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venerdì 5 novembre 2021

 
ZOMBI 2
 
Titolo originale: Zombi 2
Lingua originale: Italiano, inglese
Paese di produzione: Italia
Anno: 1979
Durata: 91 min
Rapporto: 2,35:1
Genere: Orrore
Sottogenere: Zombesco, splatter 
Regia: Lucio Fulci
Soggetto: Elisa Briganti, Dardano Sacchetti
     (non accreditato)
Sceneggiatura: Elisa Briganti, Dardano Sacchetti
     (non accreditato)
Produttore: Fabrizio De Angelis, Ugo Tucci
Casa di produzione: Variety Film
Distribuzione in italiano: Variety Film
Fotografia: Sergio Salvati
Montaggio: Vincenzo Tomassi
Effetti speciali: Giovanni Corridori, Giannetto De Rossi,
    Roberto Pace (non accreditato)
Musiche: Fabio Frizzi, Giorgio Tucci
Scenografia: Walter Patriarca
Costumi: Walter Patriarca
Trucco: Maurizio Trani, Giannetto De Rossi,
     Rosario Prestopino (non accreditato)
Interpreti e personaggi:
    Tisa Farrow: Anne Bowles
    Ian McCulloch: Peter West
    Richard Johnson: Dottor David Menard
    Al Cliver: Brian Hull
    Auretta Gay: Susan Barreto
    Stefania D'Amario: Clara, l'infermiera
    Olga Karlatos: Paola Menard
    Dakar: Lucas
    Ugo Bologna: Padre di Anne
    Omero Capanna: Zombie
    Alberto Dell'Acqua: Zombie
    Arnaldo Dell'Acqua: Zombie
    Roberto Dell'Acqua: Zombie
    Ottaviano Dell'Acqua: Zombie con l'occhio pieno di vermi
    Franco Fantasia: Matthias
    Lucio Fulci: Capo redattore del giornale
    Leo Gavero: Fritz
    Captain Haggerty: Zombie obeso sulla nave
    James Sampson: Dottore nero
    Ramón Bravo: Zombie subacqueo
    Giannetto De Rossi: Zombie con la mano su Paola
    Leslie Thomas: Coroner
    James Edward Sampson: Coroner
    Martin Sorrentino: Giornalista nell'ufficio editoriale
    Monica Zanchi: Zombie
Doppiatori originali:
    Giancarlo Maestri: Peter West
    Marcello Tusco: Dottor David Menard
    Sergio Di Giulio: Brian Hull
    Alida Cappellini: Susan Barreto
    Ada Maria Serra Zanetti: Paola Menard
    Guido De Salvi: Lucas
    Marcello Tusco: Capo redattore del giornale
Titoli in altre lingue: 
  Tedesco: Woodoo - Die Schreckeninsel der Zombies
  Francese: L'Enfer des zombies
  Spagnolo (Spagna): Nueva York bajo el terror de los zombies 
  Spagnolo (Argentina): Zombie: Noche de pánico
  Portoghese (Portogallo): Zombi 2 - A Invasão dos Mortos-Vivos
  Portoghese (Brasile): Zumbi 2 - A Volta dos Mortos
  Polacco: Zombie – pożeracze mięsa
  Russo: Зомби 2
Budget: 410 milioni di lire italiane 
Box Office: 1.592 milioni di dollari US 
 
Slogan promozionale: 
 
"Quando i morti usciranno dalla tomba, i vivi saranno il loro sangue."
 
Citazioni: 
 
"Padre... dove sei? Io ti ho visto... con i miei occhi! Il tuo cuore si è fermato... ma io ti ho visto... camminare!"
 
"A tutte le stazioni radio: una terribile epidemia ha colpito New York, e sembra provenire da lontano... orde di cadaveri tornano in vita e mangiano i vivi... la testa è il loro punto debole. A tutte le stazioni radio militari: ci serve aiuto!"

Trama: 
Un'imbarcazione abbandonata va alla deriva nel porto di New York e viene abbordata da due pattugliatori. Uno zombie nascosto uccide uno degli agenti, ma viene colpito dal compagno del morto e cade in mare; il corpo del poliziotto ucciso viene portato all'obitorio. Anne Bowles viene interrogata dalla polizia, poiché la barca apparteneva a suo padre. Lei afferma che l'uomo starebbe conducendo ricerche a Matul, un'isola dei Caraibi. Intanto il giornalista britannico Peter West sta indagando sulla bizzarra storia; lui e la Bowles si conoscono e fanno coppia. Scoprono che il padre di lei soffre di una strana malattia, proprio sull'isola misteriosa. Così per raggiungere la destinazione noleggiano una barca e due guide, il biondiccio e irsuto Brian Hull con la sua ragazza Susan Barrett, una bella giunonica coi capelli corti, bruni e crespi. Nel frattempo, proprio a Matul, il medico britannico David Menard e sua moglie Paola stanno studiando il fenomeno della rianimazione degli zombie, che sta presentando piede con particolare intensità. Paola vorrebbe fuggire da quel luogo maledetto, ma suo marito insiste per restare, spinto dalla sua etica ippocratica e dalla pignoleria. Quella notte Paola è sola in casa quando uno zombie tenta di entrare; lei chiude la porta ma la creatura innaturale riesce a sfondarla con un braccio. Paola viene uccisa in modo atrocissimo, con l'occhio straziato da una grossa scheggia di legno. Avvicinandosi a Matul, Susan si tuffa nell'oceano vicino alla barca. Incontra uno squalo gigantesco e fugge dietro una barriera corallina solo per essere avvicinata da uno zombie sommerso. Tornando a galla, la donna raggiunge la barca mentre lo squalo e lo zombie si attaccano a vicenda. Alla fine, l'imbarcazione riesce ad attraccare a Matul. Il dottor Menard è allarmato quando scopre che uno dei suoi colleghi, Fritz, è morto a causa di un'infezione maligna in seguito al contatto con uno zombie. Dice quindi al suo staff superstite di sparare a vista a tutti i cadaveri mirando alle loro teste. Mentre scava una fossa per un defunto, avverte uno strano segnale luminoso e lo segue fino a scoprire il gruppo di barche. Il dottor Menard rimanda i membri dello staff nella sua villa per andare a prendere sua moglie, ma questi scoprono il cadavere di Paola che viene divorato dagli zombie. Il gruppo respinge a fatica un attacco contro di loro e fugge a bordo di una jeep, con West che subisce un infortunio alla caviglia quando il veicolo vira fuori strada dopo essersi schiantato contro uno zombie. Riposando in una radura nella giungla, il gruppo si rende conto di essersi inoltrato in un cimitero dell'era dei Conquistadores; Susan viene uccisa da uno dei cadaveri animati, che si solleva dalla terra e le dilania la gola, rompendole le carotidi fino a farla dissanguare. Mentre altri cadaveri coperti di terriccio cominciano a muoversi, il gruppo fugge all'ospedale locale, dove il dottor Menard spiega che i morti stanno risorgendo a causa di una maledizione voodoo che non è stato capace di fermare. L'ospedale è assediato dagli zombie e il dottor Menard rimane ucciso dal cadavere rianimato di Fritz. Mentre gli zombie tentano di entrare, anche coloro che sono in cura per l'infezione all'interno dell'ospedale si rianimano, uccidendo diversi membri del personale ospedaliero che erano rimasti indietro. Mentre i morti viventi sfondano la porta dall'esterno, Bowles, West e Hull danno fuoco all'edificio e iniziano a sparare agli zombie; il non morto Barrett morde Hull al braccio ma viene colpito alla testa da West. Bowles, West e Hull scappano sulla barca e lasciano l'isola. In mare, Hull muore a causa dell'infezione e il suo corpo viene rinchiuso in una cabina per essere utilizzato come prova di quanto accaduto. Tuttavia, mentre la barca si avvicina di nuovo a New York, una trasmissione radiofonica riporta che la città è sotto attacco da parte degli zombie, il risultato della contaminazione iniziale al porto. Lo stesso cadavere di Hull mostra segni di pseudo-vita: vediamo la porta rossiccia della cabina in cui era stato chiuso, con la maniglia che si muove in modo violento! Sul ponte di Brooklyn gli zombie stanno marciando, diretti verso il centro della città, mentre le autorità hanno ormai perso il controllo.  
 

Recensione: 
Questo film è il primo horror in cui si è cimentato Fulci, che prima di allora aveva diretto commedie grottesche, thriller e spaghetti western. Rispetto alla Trilogia della Morte (1980 - 1981), sembra ancora abbastanza primitivo e non è altrettanto ricco di spunti metafisici, tuttavia ha qualcosa di ipnotico che incatena lo spettatore. Ha avuto un grandissimo successo in tutto il mondo e con le sue innovazioni ha impresso al genere un cambiamento duraturo, fino ad assurgere allo stato di cult movie. La genesi di questa pellicola fu complessa. In origine era previsto un budget bassissimo e il regista avrebbe dovuto essere Joe D'Amato, ma il produttore, Ugo Tucci, ritenne la scelta inottoppurtuna. Joe D'Amato (pseudonimo di Aristide Massacesi) era un cineasta molto prolifico: tra il 1972 e il 1979 aveva diretto una trentina di film. Tuttavia Tucci lo considerava più che altro incline all'erotismo, e per questo notivo non lo vedeva in sintonia con l'horror. Il budget fu alzato e fu proposta la regia a Enzo G. Castellari (pseudonimo di Enzo Girolami), che però rifiutò, chiedendo una cifra considerata eccessiva, affermando di nutrire scarso interesse per il genere. Così entrò in scena Fulci. Tucci era convinto che Fulci potesse funzionare, perché alcuni dei film, pur essendo di genere diverso, in alcune scene viravano all'horror. Basti pensare a Non si sevizia un paperino (1972) e al western cannibalico I quattro dell'apocalisse (1975), entrambi interpretati da Thomas Milian. La fonte di ispirazione del regista romano era il teatro della crudeltà di Antonin Artaud. Soggetto e sceneggiatura sono di Elisa Briganti, moglie di Dardano Sacchetti. Sacchetti però non volle firmarsi per via di un lutto: era morto suo padre e avere a che fare con l'idea dei morti viventi in un periodo tanto difficile lo destabilizzava. In seguito, lo stesso Sacchetti ebbe a dire che se Fulci avesse avuto a disposizione un budget ben più consistente e se avesse creduto di più nel progetto, mettendoci l'ispirazione che avrebbe poi messo nel secondo film della Trilogia della Morte (... e tu vivrai nel terrore! - L'aldilà, 1981), la pellicola sarebbe stata un capolavoro. A parer mio è un capolavoro così com'è!  
 
 
Sequenze memorabili 
 
La moglie del dottor Menard lotta disperatamente per impedire a uno zombie particolarmente aggressivo di entrare in casa. Chiudere la serratura è inutile: un braccio della creatra demoniaca penetra all'interno dalla porta mandata in frantumi e afferra la donna per lo scalpo, spingendola contro una scheggia acuminata, che istante dopo istante si avvicina al globo oculare - le riprese sono agghiaccianti - fino a penetrare attraverso la pupilla, squarciando l'umor vitreo e facendosi strava verso il cervello! La vittima urla al cielo il suo dolore, incapace di morire!   

La lotta subacquea tra uno zombie e uno squalo è senza dubbio una delle scene più originali della storia della Settima Arte. Il morto vivente strappa un grosso brano di carne succulenta dal predatore marino e la divora avidamente, mentre il sangue scuro si sparge nelle acque oceaniche!  
 
Quando uno zombie verminoso si getta contro la giunonica Susan, azzannandola al collo, un'impetuosa fontana di sangue scaturisce dallo spaventoso squarcio aperto nella carne, sembra quasi che si sia spaccato un barile di vino. La pelle lacerata sembra fatta di gomma, la sensazione è quasi irreale. Tutto il fluido vitale si rovescia sul corpo morente, che stramazza al suolo. I suoi occhi sono spalancati, fissi sul Cielo del Nulla. A questo punto la donna è morta (ancora per poco).  
 
Che dire poi del lungo assalto degli zombie che vengono avvolti dalle fiamme appiccate dalle bottiglie incendiarie? Sembrano i dannati nella Gehenna! Da vedere e rivedere!  

Un fanta-toponimo: Matul 

Al momento il nome Matul non è etimologizzabile. In ogni caso non ha nulla che possa essere identificato a partire dal lessico delle lingue amerindiane un tempo parlate nelle isole caraibiche. Non sono riuscito a venirne a capo cercando tra le radici delle lingue Arawak e Caribe, oltre che dello Warao attualmente parlato in Venezuela e in Guyana, ma un tempo presente anche a Cuba. Si dovrebbe cercare di capire da dove lo sceneggiatore o chi per lui ha tratto l'ispirazione: quando si danno nomi a luoghi o a persone, raramente esistono creazioni del tutto arbitrarie, senza alcun fondamento nella realtà. In questo caso, si capisce che è un'impresa futile come la ricerca di un ago in un pagliaio.

Il cimitero dei Conquistadores 
 
"È un elmo. È molto antico", dice il biondiccio Hull, maneggiando il reperto fangoso che ha trovato nel terriccio. Poi aggiunge: "Siamo capitati in un vecchio cimitero spagnolo". Subito mi è saltato agli occhi il rimasuglio di una lapide, recante questa scritta mutila: 

CARLOS
- 1838
 

Più avanti ce n'è un'altra, che ha questa scritta, anch'essa mutila: 

CRISTOBAL 
- 1130

Conquistadores dal XII secolo, prima della scoperta dell'America, fino in pieno XIX secolo, quando dell'Impero Spagnolo restava solo qualche cariatide. Che dire? Le vicende narrate dal film fulciano sono incubiche e non presuppongono una collocazione rigorosa nel corso storico in cui conduciamo la nostra esistenza. Se una persona sogna qualcosa durante la notte, non passa al pettine della razionalità le visioni inquietanti che sta sperimentando, per quanto incongrue e assurde possano sembrargli. 
 
 
Effetti speciali 
 
Se dobbiamo essere sinceri, certi effetti speciali sono abbastanza grossolani e lasciano un po' perplessi. C'è addirittura chi pensa che per questo motivo la pellicola meriti l'attribuzione alla galassia del trash. Un morto vivente sorge dal terriccio del cimitero ispanico, muovendosi come se fosse un mero pupazzo spinto da una molla infilata nella schiena! Ogni suo dettaglio è statico. Soltanto i vermi nell'orbita di un suo occhio, che sono lombrichi rosati, non candidi cagnotti, mostrano guizzi di vita. Sembrano spaghetti proteici semoventi e grassocci. Quando la statura del cadavere animato è quasi eretta, i movimenti degli invertebrati si fanno più intensi, tanto che qualche anellide si stacca dai tessuti molli dello zombie e cade al suolo. Poi la massa verminosa non è quasi più visibile. Quando un altro cadavere di uno spagnolo sta riprendendo vita, il suo cranio emerge da una zolla di terriccio molle. Si vede subito che ad effettuare la ripresa è una telecamera rudimentale, con pezzi di fango che cadono sul vetro e vi restano attaccati. L'effetto è straniante e grottesco. Conserva comunque un suo fascino. Non è banale. 
 
 
Che odore ha uno zombie? 
 
La domanda sulle proprietà organolettiche zombesche non è retorica e le sue conseguenze non sono di poco conto. Immagino che un morto vivente non profumi di lavanda. Questo è un dato di fatto incontrovertibile: lo zombie è un cadavere a tutti gli effetti. Anche ammettendo che la decomposizione dei tessuti rallenti o si arresti quando il morto vivente è animato dalla pseudo-vita che trascende la biologia, l'intensità dell'odore sarà quella raggiunta dal corpo prima della sua trasformazione (Romero, 1978). Il cadavere zombificato non si muove grazie a funzioni corporali analoghe a quelle dei vivi, ma è comunque soggetto alle leggi della tanatologia: è innegabile che molti di questi esseri sono risorti quando già si trovavano in avanzato stato di sfacelo.
Ricordo un mondo movie ambientato in Papua Nuova Guinea, uno dei tanti nati sull'onda di Mondo cane di Gualtiero Jacopetti (1962), quella stronzata assoluta con gli squali di gomma presi a pugni, che traumatizzò James G. Ballard e a me fece ridere. Credo proprio che fosse Nuova Guinea, l'isola dei cannibali, di Akira Ide (1972), una copro-duzione italo-giapponese. Tra le altre cose, si parlava della società segreta dei Tarawa, stregoni che si credevano in possesso del dono dell'invisibilità. Il commentatore, non senza una certa ironia, faceva notare che a un Tarawa l'invisibilità era del tutto inutile, visto che ci si accorgeva all'istante della sua presenza... dall'odore! Questi Papua puzzavano come cadaveri, da fare schifo, esalavano lezzi di formaggio rancido misto a merda grassa. Il capo dei Tarawa era putrido e colpito da una terribile miasi: si lamentava di continuo dei cagnotti che gli rosicchiavano le dita dei piedi! 
Non si può quindi pensare che uno zombie possa avvicinarsi ai vivi senza che questi ne avvertano il tanfo vomitevole. Eppure i registi nella massima parte dei casi non considerano questo aspetto cruciale. Fulci potrebbe considerarsi un'eccezione alla regola, almeno per quanto riguarda una singola sequenza di Zombi 2. La mora crespa Susan, prosperosa e desiderabile, rimane sconvolta quando vede uno zombie emergere dal terriccio di morte. Increspa il naso e i muscoli facciali, proprio perché era afflitta da lezzi ammorbanti! Ha i conati, pare sul punto di vomitare. Una testimonianza unica nell'intera storia del cinema zombesco. Quante trame dovrebbero essere riscritte?  
 

Filologia zombesca 

È stato detto che rispetto a Romero, sempre pronto a fare critica sociale di stampo marxista, Fulci e Sacchetti avevano inteso portare il mito degli zombie alle sue origini haitiane e voodoo, basando la sceneggiatura su tre film: L'ombra che cammina (The Walking Dead, Michael Curtiz, 1936), Ho camminato con uno zombie (I Walked with a Zombie, Jacques Tourneur, 1943) e L'isola stregata degli zombies (Voodoo Island, Reginald Le Borg, 1957). Questo è verissimo. Bisogna però precisare che il mito dei morti viventi è molto più antico della deportazione di afroamericani nei Caraibi e della formazione della loro peculiare cultura. L'idea dei Ritornanti o Non-Morti è qualcosa che risale indubbiamente al Neolitico e che ha resistito a tutti i cambiamenti religiosi. Ben prima che Roma sorgesse, ben prima che l'Ellade si formasse, già si inumavano i morti con impedimenti, come grandi blocchi di pietra disposti sulle gambe, per ostacolare la loro fuoriuscita dal luogo di sepoltura. Questo terrore vive ancora oggi, nel cuore dell'Europa! Perché i preti cattolici benedicono i cadaveri e le tombe? Perché fanno mettere il rosario in mano ai morti? Perché fanno sì che ci siano croci dovunque nei cimiteri? Perché recitano la preghiera detta Eterno riposo, con la formula in latino Requiescat in pace "Riposa in pace"? Semplice: lo fanno per impedire al corpo del sepolto di risorgere come zombie!
 
Un'inconsistenza tecnica nel finale  

Nella scena finale, una grande orda di zombie viene mostrata mentre attraversa il ponte di Brooklyn verso Manhattan sulla passerella progettata per i pedoni. Tuttavia si vede che sotto questa passerella, nelle corsie le auto civili attraversano il ponte con calma e ordine in entrambe le direzioni, come se nulla di anomalo stesse accadendo. Questo non ha il benché minimo senso. Il traffico su un ponte del genere può essere intenso nelle ore di punta. Durante un'apocalisse zombie, il traffico probabilmente si fermerebbe a causa di alcuni incidenti, del crollo delle società di rimorchio e dell'autorità - per non parlare di tutti coloro che cercherebbero freneticamente di andarsene. Perché i civili regolari dovrebbero entrare e uscire in modo ordinato dalla zona di guerra degli zombie? A seconda della direzione del traffico, dovrebbe essere totalmente caotico o addirittura inesistente. Ovviamente il regista ha riservato la parte superiore del ponte alle sue comparse, senza poter limitare l'accesso alla carreggiata sottostante.
 
 
Curiosità 
 
Dato che all'epoca non esisteva la CGI e la produzione non aveva il budget per gli animatronici fantasiosi, per la famigerata scena di combattimento tra zombie e squali è stato utilizzato un vero squalo tigre. Lo squalo tigre (Galeocerdo cuvier) è una delle più pericolose specie di pesci cartilaginei: è un cacciatore solitario e notturno, predatore apicale (e buon commestibile), ma non bisogna rompergli i coglioni. Per evitare spiacevoli inconvenienti, l'addestratore Ramón Bravo ha dato da mangiare al simpatico animale subito prima delle riprese, drogandolo con una robusta dose di sedativo!
 
Durante le riprese a New York City, Captain Haggerty, che interpreta il grosso zombie calvo che attacca la pattuglia del porto all'inizio del film, entrava nel CBGB's, un piccolo bar Bowery che all'epoca era un fiorente locale punk rock. Era truccato da zombie con addosso il sangue finto e il fango incrostato su tutto il viso e il corpo. A causa degli eccentrici stili punk degli avventori del bar, veniva a malapena notato. Perfino il barista non lo guardava mai due volte. 
 
Come in molti film horror italiani dell'epoca, metà del cast parlava solo inglese e l'altra metà solo italiano. Molte pellicole italiane prodotte per la distribuzione internazionale sono state girate senza audio; successivamente venivano registrate in studio tracce di dialogo in diverse lingue per le sovraincisioni. Dato che gli attori di Zombi 2 parlavano diverse lingue (e in alcuni casi una lingua non nativa), il doppiaggio in tutte le versioni del film non è completamente sincronizzato. Ian McCulloch, Tisa Farrow, Olga Karlatos e Stefania D'Amario erano del cast principale di lingua inglese, mentre Al Cliver, Auretta Gay e Dakar erano del cast principale di lingua italiana.
 
Le gravi conseguenze del titolo 
 
Le leggi italiane sul copyright all'epoca erano tutto sommato abbastanza liberali e permettevano di etichettare un film come sequel di un'opera del tutto diversa e di un altro autore, per motivi grettamente pubblicitari (non si diceva ancora sequel, si usava un vocabolo italiano: seguito). Così il film di Fulci fu intitolato Zombi 2 e presentato come seguito di Zombi di George A. Romero (Dawn of the Dead, 1978), con cui nulla ha a che fare, a parte il fatto di trattare di morti viventi. Questa scelta commerciale, a quanto pare non dovuta direttamente a Fulci, ebbe severe e funeste conseguenze nel mondo del cinema a livello internazionale, non soltanto in Italia e non soltanto sul genere horror. Si ebbero in particolare ripercussioni indirette sulla fantascienza. 
 
Le cose andarono grossomodo così (non ho la pretesa dell'esattezza assoluta): una sera nell'Urbe, mentre in molti appartamenti si facevano le batterie di pasoliniana memoria, Ciro Ippolito stava passeggiando per strada. A un certo punto vide i manifesti di Zombi 2, quindi quelli di Alien di Ridley Scott. Fu incuriosito. Assieme ad alcuni suoi amici, andò subito a vedere Alien in una sala cinematografica, poi tutti insieme mangiarono una pizza di mezzanotte, commentando quanto avevano visto. A Ippolito venne dunque un'idea improvvisa e folgorante, riassumibile in questa equazione: 
 
Zombi 2 + Alien = Alien 2 
 
Così decise di realizzare un film trash allucinante, che intitolò Alien 2 sulla Terra (1980). Intanto, a causa di questa operazione, Ridley Scott non poté far intitolare Alien 2 il seguito di Alien (1979). Date le leggi sul copyright vigenti negli States, non poté neanche utilizzare una sceneggiatura (credo fosse già pronta) che prevedeva l'arrivo dell'esiziale creatura aliena sulla Terra. Fallirono tutti i suoi tentativi per acquistare i diritti d'autore della pellicola di Ippolito, al fine di mandarla al macero e farla dimenticare. Per questo motivo, nel 1986 James Cameron dovette girare il seguito di Alien intitolandolo Aliens (in italiano Aliens - Scontro finale), avendo la massima cura di evitare la Terra come ambientazione. I fan di Alien sognano ancora invano l'irruzione dello xenomorfo sul nostro pianeta! Ignorando del tutto gli antefatti da me sommariamente esposti, non hanno la benché minima consapevolezza del fatto che non vedranno mai realizzato il loro sogno.  
 
Critica e censura 
 
Subito si scatenarono feroci polemiche: l'accusa fu quella di plagio. Un'accusa sanguinosa che tuttavia non impedì il successo. 
A quanto ho potuto leggere, quando il film uscì, il regista ricevette una lettera da George Romero e da Dario Argento, che lo accusarono di plagio. Erano furibondi, anche perché a causa del titolo Zombi 2, ci furono difficoltà a realizzare il seguito di Dawn of the Dead, che fu diretto soltanto nel 1985, con il titolo di Day of the Dead. Fulci rispose per le rime, elencando tutti i film sugli zombie realizzati fino ad allora, intimando ai sui detrattori di tacere ("Se ho copiato da voi, allora ho copiato anche da loro. Statevene zitti").  
 
Uno dei giudizi più severi fu quello espresso da Morando Morandini, che etichettò Zombi 2 come un "instant movie sulla scia del film di Romero. Effettacci, personaggi labili, privo di suspense. Nocivo a tempo pieno." 
In seguito, negli anni '90, si ebbe una potente rivalutazione proprio in Italia. La rivista Nocturno definisce Zombi 2 come "un'opera rivoluzionaria, dal punto di vista estetico e tecnico, rispetto alla tradizione horror, e non solo italiana. Effetti speciali di raccapricciante impatto visivo, violenza iperrealista, colori accesissimi e suoni parossisticamente dilatati."
Secondo Antonio Tentori, il film sarebbe "il primo vero esempio di horror totale e situazionista. Tutto può accadere in qualsiasi momento. Non importa il susseguirsi logico della storia, quanto l'accumulo in un continuo e a tratti insostenibile crescendo di shock legati alle singole situazioni." 
 
Nell'agosto 1979, in Italia il film fu vietato ai minori di 18 anni (visto censura n. 73936). Dieci anni dopo, nel 1989, una versione tagliata di 140 metri e fu vietata ai minori di 14 anni (visto censura n. 84788).

domenica 13 giugno 2021

 
LA LEGGENDA VICHINGA 
 
Titolo originale: The Saga of the Viking Women and Their 
     Voyage to the Waters of the Great Sea Serpent 
Aka: Viking Women and the Sea Serpent;
       Le donne vichinghe e il dio serpente
Lingua: Inglese
Paese di produzione: Stati Uniti d'America
Anno: 1957
Durata: 66 min
Colore: B/N
Rapporto: 1,85:1
Genere: Avventura, fantastico
Regia: Roger Corman
Soggetto: Irving Block
Sceneggiatura: Lawrence L. Goldman
Produttore: Roger Corman
Produttore esecutivo: Samuel Z. Arkoff, James H. Nicholson 
Casa di produzione: Malibu Productions 
Direttore artistico: Robert "Bob" Kinoshita
Fotografia: Monroe P. Askins
Effetti speciali: Irving Block, Louis DeWitt, Jack Rabin
Musiche: Albert Glasser
Costumi: Gwen Fitzer
Trucco: Harry Ross 
Fonico: Herman Lewis
Interpreti e personaggi:
    Abby Dalton: Desir
    Susan Cabot: Enger
    Bradford "Brad" Jackson: Vedric
    June Kenney: Asmild
    Richard Devon: Stark
    Betsy Jones-Moreland: Thyra
    Jonathan Haze: Ottar
    Jay Sayer: Senya
    Lynette "Lynn" Bernay: Dagda
    Sally Todd: Sanda
    Gary Conway: Jarl
    Michael "Mike" Forest: Zarko 
    Herman Hack: Cavaliere Grimault 
    Signe Hack: Donna Grimault
    Wilda Taylor: Danzatrice Grimault 
    Ross Sturlin: Guerriero Grimault 
Titoli in altre lingue: 
    Spagnolo (Spagna): Las mujeres vikingo y la serpiente del mar
    Spagnolo (Messico): La serpiente del averno 
    Spagnolo (Perù): Mujeres vikingos  
    Spagnolo (Venezuela): La leyenda de las vikingas y su viaje
         a las aguas del gran dios serpiente 
    Russo: Сага о женщинах-викингах и об их путешествии
         по водам Великого Змеиного Моря 
    Serbo: Saga o vikinškim ženama i njihovom putovanju
        do voda Velike morske zmije
Budget: 65.000 dollari US
 
Trama: 
In una fantomatica terra nordica chiamata Stannjold tumultua senza sosta un gruppo di donne guidate dalla splendida Desir. Sono autentiche virago. I loro uomini sono scomparsi e devono essere ritrovati ad ogni costo, giusto per essere randellati a dovere. Il clima di Stannjold è tropicale, vi splende perennemente il solleone e tutte vanno in giro mezze nude. Desir e le sue seguaci salpano su una lunga nave e in seguito a un vortice marino fanno naufragio in una terra sconosciuta, oltre il Mare Sconosciuto. Qui trovano i loro uomini imprigionati nelle miniere da guerrieri di un popolo crudele che somiglia per aspetto fisico e per costumi agli Unni. Sono i Grimault, crudeli e dai capelli corvini. Sono governati dal tiranno Stark. Dopo mille peripezie, le donne vichinghe riescono a liberare i loro uomini, il cui capo è Vedric, raggiungendo così la costa. Qui avviene un drammatico confronto con i Grimault. Il figlio effeminato del tiranno Stark viene colpito da Thor, che lo uccide con la folgore. Gli uomini e le donne di Stannjold riescono a impadronirsi di un'imbarcazione, prendendo il largo. Affrontano una gigantesca lucertola gommosa scaturita da un immane gorgo, piena di creste che paiono condilomi venerei acuminati, e la uccidono servendosi di una minuscola spada, la cui punta non è certo acuminata. Secondo l'idea del regista, anche un coltellino svizzero sarebbe bastato a squarciare quella massa gelatinosa! Prima di spirare per l'esigua puntura, il mostro marino distrugge con le sue convulsioni la barca dei Grimault lanciata all'inseguimento dei Vichinghi gloriosi. Evidentemente i Grimault erano un popolo piccolissimo: il potere di Stark è distrutto nell'incidente e non giungono altre minacce. Così gli eroici Vichinghi e le loro robuste compagne riescono a raggiungere la torrida patria.
 
Recensione:  
Questo film è un autentico escremento di celluloide, come a volte sono i prodotti di Corman (altri sono invece notevoli). Non penso che esista una sola ragione al mondo perché si debbano vedere simili porcherie. A spingermi deve essere il mio innato masochismo. Qui siamo addirittura a livelli di autolesionismo. Certo, la sensibilità era molto diversa all'epoca in cui la pellicola cormaniana fu distribuita. Senza dubbio lo era anche la mia: non ero ancora nato! 

 
L'onirostorico Paese di Stannjold 
 
All'inizio della pellicola viene mostrata una mappa con la geografia del Nord tropicale cormaniano. Si nota all'istante una cosa stravagante: quella che ora è la Danimarca è invece denominata "Stonjold", mentre "Land of the Danes" (ossia "Terra dei Danesi") indica la costa meridionale del Mar Baltico. Il regista immagina che in seguito quattro o cinque Danesi sarebbero migrati a nord, stanziandosi nella terra di Stannjold e imponendosi sui quattro o cinque nativi, cambiando il nome alla nazione. Secondo l'idea di Corman e di Goldman, tutti i popoli dell'antico Settentrione sarebbero stati talmente esigui come consistenza numerica da poter essere spazzati via da una semplice epidemia di raffreddore! Non ci si possono aspettare idee realistiche sulle antiche migrazioni da individui con una conoscenza tanto limitata. Non mancano gli anacronismi, che sono abbastanza gratuiti e insensati. Vediamo che i Grimault hanno un immenso castello dotato di merli, come se potessero servirsi di una tecnologia assai avanzata e di una grandissima abbondanza di manodopera, ma questo non risulta: sono quattro gatti! Il Re Harald Dente Azzurro non avrebbe potuto concepire nulla di simile, pur essendo la Danimarca tanto popolosa e potente da inviare spedizioni a devastare l'Inghilterra. Se la narrazione del film di Corman è un'ucronia, non siamo in grado di determinare il Punto di Divergenza. Non siamo in grado perché non c'è. Si tratta di un delirio onirostorico, quale può essere concepito in un sogno provocato dall'eccessiva quantità di formaggio ingerito prima di coricarsi.  

 
Una profonda ignoranza del norreno 

Chiaramente Corman non conosceva l'antico nordico. Nemmeno Goldman ne sapeva granché. Probabilmente non avevano la benché minima natura di che lingua fosse. Se qualcuno avesse detto loro che parole inglesissime come big, black, window, fellow, skipper, they, take, call, cast, get e molte altre sono in realtà prestiti dalla lingua dei Vichinghi, ne sarebbero rimasti sconvolti. In ogni caso, il regista e lo sceneggiatore sono riusciti a escogitare alcune cose notevoli, anche se a tratti grottesche. Forse ce l'hanno fatta per puro caso.     
L'antroponimo femminile Desir sembra semplicemente un prestito dall'antico francese desire, che significa "Desiderio". C'è anche un'altra possibilità. In norreno esiste la parola Dísir che indica alcune divinità femminili minori invocate soprattutto in occasione della morte. La forma singolare è dís, il suffisso -ir indica il plurale. In norreno non si hanno forme plurali usate come antroponimi, cosa che già di per sé rende questa etimologia implausibile. I problemi fonetici potrebbero risolversi facilmente se pensassimo che lo sceneggiatore abbia trascritto con una -e- la vocale lunga /i:/ del norreno. 
L'antroponimo femminile Dagda corrisponde al teonimo maschile irlandese Dagda. Come il nome della divinità Dagda è dal protoceltico *dago-dēwos "Buon Dio", Corman ha escogitato un femminile Dagda, la cui protoforma sarebbe *dago-dēwā "Buona Dea". Non sembra difficile né irrazionale, anche se questo nome non risulta attestato. Non credo che lo sceneggiatore conoscesse le lingue celtiche e la loro origine: è più facile pensare che abbia preso il nome a caso da qualche scritto sull'antica Irlanda, scegliendolo soltanto per via della sua sonorità.
L'antroponimo femminile Enger ha una terminazione tipica di un nome maschile. Dovrebbe derivare dal norreno engr "stretto", ma non ha alcuna corrispondenza nella reale antroponimia della Scandinavia: ha tutta l'aria di essere stato inventato di sana pianta. Non ha alcun senso pensare che possa essere derivato da engi "nessuno; nulla" (negazione di einn "uno" tramite il suffisso -gi). 
L'antroponimo femminile Thyra è una latinizzazione del nome della madre del Re Harald Dente Azzurro (Haraldr Blátǫnn), Thurvi (antico danese Þurvi). In islandese moderno è Þuri. Si nota che la vocale tonica è breve. L'etimologia è incerta. Gli accademici concordano nel considerare il nome un derivato del teonimo Thor (Þórr). In effetti si potrebbe ricostruire una protoforma *Þunra-wīχō "Consacrata a Thor" (cfr. gotico weihs "santo", weiha "prete"). La fonetica è altamente irregolare. 
L'antroponimo femminile Asmild viene dal norreno áss (ǫ́ss) "divinità della stirpe degli Asi" (pl. Æsir "gli Asi"), dal protogermanico *ansuz. Il secondo membro del composto viene dall'aggettivo mildr "mite" (femminile mild), che corrisponde all'inglese mild "mite". Non ho presenti attestazioni di questo nome nelle saghe, ma in Danimarca esistono famiglie il cui cognome è Asmild.  
L'antroponimo maschile Ottar (norreno Óttarr) è ben attestato e deriva regolarmente da una protoforma *Ōχti-χarjaz "Esercito del Terrore". La somiglianza di Ottar col norreno otr "lontra" è soltanto casuale. 
L'antroponimo maschile Jarl significa "Conte" ed è una parola norrena ben conosciuta, che deriva dalla protoforma *irilaz "nobiluomo". Più che altro è un titolo, anche se a rigor di logica potrebbe benissimo essere usato come nome proprio di uomo. 
L'antroponimo maschile Vedric pare più che altro di origine celtica. Lo faccio facilmente derivare dal protoceltico *Widu-rīks "Re dei Boschi", nonostante la leggera anomalia del vocalismo. In norreno ci aspetteremmo *Viðrekr, la cui trasposizione cormaniana attesa sarebbe stata *Vidric anziché Vedric. In Norvegia esiste una fattoria chiamata Vidringstad, il cui nome può essere derivato proprio dall'antroponimo *Viðrekr, che ha un perefetto corrispondente nell'antico alto tedesco Witrih
Il nome del tiranno Stark è trasparente e ben comprensibile: è derivato dal norreno sterkr "forte" (anche starkr), a sua volta dal protogermanico *starkuz / *starkjaz. Dalla stessa radice è stato formato il nome dell'eroe Starkaðr, che non temeva alcuna potenza soprannaturale eccetto il Dio Thor. 
Due nomi dei Grimault risultano assolutamente privi di connessioni col norreno: Zarko e Senya. Un verbo to zark, sinonimo di to fuck "fottere", è stato coniato dallo scrittore, sceneggiatore e umorista britannico Douglas Noel Adams, autore della famosa Guida galattica per autostoppisti (The Hichhicker's Guide to the Galaxy), romanzo del 1978 - molto dopo il film di Corman. L'imperativo zark off "fottiti" suona quasi come Zarko. Non so se Adams abbia preso l'idea dall'antroponimo goldmaniano; non si può escludere, anche se mi sembra piuttosto improbabile. Cosa curiosa, in armeno zark significa "colpire, battere" e potrebbe essere la fonte sia del neologismo di Adams che del nome del personaggio del film di Corman. Forse il tramite di queste bizzarre creazioni lessicali è stato un discendente di immigrati armeni, la cui identità ci sarà sconosciuta per sempre.  
Per il resto non ci sono dubbi: la lingua nativa dei Grimault non è il norreno. Il tiranno Stark afferma in un'occasione di aver imparato qualche parola dai prigionieri, anche se risulta che non ci siano difficoltà di comprensione tra lui e le donne vichinghe. Questa è una cosa ben stravagante. Da che mondo è mondo, sono i prigionieri ad imparare per necessità qualche parola della lingua dei loro carcerieri, non il contrario. Le comunicazioni sono spesso difficili quando i prigionieri non hanno alcuna conoscenza della lingua del paese in cui sono detenuti. Si riporta il caso di un danese che fu imprigionato dai Franchi di Carlomagno. Paolo Diacono fu incaricato dal Re di comunicare con questo vichingo, perché nessuno comprendeva le sue parole, nessuno riusciva a farsi capire. Non funzionavano né la lingua germanica del sovrano e della sua corte, né la lingua protofrancese dei sudditi. Paolo Diacono cercò di farsi capire usando il longobardo e il latino, senz'altro risultato che il riconoscimento dei nomi di due divinità adorate dal danese, riportati come Waten (ossia Odino) e Thonar (ossia Thor) - e solo perché erano simili alle corrispondenti forme longobarde. Per ulteriori dettagli di questa vicenda poco conosciuta si rimanda al datato ma interessantissimo Des Paulus Diaconus Leben und Schriften (Dahn, 1876). 
 
 
 
Etimologia di Stannjold 
 
Il fantatoponimo Stannjold (variante Stonjold) non ha alcuna etimologia credibile. Forse lo sceneggiatore voleva suggerire un'origine dall'inglese stone "pietra", anglosassone stān, il cui corrispondente in norreno è però steinn. In ultima analisi tutte le forme storiche provengono dal protogermanico *stainaz attraverso mutamenti molto facili da comprendere. All'origine delle elucubrazioni di Goldman doveva esserci l'idea di una lingua germanica settentrionale diversa dal norreno, poi perduta nel tumulto della Storia, che avesse *stánn, *stónn "pietra" anziché steinn. Anche senza considerate che la Danimarca non è un paese di rupi e scogliere (né lo era nemmeno in epoca antica), resta il fatto che l'elemento -jold sembra privo di qualsiasi parentela discernibile. Non è plausibile una sua connessione col norreno jól "metà inverno", dato che non si spiegherebbe la terminazione -d e non ne verrebbe fuori alcuna semantica credibile. La vera atrocità in questa creazione deforme è senz'altro la pronuncia: Stannjold suona /'stɔndʒold/, con un'orrida consonante postalveolare! 
 

Etimologia di Grimault
 
L'origine dell'etnonimo Grimault è dal norreno grimmr "crudele", a sua volta dal protogermanico *grimmaz "crudele, severo". Potrebbe essere in qualche modo l'equivalente dell'aggettivo grimm-úðigr "feroce". La terminazione richiama il tipico suffisso accrescitivo e peggiorativo -ault, tipico dell'antico francese, di origine germanica (*-waldaz, che in norreno ha dato origine all'elemento antroponimico -(v)aldr). Meno plausibile mi pare una proposta di derivazione da gríma "maschera, travestimento che nasconde il capo". La pronuncia di Grimault nella versione originale del film dovrebbe essere /'gɹɪmoʊlt/. Si registrano nel Web un paio di varianti ortografiche dell'etnonimo: Grimolt e Grimold.
 
Vino d'uva per i Grimault  

Nel corso dell'improbabile festa in onore delle donne vichinghe giunte dal Sud, una rozza serva dei Grimault porta loro una brocca piena di vino rosso. Si tratta certamente di succo d'uva fermentato, non possono esserci dubbi al riguardo. Si direbbe che la Terra immaginata da Corman e da Goldman si trovasse in un periodo interglaciale, caldissimo, in grado di far crescere l'uva anche nelle regioni polari più impervie.  
 

Thor e l'omosessualità
 
Verso il finale del film Thor fulmina un arga. Senya, il gracile e inetto figlio del Re dei Grimault, è evidentemente un omosessuale effeminato che assume ruoli passivi con i guerrieri, comportandosi come una giumenta con gli stalloni (era questo il modo di dire usato nella Scandinavia pagana per descrivere la situazione). Per questo motivo Senya è odiato dalla divinità uranica dei Vichinghi, che lo abbatte senza pietà scagliandogli contro i suoi strali. Qual è il motivo di questo odio, che al giorno d'oggi sarebbe definito "omofobia"? Semplice: Thor era adorato come divinità dei fenomeni celesti e della fertilità. Era diffusa tra le genti del Nord l'assurda convinzione che il sesso anale, anche tra uomini, potesse essere fecondo e portare alla nascita di sventurati. Si credeva nella reale esistenza del parto anale. Ovviamente Thor, che benediceva gli sposi e favoriva la procreazione, era offesissimo dalla generazione di bambini tramite l'intestino. La reazione era prevedibile: scagliava la folgore! Nella mitologia esiste il caso di Loki, che ha ingerito il cuore ancora caldo della gigantessa Angrboða appena bruciata sul rogo, rimanendo in un innaturale stato di gravidanza. I frutti di tale orrida fecondazione erano mostri: il lupo Fenrir, il Serpente del Mondo (Jǫrmungandr) e la Signora degli Inferi, Hel. Con un altro parto anale Loki ha dato alla luce il cavallo Sleipnir, dotato di otto zampe, che è diventato il destriero di Odino. Per concepirlo, l'ambiguo Loki si era trasformato in una giumenta, venendo montato da uno stallone eccitato. Quando aveva la forma di una cavalla, l'ambigua divinità era dotata di una fica. Ritornato nella sua forma naturale, questa fica era scomparsa e restava soltanto l'intestino retto come unica risorsa per far uscire la vita che era stata concepita nel ventre. A differenza delle molte inconsistenze mostrate nelle sequenze della pellicola di Corman, questa trovata di Thor che fulmina Senya sembra abbastanza verosimile e dotata di buone basi filologiche. 

 
Altre assurdità e incongruenze 
 
Il culto di Thor mostrato nel film è amministrato dalla bruna Enger, che ne è la sacerdotessa, cosa già di per sé abbastanza anomala. Inoltre è pieno zeppo di concetti cristiani, come ad esempio un'altisonante quanto vana menzione della rinuncia ai piaceri della carne. Ciò è di una palese assurdità, visto che nella mitologia nordica Thor è descritto come un formidabile mangiatore e bevitore! Un'altra assurdità è un'invocazione pronunciata da Vedric nell'atto di scagliare la sua spada dalla punta smussata contro il mostro marino: "Che Thor abbia pietà delle nostre anime!" C'è stata una fase di commistione tra il Cristianesimo e il culto degli antichi Dei, cosa che può essere ben documentata da molte fonti storiche attendibili, eppure sono certo che le cose non siano andate come le ha descritte Corman.  
 
 
Curiosità varie 

Il regista in un'occasione ebbe a dire: "Il titolo completo è The Saga of the Viking Women and Their Voyage to the Waters of the Great Sea Serpent. Non siamo riusciti a trovare un modo per mettere il titolo in due o tre parole, quindi ho detto "andiamo all'altro estremo e diamo loro il titolo più lungo che abbiano mai visto per poi usare il più grande cliché nelle immagini storiche dell'epoca, che è quello di aprire con un libro di pelle incisa, una mano che entra e apre la copertina del libro, e c'è il titolo del film." Avevo un vago sospetto che il geniale cineasta facesse uso di sostanze pregiate. Dopo aver letto queste sue considerazioni stravaganti, ne ho l'assoluta certezza. 
 
A quanto pare Senya, il principe arga, nella versione in inglese ha un fortissimo accento di Brooklyn, cosa grottesca che ha portato un commentatore a schernire il film ("I didnt' realize that the Grimolts originally hailed from Brooklyn"). Un'irrisione giustissima, ci tengo a precisare.  

Conclusioni 

In sostanza, l'unico aspetto positivo di quest'opera di Corman sono le sensualissime creature femminili!

sabato 28 novembre 2020


KRULL

Titolo originale: Krull
Lingua: Inglese
Paese: Gran Bretagna, Stati Uniti d'America
Anno: 1983
Durata: 116 min
Rapporto: 2,35 : 1
Genere: Avventura, fantascienza, fantasy
Regia: Peter Yates
Soggetto: Stanford Sherman 
Sceneggiatura: Stanford Sherman
Produttore: Ron Silverman
Produttore esecutivo: Ted Mann
Casa di produzione: Columbia Pictures
Fotografia: Peter Suschitzky
Montaggio: Ray Lovejoy
Effetti speciali: John Evans, Derek Meddings, Mark
     Meddings, Paul Wilson
Musiche: James Horner
Scenografia: Stephen Grimes
Costumi: Anthony Mendleson
Trucco: Alan Boyle, Nick Maley
Interpreti e personaggi 
    Ken Marshall: Principe Colwyn
    Lysette Anthony: Principessa Lyssa
    Freddie Jones: Ynyr il Vecchio
    Bernard Bresslaw: Rell, il ciclope
    Alun Armstrong: Torquil, capo dei banditi
    David Battley: Ergo, il ciarlatano
    Liam Neeson: Kegan
    Francesca Annis: Vedova della Ragnatela
    John Welsh: Veggente cieco degli smeraldi
    Graham McGrath: Titch, l'apprendista del Veggente
    Tony Church: Re Turold
    Bernard Archard: Re Eirig
    Belinda Mayne: Vella
    Dicken Ashworth: Bardolph
    Todd Carty: Oswyn
    Robbie Coltrane: Rhun
    Clare McIntyre: Merith, una delle mogli di Kegan
    Bronco McLoughlin: Nennog
    Andy Bradford: Darro
    Gerard Naprous: Quain
    Bill Weston: Menno
Doppiatori originali   
    Lindsay Crouse: Principessa Lyssa
    Michael Elphick: Rhun
    Trevor Martin: Voce del Mostro
Doppiatori italiani 
    Emanuela Rossi: Principessa Lyssa
    Giorgio Piazza: Ynyr il Vecchio
    Michele Gammino: Rell, il ciclope
    Piero Tiberi: Torquil, capo dei banditi
    Massimo Giuliani: Ergo, il ciarlatano
    Roberto Chevalier: Kegan
    Paila Pavese: Vedova della Ragnatela
    Eleonora De Angelis: Titch, l'apprendista del Veggente 
    Giorgio Villa: Re Turold
    Luciano De Ambrosis: Re Eirig
    Sandro Acerbo: Oswyn
    Angelo Nicotra: Rhun 
Location: Isole Canarie (Spagna); Campo Imperatore
   (Italia); Cortina d'Ampezzo (Italia)
Budget: 47 milioni di dollari US
Box office: 16,5 milioni di dollari US
   (fonte: Boxofficemojo.com)

Trama:
Krull è un pianeta di tipo terrano che orbita intorno a una coppia stretta di stelle simili al nostro sole. Nei suoi cieli splendono due soli. In questo è come Tatooine, ma non è affatto un torrido deserto. Il clima è ottimale, la biosfera ricchissima. Ci sono monti, fiumi, laghi, foreste, oceani, etc. Gli abitanti sono umani e indistinguibili dagli europei, potrebbero benissimo essere Anglosassoni o Celti. La situazione culturale e politica di Krull non è invece tra le più felici, dato che si trova sprofondato in un perenne medioevo, diviso in regni tra loro belligeranti. A un certo punto irrompe una minaccia letale dallo spazio esterno: è un gigantesco mostro che vive in un'astronave tutta fatta di calcinacci, simile a una cometa deforme, fragile, messa assieme con la cazzuola e la malta. Questo essere dal corpo colossale, che è animato da una malvagità incommensurabile, viaggia tra i mondi della Galassia sottomettendoli uno dopo l'altro. Come strumenti di conquista il mostro dell'astronave di calcinacci, nota come Fortezza Nera, si serve di un esercito di guerrieri a cavallo, solo con un aspetto un po' meno medievale dei Krulliani: sono i Massacratori, che indossano una specie di armatura che li rende vagamente simili agli incursori imperiali di Guerre Stellari. Detto in estrema sintesi, il mostro è inferocito perché possiede un membro virile colossale quanto puzzolente, ma non riesce a trovare nessuna che gli titilli le papule sulla corona del glande: con le donne è timidissimo e prova una smisuarata vergogna per il suo odore ripugnante, per il suo aspetto verrucoso. Così egli odia tutto e tutti, al punto da voler ridurre in cenere ogni civiltà umana dell'Universo. 
Di fronte a una minaccia così spaventosa, i sovrani di due importanti regni di Krull decidono di unire le loro forze contro l'invasore. Il Principe Colwyn e la Principessa Lyssa stanno celebrando le loro nozze per cementare questo patto, quando i Massacratori compiono un'incursione, interrompendo la cerimonia e uccidendo entrambi i Re. La Principessa Lyssa viene rapita e portata nella Fortezza Nera. Il Principe Colwyn, rimasto ferito, viene  curato da Ynyr il Vecchio (che è anche la voce narrante della storia), che gli rivela come il Mostro e i Massacratori possano essere sconfitti unicamente tramite il potere di un'arma magica denominata Glaive, simile a una stella metallica a cinque punte, che rifiuta di essere usata dagli indegni. Il Principe Colwyn, che non conosce macchia né paura, riesce a trovare il Glaive nella caverna in cui è custodito e ad usarlo. Questo però è soltanto il primo passo della sua impresa, visto che la Fortezza Nera si teletrasporta ogni giorno in un luogo diverso di Krull e che non è possibile prevedere in anticipo le sue mosse. 
Inizia un lunghissimo peregrinare. Il Principe e il Vecchio incontrano il ciarlatano Ergo, soprannominato "Il Magnifico", una sorta di prestidigitatore da strapazzo, che si unisce alla compagnia. Poi vengono assaliti dai banditi, guidati da Torquil. Questi sono i loro nomi: Kegan, Rhun, Oswyn, Bardolph, Menno, Darro, Nennog e Quain. Col suo coraggio e con la calma olimpica che lo contraddistingue, Olwyn riesce a convincere Torquil e i suoi uomini a unire le loro forze alle sue, combattendo col comune scopo di liberare Krull dalla tirannia del Mostro e dei Massacratori. Alla comitiva si aggiunge infine Rell, un rappresentante dell'antica stirpe dei Ciclopi, che il Mostro ha deportato da un altro mondo. Un tempo erano uomini come tutti gli altri, ma diedero un occhio  per poter avere la conoscenza del futuro. Furono beffati orribilmente, restando con un solo occhio e potendo conoscere soltanto l'istante della loro morte! Ynir il vecchio non ama il popolo di Rell, considerandolo lamentoso e degno di commiserazione. Tuttavia resta il dato di fatto che i Ciclopi sono guerrieri eroici e implacabili nel loro odio verso i Massacratori. 
Dopo innumerevoli avventure, il Principe Colwyn e i suoi seguaci riescono nell'ardua impresa, espugnando l'astronave fatta di calcinacci ove risiede il Mostro e liberando la Principessa Lyssa, seppur con gravi perdite. Il finale è nel segno della più assoluta banalità. Scompare la maledizione che gravava sul pianeta Krull, che realizza la sua unità politica in seguito alle nozze tra Colwyn e Lyssa. Torquil è eletto Gran Maresciallo del Regno e i suoi uomini sopravvissuti, un tempo galeotti, diventano maggiorenti. La voce narrante afferma che i figli della coppia regale avranno il dominio sull'intera Galassia: una profezia da Star Wars!   
 

Recensione:
Quando vidi questo film per la prima volta frequentavo il liceo. Simili mer(d)aviglie le passavano spesso alla televisione e io le divoravo tutte. Quando di recente ho deciso di rivedere Krull, per ritrovare un po' dell'atmosfera di quei tempi, sono rimasto mortalmente deluso. Questo mi sono chiesto: "Ma come faceva a piacermi una simile porcheria?" Mi spiace dirlo, ma si è rivelato un fantasy grossolano quanto banale, noioso al punto di riuscire nauseabondo. Le reminiscenze tolkieniane sono innumerevoli. Basti pensare all'Occhio Malvagio del Signore Oscuro, ai Massacratori le cui figure spettrali ricordano quelle dei Cavalieri Neri, oppure al ragno gigante che somiglia a Shelob, nonostante la diversa pigmentazione. Si nota anche una forte influenza delle leggende di Re Artù. A questo sostrato tolkieniano e arturiano si sovrappone quello fantascientifico di Merde Stellari. Si potrebbe definire un escremento di celluloide della serie Star Wars degli Anelli! Persino il futile mondo dell'editoria americana si accorse subito del carattere ibrido dell'opera, tanto che sulla rivista Variety il film di Yates fu descritto con queste parole: "Excalibur meets Star Wars"


Il Fantasma Formaggino 
 
La vicenda sembra procedere per iterazione infinita di un singolo elemento: la ricerca disperata di un esotico rimedio alla situazione di pericolo. Prima c'è il Veggente Cieco degli Smeraldi, poi la Vedova della Ragnatela, seguita dai Cavalli di Fuoco. Il passo successivo è il Fantasma Formaggino!  

La lingua di Krull

La lingua di Krull sembra affine al gallese per sonorità e struttura (basti pensare a nomi come Rhun, Nennog, Ynyr), anche se non mancano assonanze germaniche come nei suffissi -old e -olph. Oswyn sembra anglosassone, col significato di "Amico degli Asi". Siamo quasi tentati di interpretare Turold come "Dominatore di Thor" e Bardolph come "Lupo dei Longobardi". Potremmo addirittura ricostruire le forme protogermaniche di questi antroponimi e dire che Oswyn deriva da *Ansu-winiz, che Turold deriva da *Þunra-waldaz e che Bardolph deriva da *(Langa-)barda-wulfaz. Con un po' di buona volontà potremmo trovare qualche altra etimologia di questo genere, ma commetteremmo senza dubbio un grave arbitrio: morfi come Os-, Tur-, Bard-, -wyn, -old, -olph avranno infatti valori semantici molto diversi da quelli a noi noti. Sarebbe un campo di sperimentazione molto interessante, purtroppo non vengono fornite glosse e chiavi d'interpretazione degli antroponimi e dei toponimi, così non si può definire granché. Possiamo essere certi in modo ragionevole che Krull (pron. /krʌl/) significhi Terra. Il nome dell'arma magica, Glaive (pron. /gleɪv/, nella versione italiana /glεv/) potrebbe significare "stella" o qualcosa del genere, ma sarà certamente diversa dalla parola comune usata per esprimere questo concetto nella lingua di Krull. Proverrà forse da un'antica lingua estinta, una specie di "latino krulliano"? In realtà glaive è una parola inglese, anche se ormai obsoleta. Indica un'arma dotata di asta e terminante con lama ricurva e dentata. Deriva a sua volta dall'antico francese glaive "lancia; spada" (dal celtico *kladiwos "spada", imparentato col latino gladius). Non si tratta però di un'arma da getto come quella vista nel film. 

 
Rudimentali riflessioni sulla Natura del Tempo 
 
Come Rell ci spiega, ogni ciclope conosce in anticipo il proprio fato. Il Signore Oscuro della Fortezza avrebbe imbrogliato in modo crudele quella stirpe monocola, dando a ogni suo membro la conoscenza di un solo evento futuro, quello della propria morte, e stabilendo anche che ogni tentativo di cambiare gli eventi avrebbe soltanto moltiplicato il dolore della fine. Sembra tutto molto lineare e semplice. Emergono tuttavia stridenti contraddizioni e paradossi. Se il Mostro in questione avesse davvero avuto un simile potere di manipolazione sul Tempo, non sarebbe certo stato sconfitto. Ci sono soltanto due possibilità: 
 
1) Il Mostro è soggetto alle stesse limitazioni imposte ai Ciclopi: prevede unicamente la propria morte e non può evitarla; 
2) Il Mostro non è soggetto alle limitazioni imposte ai Ciclopi: è padrone del Tempo e può manipolarlo a proprio piacimento. 
 
Nel primo caso, avendo egli sostanziali limitazioni, non si capisce come possa imporle ad altri. Paradosso: se qualcuno non può essere padrone della propria esistenza, non sarà a maggior padrone di quella altrui.  
Nel secondo caso, non avendo egli limitazione alcuna, non si capisce come possa permettere ad altri di trovare il suo punto debole e di approfittarne. Paradosso: se qualcuno è padrone della propria esistenza, non potrà essere sopraffatto da qualcuno che non lo è, da qualcuno che ha meno potere di lui. 
Regista e sceneggiatore non sembrano essersi fatti molte domande sull'ontologia temporale del loro universo, se sia presentista o eternista.
 
Possibili fonti d'ispirazione 
 
Il regista e lo sceneggiatore di Krull potrebbero aver preso ispirazione dall'opera di Paul Edwin Zimmer, che mescola il fantasy con elementi fantascientifici. La saga zimmeriana del Dark Border è composta da quattro romanzi, più un quinto ancora inedito: 
 
1) The Lost Prince (Il principe rapito), 1982
2) King Chondos' Ride (Il ritorno del principe), 1982 
3) A Gathering of Heroes (La chiamata degli eroi), 1987 
4) Ingulf the Mad, 1989  
5) The King who was of Old (mai pubblicato)

I primi due di questi romanzi, che furono pubblicati in Italia per la prima volta nel 1987, circolavano già in America quando Yates fece il suo film. Paul Edwin Zimmer, che è deceduto nel 1997, aveva una sorella ben più famosa di lui, Marion Zimmer Bradley, a sua volta deceduta nel 1999. Era anch'essa un'autrice di opere di fantascienza-fantasy, ma molto più prolifica del fratello. La sua creazione più nota è senza dubbio il mondo di Darkover, che ha ispirato innumerevoli romanzi e racconti. La prima opera nota del Ciclo di Darkover è il romanzo The Planet Savers (Le foreste di Darkover), pubblicato negli States nel lontano 1958. Ha fatto seguito  The Sword of Aldones (La spada di Aldones), pubblicato alcuni anni dopo, nel 1962. Sono state pubblicate opere della Zimmer Bradley ancora anni dopo la sua morte. Thunderlord, uscito nel 2016, non è al momento ancora comparso tradotto in italiano. Come è logico aspettarsi, ci sono molte analogie tra il Ciclo di Darkover e la Saga del Dark Border, visto che due parenti tanto stretti condividono in genere molte cose: è una massa caotica di materiale le cui idee fondanti circolavano da un pezzo quando Yates e Sherman si imbarcarono nell'infelice impresa di dar vita a Krull.
 
Curiosità varie 
 
Questa pellicola fu una delle più dispendiose dell'epoca. Ken Marshall fu scelto dopo aver interpretato il ruolo di protagonista nella serie televisiva Marco Polo (1982). Per prepararsi al ruolo del Principe Colwyn, l'attore si è impegnato duramente prima delle riprese principali, allenandosi in sport come l'equitazione, lo scherma e la boxe. 
 
Nel 2018 Lysette Anthony, l'attrice che ha interpretato la Principessa Lyssa, ha dichiarato che Harvey Weinstein l'ha stuprata nel 1983, poco dopo essere stata scelta per questo film. Ha anche fornito alcuni dettagli ripugnanti. Weinstein si sarebbe presentato da lei una mattina, trovandola in camicia da notte. L'avrebbe denudata e messa a terra a carponi, quindi si sarebbe gettato su di lei, schiacciandola con la propria immensa mole di grasso e riuscendo in qualche modo a penetrarla. Auguro a quell'essere immondo che qualcuno possa castrarlo con un coltellaccio. Questo è quanto.  

Quando Yates realizzò il suo film era già in progetto un seguito, Krull 2, che per fortuna non si è mai materializzato a causa del clamoroso fallimento al botteghino, uno dei più catastrofici della storia della Settima Arte. Nonostante l'insuccesso, col passare degli anni Krull è diventato una pellicola cult.
 
Errori

Quando compaiono i Cavalli di Fuoco, si vede che hanno gli zoccoli ferrati. Nei fotogrammi immediatamente successivi, gli zoccoli, da cui escono fiamme, non sono più ferrati. Domanda: chi avrebbe ma osato ferrare tali prodigiosi equini, visto che avevano fama di essere indomabili? A che scopo?  

Un incidente grottesco. Ynyr il  Vecchio torna dalla Vedova della Ragnatela e dichiara che all'alba la Fortezza Nera apparirà nel Deserto di Ferro. Mentre pronuncia queste parole, cade e danneggia la "roccia" su cui si trova, rivelando il polistirolo da cui è composta.
 
Quando il ciclope Rell viene atrocemente stritolato tra due pareti rocciose, non si vede una sola goccia di sangue, né traccia di organi interni. Non è stato fatto nulla per simulare un corpo di carne: lo spettatore può vedere che si tratta di un fantoccio di gomma. Si capisce lontano un miglio che gli stessi muri che schiacciano il ciclope hanno la stessa composizione, essendo morbidi ed elastici. 
 
Alla fine del film, quando Colwyn, Lyssa e i loro seguaci scappano dalla Fortezza Nera e iniziano a scendere, l'immensa struttura di calcinacci inizia a rompersi e viene risucchiata nel cielo da una specie di antigravità. Nella scena successiva il gruppo corre a perdifiato attraverso un campo a un miglio o più di distanza dalla fortezza ancora in via di disgregazione. Com'è possibile ciò? Non basterebbero pochi secondi per scendere dalla fortezza collassante e percorrere un simile tragitto. 
 
La novellizzazione e il suo autore 

Il soggetto è di Stenford Sherman, mentre il romanzo Krull (1983) è un adattamento letterario del film di Yates, compiuto da Alan Dean Foster. Il romanzo di Foster, che apporta ben pochi elementi rispetto alla pellicola, è stato pubblicato su Urania (numero 966) nel Marzo 1984. Questa è la stringata sinossi, tratta da Mondourania.com
 
"La Fortezza Nera piomba dallo spazio portando morte e distruzione sul pianeta Krull. Chi difenderà il pianeta dalla Bestia, il mostruoso uomo-rettile che s'annida nell'Esagono della Fortezza?" 
 
Alan Dean Foster è un autore specializzato in novellizzazioni. Ha scritto tra l'altro le riduzioni a romanzo dei film della serie di Alien: 
 
Alien (Alien) (1979)
Aliens - Scontro finale (Aliens) (1986)
Alien³ (Alien³) (1992)
Alien: Covenant (2017) 
 
Ha collaborato con George Lucas alla novellizzazione di Guerre Stellari, titolo originale Star Wars: From the Adventures of Luke Skywalker, pubblicata nel 1976 dopo l'uscita del film. In Italia la prima edizione è del 1977, col titolo Guerre Stellari. Quest'opera, cosa alquanto insolita, presenta notevoli differenze rispetto al film. Interamente a Foster si deve invece la novellizzazione di Star Wars: Il risveglio della Forza (2015), film a dir poco esecrabile. Il libro mi rifiuterei persino di toccarlo.
 
Francamente non amo le novellizzazioni. Le reputo opere di una totale inutilità, fatte al solo scopo di raschiare il fondo della pentola dei profitti.