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mercoledì 10 agosto 2022


QUILLER MEMORANDUM

Titolo originale: The Quiller Memorandum
Paese di produzione: Regno Unito
Lingua: Inglese
Anno: 1966
Durata: 100 min
Genere: Drammatico, spionaggio
Sottogenere: Neonazismo, fantapolitica  
Regia: Michael Anderson
Soggetto: Elleston Trevor (romanzo)
Sceneggiatura: Harold Pinter
Produttore: Ivan Foxwell
Fotografia: Erwin Hillier
Montaggio: Frederick Wilson
Musiche: John Barry 
Effetti speciali: Arthur Beavis, Les Bowie 
Trucco: W.T. Partleton, Stella Rivers 
Costumi e guardaroba: Ernie Farrer, Dulcie Midwinter 
Continuità: Joan Kirk 
Pubblicista: Derek Coyte
Interpreti e personaggi: 
    George Segal: Quiller
    Alec Guinness: Pol
    Max von Sydow: Oktober
    Senta Berger: Inge Lindt
    George Sanders: Gibbs
    Robert Helpmann: Weng
    Robert Flemyng: Rushington
    Peter Carsten: Hengel 
    Ernst Walder: Grauber 
    Edith Schneider: Direttrice della scuola 
    Günter Meisner: Hassler 
    Philip Madoc: Uomo di Oktober (coi pantaloni bruni)  
    John Rees: Uomo di Oktober (con gli occhiali dai
        bordi neri) 
    Harry Brooks Jr.: Uomo di Oktober (alto e biondiccio) 
    Herbert Fux: Uomo di Oktober (con la pipa) 
    Victor Beaumont: Weiss 
    Bernard Barnsley: Mister F. 
    Otto Friese: Cameriere 
    Paul Hansard: Dottor Loewe 
    Philo Hauser: Portiere di notte 
    John Moulder-Brown: Bambino indottrinato da Inge 
    Hans Schwarz Jr.: Barista 
    Herbert Stass: Kenneth Lindsay Jones 
    Konrad Thoms: Portiere scolastico 
    Claus Tinneu: Hughes
Doppiatori italiani: 
    Luciano Melani: Quiller
    Stefano Sibaldi: Pol
    Emilio Cigoli: Gibbs
    Gigi Proietti: Oktober 
Doppiatori tedeschi: 
   Gert Günther Hoffmann: Quiller 
   Friedrich Schoenfelder: Pol 
   Heinz Petruo: Oktober 
   Senta Berger: Inge Lindt 
   Curt Ackermann: Gibbs 
   Wolfgang Amerbacher: Weng 
   Peter Carsten: Hengel 
   Edith Schneider: Direttrice della scuola 
   Günter Meisner: Hassler 
   Karlheinz Brunnemann: Rushington  
Titoli in altre lingue: 
   Tedesco: Das Quiller-Memorandum – Gefahr aus dem
       Dunkel 
   Francese: Le Secret du rapport Quiller 
   Spagnolo: Conspiración en Berlín 
   Russo: Меморандум Квиллера 


Trama: 
Un uomo cammina di notte lungo una strada deserta di Berlino ed entra in una cabina telefonica illuminata internamente. Viene ucciso da un invisibile esecutore, con colpi di arma da fuoco nella schiena. Il defunto era l'agente segreto britannico Kenneth Lindsay Jones. 
A pranzo in un esclusivo club di Londra, vicino a Buckingham Palace, i direttori di un'agenzia anonima (si chiama Secret Intelligence Service!), Gibbs e Rushington, decidono di inviare l'agente americano Quiller a continuare l'incarico che ha ormai portato alla morte di ben due agenti. Quiller incontra il suo responsabile della missione, Pol, allo Stadio Olympia di Berlino, scoprendo così che deve trovare il quartier generale della Phoenix, un'organizzazione neonazista.
Quiller lascia il Konigshof Hotel sul Kurfurstendamm di Berlino Ovest e affronta un uomo che lo ha seguito, apprendendo che si tratta del suo ottuso badante, il biondiccio e rubusto Hengel. Hengel dà a Quiller i pochi oggetti trovati sull'estinto Jones: un biglietto per una sala da bowling, un biglietto per la piscina e un articolo di giornale su un criminale di guerra nazista scoperto mentre insegnava in una scuola e morto suicida. Quiller chiede di Jones alla sala da bowling, senza successo. Giunto alla piscina, il gestore Hassler gli dice che non è consentito assistere alle attività di nuoto. 
Fingendo di essere un giornalista molesto come un tafano, Quiller visita la scuola descritta nell'articolo. L'austera preside lo presenta a un'insegnante che parla inglese, la rossiccia Inge Lindt. Dopo l'intervista, lui le dà un passaggio fino al suo appartamento e si ferma a bere qualcosa con lei. 
Quiller affronta un uomo che sembra seguirlo; quando torna al suo hotel, un portiere gli urta la gamba con una valigia sui gradini. Quiller se ne va, riuscendo a scuotere Hengel, poi nota che gli uomini in un'altra macchina lo seguono. A questo punto ha sonnolenza a causa di un farmaco che gli è stato iniettato dal portiere all'ingresso dell'hotel. Quando sviene a un posto di blocco del traffico, l'altra macchina si accosta e lo rapisce. Quiller si risveglia in una villa fatiscente, circondato da molti dei precedenti personaggi incontrati soltanto in apparenza per puro caso. Sono tutti membri dell'organ izzazione Phoenix, guidati da un aristocratico tedesco il cui nome in codice è Oktober. Quiller evita di rispondere alle domande di Oktober sulla propria agenzia, finché un medico non gli inietta un siero della verità, dopo di che rivela alcuni piccoli indizi. Nel tentativo di vedere se il prigioniero rivelerà di più per svista, Oktober decide di risparmiargli la vita. 
Quiller si sveglia accanto al fiume Spree a Berlino. Ruba un taxi, sfugge a un veicolo che lo insegue e prenota una stanza in uno squallido albergo. Chiama Inge e organizza un incontro con lei. Prima però incontra Pol, il quale gli spiega che ciascuna parte sta cercando di scoprire e annientare la base dell'altra. 
Quiller ammette a Inge di essere un "investigatore" sulle tracce dei neonazisti. Dopo aver fatto sesso, la donna rivela inaspettatamente che un amico era precedentemente coinvolto con i neonazisti, essendosi poi "pentito". La speranza è che questo supposto apostata possa conoscere l'ubicazione del quartier generale di Phoenix. Ecco, egli risulta essere Hassler, che ora è molto più amichevole. Così Hassler li accompagna a incontrare un vecchio contatto che dice di sapere molto di più, che si scopre essere proprio la preside austera di Inge. L'attempata signora afferma di aver denunciato l'insegnante dell'articolo e indica la fatiscente villa di Phoenix. Quando Quiller decide di indagare sull'edificio, Inge dice che lo aspetterà, mentre Hassler e la preside prestano una delle loro macchine. Inge gli dice che lo ama e lui le dà un numero di telefono da chiamare se non torna entro 20 minuti. Quiller entra nella villa, ingenuo come uno stronzo di pollo. Cade nella trappola e si confronta con i neonazisti di Phoenix. Oktober rivela che si trasferiranno in una nuova base il giorno successivo e che hanno catturato Inge. Quindi chiede a Quiller di rivelare la base del Secret Intelligence Service entro l'alba, altrimenti la ragazza verrà uccisa. Dopo un dialogo ai limiti del surreale, Quiller viene prontamente rilasciato. Cammina lungo la stessa strada dove è stato colpito Jones, ma scopre di essere seguito dagli uomini di Oktober. Dopo che gli è stato impedito di usare il telefono, Quiller corre verso un treno sopraelevato e, pensando di essere riuscito a scrollarsi di dosso gli inseguitori, esce dall'altra parte della stazione sopraelevata solo per incontrarli di nuovo. 
Quiller torna quindi al suo albergo (quello fatiscente), seguito dagli uomini che rimangono fuori. Nota che il portiere è seduto dove può vedere chiunque esca. Quiller sguscia fuori da una porta laterale che conduce al piccolo garage dove è tenuta la sua macchina. Scopre che una bomba è stata legata sotto e la posiziona sul cofano dell'auto in modo che scivoli lentamente e cada a causa delle vibrazioni del motore acceso. Riesce a superare il muro del suo garage e di quello adiacente e poi fuori a lato dell'edificio prima della detonazione. È protetto dietro l'edificio quando la bomba esplode. I neonazisti lo credono morto quando vedono i rottami in fiamme. 
L'agente raggiunge l'ufficio segreto di Pol a Berlino, uno degli ultimi piani dell'Europa-Center di recente costruzione, il palazzo più alto della città, fornendo loro l'ubicazione dell'edificio dove ha incontrato Oktober. Pol invia una squadra al quartier generale di Phoenix, che cattura con successo tutti i suoi adepti. Quiller è sorpreso di apprendere che non è stata trovata alcuna donna. 
Tornato a scuola, l'agente affronta Inge nella sua classe. Lei afferma che ha avuto fortuna, e che è stata lasciata libera. Sostiene quindi di aver chiamato il numero di telefono, che però non ha funzionato. Quiller dice a Inge che hanno catturato la maggior parte dei neonazisti, ma chiaramente non tutti. Continua le sue sottili accuse e Inge. Lei nega di aver mai incontrato Jones. L'uomo se ne va, sorprendendo la preside mentre esce. Resta agghiacciato, certo che è stata neutralizzata soltanto una delle tante cellule dell'organizzazione. 

Citazioni: 

Quiller: "Ma che razza di bar è questo, si può sapere?"
Oktober: "Io non sono un barman, Mister Quiller. Sono un gentiluomo tedesco." 


Recensione: 
Questo film, che tutto sommato è godibile, è la prova che un cast stellare non basta a produrre un capolavoro. Certo, non si può dire che sia una ciofeca. Contiene elementi di estremo interesse. Manca tuttavia la coerenza anche soltanto a livello elementare. Che senso ha mandare a Berlino un agente che non capisce una parola di tedesco? Tutti i personaggi agiscono in modo incredibilmente stupido. Perché i neonazisti ronzano attorno a quello scemo di Quiller e lo rapiscono? La stessa uccisione del predecessore dell'agente cafone è stata a dir poco insensata: chi uccide un inglese, si mette contro l'intero Regno Unito. Facendo queste cose folli, i neonazisti si sono esposti inutilmente. Se non avessero agito così, nessuno si sarebbe accorto della loro esistenza e avrebbero potuto andare avanti nella loro opera senza essere minimamente disturbati. Certo, il film non sarebbe esistito, ma forse non sarebbe stato poi un gran male.  


Superlativa l'interpretazione dell'augusto Max Von Sydow nel ruolo del capo neonazista fulvo. Purtroppo non basta a risollevare le sorti della pellicola. Alec Guiness non perde mai il suo aplomb di Sir britannico e a colazione si ingozza di tramezzini imbottiti di fegato di maiale. È sussiegoso. I suoi superiori invece iniziano la giornata con un lauto pasto a base di fagiano, purè di patate e vino rosso. La rossiccia e prosperosa Senta Berger interpreta alla perfezione il ruolo della pollastrella sensuale che fa la finta tonta, finendo per calcolo tra le braccia del grossolano Quiller. In realtà è una propagandista che diffonde senza sosta le dottrine hitleriane tra i giovani, con fanatico fervore! È una missionaria della Svastica! Mentre quel coglione del suo spasimante brancola nel buio, lei ha già trasformato una decina di bambini in adoratori del Führer! Fa marciare gli alunni in ranghi serrati, preparando il giorno in cui saranno cresciuti come soldati e mostreranno al mondo il Cancelliere Federale Olaf Scholz in catene! 


I Reichsbürger e il IV Reich

Nella pellicola di Anderson si allude al fatto che i cospiratori non si chiamano più "Nazisti", pur non menzionando il nome che si danno. Supplirò volentieri a questa mancanza: essi chiamano se stessi Reichsbürger, ossia "Cittadini del Reich". Fin dall'epoca della fine della Seconda guerra mondiale, sono esistiti in Germania nuclei di resistenti, che non hanno mai riconosciuto la Repubblica Federale, rimanendo legati alle idee di Adolf Hitler. Allo scopo di restaurare il Reich Millenario, hanno formato comunità impermeabili al mondo moderno, pur dimostrandosi capaci di infiltrare le istituzioni, soprattutto il sistema scolastico, la Pubblica Amministrazione e l'Esercito. Non si deve pensare che questi Reichsbürger siano frutto della mia fantasia delirante. Esistono realmente! Prima o poi riusciranno nel loro scopo, per via del naturale processo di usura e di consunzione della democrazia. Anche in questo, il film di Anderson è assolutamente profetico. In un punto della pellicola si dice che i cospiratori capeggiati dal fulvo Oktober non hanno una particolare fretta. Hanno ragione. Sarà il tempo a lavorare per loro. Mi sembra invece molto stupida l'idea andersoniana che questi infiltrati neonazisti ostentino un linguaggio e un atteggiamento spionistico tipico dei film di James Bond (nomi in codice banali, basi in casolari abbandonati che sarebbero individuate anche da un cieco, etc.).  

Una bizzarra censura 

In Germania Ovest il film è stato sottoposto a un'opera di adattamento strana, a quanto ne so mai vista prima. In pratica la trama è stata riplasmata e snaturata completamente. Per un tabù fortissimo non poteva essere mostrato alcun riferimento all'esistenza stessa di fermenti neonazisti, che dovevano essere negati alla radice. Così si è avuta la trasformazione dell'organizzazione di Oktober in una cellula comunista, senza badare troppo alle incongruenze prodotte nella trama. L'unico pericolo possibile doveva essere per necessità quello comunista, nel quadro della Guerra Fredda. A imporre le modifiche fu l'Ufficio per l'autocontrollo volontario dell'industria cinematografica tedesca (Freiwillige Selbstkontrolle der Filmwirtschaft, FSK), in pratica una moderna forma di Inquisizione. L'uso del termine "Freiwillige", ossia "volontario", è puramente orwelliano e continua la famosa tradizione della scritta Arbeit macht frei "Il lavoro rende liberi". Se la Germania Est era l'Inferno, non è che la Germania Ovest dovesse essere il Paradiso. 

Riporto in questa sede quanto ho potuto reperire delle parole di Ernst Krüger, all'epoca direttore dell'Inquisizione "volontaria": 

"Riteniamo che presentare un gruppo segreto terroristico di estrema destra a Berlino ai giorni nostri, come fa il film, sia poco realistico; e anche inopportuno, per l'immagine della Germania occidentale che mostra ai paesi comunisti europei, i quali ci accusano di neonazismo. Non abbiamo chiesto tagli alla pellicola, ma solo alcuni cambiamenti al testo. [...] Sembrerà più comunista che neonazista." 

Ancora oggi, non si riesce a trovare il testo originale in tedesco. A questo proposito, il 3 marzo 1967 era comparso sulle pagine de l'Unità un articolo: "Quiller, snaturato dalla censura di Bonn". Non sono riuscito a trovare il testo nel Web, c'è soltanto la sua menzione su Wikipedia. 
A quanto si vede sul sito di Amazon, sembra che la questione non sussista più, dato che è riportata la trama in tedesco, senza distorsioni: 

"Westberlin in den 60er Jahren. Der Top-Agent Quiller, bekannt für seine unkonventionellen Methoden, erhält den Auftrag, eine gefährliche Organisation der Neo-Nazis zu entlarven. Ein spektakulärer Selbstmord eines führenden Top-Nazi führt Quiller zu einer Schule. Dort trifft der attraktive Geheimagent auf die Lehrerin Inge. Kurz nachdem er sie kennengelernt hat, wird Qiller gekidnappt. Mit bestialischen Foltermethoden versuchen die Neo-Nazis, aus ihm alle Informationen herauszupressen. Der agent schweigt und wird zum Tode verurteilt. Mehr tot als lebendig gelingt ihm die Flucht..." 


Curiosità

La Germania in cui è ambientata l'opera di Anderson era molto diversa da quella che noi tutto conosciamo oggi: c'era il Mudo li Merlino!! Anche se questo film è stato realizzato più di vent'anni dopo la fine della Seconda Guerra Mondiale, la devastazione di Berlino era così vasta che agli scenografi non fu richiesto di "ricreare" le aree esterne per le riprese, ma solo gli interni. 

Il regista voleva che fosse Charlton Heston ad interpretare Quiller. Dal canto suo, l'attore  desiderava lavorare con una sceneggiatura di Harold Pinter, ma purtroppo la cosa per qualche motivo ormai insondabile non ha funzionato. George Seagal, che a quanto pare aveva l'indole del cow boy rozzo e testardo, ha costretto lo sceneggiatore a cambiare la nazionalità del protagonista, rendendolo americano: non avrebbe mai per nessun motivo interpretato la parte di un inglese. Questo anche a costo di creare qualche difficoltà nella trama. Perché diamine i Servizi Segreti del Regno Uniti si sarebbero serviti di un agente venuto dagli States? 

Adattando il romanzo di Adam Hall (nom de plume di Elleston Trevor), The Berlin Memorandum, lo sceneggiatore Harold Pinter ha modificato l'enfasi del libro rendendolo meno un thriller di spionaggio e più una meditazione sulla condizione umana e sulla la natura ambigua dell'identità. L'opera di Trevor ha vinto il Premio Edgar Allan Poe per il miglior romanzo (Edgar Allan Poe Award for Best Novel) nel 1966. Ha vinto anche il Grand Prix de Littérature Policière

La BBC ha prodotto una serie televisiva, Quiller (1975), in 13 episodi. L'agente segreto è interpretato da Michael Jayston. 
I registi accreditati sono i seguenti:    
   Michael Ferguson (3 episodi) 
   Raymond Menmuir (2 episodi)
   David Sullivan Proudfoot (2 episodi)
   Viktors Ritelis (2 episodi) 
   Peter Graham Scott (1 episodio)
   John Frankau (1 episodio)
   Gerald Blake (2 episodi)
Gli sceneggiatori accreditati sono i seguenti: 
   Adam Hall (alias Elleston Trevor, 1 eposodio) 
   Trevor Dudley Smith (13 episodi) 
   Brian Clemens (3 episodi)  
   Michael J. Bird (2 episodi) 

Il ritaglio di giornale che Hengel dà a Quiller, nel bar in cui si incontrano per la prima volta, mostra che un insegnante di nome Hans Heinrich Steiner è stato arrestato per crimini di guerra commessi durante la Seconda guerra mondiale. La foto mostra un uomo in uniforme della Luftwaffe (Aeronautica). Solo 3 ufficiali della Luftwaffe furono accusati di crimini di guerra: due prestarono servizio come governatori militari di Creta, uno era un capitano di un sottomarino e ordinò l'uccisione dei sopravvissuti di una nave mercantile affondata. I crimini di guerra commessi dal personale della Luftwaffe, per quanto non implausibili di per sé, erano molto rari. 

Colonna sonora 

La colonna sonora principalmente orchestrale composta da John Barry fu pubblicata dalla Columbia nel 1966. Eseguita da Matt Monro, il brano "Wednesday's Child" fu pubblicato anche come singolo.

1. Wednesday's Child (strumentale)
2. Quiller Caught – The Fight
3. The Barrel Organ
4. Oktober – Walk from the River
5. Downtown (composta da Tony Hatch)
6. Main Title Theme
7. Wednesday's Child – versione vocale
     (Mack David/Matt Monro)
8. The Love Scene – The Old House
9. Autobahn March
10. He Knows The Way Out
11. Night Walk in Berlin
12. Quiller and the Bomb
13. Have You Heard of a Man Called Jones?

Critica 

Ai BAFTA Awards del 1967 il film ha avuto nomination nelle migliori categorie Direzione artistica, Montaggio e Sceneggiatura, ma non ha vinto. Harold Pinter è stato nominato per un Edgar Award nella categoria Miglior film, ma non ha vinto neppure lui. 

Le reazioni della critica cinematografica non sembrano essere state molto eulogistiche. Ecco alcuni segmenti, spesso contraddittori, estratti dal Web grazie a un'operazione di cut-up: 

"Allucinata parabola fantapolitica" 
"Allucinante parabola fantapolitica"
"Modesto film di spionaggio" 
"Film di spionaggio dalle premesse promettenti ma in ultima analisi sostanzialmente deludente" 
"Cattivi molto stereotipati" 
"Snodi della trama piuttosto farraginosi" 
"Tensione praticamente assente" 
"La trama e' banale e il finale molto peggio" 
"Il film scade a videogioco ante litteram, dove le due squadre devono scovare e distruggere la base avversaria" 
"Si assapora la sensazione di un'occasione non completamente sfruttata" 
"Recitazione professionale" 
"Regia non del tutto all'altezza" 
"Peccato perché il cast aveva buone carte" 
"Finale ambiguo" 
"Poco sfruttati invece Berger relegata ad un ruolo banale e Sanders in un paio di apparizioni-lampo"  
"Ma di sicuro valore è la performance di George Segal nei panni di Quiller e Max von Sydow in quelli del luciferino capo del gruppo criminale"

Bosley Crowther, del New York Times, ha scritto: 

"Chiaramente, The Quiller Memorandum è una sciocchezza confezionata in uno stile e con una colonna sonora di John Barry che potrebbe farvi pensare che si tratti di arte. Ma non lasciatevi ingannare nemmeno per un minuto, né dal signor Segal, né da Senta Berger nel ruolo della ragazza. L'intera opera, compresi questi due attori, è vuota come una conchiglia."
(testo originale: "Clearly, 'The Quiller Memorandum' is claptrap done up in a style and with a musical score by John Barry that might lead you to think it is Art. But don't let it fool you for one minute–nor Mr. Segal, nor Senta Berger as the girl. The whole thing, including these two actors, is as hollow as a shell."

Lo scrittore e critico cinematografico Leo Pestelli ha scritto (citazione frammentaria causa difficoltà di accesso alle fonti): 

"[il film] si stacca per più cose dai soliti film di spionaggio: per la qualità della regia prima di tutto, che permea la vicenda d'una sottile perfidia, facendo prendere sul serio lo spettro del neonazismo; per la suggestiva ambientazione nella Berlino-Ovest dei nostri giorni; per il complesso e la bravura degli interpreti, dal protagonista George Segal [...] ad Alec Guinness, [...] da Max von Sydow [...] alla tenera Senta Berger [...]. La trama, scritta dal commediografo Harold Pinter, è serrata, e pur seguendo la falsariga delle consuete vicende spionistiche e mettendo anch'essa in campo il suo bravo agente segreto, regolarmente americano, non è del tutto epidermica, ma in qualche tratto di maggior incisione, ricorda le ambizioni psicologiche della «Spia che venne dal freddo». [...]"

lunedì 6 dicembre 2021

 
SHOOTING SILVIO
(film grottesco)
 
Titolo originale: Shooting Silvio 
Lingua originale: Italiano
Paese di produzione: Italia
Anno: 2007
Durata: 96 min
Genere: Drammatico, grottesco
Sottogenere: Fantapolitica, antiberlusconismo
Regia: Berardo Carboni
Soggetto: Berardo Carboni, Carlo Durante, Daniele 
      Malavolta
Produttore: Isabella Arnaud 
Distribuzione: Cinedance
Fotografia: Alessio Valori
Montaggio: Manuel Donninelli
Musiche: Stefano Lentini
Scenografia: Alessandro Pavone, Dionisia Cirasola
Costumi: Alessandro Bentivegna
Trucco: Alessandro Cardillo
Interpreti e personaggi:
    Federico Rosati: Giovanni detto Kurtz
    Alessandro Haber: George; il notaio
    Antonella Bavaro
    Antonino Iuorio 
    Remo Remotti 
    Fabrizio Raggi 
    Giovanni Visentin
    Sofia Vigliar: Se stessa
    Mia Benedetta
    Melanie Gerren: Melanie
    Virgilia Imbriani 
    Ariele Vincenti 
    Marco Travaglio: Se stesso
    Erlend Øye: DJ della festa di Kurtz
Budget: 140.000 euro
Box office: 13.800 euro (nelle prime 9 settimane)
 
Trama: 
Il potere del Premier Silvio Berlusconi è all'apogeo e in tutt'Italia si respira un'aria molto pesante. Giovanni, che si fa chiamare Kurtz come il personaggio interpretato da Marlon Brando in Apocalypse Now, è un giovane romano ricchissimo, eccentrico, orfano e irrequieto, che passa la sua vita crepuscolare tra una festa e l'altra. Una sera, nel corso dell'ennesimo party, lancia un'idea bizzarra: intende organizzare la scrittura collettiva di un libro contro Berlusconi, intitolato Shooting Silvio, a cui ciascuno potrà contribuire con un'idea per eliminare il controverso magnate lombardo in una qualsiasi delle tante accezioni possibili (politica, fisica, metafisica, metaforica, etc.). L'idea non ha tuttavia alcun successo, dato che è fiacca e fa schifo sul nascere, così Kurtz, al colmo dello spleen, passa a concepire qualcosa di più concreto e violento: un piano dettagliato per uccidere il Presidente del Consiglio. Il punto è che le motivazioni dell'odio che anima il giovane sembrano piuttosto futili. Abbandonato dalla fidanzata e dagli amici, Kurtz si organizza per l'azione, infiltrandosi in Forza Italia e riuscendo infine a portare il suo contorto piano a compimento. Ma ci riesce veramente? Ciò che vediamo è una sequenza di fatti reali o è soltanto un film mentale del protagonista? Pillola blu o pillola rossa?
 
Scene memorabili:

Nel corso di una baldoria, compare una scrittrice norvegese più brutta della merda, woke e gender fluid fino al midollo, che gorgoglia ubriaca borbottando senza sosta il nominativo alterato del Magnate di Arcore: "Benito Berlusconi". Una trovata a dir poco puerile. Credo che sia più piacevole ascoltare il rumore dei peti di un mulo.
 
Kurtz si reca nel locale di un gangster, esponente di Forza Italia, in cui una ballerina lasciva danza una lap dance al suono di una canzone in francese che è un inno berlusconiano alla prostituzione: esalta le puttane, al punto che "je t'aime" fa rima con "putaine"!

In un oscuro angiporto romano, Kurtz possiede carnalmente l'africana Melanie, infilandole il cazzone da dietro, more ferarum. Niente gomma! Le eiacula dentro, nella vagina profonda, senza pensare alle possibili conseguenze. Lei si presta, anche se non sembra particolarmente entusiasta. La si vedrà dopo 20 anni sul canale #MeToo, infierire sull'ex amante ormai ergastolano. 
 

Recensione: 
Questa pellicola è la cronistoria di un'epoca allucinante, rovente, che è ancor poco definire folle. Per descriverne l'atmosfera, è necessario parafrasare l'ashkenazita Benjamin Disraeli, Primo Ministro della Regina Vittoria: "Due nazioni tra le quali non c’è rapporto e simpatia; che sono così ignoranti dei costumi, dei pensieri, dei sentimenti l’una dell’altra come se abitassero in diverse zone o addirittura in diversi pianeti: i berlusconiani e gli antiberlusconiani." Si aveva proprio questa impressione. Il disagio causato dall'influenza del berlusconismo ha continuato a lungo a provocare suppurazioni in un tessuto sociale ormai incancrenito. Un fenomeno simile potrà ripetersi in futuro? Non posso escluderlo. La specie Homo sapiens, ormai colpita da morbo di Alzheimer, vaneggia senza sosta, incapace di comprendere che la vera maledizione è l'esistenza.
Sorprende la scelta del regista, che ha girato un film quasi interamente in bianco e nero. Soltanto poche scene e il finale sono a colori: tra queste si nota quella in cui Kurtz guarda alla televisione Il grande dittatore (The Great Dictator, Charlie Chaplin, 1940). C'è anche un frammento di animazione, quando il protagonista entra in azione. Si segnala l'interpretazione di Alessandro Haber, quell'attore calvo coi porri e col ghigno distorto, che tutti ricordiamo in Amici miei - Atto II° (Mario Monicelli, 1982), per aver rivestito i panni del marito cornuto distrutto da uno scherzo feroce al cimitero. 
 
 
Breve intervista di Kurtz a Marco Travaglio 
 
Kurtz: "Cosa succederebbe se qualcuno lo mettesse, come dire, fuori gioco, lo facesse uscire di scena, di colpo?"
Marco Travaglio: "Beh, sarebbe un deicidio. Perché un uomo che si paragona a Gesù Cristo, chiunque lo volesse eliminare commetterebbe non solo un omicidio, ma anche un deicidio, che è molto più grave. A parte gli scherzi, credo che sia impossibile... metterlo fuori scena e forse non sarebbe neanche giusto. È bene che comunque, sia pure in posizioni indebolite, cioè sia pure nei ranghi che gli sarebbero consentiti da qualunque altra democrazia, quindi non dall'Italia, rimanga Berlusconi come una specie di testimone di come si può diventare quando si perdono i sensi veri della democrazia. Perché, come diceva Gaber, ciò che preoccupa non è Berlusconi in sé, ma Berlusconi in me." 

 
Dialogo di Berlusconi con la Morte
 
Berlusconi: "La prego, smettiamola con questa farsa. Io credo di aver fatto sempre il mio dovere e di aver dato conto alla Nazione. Mi faccia capire dove ho sbagliato. Come ho potuto attirarmi tanto odio?" 
Kurtz fa una boccaccia.
Berlusconi: "Posso levarmi la maschera? Mi arriva poca aria."
Kurtz: "Mio padre l'avrebbe votata, lo sa? Era convinto che lei avrebbe cambiato l'Italia. Il giorno che i miei sono morti, ho pensato a lei. Lei per me rappresenta la Morte. È l'immagine della Morte. Vuole morire prima del tempo, Presidente?" 
Berlusconi: "Se lei mi uccide, io passerò alla storia come un imprenditore industriale, un grande statista e un martire civile. Lei invece sarà ricordato come un pazzo omicida. Se invece mi lasciasse andare, si farebbe un breve periodo di prigione e poi avrebbe tutte le possibilità di esprimere le sue idee. Che lo voglia o no, lei ormai comunque è una star."
Kurtz: "Ogni storia che precipita ha la sua scatola nera. Ma questo non rimarrà un segreto di Stato. Siamo in diretta su ShootingSilvio.com, Presidente. Così tutti potranno capire." 
Berlusconi: "Se sta filmando, perché vuole lasciarmi questa maschera?"
Kurtz: "Non le ho messo la maschera di Cappuccetto Rosso, ma quella di Kurtz. Ma ora devo agire. Le parole se le porta via il vento." 
Berlusconi: "Io non sono la Morte. Cosa pensi di risolvere se mi uccidi? Che vuoi fare? Vendicarti delle tue ossessioni? Diventare tu la mia morte?" 
Kurtz: "Sto cercando di convincermi che sono uno squilibrato! Io so benissimo chi è lei! Lei è il simbolo di quest'epoca senza sogni! La prova vivente della commistione tra ricchezza, politica e influenza mediatica! L'incarnazione di tutto ciò che distrugge i sentimenti per cui vale la pena vivere! Bisogna dare un segnale importante, dimostrare che si può ancora cambiare rotta, che l'etica degli affari non deve prendere il sopravvento per forza. Ma cosa crede? Ho cercato di risolvere la faccenda diversamente, ma ogni cosa era troppo debole. Sarebbe stata un'interferenza, niente di più." 
Berlusconi: "Come ti chiami?"
Kurtz: "Kurtz." 
Berlusconi: "Bel nome ti sei dato. Sei giovane, lo sento. Vero? Sbagli a pensare che il legame tra politica e affari sia un male dei nostri tempi. Le regole del potere sono sempre le stesse, i re sono sempre stati ricchi e famosi. Ma il tuo errore più grande è credere che io non abbia sentimenti, che sia un arido calcolatore. A me piace cantare, lo sai, no? Adoro abbracciare i mie figli. Ridere e passare le serate a scherzare con gli amici. Raccontare barzellette, perché no? Ho poco tempo, ma quando posso, lo faccio. Che c'entra tutto questo col denaro e col potere? Ma tu credi che si possa costruire tutto quello che ho costruito seguendo una logica aritmetica? Se avessi detto a qualcuno, quando cantavo sulle barche o vendevo aspirapolveri a domicilio, che sarei diventato l'uomo più ricco d'Italia e il Presidente del Consiglio, mi avrebbero riso in faccia. Mi avrebbero preso per pazzo. Ma la vita non è razionale. Bisogna avere grandi sogni per fare grandi cose. La Terra senza sogni non girerebbe, sarebbe ferma. Io sono un guascone, un sognatore."
Kurtz: "Tu m...m'hai fregato! Tu m...m'hai fregato! Ti fischiano le orecchie, Presidente?"
Kurtz punta il fucile. Cala il sipario. 

Si nota che Berlusconi dice che Kurtz avrebbe fatto solo un breve periodo di prigione, in caso di rinuncia ai suoi propositi omicidi. Dubito che ciò sia plausibile: Kurtz, anche se avesse lasciato libero il Presidente del Consiglio, quasi certamente sarebbe stato condannato per strage politica, un reato per cui è previsto l'ergastolo - con la concreta possibilità di finire al 41-bis. 


Tentativi di censura 

Rispetto al film di Rossi-Giometto, Ho ammazzato Berlusconi (2008), c'è stata una reazione più vigorosa. Questo per ovvi motivi, particolarmente cogenti: non si parla della morte accidentale di un esponente politico, bensì di un vero e proprio attentato il cui fine è la sua soppressione. Questi erano i tre rischi, tra loro strettamente intrecciati e dai confini non sempre separati in modo netto:
 
1) Emulazione: si è manifestato il timore che uno spettatore potesse immedesimarsi in Kurtz ed essere portato a imitarne le gesta, attentando concretamente alla vita del Presidente del Consiglio. 
2) Istigazione: si è manifestato il timore che il film potesse aizzare gli spettatori, spingendoli ad attentare concretamente alla vita del Presidente del Consiglio, ad esempio presentando la sua uccisione come un "tirannicidio".
3) Apologia: si è manifestato il timore che il film potesse giustificare e presentare il luce positiva l'atto concreto di attentare alla vita del Presidente del Consiglio, sorvolando sul fatto che tale azione costituisce un delitto.
 
Si aggiunge inoltre la possibile aggravante dei futili motivi: i discorsi di Kurtz esprimono idee piuttosto larvate, in forma rudimentale e a tratti persino di un'ingenuità disarmante. Se bastasse il contenuto di dialoghi di tal fatta per spingere all'omicidio, nessuno sarebbe al sicuro. 

Il caso Tartaglia 

Il 13 dicembre 2009 ci fu in effetti un attentato a Berlusconi. Le cose andarono così: un quarantaduenne in cura per problemi psichici, Massimo Tartaglia, in occasione di un comizio riuscì ad avvicinare il Premier e gli scagliò in faccia un simulacro del Duomo di Milano, arrecandogli lesioni al volto e ai denti - giudicate gravissime. In seguito, l'attentatore ebbe a dire di aver agito per odio nei confronti dell'imprenditore e del suo partito; le sue motivazioni non sembravano poi troppo dissimili da quelle enunciate da Kurtz nel film Shooting Silvio. Non mi stupirei se un giorno si riuscisse ad appurare che la pellicola di Carboni sia stata davvero visionata da Tartaglia prima di entrare in azione. Inoltre il quarantaduenne aveva anche ricevuto una delusione d'amore: proprio come era successo a Kurtz, la sua ragazza lo aveva lasciato. Fu giudicato incapace di intendere e di volere, così evitò la condanna al carcere. Gli argomenti che poté addurre furono considerati "deliranti" dal magistrato. Fu dapprima ricoverato in una struttura psichiatrica, dopodiché gli fu concessa la libertà vigilata. Nel 2016 questa misura fu revocata e Tartaglia tornò ad essere un uomo libero, in quanto fu stabilito che fosse venuta meno la sua "pericolosità sociale". 
 
Fenomenologia dell'antiberlusconismo
 
Esistono due tipi di antiberlusconismo, tra loro molto diversi: 

1) antiberlusconismo razionale;
2) antiberlusconismo irrazionale
 
Il primo è sicuramente legittimo e fondato su argomenti oggettivi, che meritano di essere considerati, discussi a fondo. Il secondo, nascendo da moti viscerali e dall'isterismo, è da rigettarsi. 


Antiberlusconismo razionale 

Possiamo stilare una lista sintetica di problematiche alla base della critica e dell'opposizione nei confronti di Berlusconi e della sua politica. Mi rendo conto che difficilmente sarà esaustiva. In ogni caso eccola: 

- i molteplici aspetti controversi dell'attività imprenditoriale;
- la non chiara origine dell'immenso patrimonio;
- la presenza di gravi capi di imputazione con conseguenti processi; 
- i molteplici aspetti controversi dell'attività politica;
- i conflitti di interesse;
- le leggi ad personam;
- i tentativi di modificare la Costituzione; 
- i tentativi di indebolire i poteri della Magistratura; 
- i molteplici scandali sessuali;
- le escort presentate come intelligenti imprenditrici capaci di valorizzare il proprio corpo;
- il tentativo di abbassare la maggiore età a 16 anni;
- l'uso del calcio come strumento politico; 
- l'imperterrita attività di "gaffiere", ossia maestro di gaffe;
- la lobotomizzazione delle masse, sottoposte tramite i media al lavaggio del cervello;
- la radicale opposizione a ogni attività sociale nel Web, con reiterati tentativi di sopprimere la Blogosfera;
- la distruzione della Settima Arte in Italia, sostituita dai cinepanettoni. 
 
Per approfondimenti, si rimanda alla pagina di Wikipedia: 

 
Ebbene, queste controversie esistono e sono difficili da negare. Non sono fatte di aria sottile. Com'è ovvio, i fautori del berlusconismo sostengono che si tratti di distorsioni (ad esempio i processi sarebbero "persecuzioni portate avanti da una Giustizia ad orologeria gestita da giudici comunisti", etc.). 

 
Antiberlusconismo irrazionale
 
L'antiberlusconismo irrazionale si basa essenzialmente su un paralogismo e su due equazioni insensate: 
 
1) Berlusconi è identificato con Mussolini; 
2) Berlusconi è identificato con Hitler. 
 
In quest'ottica, il berlusconismo viene considerato come identico all'ideologia fascista e/o all'ideologia nazista, nella loro popolare definizione di Male metastorico. Il paralogismo fondante è il seguente: 
 
Se A è il Male e B è il Male, ne consegue che A è uguale a B.

Bisogna smettere di abusare di parole come "fascismo" e "nazismo". Non giova a nessuno. Rende tutto ancor più assurdo. Provoca distorsioni insidiose. Allontana dalla realtà. Allontana dalla comprensione degli eventi storici. Vorrei che lo si capisse. Vediamo di fare giusto un paio di ragionamenti. In quale stato fascista sarebbe permesso a chiunque scrivere un libro o realizzare un film il cui titolo inneggia all'omicidio del dittatore? Mi piacerebbe saperlo. Forse che nell'Italia fascista sarebbe stato possibile scrivere un libro intitolato L'omicidio Mussolini? Sarebbe stato possibile girare un film intitolato Shooting Benito oppure Ho ammazzato Benito Mussolini? No di certo!  Forse che nella Germania nazionalsocialista sarebbe stato possibile scrivere un libro intitolato L'omicidio Hitler? Sarebbe stato possibile girare un film intitolato Shooting Adolf oppure Ho ammazzato Adolf Hitler? Certo che no, Schweinegott! Si finiva abbattuti per molto meno! Eppure nell'Italia di Berlusconi e del berlusconismo è stato possibile scrivere un libro intitolato L'omicidio Berlusconi e girare due film intitolati rispettivamente Shooting Silvio e Ho ammazzato Berlusconi. Nessuno è stato processato per questo, nessuno è finito in prigione, anche se la cosa non è certo piaciuta al leader di Forza Italia. La censura non è riuscita a far scomparire le opere in questione. Non ha avuto mezzi sufficienti per farlo. Nessuno è finito sprangato, privato di ogni diritto civile, mandato al confino, deportato in un campo di concentramento e neppure gassato. Piaccia o no, questo non è fascismo né tantomeno nazismo. Allo stesso modo non è comunismo ciò di cui così spesso si è lamentato Berlusconi. Ricordo ancora quando D'Alema gli rinfacciò che in un regime comunista non gli sarebbe stato possibile essere proprietario di tre reti televisive. Ecco, mi sembra che esista un abisso tra D'Alema e Pol Pot, tanto per fare un esempio. E questo è quanto. 
 
Un esperimento concettuale ucronico

Antiberlusconismo esclusiva caratteristica della sinistra? E chi lo ha detto? Questo luogo comune è strettamente legato al peculiare contesto italiano dei tempi in cui Berlusconi si è manifestato e ha operato. In altre condizioni, le cose sarebbero diverse. Ad esempio, il berlusconismo non sarebbe affatto piaciuto ai Sansepolcristi. Immaginiamo un esperimento concettuale ucronico: il Magnate di Arcore catapultato con una macchina del tempo nei primi anni della Germania di Weimar. Cosa gli sarebbe accaduto? I Freikorps gli avrebbero fatto fare la fine di Walther Rathenau, accusandolo di essere ebreo e massone. C'è sempre da riflettere sulla complessità della Storia.


Altre recensioni e reazioni nel Web 

In genere, in Italia la pellicola di Carboni è considerata del tutto prescindibile. Sul sito del Davinotti, Pigro ha scritto:

"Orfano ricco, viziato e annoiato decide di uccidere Berlusconi. I primi 30 minuti sono di una noia mortale; seguono altri 30 minuti inconcludenti, finché il film si incanala su un livello appena accettabile da mediocre ma pretenzioso cinema italiano, fino agli ultimi 5 minuti (il dialogo tra il giovane e Berlusconi) davvero belli. Sospeso tra ambizioni da cinefilia (citazioni sovrabbondanti e trendy), aspirazioni al cinema politico (assente) e racconto generazionale, il film non sbroglia la matassa del pasticcio originario. Evitabile."
 
Si segnala una recensione in controtendenza, opera di Giulio Zoppello e pubblicata su Cinematographe.it. È ricca di spunti di grande interesse. 
 
 
A quanto pare, il film è più apprezzato nei paesi anglosassoni, dove annovera qualche fan entusiasta ed è addirittura diffusa la credenza che sia basato su una storia vera! Probabilmente tutto è nato da utenti che hanno interpretato in modo distorto l'attentato compiuto da Tartaglia. 

giovedì 2 dicembre 2021

 
HO AMMAZZATO BERLUSCONI
(film grottesco)
 
Titolo originale: Ho ammazzato Berlusconi
AKA: Ops... Ho ammazzato Berlusconi
Lingua originale: Italiano
Paese di produzione: Italia
Anno: 2008
Durata: 88 min
Genere: Grottesco, drammatico, commedia 
Sottogenere: Commedia nera, fantapolitica, antiberlusconismo 
Regia: Gian Luca Rossi, Daniele Giometto
Soggetto: dal romanzo L'omicidio Berlusconi, di Andrea Salieri
Sceneggiatura: Gian Luca Rossi, Daniele Giometto
Produttore: Caterina Rogàni
Segretario di produzione: Laura Petruccelli
Casa di produzione: Collepardo film
Distribuzione in italiano: Collepardo film
Fotografia: Silvio Fraschetti
Montaggio: Valentina Mariani
Musiche: Bruno Ventura
Trucco: Michela Maucione 
Dialoghi: Bruno Ventura
Riregistrazione: Alberto Bernardi
Rumorista: Marco Ciorba 
Effetti sonori: Saverio Lancia, Paolo Pucci
Direttore della fotografia: Daniel Arvizu 
Musicista: Dario Vero
Supervisore musicale: Giovanni Marolla 
Interpreti e personaggi:
    Alberto Bognanni: Matteo
    Andrea Roncato: Gaetano
    Sabrina Paravicini: Livia
    Lello Arena: Infermiere all'obitorio
    Paolo Baroni: Cesare
    Aurelio Levante: Commissario Guidini 
    Riccardo Cavallo: Giuliano
    Jean-Pierre Duriez: Gianni
    Enea Tomei: Carabiniere
    Dario Biancone
Censura: 101300 del 11-12-2007
Budget: 600.000 euro 
Box office: 63.000 euro - 77.794 dollari US
Titoli in altre lingue: 
     Inglese: I killed Berlusconi 
     Romagnolo: Cajùsi... A-j-ò masâ Berlusconi 
  N.B. Non sembra che il film sia stato distribuito in lingue diverse dall'italiano. 
 
Trama: 
Silvio Berlusconi riesce a vincere le elezioni politiche del 2001. In un suggestivo borgo della Toscana vivono l'amorfo Matteo e Livia, una coppia di estrema sinistra. La bionda Livia è una convulsionaria che pensa soltanto all'impegno politico e sociale. Il povero Matteo, con i capelli rossicci e crespi, è un umile professore di matematica che subisce passivamente le sfuriate della moglie e il suo isterismo, nella speranza di poter ottenere un pompino o una sega ogni tanto. Speranza che si dilegua senza rimedio non appena la pasionaria viene a sapere che il marito alle ultime elezioni ha subdolamente votato per Forza Italia. Si scatena un litigio furibondo al cui termine Livia si allontana da casa nel cuore della notte, sbattendo la porta. Accade l'impensabile: proprio in quel  momento un velivolo precipita addosso alla donna, schiantandosi e uccidendola sul colpo. Matteo, sconvolto dalla morte della moglie, prende la macchina e si avvia alla cieca nel temporale. A un certo punto ha un incidente e si accorge di aver investito un uomo. Sceso dalla vettura per prestare soccorso alla vittima e per vedere se ci sono stati danni, gli sfugge di mano il cric, che sfonda il cranio dell'uomo disteso a terra, provocandone la morte istantanea. A questo si aggiunge un piccolo problema: da un'occhiata ai documenti risulta che l'uomo rimasto ucciso è proprio Silvio Berlusconi! Non sapendo cosa fare, preso dal panico assoluto, Matteo decide di occultare il cadavere. Non gli viene in mente idea migliore di seppellirlo in giardino, stando bene attento a non farsi scoprire da occhi indiscreti. Sconvolto dai sensi di colpa, decide di recarsi al comando di Polizia, autodenunciandosi. Nessuno gli crede, anche perché Berlusconi appare regolarmente in televisione e non è giunta alcuna segnalazione sulla sua scomparsa. Pochi giorni dopo Matteo viene rapito e portato in un ambiente lussuoso, davanti a tre esponenti berlusconiani: un anziano di nome Gianni, un anziano di nome Cesare e un individuo untuoso di nome Giuliano, con i capelli corvini un po' lunghi, la barba brizzolata e una corporatura notevole a stento sorretta dalle bretelle. Cesare rivela a Matteo una scomoda verità: l'uomo che appare in televisione non è Silvio Berlusconi, bensì un suo sosia ben istruito. Il vero Cavaliere è effettivamente stato ucciso dall'insegnante, a cui viene promessa un'ingente somma di denaro pur di ottenere il recupero della salma. L'offerta comprende anche un biglietto aereo di sola andata per Cuba. Matteo, che nel frattempo ha traslato il corpo di Berlusconi nel congelatore, confida l'accaduto all'amico Gaetano, a cui offre la metà del compenso che dovrà essergli versato dai politici. Il problema è che si tratta di una trappola fatale: giunti all'appuntamento per la consegna del feretro, i due sventurati finiscono tra le grinfie di pericolosissimi trafficanti di droga. I gangster intimano a Matteo di consegnare loro la cocaina, minacciando di uccidere di Gaetano. Va tutto in merda, anche perché la cocaina non c'è, così Gaetano finisce ucciso, mentre Matteo riesce a fuggire e a fare ritorno alla sua ordinaria vita di docente. I giorni passano e presto l'uomo comprende che il "caso Berlusconi" è stato dimenticato: nessuno nota cambiamenti, "nemmeno Emilio Fede se n'è accorto". Lo scomodo cadavere, ancora una volta sepolto in giardino, vi resterà. Nell'insegnante cresce la paranoia, che prende forma nel terrore di essere pedinato. Non potendo più reggere la pressione delle sue paure, Matteo finisce col barricarsi in casa assieme al suo cane, unica compagnia. Poi anche l'animale muore. Questo lutto causa un nuovo crollo mentale al protagonista, che scava una buca profonda nel terriccio molle vicino a un albero di arance, cresciuto sulla tomba di Berlusconi, rigoglioso per via dell'augusto concime di cui si era nutrito. Dopo aver parlato a lungo al morto, con cui ormai si identifica, Matteo affetta un'arancia raccolta dall'albero funebre, ne mangia qualche frammento, quindi si cala nella fossa e si ricopre da sé di terriccio. Pone così fine ai suoi giorni soffocando, dopo aver riconosciuto di essere moralmente colpevole della morte di Livia. 
 
Citazioni: 
 
"Gianni era ingessato, robotico, inespressivo. Cesare cominciò lui a parlare, cosa che in tribunale faceva assai di rado."
(Matteo) 

"Il potere si regge sul potere, non sulle persone. Se lo ricordi."
(Cesare)
 

Recensione:  
Una pellicola davvero bizzarrissima, forse unica nel suo genere. Potremmo considerarla una distopia dickiana non fantascientifica. Proprio come in un romanzo di Philip K. Dick, gioca un ruolo fondamentale l'alterazione delle realtà ad opera dei media, che procede fino a diventare completa dissoluzione di ogni possibilità di conoscenza e di giudizio. Il progressivo allontanamento del protagonista dalla realtà, la sua deriva schizoide, non può che condurre alla disgregazione dell'Essere. Il potere politico è qualcosa che sfugge a ogni analisi, a conti fatti la sua natura non può essere dedotta dalle apparenze con cui si manifesta, in quanto le persone che lo rappresentano sono simulacri, gusci vuoti a cui non corrisponde un'essenza propria, bensì un puro e semplice ruolo. A questo punto, il ruolo è autoconsistente. Non serve che dietro l'involucro delle apparenze esista davvero un individuo. Chi muove questo teatrino? Resterà sempre oscuro, inconoscibile. Peccato che queste riflessioni siano sorte nelle menti di pochi commentatori. 
Sotto gli occhi di tutti è lo scarsissimo successo di quest'opera, presentata il 13 agosto 2008 al Drake International Film Festival Caserta. Giancarlo Zappoli definisce Ho ammazzato Berlusconi "un film irrisolto che manca gli obiettivi", specificando che "non basta una buona idea per realizzare un film".   
Gian Luca Rossi è un regista non molto prolifico, a cui si devono in tutto quattro film, compreso questo. Due sono documentari: Mare carbone (2015) e Se ho vinto, se ho perso (2020). C'è poi il film drammatico Lontano in fondo agli occhi (2000). Non si riescono a reperire molte informazioni su questo materiale. La sola notizia biografica sembra essere questa: Rossi è nato ad Aosta nel 1973 (ha sette anni meno di me). Qualche volta il suo nome è scritto Gianluca anziché Gian Luca.
Daniele Giometto ha al suo attivo unicamente il film diretto assieme a Gian Luca Rossi. Nemmeno un cortometraggio, nulla di noto. Si trova in Rete soltanto un larvato abbozzo di biografia: Giometto è nato ad Aosta nel 1977 (ha undici anni meno di me).  

Lirismo assoluto 

Matteo, ormai identificatosi con lo spirito dell'illustre morto che nutre l'albero di arance, declama questo testo poetico:

Questa notte mi sono deciso. 
Ho scardinato la porta e sono sceso in giardino. 
Silvio nello scorgermi fu quasi stupito e cacciò un gridolino di gioia vegetale. 
Lui cresceva, cresceva... io invece mi ero fatto più piccolo e smagrito. 
La prossima primavera sarebbe stato alto più di un metro. 
Le foglie lo prefiguravano un poderoso arancio. 
Divenuto grande, avrebbe riempito i canestri di delizie zuccherine. 
Mi accomodai accanto a lui. 
Ci soffermammo a contemplare la rotta, e parlammo a lungo, ed arrivammo ad una conclusione. 
Se ancora c'era, se ancora era possibile un mondo, ovunque fosse, lo avremmo trovato insieme. 

Senza dubbio il componimento merita un posticino nella storia della Settima Arte!

 
L'omicidio Berlusconi
 
Non ho ancora avuto occasione di leggere L'omicidio Berlusconi, il libro di Andrea Salieri del 2003, pubblicato da Edizioni Clandestine (128 pagine; codice EAN: 9788865961261), di cui il film di Rossi-Giometto costituisce un adattamento a quanto pare abbastanza fedele. Questa è la descrizione (da www.ibs.it): 
 
"E se Berlusconi non fosse lui? Se il vero Berlusconi fosse stato ucciso la notte del 28 maggio 2001? Andrea Salieri offre in questo libro un diario ironico e graffiante di un omicida per caso, una critica spietata che non risparmia niente e nessuno, il manifesto bizzarro di un nuovo ideale di libertà, perché non esiste un mondo perfetto, ma ce n'è uno possibile." 

L'utente Filippo N. - W2M.it ne è entusiasta:

"Scritto con stile che oserei definire neo-sheakespeariano, il romanzo di Salieri è una continua sorpresa, una prova difficile per il lettore, che è costretto dall'autore a pensare, ragionare ogni singola frase, dietro cui scopre di volta in volta - e quasi sempre con un sorriso - una mente viva, affilata, sapiente, critica e satirica, come poco spesso, anzi molto raramente, accade di incrociare tra le pagine di un libro oggigiorno."

Un altro romanzo dal titolo simile, Chi ha ucciso Silvio Berlusconi, è stato scritto da Giuseppe Caruso e pubblicato dalla casa editrice Ponte delle Grazie nel 2005, con una nuova edizione della casa editrice TEA nel 2008. Quest'opera è più controversa di quella di Salieri, in quanto parla di un attentato a Berlusconi. Sembra tuttavia esistere una connessione: il protagonista, Ettore Saleri, ha il cognome molto simile a quello di Andrea Salieri. Sarebbe molto interessante per un antropologo scavare nell'immaginario collettivo di quegli anni convulsi, in cui l'aria era più irrespirabile dell'atmosfera di Venere! 

Il serpente nell'occhio 

Mi pare ottima l'interpretazione di Alberto Bognanni, che ha una mirabile peculiarità fisica: è quella che i Vichinghi chiamavano ormr í auga ossia il "serpente nell'occhio". Sullo sfondo dell'iride azzurrissima si nota ogni minimo movimento della pupilla, un abisso di nero assoluto  che si dilata e si contrae con estrema facilità. In occasione della presentazione del film, all'attore è stato assegnato il Premio Massimo Troisi come migliore attore protagonista. 
 
Tentativi di censura  
 
In sintesì andò così: fracassarono gli zebedei per ottenere il ritiro di questa commedia nera. Ci furono piagnistei e geremiadi. Secondo la versione più accreditata, alcuni esponenti di Forza Italia si misero a frignare come poppanti tolti alla tetta e dissero che il film di Rossi-Giometto era un perverso accanimento contro la persona di Silvio Berlusconi. A parte etichettare a ciclo continuo il Magnate di Arcore come un benefattore del genere umano, sempre innocente e sempre santo, non ci sono state in realtà obiezioni seriamente politiche a quest'opera satirica. Anche se ignoro chi a chi si debba l'iniziativa, a un certo punto fu imposta un'interiezione ops..., che trasformò il rude titolo originale Ho ammazzato Berlusconi in un meno traumatico Ops... Ho ammazzato Berlusconi, in cui la natura accidentale dell'uccisione viene subito affermata senza mezzi termini, proprio per neutralizzare ogni potenziale emulativo, istigatorio e apologetico insito nella fatidica frase. Questi potenziali perigliosi non sono in alcun modo contenuti nella trama, che semmai presenta Berlusconi in modo estremamente umano, fino al punto di ispirare compassione, empatia. 
 
Una censura più insidiosa
 
Lo swibble, pericolosissimo meccanismo di indottrinamento politically correct, avverte in modo paternalistico lo spettatore delle seguenti cose:

- Non è un film violento.
- Si vedono cadaveri diverse volte.  
- Si vede un cadavere colpito da una pallottola.
- Si capisce a colpo d'occhio che i cadaveri sono finti.
- Qualche bacio.
- Qualche volgarità.
- Largo uso di medicine.
- Il film diventa più triste verso la fine.
- Un cane muore di malnutrizione.
- Il protagonista tenta di suicidarsi coi farmaci.
- Alla fine del film, il protagonista si seppellisce vivo.


In poche parole, questa sarebbe una storia di cadaveri (non di paura). Il prodotto dello swibble è la cosiddetta "Parents Guide", un'insopportabile compressione delle libertà individuali!
 

 
Altre recensioni e reazioni nel Web  
 
In generale le recensioni reperibili nel Web sono poco entusiastiche. I topoi principali sono questi: 

1) Il film è moscio
2) I mezzi sono scarsi
3) Le idee sono tutte concentrate nel titolo
4) Andrea Roncato non ci azzecca (è il copro-tagonista) 

Possiamo dire per certo che Andrea Roncato è ben lontano dai tempi in cui interpretava Loris Batacchi, il "capoufficio pacchi" dotato di uno smisurato e tesissimo Priapo, sempre rubizzo per l'eccitazione! Dicamo che la sua parte ha un che di stonato. Si nota anche un Lello Arena amorfo, abbastanza rudimentale. Lo preferivo nei panni del glorioso Re Alboino! 

Ecco alcuni estratti dal sito Filmtv.it


L'utente Fanny Sally ha scritto:
"Dopo la caustica premessa il film si affloscia perdendo mordente satirico e demenziale e diventando un qualcosa di indefinito: accusa alla falsità della politica e della televisione? denuncia dello scadimento dei valori morali? ritratto di un depresso? Potrebbe essere tutte queste cose o nessuna, sta di fatto che non convince nella sua forte vena grottesca e neppure nei risvolti melodrammatici. Occasione sprecata."

L'utente Mulligan71 ha scritto:
"I primi cinque minuti sono anche carini e promettenti, poi il tutto crolla sotto una mediocrità senza fine: attori annoiati e noiosi, trama esile e fotografia da peggiore televisione. Addirittura, a tratti, mi sembrava di vedere il Bagaglino. E poi Andrea Roncato, ma dai, come si fa."

L'utente gene55 ha scritto:
"Nonostante mezzi senza dubbio scarsi e tutte le difficoltà del caso,il film dimostra un coraggio ed un'intelligenza a cui,sembra,non siamo molto nè abituati nè preparati...La storia è semplice semplice,il protagonista ha lo sguardo giusto ed alcune frecciate,colpiscono in pieno il bersaglio...80 minuti divertenti e pensierosi,anche se inverosimili,che difficilmente vedremo in tv o se ne parlerà da Vespa..." 
 
Ecco giusto un estratto dal sito Davinotti.com:  
 
 
L'utente Ryo ha scritto:
"È un film difficile da inquadrare: talvolta sembra una commedia classica, in alcune scene si raggiungono vette di nonsense puro, come se lo sviluppo stesso fosse uno strano sogno. In alcuni momenti è il grottesco a farla da padrone, con accompagnamenti musicali che non riescono a valorizzare il prodotto dando l'impressione di essere inseriti a caso. MEMORABILE: Berlusconi con la maglia del'Inter; L'auto-seppellimento." 
 
Molto interessante, ricca di spunti e niente affatto banale la recensione di Alessio Bosco apparsa su INDIE eye: