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martedì 1 dicembre 2020


ALL'ONOREVOLE PIACCIONO LE DONNE
 
Titolo originale: Nonostante le apparenze... e purché la
      nazione non lo sappia... All'onorevole piacciono le donne  
Lingua originale: Italiano 
Altre lingue: Siciliano, mafiese
Paese di produzione: Italia, Francia
Anno: 1972
Durata: 109 min (versione integrale) 
     101 min (versione censurata)
Genere: commedia, erotico, grottesco
Regia: Lucio Fulci
Soggetto: Lucio Fulci, Sandro Continenza
Sceneggiatura: Lucio Fulci, Sandro Continenza, Ottavio 
    Jemma
Produttore: Edmondo Amati
Casa di produzione: New Film Production, Productions 
     Jacques Roitfeld
Distribuzione in italiano: Fida Distribuzione
Fotografia: Sergio D'Offizi
Montaggio: Vincenzo Tomassi
Effetti speciali: Eugenio Ascani
Musiche: Fred Bongusto
Costumi: Luciana Marinucci
Trucco: Giannetto De Rossi
Interpreti e personaggi:
    Lando Buzzanca: Onorevole Giacinto Puppis
    Lionel Stander: Cardinale Maravidi
    Laura Antonelli: Suor Delicata*
    Renzo Palmer: Padre Lucion
    Corrado Gaipa: Don Gesualdo Pafundi
    Agostina Belli: Suor Brunhilde
    Anita Strindberg: Moglie dell'ambasciatore francese
    Feodor Chaliapin Jr.: Senatore Torsello
    Francis Blanche: Padre Schirer
    José Quaglio: Pietro Fornari
    Arturo Dominici: Sua eccellenza
    Eva Czemerys: Donna del sogno
    Armando Bandini: Bartolino, segretario di Maravidi
    Aldo Puglisi: Carmelino, autista e cameriere di Puppis
    Christian Aligny: Segretario di Puppis
    Claudio Nicastro: Baddoni, capitano di polizia
    Guglielmo Spoletini: Antonio Gazza
    Luigi Zerbinati: Il generale
    Quinto Parmeggiani: Capitano Leonardi
    Pupo De Luca: Poliziotto alle intercettazioni
    Giuseppe Fortis : Giornalista televisivo
    *Sister Hildegarde nella versione in inglese.
Doppiatori italiani:
    Corrado Gaipa: Cardinale Maravidi
    Melina Martello: Suor Delicata
    Elio Zamuto: Don Gesualdo Pafundi
    Solvejg D'Assunta: Suor Brunhilde
    Alberto Lionello: Senatore Torsello
    Oreste Lionello: Padre Schirer e Carmelino l'autista
    Renato Cortesi: Segretario di Puppis
    Manlio Busoni: Pietro Fornari
    Renato Turi: Baddoni, capitano di polizia
    Luigi Casellato: Il generale
    Roberto Bertea: Poliziotto all'intercettazioni
    Luigi Carrai : Giornalista televisivo
    Renzo Montagnani : Giornalista al montaggio
Location: Bagnaia (Roma), Santo Speco di Subiaco; alcune 
    chiese sconsacrate dell'Umbria 
Titolo originale del soggetto: Nel supremo interesse della 
    Nazione
Titolo di lavorazione: L'onorevole piace alle donne  
Titoli in altre lingue: 
    Inglese: The Eroticist
    Tedesco: Der lange Schwarze mit dem Silberblick
    Francese: Obsédé malgré lui
    Spagnolo (Spagna): A su excelencia le gustan las mujeres
    Spagnolo (Argentina): Al senador le gustan las mujeres
    Portoghese (Brasile): O Deputado Erótico  
    Finlandese: Senaattori eksyy erotiikkaan
    Lituano: Senatoriui patinka moterys
    Polacco: Lubieznik
    Greco: O entimotatos... agapa tis gynaikes! 
Box office: circa 1,4 miliardi di lire italiane 

Trama: 
A Palazzo Montecitorio si stanno svolgendo le elezioni del Presidente della Repubblica. I candidati favoriti sono il senatore Torsello e Giacinto Puppis, Presidente dei Consiglio. Accade un fatto increscioso. Puppis è inviato ad accogliere la Presidentessa della Repubblica dell'Uria, una bella milf mora, e durante la cerimonia, in preda a un raptus erotico, le mette una mano sulle natiche e le palpa avidamente. L'accaduto viene ripreso e il filmato finisce nelle mani di Padre Lucion, un lascivo fratacchione domenicano, amicissimo di Puppis. Per prima cosa Padre Lucion avvisa l'onorevole, dicendogli che qualcuno sta cercando di ricattarlo. Gli mostra le inequivocabili sequenze per fargli capire il pericolo. Sulle prime Puppis, che non ricorda di aver toccato le chiappe della Presidentessa dell'Uria, cerca di liquidare la pellicola come un fotomontaggio. A un certo punto, vedendo le immagini, si rende conto di essere stato proprio lui a compiere quell'atto di libidine. Ammette che un vulcano di sessualità sfrenata si è messo ad eruttare in lui dopo una gioventù da seminarista, vissuta nella repressione di ogni impulso. Il problema è che questa incandescente colata lavica sessuale rischia di guastare ogni suo rapporto con l'altro sesso. Padre Lucion gli consiglia allora di recarsi da un altro fratacchione domenicano, Padre Schirer, che è anche psichiatra. Poco dopo Puppis annuncia pubblicamente di andare in convento per un ritiro spirituale. Quando giunge al convento di Padre Schirer, il politico si trova in stato di alterazione alcolica e subito porta scompiglio. Durante un sonno convulso e cavernoso prima insidia il fratacchione, scambiandolo per una chubby, poi si scatena sulle suore, rompendo imeni e iniettando litri di sperma. Nell'Urbe le autorità sospettano l'onorevole, pensando che la sua assenza nasconda un complotto. Una telefonata con Padre Lucion viene intercettata dalla polizia ed equivocata: gli agenti credono che sia in atto un golpe. L'esercito e i servizi segreti vengono informati e indagano. Al vertice della piramide informativa si trovano i mafiosi e il potentissimo Cardinale Maravidi, uomo senza scrupoli che si libera degli oppositori "canonizzandoli", cioè trasformandoli in statue di cera. Puppis ritorna a Roma, affermando di essere guarito. Quando Padre Schirer scopre che le suore sono state rotte, cerca di raggiungere il libidinoso politico. Si reca alla sua villa, dove lo trova in mutande e si accorge che il Cardinale Maravidi bussa furiosamente alla porta. Preso dal terrore, il fratacchione ha un malore e viene portato nel cesso e messo nel vano della doccia. Ha un infarto e muore nel più laido dei modi, smerdandosi, mentre il porporato entra e si aggira nella casa, tuonando. Puppis, che non si accorge del decesso, va al Quirinale per la cerimonia della Festa della Repubblica. Qui seduce la moglie dell'ambasciatore francese, una splendida milf bionda: la porta dietro una siepe, la penetra e fa sgorgare in lei fiotti di liquido seminale, ingravidandola. Nel frattempo l'autista del deputato erotico trova il cadavere del fratacchione vicino alla tazza e viene rapito dai mafiosi. Puppis rientra a casa, dove è raggiunto da Suor Delicata, del convento del defunto Padre Schirer, l'unica ad essere rimasta vergine. La suora vuole essere frustata per espiare il suo desiderio. Il politico, vedendo giungere i mafiosi, la prende per mano e fugge con lei passando da una finestra. La coppia si rifugia in un albergo, abbandonandosi alla foga erotica. Dopo lunghe e selvagge copule, irrompe nella stanza il Cardinale Maravidi, che fa rapire la suora per "canonizzarla". Puppis cerca con ogni mezzo di opporsi all'ecclesiastico, annunciandogli il proprio ritiro dalla politica. Il porporato non si lascia intimidire e ricatta l'onorevole, mostrandogli una serie di "santi canonizzati", tra cui Carmelino e Padre Lucion. Invaso dal terrore, Puppis cede e acconsente a continuare la sua carriera. Il senatore Torsello ha un incidente aereo e muoro, così nulla ferma l'ascesa di Puppis, che viene eletto Presidente della Repubblica. In un bar la televisione trasmette il primo discorso ufficiale del Presidente. I gerente gira su un altro canale, dove il concorrente di un quiz ride in modo convulso. Nessun sembra essere consapevole di vivere una terribile pagina della storia del Paese.       

 
Recensione: 
Senz'altro questa è un'opera non banale, che merita un'analisi approfondita. Contiene un intero universo occulto, che faccio emergere con questo mio contributo. Purtroppo ben pochi sembrano avere capito i contenuti e la portata di questo singolare gioiello del cinema italiano degli anni '70. I giudizi della critica sono quasi tutti ingenerosi e scontati. Ad esempio Tullio Kezich ha scritto questo: "Ingiudicabile come prodotto artistico, All'onorevole piacciono le donne è un fenomeno interessante sotto il profilo sociologico". Fanno eccezione Paolo Albiero e Giacomo Cacciatore, che hanno dato un giudizio eulogistico: 
 
"Etichettato in modo sbrigativo, il film è in realtà uno spaccato tagliente, un apologo crudele e spietato dei pochi splendori e delle tante miserie italiane: dal popolo alla chiesa, dalle forze dell'ordine alla classe politica. L'occhio cinico di Fulci, come suo costume, non risparmia niente e nessuno." 
 
Eppure non si tratta soltanto di satira politica, religiosa e sociale. Esiste anche un livello più profondo in questa pellicola, qualcosa di cui la critica finora non si è mai accorta. Fulci fa una consapevole e anacronistica propaganda contro quella che i teologi della Chiesa Cattolica hanno etichettato come "Eresia Catara". Sembra incredibile, ma analizzando punto per punto la trama lo si può dimostrare in modo scientifico. La cosa lascia interdetti. Non si riesce assolutamente a capire il motivo di tutto ciò. A chi intendeva rivolgersi il regista? Non è dato sapere. Qualcuno potrà pensare che la responsabilità sia anche degli sceneggiatori Continenza e Jemma. Mi sentirei di escluderlo. Anche se l'idea del film venne a Jemma, queste bizzarrie si devono certamente all'estro di Fulci. L'embrione del progetto infatti era molto diverso dal prodotto finito. Secondo lo stesso Fulci, alla sceneggiatura avrebbe collaborato anche Luciano Cirri, giornalista di destra. Questa informazione è però contraddetta da Jemma, che riduce il ruolo di Cirri a qualche suggerimento richiesto dal regista. Tutto molto confuso. In ogni caso, anche se il mio sentire non è certo quello di Fulci, ritengo che la sua trattazione di certi temi sia di qualche utilità.      
 
 
Un domenicano dissoluto  
 
Padre Lucion rappresenta l'Ordine dei Domenicani ed esprime senza mezzi termini una teologia fondata sull'esaltazione della corporeità, concepita come un consapevole strumento di lotta antiereticale. Come se si fosse in pieno XIII secolo. Egli ha il preciso compito di distogliere Puppis dalla negazione della carne e dei suoi bisogni, a cui è stato educato col massimo rigore, e di allontanarlo dalle opinioni dei Patarini (rappresentate dal Cardinale Maravidi). Il fratacchione compare nei sogni dell'Onorevole Puppis, incarnando addirittura il Serpente dell'Eden. Nella grottesca raffigurazione onirica, il rettile è avvolto con le spire intorno al tronco di un improbabile albero tropicale, e ha proprio la testa di Padre Lucion. Il suo ghigno è tremendo. Il mito che Fulci mette in scena non è tratto dalla narrazione di Genesi, ma da quella della Cena Segreta (Interrogatio Iohannis), in cui il Serpente viene formato dalla bava dell'Artefice Malvagio che ha intrappolato le anime nel corpo di Adamo e di Eva. Il Serpente-Domenicano istiga Puppis a mangiare il Frutto Proibito, che ha la forma delle chiappe femminili, e ad abbandonarsi alla libidine più sfrenata... Che altro dire? Ci riesce egregiamente!  


Le idee catare di uno strano cardinale 
 
Il Cardinale Maravidi è il padre spirituale dell'Onorevole Puppis, colui che lo ha cresciuto in uno stato di segregazione e di disprezzo nei confronti del genere femminile. Nel suo nichilismo, egli è anche il Puparo di Cosa Nostra, setta che appare come un puro e semplice fantoccio nelle sue mani. Si capisce subito che questo ecclesiastico in qualche modo rappresenta qualcosa di totalmente estraneo alla Chiesa Romana. Fulci ha fatto di lui il rappresentante della Fede dei Patarini, mostrata in modo a dir poco sinistro. Il porporato, siciliano doc, mostra un'avversione viscerale verso il sesso in ogni sua forma, cosa che non ci si aspetta da un figlio della Trinacria. Arriva persino a redarguire il boss mafioso per una battuta sul "màsculu sicilianu", la cui menzione lo infastidisce enormemente. Quando mai si è vista una cosa simile? In Sicilia esiste un'etichetta che impone ad ogni uomo di mostrarsi fremente per la "fimmina". Il porporato non solo ha fatto di tutto per crescere Puppis come asessuale, insegnandogli che il sesso è opera del Demonio, ma è arrivato persino ad attribuirgli come cameriere e autista quello che in siciliano è chiamato "aricchiuni" o "arrusu". Quando il Cardinale Maravidi fa sopprimere il domenicano Padre Lucion, lo "canonizza" trasformandolo proprio in una statua di cera di Domenico di Guzman. Ecco le sue parole, mentre mostra a Puppis il macabro feticcio: "Forse preferisci questo santo. Questo qui, vedi, è Santo Domenico di Guzman. Fu il grande fondatore dell'Ordine dei Domanicani. Grandissimo avversario dell'Eresia fu." Si capisce che è sarcasmo, di un ferocia subliminale e a dir poco inquietante. Non soltanto: l'irruzione del Cardinale Maravidi nel luogo del convegno d'amore tra Puppis e Suor Delicata si traduce in una sfuriata tremenda. Il fatto che l'onerevole chiami la sua amante "Satanuccia" provoca nel porporato un travaso di bile. Tutto ciò non è liquidabile come pura e semplice "sessuofobia cattolica". Il Cardinale Maravidi insegna attivamente ad odiare le donne (questa è l'accusa rivoltagli dal figlio spirituale Giacintuzzu), per via del loro potere sessuale e procreativo. La scena mi ha fatto venire in mente il mito narrato nella Cena Segreta, in cui Lucibello seduce gli Spiriti mostrando loro una donna bellissima e dà origine alla Caduta. Si converrà che non si inventano riferimenti simili così a caso, senza un preciso motivo. Quello che l'ecclesiastico non sa è che il proprio segretario, Bartolino, ha i cassetti pieni zeppi di riviste pornografiche e che conserva le mutandine di una francesina, amante occasionale di Puppis. Le annusa con avidità, inalando l'odore dello sticchiu.     


Il Potere di Garibaldi

Vediamo che il boss mafioso don Gesualdo Pafundi ha come emblema del potere un bizzarro bastone il cui pomolo ha le sembianze della testa di Garibaldi. Tempo fa La Repubblica diffuse i testi di un rituale 'ndranghetista, in cui gli affiliati giuravano in nome di Garibaldi, Mazzini e Lamarmora. Ovviamente il giornalista era esterrefatto e non comprendeva il ricorrere i nomi di queste personalità, che qualcuno ingenuamente considera all'origine della libertà dei cittadini in uno stato di democrazia. Eppure non sembrano esserci dubbi: da questi elementi si capisce che gli stessi Garibaldi, Mazzini e Lamarmora sono stati anche i fondatori delle associazioni mafiose, coloro che hanno fornito la sostanza esoterica ai precedenti sodalizi criminali, traendola dai misteri massonici. Forse si può capire qualcosa di più considerando la leggenda di Osso, Mastrosso e Carcagnosso, il mito fondativo di cui tra gli altri ha parlato anche Roberto Saviano: sarebbe una codifica in chiave simbolica di un importante evento del Risorgimento occulto, destinato però a restare inconoscibile e a sfuggire all'analisi degli storici. Fulci doveva sapere bene tutte queste cose e voleva in qualche modo comunicarle allo spettatore, o non avrebbe nemmeno mostrato il bastone con l'effigie di Garibaldi. È come se il regista dicesse: "Guardate che la storia che insegnano a scuola è soltanto la punta dell'iceberg in un mare oscuro, lutulento e impenetrabile"
 
Il gergo mafiese 
 
Nel corso di una riunione Don Gesualdo parla ai suoi uomini in un linguaggio quasi impenetrabile, che ha come base il siciliano. Il regista ha fatto ricorso ai sottotitoli per assicurarne la comprensione al pubblico. Si tratta del mafiese. Alcuni suoi termini sono ormai noti a tutti ed entrati nell'uso comune: basti pensare a cupola "commissione suprema", lupara bianca "omicidio con sparizione di cadavere", quaquaraquà "persona insignificante", etc. Il mafiese si è sviluppato a partire dal baccàgghiu, il gergo della vecchia mafia rurale. Le origini del baccàgghiu sono complesse. Vi si trovano alcuni interessanti anglismi: biffa "membro virile", dall'inglese beef "carne bovina"; alluccari "esaminare qualcosa", dall'inglese to look "guardare"; bisinissi "affare", dall'inglese business. Sono presenti anche arabismi (es. bàitu "furto domestico", dall'arabo bayt "casa"), grecismi (es. antrinu "capo mafioso", la cui radice compare anche in Calabria come 'ndrina "cosca malavitosa") e persino lombardismi. La stessa radice di baccàgghiu si ritrova in una parola del gergo della mala milanese: bacaià "dire". 

 
Etimologia del cognome Puppis 
 
Il cognome dell'Onorevole è chiaramente un nomen omen. In latino puppis significa "parte posteriore della nave" e in senso lato anche "posteriore di una persona, chiappe". In latino volgare la parola è diventata *puppa, cambiando declinazione, ed è passata a indicare il seno della donna, donde l'italiano poppa. Sicuramente Fulci era un fine filologo e non ha tirato a caso: aveva in mente il significato originale! In origine il personaggio doveva chiamarsi in modo più anodino Santo Schinnasi. All'inizio della produzione, il soggetto del film era abbastanza castigato: solo in seguito ha acquisito un carattere nettamente erotico. A questo punto sono entrate in scena le chiappe! Il cognome Puppis esiste realmente e si trova principalmente in Friuli e in Veneto, con poche attestazioni sporadiche in Lombardia. A quanto risulta dal sito Gens Labo (www.gens.info), non si trova invece in Sicilia né in altre regioni del Mezzogiorno. 
 
Etimologia del cognome Maravidi 
 
Il cognome del cardinale "canonizzatore" è di origine spagnola. Deriva dal nome di una moneta che a lungo ebbe corso nella penisola iberica: il maravedí. Il nome di questa moneta è di origine araba e deriva da quello della dinastia degli Almoravidi. In basco si è avuta un'interessante contrazione: si ha infatti marai "maravedí". A quanto risulta dal sito Gens Labo (www.gens.info), il cognome Maravidi sarebbe inesistente in Italia. Non ho trovato traccia nemmeno di possibili varianti come Maravedi, Maravedino, etc. Potrebbe esistere realmente e non essere documentato dal sito in questione (a volte accade), oppure essere esistito un tempo essendo però ora estinto. Alcuni siti Web riportano erroneamente il cognome del porporato come Maravigli
 
Produzione e cast 
 
Quando fu scelto per il ruolo di Puppis, Lando Buzzanca si trovava all'apogeo nel cielo della commedia sexy all'italiana, che mostrava un profluvio di corpi nudi a un'italica gioventù duramente oppressa dal regime della Democrazia Cristiana, che ancora diffondeva il mito della vagina dentata e della cecità causata dalla masturbazione. L'attore siciliano ebbe sempre buoni rapporti con Fulci. Impressionante era la sua somiglianza con l'allora Presidente del Consiglio Emilio Colombo (previo opportuno trucco), fatto che a detta del regista era un puro e semplice caso.  
 
Laura Antonelli, di cui ho sempre apprezzato la bellezza e la morbosità, non ebbe facili rapporti con Fulci. Per qualche sua bizzarra determinazione, l'attrice rifiutava di girare qualsiasi scena di nudo. Per questa ragione i due litigarono in modo furioso, non rivolgendosi la parola durante le riprese.   
 
A interpretare il Cardinale Maravidi avrebbe dovuto essere Vittorio Gassman, che rifiutò (a parer mio non sarebbe comunque stato adatto). Fu così che subentrò Lionel Stander, nato nel Bronx nel 1908 e figlio di immigrati russi di origine ebraica. La sua mimica e la sua espressività gli hanno permesso di impersonare in modo magistrale il sinistro porporato.

Censura 
 
Questa pellicola fu subito nell'occhio del ciclone. Fulci e Amati, recatisi alla Terza Commissione di censura, scoprirono che nella sala di proiezione non c'era anima viva. La pellicola era stata proiettata in gran segreto al Viminale davanti ai vertici della dirigenza democristiana. Gli alti papaveri della DC furono presi dal terrore e capirono la natura portentosa di quanto videro: le sequenze erano un segno che annunciava la loro fine e quella del loro mondo. Respinto dalla censura, il film fu sequestrato per oscenità. Quando fu riesaminato, furono imposti molti tagli, per un totale di 800 metri.      
 
Come lo stesso Fulci ricorda, ad essere espunte non sono state le sequenze erotiche, bensì quelle in cui erano attaccate e satirizzate le istituzioni politiche e religiose. In particolare, mancherebbero all'appello cinque sequenze: 
 
1) Il commissario Nardone e il generale Leopardi che si trovano nello stesso luogo per arrestare il cineoperatore ricattatore, giungendo però troppo tardi perché è già stato rapito dai mafiosi per essere soppresso;
2) I poliziotti che arrestano per errore i carabinieri, giunti sullo stesso luogo per lo stesso motivo, originando una serie di situazioni oltremodo grottesche; 
3) Il capo della Polizia che, parlando con un generale dei Carabinieri, afferna di aver fatto trasferire nella desolata Filicudi i responsabili dell'incidente summenzionato;
4) Il cineoperatore interrogato dai mafiosi nella fabbrica di statue di cera;
5)  Il commissario Nardone che interroga in modo brutale l'autista di Puppis, l'effeminato Carmelino, arrivando a minacciarlo di defenestrazione, per poi stracciare e cestinare i verbali quando questi gli rivela i rapporti tra il cardinale Maravidi e il boss mafioso don Gesualdo; i poliziotti testimoni della scena sono cacciati via in malo modo assieme all'autista torchiato.

Secondo il parere di Antonella Fulci, figlia del regista, sarebbero state epurate anche alcune sequenze in cui comparivano veri uomini politici dell'epoca, ripresi nel corso della parata della Festa della Repubblica.  
 
 
Altre recensioni e reazioni nel Web

Il sito Il Davinotti etichetta il film fulciano come "scadente e ripetitivo". Questo per l'incapacità di guardare sotto la superficiale patina delle apparenze. 
 

Riporto in questa sede alcuni interventi. 
 
Deepred89 ha scritto:

"Film curioso, ma piuttosto mediocre. Non mancano alcune idee geniali e punte di cinismo piuttosto insolite, ma il ritmo è decisamente discontinuo e la storia è a tratti confusa (forse anche a causa degli interventi della censura dell'epoca); inoltre manca l'equilibrio tra comicità pecoreccia e commedia politicamente scorretta. Ottimo il cast: memorabile Buzzanca (ottimamente truccato da Giannetto De Rossi) nel ruolo dell'onorevole Puppis, bravissimo Stander nei panni del cardinale. Buone le musiche di Fred Bongusto." 

Puppigallo (il cui nick sembra derivare da Puppis) non ha apprezzato e ha scritto:

"Super boiata, che ha però un merito: anticipa ciò a cui stiamo assistendo proprio ora, ovvero a una passerella di politici repressi, che vanno a trans, a mignotte, a "massaggiatrici". Qui invece, il buon Buzzanca, sempre in parte, ha la fissa dei sederi e la sua mano morta non perdona. Anche i religiosi, nessuno escluso, non ne escono certo bene, perdonando agli altri, ma soprattutto a se stessi, qualunque peccato (la segretaria statuizzata). Da salvare c'è però ben poco, a parte l'interpretazione di Buzzanca (esce dall'ascensore con ancora la mano in posizione di tocco) e qualche macchietta.
MEMORABILE: Un'idea per eliminare un politico scomodo: "Ripeschiamo quello scandalo delle sovvenzioni ai bambini spastici seviziati"."
 

Il Gobbo, mitico, ha scritto:

"Film capitale, che rivisto ora in una finalmente bella copia dvd non ha perduto un'oncia della sua carica a momenti addirittura eversiva per l'esplicitezza delle accuse. Ma c'è Buzzanca, ci sono i culi, c'è il pecoreccio, e quindi nessuno capì (tranne i maggiorenti democristiani che ebbero una non del tutto lecita anteprima e fecero sforbiciare). I blandi coprolalici in cerca di patenti di martire avrebbero da imparare sulla satira. Buzzanca enorme e Fulci grandissimo, che inventa incubi felliniani e palpate con atmosfere thrilling."