmine."
Generale: "Questo è bene!" 

Subotai: "Civiltà, antica e depravata. L'hai mai conosciuta?"
Conan: "No!" 


Recensione:
Anche se il regista ha tratto la sua sceneggiatura dalle opere fantasy di Robert Ervin Howard (Peaster, 1906 - Cross Plains, 1936), bisogna dire che le somiglianze sono in realtà meno profonde di quanto ci si aspetterebbe. Si nota subito che diversi personaggi non compaiono affatto negli scritti dell'autore statunitense, oppure hanno una caratterizzazione molto diversa. Il mio è un caso abbastanza singolare: ho visto il film diverse volte, trovandolo esaltante, prima di leggere i racconti da cui è sorta la sceneggiatura, cosa che mi ha forse impedito di apprezzarli appieno. Va anche detto che la presenza di anacronismi nel film è tollerabile, anche considerata la potenza dell'azione, mentre la trovo eccessiva nei racconti, quasi oppressiva, pervasiva, capillare - tanto che un filologo come me spesso si incazza e trova difficile proseguire nella lettura. La trama elaborata da Milius non è ben ravvisabile nel materiale howardiano. Solo per fare un esempio, una volta mi ero accinto a leggere un racconto che aveva come protagonista Conan il Barbaro. A un certo punto mi sono accorto che il Cimmero progettava un'incursione in una torre per rubare un enorme gioiello conosciuto come Cuore dell'Elefante. Il mio disappunto è stato grande, devo riconoscerlo. Certo, avrei dovuto aspettarmi una cosa del genere, visto che il racconto si intitolava La Torre dell'Elefante. Anche a Milius non deve essere piaciuto molto il Cuore dell'Elefante, così lo ha trasformato nell'Occhio del Serpente. Con un serpente gigantesco, tutto funziona come per incanto! Questo è genio! La sceneggiatura è un'opera fantasy che trae qualche spunto da Howard, ferma restando la presenza di Conan il Barbaro, ma procede mescolando, cambiando e intrecciando ogni cosa, quasi per generazione spontanea
Quello che il regista è riuscito ad ottenere è degno di essere ricordato nei secoli! Direi che questo vibrante capolavoro è una specie di unicum nella storia della Settima Arte: è una delle poche volte in cui un adattamento è di gran lunga superiore all'originale! I emuli di celluloide non si sono mai mostrati alla sua altezza. Non delude mai. Fa sognare!  La colonna sonora è esaltante. Tra tutte le gemme splendenti di cui è piena questa pellicola, si segnala la notevole interpretazione di Max von Sydow nel ruolo del Re Osric, distrutto dagli anni e dagli eventi, ma incapace di arrendersi al suo destino. La bellissima storia d'amore tra Valeria e Conan è in grado ogni volta di commuovermi. 


L'Era Hyboriana 

L'Era Hyboriana (Hyborian Age) è un'epoca immaginaria, in cui Robert E. Howard ha ambientato i racconti di Conan il Barbaro, collocata qualche tempo dopo l'affondamento di Atlantide e l'inizio della storia scritta. In genere è datata intorno al 10.000 a.C. da autorevoli curatori editoriali come Lyon Sprague De Camp e Roy Thomas, sebbene esista almeno un'opinione diversa, quella di Dale Rippke, la cui datazione è molto più alta, intoro al 32.000 a.C.
Non entro nei complicatissimi dettagli di questo mondo di sword and sorcery evocato dallo scrittore di Peaster. Ci tengo però a far notare che non dobbiamo aspettarci in esso alcuna coerenza, dato che somiglia ad un collage impazzito. Trovo deliranti le tesi del saggista Patrice Louinet (Hyborian Genesis Part I, in The Coming of Conan the Cimmerian, 2002), il quale sostiene quanto segue: 
"Ideando un'ambientazione senza tempo - un'età svanita - e scegliendo con attenzione nomi che somigliano a quelli storici ha evitato il problema di anacronismi storici e il bisogno di lunghe esposizioni." 
Sostenere che Howard abbia evitato il problema degli anacronismi storici è una palese assurdità. In realtà dominano incontrastati gli anacronismi storici, culturali e linguistici, che costituiscono la vera matrice ontologica di questa creazione confusa, sfocata. 
Per quanto riguarda il film, la citazione dei Figli di Aryas (ossia gli Indoeuropei) dimostra che il loro sorgere avvenne nel corso della vita di Akiro, cronista di Conan: altrimenti non avrebbe potuto parlare di tale evento. Quindi si deduce che l'Era Hyboriana dovette essere finita quando il narratore compose il suo racconto. Questa sembra una specie di incoerenza interna. L'epiteto "Figli di Aryas" è certo poetico, tuttavia è improprio ed anacronistico. Va detto che con ogni probabilità Howard credeva che la lingua indoeuropea originale fosse semplicemente il sanscrito vedico. 
Quando ero all'Università, vidi una scritta su un banco, chiaramente ispirata dall'opera di Milius. Non l'ho dimenticata: esaltava l'Era Hyboriana come un tempo felicissimo e incantato in cui non esisteva nemmeno la vaga idea del Cristianesimo. Tutto ciò era ben comprensibile, dato il clima di oppressione che regnava sull'Ateneo a causa dell'influenza asfissiante della setta di Comunione e Liberazione. Certo, l'autore della scritta considerava Conan come un simbolo di fierezza e d'indipendenza, un modo per resistere a uno squallido presente, tuttavia era ingenuo, come dimostrato dalla setta di Thulsa Doom: siamo proprio sicuri che tale religione organizzata sia una creazione concettuale indipendente dal Cristianesimo? 


Le origini di Conan 

Si deve sapere che Robert E. Howard da giovane era perseguitato dai bulli, esseri inutili e molesti come una zecca nel glande, purtroppo comunissimi nella specie umana. Anziché soccombere allo scherno, il ragazzo decise di allenarsi in palestra fino a sviluppare una muscolatura imponente. I bulli, che sono per loro natura codardi, smisero di infastidirlo: insistendo avrebbero corso il rischio di essere spezzati come fiammiferi. Analizzando la biografia di Howard, si comprende che era autistico e pieno di problemi. Era affetto dal complesso di Edipo e non poté reggere il terribile dolore causatogli dalla malattia della madre - cosa che purtroppo lo portò al suicidio. Conan rappresenta l'alter ego di una persona fragilissima e ipersensibile, con difficoltà ad affrontare la realtà esterna, il mondo. Howard ebbe l'ispirazione di creare questo guerriero dotato di forza impressionante, sovrumana, che spezzò il collo a un toro il giorno in cui divenne uomo (ricordo di aver letto questo aneddoto in un fumetto). Mise quindi l'invincibile combattente in un mondo ben diverso dall'America contemporanea. Un mondo senza leggi, in cui tramite la forza è possibile riparare ogni torto, far valere ogni proprio diritto, imporre la propria volontà. L'empatia nei confronti di Conan è dovuta essenzialmente alla sua lealtà, elemento fondante di un'etica grossolana ma pratica - oltre che alla sua capacità di provare sentimenti. Milioni di lettori delle opere pulp di Howard hanno trovato così la loro rivincita sulla realtà. In un certo senso, potremmo parlare di "letteratura di evasione", perché permette di evadere dalle regole che determinano il funzionamento della società. C'è tuttavia un problema definitorio. Un contesto come quello dell'Era Hyboriana non risolve alcun problema: dove vale la forza bruta, prima o poi si trova sempre qualcuno più forte. Certo, la forza di Conan è unica, eccezionale, quindi è improbabile che l'eroe trovi un suo pari. Per tutti gli altri, il pericolo è reale. Né è garantito che non ci sarebbero persone più forti che sono anche carogne schifose. 


Le origini di Thulsa Doom

Quando ho visto la pellicola per la prima volta, mi è subito parso abbastanza evidente che Milius alludesse a una setta ben precisa e molto controversa, all'epoca assai attiva: la Chiesa di Scientology. Il Thulsa Doom del film doveva essere una trasposizione di Ron Hubbard (1911 - 1986), scrittore di fantascienza e fondatore della summenzionata congregazione, che nel corso della sua esistenza è stata ripetutamente accusata di plagio e di manipolazione. Tuttavia non sono riuscito a trovare traccia nel Web di persone che condividessero questa mia impressione. Secondo la massima parte dei navigatori, Thulsa Doom sarebbe stato invece ispirato a un altro predicatore statunitense, James Warren Jones, detto "Jim" (1931 - 1978), che nel 1978 indusse al suicidio ben 909 seguaci della congregazione da lui fondata, il Tempio del Popolo (People's Temple). Singolare è la coincidenza del cognome di "Jim" con quello dell'attore: Jones. Resta il fatto che Thulsa Doom, a differenza di "Jim", non spinge affatto al suicidio di massa: vuole invece espandere il proprio potere religioso, diffonderlo in modo capillare dovunque ("Serpenti, nella mia splendida città! Ad ovest, Nemedia, Aquilonia. A sud, Koth, Stygia. Serpenti!"). 
In origine il funesto personaggio ideato da Howard era un uomo-scheletro avvolto in un mantello nero, dai lineamenti di un teschio ghignante. Ha fatto la sua prima comparsa come Thulses Doom nel racconto breve Delcardes' Cat (pubblicato postumo nel 1967), il cui titolo in seguito è stato cambiato in The Cat and the Skull. Il potente stregone era un non-morto che agiva nell'universo fittizio di Kull di Valusia, soltanto in seguito integrato dall'autore in quello di Conan il Barbaro. Milius ha messo da parte questa macabra iconografia e ha plasmato Thulsa Doom come un robusto MANDINGO, facendolo interpretare all'ottimo James Earl Jones! Le capacità metamorfiche di trasformazione in un rettile sono state prese da un altro personaggio howardiano, Thoth-Amon, ispirato all'Antico Egitto. 


Il personaggio di Valeria 

A quanto ho letto, la splendida valchiria bionda Valeria trae ispirazione dalla regina pirata Bêlit, che compare nel racconto howardiano La regina della Costa Nera (Queen of Black Coast), pubblicato per la prima volta su Weird Tales nel 1934. In realtà,  Bêlit ha caratterialmente poco in comune con Valeria; è diversa anche fisicamente, avendo i capelli corvini e gli occhi verdi. Tuttavia nel finale del racconto ci sono alcune somiglianze. Bêlit, una donna crudele che era diventata l'amante di Conan, viene uccisa da una creatura umanoide alata nel corso di una missione in un'antica città titanica. Conan crema il corpo di Bêlit, il cui spirito lo aiuta nello scontro con il demone alato, ritornando per qualche istante dagli Inferi. Il nome Valeria, chiaramente latino, è anacronistico: solo per fare un esempio, la consonante -r- è il risultato di un rotacismo, essendo derivata da una precedente -s-. Il nome Bêlit è cananeo e significa "La Signora".   

Alcune note etimologiche 

Com'è mio costume, procedo con l'analisi approfondita del materiale onomastico. Sono convinto che questi studi possano essere fruttuosi. 


Etimologia di Conan 
 
In antico irlandese l'antroponimo Conán deriva da "cane" (genitivo con "del cane"; nel linguaggio poetico significa anche "lupo; guerriero"). Significa "Piccolo Cane". Il suffisso -án, in cui l'accento marca la lunghezza della vocale, è un tipico diminutivo, usato anche per marcare la discendenza da un capostipite, così Conán può anche significare "Discendente del Cane". Il chiaro riferimento è all'eroe irlandese Cú Chulainn "Il Cane di Culann". Il significato più profondo del nome di Conan è quindi "Discendente di Cú Chulainn". 
La forma protoceltica ricostruibile è *Kunagnos


I Cimmeri

Nella fantasia di Howard, esisteva una gran confusione tra popoli e lingue di epoche diverse. L'autore non riusciva bene a comprendere che le lingue si evolvono, che cambiano radicalmente nel tempo, spinte dalla naturale evoluzione fonetica e da reciproche interazioni. Egli aveva identificato le antiche genti celtiche della Britannia e dell'Irlanda con gli antichi Cimmeri. Si era basato sull'assonanza tra il nome nativo del Galles, Cymru (pronuncia moderna /'kəmrɨ/, /'k
əmri/; adottato in latino medievale come Cambria, Cumbria), e l'etnonimo Cimmeri, greco Κιμμεριοι (Kimmerioi), latino Cimmeriī. Questa tuttavia è soltanto una somiglianza illusoria. 
Il nome gallese deriva dal proto-britannico *Kombrogijā "Insieme di Paesi" (composto da *kom- "insieme" e *mrogis "paese").
L'etimologia più probabile dell'etnonimo iranico è invece *Gayamira "Unione di Clan" - il cui significato è comunque molto simile (vedi János Harmatta). 

Etimologia di Crom 

Il nome della divinità uranica adorata con scarso entusiasmo da Conan deriva dal teonimo irlandese Crom Cruach (variante: Cromm Crúaich), che è interpretato tradizionalmente come "Crescente Sanguinario". Nomi alternativi: Cenn Cruach, CenncroithiStando a una leggenda locale (dinsenchas) riportata nel Libro di Leinster e risalente al XII secolo, il simulacro di Crom Cruach consisteva in una figura d'oro circondata da dodici figure di pietra, erette nel luogo chiamato Mag Slécht ("Piana della Prostrazione") e situato in quella che oggi è conosciuta come Contea di Cavan. Il culto, come si può dedurre già dal nome (l'epiteto Cruach deriva da crú "sangue", tramite il tipico suffisso aggettivale -ach), era cruento e comportava numerosi sacrifici umani.
La forma protoceltica ricostruibile è *Krumbos Krousākos


Etimologia di Osric 

Il nome Ōsrīc è anglosassone, formato dalle radici di ōs "divinità (pagana)" e rīc(e) "regno". Fu portato da diversi sovrani: Osric di Deira (VII sec.), Osric di Northumbria (VIII sec.), Osric di Sussex (inizi VIII sec.) e Osric di Hwicce (tardo VII sec.). Ovviamente il suo uso è anacronistico: non poteva esistere con quell'aspetto fonetico in un'epoca tanto antica, prima dell'irruzione degli Indoeuropei. La forma protogermanica ricostruibile è *Ansurīkaz "Re dei Semidei", "Condottiero dei Semidei". 
Questa è l'etimologia esterna, ossia quello che avevano in mente gli sceneggiatori quando hanno deciso di dare quell'antroponimo al personaggio. 
Ho un'etimologia interna molto diversa. Nel mondo Hyboriano, il nome Osric significherebbe "Sanguinario" e deriverebbe da una lingua simile al sanscrito (असृक् asṛk, asṛj "sangue"). 


Etimologia di Subotai  

Subotai, o meglio Subutai, è il nome di un generale dei Mongoli (circa 1175 - 1248). In mongolo classico è Sübügätäi, trascritto anche Sübü'ätäi. In mongolo moderno è 
Sübeedei (pron. /sʊbeːˈdɛ/). Purtroppo la sua etimologia ultima permane alquanto incerta. È una questione spinosa che non ha trovato soluzione. La derivazione più plausibile è dal protomongolo *sübe- "fianco, lato", essendo *-(gä)täi un suffisso il cui significato è "con". Il significato doveva essere qualcosa come "Dotato di un fianco (grande come quello di una montagna)". Occorre fare particolare attenzione, perché nel Web sono presenti moltissime etimologie farlocche, inventate a caso, fatte proliferare e diffuse anche da entità artificiali. 
Il personaggio non si trova nelle opere di Howard, che pure parlano dei popoli orientali di Turan (gli antenati dei Turchi e dei Mongoli) e di Khitai (gli antenati dei Cinesi, dei Coreani e dei Giapponesi). Khitai corrisponde alla perfezione al Catai descritto da Marco Polo. 


Etimologia di Akiro 

Il nome Akiro è stato ideato come variante del giapponese Akira (あきら, アキラ), che deriva dalla radice aki- "splendente", "luce del sole", "luce della luna", ma anche "intelligente", "saggio". Akira è un nome unisex, anche se è soprattutto maschile.
L'idea di dipingere simboli runiformi sul corpo di Conan per respingere i demoni è stata tratta da una storia tradizionale giapponese, Hoichi il Senza orecchie (耳なし芳一, Mimi-nashi Hōichi), che compare nel film horror a episodi Kwaidan (Japanese: 怪談, lett. "Storie di fantasmi"), diretto da Masaki Kobayashi (1964). 

Thulsa Doom by Justin Sweet (2006)

Etimologia di Thulsa Doom 

La chiave per comprendere l'etimologia dell'enigmatico nome Thulsa si trova proprio nell'originale racconto breve di Howard, Delcardes' Cat. Uno schiavo della nobildonna Delcardes di Valusia si chiama Kuthulos ed è un uomo molto sapiente, dotato di poteri magici. Nel corso dell'azione, viene rimpiazzato da Thulsa Doom, che assume il suo aspetto, ingannando Delcardes. Ebbene, i due antroponimi Kuthulos e Thulsa hanno la stessa origine: entrambi significano "Che appartiene a Cthulhu". La cosa non deve stupire: Howard e Lovecraft ebbero molti rapporti epistolari. Questa è la trafila nell'immaginaria lingua di Valusia: 

1) Kuthulos ha l'accento sulla prima sillaba: Kùthulos
2) La sua variante *Kuthùlusa, con l'accento sulla seconda sillaba, ha dato *Kthulsa e quindi Thulsa
3) Esiste anche Kathulos, mago nero di Atlantide e non-morto comparso nel racconto Skull-Face (1929); il suo nome è una pura e semplice variante di Kuthulos

Evidentemente il nome Doom richiama l'inglese doom "giudizio", che discende in modo diretto dal protogermanico *dōmaz "giudizio". Questa è la sua etimologia esterna, ossia quello che aveva in mente Howard quando ha coniato l'antroponimo, non avendo idea del fatto che si trattasse di un anacronismo. 
Si può trovare facilmente un'etimologia interna al mondo Hyboriano, tratta dal protosemitico *duhm- "nero" (cfr. Starostin). Thulsa Doom era giunto da terre lontane, non fa meraviglia che si fregiasse di un simile epiteto. 


Etimologia di Rexor e di Thorgrim

L'ipotesi più probabile è che il nome Rexor sia stato scelto dagli sceneggiatori a partire dalla parola latina rēx "re", in grado di trasmettere l'idea di potere, forza, sovranità. Ignorando il latino, Milius e Stone pensavano che la radice fosse rex-, mentre è invece rēg- (genitivo rēgis, dativo rēgī, accusativo rēgem, etc.,). Così hanno aggiunto un suffisso per rendere l'antroponimo più esotico, ottenendo Rexor. Ricordo un film fantasy, purtroppo perduto, in cui compariva uno stregone effeminato il cui nome era Rexardas. Si nota una somiglianza. Un'altra ipotesi è che Rexor abbia tratto il nome da Fred Rexer, che era un amico di John Milius, un veterano dell'Esercito degli Stato Uniti e a quanto pare un esperto di magia nera. 
Ho un'etimologia interna, che risale a un ipotetico composto protoindoeuropeo *Rēg'-serwos "Guardia del Re".
Su Thorgrim si può dire quanto già specificato per il Re Osric. Il nome è tipicamente norreno: Þorgrímr. è un composto del teonimo Þórr "Thor" e di grímr "maschera". La forma protogermanica ricostruibile è *Þun(a)ragrīmaz. "Maschera di Thor". Evidente è ancora una volta l'anacronismo. 


Thulsa Doom e gli Olmechi 

Una cosa che ha colpito la mia attenzione: la somiglianza tra il Thulsa Doom del film e le teste colossali di pietra ritrovate nelle terre mesoamericane che furono degli Olmechi. Queste sculture, ricavate da blocchi di basalto, hanno sorpreso molti perché mostrano caratteri tipici delle genti dell'Africa Subsahariana (un tempo si diceva "negroidi", ma adesso è tabù), come ad esempio il naso camuso. La cosa non deve sorprendere più di tanto. Il regista ha scelto l'attore che ha impersonato Thulsa Doom, James Earl Jones, proprio ispirandosi ai lineamenti delle ciclopiche teste olmeche! Con ogni probabilità voleva suggerire l'idea di una religione malvagia diffusa capillarmente in tutto il globo terracqueo, persino nelle Americhe. 


Il prete sodomita 

Una scena particolarmente grottesca è quella in cui un sacerdote con inequivocabili atteggiamenti da effeminato, cerca di sedurre Conan. L'eroe Cimmero ha assoluto bisogno di impadronirsi delle vesti e del segno distintivo della setta, in modo tale da non destare sospetti, avendo così la possibilità di entrare nel Tempio di Set e di trovarsi  davanti a Thulsa Doom in persona. Il dialogo tra i due è surreale. 

Prete sodomita: "Dove stai andando, Fratello?" 
Conan: "Ho paura." 
Prete sodomita (allungando le mani): "Hai paura? Di denudarti? Tu sei forte, sei ben fatto. Devi essere fiero del tuo corpo. Come potrai mai purificarti, se non conosci il tuo corpo?"
Conan (ammiccando): "Possiamo discuterne là dietro, dove gli altri non ci vedono." 
Prete sodomita: "Be', sì, Fratello. Come no."

Il prete passivo è raggiante di felicità: è convinto di ottenere il robusto cazzone di Conan, di farselo infilare dentro all'intestino e di ricevere un enorme carico di sperma. Vanno dietro la siepe. 

Conan: "Ho paura, e vergogna. È la veste dei sacerdoti di Doom, riservata a voi?"
Prete sodomita: "Sì, solo agli Eletti."
Conan: "Bene!" 

A questo punto il Cimmero assesta uno spaventoso pugno nel plesso solare del sacerdote, seguito da un altro colpo violentissimo sul collo, uccidendolo! 


L'orgia cannibalica!
 

Il terribile segreto della setta di Thulsa Doom è la pratica sistematica del cannibalismo: gli adepti si nutrono di carne umana. A questi banchetti tiestei si associa una grande sfrenatezza sessuale. Come gli allibiti Conan, Valeria e Subotai hanno modo di scoprire, gli Eletti si abbandonano al sesso di gruppo. Questa è una delle più profonde differenze tra il Culto del Serpente praticato nel Tempio di Set e le organizzazioni settarie moderne da cui Milius avrebbe in qualche modo tratto ispirazione. In queste ultime è infatti praticata la repressione sessuale, non certo l'orgia. Il modo in cui il regista tratta questi argomenti è di un realismo incredibilmente vivido, crudo, senza dubbio audace per l'epoca. Basti pensare al luogo ove è ottenuta la carne umana dalla macellazione dei cadaveri, una spelonca orrenda in cui riverbera una fioca luce rossa: sembra di essere in un diverticolo intestinale dell'Inferno di Dante! Senza dubbio si può scorgere una somiglianza con l'antro di Sawney Bean.  

 
La Ruota del Dolore 

Il tremendo meccanismo spinto dagli schiavi dei Vanir, utilizzato per macinare cereali e ottenere rudimentali farine, rappresenta fin troppo bene la condizione afflittiva di coloro che sono costretti a timbrare il cartellino. Siamo proprio noi, gli impiegati! Sì, proprio quelli che Nino Taranto chiamava "impiagati", perché pieni zeppi di piaghe nel corpo e nello spirito! Siamo infatti colpiti da una tremenda disgrazia, la schiavitù salariata, che ci consuma fino a ridurci allo stato di esseri anaerobici, asfittici, cachettici e cianotici. A volte mi rendo conto di essere vituperoso alla vista, come Lazzaro colpito dalla lebbra, come un gobbo livido che a malapena respira, ma non sono il solo: come me ce ne sono moltissimi altri nel mondo. Anno dopo anno, milioni e milioni di persone sono costrette a buttare via la maggior parte del loro tempo. Questa è la verità che ci accomuna tutti. Senza sosta spingiamo la Ruota, e siamo in pochissimi a capire che la vita è solo un arrabattarsi tra cose più inutili delle scorregge sulfuree di un mulo purgato! L'unica via d'uscita da questa condizione è l'incontro con il Mietitore. Si dovrebbe avere la decenza di smetterla una volta per tutte di parlare di meritocrazia, o merdocrazia che dir si voglia! 

I fumetti 

Il materiale del film Conan il Barbaro è stato adattato in un fumetto da Michael Fleischer e John Buscema, con una trama lievemente ridotta e modificata. Il Diavolo si farà frate quando anche soltanto un lavoro sarà adattato in modo perfetto! L'opera di Fleischer-Buscema è stata pubblicata dalla Marvel Comics nel 1982. In precedenza, negli anni '70, i racconti di Howard erano stati adattati a fumetti da Frank Frazetta, Barry Windsor-Smith e Neal Adams, oltre che dallo stesso John Buscema. Si riporta che Edward R. Pressman si convinse a portare avanti il progetto di adattamento cinematografico dopo aver visto i fumetti e gli artwork di Frazetta. 

Un seguito: Conan il Distruttore 

Il film di Milius ha avuto un seguito: Conan il Distruttore (Conan the Destroyer), diretto da Richard Fleischer e uscito nel 1982. I legami con Conan il Barbaro sono abbastanza tenui, quasi limitati al protagonista e al suo struggente amore per la defunta Valeria, talmente immenso da meritare il sacrificio dell'Universo. Sono rimasto subito affascinato da tanta adorazione. Avremo modo di recensire anche questa pellicola. 

L'abominevole reboot

Nel 2011 è uscito Conan the Barbarian, diretto da Marcus Nispel. L'eroe è interpretato da Jason Momoa. Si può dire che sia stato un fallimento sia in termini di critica che di botteghino. 
Già negli anni '90 del XX secolo c'era l'intenzione di produrre un terzo capitolo della saga di Conan, sempre utilizzando Arnold Schwarzenegger come attore. Il progetto tuttavia non si è concretizzato. Dopo 7 anni di febbrile quanto inutile lavoro, la Warner Bros decise di vendere i diritti del film. Ad acquistarli fu la Millennium Films, che manifestò l'intenzione di fare un film il più fedele possibile alle opere di Howard. Nel 2008, a novembre, il regista avrebbe dovuto essere Brett Ratner, che presto rinunciò all'incarico. In seguito, la regia fu data a Marcus Nispel, mentre Sean Hood fu assunto per scrivere la sceneggiatura. Tutto questo per arrivare a un risultato fecale. 
Volete sapere una grande verità etimologica? I reboot si chiamano così perché sono ributtanti


Curiosità 

La realizzazione del film fu possibile perché Edward R. Pressman (che poi ne divenne il produttore esecutivo) era riuscito a comperare per 7.500 dollari i diritti di adattamento sul personaggio di Conan il Barbaro. Il problema è che per farlo dovette affrontare non poche difficoltà, arrivando a pagare ben 100.000 dollari in spese legali. C'erano già stati, fin dagli anni '60, tentativi di produrre film con Conan come protagonista, ma i grovigli sul copyright avevano fatto sì che nessuno se la sentisse di portare avanti il progetto. 

Per il ruolo di Valeria fu scelta alla bionda e statuaria Sandahl Bergman, che esercitava la professione di ballerina. Era stata diretta da Bob Fosse nel film musicale-drammatico All That Jazz (1979) e fu così proposta a Milius. Per l'ottima interpretazione nel ruolo di Valeria, nel 1982 la Bergman vinse il Golden Globe per la migliore attrice rivelazione. Nello stesso anno vinse anche il Saturn Award per la migliore attrice.

La risposta di Conan al Generale mongolo che gli chiede cosa sia il meglio della vita, trae ispirazione da un discorso di Gengis Khan, che è riportato in questo modo: 
"Il più grande piacere della vita è sconfiggere i tuoi nemici per inseguirli prima che loro inseguano te, derubarli delle loro ricchezze, trovarteli a terra nella polvere, vedere i loro cari annegare nelle lacrime, cavalcare i loro cavalli, stuprare le loro mogli e le loro figlie" 
(traduzione di Sir Henry Hoyle Howord dalla versione in francese di Abraham Constantin Mouradgea d'Ohsson). 
Anche se all'epoca in cui Milius diresse il film non esisteva ancora la tirannia del politically correct, le parole di Gengis Khan sono state edulcorate e ridotte, evitando in particolare ogni rifermiento esplicito alla violenza sessuale. 

Fu il geniale Allder a creare per le scene nella Torre un serpente meccanico alto 11 metri, il cui corpo gigantesco aveva un diametro di 0,76 metri, una testa lunga 0,76 m e larga 0,61 metri. Il costo del simulacro ofidico fu in tutto pari a 20.000 dollari. Lo scheletro del rettile finto era composto della lega usata per i telai degli aerei, il duralluminio. La pelle invece era di gommaschiuma vulcanizzata. Il meccanismo era controllato da cavi d'acciaio e pompe idrauliche; era in grado di esercitare una forza tra le 3,5 e le 9 tonnellate. Furono quindi creati altri due serpenti finti delle stesse dimensioni del primo: uno fu utilizzato per le riprese fisse e un secondo per le decapitazioni compiute da Schwarzenegger con grande e giusto entusiasmo, simile a quello di un carnefice medievale. 

Il capolavoro assoluto è stata la trasformazione di Thulsa Doom in un pitone. Le riprese erano composte da diversi filmati di parti del corpo finte, messe assieme a serpenti, sia vivi che fittizi, oltre a miniature e ingegnosi trucchi della telecamera, il tutto assemblato per mezzo di audaci tecniche di dissolvenza. 

La scena all'Albero del Dolore costò non poca fatica: la troupe dovette legare alcuni veri avvoltoi ai rami, aggiungendovi un uccello meccanico allo scopo di tormentare Schwarzenegger. Gli avvoltoi infatti non attaccano prede vive, rivolgono le loro attenzioni soltanto alle carogne. L'uccello meccanico aveva piume e ali tratte da un avvoltoio morto e già in decomposizione; gli ingranaggi che servivano a farlo muovere erano incastrati nell'albero finto.

Schwarzenegger ha conservato la spada atlantidea utilizzata per le riprese del film, esponendola per anni nel suo ufficio quando ha esercitato le sue funzioni istituzionali di Governatore della California (2003 - 2011). In tutto furono forgiate tre spade atlantidee e quattro spade Master, date ai membri della produzione. Ciascuna di queste armi costò ben 10.000 dollari. Tanto per dire che non erano giocattoli di cartapesta! 

Nei primi '90 dello scorso secolo, in un'occasione il film fu trasmesso in prima serata su una rete Fininvest, se ben ricordo era Italia 1.  Fu un passaggio televisivo decisamente anomalo: Berlusconi giocò agli spettatori uno scherzo da folletto, facendo tagliare in modo atroce la pellicola. Fu una vera devastazione, alla fine lo spettacolo durò poco più di un'ora. Ogni scena violenta fu espunta in modo chirurgico, a quanto pare "per ragioni di censura e di palinsesto". Anche se simili sfregi all'epoca erano abbastanza comuni, questo batté ogni record.

Altre recensioni e reazioni nel Web

Sul sito del Davinotti si trovano come sempre alcuni commenti utili e interessanti, spesso espressi con grande arguzia. Estraggo frammenti delle opinioni degli utenti, presentandole in questa sede come un pastone informe. 


Questo ha scritto il mitico Puppigallo: "Arnold e Conan sono la stessa cosa: masse di muscoli mosse da un cervello semplice ma funzionale. Ecco perché la sua interpretazione è perfetta." 
Caesars è pragmatico come il condottiero da cui ha derivato il suo nick: "Fumettone che a suo tempo ebbe notevole successo generando un seguito e varie imitazioni."
Minitina80 rimpiange i vecchi tempi: "Quando esistevano Uomini di Cinema che possedevano il coraggio di osare investendo soldi in sceneggiature rischiose, quando il digitale non aveva ancora contaminato e plastificato ogni grande produzione, era il tempo di Conan il cimmero e del segreto dell’acciaio." 
Ciavazzaro è piuttosto disincantato: "Fumettone che non può competere con i racconti di Robert E. Howard. Schwarzwenegger in questo caso, come appare ovvio, è solamente adatto in virtù del suo fisico e non di certo per altro."
Lupus 73 è entusiasta: "I disegni di Frazetta diventano cinema incontrando l'etica e la filosofia nietzschiana. Un epicità rozza e solenne al tempo stesso fatta di superomismo, eroismo, valor guerriero, sessualità, per un'epopea barbarica di bestie, uomini e dei (invisibili) rimasta ineguagliata, sia nei kolossal del passato che in quelli più moderni e stucchevoli." E ancora: "Schwarzenegger non impersona Conan, lui diviene Conan."